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Autore: Juliet_Stories    16/06/2020    0 recensioni
Quando l'obiettivo è la salvezza del mondo e il fallimento la sua distruzione, cosa si è disposti a rischiare? Quante vite, quanto dolore? Anche se solo all'inizio del suo viaggio, Katie deve già imparare una dura lezione di vita. Costretta a farsi carico di un ruolo, quello della Prescelta, che non ha mai voluto, dovrà lottare con le unghie e con i denti contro nemici agguerriti e anche contro sè stessa. Sorretta da compagni di viaggio alquanto insoliti, si troverà a viaggiare nel tempo, fino al Medioevo, facendosi strada in mezzo a battaglie sanguinose e trappole oscure e crudeli. Un viaggio difficile, con un'alba tinta di rosso e fosche nubi all'orizzonte.
“Stava piangendo. I fantasmi delle sue vittime lo tormentavano e non riusciva a perdonarsi il fatto di aver spento tutte quelle vite, di aver spazzato via tutte le loro speranze... Me ne andai perché non avrei saputo cosa dirgli, come consolarlo. Non avevo risposte alle sue domande. I fantasmi che lo torturavano erano gli stessi che popolavano i miei incubi, il suo tormento uguale a quello che non mi faceva dormire la notte…”
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8
Ombre
 
Il viaggio non durò molto. Il tempo di un solo, intenso, battito e si ritrovarono catapultati su una strada dissestata piena di polvere, al centro di una fitta foresta. Katie tossì, la testa che le girava, sentendosi stranamente debole. Socchiuse gli occhi alla luce del sole, e di sfuggita vide qualcuno muoversi accanto a lei. Riconobbe gli abiti di Flair che, stordito e confuso, cercava di rialzarsi.
Anche gli altri, intanto, si stavano riprendendo e dopo pochi secondi Lyer era già in piedi.
“È meglio muoversi. Non possiamo rimanere allo scoperto troppo a lungo.”
Flair annuì, seguito a ruota da Maki. Con un sospiro lei cercò di alzarsi, facendosi forza sulle braccia, ma quando finalmente riuscì a mettersi seduta, improvvisamente la nausea la assalì e dovette portarsi una mano alla bocca, in preda ai conati. Era ancora seduta su quella strada polverosa, lottando contro il suo stomaco ribelle, quando un rumore improvviso catturò la sua attenzione. Un rumore di cavalli al galoppo che venivano dritti verso di lei.
Quel suono la impietrì. Sapeva di doversi togliere rapidamente dalla strada, ma le sembrò che i muscoli non la ascoltassero più. Nonostante continuasse a ordinare loro di muoversi, quelli rimanevano ostinatamente immobili. Ovviamente Lyer e Maki ebbero riflessi più pronti dei suoi. Non appena sentirono che qualcosa si stava avvicinando - e con il loro udito lo sentirono sicuramente prima di lei - si nascosero come meglio potevano nei cespugli ai lati, grandi e rigogliosi. Lei invece, ancora stordita e indebolita dal viaggio, non potè fare altro che guardarli sparire, senza riuscire a seguirli. Flair però se ne accorse. Un attimo prima di scattare, con il corpo già teso in direzione dei cespugli, si voltò verso di lei, impaziente, e non ci mise molto a capire che in quelle condizioni non sarebbe stata in grado di fare granché. Quello che accadde dopo fu così veloce che le fu difficile capirne bene la dinamica. Lui aveva sbuffato - e questo era sicura di averlo sentito - e poi l’aveva presa in braccio, fulmineo, talmente rapido che lei non era neanche riuscita a vederlo. Si era semplicemente sentita sollevare e un secondo dopo si era trovata distesa a terra, nascosta da un grande cespuglio, con il corpo di Flair sopra il suo. Lui la teneva tra le braccia, stretta contro il suo petto, facendole da scudo per evitare che qualcuno potesse vederla. Quel movimento improvviso peggiorò ancora di più la sua nausea. Chiuse gli occhi, cercando con tutte le sue forze di tenere a bada il suo stomaco ribelle e di non vomitare in un momento così critico.
“Qualcosa non va?”
Il sussurro che la raggiunse era tanto lieve che riuscì a sentirlo a malapena.
