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Autore: greenroom    19/06/2020    0 recensioni
Ah, no. Che scemo. Hermione non entrerà più da quella porta, se n’è uscita due mesi fa con le valige e non è tornata. Non te lo ricordi, Ron? È per questo che la casa fa schifo. Che sei seduto da ore sul divano senza fare niente.
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Poi in un attimo, i suoi cinque sensi cominciano a funzionare di nuovo. È improvvisamente lucido. Allora si alza in piedi, perchè le chiappe gli fanno davvero male.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Intro - Sul divano

Ron Weasley è seduto da ore sul suo divano di casa. Gli fanno male le chiappe. Da quando si è seduto sono passate sei ore e dalla finestra davanti a lui non si vede più nulla. È calata la notte. C’è una luce gialla in lontananza, un puntino nell’oscurità. Sul tavolo da pranzo, nel piccolo salotto dell’appartamento, ci sono le tazze da caffè che ha bevuto negli ultimi giorni. Dovrebbe metterle a lavare? Forse. Il resto del tavolo è coperto da pagine e pagine di lavoro, per niente organizzato. Se Hermione tornasse a casa e vedesse lo stato in cui è ridotta, farebbe quell’espressione omicida che spaventa tutti i loro amici. A Ron piace quell’espressione. Non ne va matto, ma è la faccia della donna che ama, per questo ricordarla lo fa sorridere.  

Ah, no. Che scemo. Hermione non entrerà più da quella porta, se n’è uscita due mesi fa con le valige e non è tornata. Non te lo ricordi, Ron? È per questo che la casa fa schifo. Che sei seduto da ore senza fare niente. 

Hermione, Ron l’ha vista a Diagon Alley settimana scorsa e gli è quasi esploso il cuore. Poi ha visto l’uomo che le stringeva la mano e la faceva ridere con la guancia contro il suo petto e in un attimo gli si è congelato, il cuore. Si è fermato nel suo petto. Non ce l’aveva più. Se l’era preso lei.
 

  ***
 

Suona il campanello. 

“Sono io. Harry.”

Ron schiaccia il pulsante del citofono e resta imbambolato a guardare lo strumento babbano. Perchè c’è roba babbana in casa? Non ha mai usato un citofono in vita sua, è inutile, basta un colpo di bacchetta per aprire la porta. Hermione ha voluto il citofono. Così come ha voluto la caffettiera, i termosifoni e la macchina del ghiaccio. “Frigorifero, Ron,” gli aveva detto ridendo. 

“Ehi,” l’occhio di Harry, dietro la lente degli occhiali, lo fissa dallo spiraglio della porta, che non riesce ad aprire del tutto perchè Ron è ancora lì impalato a immaginare frigoriferi. La sua risata. Il modo in cui lo guardava. 

Ron lo fa passare e va a sedersi sul divano. Il sedere torna subito a fargli male. 

Harry ha portato qualcosa, come al solito. Ron lo osserva poggiare il sacchetto sulla pila di documenti contabili del negozio sparsi sul tavolo; dal sacchetto prende del cibo impacchettato e la stanza si riempie di profumo di carne arrosto. 

“Ho seguito la ricetta di Molly. Ginny ha detto che questa volta mi sono superato,” Harry sorride. Prende un piatto e le posate, sistemandoli ordinatamente sul tavolino del salotto. “Ti scaldo un po’ le verdure grigliate,” dice, aprendo ante, armeggiando con pentole e cucchiai, usando gli elettrodomestici con familiarità, come fosse casa sua.

Ron lo segue con gli occhi, immobile; è quando Harry comincia a canticchiare ai fornelli che gli sale in gola una strana sensazione. Come se stesse osservando la sua vita da molto in alto, fuori dal suo stesso corpo. E laggiù c’è un lui piccolino, inerme, mentre Harry fa le cose al posto suo. 

“Harry,” chiama. Il suono della sua stessa voce gli spacca i timpani, lo riporta dentro il suo corpo. In un attimo, i suoi cinque sensi cominciano a funzionare di nuovo. È improvvisamente lucido. Allora si alza in piedi, perchè le chiappe gli fanno davvero male. 

“Miseriaccia,” lamenta, massaggiandosi i glutei. 

Harry porta al tavolino una ciotola di verdure fumanti e due bicchieri. Li riempie con del vino.

“Ti sei svegliato?” domanda sorpreso.

“Mi sa di sì. Merlino, la casa è un disastro.”

“L’ho pulita un po’, ma non so dove mettere il tuo lavoro.”

Ron non sa cosa dire. Resta a bocca aperta, come un pesce. “Tu hai pulito? Tu mi hai preparato la cena?” 

“Sì e ti conviene mangiare in fretta prima che si raff-”

“Da quanto tempo?”

Harry si stringe nelle spalle, come se fosse lui nel torto. “Beh, non molto. Da quando hai staccato il telefono, credo.”

“Due settimane?” Ron alza la voce, “Sono due settimane che mi fai da badante?”

“Non mi pesa, davv-”

“No, no, non va bene. Miseriaccia. Merda!” soffoca un sospiro, o forse un grido, nei palmi delle mani, “Guardami! Sembro un prigioniero di Azkaban! Faccio pena…”

“Un po’ sì, c’è da ammetterlo. Ma è normale, anch’io non saprei cosa fare se Ginny mi lasciasse e Herm-”

“Non parliamo di lei,” Ron gli punta il dito contro, mentre il respiro si ferma, la gola si blocca. Si sente come se fosse in apnea, come se i polmoni fossero pieni d’acqua. 

Non te l’aveva preso lei, il cuore? Com’è che ora ti fa così male, Ron?

“Ok, ok, come vuoi,” Harry si schiarisce la voce, “Parliamo allora di come si fa una doccia? L’arrosto è coprente ma non fa miracoli.”

“Non puzzo così tanto…” gracchia. 

“Ron, tra te e un sacco della spazzatura non saprei quale portare in discarica.”

Harry fa una cosa che Ron non avrebbe mai potuto fare da solo. Lo fa ridere. Il cuore che tanto pesava si alleggerisce, il dolore scompare, i polmoni si svuotano e Ron può respirare ossigeno fresco. È qui che si rende conto di quanto puzza. 

“Vado subito a lavarmi.”

Harry prende il cibo e lo tiene al caldo in padella. “Usa il sapone, mi raccomando.” 

“Candeggina?”

Hai fatto una battuta, Ron? 

Harry ridacchia. “Come minimo, amico.” 

   
 
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