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Autore: Matagot    18/06/2020    3 recensioni
Dal testo:
"Lei gli tirò uno schiaffo forte, centrandolo in piena guancia. James l’aveva vista caricare la mano, ne era sicura, lui aveva sempre avuto ottimi riflessi, eppure non aveva fatto nulla per fermarla, aveva accettato la cosa con la sguardo basso e pentito."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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Si svegliò di soprassalto, aprendo gli occhi di scatto senza riuscire a mettere a fuoco bene. Sbatté un paio di volte le palpebre per cancellare gli ultimi strascichi di sonno e iniziò a sondare la stanza in cui si trovava, cercando di trovare degli elementi familiari che le indicassero chi poteva essersi portata a letto quella sera, perché sul fatto di essere andata a letto con qualcuno non c’era alcun dubbio.
Dominique Weasley portò una mano sotto le lenzuola in cui era avvolta e si tastò il petto, il seno, i fianchi e il sedere, appurando di essere nuda. Alla sua destra un respiro profondo e regolare le indicava che aveva condiviso quel letto con qualcuno, ma non se ne stupì troppo, le capitava spesso.
Aveva mal di testa, la vescica le stava scoppiando e non sapeva se mangiare fosse una buona idea o meno. Decise che probabilmente mangiare sarebbe stato ottimo, le avrebbe levato il sentore di Lemon Drop misto ad Acquaviola che le stava appestando la bocca in quel momento, si sarebbe decisamente dovuta dare una vigorosa lavata di denti la sera precedente. Maledisse mentalmente la prima delle cinque eccezioni alla legge di Gamp, avrebbe evocato volentieri del cibo, per esempio una di quelle unte e salate fette di pizza riscaldata che i Babbani si fermavano a prendere nei piccoli negozietti aperti ventiquattro ore su ventiquattro quando avevano esagerato con i cicchetti.
Si prese le tempie tra le mani, cercando di smorzare il giramento di testa che provava, come se si fosse appena spaccata durante una materializzazione, ma la cosa parve inutile. Dominique valutò che l’unica soluzione possibile fosse recarsi in bagno in ogni caso, per darsi una rinfrescata e levarsi di dosso il sudore, per vomitare o per fare la pipì, non necessariamente in quell’ordine. Poggiò i piedi sul pavimento ricoperto da moquette e allungò una mano sul comodino che riusciva ad intravedere nella penombra, quasi sicuramente aveva abbandonato la sua bacchetta lì la sera prima.
Chiunque stesse dormendo di fianco a lei pareva non essere stato turbato dai suoi movimenti, continuava a dormire beatamente a pancia in giù, con il respiro pesante e regolare. Dopo aver afferrato la bacchetta e mormorato Lumos, puntò il piccolo fascio di luce verso la testa di quello che era sicuramente stato il suo compagno di giochi poche ore prima e scorse una zazzera scura decisamente spettinata e due spalle larghe. Dominique Weasley annuì compiaciuta, stava pensando che nonostante quel ragazzo avesse la faccia sepolta nel cuscino come se volesse mangiarselo, i muscoli della schiena, il sedere sodo e i capelli lasciavano presagire che il ragazzo non fosse un troll e che la Domi-Ubriaca forse non aveva scelto male quella sera, un enorme progresso.
Incurante di dove fosse o dell’identità del suo partner, mosse leggera dei passi verso l’uscita della stanza, alla ricerca del bagno, ma incappò prima nella cucina. Aprì un mobiletto e vi trovò dentro poche cose, una cassa di bottiglie di birra della sua marca preferita, una valanga di wurstel precotti e pronti da scaldare, qualche frutto e gli avanzi di una teglia di pasta al forno, che scaldò con un colpo di bacchetta. Si sedette nuda sul ripiano della cucina vicino al lavello, appellò una forchetta e iniziò a mangiare quel godurioso connubio di pasta, pomodoro e formaggio che si ritrovava tra le mani.
Man mano che ingurgitava con foga quella delizia, tornava sempre più in sé, un lento percorso verso la sobrietà e il mal di testa pulsante che l’avrebbe accompagnata tutto il giorno successivo.