“Mi viene da vomitare.”
“Non ce la fai a resistere?”
“Ci sto provando.”
Un sospiro seguì quelle parole, poi Flair sussurrò qualcosa, in una lingua che lei non riconobbe, e in pochi secondi sentì la nausea sparire. Katie aprì gli occhi, sollevata, e sussultò nel trovare il volto dell’elfo a soli pochi centimetri dal suo. Arrossendo, sperò che non si fosse accorto del suo cuore che improvvisamente accelerava.
“Va meglio?”
Lei annuì, lo sguardo fisso sugli alberi dietro di loro, troppo imbarazzata per fissarlo negli occhi.
“Sì, ti ringrazio. Adesso sto bene.”
Si irrigidì, tesa, quando sentì il frastuono della carrozza che passava lungo la strada.
“Non preoccuparti, non possono vederci.”
A quelle parole sussurrate così vicino al suo orecchio, la ragazza rabbrividì.
“Spero tu abbia ragione.”
Lui annuì, lo sguardo fisso sulla strada. Tesa, senza potersi muovere, a Katie sembrò un’attesa lunghissima, eppure bastarono solo pochi secondi perché la carrozza li superasse senza accorgersi di loro.
Soltanto dopo che fu sparita dalla sua vista Flair allentò la presa su di lei. Si alzò lasciandola libera, distesa a terra, solo per riprenderla in braccio un secondo dopo, sapendo che non avrebbe avuto la forza per riuscire a camminare a lungo. Lei fissò circospetta quel volto, cercando di capire se si fosse accorto di qualcosa, come del suo improvviso rossore, o dei battiti impazziti del suo cuore, ma non notò nulla. La sua espressione era completamente indecifrabile. Forse non ci aveva nemmeno fatto caso, attribuendolo alla paura di essere scoperti. Lei ci sperava.
Lyer intanto si affrettò a guidarli verso gli alberi, circospetto, guardandosi attentamente attorno in cerca di eventuali segni di pericolo. Come aveva sperimentato di persona ormai troppe volte, infatti, non si doveva mai essere troppo sicuri, nessuno poteva sapere quali pericoli potessero nascondersi dietro quegli alberi, e dopotutto quella era un’epoca diversa dalla loro, dove tutto era ancora sconosciuto e pericoloso. Eppure rimase tutto tranquillo quando finalmente entrarono nella foresta e anche in seguito, nascosti dalla fitta vegetazione, nessuno li vide.
Katie sospirò, sollevata. Finalmente potevano avere un attimo di tranquillità, senza inseguitori assetati di sangue alle costole. Si chiese se non fosse il caso di chiedere a Flair di metterla giù, ma sapeva che lui non l'avrebbe ascoltata, avrebbe detto qualcosa sull'incredibile forza e resistenza degli elfi - ed effettivamente non c'era neppure un minimo accenno di stanchezza sul suo volto - e sul fatto che probabilmente lei sarebbe inciampata ogni due metri, e la cosa sarebbe finita lì. Così evitò di chiederlo e cercò semplicemente di recuperare le forze, ancora sorpresa dalla quantità incredibile di energia che quel viaggio nel tempo aveva preteso da lei. Appoggiò la testa al petto di Flair e chiuse gli occhi, ma non passò molto tempo prima che li riaprisse, mentre una sgradevole sensazione le si insinuava dentro. Non ci mise molto a capirne il motivo; da quando il loro viaggio era cominciato infatti gli occhi di Maki non l’avevano abbandonata un istante, pronti a cogliere ogni suo cedimento. Di fronte a quello sguardo di ghiaccio Katie distolse il suo, troppo stanca per litigare; fu allora che sentì la voce di Flair.
“Adesso basta Maki, ti stai solo dimostrando infantile. Lasciala riposare in pace.”
“Non serve fare quella faccia, Flair, so benissimo che la pensi come me.”
Lui la fissò, inarcando un sopracciglio.
“Se anche fosse non sarei tanto imprudente da mostrarlo così apertamente. Non è affatto intelligente.”
Maki sbuffò e si voltò per raggiungere Lyer, mentre lo sguardo dell’elfo si posava su di lei, curioso e pensieroso allo stesso tempo, senza dare peso alle parole che erano uscite dalla sua bocca.
