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Autore: MaikoxMilo    18/06/2020    2 recensioni
Le voci di tenebra azzurra, cheta ma terribile, si stanno allungando sempre di più sul nostro mondo. Sono latrati di sofferenza che, rantolando, vanno sparendo sempre di più, sono singulti di dolore che affogano nel silenzio di una frattura spazio-temporale, sono pianti inermi di bambini che non sono mai nati. Tutto porta ad un unico filo conduttore, tutto è manovrato da un solo, unico, burattinaio che agisce in virtù di uno scopo più alto, imprescindibile. La Dimensione Terra, la dimensione delle possibilità, unica ancora a resistere nel Multiverso algoritmico, sta per venire risucchiata da un'altra estensione, vicina ma lontana, gemella ma distante: il luogo natio del Mago medesimo, Ipsias. L'altra. L'infinitamente ineffabile.
Ciò che è successo lassù, quale correlazione ha con la Dimensione Terra? Potrà la Melodia della Neve, la melodia di tutte le cose, opporvisi?
Nuove esperienze e battaglie attendono i Cavalieri d'Oro del XXI secolo, sempre accompagnati da Marta, Michela, Francesca e Sonia, ormai entrate di diritto tra le schiere dei custodi del tempio.
In un mondo che va eclissandosi... sarà possibile una nuova luce?
Naturalmente si tratta del seguito di Sentimenti che attraversano il tempo, del quale è necessaria la lettura!
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Cancer DeathMask, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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Capitolo 8: Nero Priest

 

 

22 ottobre 2011, mattina

 

Corro con quanto fiato ho in gola sulle scalinate che salgono dal Tempio dei Pesci all’ultima casa dello zodiaco; in mano il foglietto che mi ha lasciato Camus per tranquillizzarmi e che è riuscito solo a farmi preoccupare di più, trasmettendomi così un’ansia crescente.

Ieri sera quando sono tornata alla Casa dell’Acquario mio fratello non c’era, l’ho aspettato fino a tardi, finché, distrutta, non sono crollata in camera mia, addormentandomi fino a stamattina. Neanche questa mattina era presente al suo tempio, ma so per certo che deve essere tornato, poiché sul comodino al fianco del mio letto ho trovato un foglio, scritto di sua mano, che pur nella sua tenerezza di spiegarmi le ragioni che lo muovevano, è stato solo in grado di trasmettermi una paura sviscerale.

Mi mordo il labbro inferiore, ripensando al contenuto del messaggio, il cuore a mille: fratello, sei sempre, sempre, il solito!

 

Cara Marta,

Avrei voluto salutarti per bene prima di partire ma, comprensibilmente, eri già addormentata e non mi sembrava giusto svegliarti per una quisquilia simile. Dopo i fatti accaduti ieri, Shion mi ha spiegato cosa è successo alla quarta casa tra Death Mask e Francesca, tu e Michela avete reagito davvero bene in quella circostanza, non avevo dubbi a riguardo. Mi riempite il cuore di orgoglio ogni giorno di più, lo sapete, ma voglio ripetervelo ancora una volta. Son fiero di voi, di come state diventando sempre più forti, ognuna con il proprio ritmo, tuttavia, laddove è possibile, preferisco tenervi fuori da incombenze troppo difficili.

Shion ha affidato a me e Milo l’incarico di indagare su questa entità che ha gettato il Santuario nel caos. Porterò solo Hyoga con me, non volermene! Sei una guerriera, piccola mia, ma sei ancora ferita e devi riposare, inoltre non sarei tranquillo ad averti con me, passerei il tempo a preoccuparmi per la tua salute, deconcentrandomi sulla missione, ciò non mi permetterebbe di esercitare correttamente il distacco. Perdonami…

Allo stesso modo non preoccuparti per le mie condizioni, sono un Cavaliere d’Oro e poi ho una promessa da mantenere, quella di portarti in Siberia, non l’ho dimenticato, non potrei... andrà tutto bene, vedrai! Tu fai la brava e prenditi cura di te stessa, non strafare come tuo solito e concediti il tempo che ti serve per rimetterti completamente. Tornerò prima di quanto pensi.

Ti voglio bene.

 

tuo

Camus

 

Ti voglio bene...

Frase che raramente mio fratello riesce a pronunciare, più facile esprimerla in forma scritta, ma che, ad ogni modo, non è riuscita affatto nel suo intento di addolcirmi la pillola.

Camus, pensavi davvero che mi sarei tranquillizzata così?!? Pensavi davvero che non mi sarei preoccupata?! Dannazione, ieri pomeriggio Stevin mi ha rivelato chi è l’artefice di questa discordia che è calata tra le 12 Case, se quanto ha detto è vero, ed io non ne dubito, sei il meno indicato per questa missione, a maggior ragione se hai Hyoga con te! Avete troppe cose non dette fra voi, se il nemico vi afferra, non potrete scappare più!

Maledizione! Dove siete andati? Dove siete andati?!?

Raggiungo in corsa l’ultima casa dello zodiaco, precipitandomi a tutta birra verso la sala del Grande Sacerdote. Ho già il respiro corto e i polmoni doloranti quando finalmente giungo dove mi ero prefissata, gettandomi a terra in ginocchio per rifiatare.

“Marta, cosa sta succedendo?!?” esclama Shion, apprensivo nel vedermi così trafelata, Aphrodite e Aldebaran sono a rapporto, probabilmente disquisivano su qualcosa di importante, ma non ho comunque il tempo per darci peso.

“N-Nobile Shion, avete mandato Camus in missione?! Dove… dove… anf… anf...”

“E-ehi, ragazzina, calma i tuoi respiri, sei in iperventilazione e non ti fa bene. Le ferite dell’ultima missione non si sono ancora rimarginate, non strafare!” mi soccorre il gentile Aldebaran, massaggiandomi la schiena per calmare i miei respiri accelerati. Ha ragione. Le tempie mi pulsano e avverto i battiti del mio cuore già così, senza bisogno di tastarmi. Non sono ancora in forma, nondimeno non ho un istante da perdere.

“Sì, ho mandato Camus in missione con Milo, gli ho detto che potevano scegliere degli accompagnatori e lui ha chiesto a Hyoga, c’è qualcosa che non va?”

“Avete… lo avete mandato così, nelle sue condizioni, Nobile Shion?! Camus non sta ancora...”

“...bene, ne sono consapevole, ma tu meglio di chiunque saprai senz’altro che tuo fratello vuole essere trattato esattamente come prima. Lui è un valoroso Cavaliere d’Oro come gli altri, avere incarichi facilitati a causa delle sue precarie condizioni fisiche lo umilierebbe, lo sai bene...”

“Urgh...”

“Non è da solo, Marta, stai tranquilla, ci sono Milo e Hyoga con lui e, beh, anche Sonia, perché la ragazza non ha voluto sentire ragioni, sebbene fossimo contrari al suo intervento. Ha detto che, dopo i fatti della battaglia delle 12 Case di due anni fa, non si sente più sicura a lasciarli andare da soli, a maggior ragione ora che è diventata più forte!” continua solennemente Shion, alzandosi in piedi e guardandomi con intensità.

Sonia deve condividere i miei dubbi e le mie paure, anche io, se avessi saputo prima di questo incarico, avrei costretto mio fratello a portarmi con lui. Non sono tranquilla, per niente, temo per la sua sorte, perché anche se Cavaliere d’Oro è l’oggetto dei piani del Mago, ed è ferito, se poi ci aggiungiamo anche ciò che mi ha riferito Stevin, e che Hyoga è con lui, mi sento ancora più agitata.

“E dove... dove sono andati?” insisto, tesissima, rialzandomi in piedi aiutata da Aldebaran. Non c’è tempo per riposarsi.

“Camus non te l’ha detto?” mi chiede, sinceramente stupito.

Macché, figuriamoci! Conoscendolo, non mi avrà voluto rivelare il luogo per timore che io, testarda e ostinata, corressi il rischio di precipitarmi subito da lui, cosa che effettivamente è nei miei intenti, non lo nascondo. Mio fratello ha dimostrato, ancora una volta, di conoscermi a fondo, ma non basta certo questo per fermarmi, anzi!

“Li ho mandati nelle vicinanze di Delphi. Ieri sera siamo riusciti a scacciare la presenza che ha causato tutti quei dissapori tra noi. Seguendo la scia della sua emanazione, essa si è insediata proprio nelle vicinanze di Delphi, forse bisognosa di recuperare le forze. Non ho quindi esitato ad affidare la missione a Milo e Camus per scongiurare nuovamente il rischio di ripercussioni sugli esseri umani di quel luogo. Sono partiti stamattina prima dell’alba”

“Fino a Delphi?!?” esclamo, più per lo stupore che per averne la conferma.

Quel luogo sacro fin dall’antichità dista quasi 200 Km da qui, come… come diavolo posso raggiungerlo con le mie sole forze?!? Senza velocità luminare, con i soli mezzi pubblici, ci fosse anche qualche collegamento da Atene a Delphi impiegherei ore per arrivarci. E sarà tardi. Merda!

“T-tutto bene, Marta? Perché sei così agitata? Posso capire che temi per la sicurezza di tuo fratello ma so quanto vale, credimi!” mi domanda Shion, addolcendosi ulteriormente, forse nel tentativo di tranquillizzarmi.

“N-non è quello, è che, vedete...”

Sto per rivelargli dell’identità del nemico, ma mi censuro prima, rendendomi conto che non posso in alcun modo farlo. Ieri mi sono recata da Stevin contravvenendo alle regole e al coprifuoco, due inflazioni in un solo colpo, non posso quindi rivelare niente in un momento simile. Conosco una verità che nessun altro sa, ma, probabilmente, essendomi stata raccontata da Stefano, nessuno ci crederebbe comunque, ad eccezione di mio fratello che è già partito. Sono… perfettamente sola!

“Sono pur sempre sua sorella, conosco bene il suo valore, ma ogni volta che parte per una missione ho il terrore di non vedermelo più tornare, o anche solo che rimanga ferito, ed è veramente dura rimanere con le mani in mano!” correggo il tiro, mordendomi le labbra, la mente che frulla alla ricerca di una soluzione al problema maggiore, ovvero come raggiungerli.

Shion si avvicina a me con passo leggero, permettendosi di sorridermi e accarezzarmi la testa con gesto paterno. E’ un po’ davvero come un padre, per me, che sono cresciuta con l’assenza di questa figura, salvo poi scoprire trattarsi di un dio, Efesto, che tuttavia non ha assolutamente nulla di affettivo, nei mie confronti. E vabbè, ci ho fatto il callo.

“Posso ben capirti, Marta e apprezzo le tue premure nei confronti di Camus, lui… è molto fortunato ad averti come sorella, ma credi un po’ più in lui, nelle sue capacità e valore, andrò tutto bene!”

Annuisco distrattamente, mantenendo lo sguardo basso, mentre il Grande Sacerdote si allontana, tornando a rivestire il ruolo di vicario tra i Cavalieri e Atena. Chissà lui come mi vede, appare come un giovane, ma sulle sue spalle poggiano più di due secoli di avvenimenti, non deve essere affatto facile.

Non posso comunque stare qui senza far niente, non posso non raccontargli di ciò che mi ha riferito Stevin. I Pilastri, questa Nero Priest… sono tutte informazioni troppo importanti da celare, ma mi ritrovo nuovamente indietro nell’impossibilità di comunicare; Camus mi è davanti, irraggiungibile, il tempo scorre severo e la paura mi attanaglia, accelerandomi il respiro.

Perché non mi permetti di rimanere al tuo fianco, fratellino? Io… se solo potessi, ti seguirei ovunque, persino in capo al mondo, voglio camminare insieme a te, non dietro!

La mia mente lavora sempre più febbrilmente alla ricerca di una soluzione. Una forma si sta piano piano creando nel mio cervello, è sempre più nitida. Potrebbe davvero essere l’unica speranza per raggiungere Delphi in tempo, poiché lui solo, tra quelli che conosco e di cui mi fido, è fuori dalle leggi del Santuario e dotato di una potenza sovrumana, del tutto pari a quella dei Cavalieri d’Oro. Sì, lui… non ho altri che lui, in questa situazione!

“Marta, per quanto concerne il tuo amico Stefano, invece...”

Sobbalzo pesantemente a quel nome, fulminata dallo sguardo severo di Shion che ora mi scruta con cipiglio diretto, quasi volesse carpire i miei segreti. Per un attimo la mia convinzione di non essere stata vista a Capo Sunio vacilla, facendomi indietreggiare istintivamente.

“Sto valutando le impressioni di ogni singolo Cavaliere d’Oro, ecco il motivo della presenza qui di Aphrodite e Aldebaran – afferma, facendomi sciogliere le articolazioni e prendere un respiro di sollievo – Presto avrai il mio verdetto!”

Annuisco cupa, non aggiungendo comunque altro. Non ho il tempo ora per occuparmi anche di questo, lo farò subito al mio ritorno, ma non è questo il momento, ora mi recherò a Delphi, costi quel che costi!

Chino la testa in segno di rispetto, stringendo comunque le dita delle mani, poi, adducendo come scusa la necessità di andarmi ad allenare sotto le indicazioni della lettera di mio fratello, mi accomiato, un solo obiettivo in testa e la mente concentrata verso un’unica direzione.

