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Autore: Wendy_88    17/06/2020    7 recensioni
Un virus letale, nemici misteriosi, un triangolo amoroso e un cadavere. Una serie di eventi segneranno le vite dei nostri otto digiprescelti.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Sora/Tai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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PRE-NOTE

Piccola premessa: questo sarà un capitolo di transizione. A differenza delle scorse premesse, ho deciso, anche grazie al consiglio della mia carissima beta, di dividere il capitolo in due parti, poiché sarebbe risultato lunghissimo da leggere.

Di conseguenza stavolta leggerete solo ed esclusivamente cosa è successo ai nostri otto digiprescelti in questo lasso di tempo e cosa sono attualmente diventati.

Ah… al posto del solito collage/copertina iniziale ho preparato per voi i miei primi otto aesthetic su ognuno di loro per rendere un tantino meglio la mia idea.

Spero vi piacciano.

Buona lettura!

 

Virus

Capitolo 6

Salto temporale

 

 

3 anni dopo.

Erano passati esattamente tre anni da quando gli otto digiprescelti erano riusciti a porre fine alle angherie del Professor Mochizuki e del suo team. La storia del virus era solo un brutto ricordo, erano andati tutti avanti. Ognuno di loro aveva preso strade diverse e, non riuscendo a conciliare il tempo libero per via degli impegni costanti, non riuscivano a vedersi molto tra di loro.

 

Hikari Yagami, la digiprescelta della luce, aveva rinunciato all’università e, come il fratello, aveva deciso di dedicarsi solo ed esclusivamente al suo sogno: la fotografia. La giovane prescelta, appassionata da sempre, si era dedicata a vari corsi e Master fotografici. Lavorava come fotografa per una rinomata rivista Giapponese, Vivi, una visione completa di moda per donne giovani, ma sofisticate. Una rivista che, attraverso le sue fotografie, descrive i migliori look e prodotti lifestyle e dà consigli sulla cura personale. Inoltre, aveva anche partecipato a diversi workshop sulla fotografia di moda, astratta, ritrattistica, paesaggistica, naturalistica, e in bianco e nero. Aveva diversi attestati e ormai era parecchio conosciuta in zona, motivo per cui, nel tempo libero, fuori dall'orario del suo vero lavoro, veniva chiamata per qualche shooting fotografico o per qualche evento di cosplay da fotografare. Ma quello non era l’unico passo che Hikari aveva fatto, finalmente la bella prescelta era riuscita a dichiararsi al suo migliore amico Takeru, per il quale provava da anni ormai remoti qualcosa che andata oltre e, visto che anche lui provava dei sentimenti nei suoi confronti, non passò molto prima che i due si fidanzassero.

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Takeru Takaishi
, il digiprescelto della speranza, solo dopo qualche tempo rivelò alla sua ragazza di non essersi mai dichiarato prima per rispetto nei confronti di Daisuke. Sapeva quanto il suo amico amasse la bella Yagami e motivo per cui, anche dopo la sua morte, non riuscì a confessarle i suoi sentimenti. Si rassegnò all’idea che avrebbero dovuto superare quel lutto, quindi non si tirò di certo indietro quando la ragazza si dichiarò a lui e accettò quell’amore che respingeva e custodiva da ormai troppo tempo.

Il giovane Takaishi, anche lui neo diplomato come la sua ragazza, nel frattempo si era iscritto alla facoltà di lettere presso la Today, l’università imperiale di Tokyo, la più prestigiosa dell’intero Giappone, scegliendo il campus con sede a Nakano. Inutile dire quanto fosse stata dura accedere a quella scuola, visto l’alto livello degli esami di ammissione. Ma, grazie al supporto della sua famiglia e della sua ragazza, era riuscito nel suo intento. Takeru aveva sacrificato le uscite con il gruppo ed Hikari, pur di realizzare il suo sogno, ovvero quello di diventare uno scrittore.

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Mimi Tachikawa, la digiprescelta della purezza, aveva intrapreso, invece, una carriera un po’ bizzarra. Gli anni trascorsi in America con la sua famiglia le avevano fatto conoscere il mondo del make-up.