Katie evitò il suo sguardo, atteggiando il viso in un’espressione indifferente. Non le era sfuggito il significato di quelle parole. Se anche fosse… Lui non aveva contraddetto Maki, non l'aveva difesa. Certo, non si era detto d'accordo con lei, ma non aveva comunque preso le sue parti; una tattica che le ricordava, in quel momento più che mai, che Flair era un elfo e faceva parte di un popolo dedito ai sotterfugi e alle mezze verità. Ricordava ancora le parole di Lyer: gli elfi sanno essere infidi quando vogliono.
Rimase in silenzio per tutto il tragitto e anche se si sentiva stanchissima si sforzò di non addormentarsi; così, quando Lyer trovò un piccolo spiazzo erboso, abbastanza protetto e grande da accoglierli tutti, fu in grado di chiedere a Flair di metterla finalmente giù.
“Bene, ora dobbiamo occuparci delle cose più urgenti. Flair sposta questi tronchi, abbiamo bisogno di più spazio. Maki tu vai a vedere se trovi del cibo, mi pareva di aver visto delle bacche prima.”
In breve tutti avevano il proprio compito, tutti tranne lei, ovviamente. Katie rimase ferma, costretta a guardare passivamente quel via vai senza poter fare nulla di utile.
“Lyer, guarda che mi sento bene. Posso andare io a raccogliere quelle bacche, non è faticoso.”
Lui scosse la testa.
“Dopo quello che è successo mi viene il crepacuore al solo pensiero di perderti di vista. Non ti devi preoccupare, è tutto sotto controllo. Il tuo unico compito adesso è cercare di recuperare le forze; ho visto quanta energia ti abbia chiesto il viaggio nel tempo ed è importante che tu sia nella tua forma migliore per quando ci avvicineremo alla Pietra. Devi assolutamente riposare.”
“Ma...”
Lui la interruppe, inchiodandola con lo sguardo.
“Niente ma. Siamo tre, e dico tre, creature magiche nel pieno delle nostre forze. Pensi davvero che in queste condizioni potresti fare meglio di tutti noi messi insieme? Andiamo Katie, non ci offendere. Se davvero vuoi aiutarci vai a dormire, si sta facendo tardi.”
Lei alla fine cedette, esausta. Non aveva né la forza né la voglia di continuare a discutere.
“Non devi dimostrare niente a nessuno, lo sai. Tutti noi apparteniamo a razze diverse, con caratteristiche diverse. Sarebbe da pazzi pensare che tu possa stare al passo con i nostri ritmi. Avrai molte occasioni in cui dimostrare il tuo valore, ragazza mia, ma fino ad allora prendila con più calma. Rimpiangerai presto questa tranquillità.”
Le rivolse un ultimo sguardo prima di tornare al lavoro con un sospiro. Non appena lui se ne andò, lei si distese in un angolo, il vento fresco sul viso. E poi chiuse gli occhi, arrendendosi all’oblio del sonno.
 
*
Al suo risveglio il sole filtrava leggero tra i rami sopra di lei. Katie sbadigliò, stiracchiandosi lentamente. Si sentiva meglio quella mattina; forse Lyer aveva ragione e tutto quello che le serviva era davvero solo un po' di riposo.
Sbadigliando di nuovo si alzò, dando un'occhiata allo spiazzo, che in una sola notte si era completamente trasformato. Tutti i rami caduti erano stati portati via e al loro posto c’erano quattro giacigli di foglie, disposti in circolo attorno ad un piccolo fuoco. Si guardò attorno ma non vide nessuno. Probabilmente gli altri stavano facendo qualche sopralluogo della zona, niente di cui preoccuparsi. Fece qualche passo verso il fuoco quando all'improvviso un sonoro brontolio scaturì dal suo stomaco. Non fece in tempo ad arrossire che un rumore le fece alzare gli occhi di scatto: sopra di lei, su un ramo, Lyer rideva di gusto.
“Buongiorno Katie! Sembra che tu sia molto affamata stamattina!”
La ragazza rise con lui, ancora rossa in viso.
“Sono così affamata che persino tu cominci a sembrarmi appetitoso.”
Lyer le sorrise, mentre con un salto atterrava vicino a lei.