 

 

* * *

 

 

Ovviamente non mi dirigo verso l’arena di combattimento, ma da tutt’altra parte, cioè nel bosco limitrofo al Santuario, dove so per certo che la persona da me cercata si è rifugiata dopo la battaglia sull’Olimpo contro il falso Crono. Conscia di star infrangendo una nuova regola ancora più importante delle precedenti, conscia che le conseguenze saranno ancora più gravi di aver disubbidito le altre due volte (del resto, sto andando a credere aiuto ad un nemico giurato di Atena!), cammino decisa sul sentiero, il passo incalzante e lo sguardo determinato. Giunta nella parte più profonda del bosco, mi guardo nervosamente intorno, sul chi vive, apprestandomi a chiamarlo.

“Rhadamantys della Viverna! Rhadaaaaaaa, se ci sei batti un colpo! Ho… ho bisogno di un nuovo piacere, ti… ti supplico!” grido ad alta voce, conscia di essere abbastanza distante per non farmi udire dalla gente del Santuario.

Sulle prime non si muove niente, tanto da spingermi ad andare ancora più in profondità, ma poi finalmente una figura ammantata di nero esce dalla boscaglia, appropinquandosi alla mia posizione.

“Bene, bene… chi abbiamo qui?!”

Gli regalo un largo sorriso, speranzosa, che però mi muore in gola quando mi accorgo che la persona qui giunta non è chi andavo cercando. Brava, Marta, proprio un errore potenzialmente fatale hai commesso, ci mancava anche questo!

Indietreggio ampiamente, andando ad appoggiarmi contro il tronco di una roverella, in trappola. Le gambe mi tremano ma non abbasso il capo, limitandomi a squadrarlo con odio. Tra tutti e tre proprio il più sadico doveva essere nelle vicinanze, menomale che non gioco ai dadi!

Minos del Grifone infatti, uno dei tre Giudici degli Inferi, mi osserva divertito, un largo sorriso poco rassicurante nella mia direzione.

“Preda grossa, oggi! Lascia che io faccia di te la mia marionetta, è da tanto che non riesco a divertirmi genuinamente! Con gli animali non è la stessa cosa che con le persone!” esclama, tutto contento, alzando un braccio dal quale, grazie ai pochi raggi del sole che filtrano dalle fronde, si possono distinguere dei fili lunghi e sottilissimi, con i quali, penso, mi voglia legare.

“Tu invece te ne stai lì, prima che io decida di renderti un cubetto di ghiaccio! Ho fretta, mi ci manchi tu a farmi perdere tempo, sciò!” gli dico, temeraria, cominciando a diffondere tutt’intorno il mio potere congelante.

“Oh, pure una piccola eroina qui, audace, brava e bella, ma… pur sempre fragile, anche se mi osservi con quell’espressione temeraria! - commenta il malefico, allargando ancora di più il suo sorriso già sinistro – Mi ricordi molto Albafica dei Pesci, prima che lo piegassi al mio volere, può darsi che… siate dello stesso segno?! L’istinto che provo per voi è il medesimo, ovvero quello di rompervi e farvi sanguinare il vostro bel faccino tutto fervente!” mi spiega, poco prima di alzare le braccia con un movimento repentino per circondarmi con i fili, ma io reagisco prontamente, facendo esplodere il mio cosmo e congelandoglieli seduta stante, balzando di lato per evitare che anche uno solo di loro mi tocchi. Sorrido furba, con un’espressione di trionfo stampata in faccia, mentre la sua è genuinamente sorpresa. In verità so che il Giudice non ha che usato 1/10 del suo reale potere, che anche se ne usasse solo la metà, forse meno, mi spezzerebbe come un fuscello, ma continuo con la mia recita.

“Tu hai ucciso Albafica dei Pesci nella precedente Guerra Sacra, vero?! Ecco perché mi stai sui cosiddetti già a pelle! - affermo, risoluta, prima di proseguire – Hai indovinato, sono dei Pesci, meglio per te razzolare al largo, finché sei in tempo, e lasciarmi andare per la mia strada, non sai come posso diventare quando qualcuno ostruisce il mio cammino!” gli lancio un nuovo monito, rimanendo in posizione di attacco. Quello, per tutta risposta, prende a sghignazzare, ricostruendo istantaneamente i fili, ora di nuovo integri. Come immaginavo la forza di uno dei Giudici è pari ad un Cavaliere d’Oro, dico a lui di andare a razzolare altrove, ma quella che si trova nei pasticci sono io.

Nel frattempo il sadico continua a ridere sguaiatamente, infiammato dalle mie parole. Sto peggiorando la mia situazione, nient’altro, e Rhadamantys non si vede, eppure l’ho trovato sempre qui quando avevo bisogno di lui, abbastanza lontano dai Cavalieri d’Oro, ma abbastanza vicino per tenere d’occhio la situazione del Grande Tempio.

“E sia, ragazzina, mi hai convinto a usare 1/4 della mia forza per vedere se anche malmenata, sanguinante, con le ossa rotte, sei in grado di mantenere quell’espressione risoluta e apparentemente fiera, semplicemente meravigliosa! Preparati, ora...”

“Minos, basta giocare con le formiche, non cambierai proprio mai, tu!” lo rimbecca una nuova voce, uscendo dalle fratte. Un brivido mi scorre lungo la schiena nel riconoscerlo, portando la mia espressione a spegnersi seduta stante, solo un residuo ne rimane, la forza necessaria per non cedere di un passo.

“Aiakos! Sempre nei momenti meno idonei!” borbotta Minos, facendo sparire i suoi fili appena visibili.

Due al prezzo di uno quando io avevo bisogno solo di Rhadamantys, di cui mi fido, questi quasi me li ero dimenticati, prima di trovarmeli qui, ma effettivamente avrei dovuto immaginarlo che anche loro si sarebbero trasferiti qui per evitare il “puzzo dei Dorati”.

“La ragazzina è sorella di un Cavaliere d’Oro… non credi ci siano modi più ottimali per sfruttarla, invece che ridurla ad una marionetta?!?”

“Pensi che non lo sappia, Aiakos? Usa il potere congelante come il Cigno, conosco bene quelle tecniche, per questo volevo...”

“Tu hai il difetto di pensare troppo poco… è sorella dell’Acquario, no?! Questo la rende un obiettivo principale nei nostri ipotetici piani come soldati del Sommo Hades quando questa situazione si sarà risolta!”

“Cosa intendi?!”

“Che potremmo rapirla e chiedere un grosso riscatto…”

“Un riscatto, certo! Se la devozione dei Cavalieri d’Oro è pari alla nostra, non servirà a niente! Sceglieranno sempre Atena e...”

“Non Camus...”

“Ah, no?”

“No… Vedi, non credo che Atena sia al primo posto nel suo cuore e, come lui, forse anche altri...”

“Aiakos… io vedo solo che il nostro obiettivo si sta defilando...”

“COSA?!”

Sfruttando l’acceso dibattito tra i due, infatti, ho colto al balzo l’occasione per scappare via, ancora in testa il pensiero di recuperare Rhadamantys e chiedergli l’ennesimo favore. Purtroppo però i due Giudici degli Inferi sono assai più veloci di me, fatti alcuni metri, mi raggiungono e si frappongono fra me e la strada, facendomi così cadere a terra.

Non ho il tempo di rialzarmi che Aiakos mi afferra per il collo, trattenendomi lì, annaspo, in cerca di ossigeno. Non stringe troppo da uccidermi, ma abbastanza per impedirmi qualsiasi altra azione. Tossisco ripetutamente.

“E tu cosa ne dici, microba? Tuo fratello lo pagherebbe un riscatto per salvarti? Ci consegnerebbe la testa di Atena, se lo minacciassimo di uccidere te, il suo bene più prezioso?!”

“Voi… voi siete pazzi! Camus è devoto ad Atena, per quanto mettiate in pericolo me non farebbe mai una cosa simile, senza contare che io non vi permetterei di usarmi a vostro piacimento! Il vostro piano è destinato ad andare in fumo, non avrete mai né Camus, né Atena!” ribatto, decisa, cercando di divincolarmi, anche se così premuta per terra, vinta dalla mole del Giudice e dalla sua armatura che brilla di luce nera, non posso fare alcunché.

“Dici? Io sono piuttosto sicuro che invece cederebbe, del resto quel coglione si è fatto uccidere dal suo allievo solo per farlo progredire e insegnargli come raggiungere lo Zero Assoluto, non..”

“Ehi, figlio della merda, stai parlando di mio fratello, portargli rispetto!!!”

“Quale leonessa, quando si tratta di...” mi sbeffeggia, ghignando, ma il calcio che riesco infine a mollargli tra i genitali, rimasti sguarniti, riesci infine a troncargli il respiro e a farlo cadere da un lato, gli occhi per un istante sgranati. Mi rimetto velocemente in piedi con l’intenzione di svicolare via, ma non ho il tempo di agire che vengo avvolta dai fili del burattinaio.

“Non così in fretta!”

Comincio a perdere la pazienza, davvero.

“ORA BASTA!!! Mi state facendo solo perdere tempo, mi avete stufato!” urlo, fuori di me, facendo esplodere una parte del mio cosmo. Subito una ventata di gelo improvvisa li scaglia qualche metro più in là, facendoli finire a terra, mentre io, tornando a respirare con regolarità dopo lo sforzo, mi rimetto in piedi, temeraria.

“Se avete finito di cianciare, cedete il passo, ora, subito, perché il tempo e prezioso e lo sto sprecando con voi!” esclamo, furente, mentre loro, senza neanche un graffio, si rialzano, anche se Aiakos pare ancora un po’ dolorante. Fanno per aprire bocca, ma una terza figura fuoriesce dall’ombra, facendomi illuminare gli occhi per la felicità.

“Fate quanto dice, può bastare!”

“Rhada!!!” lo chiamo, precipitandomi verso di lui e abbracciandolo di slancio. Comportamento certo non da me, o meglio non dalla Marta di qualche mese fa, ma c’è qualcosa di più forte, qualcosa che percepisco tra me e lui, anche se non lo so bene codificare. So solo che mi fido.

Rhadamantys non ricambia il gesto, rimane lì, burbero, le sopracciglia dorate arricciate all’insù (ha seguito il mio consiglio di curarsele, era l’ora!), lo sguardo felino in attesa di spiegazioni. E’ l’unico dei tre a non indossare l’armatura, preferendo un vestiario da boscaiolo con tanto di motosega e di legna sotto braccio. Che si sia davvero trasferito all’interno del bosco e conduca vita riservata?! E gli altri due dove cappero vivono?! Beh, non è comunque il momento di scoprirlo.

“Ti basta così, Rhadamantys?”

“Sì, ottimo, è la prova che stavo cercando!”

“Bene, allora la prossima volta intervieni prima che la mocciosa decida di attentare ai miei gioiellini...”

Inaspettatamente Rhadamantys sorride, quasi divertito.

“Aiakos, non è un problema mio se ti fai sorprendere da un mero colpo basso!”

Non capisco molto di quello che dicono, ma non importa, che gli altri due Generali non stessero facendo sul serio era lampante fin da subito, solo potevano evitare di farmi perdere tempo in un momento simile in cui il tempo stringe.

“Seraphina, quale è dunque il motivo della tua venuta qui?” mi interroga Rhadamantys, tornando a concentrarsi su di me.

Gli spiego in fretta e furia quanto è accaduto, cosa ho scoperto, i pericoli che corrono mio fratello e Hyoga e via dicendo. Non mi curo di sembrare agitata, o debole, o folle, mi sono recata qui perché, malgrado tutto, mi fido ciecamente di lui, anche se i ricordi del Limbo non li ho ancora recuperati.

“E’ solo per questo che sei qui e chiedi aiuto a me? Ti ricordo che siamo di due schieramenti diversi!” mi incalza appena ho finito di parlargli, superandomi e andando oltre per posare la legna per terra.

“Non mi importa degli schieramenti! Non posso rivolgermi a nessuno d’altro di cui mi fidi, ti prego, almeno valuta la mia richiesta, prima di cassarmela totalmente!” lo supplico, tesa, mentre avverto i commenti degli altri due Giudici.

“Assurdo, contravviene alle regole della sua cerchia e rischia di finire ammazzata da noi per il fratello, neanche per Atena!”

“Minos, non mi frega niente di Atena, scusa la schiettezza! Non sono propriamente una sua devota!”

“Stolta! E perché sei con i Cavalieri d’Oro, allora?!”

“Perché sono miei amici e non permetterò che soffrano ulteriormente! Ne hanno già passate troppe! Diventerò forte per le persone che amo, solo questo mi preme!” ribatto decisa, lo sguardo infuocato.

A quel punto prende la parola Aiakos, frapponendosi nel mezzo di noi astanti, la Viverna non ha ancora espresso la sua risposta.

“Rhadamantys, la decisione va a te, siamo anime vaganti finché non risorgerà il Sommo Hades, a te quindi decidere come passare il tempo fino ad allora, però… - prosegue, tornando a concentrarsi su di me con il suo sguardo rapace – Sei discretamente avventata, signorina, credo tu non ti accorga della tua posizione e della gravità di ciò che stai rischiando!”

Lo fisso, perplessa, in attesa che prosegua, perché so che lo farà.

“Sei sorella di un Cavaliere d’Oro, te ne rendi conto?!”

“Me ne rendo conto, ma cosa mai...”

“I nemici, qualunque nemico della vostra beneamata Atena, non solo noi, non aspettano altro che sorelle sconsiderate come te si avventurino impunemente fuori dai confini del Santuario per avere così una chiave per accedervi e sferrare un colpo mortale!”

