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Autore: diane_27    18/06/2020    0 recensioni
I nostri bronzini sono in un mondo più moderno, in particolar modo in quello scolastico. Club, risate, uscite, picnic e amicizia... il quotidiano che la storia originale non può narrare, così ci penso io. Che combineranno?
Genere: Avventura, Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hyoga stava camminando con le mani in tasca fischiettando, mentre con sguardo perso guardava la squadra di calcio della scuola durante gli allenamenti. Seiya aveva appena segnato un gol, e dopo aver esultato con i suoi compagni, si aggrappò con le mani alla rete e ci si appoggiò.

«Ehi ghiacciolo.» scherzò salutando il suo amico. Il biondo alzò gli occhi al cielo, si conoscevano a malapena da una settimana e lui già si permetteva certe libertà. Si limitò ad alzare il capo e a fargli un complimento per aver segnato il punto.
«Seiya, tesoro, sei incredibile come al solito!» cinguettò una ragazza, avvicinandosi a loro con un’andatura da ragazza viziata. Saori Isabel, la riccona dai capelli di un sobrio violetto.
Seiya si allontanò immediatamente dalla rete del campo che li divideva, con un’aria un po’ schifata. «Ehm, grazie. Hyoga oggi rimango per gli allenamenti, non aspettatemi.» disse velocemente il calciatore, per poi tornare dal resto della squadra.

La ragazza sbuffò.
«Ti fai desiderare vedo, io ottengo sempre quello che voglio.» esclamò.
Il russo si girò stranito nella sua direzione, storcendo il naso per la pelliccia che aveva addosso.
«Pensavo fossi fidanzata con Jabu.» lei si girò nella sua direzione e lo squadrò con un sopracciglio alzato, con aria di superiorità.

Hyoga alzò la mano, per dire di lasciar perdere e si allontanò da quella smorfiosa, gente come lei causava solo guai quindi era meglio tenersi alla larga.
Si sistemò meglio lo zaino, con uno strano presentimento, che svanì non appena vide Shiryu e Shun uscire dall’aula di arte con le cartelle in mano. Venne squadrato da tutti i ragazzi del club, e sentì alcuni pettegolezzi sulla sua nazionalità. C’è chi gli dava dell’americano o del francese e lui alzò gli occhi al cielo, per tornare a concentrarsi su altro.
Batté il cinque a Shiryu e scompigliò la testolina verde di Shun.

«Ti sei scelto un club?» chiese il più piccolo, mentre stringeva a se la cartella con il materiale artistico dentro.
Hyoga scosse la testa, rispondendo che avrebbe fatto l’iscrizione al club di ballo il giorno dopo.
«Shun aspettami all’uscita, io arrivo subito.» il ragazzo annuì e li salutò con il suo solito e luminoso sorriso. Hyoga sorrise, mentre Shiryu lo guardava stranito: di solito era sempre appiccicato a quel ragazzino, perché lo aveva allontanato?

«Devo chiederti il numero di Shun.» disse Hyoga senza troppi giri di parole. Il suo amico naturalmente si aspettava una richiesta del genere, si limitò ad avvertirlo.
«Lo sai che Ikki controlla sempre tutto.» replicò, prendendo il suo telefono.
Hyoga si affrettò a copiare il numero.
«Siamo amici ormai, non vedo cosa ci sia di male.» sbuffò, e si guadagnò un’occhiata tutt’altro che complice. Shiryu sapeva bene che gli scopi erano ben altri.
«Ikki non ti vede di buon occhio perché sei l’unico che tratta Shun normalmente e te ne freghi della sua iperprotettività.» constatò, una volta che Hyoga ebbe ottenuto trionfante quello che voleva. Il biondo alzò gli occhi.
«Come è giusto che sia. Non lascerò che Shun viva in una vita di limiti a causa di dei pregiudizi, non voglio che passi quello che ho passato io.»
Da piccolo faceva avanti e indietro, nessuno mai lo difendeva dalle critiche e così aveva imparato a crescere. Ikki, da fratello maggiore, stava togliendo il diritto di scegliere a Shun e gli sembrava estremamente ingiusto.