“Forse, ma non sono abbastanza saporito. Maki andrebbe meglio, non credi?”
“Certo, ma non mi sazierebbe quanto te.”
“Vero, è talmente piccola che non sazierebbe nemmeno me. Su vieni, mangiatrice di gatti parlanti. Siediti vicino al fuoco, ho preparato qualcosa anche per te.”
Lei lo fissò, divertita.
“Stai davvero dicendo che hai cucinato tu? La magia riesce davvero fare miracoli.”
Lui sbuffò.
“Guarda che sono un ottimo cuoco, cosa credi? Comunque se non vuoi favorire…”
Katie scosse freneticamente la testa, mentre le fitte allo stomaco si facevano più acute.
“No no, non sto dicendo questo. È solo che sono rimasta sorpresa, tutto qui.”
Lyer alzò gli occhi al cielo, divertito, ma dopo qualche minuto diventò pensieroso.
“Sta cominciando a fare freddo, non sarà una bella giornata. Pioverà.”
“Come fai a dirlo? Il cielo è limpido e non mi sembra di vedere nuvole.”
“Istinto, ma puoi essere sicura che non mi sbaglio. Non è mai successo.”
“Prima o poi dovrà succedere. Nessuno è infallibile dopotutto.”
“Già. D’altronde avevo giurato di proteggerti, e invece nel poco tempo trascorso da quando sei diventata la Prescelta sei già quasi annegata, quasi morta congelata, ti sei ferita gravemente la gamba, hai rischiato di finire polverizzata da un'esplosione, poi di finire schiacciata da un masso e infine ti sei azzuffata con un elfo, prendendole di santa ragione. Non si può certo dire che abbia fatto un buon lavoro finora.”
A quelle parole Katie arrossì.
“Be’, almeno nonostante tutto non sono morta né sono stata catturata, è già un risultato.”
Lyer rise.
“Se possiamo chiamarlo risultato, ma non è sufficiente. Dobbiamo tutti impegnarci di più.”
Lei voltò la testa, guardandosi attorno.
“A proposito, dove sono gli altri due?”
“Dovrebbero tornare tra poco, sono andati in perlustrazione.”
Lei gli lanciò un'occhiata, improvvisamente seria.
“Ti aspetti problemi?”
“Non al momento, ma non si è mai abbastanza prudenti. Non vorrei incappare per caso in un gruppo di cacciatori, sarebbe una seccatura. E mi raccomando, non allontanarti da noi. Se ti trovassero da sola non credo si farebbero molti problemi ad aggredirti.”
Lei sospirò.
“Probabilmente no. Anche se...”
Si bloccò, preoccupata, rendendosi conto solo in quel momento di un problema più che evidente. Abbassò lo sguardo sui suoi vestiti: non sapeva in che epoca si trovassero, ma dalla carrozza che aveva visto era abbastanza certa che i suoi jeans non fossero propriamente contemporanei.
“Lyer, mi è appena venuta in mente una cosa. I miei vestiti e quelli di Flair non sono adatti a qualunque epoca sia questa, per non parlare del suo aspetto.”
Lui annuì.
“Lo so. Non ti devi preoccupare per Flair, sa come camuffarsi, e per te ho già trovato una soluzione. Comunque, per quanto riguarda l'anno, credo che ci troviamo all'incirca durante il periodo medioevale, forse Basso Medioevo, ma non ne sono sicuro.”
Katie lo fissò, sorpresa.
“Il Medioevo... Sembra impossibile a pensarci. Voglio dire, siamo nel passato!”
“Non nella mia epoca preferita, per carità, ma capisco cosa vuoi dire. È una sensazione molto strana, non è vero?”
Lei annuì.
“Mi viene davvero difficile crederci. E dici di aver già risolto il problema?”
Le indicò dei vestiti poggiati a terra che lei non aveva notato, osservandola con aria critica.
“Provateli e vedi se ti stanno, dovrebbero essere circa della tua taglia. Non ho avuto molto tempo per scegliere comunque, ero di fretta.”
Katie lo fissò, improvvisamente sospettosa.
“E questi dove li hai presi?”
Lui fece finta di non averla sentita, voltandosi verso gli alberi.
“Lyer?”
Niente.
“Lyer!”