“Non vedo cosa...”

“Perché, secondo te, i Cavalieri d’Oro, o anche noi Giudici, siamo orfani o, più banalmente, non possiamo costruirci una famiglia, nonché impiantare rapporti solidi?!” mi pressa lui, una strana scintilla negli occhi, come se si sentisse, in qualche modo coinvolto.

“Perché così non avete ingerenze nel rapporto con la divinità che seguite e potete concentrarvi sulla battaglia senza distrazioni!” tento, stringendo i pugni. La trovo una cosa rivoltante e inumana, per come sono fatta io, ma ricordo bene Dègel, la sua decisione di seguire Atena e i suoi doveri come suo adepto. Non possono permettersi di amare perché così la dea non sarebbe più al primo posto nel loro cuore, assurdo!

“Non è solo questo...” accenna Minos, prima di lasciare la parola nuovamente ad Aiakos.

“Sia i Cavalieri d’Oro che i Giudici sono predestinati fin dalla nascita a diventare tali, spesso, questa predestinazione… - si prende una breve pausa, prima di proseguire e far saettare il suo sguardo su di me, imprimendomelo con durezza - … si traduce in una maledizione, portando alla morte i propri famigliari più stretti nel giro di cinque o dieci anni, a volte anche meno!”

“C-COSA?!?” un singulto sfugge dalla mia bocca, mentre il respiro si tronca, mutilo.

“Fatti un giro al Grande Tempio, quando puoi, e chiedi quanti dei tuoi amati Cavalieri hanno conosciuto i propri genitori e, magari, ce li hanno ancora… - interviene Minos, sempre con quel ghigno sinistro – Sono sicuro che i numeri siano davvero risicati...” dice, scoppiando poi a ridere.

“Ma… ma non può essere, io mia madre ce l’ho ancora, e voi mi state dicendo che...”

“Che al momento tua madre è l’unica umana ad aver partorito un Cavaliere d’Oro e una semidea dotata comunque di ampi poteri, ad essere ancora viva… per ora...”

Sobbalzo, colpita da quella rivelazione più di quanto abbiano fatto gli attacchi precedenti. Istintivamente tremo, sinceramente scossa, ancora più spaventata di prima. Nello stesso momento una luce nera, abbagliante, ci investe; quando si dirada, Rhadamantys indossa la sua armatura e si è posto nel mezzo, davanti a me.

“Basta con le favolette, Aiakos! Lei ancora non sa niente di queste cose, gli stessi Cavalieri d’Oro non so quanto conoscano di quella verità, il Santuario è omertoso... finitela qui, anche perché abbiamo una missione da svolgere!”

“Ohoho! Allora ti piace fare la balia, Rhadamantys! Hai preso sotto la tua ala protettiva questa ragazza, sei ancora suscettibile al gentil sesso, ed io che pensavo che fosse solo Pandora!” lo prende in giro Minos, divertito.

“E’ meglio per te se taci, o al mio ritorno ti polverizzerò seduta stante, e sai che lo posso fare!”

“O-ok, calmati, siamo dalla stessa parte!” mette le mani avanti Minos, vedendolo iracondo.

Tuttavia Aiakos si sente di aggiungere ancora una cosa, prima di farci partire.

“Penso tu abbia capito, ragazza… voi sorelle di Cavalieri d’Oro, siete gente rara, non solo perché distraete i vostri fratelli dal loro sacro compito, ma perché potete essere usate anche come arma autodistruttiva! I vostri reali poteri e capacità sono ben difficili da controllare da voi stesse, ma possono essere manovrati a piacimento. Nelle mani sbagliate, nel tuo caso, possono disintegrare il tempo sin dalle fondamenta! Pensa a questo prima di avventurarti come se niente fosse in un bosco o in qualunque altra zona distante dalla legislatura del Santuario!”

“Dubito… che tu ti stia preoccupando per me, perché quindi mi dici questo?!” lo osservo, con freddezza.

“Di te, come persona, non me ne frega niente, in effetti, ma tu sei l’unica arma che abbiamo contro quel prestigiatore di bassa lega. Se questa dimensione cadrà, il Sommo Hades non avrà più nulla da conquistare, tutto tornerà ad un’era antecedente al Principio Primo e il Tutto sarà indistinguibile dal resto. Noi questo non lo vogliamo, per cui… - lo vedo darmi le spalle, seguito dal suo compagno, sparendo lentamente nell’ombra – Sii un minimo più accorta!”

 

 

* * *

 

 

La predestinazione… che si rivela una maledizione...

Per quanto mi sforzi di non pensarci, la mia mente mi riporta a quelle parole pronunciate dal Giudice degli Inferi. Un sussulto mi preme sul cuore, quando, facendo mente locale sui miei amici Cavalieri d’Oro, mi rendo sempre più conto che è davvero così. La maggior di loro è orfana, non ha mai visto i propri genitori, se escludiamo Aiolia e Aiolos, che sono fratelli, e quindi Sonia, che ha conosciuto sua madre che però è stata uccisa quando lei aveva appena 10 anni. Tolti loro, Camus ed io siamo gli unici a possedere una famiglia, ma, secondo le parole di Aiakos, per quanto?! Nostra madre è l’unica superstite di tutte le dodici le famiglie originali, non mi ero mai soffermata a pensarci così profondamente. E non è di certo la sola cosa. Che la maledizione si ripercuota anche sui Cavalieri di casta inferiore? Del resto, non conosco bene i Silver e i Bronze superstiti della rivolta di Saga, ma so per certo che Hyoga ha perso la madre in un incidente navale quando aveva circa 6 anni. Tutti questi elementi non fanno che confermare la teoria che mi hanno appena propinato. Sono… tremendamente in ansia, adesso!

“E’ raro che tu mantenga così tanto il silenzio con me!” commenta Rhadamantys in apparente tono neutro, attirando la mia attenzione.

“Con te… come se avessimo avuto chissà quante occasioni per parlare!” sbuffò, fingendomi offesa, sistemandomi meglio sulle sue spalle e aumentando la presa sul suo collo. Siamo ad una discreta altezza e stiamo volando verso Delphi, un incontro ravvicinato con il suolo è l’ultimo dei miei desideri, senza contare che, se per qualche ragione dovessi cadere, non sono così certa che lui mi prenderebbe immediatamente, anzi starebbe forse lì a gongolare, afferrandomi poi all’ultimo, per cui meglio evitare.

“Ti posso assicurare che quando eri Seraphina parlavi, forse anche troppo!”

Liquido la faccenda con un mormorio sommesso, cominciando invece a guardarmi intorno. Siamo ad una altezza considerevole e procediamo a zig-zag, di nuvola in nuvola, in modo da passare inosservati sia da coloro che sono al suolo sia dagli aerei di linea. Effettivamente a questa distanza non siamo nulla di più che un rapace in movimento, la cosa non mi dispiace. Il tempo non è bellissimo, verte sull’uggioso senza però precipitazioni, ciò ci nasconde maggiormente da occhi indiscreti. A terra non sembrava così freddo, però ora ho le dita intirizzite, deve esserci dell’aria fredda in quota, del resto siamo quasi alla fine di ottobre!

“Sai com’è… il tuo amico ha praticamente dichiarato che tutti i famigliari dei Cavalieri moriranno, prima o poi, in qualche maniera atroce, ha parlato di maledizione, non certo un’ottima notizia!” commento, acida, rabbrividendo.

“Non dare troppo peso a ciò che dice Aiakos… è di sicuro in parte vero, ma vostra madre è ancora viva dopo quasi 23 anni dalla nascita del primo figlio, se avesse dovuto morire per questo lo avrebbe già fatto!”

“Ooof, come sei premuroso, grazie! Ti manca giusto un po’ di tatto ma apprezzo il tentativo!” lo prendo in giro, socchiudendo gli occhi.

“Aiakos si riferisce soprattutto alle relazioni amorose al di fuori di quelle familiari, del resto… non si sceglie di essere fratelli o sorelle, succede, ma è caldamente consigliato non avere relazioni al di fuori di queste, lui ne sa qualcosa… infatti crede in un unico legame indissolubile: il dominio!”

“Oh, ma che bel gruppetto di bravi ragazzi che siete!” continuo a prenderlo allegramente in giro. In verità non mi potrei permettere di avere una confidenza tale, ma con lui mi viene più che naturale.

“Idiota! Pensi che non sappia di cosa stia parlando? Pensi che solo i Cavalieri d’Oro possano parlare di buoni sentimenti?! Eravamo umani anche noi!”

“Mi preoccupa il passato che hai utilizzato, in effetti...” dico, rilassandomi impercettibilmente. Rhadamantys non ribatte nulla, ma accelera non poco il suo volo, facendomi sferzare da una gelida folata di vento che mi spettina tutti i capelli.

Non ho la più pallida idea di dove siamo, non conosco bene la Grecia, anche se ho sempre desiderato visitarla da cima a fondo. So a grandi linee dove sia ubicata Delphi, ma non posso che fidarmi ciecamente del Giudice degli Inferi e della sua capacità di farmi da guida, come già, pare, abbia fatto nel Limbo, che io continuo a non rammentare.

“E’ perché non lo rammenti, o perché non vuoi rammentarlo?” mi chiede di punto in bianco Rhadamantys, sbigottendomi.

“E-eh?!”

“Niente, lascia stare… mi chiedevo solo come mai non avessi ancora ricordato nulla della nostra avventura nel Limbo, ma immagino che tu non ne possa niente… - si affretta a chiudere il discorso, in tono un poco incerto – Piuttosto, dove devo andare?”

“A Delphi!”

“Delphi è il nome dell’oracolo e di un paese lì vicino, ma intorno alla zona sacra ci sono numerosi altre località. Se ci sono stati dei disordini nei dintorni, dubito che Shion abbia mandato tuo fratello e gli altri dall’Oracolo, che, detta schiettamente, sono cinque pietre in croce e un paio di colonne, sono più portato a pensare che si trovino in uno dei paesi limitrofi. Quale?”

Discosto lo sguardo, imbarazzata. Mi sono fatta prendere dalla foga e non ho pensato che rintracciarli avrebbe potuto essere più difficile del previsto. Rhadamantys ha ragione, non ho gli elementi per capire dove andarli a recuperare e soprattutto non conosco neanche bene la zona. Ho agito impulsivamente, non assolutamente da me, come sempre quando si tratta di Camus.

“Fammi indovinare… non lo sai!”

Produco un altro mormorio, negando con la testa e arrossendo di netto.

“Fantastico, ed io che mi faccio pure coinvolgere… - commenta lui, sospirando, non posso vederlo in faccia ma sarà sicuramente infastidito – Non puoi attivare il tuo radar cerca-Camus allo scopo di rintracciarlo?”

“Se espando il cosmo per rintracciare il suo, quello mi sgama, sente che sono in avvicinamento, si precipita qui e ci fa il c...”

“Va bene, va bene, ho capito! Ma non posso girare intorno come un elicottero per ore e ore solo perché tu non hai la più pallida idea di dove andare a sbattere la testa! - si lamenta lui, irritato, poco prima di calmarsi – Vedi, quella là sotto è Delphi, l’oracolo, come ti dicevo, sono pietre e colonne, nulla di speciale!”

Mi affaccio, incuriosita. Oltre ai puntini neri che vedo da questa altezza, probabilmente turisti, distinguo bene tre colonne greche che un tempo costituivano probabilmente un insieme molto più grosso, e delle pietre poste circolarmente, il tutto abbracciato dai monti del Parnaso. Ne rimango carpita, anche se la descrizione di Rhadamantys è, diciamo, molto attinente alla realtà, bisogna usare un bel po’ di fantasia per immaginarsi i fasti di un tempo.

“Non possiamo comunque atterrare lì, ci sono troppi turisti!” dico, cercando una soluzione.

“E quindi cosa pensi di fare?”

“Aspetta un attimo!” lo fermo, cercando di fare mente locale. Come ha detto Rhadamantys, è ben difficile che sia accaduto qualcosa qui, dall’oracolo, perché è una meta turistica e non ci vive più nessuno. Molto probabilmente è successo qualcosa in uno dei paesi qui vicino, ma quale? Delphi… c’è anche un agglomerato urbano moderno che si chiama così, ma se questa Nero Priest, che ha fatto tafferuglio al Tempio è scappata nei dintorni, non può certo essersi rifugiata ‘nell’ombelico del mondo’, ma in una zona più isolata sufficientemente grande per poter utilizzare nuovamente il suo potere sugli esseri umani.

“Rhadamantys… sai, per caso, se oltre alla moderna Delphi, ci sono altri paesi, nei dintorni, degni di menzione ma non conosciutissimi e… ah, abbastanza grandi, perché sarebbe stupido usare il potere della discordia in un paesino anonimo, non dopo essere già stata colta in flagranza!”

“Questa brillante deduzione da dove ti arriva?”

“Dal fatto che secondo me Lei vuole farsi trovare, altrimenti perché, dopo essere scappata dal Santuario ha proseguito nei suoi intenti, spingendo così Shion a mandare due Cavalieri d’Oro? No, lei voleva che le cose andassero così, ne sono più che certa! Ha un obiettivo, anche se non so quale. Sa di avere buon gioco, con i cuori umani, per questo non si nasconde più...”

