Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: CrisBo    20/06/2020    1 recensioni
Il mio dosso non era l'iceberg del Titanic. Era la montagna di Maometto. Era il monte Fato appena ristrutturato. Era quel simpaticone del kraken in digiuno da quarant'anni. Era un machiavellico tranello del diavolo che persino il diavolo, vedendolo, mi aveva dato una pacca sulla spalla compatendomi. La famosa pacca di consolazione del diavolo era, in realtà, Yoongi che mi guardava con aria tremendamente
demoniaca
paradossale, sembrava che stesse pensando a 101 modi per uccidersi e, allo stesso tempo, a quale nome dare al suo futuro chiosco di carne.
************
Seoyun è innamorata del suo migliore amico, vive con Namjoon e Yoongi e dovrà affrontare, durante un'estate particolare, il grande fenomeno del tempismo effetto sorpresa, con una bolgia di amici in conflitto coi problemi che la vita comune regala. Durante la stagione più calda, frizzantina e soleggiata dell'anno cosa potrebbe andare storto, in fondo?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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28 ~ L'Euforia dopo mezzanotte



ㅇㅅㅇ




 





Ad un certo punto ci fu un vero e proprio chaos, un ordine completamente esploso. Potevo dare la colpa alla percentuale alcolica nel nostro sangue o, solamente, ad una potente ed immensa euforia che ci prese nel momento stesso in cui ci infilammo tra la folla, scontrandoci con quella festa estiva, così piena di colori e rumori. La musica continuò per delle ore infinite, alcune famigliole abbandonarono la spiaggia dopo una certa ora, lasciando il monopolio ad altri avventori della notte. Era pieno di giovani, di persone straniere, di adulti senza figli, di qualche ragazzino sfuggito all'orario imposto dai genitori.

Teste variopinte che saltavano, festeggiavano, ballavano, ridevano, bevevano abbondanti sorsate di felicità. Nonostante non fossi avvezza alle feste, riuscivo a diventare un camaleonte non appena mi immergevo in esse. Mi facevo travolgere, sentendo tutto il rombo di quel chiasso dentro di me, fino alle ossa. Se mi fossi lasciata andare come si deve, probabilmente, sarei stata capace di salire sul palco e afferare il microfono, cimentarmi in chissà quale canto disperato, probabilmente scatenando una valanga di risate ilare e  anche apprensione, tanto da chiamare l'ambulanza all'ennesimo sgambettamento procace. 

Per fortuna il mio coraggio si limitava solo ad immaginare tale scena nella mia testa, non c'era pericolo per me, ma non potevo dire lo stesso per persone come Hoseok, Jimin o Jin stesso che, a quanto pare, avevano provato a lottare contro l'ubriacatura ma avevano miseramente perso, sconfitti senza pudore, tanto che il pudore - quell'unica vaga speranza - era andato a farsi benedire. 

Stavano facendo una strana danza, che sicuramente per qualche comunità locale dell'Asia avrebbe avuto anche significati molto profondi, ma io pensavo fosse atta solamente per strapparsi i muscoli e distorcersi qualche osso importante. Jin si stava sbracciando a caso, i suoi capelli neri andavano a ritmo della musica, scombinandoli. Purtroppo per lui era  stato benedetto con altre sostanze, in quelle ore successive, tra cocktail, altra birra e anche degli appiccicamenti tattici di zucchero filato. Ero sicura che si fosse ubriacato apposta per non impazzire, ma sembrava si stesse divertendo come non mai.

Hoseok aveva cominciato a fare delle strane mosse col sedere che stavano facendo imbarazzare Emily, lei aveva una mano sulla faccia e tentava di nascondere il rossore e le risate convulse. Jimin non potevo proprio descriverlo, se non attraverso lo sguardo di Yoongi che lo guardava  inebetito da almeno una mezz'ora buona, ma forse aveva avuto solo un crollo cerebrale. 

Io e Yurim ci eravamo cimentate in una danza saltata e romantica,  tanto che alla fine si era introdotto pure Taehyung e ci fu una strana ondulazione a tre che avrebbe fatto sospettare anche le menti meno pure verso una qualche nostra potenziale relazione tensiva, ma io fui presa in ostaggio da Namjoon non appena i miei due accompagnatori danzerecci presero a strusciare i propri lombi tra di loro, creando una risata convulsa in Jungkook che stava guardando tutti come un pesce, senza parole. Aveva ben due drink diversi in mano, e li stava bevendo entrambi dalla cannuccia, creando un miscuglio molto ragionato e un po' invidiato da me.