Il gatto sbuffò, riluttante.
“Oh, e va bene. Stamattina era giorno di mercato in uno dei paesini qua vicino. Non ci è voluto molto, sai? Dopotutto io passo inosservato e non è stato difficile prendere in prestito qualche vestito.”
La ragazza lo fissò, divertita e scioccata allo stesso tempo.
“Li hai rubati? Tu, Lyer, incensurato e purissimo gattino, hai rubato questi vestiti?”
Lui la guardò in tralice.
“Uno, non chiamarmi mai più gattino. Due, non li ho propriamente rubati. A noi servono più che a loro, comunque, e non avevo altra scelta. Diciamo che li ho presi in prestito ma non so bene quando potrò ridarli indietro.”
Lei sorrise, cercando di non scoppiare a ridere.
“C’è molta differenza dal rubare, certo.”
“Dai Katie, almeno adesso puoi muoverti liberamente e soprattutto indisturbata. Vai a metterteli senza fare tante storie.”
E così, da quel giorno, abbandonò i suoi vestiti moderni per immedesimarsi nei suoi nuovi abiti medievali. Si sentì sollevata quando si accorse che fortunatamente erano tutti vestiti maschili. Non avrebbe sopportato di dover correre con la gonna.
“Bene, direi che ti stanno abbastanza giusti. Avrai notato che sono vestiti maschili; ritengo sia più prudente che tu finga di essere un ragazzo, almeno così non dovrebbero esserci problemi.”
“Per me non è un problema, ma come facciamo per i capelli? Sono piuttosto lunghi.”
Gettò uno sguardo alla sua folta chioma castana, che le arrivava quasi a metà della schiena.
“Non credo siano un grosso problema; prendi questo pezzo di stoffa e legali in una normalissima coda. Nessuno dovrebbe considerarlo strano.”
Lei annuì, seguendo le sue indicazioni. Vedendo il risultato, Lyer sembrò soddisfatto.
“Potrebbe andare, per il momento. Ovviamente sei ancora femminile, almeno per quanto riguarda il viso, ma non possiamo fare nient'altro. Dopotutto a 18 anni i lineamenti sono ancora abbastanza morbidi anche nei maschi, non dovrebbero esserci problemi. Ora dobbiamo fare il possibile per reperire qualche informazione utile; per fortuna Flair e Maki stanno tornando.”
E infatti Lyer aveva appena finito di parlare quando due figure uscirono dal bosco.
“Allora Flair?”
L’elfo scosse la testa. Katie notò come nessuno di loro sembrasse stanco, anche se probabilmente non avevano dormito quella notte.
“Nella foresta non c’è nessuno nel raggio di miglia, tranne alcune abitazioni proprio sul limitare. Non credo sia probabile che qualcuno si avventuri così in profondità.”
“Bene, una cosa in meno di cui preoccuparsi. Ora Flair, stamattina ho preso questi vestiti. Katie si è già cambiata. Sbrigati, prima tornate meglio è per tutti.”
Katie aggrottò la fronte, certa di essersi persa un pezzo importante.
“Aspetta, dov’è che andiamo?”
“Tu e Flair andrete a raccogliere informazioni qui intorno. Ci serve sapere l’esatto punto della caduta della Pietra e tutto ciò che sa questa gente; senza un punto di partenza non possiamo fare molto.”
Sorrise di fronte alla sua espressione preoccupata.
“Non temere, andrà tutto bene, Flair saprà tenerti al sicuro. D’altronde la cosa più importante è riuscire a confondervi tra la gente. Tenete la testa bassa e nessuno farà caso a voi.”
Flair alzò un sopracciglio, divertito.
“Hai per caso paura di me?”
Lei sbuffò, fissandolo di traverso.
“Non ho paura di te, ma come la mettiamo con le tue orecchie? Nel caso non te ne fossi accorto, sono un po’ a punta.”
Lui fece spallucce, per niente a disagio.
“Le nasconderò sotto una benda come faccio sempre quando devo venire nel tuo mondo. Nessuno si accorgerà che non sono umano.”
“E invece sì! Si vede subito che non sei di questo mondo, anche se ti nascondi le orecchie. Sei troppo… troppo elfo, capisci?”
Lyer ridacchiò, spingendoli verso gli alberi.