“Mi fiderò quindi del tuo intuito, Seraphina… poco lontano da qui, sulle pendici di quel monte, come puoi vedere tu stessa, si erge il villaggio di Arachova, che ha più di 4000 abitanti. Se ciò che pensi corrisponde alla verità, quello è un luogo ideale per annidarsi!” mi dice, alzandosi di quota per farmi vedere meglio.

“Arachova… - ripeto, affinando la vista – Intendi quel paese con le case bianche e i tetti rossi? Da qui sembra piuttosto grande, così arroccato alle pendici del monte. Mi ricorda vagamente Cerviasca...”

“Proprio quello. Procedo?”

“Procedi! Male che vada, se non dovesse esserci nulla di strano, ci recheremo a Delphi città!” gli dico, sicura di me.

Senza esitare più, ci rechiamo in volo proprio verso il paese oblungo che profuma di antico, compiendo il giro del monte per dare meno nell’occhio. Atterriamo elegantemente in un vincolo tra due case. Scendo quindi dalle sue spalle, stiracchiandomi prima le braccia, poi le gambe e infine gli altri muscoli. Non si può dire sia stato comodo, il viaggio, ma siamo arrivati, mi guardo intorno, i sensi già in allerta.

Di primo acchito, le stradine sembrano abbastanza strette in questo paese, ma ci passano comunque le macchine quindi meglio essere prudenti. Dopo una breve occhiata nei dintorni, esco finalmente fuori dal vicolo ombroso, gettandomi quasi in mezzo alla strada, e infatti poco ci manca che una macchina non mi centri in pieno, se non avesse inchiodato seduta stante. Suono prolungato di clacson, cuore in gola.

“Che cosa fai, maledetta ragazzina?! Hai manie suicide?!? La macchina è nuova, mi ci manca di lordarla con il tuo sangue!!!” mi urla l’autista in italiano, con il pugno alzato e l’espressione inviperita in faccia. Le priorità, quelle belle, sticazzi se uccidiamo qualcuno, investendolo, l’importante è la macchina… Sospiro, accorgendomi che questi raffronti con gli esseri umani comuni non mi mancavano proprio per niente!

“Sc-scusi...” dico solo, consapevole comunque di essere in difetto, ma meravigliandomi comunque del tono usato dal tipo. Che poi, su queste strade così strette neanche ci si potrebbe correre con il proprio mezzo motorizzato, a dirla tutta

“Sei ancora lì in mezzo ai piedi, ma ti leviiii???” prosegue a sbraitare lui, continuando a tener premuto il clacson e attirando così lo sguardo di odio di altre persone nei dintorni. Mi sposto per farlo passare, sperando che la smetta, ma il genio esce dalla macchina e si avvicina minaccioso a me, totalmente fuori di sé. Altro sospiro tra me e me, preferirei non finire coinvolta in uno scontro già appena atterrata in questo posto, cosa che rischia invece di avverarsi, perché il signore sembra intenzionato a farmela pagare. Ancora pochi passi e dovrò reagire, ma fortunatamente una secchiata d’acqua lo raggiunge in pieno, inzuppandolo, e bagnando conseguentemente, con uno schizzo, i miei pantaloni.

L’autista, esterrefatto di aver subito un nuovo affronto, mi fissa per un attimo allibito, poco prima di alzare lo sguardo alle esclamazioni di colui che gli ha gettato l’acqua.

“Ha finito di fare questo casino in questo paese?!? O vuole un’altra doccia di qualcos’altro ora e subito?!” grida un vecchio in greco, dall’alto della sua postazione, con il catino ancora in mano.

“Siete dei maledetti ratti di fogna, voi!!! Le fa piacere ciarlare da lì, eh, al sicuro nelle sue quattro mura! Dovreste ringraziare noi turisti se questa città non è già morta e sepolta! Scenda qui, se ne ha coraggio, vigliacco, mi affronti da uomo a uomo!”

“Ma torni al suo paese e ci liberi della sua stupidità!!!”

E avanti così, mentre allo screzio tra i due si aggiunge altra gente, alcuni curiosi, altri invece desiderosi di partecipare alla baruffa. Faccio qualche passo indietro, voltandomi, certa di trovarmi Rhadamantys.

“Sai che ti dico? Secondo me il posto è giusto, non può essere altro che… uh?”

Ma Rhadamantys non c’è, volatilizzato nel nulla. Per un attimo, senza la sua presenza, mi sento una bimba sperduta. Continuo a cercarlo con lo sguardo, mentre intorno a me qualcuno arriva ad usare le mani, ma non me ne curo. Vuoi vedere che quello là mi ha portato qui e poi se ne è tranquillamente andato come se nulla fosse?! Inconcepibile! Davvero inconcepibile! Anche se… in fondo, non mi doveva nulla.

Qua sopra

Avverto una voce risuonarmi in testa, ma anche alzando lo sguardo come richiesto non vedo niente, se non… focalizzo un movimento scuro su un tetto, identificandolo poi in un… corvo?

Lo fisso scettica, squadrandolo dalla punta delle penne della testa a quelle della coda, eleganti e di un nero fulgente.

“R-Rhada?” tento, incredula.

Certo, sciocca, proprio io, cra!

Cra… mi ha appena fatto “cra”, Rhadamantys mi ha verseggiato un cra… lui, uno dei tre Generali degli Inferi. O-ohibò. Ora le ho viste proprio tutte!

Improvvisamente spicca un breve volo per poi appoggiarsi alla mia spalla, il gesto mi sconvolge ancora di più, facendomi incespicare miei stessi piedi.

Dovremmo andarcene da qui il più velocemente possibile! Portami appresso, sono stanco di volare!

“Il signorino è stanco di volare!” lo scimmiotto, ricominciando ad articolare le frasi dopo l’iniziale shock.

Ti ho portato fin qua, voglio ben vedere, cra!

Non avendo altre alternative, mi allontano ben presto dalla zona rossa, incamminandomi verso una stradina in discesa ricca di botteghe e locande. Scendiamo per un bel po’, raggiungendo il centro del paese e così una strada asfaltata più ampia da dove spicca, su una roccia, una specie di torre dell’orologio che subito attira la mia attenzione per come è stata costruita. Non c’è nessuno nei dintorni, quindi colgo l’occasione, mentre cammino, per parlare con Rhadamantys nelle sue nuove, ehm, sembianze…

“Cioè, quindi… puoi trasformarti anche in un animale...”

Fa parte delle mie abilità, sì, mi consente di dare meno nell’occhio!

“Da Viverna a corvo… che ampio salto di qualità!” lo prendo in giro, divertita. Sto andando in giro con un corvo sulla spalla, neanche fosse il mio animaletto domestico, la gente comune passeggia con i cani, o i gatti al massimo, ed io ho un corvo dai particolari occhi dorati. Sorrido inevitabilmente, sentendomi veramente figa per la prima volta in vita mia.

I corvi sono molto intelligenti, più di moltissimi stupidi umani! La mia casata, quando ero ancora un uomo, li ha sempre venerati, al punto di farne un vero e proprio diadema

Sento la sua voce nella mia testa, mentre lo vedo dispiegare le ali e aprire parzialmente la bocc… cioè il becco.

“Ti do ragione, alcuni esseri umani sono proprio idioti, quello che a momenti mi investiva ne è un classico esempio. Supponente, tronfio, è talmente abbagliato da sé stesso da non rendersi conto di essere un nulla privo di qualsiasi altra importanza! Se la gente si soffermasse di più a pensare che oggi ci siamo e domani potremmo non esserci, non sarebbero così, questo è certo!” mi lascio sfuggire un pensiero a caldo, ancora un poco infastidita.

Rimango in silenzio per un po’, persa nelle mie cogitazioni, prima di deviare l’argomento su altro.

“Solo tu hai questa abilità o altri possono trasformarsi in uccelli?”

Dei Tre Giudici solo io, mi deriva dall’esperienza nel Limbo con te, ma cosa mai ti potrebbe import…

Istantaneamente lo prendo in mano, guardandolo da capo a zampe con espressioni trasognata.

“Adoro gli animali, specialmente gli uccelli, ti rendi conto che sto parlando con uno di loro?! Aaaaaah, da piccola, se lo avessi detto a Stevin, che solo io avevo un tale onore, sarebbe stato colto dall’invidia! Pensi che altri possano fare una cosa del genere?! Per quanto puoi tenere questa forma? Potremo comunicare sempre??? Cosa...”

E-ehi, ragazzina, frena la lingua e molla la presa, sei qui per una missione, o lo hai scordato?!

Mi prova a fermare lui, sbattendo con forza le ali nel tentativo di recuperare un po’ di fiato, probabilmente avrò stretto troppo la presa su di lui e, in fondo, in questa forma, è fortemente svantaggiato.

“No, affatto! Infatti so esattamente come procedere! - ribatto, tutta tronfia, dandomi un po’ di arie, prima di risistemarmelo sulla spalla – Lo vedi quel negozio là? Ecco, ci vado a prendere un souvenir proprio ora!”

U-un souvenir?! Ma ti sembra il momento di perdere tempo in simili quisquilie quando sei alla ricerca di tuo fratello?!

Ma non gli do retta, prendendo la rincorsa verso il negozio ed entrandoci di slancio nello stesso momento in cui una campana cittadina suona lo scoccare di Mezzogiorno. Mi soffermo un poco all’ingresso della bottega, annusando l’aria che odora di incenso e di altri profumi intensi, poco dopo una vecchietta mi accoglie con un largo sorriso, permettendomi di girare a vedere l’offerta. E’ tutto materiale artigianale fatto a mano, mi affascina enormemente, comprerei tutto, perché sembra così particolare, così… insolito!

Rhadamantys nel frattempo ha smesso di agitarsi sulla mia spalla, rimanendo appollaiato in apparente postura tranquilla, anche se più facilmente è semplicemente rassegnato. Dopo un breve giro, aver preso una calamita e un quadretto, sto per andare a saldare il conto alla signora, ma nel reparto delle pietre preziose qualcosa attira la mia attenzione, folgorandomi.

“Sei ipersensibile agli influssi superiori, a quanto vedo, devi essere un’anima molto vicina alla natura...” si permette di dirmi la signora, in greco, affiancandomi.

“E’ così bello il colore di questa pietre che formano il bracciale… - mormoro nella stessa lingua, sinceramente meravigliata, continuando a guardarla.

“Portalo con te, aspettava un proprietario da tempo...” acconsente la signora gentile, facendomi poi strada verso il banco.

La ringrazio calorosamente, prendendolo per poi passarmelo tra le dita, avvertendo come un brivido. E’ davvero un bracciale di pietre bellissimo, ma non adatto a me. Sorrido, sapendo già a chi regalarlo.

“Sei una turista?” mi chiede ancora, incuriosita, preparandomi il sacchettino.

“Sì, ma sono qui solo di passaggio!” le dico, tutta allegra.

“Viaggi da sola? E’ raro vedere una ragazza giovane come te in giro per il mondo senza nessun coetaneo!”

“Ma io non sono sola, c’è Mantus con me, il mio corvo!” ribatto, sorridendo raggiante, mentre Rhadamantys mi scocca un’occhiata che la signora non percepisce, ma che io, conoscendo il mio amico, sì.

“Capisco, sei davvero prossima alla natura! I corvidi sono molto intelligenti, il tuo ha dei meravigliosi, quanto inusuali, occhi dorati!” si prolunga la signora, interessata da quel discorso.

“E’ un corvo non europeo, sì, una specie rara, non di qui! - le spiego, sempre in tono molto affabile – Ah, il bracciale lo metta pure da parte e, se può, lo impacchetti, per favore, è un regalo!”

Attendo che ultimi le procedure prima di pagare, prenderli e metterli nello zaino che mi sono portata dietro.

“Ancora una cosa… sono qui da stamattina e ho notato che c’è un po’ di fermento in questo paese, molte teste calde… - faccio la vaga, prima di andare al nocciolo - è sempre così qui, oppure...”

“No, non è sempre così, mi dispiace tu sia venuta in un momento simile. Effettivamente è da ieri sera sul tardi che stanno accadendo fatti insoliti, sembra quasi che il malumore abbia avvolto tutti, come un oscuro presagio. E’ la prima volta che assisto ad un fatto simile nei miei oltre settant’anni di vita...” mi spiega, guardandomi seriamente, celando comunque tutto dietro un altro largo sorriso.

“La ringrazio per la risposta, spero di tornare qui in tempi migliori, perché il luogo è davvero incantevole!” la saluto cordialmente, facendo un breve inchino prima di uscire di nuovo sulla stradina.

Fammi capire, cra… hai trattato me, uno dei Tre Grandi degli Inferi, alla stregua di un mero animaletto domestico solo per avere la conferma che i tuoi pensieri fossero corretti?!

“Scusami, Rhada… ma era di vitale importanza per stabilire se i miei presupposti fossero giusti. Certo, sarebbe da chiedere in giro a qualcun altro, ma, almeno secondo questa signora, i problemi hanno cominciato a nascere ieri sera, proprio quando si sono risolti al Santuario. Ho sospetto che...”

Ma mi blocco, avvertendo forte e chiaro un impulso cosmico oscuro nelle vicinanze, di gran lunga più intenso del normale. Non sono i miei amici, li riconoscerei, è un’entità malvagia, posso ben percepirlo.

Hai sentito anche tu, vero? Questo non può essere normale!

“Non lo è, infatti...” sussurro, accelerando il passo in direzione dell’emanazione cosmica, che sicuramente non è passata inosservata nemmeno agli altri, anche se non so dove siano e cosa stiano facendo in questo momento.