Si accinse quindi, non appena diplomata, a frequentare tutti i corsi di formazione possibili ed immaginabili al fine di diventare una make-up artist. E, dopo poco più di un anno, aveva già raggiunto una certa fama in tutto il Giappone; era molto conosciuta perfino in Corea. La definivano un’artista, allo stesso livello di un pittore, di uno scultore o di uno stilista. Perché, con una personalità così eccentrica ed esplosiva, una femminilità che non passava di certo inosservata, non poteva che riuscire nel suo scopo. Il motto di Mimi era quello di far riscoprire alle donne la propria bellezza attraverso il trucco, i capelli e l’abbigliamento. Grazie alla sua bravura, era ormai ricercata come sponsor di prodotti di bellezza e aveva un articolo dedicato alle sue opere nella rivista mensile di Vogue Japan. Aveva usato - in senso giocoso - negli anni con la sua migliore amica Sora come cavia e poi era finita per fare di quella sua fissazione un vero e proprio lavoro.

Conobbe un certo Kazuyuki, un professore di cosmesi, che le aveva insegnato molto durante un corso di aggiornamento, ed ebbe con lui una relazione. Non si sentiva, però, innamorata al punto da instaurare con lui una relazione seria, perciò, dopo sei mesi, chiuse la storia imponendosi di intraprendere una nuova relazione solo ed esclusivamente una volta conosciuto il vero amore.

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Koushiro Izumi
, il digiprescelto della saggezza, era già al secondo anno di I.A., ovvero Intelligenza Artificiale, all’Istituto di tecnologie di Tokyo.

Nel tempo libero, al contrario, lavorava insieme a Nishijima, il quale nel frattempo si era anche sposato e aspettava il suo primogenito. L’hacker era stato risarcito per i danni morali che aveva subito. Entrambi i gèni erano stati assunti dalla giunta comunale per poter importare migliorie in città.

In occasione delle Olimpiadi, che quell’anno si sarebbero dovute tenere proprio nella loro città, si stavano dedicando alla realizzazione di robot volontari ed altri dispositivi elettronici per supportare le gare. Per citare un esempio, avevano già creato un esoscheletro hi-tech da fare indossare ai volontari per reggere i bilancieri nelle competizioni di sollevamento pesi. Lo scopo reale, però, di queste protesi tecnologiche era quello di agevolare le deambulazioni di pazienti e anziani con difficoltà motorie. L’intelligenza di Koushiro era utile per i suoi concittadini e, grazie a quell’occasione, conobbe una collega con le sue stesse doti, Momoka Hirai, che riuscì a fargli saltare tutti i circuiti in testa.

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Joe Kido, il digiprescelto della sincerità, frequentava, invece, il quarto anno della facoltà di medicina e stava già facendo tirocinio presso l’ospedale dove lavorava suo padre. Da lì a poco, sarebbe diventato un bravissimo medico anche lui. In ospedale si era rivelato un elemento fondamentale e, grazie all’esperienza avuta con il virus, aveva deciso di intraprendere un percorso più complesso. Si sarebbe dedicato, infatti, allo studio delle malattie infettive per poter diventare un infettivologo.

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Yamato Ishida, il digiprescelto dell’amicizia, avrebbe dovuto svolgere da lì a breve l’esame di stato per la triennale di Aeronautica spaziale. Con quella laurea, che si occupava di progettazione, costruzione e manutenzione dei velivoli, avrebbe potuto trovare presto un impiego nei vari settori specializzati. Ma, quello a cui il prescelto puntava, era diventare, con il tempo, un vero e proprio astronauta. Era talmente impegnato a superare quell’esame che ormai non riusciva a vedere nemmeno la sua ragazza.

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Sora Takenouchi, la digiprescelta dell’amore, capendo la situazione, appoggiò l’idea dello studio ferreo del suo compagno e decise così di non disturbarlo fino al giorno dell’esame, lasciandolo concentrare per realizzare il suo sogno.