“Sarà anche così, ma non possiamo certo lasciarti andare da sola. Anche se ti sei travestita da maschio non possiamo essere certi che non incappi in qualche pericolo. Ora andate, ma mi raccomando, chiedete con discrezione, intesi?”
Flair annuì, cominciando ad incamminarsi. Katie invece rimase ferma ancora qualche secondo, incerta, finché una voce non la chiamò dal fondo degli alberi.
“Ti sbrighi o devo di nuovo portarti in braccio?”
Rabbrividendo alla sola idea, si affrettò a raggiungerlo. Doveva avere fiducia in Lyer e nel suo piano. Sarebbe andato tutto bene. 
 
*
L’aria fresca era un balsamo dopo il caldo afoso e soffocante della taverna. Katie assaporò quel leggero venticello, gli abiti ruvidi che le scivolavano lungo il corpo, per poi alzare lo sguardo verso le nuvole nere sopra di lei. Un’altra tempesta. Sospirò mentre Flair usciva subito dopo di lei, prendendola per un braccio e guidandola verso i confini del villaggio.
“Ho saputo che nei dintorni di Nicaer due mesi fa è apparsa una grande luce e sembra che ci fosse un comitato di accoglienza ad attenderla. Non so come abbiano fatto a sapere del suo arrivo, ma la cosa è preoccupante. Nessuno di quest’epoca ha la capacità di prevedere l’arrivo di un tale potere, andrebbe oltre la loro comprensione, ma qualcuno sembra esserci riuscito. Non so, c’è qualcosa che non mi torna in tutta questa faccenda, ma per il momento non riesco ancora a capire cosa possa essere. È irritante e la… ingenuità di questa gente certamente non mi aiuta. Hanno subito pensato all’ira di qualche dio o ad un presagio funesto e stanno facendo scongiuri su scongiuri.”
Scosse la testa, sospirando.
“Si dice anche che il signore entrato in possesso della Pietra stia cercando di ottenerne l’immenso potere tramite malvagi incantesimi. E questa” disse, guardandola negli occhi, “è la parte che mi preoccupa di più. Qualcuno deve avergli detto qualcosa, non può aver capito da solo e subito le potenzialità dell’Essenza, neanche se la sua intelligenza fosse il doppio di quella che ho trovato in tutta l’osteria.”
Sospirò di nuovo.
“Ma il punto è questo: chi avrebbe potuto dirgli della Pietra? E perché?”
La ragazza fece una smorfia, continuando a fissare la strada polverosa.
“C’è una sola persona che avrebbe potuto farlo e che ne avrebbe anche tutti gli interessi.”
Lui la fissò, pensieroso, ma poi scosse la testa.
“No, non è possibile, Heirood non ha il potere di viaggiare nel tempo. Deve per forza essere stato qualcun altro, qualcuno di molto potente. Dovremo parlarne con Lyer, forse lui potrebbe avere un’idea di chi c’è dietro. Noi per ora possiamo fare ben poco.”
Katie annuì, la fronte corrugata. Flair colse la sua espressione e si incuriosì.
“Qualcosa ti preoccupa?”
Lei sospirò.
“In realtà sto cercando di capire. Posso farti delle domande?”
“Certo.”
“Ecco… Tu hai detto che la Pietra è caduta due mesi fa, ma da quello che mi ha detto Arkel le Essenze sono state rubate soltanto da pochi giorni.”
“Questo perché non tieni conto del fatto che nella dimensione temporale ogni cosa è relativa. Proverò a spiegartelo in modo semplice, cosicché tu possa capire. Vedi, noi avremmo potuto arrivare qui anche un mese dopo l’arrivo dell’Essenza, tutto dipendeva da quale scia temporale avremmo preso. Il viaggio nel tempo è molto complicato, per questo nessuno è ancora riuscito a controllarlo. Ci sono parecchie teorie in proposito, ma quasi tutte concordano sull’ipotesi che sia come un’enorme galleria principale che si dirama in migliaia di direzioni diverse. Molte persone si sono perse nei meandri di quelle vie e non sono più tornate. Se non conosci l’esatta strada da percorrere, provare a viaggiare nel tempo è un suicidio.”
“Ma noi ci siamo riusciti.”
