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Autore: Rose Heiner    16/06/2020    1 recensioni
Tre vite. Tre colpe. Tre desideri. Alex, Gloria e Luke hanno diversi concetti di perdono e punizione, ma ormai la necessità batte la ragione.
"May soon redemption hunt them."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV
 
Gloria aveva capelli più interessanti da disegnare rispetto alle altre ragazze. Le arrivavano alle spalle, erano mossi e dove il sole li colpiva brillavano dorati. Bastava un tratto per abbozzarli, senza bisogno di staccare la punta dalla carta. Alex ricacciò indietro un’imprecazione quando la penna si inceppò e la pagina fu imbrattata di macchie nere. Aveva il dannato vizio di tenere sempre in tasca il block-notes, ma non la matita. E quindi si doveva arrangiare con quello che trovava in giro. Gettò di lato la biro e il foglio sporco e si strofinò le mani per far sparire le tracce scure dai palmi. Sbuffò seccato.
Gloria era dentro casa e si aggirava a suo agio tra gli estranei. Era già riuscita a fare conoscenza, a risultare simpatica e, per di più, ad Alex non erano mica sfuggite le occhiate ammiccanti di alcuni dei ragazzi nel salotto che la squadravano. Invece lui era lì fuori, nel patio. A trovare la posizione meno scomoda su quella panchina di legno e cercare di  salvare perlomeno i vestiti dall’inchiostro. Doveva apparire ridicolo.
All’improvviso uno scatto secco lo fece sussultare: qualcuno si era chiuso la porta alle spalle. Anche se non aveva la minima intenzione di interagire con chiunque fosse uscito -a meno che non fosse Gloria, ma lei non era, perché riusciva a riconoscerla dal rumore dei tacchi-, si girò istintivamente a guardare. Un signore alto dai capelli brizzolati e dall’aspetto garbato lo scrutava con un cipiglio indecifrabile Era difficile essere spaventati dall’aria da bibliotecario o dalla ciotola di biscotti che teneva con una mano, ma il padre di Gloria e Luke aveva una durezza nello sguardo che trafiggeva e tradiva una sofferenza segreta, come di  una ferita da tempo sanata che qualcuno avesse appena riaperto.
Alex fu investito da un senso di inadeguatezza. Era seduto fuori casa di quell’uomo, erano cinque anni che girava l’America con sua figlia e non gli si era mai nemmeno presentato. Provò ad accennare ad un saluto con la mano, ma se ne pentì subito.
-Sei quello che ha portato via la mia bambina.-
Alex deglutì. Gli era capitato di pensare alla possibilità - quasi certezza, in realtà - che Luke serbasse rancore nei suoi confronti. L’ovvietà che, però, anche un uomo adulto, responsabile per Gloria, potesse nutrire sentimenti del genere lo colpiva davvero per la prima volta. E lo inquietava.
-Signore...- biascicò Alex. Aveva la gola secca.  -Gloria non desiderava più stare qui.- E di certo lui non l’aveva portata via...  come se avesse potuto rapirla di punto in bianco... assurdo, in quel caso lei avrebbe tirato tante di quelle sberle per difendersi... Gloria non era una bambina, né lo era tempo prima quando erano partiti. Quel discorso, oltre che a intimorirlo, lo irritava.
-E questo ti ha dato il diritto di farla salire su una moto e allontanarla dalla sua casa.- Non sembrava una domanda, aveva più il tono dell’accusa senza scampo che precede una pena atroce.
-Sì, signore, se era la sua casa a procurarle dolore.- rispose e cercò di infondere nella sua voce tutta la convinzione possibile. In fondo era vero. Perché sentiva di dover dimostrare qualcosa? Gloria era infelice quando viveva a Boston. Suo fratello la maltrattava e l’affogava con lui nei suoi stessi guai. Il senso di colpa le impediva di coinvolgere suo padre, che già soffriva per la recente separazione e per gli alti e bassi della sua libreria. Il desiderio di fuggire era vivo ben prima che ad Alex si presentasse l’occasione di lasciare la città, zaino in spalla e rombo dell’Honda, per la sua prima commissione scenografica. Era una colpa se aveva sperato così ardentemente che lei gli chiedesse di andare via insieme, di non lasciarla da sola in quel disastro? Era un peccato aver pensato che anche per lei sarebbe stata un’opportunità migliore? E se lo era, non si era redento per tutte le premure e l’affetto e i pensieri che le aveva rivolto in quegli anni?
Il padre di Gloria e Luke stringeva ancora il recipiente di plastica viola con le dita. All’interno dovevano esserci i Chocolate Chips cookies, quelli che si trovavano in ogni supermercato americano e odoravano di burro fresco. Alex lo sapeva perché Gloria ne aveva una tremenda ossessione. Era un dettaglio insensato da notare in quel momento? Certo. E sapeva anche quello.
-Vuoi bene a mia figlia?-
Alex fu colto di sorpresa. L’uomo lo studiava con due occhi impenetrabili. Ecco da chi Gloria aveva ereditato la capacità di incuriosire con i riccioli spumosi delle onde che vorticavano nelle sue iridi, di incantare e spogliare con le nere pupille profonde, senza mai lasciare intravedere le sue fragilità. Volere bene? Gloria aveva riso per lui, aveva imparato a guidare con lui, aveva soffiato le candeline davanti a lui. “Volerle bene” era quasi riduttivo.
Sorrise. -Sì, signore.-
Ma il padre di Gloria e Luke non appariva completamente soddisfatto. Alex pensò che era il tipo di persona che gli sarebbe risultata simpatica in pochi minuti. Se le cose fossero andate in modo diverso, in un’altra dimensione in cui le loro vite si fossero intrecciate ancora, probabilmente sarebbero andati molto d’accordo. Si sarebbero scambiati libri e pareri sul football. E Gloria ne sarebbe stata compiaciuta e mortalmente imbarazzata allo stesso tempo.
-Rifaresti ciò che hai fatto?- gli chiese ed Alex indugiò prima di avventarsi in una risposta impulsiva. Certo che lo avrebbe rifatto... Il suo interlocutore  sembrò spazientito dalla sua titubanza. -Non c’è una risposta sbagliata, ragazzo.-
-Se me lo chiedesse, non esiterei a rifarlo.- Era alquanto sicuro che dopo quell’affermazione sarebbero fioccate le intimidazioni paterne di non avvicinarsi più a sua figlia e di lasciarle vivere la sua vita in pace. Si morse l’interno di una guancia... Gloria non lo avrebbe mai permesso, vero? C’erano state stanze d’albergo in cui i loro respiri avevano suonato la stessa musica e lunghe corse in moto in cui il battito dei loro cuori si era sincronizzato. Il legame che li univa era così forte...
Invece si stupì quando sentì la ciotola frusciare sotto il suo naso. Il padre di Gloria e Luke gliela stava porgendo. Continuava ad avere una posizione autoritaria, ma non era teso. Anzi, sul suo volto era comparsa un certo barlume di stima.
-Prendi un biscotto, Alexander.-
Alex rimase senza fiato, ma non si fece ripetere due volte il messaggio di fiducia che gli era stato lanciato. Si spostò per fare spazio all’uomo che si stava sedendo accanto a lui.

Angolo autrice: Ho bisogno ancora una volta di un giudizio equilibrato. Sto cercando di lavorare sulla scorrevolezza dei testi, ma il capitolo IV di Redemption non mi sembra tanto scorrevole. E' così?
   
 
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