Shiryu sospirò.
«D’accordo, ma non fare lo spaccone o entrare come una furia nelle loro vite. Non devi farti nemico Ikki, finirebbe molto male.» lo avvertì e Hyoga sentì il sangue gelarsi nelle vene per qualche secondo. Effettivamente non sapeva quasi niente dei loro amici, e presto avrebbe rimediato.
Salutò Shiryu e lo ringraziò, per poi dirigersi verso i corridoi per raggiungere l’uscita.

Notò che la squadra di calcio aveva appena finito l’allenamento e tra pochi minuti Seiya sarebbe uscito dallo spogliatoio, ma decise di non avvertirlo. Voleva stare un po’ di tempo in più con il suo angelo. Vide i lunghi capelli viola di Saori vicino al campo e scosse la testa rassegnato.

Vicino al cancello e accanto alla figura esile di Shun, c’era quell’armadio di suo fratello. Fece un face-palm mentale per esserselo dimenticato. Addio alla conversazione intima e alle nuove scoperte.
Ikki lo salutò con un cenno del capo e insieme si avviarono per i marciapiedi. Chiunque li avrebbe visti avrebbe pensato subito ad un modello e alle sue guardie del corpo, se non fosse stato per le uniformi scolastiche.
Hyoga approfittò di una strada particolarmente stretta per andare furtivamente vicino a Shun e lasciare Ikki indietro.

«Non mi sarei mai aspettato che ti piacesse danzare.» Il biondo rimase stupito, Shun aveva iniziato per primo la conversazione.
«Scusami, era un altro pregiudizio…» si scusò il più giovane, non avendo sentito una risposta. Hyoga scosse la testa.
«Figurati. Mia madre era una ballerina, quindi mi ha insegnato quasi tutto lei. Ma questi muscoli sono anni di fatica in palestra!» scherzò, sfoggiando i suoi muscoli sui bicipidi. Shun rise di gusto all’espressione buffa dell’amico e Ikki restò a fissarli.

«Anch’io li vorrei come i tuoi, o di mio fratello.» disse più a se stesso che al russo.
«Non credo ci staresti bene. Il tuo viso è di una bellezza afrodisiaca e il tuo corpo di finezza meravigliosa, sei perfetto.» le gote di Shun presero immediatamente fuoco, ma prima che Ikki potesse mettersi in mezzo nella conversazione, sentirono un grande tonfo proveniente dall’angolo che avevano svoltato poco prima.
Si girarono tutti insieme e sentirono chiaramente delle voci minacciose, non ci misero molto a capire che erano studenti che stavano picchiando qualcuno.

Corsero nella loro direzione e riconobbero una persona a loro familiare. Seiya era a terra che si copriva la testa, mentre quattro ragazzi vestiti di nero gli tiravano calci e pugni. Uno di loro alzò la testa e Shun riconobbe il suo compagno di classe.

«Jabu, che…» sussurrò piano, ma si fece comunque sentire. I ragazzi si fermarono, permettendo a Seiya di prendere fiato.
«Oh, la principessina è preoccupata per il suo cavallino.» sghignazzò, avvicinandosi pericolosamente. Ikki si mise subito in mezzo e Jabu gli sorrise, anche se era più grande e più grosso non aveva paura di lui. O almeno così doveva far credere.

«Tienilo a bada, altrimenti il prossimo sarai tu.» disse minaccioso, puntandogli un dito contro. Nessuno sapeva a cosa si riferisse.
Jabu disse agli altri di andare via, e si allontanarono lanciando un’ultima occhiata di sfida a quei quattro. Seiya si alzò dolorante e tutti lo andarono ad aiutare.
Aveva il labbro spaccato e un livido ad un occhio, ma per uno abituato alle risse come lui non era quasi niente.
«Ti riportiamo a casa.» disse Ikki, mentre Shun si preoccupava di tirarlo su.
«Gli hanno dato talmente tanti calci che non si regge in piedi, casa mia è la più vicina.» convenne Hyoga, cominciando a fare strada.
 
   
 
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