«Come ai vecchi tempi!» Mi urlò Namjoon all'orecchio. 
Non si sentiva niente, c'era solo la musica che padroneggiava, persino il mare e il suo dolce suono era disturbato da quegli strumenti tumultuosi. Namjoon mi fece degli strani gesti, prima di acchiappare per un braccio pure Yoongi, ancora ipnotizzato sul suo ragazzo, trascinandolo verso di noi.
«È quasi ora! Assaltiamolo mentre fingiamo di ballare.»
«Io stavo già fingendo!» Risposi io, urlando a mia volta. 
«Jk sta bevendo raddoppiando il contenuto alcolico, se continua così non arriva manco a sentire buon compleanno.» Urlò di rimando Yoongi.

Ci voltammo verso il povero Jungkook, notando che stava cominciando a muoversi come un anguilla, imitando i movimenti di Jimin che lo stava volutamente ignorando, a quanto pare Chimmo aveva preso di mira il mio ragazzo mentre ondeggiava le braccia verso di lui. Hoseok si mise in mezzo, saltellando come un grillo. Erano uno spettacolo non da poco; notai Emily che stava fotografando quei momenti, non so con quale risoluzione ottica, di certo non ultra HD professionale visto la posizione periferica che aveva adottato.

«Taehyung non aveva portato una specie di striscione?»
«Abbiamo fatto uno striscione?» Chiese Yoongi, inarcando un sopracciglio.
«Sì,  ho falsificato la tua firma visto che se aspetto te.» Brontolò Namjoon, prima di prenderci per mano entrambi e fingere di fare passi da valzer, avvicinandoci di più al gruppetto. Sembravamo decisamente più imbarazzanti degli altri tre, mentre ondeggiavamo da un piede all'altro, con un ritmo un po' robotico e meno sciolto.

«Dai, che che se dici così pare che sono insensibile come la morte.»
«No, sei  solo pigro.»
«Tae?» Io lo richiamai, pinzando anche lui, trascinandolo nel nostro cerchio valzero-tico insieme a Yurim. «Jungkook è sulla via dello svenimento, quindi ora o mai più.»
«Sì!» Esclamò quell'altro, prima di girarsi e cercare di dare un calcetto a Jimin che, a quanto pare, aveva creato una gang di danzatori, visto che oltre Jin e Hoseok ora si erano unite tre ragazzine che saltavano e ridevano insieme a loro. Guardai come una mosca Jin, ma quello era ancora talmente immerso in quello scapocciamento insensato che non se n'era neanche accorto. 
Si sarebbe rotto l'osso del collo se avesse continuato così.

«Oh che è?»
«Jimin, il piano Jk! Ora!» Yurim lo guardò con uno sguardo più acesso. 
Jimin capì all'istante, tanto che prese per un braccio Hoseok e aguzzò lo sguardo fino a Emily, che intanto si era avvicinata a noi. 
«Hobi placati, per favore!» Gracchiò Yoongi, facendo un verso strano.
«Ooooh, perchè? Ballate anche voi, così, unz - eee unz» Stava già biascicando, segno che era ubriaco già a livelli importanti. Avrei  dovuto capirlo dalla faccia tremendamente arrossata, era una cosa che mi faceva sempre ridere, anche se ora ero costretta a nasconderlo.

«Hobi non balleremo mai come te, devi fartene una ragione.» Disse Namjoon, ridendo. «Potete fermare Jin?»
«Jin?!»

Niente, quello stava continuando a muoversi da un lato all'altro, cantando pure qualcosa.
Probabilmente stava tentando di seguire il complesso musicale, ma con scarsi risultati. 

«Jinnie?» Taehyung provò a pinzargli le spalle, spezzando così il nostro cerchio per niente losco agli occhi di Jungkook, 

proprio zero

l'unico rimasto in disparte a guardarci in silenzio, mentre confabulavamo non così tanto in silenzio. Per fortuna, la Dea Musica, in quel momento era un'alleata perfetta. 