Ci stai andando comunque? Potrebbe trattarsi di un nemico insidioso!

“Non ho scelta, sono qui apposta per fermarla e avvertire gli altri del pericolo!”

Perfetto, allora…

Lo sento ancora dire prima di vederlo spiccare il volo e posarsi su uno dei tetti.

Io ti seguirò a vista, è un’ottima occasione per vedere come te la cavi!

“Immagino… che non mi aiuterai! - commento, sorridendo, per tutta risposta lo vedo inclinare la testa di lato e continuare ad osservarmi – Fa’ niente, sei già stato indispensabile per venire qui! Grazie per tutto quello che hai fatto per me!” finisco di dire, sorridendogli un’ultima volta e accelerando ulteriormente la mia andatura.

Seguo la scia dell’impronta cosmica senza avere una idea chiara in testa; non so chi vi troverò, alla fine del percorso, e non so neanche come agirò, ma se davvero la responsabile di tutto questo è la suddetta Nero Priest, se è stata lei ad aizzare Francesca contro Death Mask, aumentando i suoi poteri fino a farle perdere il controllo, devo stare attenta. Più è forte l’impulso che li conduce alla distruzione, più ciò può accrescere i poteri della vittima, questo credo di averlo capito già da ieri.

Giungo alla fine di una stradina laterale fatta di cocci e di pietre minuziosamente tagliate come mulattiera, proprio in tempo per vedere, davanti a me, una figura incappucciata e vestita di nero sferrare un calcio a colui che, dal mio punto di vista, non è altri che un povero vagabondo senza fissa dimora a giudicare dalla barba incolta e dal sudiciume dei suoi abiti. Rimango un poco in disparte, non desiderando intromettermi subito prima di aver soppesato bene la situazione, ma più lo osservo più sono convinta, dato il cosmo scuro che avverto, che il pericolo percepito prima non può essere altri che lui, l’incappucciato che spietatamente lo sta calciando ancora e ancora con foga inaudita.

“Maledetto, finalmente pagherai per quello che hai fatto alla mia mia piccola Anita!” lo sento esclamare, sferrandogli un altro calcio in pieno addome. Il vagabondo non reagisce, non risponde, si limita ad incassare con espressione mesta. Devo intervenire per forza, o lo ucciderà!

“Si fermi subito!!! Cosa gli salta in mente?!” esclamo, frapponendosi tra la vittima e il suo esecutore. Quest’ultimo per un attimo strabuzza gli occhi, non aspettandosi un mio intervento così diretto, ma si riprende subito dopo, una nuova espressione scura in volto. Si tratta di un uomo che avrà una trentina d’anni, ma al di là del cosmo oscuro che avverto, che lo avvolge, i suoi occhi sembrano solo tanto malinconici e tristi. Dovrebbe essere un nemico, questo? A me sembra solo una persona comune, disperata…

“Tu devi essere di quelle speciali, giusto? Altrimenti non saresti stata attirata qui, quando ho fatto di tutto per passare inosservato… - asserisce, diretto. Sussulto a quelle parole, non capendole pienamente – Lei mi ha detto che avrebbero potuto esserci interferenze...”

Lo guardo sconvolta, non aprendo comunque la bocca. Lei… si riferisce a Nero Priest?! Sapeva che qualcuno le avrebbe messo i bastoni fra le ruote?! Non mi piace per niente…

“Sei piuttosto giovane, ed io non ce l’ho con te, per cui te lo chiederò con educazione: vattene da qui e fai finta di non aver visto niente, io mi dimenticherò di te e non ti arrecherò alcun danno. In caso contrario...”

“Non me ne andrò!”

“Sei giovane… non buttare così la tua vita in cose che non puoi capire...”

“Io so solo che non le permetterò di far del male ad una persona innocente, è lei che dovrebbe...”

“Innocente?!?”

Mi fermo subito, sconvolta dal cambio di espressione dei suoi occhi, ora quasi posseduti da dei bagliori scarlatti, gli stessi che avevo visto in Francesca quando era sotto il controllo dell’identità aliena. Ormai non c’è alcun dubbio, deve trattarsi di lei; lei che governa le pulsioni umane e ne fa quel che vuole, lei!!! Stringo i pugni, preparandomi ad ingaggiare battaglia, se sarà necessario.

“La persona che tu difendi è tutto tranne che innocente! Quel bastardo lì, quell’infame, che ora sembra tanto derelitto, 20 anni fa ha stirato mia sorella minore che stava andando in bicicletta. E’… è morta, dopo una terribile agonia, e aveva solo 8 anni, un’intera vita da vivere, che lui le ha strappato, come ha strappato la sua dolce presenza da noi! Sei ancora certa di non volerti spostare?” mi chiede, mentre dalla mano destra fuoriesce una sfera di energia cosmica di colore scurissimo.

“C-cosa?!”

“La mia piccola Anita… Ho atteso tutti questi anni che questo verme uscisse dal carcere, non posso più vivere in un mondo dove la mia sorellina non esiste più per colpa di questo dannato bastardo che invece è ancora piacevolmente aggrappato al calore della vita. DEVE MORIRE, COME E’ MORTA LEI, MIA SORELLA! Nessuno me la ridarà più indietro ma questo maledetto deve crepare nel peggiore dei modi!!!” urla ad un certo punto, incollerito, sconvolgendomi ancora di più per le sue parole.

Poi il colpo, privo di controllo, parte, dirigendosi verso di me e il signore che sto proteggendo. Ancora gli ultimi istanti di indecisione, prima di picchiare le mani a terra, erigere un muro di ghiaccio, su cui si infrange il colpo, e annullarne così gli effetti. La luce svanisce, facendo meravigliare sia il giovane, che il signore dietro di me. Mi rimetto in piedi, cercando di non farmi coinvolgere più del dovuto in una situazione che invece sento famigliare. Come sorella minore di un fratello altrettanto protettivo, mi sento emotivamente affine a lui, ma non è la situazione giusta per esitare. Nel frattempo espando il mio cosmo, che si dilaga nei dintorni. Non avevo scelta alcuna per fermare quel colpo, ma quasi sicuramente gli altri saranno riusciti a rintracciarmi, ora, perché mi avranno sentita molto vicina. Già immagino la faccia di Camus…

“Ha detto che… è stato in carcere, giusto? Quindi ha già pagato il fio delle sue colpe, non è forse così? Chi è dunque lei per scegliere arbitrariamente che questo signore deve morire, se è già stato ampiamente punito?”

“Insolente! Chi ti credi di essere per...”

“Una sorella minore che non vorrebbe mai che suo fratello maggiore, nel desiderio di vendetta, finisca i suoi giorni in carcere per omicidio preterintenzionale! Una sorella… che desidererebbe solo che il proprio fratello potesse vivere la sua vita malgrado l’immenso dolore e senso di colpa che lo sovrasta! - gli spiego, cercando di essere il più ferma possibile – Deponga le armi e combatta questa entità! La violenza non può che portare ad altra violenza e la sua sorellina, la sua Anita, come già amaramente detto, non tornerà mai più indietro!” lo supplico, alzando le braccia nell’intento di adempiere ai miei propositi di difesa. Non so se costui, che ora è un vagabondo, lo merita, sto male al solo pensare della sofferenza che questo giovane prova davanti a me, ma non è completamente in sé, questa Nero Priest ha marciato sul loro legame fraterno per fomentarlo, ed io non lo posso accettare!

Lo vedo abbassare lo sguardo, dandomi l’illusione di averlo convinto. Così forse è, non ho elementi che mi testimoniano il contrario, ma, di nuovo, un feroce impulso oscuro prende il possesso di lui, facendogli nuovamente cambiare espressione. Rabbrividisco e indietreggio, avvertendo una pressione senza eguali, almeno finché non percepisco appena un attacco sferzarmi la guancia sinistra, ora più bollente che mai, colpire il muro dietro e ridurlo in mille pezzi, alcuni dei quali colpiscono il vagabondo, procurandogli dei taglietti su tutto il corpo. Lo osservo alzarsi di scatto e urlare in preda alla paura, poco prima di fuggire a gambe elevate. Vedo nelle intenzioni del giovane uomo il desiderio di colpirlo alle spalle, ormai cieco di rabbia, ma io mi frappongo ancora in mezzo, finendo però a terra perché l’attacco ha centrato il pavimento sotto di me, provocando un buco che mi ha fatto cedere il piede. Mi massaggio la caviglia, mentre lo vedo incedere verso me, fuori di sé. Ora ne ho la piena certezza: i miei occhi non sono stati in grado di vedere quest’ultimo colpo, portato ad una velocità in tutto e per tutto affine a quella della luce, il che ha dell’incredibile, essendo che ho davanti a me un comunissimo uomo. Sembra quasi in trance, come se fosse piombato in uno stato mentale di furia, in altre parole: un Berserk!

“TOGLITI!”

In effetti potrei anche farlo, visto che il signore ormai se ne è andato, ma sono sicuro che lo inseguirebbe subito e, con la forza che ha, lo annienterebbe in pochi istanti.

“Non lo farò!” ribatto, decisa.

“E allora… MUORI!”

Serro le palpebre nell’estremo tentativo di formare una sorta di prototipo della Freezing Coffin che sa usare Camus, ma ancora prima di provarci, avverto un gelo famigliare nei dintorni, la strada automaticamente congela, spingendomi ad aprire gli occhi, i quali si spalancano per lo stupore. Mio fratello è apparso dietro all’uomo, ormai immobilizzato, con la sua consueta eleganza. Osservo sbalordita la punta del suo indice, dalla quale fuoriescono anelli di ghiaccio che, al contatto con l’ambiente, producono una nebbiolina leggera e coprente al tempo stesso. Lo fisso con sempre maggior ammirazione, del tutto catturata dagli aurei bagliori della sua armatura, dal movimento ondulatorio dei suoi capelli e dalla postura del suo corpo; quasi non avverto che, insieme a lui, sono arrivati anche Hyoga, Milo e Sonia, quest’ultima è corsa ad abbracciarmi, spaventata, ed effettivamente sono le sue braccia a farmi riscuotere.

“Marta!!! Ma che diavolo ci fai qua, non...”

“Tutto bene?! Come sei riuscita a seguirci?!”

Sento appena le voci di Milo e Hyoga dietro, mi frastornano le orecchie, ma passano in sordina, se paragonate allo spettacolo che ho davanti a me. Camus… il mio fantastico fratello, si è comportato in maniera non dissimile da ciò che aveva fatto Dègel per salvare la piccola Fluorite dalle angherie di quel Jet. Stessi modi, stessa postura, stessa eleganza, anche se il viso non glielo riesco ancora a scorgere bene. Sono totalmente carpita e ammirata, anzi, di più, sono completamente estasiata!!!

“Fr-fratellino!” lo chiamo, con un largo sorriso, tutta trasognata. Purtroppo il breve sguardo truce che Camus mi rivolge, poco prima di tornare concentrato sul processo, mozza completamente tutte le mie buone intenzioni, facendomi scorrere un lungo brivido in tutta la schiena. Finito l’incanto… ora me le suona e neanche poco!

Già, non dovrei essere qui… andiamo bene, è già furente con un’unica occhiata, ora sì che mi fa davvero la pelle, non la scamperò questa volta. Addio, mondo!

“Dormi!” dice solo mio fratello all’uomo. Secco, ben al di là del tono gentile di Dègel, poco prima di farlo addormentare e sorreggerlo con gesto brusco per impedirgli di sbattere la testa per terra. Rimango ben in silenzio, facendomi piccola piccola.

“Marta, sei… sei incredibile, ci hai seguiti fin qua e… e hai trovato il soggetto prima di noi!” mi elogia Sonia, stretta a me, sorridendomi per incoraggiarmi. La guardo intensamente negli occhi, poco prima di ricambiare il gesto e rannicchiarmi contro di lei, felice di rivederla. Nel frattempo intorno a me parlano tra loro, dandomi la vana speranza di poter passare inosservata.

“E’ come diceva il Grande Shion, è una entità che non attacca direttamente, ma sfrutta le pulsioni umane, incrementandone le capacità a scapito della ragione!” ragiona Milo, ancora visibilmente teso nel tentativo di ricercare una possibile soluzione.

“Maestro, per fortuna lo avete fermato in tempo, avrebbe potuto ferirsi non solo lui, ma anche gli altri! Solo che… - il Cigno pare concentrarsi sul soggetto - Che l’essenza non è più dentro di lui, vero?”

“Esatto, Hyoga, se ne è andata nel momento in cui l’ho colpito, ma non so se sia corretto parlare di essenza, mi sembra più… un’ingerenza esterna, come tale, rischia di celarsi in più individui contemporaneamente!”

So che dovrei parlargli, dovrei dire ciò che mi ha detto il mio amico Stevin, è giusta la teoria di mio fratello, lo è senz’altro, ma è molto peggio di così, potrebbe essere davvero un nemico insidioso e imbattibile, anche se, di fatto, non so ancora in che modo ‘contamini’ la vittima, ma… come fare a parlare? Prendo parola e prego gli dei? O...

“Hyoga… - di nuovo la voce di mio fratello, più seria rispetto a prima – Te la senti di… di accompagnare questo signore al sicuro e di farlo riprendere? Il tuo potere congelante ha molti usi, te l’ho insegnato, ricordi?”