Doveva smetterla di ridursi in quello stato, Dominique lo sapeva, eppure non riusciva a farci niente, lei era la cattiva tra i Weasley, quella trasgressiva e festaiola, quella che era stata espulsa da Hogwarts dopo un piccolo scandalo sessuale nel suo anno dei M.A.G.O. e quella che aveva sempre l’aspetto di una persona che doveva decisamente dormire di più.
Non cambiava mai lei, glielo ripetevano tutti i suoi familiari, chi con rabbia, chi con disprezzo e chi rassegnato. Era uscita di casa presto, da sempre in conflitto con i genitori e i fratelli un po’ troppo perfetti per i suoi gusti, aveva trovato un lavoro come barista in un locale di tendenza, ma decisamente molto trasgressivo, della Londra Magica e si era rivelata talmente affine a quel mondo che pochi anni dopo ne era diventata la manager. Quattro mesi prima Zia Ginevra, subito dopo la sua promozione, era andata a cercarla per tentare di convincerla a tornare a casa e a riallacciare i rapporti con tutta la famiglia, ma Dominique non si era lasciata sfuggire l’occhiata di disapprovazione che aveva lanciato ai suoi pantaloni attillati di pelle di drago e al micro top borchiato che era la sua divisa al lavoro e nonostante avesse sempre provato un affetto particolare per zia Ginny, aveva declinato l’invito. Non sarebbe tornata indietro, non sarebbe tornata laddove tutti la giudicavano e nessuno l’accettava.
Quella pasta era decisamente goduriosa, la cosa migliore che avesse mai mangiato e quasi iniziò a mugugnare godendo di quanto fosse buona. Appellò con la bacchetta una bottiglia d’acqua, a cui si attaccò con fare poco fine e iniziò a svuotarla a collo.
“Ecco dove sei finita, ti ho cercata in bagno, ma non trovandoti collassata sul water mi sono preoccupato.”
Riconobbe subito quella voce e il cervello iniziò ad elencare ogni singola parolaccia che conosceva. L’acqua le andò di traverso, si staccò dalla bottiglia per tossire e il litro d’acqua che ancora era all’interno della bottiglia le rovinò addosso, inzuppandola dalla testa ai piedi.
Anapneo.”
La sensazione di soffocare passò all’istante, ma Dominique era ancora paonazza e con le lacrime agli occhi.
James Sirius Potter, con addosso solo dei boxer, la fissava con il suo solito sorriso, quello che riservava solo a lei e Dominique si sentì morire dentro.
“Non sapevo che fossi in zona.”
Non si era mossa dal bancone della cucina, ma aveva abbassato lo sguardo sul pavimento, perché era sempre lui, lui era l’unico che la faceva sentire in quel modo.
“Mia mamma te lo voleva dire, ma mi ha detto che l’hai silurata subito.”
“Perché sei qui James? Non dovevi farlo.”
Dominique aveva la voce malferma nel parlare, non si poteva permettere di crollare, non lo faceva mai e sicuramente non doveva farlo davanti a Jamie. Lei continuava a fissare il pavimento e quando i piedi di James entrarono nel suo campo visivo, realizzò che avrebbe perso anche quella volta, ormai si era avvicinato troppo e lei non sarebbe riuscita a vincere ancora.
“Domi, guardami.”
A Dominique veniva da urlare, da piangere e da vomitare, invece rimase immobile. Come faceva lui ad avere quel tono calmo e comprensivo? Come faceva a guardarla senza sentirsi trafiggere il cuore?
Lui ormai era davanti a lei, le prese il mento tra le dita e la forzò ad incrociare il suo sguardo. James sorrideva ancora e la cosa la fece imbestialire.
“Sei anni. Sei stato via sei anni, non una visita, un regalo di Natale, un gufo, niente di niente! Tu sei partito e non mi hai detto niente! Tutto quello che sapevo di te lo leggevo dai giornali, non mi avevi nemmeno detto di aver fatto il provino per i Montrose Magpies, tu mi hai abbandonata!”
Dominique urlava come può ruggire una leonessa ferita a morte, con una vena lamentosa ad insozzarle le parole comunque vogliose di ferire, di uccidere. James non sembrava essere toccato da nulla di ciò che lei diceva, continuava semplicemente a fissarla con aria beata, tenendole ancora il mento. Il dolore si tramutò in ira e Dominique gli spinse via la mano con veemenza.