Lui annuì.
“Certo, ma non siamo stati noi a decidere quale tra quelle migliaia di direzioni prendere, noi abbiamo soltanto deciso la meta. Tuttavia con l’Ilyes al nostro fianco non avremmo potuto rimanere intrappolati nel vortice temporale, è stato lui a scegliere al posto nostro. Nessuno è ancora riuscito a comprendere come faccia a sapere esattamente dove andare, come faccia a non prendere la strada sbagliata. In molti ci hanno provato e c’è ancora qualcuno che cerca di carpirne i segreti, ma senza il tuo aiuto e la tua collaborazione in pratica è inutile anche solo tentare. È una via senza uscita.”
“Ma così non avrebbe senso. Se è vero che per l’Ilyes il tempo è relativo, allora avremmo potuto arrivare qui anche un anno dopo l’arrivo della Pietra.”
“Dimentichi un particolare fondamentale, il legame tra le Essenze e l’Ilyes. Arkel te ne avrà parlato, no?”
Lei annuì.
“Bene, saprai quindi che il legame dell’Ilyes con le Pietre ha una forza devastante, inimmaginabile, che attira inesorabilmente l’uno verso l’altro. Già durante il viaggio, e anche prima, l’Ilyes è stato… calamitato, possiamo dire, dall’Essenza, avvicinandosene il più possibile, motivo per cui non avremmo mai potuto avere uno scarto temporale così drastico.”
La ragazza sospirò, lo sguardo perso nei nuvoloni neri sopra di lei.
“Mi chiedo quando smetterò di sentirmi indietro. Ci sono un sacco di cose che non so e che devo ancora imparare.”
Flair scosse la testa.
“Sei appena arrivata, è ovvio che tutto per te sia nuovo.”
“Sì, ma vorrei potermi rendere utile, non dover sempre rimanere ferma come un’idiota senza capire una sola parola di quello che dite. È frustrante.”
“Noi sappiamo tutte queste cose perché Ghalad è il nostro mondo, la magia per noi è normale. Essendo un’umana è ovvio che tutto questo sia nuovo per te, ma non ti sei comportata male fino ad adesso.”
Lei sbuffò.
“Certo, tranne quando mi sono quasi fatta investire.”
Lui ridacchiò, divertito dal ricordo. Per qualche minuto continuarono a camminare in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Poi Katie sussultò leggermente quando una goccia d’acqua la riportò alla realtà. Alzò il viso verso il cielo, cupo e minaccioso, mentre altre gocce seguivano la prima, finchè non diventarono troppe.
“Siamo vicini all’accampamento? Non dovremmo fermarci?”
Lui scosse la testa, lo sguardo perso nelle nuvole che li sovrastavano.
“Siamo ancora lontani ed è meglio continuare finchè è possibile. È solo un po’ di pioggia.”
Katie sospirò, scostandosi dal viso una ciocca ormai fradicia e cercando di non fare caso alle continue gocce che cadevano. Cercò lo sguardo di Flair per capire le sue intenzioni, ma lui non sembrava prestarle molta attenzione né sembrava propenso a fermarsi per aspettare la fine del temporale. Così continuarono a camminare sotto la pioggia scrosciante, talmente intensa da non permetterle di vedere praticamente nulla. Ad ogni passo rischiava di cadere nei fossi a lato della piccola strada sterrata che stavano percorrendo, ma Flair non sembrava avere problemi; camminava davanti a lei, lo sguardo fisso, per nulla infastidito dalle gocce brillanti che cadevano sul volto. Katie al contrario era scossa dai tremori. L’acqua le aveva da tempo impregnato gli abiti e le scivolava inarrestabile sul corpo. Arrivata a quel punto tanto valeva continuare a camminare.
“Forse è meglio ripararci dalla pioggia. C’è una locanda a qualche metro da qui, sulla tua destra. Ci ripareremo sotto la tettoia, aspettando che smetta di tempestare.”
A quelle parole la ragazza lo fissò, stralunata, mentre l’irritazione minacciava di farla esplodere. Solo dopo essersi presi la parte peggiore del temporale era riuscito a capire che forse era meglio trovare un riparo? Scosse la testa, borbottando qualcosa sull’idiozia degli elfi. Non sapeva se Flair l’avesse sentita, ma vide un sorriso fugace passargli sul volto.