Proprio quest’ultima, ormai da tre anni, impartiva lezioni presso la scuola di giardinaggio della madre. Chi meglio di lei avrebbe potuto fare quel lavoro. Inoltre, la sua passione per l’ikebana aveva fatto sì che diventasse famosa in tutta la città per i cha no yu, ovvero le cerimonie del tè - una delle arti tradizionali zen più note. Sora, quando veniva chiamata per questo tipo di eventi, sistemava i tatami nella stanza, detta chashitsu: da un lato metteva il tokonoma, una piccola nicchia in cui appendeva uno scritto eseguito da un calligrafo esperto di Shodoo, e realizzava una piccola composizione simile all’ikebana, particolarmente adattata alla circostanza e con grande coerenza con la stagione in corso, detta chabana, ovvero fiori per il tè. La cerimonia si basava su quattro principi fondamentali dello zen: armonia, rispetto, purezza e tranquillità. Doti che di certo a Sora non mancavano. Accoglieva gli ospiti e li invitava a lavarsi le mani, poi li invitava ad accomodarsi sul tatami assegnato e designava tra questi l’ospite d’onore. Da maestra era tenuta ad offrire un pasto leggero, poi disponeva il carbone, in modo da poter riscaldare l’acqua, ed infine preparava delle deliziose tazze di tè. Questa sua arte rendeva orgogliosa sia lei che sua madre.

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Ed infine, ultimo ma non meno importante, vi era Taichi Yagami, il digiprescelto del coraggio. Come lui stesso aveva promesso, si era dedicato, dopo la riabilitazione, che aveva affrontato con successo, a studiare per entrare in polizia. Grazie ai suoi sforzi, era riuscito a mantenere fede alla promessa fatta a sé stesso ed al suo caro amico Daisuke. Aveva prima superato le preselezioni brillantemente, poi le prove fisiche, quelle psicoattitudinali e, infine, le visite mediche. Dopo essere venuta al corrente della sua paralisi temporanea, la commissione era rimasta piacevolmente sorpresa dagli sforzi fatti dal ragazzo. L’addestramento di nove mesi era andato benissimo. Il giuramento fu un’emozione grande, soprattutto quando, dopo tutti quei mesi impegnativi senza i suoi amici e la sua famiglia, scoprì che erano tutti presenti all’appello. Dopo il giuramento, Taichi prese servizio un paio di mesi in un kōban nel quartiere di Ginza, per poi essere trasferito per un intero anno in un kōban a Yokohama.

Attualmente vestiva il ruolo di un junsa, un semplice agente di polizia. Seppur ambisse ad altro, si dovette accontentare di dover vestire quel semplice ruolo, almeno inizialmente.

Il kōban è una piccola stazione di polizia al servizio di tutti per informazioni di ogni tipo. Taichi, giornalmente era invaso da turisti e non solo, pronto a dare indicazioni sulla locazione di negozi, kombini, uffici e via discorrendo. Continuava a segnare le cartine ai passanti, sognando di salire di ruolo e di tornare nella sua amata città. E, finalmente, a fine anno, grazie alle indicazioni del fratello di Joe, che era ormai un junsa-bucho, ovvero sergente, riuscì a superare un concorso e ad avere una promozione che lo fece diventare un junsa-cho, ovvero un agente anziano.

A quel punto ottenne il trasferimento a Kasumigaseki, l’edificio principale del dipartimento di Polizia Metropolitana di Tokyo, che si trovava nel quartiere di Chiyoda, al centro della città. Un grande edificio a cuneo con torre cilindrica di ben diciotto piani d’altezza, che gestisce centodue stazioni della prefettura. Quante volte il prescelto del coraggio aveva sognato di lavorarci, passando di lì mentre andava con Sora ed i suoi amici a comprare qualche videogame ad Akihabara. E finalmente, grazie alla sua dedizione, era riuscito a realizzare il suo sogno. Visto il suo posto statale e la paga ben retribuita, non tardò a fare un mutuo per comprare una casa proprio vicino al posto di lavoro. Non si limitò nella scelta, comprò un attico incantevole al diciassettesimo piano, situato nel cuore del quartiere di Chiyoda, importante sia dal punto di vista storico, sia amministrativo, esattamente accanto alla Tokyo Central Railway Station, la stazione ferroviaria e metropolitana più frequentata della città.