“Smettila di guardarmi così, deficiente! La sera prima dei tuoi stramaledetti M.A.G.O. mi hai giurato che avremo trovato un modo per farla funzionare, poi sei sparito nel nulla e tuo fratello mi ha detto che ti eri trasferito! Se avessi una Giratempo tornerei lì e ti crucerei a morte, lo giuro!”
“Eppure poche ore fa non eri così arrabbiata nel rivedermi.”
Dominique chiuse gli occhi, si porto una mano alla fronte e inspirò profondamente, cercando di mantenere una calma che le era del tutto estranea.
“Dimmi che non abbiamo fatto sesso.”
Le parole le erano uscite supplicanti e tutto nel suo linguaggio del corpo suggeriva che la rabbia era tornata ad essere dolore. Lui allungò ancora una mano verso il suo viso, stavolta scostandole i capelli biondissimi per riuscire a vederla meglio e Dominique rimase immobile. Lui non scappava mai quando lei urlava, quando piangeva, quando lo spingeva via, lui era l’unico che non era mai scappato.
“Noi non abbiamo mai fatto solo sesso, lo sai anche tu. Sei sempre la più bella ragazza su cui abbia mai avuto l’onore di posare gli occhi comunque. Non sai quanto mi sei mancata, Domi.”
“Jamie… smettila. Abbiamo fatto sesso stanotte, è stato un errore e noi ce ne dimenticheremo. Io farò finta di non sapere che sei tornato come tu farai finta di non avermi incontrato ubriaca in un locale.”
Ci stava riuscendo, stava nuovamente sopprimendo la sua parte emotiva lasciando che il pragmatismo prendesse il sopravvento, snocciolava parole come se ripetesse un piano d’attacco imparato a memoria.
“Ma non è stato un errore e io non voglio dimenticarlo. Ho chiesto a Victoire dove lavoravi e sono venuto a cercarti apposta non appena ho firmato l’atto di acquisto di questo appartamento. Sì, sono tornato per restare, non guardarmi così adesso.”
Dominique lo stava guardando con uno sguardo velenoso come quello di un Basilisco, reprimendo all’interno di sé il bisogno di piangere. James Sirius Potter non era mai stato uno che ti faceva vivere una vita tranquilla, ma sembrava proprio volerla mettere in croce ora. Si avvicinò ancora a lei, le appoggiò le mani sulla cosce e si sporse con la mascella più vicino al viso di Dominique, senza mai staccare lo sguardo dai suoi occhi.
“Io lo so che tu probabilmente mi odi, ma io credevo solo di fare il tuo bene. Te la ricordi quella sera, vero Domi? Mi hai detto che mi amavi e che avresti voluto stare con me, ma noi non potevamo. Ti sei messa a piangere, sdraiata sul mio petto, dicendo che era così ingiusto provare a innamorarti di qualcuno che non sia tuo cugino, avendo me sempre intorno. Io ti ho detto che durante il tuo ultimo anno ad Hogwarts io non ci sarei stato e che avresti dovuto concentrarti su te stessa e sulla tua vita, io non sarei stato lì ad ostacolarti, perché nonostante la sola idea di te che ridi alle battute di un altro ragazzo o che ti lasci abbracciare da qualcun altro mi uccida, la consapevolezza di lasciarti vivere una vita serena era decisamente l’unica cosa che avrei mai sperato di fare, Domi. Serviva un taglio netto, lo sai anche tu.”
James aveva abbandonato il suo sorriso e si era fatto decisamente più uomo sia nello sguardo che nella voce piena di amarezza nel confessare tutto. Non aveva smesso di parlare e giustificarsi nemmeno quando Dominique si era abbandonata ad un pianto silenzioso, perché sapeva che se per lui parlare di quella notte era stato un pugno nello stomaco, lei doveva averla vissuta pure peggio, almeno lui sapeva il perché di tutta quella sofferenza.