“Sì, Maestro, contate pure su di me!”

“Bene, lo affido a te, quando avrai finito raggiungici appena fuori dal paese, sul picco della montagna, continueremo le ricerche da lì una volta che… che l’avrò sistemata!”

Rabbrividisco, capendo che sta parlando di me e ingoio a vuoto nel vedere la sua espressione sempre più distorta. Si trattiene appena dal non esplodermi addosso, giusto perché è ancora sul campo di battaglia e le priorità sono altre.

“Va bene, Maestro, lo farò io, ma Voi...”

“Io darò una lezione a mia sorella, conto su di te per quest’uomo...” trancia il discorso di netto, dando le spalle all’allievo per squadrarmi da capo a piedi.

“Se potete… non siate troppo severo con lei, capisco bene come si possa sentire...” si permette di consigliargli Hyoga, prima di regalarmi un’occhiata rattristata, soccorrere l’uomo e condurlo via, al sicuro.

Camus fa qualche passo nella mia direzione, lo sguardo tagliente, le labbra assottigliate su un’unica linea. Me lo fa percepire tutto, il suo disappunto, sostando a lungo, con gli occhi, su di me. La muscolatura è rigida, l’espressione ancora più distorta. Tremo, senza riuscire a oppormi. La stretta della mia amica aumenta d’intensità, facendomi coraggio.

“Sonia, spostati, per favore...”

“Camus, non esagerare… Marta ha fatto solo quello che ho fatto anche io, con la sola differenza che lei ha dovuto raggiungerci, non essendo partita con noi!” tenta di difendermi lei, frapponendosi tra me e mio fratello.

“Sonia, per favore, SPOSTATI… è il secondo avvertimento! Non posso decidere nel tuo caso, non sei mia allieva, ma per Marta è diverso… lei ha disubbidito, non solo come discepola, ma anche come sorella minore!”

Sonia prova ancora a ribellarsi al suo volere, ma la mia mano che si stringe alla sua e il mio sguardo deciso la tranquillizzano. E’ giusto che ognuno si prenda le responsabilità delle proprie scelte!

“Sonia, fai qualche passo in là, Camus ha pienamente ragione: tu non c’entri!” le dico, sorridendole, ostentando coraggio che, in verità non ho, perché mi basta vedere la faccia di mio fratello per tremare come un pulcino.

La mia amica annuisce, un poco cupa, poi si affianca a Milo, anche lui teso come l’allieva. Prendo un profondo respiro, avendo il favore di aprire il discorso a voce, giacché Camus, prima di farlo, predilige farti strisciare addosso tutta la sua contrarietà, come di fatto sta facendo, con un unico, tagliente, sguardo.

So che ironizzare equivale al suicidio con lui in questo stato, ma è comunque l’unica cosa che mi riesce bene, complice la conoscenza che ho avuto di Cardia nel passato. Procedo, ben consapevole di tutti i rischi.

“Buongiorno, Camus! Carina la letterina che mi hai scritto prima di andartene, come sempre, per gli affari tuoi, l’ho apprezzata e, per quanto può valere, ti voglio bene anch...”

Ma prima di poter finire la frase, mi strattona per un braccio, procurandomi dolore e costringendomi malamente ad alzarmi.

“In piedi! E non fare la bambina!” esclama, senza tanti giri di parole.

“Non sono una bambina!” provo ad oppormi, tentando di resistere, ma uno strappo ancora più forte sotto l’ascella mi fa capire che non ho speranze contro la sua forza fisica.

“Oh, lo sei… eccome se lo sei!” mi fredda, spietato.

“Camus!!!” lo chiamano sia Sonia che Milo, apprensivi, seguendolo con lo sguardo prima di fare lo stesso con le gambe. Mio fratello mi sta trascinando via, non ho nemmeno la forza per impedirglielo, so solo che mi sta facendo un male atroce ad andare così spedito con me al seguito, senza degnarmi più di uno sguardo. Mi dirotta direttamente sulla strada principale, lui davanti a me, Milo e Sonia dietro, io tutta dolorante e con un taglio sulla guancia, che ora brucia più di prima. Arrabbiata, umiliata. Lui non dice più niente, ma so che ben presto mi scoppierà addosso.

“M-Milo… - lo chiamo, cercando al contempo di non inciampare sui ciottoli, tentando di guardarlo supplichevole negli occhi alla ricerca di un aiuto – Una buona parola su me? Tu magari riesci a farti ascoltare...”

“Non posso, piccola… è nero; nero come non lo avevo mai visto! Non so come hai fatto a giungere qui, né perché tu ci abbia seguiti, ma è furioso, quando è così solo tu puoi calmarlo, tu che sei la ragione prima del suo stato...”

“Fantastico...” ironizzo, cercando di oppormi a quell’ingiusta sorte. Provo a bloccarmi, ma Camus è irremovibile, seguita ad andare spedito senza degnarmi di uno sguardo, aumentando la stretta sul mio braccio, già dolente. Non rallenta finché non usciamo dal villaggio, imboccando poi una stradina in salita, che conduce sulla cima del monte. A quel punto ogni mio tentativo scema, portandomi semplicemente ad aspettare di vedere dove diavolo mi vuole condurre per parlare. Avrà pan per focaccia, questo è certo!

Giunti finalmente sulla sommità, molla la presa, spingendomi malamente davanti a lui. Quasi mi sbilancio e cado, ma riesco a rimanere in piedi e ricambiare il suo sguardo di fuoco con un’occhiata altrettanto infiammata.

“Cosa non ti è chiaro della frase ‘non ti porto con me perché con te non riesco ad esercitare correttamente il distacco’? Rispondimi, Marta!” mi chiede alla fine. Secco. Collerico. Tagliente.

“Non mi è chiaro tutto, altrimenti non sarei venuta, no?” ribatto, altrettanto ferma, sfidandolo sempre con lo sguardo. Non lo abbasserò io per prima, giammai!

“Pure la risposta pronta hai, ma che brava! E ora cosa devo fare con te, Marta? Legarti ad una roccia finché la missione non sarà conclusa? Nah, sei talmente ottusa che neanche quello ti fermerebbe, sciocca ragazzina!”

“Sciocco tu, non io!!!”

“Non sfidare la mia pazienza! Non sono un tipo violento, ma tu riesci ad incrinare i miei propositi talmente bene, che mi basterebbe davvero poco per...”

“Per cosa? Mollarmi uno schiaffo?! Rinchiudermi nella Bara di Ghiaccio? Fallo! Ed io ci uscirò per stare comunque al tuo fianco! Oppure hai qualche idea alternativa a questa?! Sappi che qualunque cosa partorirà il tuo bel cervello, io mi opporrò, non ti puoi disfare facilmente di me! Non ora, non più! - esclamo, prendendo un bel respiro per poi caricarmi ulteriormente - VOGLIO COMBATTERE AL TUO FIANCO, NON GUARDARTI RISCHIARE SEMPRE LA VITA SENZA POTER FARE MAI NULLA!” strepito, decisa come non mai, tanto che Camus, spalancando le iridi a seguito della sorpresa, sembra preso totalmente in contropiede.

Lo vedo passarsi una mano tra i ciuffi ribelli che sfuggono all’elmo della sacra armatura dell’Acquario, ricercando le parole giuste. Annaspa, le sue labbra tremano, gli occhi guizzano nella mia direzione, non più furenti, ma ricche di una marea di emozioni a stento controllate. Sono riuscita a… calmarlo, parzialmente?! Cosa diavolo ho fatto?! Quale è stata la parolina magica ad averlo rabbonito, questa volta?!

“Perché non capisci, sciocca?! - mi chiede, a bruciapelo, poco prima di continuare, dopo avermi guardato intensamente negli occhi, di nuovo – Perché non capisci… che ti voglio solo proteggere?”

“Perché non capisci… che è lo stesso mio intento? - riprendo la sua domanda con dolcezza, mettendola sullo stesso livello. Lui si sta chetando, posso farlo anche io. Camus si riscuote, ancora più stupito di prima – E’ così, io voglio proteggerti...” gli provo a sorridere, per tranquillizzarlo, cosa che ovviamente non riesce, perché lui, anche se più calmo, non è affatto sereno nell’avermi lì sul campo di battaglia.

“Non è tuo compito, Marta, sono io che...”

“Cosa?! Che mi dovresti proteggere? Perché?! Perché sei tu il fratello maggiore? Chi lo ha stabilito che io, come sorella minore, non possa desiderare lo stesso? Io non posso… volerti proteggere?”

“Non voglio che tu rimanga coinvolta, sciocca, non più di quanto sia già successo! Ne rimarrai uccisa, prima o poi, ed io… non me lo perdonerei mai! - mi dice, discostando lo sguardo e stringendo i pugni – Ti butteresti tra le fiamme, per me, ed io non voglio… non potrei sopportarlo, Marta!”

“Non accadrà...”

“E’ già accaduto, sei già morta, p-piccola, il fatto di essere riusciti a riportarti indietro è stato solo un miracolo, non voglio sfidare la sorte una seconda volta, non...”

Inaspettatamente gli prendo dolcemente la mano tra le mie. La furia di prima è del tutto scemata, ma non le sue intenzioni di tenermi lontana dai guai, lo capisco bene dal tremore del suo corpo.

“Se non vuoi che mi butti tra le fiamme per te, tu non affrontarle, da solo, non ti sembra?”

Camus non dice più niente, ma leggo la paura nei suoi occhi, mista al timore che mi possa succedere qualcosa di brutto da un momento all’altro. Prendo un profondo respiro, cercando il modo giusto per dirgli ciò che sento e per fargli capire che ormai sono grande e forte, può contare su di me. So di avere uno scoglio davanti, ma sono io, tra i due, quella che parla di più, non posso più esimermi.

“Fratellino… sono molto più forte ora, sai? Non sono più quella che tremava sulla spiaggia e che si è bloccata nel ricevere il colpo, portando te a frapporsi tra me e il nemico e rimanendo così ferito gravemente!” inizio con parole di miele, sorridendo mestamente nel posargli una mano sul torace ben celato dall’armatura d’oro.

“Marta...”

“E’ così, sai? - continuo teneramente, proseguendo nel mio discorso – Quando il Mago… quando il Mago è entrato nel tuo corpo, procurandoti quella peste che per poco non ti uccideva, quella notte, ricordi? Tu stavi tanto, tanto, male e per un tempo che me è parso infinito non riuscivi neanche a respirare da solo... stavi per arrenderti, perché eri tanto, troppo, stremato… ecco, quella notte non ho esitato a precipitarmi dentro il vortice oscuro e asfissiante per raggiungerti, per dirti di non mollare, di non cedere. Ci sono arrivata a te, malgrado mi sentissi soffocare io stessa, malgrado il mio corpo ululasse dal dolore e… ti ho raggiunto. Abbiamo lottato insieme, quella volta, io e te, e insieme siamo riemersi, tornando a respirare regolarmente. Ce l’abbiamo fatta solo perché eravamo uno al fianco dell’altra, per cui... se puoi, non lasciarmi indietro, come invece fai troppo spesso...”

Camus non ribatte nulla ma a ascolta con grande attenzione, gli occhi lucidi, le labbra che tremano. Milo e Sonia sono di fianco a noi, partecipi, in religioso silenzio, ma so che stanno soppesando ogni più piccola virgola del discorso.

“Ha ragione, amico mio… non puoi affrontare sempre tutto da solo! Guardati intorno, vedi quante persone vorrebbero stare al tuo fianco e proteggerti come tu vorresti fare con loro. Non sei solo, dovresti cominciare a scrivertelo a caratteri cubitali in quella testa di cazzo che ti ritrovi!” afferma lo Scorpione dopo un po’, attirando lo sguardo smarrito di mio fratello, che non sa più cosa dire.

“Ti vogliamo bene, Camus, dovresti ben saperlo… - interviene anche Sonia, sorridendogli teneramente – E’ più che normale desiderare di proteggerti!”

“S-Sonia...”

“Ormai sono grande, Cam… - gli ripeto, rincarando la dose, sperando che mi accetti come compagna di missioni, i suoi occhi, gremiti di emozioni, tornano su di me – Permettimi di camminare al tuo fianco, da adesso in avanti, non sono più una bambina, l’ho un po’ dimostrato, credo, e… sì, lo so, ho ancora tanta strada da fare per diventare anche solo lontanamente simile a te, ma...”

Ma mio fratello mi blocca, circondandomi con le sue braccia forti e traendomi verso di sé, permettendosi di affondare la sua testa tra i miei folti capelli con gesto naturale. Arrossisco a quella manifestazione di affetto, emozionata.

“Ca-Camus...”

“Sciocca… non importa quanto tempo passerà, per me tu sarai sempre la mia sorellina minore, anche fra 20 anni, quando sarai una donna nel pieno del suo sviluppo e ti sarai costruita una vita tua!”

“M-ma io sono...”

“Lo so, sei grande, ormai, sono arrivato tardi per pretendere di proteggerti… ogni tanto provo a convincermi di questo, ma non riesco, ti vedo sempre piccola e indifesa, un qualcosa da salvaguardare con tutto me stesso, anche se sono altrettanto consapevole che stai diventando sempre più forte. Puoi salvare la vita ad un uomo con quel corpicino in apparenza fragile, la mia vita, piccola mia, non l’ho dimenticato! - prende una breve pausa, respirando profondamente, ne avverto il calore tra i miei ciuffi – Non ho dimenticato cosa hai dovuto passare per strapparmi dalle grinfie del Mago, so che, se non ci fossi stata tu, quella notte, sarei morto… ma anche questo non cambia la visione che ho di te. Sei la mia lucciola...”