Quell’attico fu amore a prima vista: dall’ingresso principale si passava al soggiorno, uno spazio unico diviso in due angoli con un comodo divano di design con isola, disposto verso la TV a schermo piatto e al camino in pietra lavica. Le finestre, grandi e a specchio, affacciavano sulla strada e, in particolare, sul Palazzo Imperiale di Tokyo, la residenza ufficiale dell’imperatore Giapponese. La cucina era modernamente attrezzata di tutto quello che si poteva desiderare. Il bagno, dipinto in colore carta da zucchero, era piccolo, ma molto elegante. Una scala a chiocciola conduceva alla camera da letto patronale, la quale aveva un meraviglioso letto matrimoniale rotondo ed annesso uno spazioso bagno in suite con una piccola vasca idromassaggio ad angolo ed una doccia super tecnologica di ultima generazione. La seconda camera da letto si trovava dalla parte opposta dal corridoio. Da entrambe le stanze ci si poteva affacciare alla terrazza, arredata da un piccolo giardino pensile, che consentiva una vista impagabile sui tetti di Tokyo, ed un piccolo tavolo con dei divanetti in vimini.

Aveva il lavoro e l’appartamento dei suoi sogni. Avrebbe voluto avere anche la famiglia dei suoi sogni, ma sapeva benissimo che quella non avrebbe di certo potuta comprarla.

Conobbe una collega quando tornò a Tokyo. Era bellissima, con due occhi azzurri che, non appena oltrepassava la soglia della stazione di Polizia, gli facevano battere il cuore. Forse anche i suoi magnifici capelli rossi, che tanto gli ricordavano qualcuno di sua conoscenza, erano gli artefici di quelle sensazioni. Si chiamava Menoa Bellucci, aveva solo un anno in più, e anche lei sembrava essere interessata al lui. Dopo molte pause pranzo insieme e vari cappuccini davanti al distributore automatico del corridoio di fronte gli uffici, Taichi si decise una volta per tutte e la invitò a cena a casa sua. Il primo appuntamento andò abbastanza bene, la cena andò al meglio e, grazie al vino, non esitarono e passarono la notte insieme. Si sentì per una notte vivo, come non lo ero da quando aveva baciato Sora in quella caverna, prima che tutto gli si ritorcesse contro, facendolo decidere di non rovinare il rapporto tra lei e Yamato, costringendolo a lasciarla andare tra le sue braccia, ancora una volta. Nonostante avesse realizzato i suoi sogni, si sentiva marcio dentro ogni qualvolta ripensava a lei.

La storia con Menoa, però, non gli giovò particolarmente. Non avevano argomenti in comune, non riuscivano ad ascoltare la musica, o a vedere un film insieme, perché avevano gusti totalmente diversi e finivano per litigare. Per non parlare delle partite. Non poteva guardarne una, che subito la ragazza iniziava ad urlare come una forsennata.

Non avendo altro in comune, tutta la loro storia era basata solo ed esclusivamente sul sesso. Ma la cosa che più non tollerava Taichi, era la fissa che Menoa aveva per le foto e i social media. Aveva provato a farle capire in tutti i modi che lo infastidiva, eppure lei continuava a farsi selfie provocanti ovunque si trovassero, per pubblicarli poi su Instagram. Non era gelosia, ma a Taichi stancava fargli da fotografo in tutte le loro uscite. Non si accontentava mai del primo scatto e finivano per passare le serate così.

-Basta! Non ho mai capito questa tua fissa stupida. Se proprio volevi fare l’influencer, perché sei entrata in polizia?- sbroccò Taichi.

Si alzò di scatto per andare a pagare il conto del locale dove stavano bevendo un drink. Non era la ragazza con cui avrebbe voluto avere una famiglia, non era quella giusta, forse nessuna più lo sarebbe stata. “Rimarrò scapolo a vita!” pensò rassegnato il ragazzo prima di tornarsene a casa.

Da quella sera, lui e Menoa si parlarono solo per motivi di lavoro e lui riprese la sua vita dedita solo ed esclusivamente al suo bel lavoro.

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NOTE FINALI

 

Come avrete sicuramente notato ho parlato di Taichi molto di più rispetto agli altri. 

Ebbene sì, da questo momento il mio pupillo sarà il protagonista ufficiale del resto della storia.

 
Grazie sempre alla mia beta Digihuman per essermi sempre accanto.

Grazie a chi legge e recensisce e grazie a chi legge anche da originale la mia Virus! :*

Wendy

  
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