«Oohhh Jiiiin?» Namjoon tirò fuori il vocione, provando a scuoterlo, tanto che finalmente rialzò la testa, con  il fiatone e lo sguardo di chi è appena stato risvegliato da un sogno meraviglioso.
«Oooooh che c'èèèè?»
«È mezzanotte!» Urlò di rimando Namjoon, prima di guardarci tutti.
«Siamo abbastanza ubriachi per adempiere al piano primario e fargli una sorpresona che non si dimenticherà più!» Provò Minno, di nuovo, agganciandosi ad una spalla di Jimin, che lo avvolse con un braccio dietro la schiena. Jimin prese a saltare di nuovo e, questa volta, pure Yoongi lo seguì.
«No dai ragazzi, avevamo detto di no.» Brontolò Yurim, facendo un broncio.
«Oh io sto indossando più alcol che abiti, perché lui non riceve lo stesso regalo?»
«Non temere, ne abbiamo anche per lui, e non ti lamentare che sei molto più sobrio così!» Disse Jimin, sghignazzando.
«Che vorresti dire, che mi sono vestito male?» Sbraitò Jin, pinzandomi le spalle con le mani, facendomi ondeggiare malamente.
Nel cambiarsi, il pomeriggio, era riuscito a vestirsi esattamente come all'andata. Quello era talento.
«Beh...» Provò Jimin, di nuovo, con una smorfia già peccatrice ma per fortuna Emily interruppe quella diatriba, cacciando in avanti la testa rossa.

«Ho un'idea io: qualcuno lo distragga, inventandosi chissà quale cosa, con gli altri andiamo verso la spiaggia, ho in mente una cosa carina. E poi lo portate là, dove c'è quella piccola rientranza.» Ci indicò un punto non molto lontano. Era carino, c'era una piccola passerella di legno che arrivava a metà spiaggia, illuminata da delle lucine piantate nella sabbia, probabilmente per l'occasione.

Tutti la guardammo già pronti a fare una lotta nel fango per decidere chi sarebbe stato incaricato a distrarlo, ma non ce ne fu bisogno. Jungkook si era avvicinato lesto, a quanto pare ancora ignaro di tutto quello che stavamo dicendo, piazzando un braccio intorno alle mie spalle e a quelle di Hoseok, in linea d'aria era stato comodo per lui aggrapparsi a noi.
«Ragazzi, ho finito i drink» ci spiattellò in faccia i bicchieri vuoti, una cannuccia per poco non mi accecò un occhio «mi accompagnate a prenderne altri due?»
«Oh sì, ti accompagnano loro!» Emily ci spintonò verso la bolgia di gente, facendoci un occhiolino furbo, da volpe, prima di smuovere le dita verso gli altri. «Noi vi aspettiamo!»

Poteva scegliere due persone migliori per distrarlo? 
Persino l'inconscio di Emily non aiutava la mia causa, anche se forse avrei dovuto sentire un po' lo zampino del famoso destino, magari era la mia occasione per appiattire quella tensione tra noi.

«Dai andiamo Kookie, riesci a camminare? Non hai ballato neanche un secondo. Almeno ti stai divertendo?» Hoseok lo trascinò un po' in disparte, mentre io feci fatica a stargli dietro, allungando il passo. Lo stavamo ancora reggendo per le spalle, ma per fortuna non si era accasciato su di noi, riusciva ancora a stare in equilibrio. 
Lo guardai dai basso, sperando che non avesse la faccia di uno che stava per svenire da un momento all'altro: no, era piuttosto vispo, coi capelli più lunghi davanti agli occhi e la bocca di chi stava facendo fatica a non torturarsi le labbra. Fece uno strano movimento con la lingua, tanto che mi allarmai un secondo. Era sintomo di rabbia, di solito, tanto che slungai lo sguardo verso Hoseok che lo ignorò così bene che quasi mi stavo commuovendo.