“Camus… io voglio combattere al tuo fianco per continuare a proteggerti, penso tu possa capirmi!” borbotto, così premuta contro di lui, arrossendo a dismisura, ma mio fratello continua per la sua strada, affatto arreso.

“Lo so, e sarebbe tuo diritto farlo, come il mio quello di non coinvolgerti in missioni così pericolose, sebbene conosca la tua forza e perseveranza...”

“Per-perché? Perché non mi vuoi intorno?”

Camus sospira di nuovo, pulendomi il sangue colato dal taglio sulla guancia con il pollice della mano destra, prima di tornare a guardarmi negli occhi, ora traboccanti di vita come non mai.

“Te l’ho scritto nella lettera… Sei la mia forza, Marta, lo sai, te l’ho detto più volte, ma anche la più insanabile delle debolezze! Non ho difese contro di te, il solo pensiero di vederti ferita su un campo di battaglia mi sconvolge e mi dilania. Non posso in alcun modo esercitare il distacco se tu sei nei paraggi, perché la sola idea di metterti in pericolo mi spaventa, non permettendomi di utilizzare il consueto sangue freddo indispensabile per la riuscita delle missioni”

“E a me non ci pensi, Camus? Non pensi a cosa possa significare per me essere sempre lasciata indietro? Non sono… forte abbastanza, per te?”

“Non è così, piccola mia, lo sai, non fare la cocciuta come tuo solito. Hai capito cosa intendo...”

“Lo comprendo, ma è ingiusto così! Io, se solo potessi, starei sempre al tuo fianco, sempre! Ovunque tu vada!” mi oppongo ancora, un’ultima volta, accoccolandomi contro di lui, vinta, ma non per questo arrendevole.

Camus mi massaggia delicatamente la schiena, trattenendomi contro di sé, sembra pensieroso e un poco scosso, fino a che non decide di parlare di nuovo.

“Sei così simile al mio Isaac… anche lui, fin da piccolo, non avrebbe mai voluto abbandonare il mio fianco, ed è proprio per questo che è morto, perché si è avvicinato troppo a me, rimanendone coinvolto… non voglio che ti accada la stessa cosa, Marta! Non lo… non lo potrei sopportare, se ti succedesse qualcosa il mio cuore non reggerebbe, non più. Ho perso tanto, tantissimo, e con il tempo l’ho accettato, ma non posso perdere anche te! Non posso!”

E’ il dolore per Isaac che lo ha reso così, ecco perché… Mi fa tanta tenerezza, ma non posso desistere. Ora che so di avere dei poteri, non importa come ottenuti, non voglio più fare la damigella in difficoltà!

“Non mi succederà niente se rimarremo uniti… Camus!” dico ancora, risoluta, aumentando la stretta.

Ma mio fratello nega con la testa, rifiutando quell’eventualità e continuando a stringermi a sé. Capisco che sia spaventato, che non mi voglia coinvolgere, il sentimento che proviamo l’uno per l’altro non fa che accentuarsi di giorno in giorno, retaggio di un lontano passato e di un qualcosa di imperituro e indistruttibile, ma questo da una parte ci indebolisce entrambi, poiché, proprio come dice lui, non c’è modo di difenderci da questa zona sensibile.

“Siamo la forza reciproca, ma anche la debolezza più insanabile...” ripeto, corrucciata, sospirando. Mio fratello annuisce, chiudendo gli occhi, posandomi una mano dietro la nuca.

“Sonia...”

E’ la voce di Milo a prendere parola tra noi nel chiamare la giovane allieva, la quale lo guarda confusamente, non aspettandosi un simile richiamo. E’ lo stesso Cavaliere, poco dopo, ad esemplificare le sue intenzioni con un largo gesto delle braccia.

“Vieni qui anche tu! Abbracciami!” dice con espressione trasognata, tanto da far imbarazzare visibilmente la mia povera amica, che incespica nei piedi al suono di quella richiesta.

“Milo, non dire cose così imbarazzanti in momenti simili!” biascica lei, cercando di svicolare via, ma la stretta Scorpionifera è invincibile, si sa, per cui si trova ben presto contro il petto del Cavaliere, rossa in viso.

“Anche io ti voglio bene, piccola peste, e desidero proteggerti con tutto me stesso!” le dice, arruffandole i capelli con vivacità.

“Uh… Milo! Anche io ma… ma mollami, dai, non sono più una bambina!” tenta di opporsi lei, tutta vergognosa.

“L’hai sentita, Camus? Anche la piccola Sonia è convinta di essere grande, ma non hanno che sedici e diciassette anni, queste due, oltre a tanta voglia di crescere!”

Camus sorride appena nell’udire le parole dell’amico di sempre, in ogni caso una sua eventuale reazione viene bloccata dal palesarsi di in cosmo nelle vicinanze, niveo come il ghiaccio ma con qualcosa di ineffabile intessuto dentro… mi riscuoto appena nel vedere comparire il Cigno a poca distanza da noi, appena apparso sul pianoro.

“Eccomi, Maestro...”

Camus si stacca da me, come di consueto quando una terza forza interviene in un momento per lui intimo, io rimango in disparte, fissando intensamente il giovane Cavaliere. Subito mi salta all’occhio che c’è qualcosa che non va in lui, i suoi occhi sono sfuggenti, e tenuti verso il basso, come se provasse a stento a trattenersi da qualcosa che… che forse è dentro di lui!

“Hyoga, hai fatto quanto ti ho chiesto?” domanda un ignaro Camus con dolcezza, avvicinandosi all’allievo. Io invece ho i nervi a fior di pelle, mi sento tesa e sono pronta all’azione, ma… temo sia tardi.

“I-io…s-sì, e poi sono venuto qua. Come mi avete ordinato...” mugola Hyoga, sempre non guardando Camus in faccia. I suoi comportamenti strani sono sotto gli occhi di tutti, ma fraintendibili, da tutti, tranne che da me, che comincio a capire, avendo già una pista. Mio fratello continua ad avvicinarsi a lui, del tutto inconsapevole di quello che muove il Cigno, proprio per questo continua ad avanzare. Vorrebbe aiutarlo, ma sta solo facendo il gioco del nemico.

“Hyo-Hyoga, che ti succede? Stai… male?”

“N-no, Maestro, mi sento solo un p-po’...”

“Hyoga...”

Camus è molto vicino a lui, alza una mano nella sua direzione, come a riscuoterlo.

Improvvisamente vedo l’ombra scura, dai fasci scarlatti, negli occhi di Hyoga saettare in direzione del maestro, mentre i pugni vengono congiunti e alzati velocemente sopra di sé. Non penso un secondo di più, non decido, semplicemente, mentre Milo e Sonia sussultano, mi precipito tra i due, frapponendomi.

“Kholodny Smerch!” urla, protraendo in avanti le mani intrecciate in una posizione che ricorda molto l’Aurora Execution. Non conosco la tecnica, anche se la intuisco ben più forte della Diamond Dust, ma la priorità di proteggere mio fratello spazza via tutto il resto, spingendomi a balzare in aria per provare a trattenere e rimandare indietro il micidiale colpo, cosa che mi riesce solo in minima parte, perché riesco, si, a pararlo con le mani e a deviarlo in minima parte contro un agglomerato roccioso, a scapito però di perdere l’uso delle stesse ed essere proiettata all’indietro, anche se l’urto contro viene fermato dalle braccia di mio fratello.

“Marta!!!” mi chiama, spaventato, notando la mia espressione sofferente e gli occhi serrati. Mi appoggia per terra, tenendomi contro il suo torace mentre, con le mani esperte,mi tasta tutto il corpo per vedere se ho subito dei danni più o meno ingenti. Ho freddo, non sento quasi più le mani, ma, perlomeno, non mi sento ferita.

“Marta! Rispondimi, ti prego!” mi richiama, ancora più spaventato dalla mia non reazione, avvolgendomi con il suo mantello nel vedermi così infreddolita.

“Ca-Camus… - riesco a biascicare, un poco affaticata, riaprendo un occhio e continuando a tremare come una foglia – Tutto bene? Non sei… non sei rimasto coinvolto, vero?” gli chiedo, premurosa, tentando di sorridere.

“Non pensare a me! Sei tu ad essere stata colpita e… e… dannazione, lo sapevo, non avresti dovuto raggiungermi qui!”

“Volevo solo avvertirti, ma non ho fatto in tempo…” mugolo, sofferente, socchiudendo gli occhi. Non ho male al corpo, ma fremo alla sola idea che le mie intenzioni siano state nullificante ancora prima di esporle. Camus scambia la mia espressione per un qualche tipo di dolore fisico, con il risultato che si agita ancora di più..

“Piccola, sono qui, non perdere coscienza! Sono qui, continua a parlarmi, se riesci! Da cosa volevi avvertirmi?”

Faccio per articolare un discorso di senso compiuto, ma il Cigno è più veloce.

“Non ce l’ho con lei, non le farò del mare se voi, anzi… - ci avvisa, puntando nuovamente le braccia nella nostra direzione, obiettivo mio fratello, è così lampante – Se tu ti sposterai di lì e mi affronterai a tu per tu… Camus!” finisce in un sussurro Hyoga, gli occhi freddi come il ghiaccio ma ancora scintillanti di scarlatto. Non ha utilizzato il tono rispettoso che usa di solito verso il suo maestro, non ha usato l’appellativo, questo è ben chiaro a me, Milo e Sonia, i quali ci mettiamo istintivamente sulla difensiva, pronti ad intervenire.

“Hyoga, ragazzo, cosa diavolo ti sta succedendo ora?”

“Nulla che ti possa interessare, Milo! Stanne fuori, è una faccenda tra me e Camus!” esclama il Cigno, sempre più furente.

Faccio per rimettermi in piedi, temeraria, ma mio fratello mi trattiene a terra, alzandosi lui e compiendo qualche passo davanti a me come a volermi proteggere.

“Milo… difendi Sonia e Marta, mi raccomando, le affido a te!” gli dice, caparbio.

“Cos…?! Ti ho detto due minuti fa, DUE MINUTI FA, di smettere di fare tutto da solo, e tu cosa fai, vuoi affrontare di nuovo il tuo pupillo?!? Devo ricordarti come è finita l’ultima volta?!?”

“Non è lui il ragazzo che ho qui davanti… proteggi Sonia e Marta, te ne prego, conto su di te! Questo è affar mio!” ripete impassibile mio fratello, non degnandolo più di uno sguardo.

“Ma porca di quella…!” impreca a denti stretti Milo, dietro di me, pestando il terreno con un piede, ma la mia attenzione ritorna ben presto sul Cigno.

“Oh, no, sono io invece… come non sono mai stato!” lo corregge Hyoga, sorridendo sinistramente. Ma Camus non gli da corda, mantenendo le distanze.

“Che cosa vuoi? Chi sei? Cosa ne hai fatto del mio allievo?”

“Sono io, il tuo allievo, Camus… l’allievo che non hai mai voluto, l’eterno secondo, oppure non sono più neanche questo per te? Niente di meno che un pallido sostituto del tuo Isaac!” afferma beffardo il Cigno, cominciando visibilmente a perdere il controllo su si sé.

Camus sospira, cominciando ad intuire l’accaduto. Socchiude gli occhi, ora dolenti dalla riproposizione di quel nome che per lui è motivo di tanto dolore, oltre che di orgoglio.

“Cosa dici, Hyoga? Io non ti avrei mai voluto? Sei il mio degno successore, lo hai dimenticato?”

“BALLE! - il tono aspro del Cigno rizza la schiena a tutti, non riconoscendolo più – Non fai che mentire a te stesso, oltre che a me, voglio che tu sia franco invece, per una volta! Me lo merito!!!” urla, colpendo il terreno con un raggio ghiacciato, proprio in mezzo ai piedi di Camus, il quale comunque non si scompone. Sospira un’altra volta, provato da quel raffronto forzato.

“Che cosa vuoi dunque da me, Hyoga? Cosa vuoi che ti dica?” chiede, sconfortato, serio in volto.

“Voglio parlare di Isaac e della mia Mama, che tu hai gettato negli abissi per rendermi più forte, a tuo dire, quando invece lo hai fatto solo per rivalsa a causa di ciò che ho fatto al tuo Isaac!”

“Sei impazzito, Hyoga? Secondo te ho fatto quel che ho fatto col corpo di tua madre per… Isaac?! Non per renderti forte?!? Le tue colpe sono le mie… io ho ucciso Isaac, l’ho ucciso con queste mie mani, tu c’entri solo in minima parte, sono io il responsabile, è a causa mia che...”

“Parole! Parole! E ancora parole! Esigo la sincerità, qui e subito!!!” ulula il Cigno, mettendosi le mani trai ciuffi biondi e cadendo a terra, preda della sofferenza. Sta… provando ad opporsi?

“Hyoga… ribellati, so che ce la puoi fare! Sei sotto una misteriosa ingerenza aliena, è così? Svegliati, puoi farlo, io sono qui, con te, non sei solo, mio… Hyoga!” prova ad incoraggiarlo Camus, accennando ancora un passo nella sua direzione, vorrebbe aiutarlo con tutte le sue forze, lo vedo.