“Sono morta dentro quando te ne sei andato. Sono morta dentro e ho perso tutto di me stessa. Avrei capito se mi avessi almeno detto quello che stavi per fare, ma tu hai dovuto rovinare tutto. Credevo di essere stata solo un gioco per te, un mero passatempo, una Gomma Bolla Drooble masticata e sputata per terra quando smette di avere sapore. Mi sono sentita una stupida per averti creduto quando mi hai detto che mi amavi, un’imbecille da medaglia d’oro. Leggevo sulle riviste scandalistiche che i paparazzi ti intercettavano spesso con questa o quella modella, ne cambiavi una alla settimana.”
Era svuotata di tutto, parlava con voce atona e lo sguardo fisso di fronte a lei, osservando senza vederlo un punto indefinito sopra alla clavicola di James.
“Albus e Lily mi hanno detto che anche tu non sei stata in panchina. Facevo esattamente quello che stavi facendo tu e che avremmo dovuto fare dall’inizio, tentavo di trovare qualcuno che potesse farmi sentire come mi sento quando sono con te. Se ti avessi detto quello che volevo fare non saresti riuscita ad andare avanti, avresti saputo perché lo stavo facendo e non mi avresti lasciato partire.”
“E perché ora sei qui? Perché sei tornato per restare? Sei un maledetto idiota Jamie, sono passati sei anni.”
Dominique provò a scendere dal bancone della cucina per allontanarsi da lui prima di ridurlo in poltiglia con le proprie mani, ma James si spinse con il corpo fino al ripiano, impedendole di scendere senza saltargli in braccio.
“Volevo tornare il giorno dopo Domi, volevo. E dopo un anno, se fossi tornato, sarebbe cambiato qualcosa? Io pensavo a te tutto il tempo ed ero sicuro che sarebbe stata una scelta stupida. Dopo due anni mi chiedevo se facessi ancora colazione con pancake ai mirtilli, dopo tre ti immaginavo con il tatuaggio di un Dorsorugoso Norvegese che morivi dalla voglia di farti. Quattro anni dopo, il giorno del tuo compleanno, non sono nemmeno riuscito ad uscire di casa perché ho trovato il maglioncino verde che mi hai regalato, l’ho indossato per una settimana senza mai togliermelo, come avrei fatto a tornare senza aver voglia di venire subito da te?”
Lei gli tirò uno schiaffo forte, centrandolo in piena guancia. James l’aveva vista caricare la mano, ne era sicura, lui aveva sempre avuto ottimi riflessi, eppure non aveva fatto nulla per fermarla, aveva accettato la cosa con la sguardo basso e pentito.
Dominique tremava, prendere a sberle James non l’aveva fatta stare meglio come credeva, niente riusciva a farla stare meglio, niente l’aveva mai fatta stare meglio. Aveva provato di tutto durante il corso della sua vita, le droghe non cancellavano dalla sua mente il sorriso di James, l’alcol non le faceva dimenticare il suo profumo di pino e liquirizia. Aveva fatto sesso con una miriade di persone, in tutti i modi legali e non, ma non era mai riuscita a stare bene dopo James.
Lo guardò in faccia e fece l’unica cosa degli ultimi sei anni che riconosceva come una scelta sua, che la faceva sentire Dominique Weasley, la tranquilla ragazza che aveva preceduto l’avvento della teppista. Gli cinse il collo con le braccia e lo attirò a sé, fermandosi a pochi millimetri dalle sue labbra. Alzò lo sguardo per cercare il suo, doveva essere sicura che lui la ascoltasse.
“Questo non cambierà le cose tra di noi, sono incazzata nera con te.”
James sorrise in modo malizioso. Posò le mani sui suoi fianchi con una naturalezza disarmante, come se non avesse fatto altro tutta la vita.
“Domi, tra di noi le cose non sono mai cambiate.”
L’alito caldo di James sulle sue labbra le fece perdere un battito e Dominique Weasley si sciolse in quel piacevole oblio.

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Angolo Autrice:
Grazie se siete arrivati fino a qui a leggere, vi si vuole bene! Ho buttato giù questa OneShot di getto in un momento di blocco creativo sulle altre FF, quindi è qualcosa nato senza pretese che alla fine si è fatta volere bene (tanto da pubblicarla) da me, spero che non la odierete.
Matagot
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