Sospirò, spostandosi per l'ennesima volta i capelli bagnati dal viso. Aguzzò lo sguardo in cerca della locanda, ma davanti a sé vedeva solo il muro di pioggia e… Corrugò la fronte quando cominciò ad intravedere una forma confusa alla sua destra.
Flair le sorrise, indicandole con il braccio un punto vago davanti a loro.
“Lo vedi?”
“Sì l’ho visto, grazie.”
Lui continuò a sorridere, anche se il tono secco con cui aveva avuto la sua risposta sarebbe dovuto bastare a togliergli quell’espressione divertita dalla faccia.
“Il temporale non durerà ancora molto, tranquilla.”
Lei gli scoccò un’occhiata di fuoco, anche se il suo aspetto da pulcino bagnato non doveva sembrare molto minaccioso.
“Mi spieghi cosa serve cercare un riparo adesso? Perché questa brillante idea non ti è venuta almeno mezz’ora fa?”
Lui ridacchiò, scuotendo la testa e bagnandola ancora di più.
“Non credevo che un po’ d’acqua ti avrebbe dato tanto fastidio. E poi dobbiamo tornare da Lyer il prima possibile per riuscire a delineare un piano.”
“E allora che senso ha fermarsi adesso?”
Flair alzò lo sguardo, fissando preoccupato il nulla davanti a loro.
“Sento qualcosa avvicinarsi e dal rumore direi che sono in tanti e armati. Preferirei evitarli, se possibile.”
Katie seguì il suo sguardo, tesa.
“Soldati? Pensi che stiano cercando noi?”
“Non credo che sappiano della nostra presenza, ma non voglio correre rischi. Vieni.”
La prese per un braccio e la guidò fuori dalla strada, sul terreno fangoso. Camminare in quella melma era davvero faticoso, perchè gli stivali affondavano profondamente ad ogni passo, ma alla fine riuscirono a raggiungere la tettoia di legno sul fianco della locanda.
Non appena fu fuori dall’acqua Katie poté tirare un sospiro di sollievo. Era bello non sentirsi più tormentati dalla pioggia. Si appoggiò alla parete, cominciando a strizzarsi i capelli per cercare di asciugarli un po’.
“La pioggia impedirà loro di scorgerci. Direi che siamo al sicuro qui.”
“Non vuoi entrare nella locanda?”
“Meglio evitare rischi inutili. Potremmo attirare l’attenzione o alcune delle guardie che si stanno avvicinando potrebbero decidere di entrare per ripararsi dalla pioggia. Da qui è più facile fuggire in caso di necessità.”
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, pietrificandosi.
“Flair! Vieni subito qui, muoviti prima che ti veda qualcuno!”
Flair aggrottò la fronte, confuso dalla sua agitazione.
“Cosa… Cosa c’è?”
Lei scosse la testa, avvicinandosi e guardandolo con disapprovazione.
“Dovresti stare più attento, sai?”
Si sporse verso di lui, cercando di arrivare verso la benda che gli cingeva la fronte. Riusciva a vedere ogni singola goccia sul suo volto d’alabastro… No, non ci doveva pensare.
“Quanto sei alto…”
Con un piccolo sforzo riuscì ad afferrarla e a rimetterla al suo posto, mentre le sue guance si arrossavano per l’imbarazzo. Flair intanto la fissava, un'espressione indecifrabile sul volto.
“Avevi la benda fuori posto, era scesa troppo. Ti si vedevano le punte delle orecchie.”
Cercò di sorridere, impacciata, ma alla fine, non trovando niente da dire, si voltò ad osservare il fitto muro di pioggia che sembrava quasi separarli dal mondo esterno. Dopo pochi secondi però il rumore del metallo contro metallo e di un passo ritmato la raggiunse nella confusione del temporale. Katie corse verso la fine della tettoia, preoccupata. Riusciva a malapena a distinguere una sagoma confusa che avanzava, superandoli senza vederli. Poi, all’improvviso, sentì un rumore alle sue spalle; prima che potesse voltarsi, due braccia forti si chiusero su di lei, mentre una mano le chiudeva la bocca, impedendole di urlare.
 
   
 
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