“No, Camus, fermati! - intervengo io, raggelando tutti, stringendomi nel mantello prima di accennare qualche passo verso di lui – Ciò che ha posseduto il tuo Hyoga è la ragione per cui sono qui, perché vi volevo informare ma… è tardi! Non avvicinarti, potrebbe contagiare anche te, costringendoti a sputare fuori tutto l’universo che hai sempre celato dentro per il bene del tuo pupillo!” comincio a spiegare, guardandomi intorno. Mi sento così arrabbia da non essere riuscita ad avvertirli per tempo...

“Marta, cosa stai…?” mi chiedono Milo e Camus all’unisono, mentre Sonia mi fissa con apprensione.

“Non avvicinarti a lui, potresti essere contagiato da quella maledetta… - ripeto, raddrizzando poi la testa e imprimendo la mia espressione in un punto dietro Hyoga, ancora inginocchiato sofferente a terra – Non è forse così… Nero Priest?!”

Nei dintorni cala un silenzio assordante, rotto solo dal respiro accelerato di Hyoga che tenta il tutto e per tutto per opporsi al controllo del nemico. Poi… una risata nell’aria, malefica.

“Oho? E così sai di me, Marta… suppongo sia stato Stefano a riferirtelo, vero? - mi provoca una figura ancora evanescente, appena comparsa al fianco di Hyoga. Indossa abiti lunghi e leggeri, a dispetto del tempo, di colore violaceo/nero; gli occhi sono pesantemente truccati ed emanano bagliori rossi e verdi – Ho sottovalutato il rapporto che c’era tra te e quel ragazzo… pensavo di averlo posto sotto il mio controllo, ma la tua vicinanza deve aver svegliato una parte di lui… poco male, ora ho un soggetto ancora più interessante!” esprime irriverente, sghignazzando.

Fremo dalla collera ma provo a trattenermi, con scarsi esiti, rimanendo comunque ferma sulla mia posizione. Questo essere è colei che ha tenuto in ostaggio il mio amico per questi due anni, facendogli il lavaggio del cervello, sfruttando le sue pulsioni. Non la perdonerò mai!

“Era da costei che volevi avvertirmi… - mormora Camus, stringendomi il polso con le dita della mano destra nel tentativo di tranquillizzarmi – Calmati, piccola mia, risolveremo tutto, è una promessa, sia per quanto concerne il tuo amico sia per Hyoga...” mi incoraggia, scambiandomi uno sguardo d’intesa.

“Fai sempre promesse che non puoi mantenere, Acquario? Spassoso! Non so se ti rendi conto della situazione in cui sei finito...” lo canzona, guardandolo negli occhi con quelle iridi di color verde acqua. Sulla testa indossa anche un copricapo che potrebbe sembrare un elmo, ma non è in possesso di un’armatura, non è quindi un Cavaliere… chi diavolo sarà realmente?!

“So bene quello che dico! Hai messo sulla bocca di Hyoga cose che non pensa, provando a rivoltarmelo contro, ma conosco la tempra del ragazzo, so quanto vale… e ora allontanati da lui, prima che decida di ridurti in polvere ghiacciata!” la minaccia, esemplificando le sue intenzioni producendo cristalli di ghiaccio sul palmo della mano.

“Ne sei sicuro? Sei sicuro che Hyoga abbia detto cose che non pensa? Sei sicuro che sia stata io a mettergliele in bocca? Non ho di questi poteri, mio caro, io mi limito a risvegliare le vostre pulsioni, il resto lo fate tutto voi!” spiega, avvicinandosi al Cigno e permettendosi di accarezzargli i capelli esaustivamente, come ad esercitarne un possesso.

“Non azzardarti a toccarlo ancora una volta, o io...”

“O tu cosa?! Cosa puoi fare, Acquario?! Massacrare il tuo pupillo più di quanto non hai già fatto in questi anni?! Che nobile operato, il tuo, hai distrutto la psiche di un povero bambino che ha perso la madre in un incidente navale!” lo intercetta, alzando la mano sinistra dal quale fuoriesce una sostanza gassosa che rimane nei dintorni.

“Urgh… ma-maledetta!”

“Camus! Marta! Allontanatevi da lei! Vuole usare il suo potere per mettervi uno contro l’altro!” ci avverte Milo, a distanza di sicurezza, trattenendo Sonia contro di lui, perché altrimenti la ragazza sarebbe partita in quarta, un po’ come me.

“Errato, Scorpio… - lo corregge lei, subdola. Ho giusto il tempo per guardare il mio amico dietro di noi e lei, prima che l’energia cosmica si faccia ancora più tetra – I miei obiettivi non sono Camus e Marta… non sono così insana da provare a recidere un legame che neanche mio padre, nel pieno dei suoi poteri, è riuscito a spezzare...”

Suo padre?! Si riferisce al Mago??? E dunque.. sua figlia?!? Stefano quindi è stato prigioniero suo e di quel maledetto in questi anni?!? N-no, non ci posso credere, se così fosse… cosa ha dovuto patire per tutto questo tempo?!?

Così presa dai miei pensieri mi distraggo, fissando incredula il suolo brinato sotto di noi. Riesco appena a percepire quanto segue.

“Il mio obiettivo non sono mai stati Marta e Camus, sarebbe uno sforzo vano… ma l’Acquario ha molto di non detto al suo allievo, giusto? Forse lo stesso di non detto che Hyoga ha per il suo adorato maestro, non è forse così?! - domanda retoricamente, già certa delle sue convinzioni – Che ne dite di far finalmente sgorgare fuori da voi queste pulsioni?! Questi… 8 anni di fraintendimenti e frasi non dette! Su, coraggio, FATEMI DIVERTIRE!” lo canzona ancora, prima di lanciare contro di noi un gas nero maleodorante impossibile da scansare, esso entra immediatamente dentro i polmoni, facendoci tossire seduta stante.

Vedo lo sguardo d’urgenza di Camus voltarsi nella mia direzione, no… non nella mia, bensì in quella del suo migliore amico ancora più indietro di me.

“Milo!!!” un solo richiamo, ma sufficiente per lanciargli una silente richiesta che io non comprendo subito, ma lo Scorpione sì. Vengo spinta indietro dalla mano di mio fratello, mi sbilancio e sto per cadere, mentre i suoi occhi si imprimono nei miei per un solo istante. Di nuovo cacciata indietro… ancora una volta!

 

Proteggila tu, Milo, te ne prego, io non ne sarò più in grado per un po’…

 

Dissestata dalla spinta di Camus, sto per finire a terra, ma prima che questo possa accadere, vengo presa sotto le ascelle da un braccio, i miei piedi si sollevano automaticamente e mi ritrovo sballottata via, insieme a Sonia, ad opera di Milo. Guazzabuglio di luci colori che mi confondono ancora di più... Non un urlo, niente, solo la visibilità che cala a picco, mentre Sonia ed io veniamo trascinate via dai movimenti del Cavaliere di Scorpio, il quale, sfruttando la velocità della luce, si rifugia, insieme a noi, dietro un costone di roccia, lontano dal gas velenoso.

“CAAAAAMUUUUS!!!” strepito, una volta compresa pienamente la situazione, faccio per precipitarmi di nuovo al suo fianco ma Milo mi trattiene contro di sé, l’espressione rassegnata e i denti stretti.

“Milo, lasciami! Mio fratello… mio fratello!!!” provo ancora ad oppormi, del tutto spaventata alla sola idea delle conseguenze. Camus è stato colpito in pieno da quella cosa, non ho potuto far niente per proteggerlo, cosa ci sono venuta a fare qui, se le motivazioni per aver disubbidito a Shion, non una, ma due volte, sono sfumate così nell’aria?!

“Marta… non possiamo fare più niente, ora, lo capisci? Ti prego, rispetta la volontà di tuo fratello, che ti vuole al sicuro. Presto questo luogo si tramuterà in una prigione ghiacciata sigillata nel tempo e nello spazio...” mi spiega uno sconfortato Milo, sospirando pesantemente.

Non voglio credere alle sue parole, non voglio, anche se, effettivamente avverto con distinzione la temperatura scendere di diverse decide di gradi. Mi stringo al mantello di Camus, ricercando il sostegno di Sonia, almeno con lo sguardo. Poco dopo la nebbia si dirada, tranne che in un punto, e rivedo comparire di nuovo il Cigno, in piedi, dritto. Non c’è più esitazione in lui, è totalmente sotto il controllo nemico… ora…

“Quello scemo di Hyoga, non vorrà davvero...” biascica Sonia, ma un raggio ghiacciato in direzione del Cigno desta il suo interesse, terrorizzandoci. Il cavaliere non si scompone, evoca un muro di ghiaccio che frantuma il colpo. La nebbia si dissipa totalmente, rivelando i passi decisi di Camus in direzione dell’allievo. Non c’è bisogno di avvicinarsi per appurare che anche lui, adesso, è sotto il controllo di Nero Priest, nuovamente sparita nel nulla. Lo osservo con sgomento posizionarsi davanti a Hyoga, gli occhi blu con bagliori scarlatti. Sussulto spaventata, quasi non riconoscendolo più.

“Non ci sarà un vincitore… se non architettiamo in fretta qualcosa!” biascica Milo, stringendo i pugni con forza. Siamo nuovamente impotenti. Tutti.

Camus si prepara ad espandere il suo cosmo, lo fa, aumentando così l’intensità della tempesta di neve già presente da una serie di secondi. Essa va incrementandosi di forza, provocando una nebbiolina ghiacciata e bianca nei dintorni e il gelo nelle nostre ossa.

“Molto bene, Hyoga… credo tu abbia bisogno di una lezione supplementare!” esclama mio fratello, non totalmente in lui, scattando poi immediatamente nella direzione del Cigno, il quale, guardandolo con odio, si prepara a riceverlo.

“Non aspettavo altro, pseudo-maestro!”

 

 

 

 

 

Angolo di MaikoxMilo

 

Ed eccoci qui con la continuazione della parte introduttiva della Melodia della neve. Prima di tutto volevo dirvi che questo e il prossimo capitolo avranno dei grossi parallelismi con i prossimi due della Sonia’s side story, che è stata in pausa fino ad adesso per il semplice fatto che prima dovevo finire di scrivere Parallel hearts, andare un po’ avanti con questa storia e cominciare Zima Siyaniye per farne comprendere il pieno significato. Essi, come già accennato, tratteranno di Isaac, e di una missione che lui, Hyoga e il piccolo Jacob compiono contro il volere di Camus, allo stesso modo in cui fa Marta in questo capitolo.

Il parallelismo più accentuato, sarà quello tra il comportamento (e i caratteri) di Marta e Isaac, che Camus percepisce molto simili, ma, più in generale, Marta e Isaac sono ampiamente collegati.

Veniamo a questo capitolo, un po’ insolito, suppongo, non foss’altro che per la presenza di Rhada, nome di onore “Mantus” XD Mi sono divertita nello scriverlo, anche se, per come è stato reso il personaggio nella serie principale, molti di voi, forse saranno rimasti sbigottiti. Rhadamantys ha una funzione molto importante nella mia storia, dal prologo, sappiamo che Marta ha chiesto a lui di fargli da “secondo maestro” e che il Giudice ha accettato in virtù di ciò che ha fatto per lui Seraphina (di cui non si sa ancora praticamente niente, eccezion fatta per sapere che erano nel Limbo, ma… questo cosiddetto Limbo è avvolto dal mistero). Non è ancora momento per gli allenamenti, però questo, quindi Marta chiede aiuto per raggiungere gli altri nella missione e ne esce fuori una nuova capacità di Rhadamantys che è quella di trasmutarsi in corvo (anche questa dote avvolta nel mistero, ma vi sarà spiegato a tempo debito). Tra una chiacchierata e l’altra, salta fuori che i Giudici degli Inferi, come spero di aver sufficientemente messo in risalto, sanno molto di più dei Cavalieri d’Oro, sulla situazione generale e sul nemico, il Santuario è “omertoso” come dice Rhada…

Qui, tra le altre cose, vengono anche poste le fondamenta per la crescita del personaggio di Marta, reincarnazione di Seraphina, che comincia a discostarsi dal Santuario, anche se, in verità, non se ne è mai sentita realmente parte. E’ amica dei Cavalieri d’Oro, vuole proteggerli, ma a 17 anni suonati, avendo già una mente pensante, non poteva in alcun modo essere fedele ad Atena, vedremo, piano piano, la strada che sceglierà di intraprendere e, insieme a lei, anche le sue amiche, prima fra tutte, in questo caso, Sonia.

Il raffronto mancato tra Camus e Hyoga è uno degli argomenti che mi preme di più da approfondire in questa terza storia, quindi Nero Priest è caduta a fagiolo, penetrando in una situazione già ampiamente incasinata: la “morte” di Isaac, il senso di inadeguatezza di Camus e Hyoga, l’enorme macigno che si portando dietro questi due, l’affondamento della nave, ad opera dello stesso Camus, lo scontro all’undicesima casa… sono tutti argomenti che saranno approfonditi nel prossimo capitolo e anche più avanti, spero come al solito di tratteggiarli in maniera esauriente e soddisfacente! ^_^

Dovrei aver finito con le solite spiegazioni!

Ora, a luglio dovrei riuscire finalmente a pubblicare il capitolo nuovo della Sonia’s side story, che, come dicevo, ha dei parallelismi con questo, e poi piano piano, passo per passo, sarà chiarito tutto.

Grazie a tutti come sempre e alla prossima! :)

  
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