«Oh ragazzi, vi voglio bene lo sapete?» Ci disse Jungkook, strusciando la testa contro quella di Hoseok.
«Eeeh come no, anche noi, lo sai.» Disse l'altro, puntando una trafila di banchetti.
Il palco era situato sotto un gazebo gigantesco, ai lati, verso il lato della strada erano posti dei piccoli chioschi che vendevano birra artigianale, drink di ogni tipo e anche cibo veloce, come hamburger, piadine, anche noodles pronti e gamberetti fritti, per non parlare della quantità di dolci.  L'odore, in quella zona, avrebbe fatto venire l'aquolina in bocca anche alla persona più sazia dell'universo, tanto che mi immersi in quella fragranza mentre rialzavo la mano per andare a sostenere quella di Jungkook, ancora intento a camminare verso quella zona restando addosso a noi.

«E allora perché non lo ricordate?» Pigolò Jungkook, tirando giù la testa.

Quella domanda mi fece più male del dovuto. Mi sembrava troppo meschino quel piano, ma perché avevamo accettato di farlo? Sospirai, tentando di restare ancora un po' in silenzio, tanto che mi voltai per guardare anche Hoseok, sperando che avesse la risposta pronta anche a quella domanda. Issai meglio il braccio di Jungkook sulle spalle, prima di soffermarci davanti ad una sequenza di punti vendita di ogni tipo: birre? alcolici? Alcuni vendevano delle bottigliette minuscole di vodka e soju, la vera rovina nella nostra vita alcolica.

«Ehi, ti va di provare una cosa buonissima?» Rispose Hoseok, zompando sopra la sua domanda come se niente fosse. Il suo sorriso era talmente contagioso che, quando Jungkook lo guardò, sembrava di nuovo riflettere una parvenza di buon umore.
«Cosa?»
«Prendiamo il soju e lo mescoliamo alla granita, ti giuro che è la cosa più buona dell'universo. Io e Seo lo bevevamo sempre, durante gli esami all'università, quando passavamo la notte a studiare. Una volta ne abbiamo bevuti almeno cinque o sei a testa, il giorno dopo ci siamo presentati ad un esame completamente stravolti, volevamo solo morire.»

Provai un tonfo al cuore. 
Mi voltai di scatto verso Hoseok, guardandolo con occhi sgranati e senza sapere bene cosa dire.
Lui mi guardò di sbieco, con ancora lo stesso sorriso che stava dando a Jungkook, ma senza soffermarsi troppo. 

Mi bastava. 

Mi bastava anche quel misero sguardo; aveva tirato fuori un ricordo estivo molto particolare che, avevo addirittura paura, non si ricordasse. Mi morsi la lingua, tra i denti, nervosamente, prima di fare un sospiro, provando a non dargli l'importanza che, invece, gli stavo dando. Forse era davvero così che funzionava, all'improvviso qualcosa scivola via e ti fa dimenticare i motivi per cui sei stato invaso dalla rabbia o dalla frustrazione e vuoi solo dimenticartene.

«Uuuh mi ricordo quel periodo, io ero ancora al liceo con Tae, quanto invidiavo la vostra vita da adulti.»
«Avevi tanta voglia di crescere, eh?» Domandai io, finalmente prendendo parola.
«Sì.» Ammise lui, annuendo pianissimo. «Ma ora vorrei rallentare il tempo.»
«E allora non avere fretta.» Rispose Hoseok, prima di ficcargli una mano sulla testa e sfilare via da quella presa a trittico che avevamo imbastito.
«Prendiamo puffo, arancia e menta, per gli altri qualche bottiglia di soju in più. Devono invidiarci, vedendoci tornare.» 
Mi guardò per ultima, prima di defilarsi e andare a comprare le bevande.
Si ricordava persino il sapore che preferivo, ma non avrei dovuto esserne così sorpresa, mi rinfacciava sempre di essere una strana figlia del demonio per preferire la menta agli altri sapori, ma in quello ero molto simile a Jin, non andavo matta per le cose al gusto di frutta. 

«Seo ci hai fatto pace?» Mi chiese Jungkook, sfilando pure lui dalla mia spalla, per guardarmi.
«No Jung, le cose sono sempre miseramente complesse.» 
«Ricordati la faccenda dell'incomprensione!»
«Jk non c'è incomprensione, anzi son stata fin troppo chiara a sto giro.»
«Ah allora non  ho capito niente.» Si lagnò lui, prima di tirare indietro la testa e fare un sospiro. «Ah, Hobi prendi  una bottiglia di drink energetico, quello rosa fluorescente, lo gettiamo tutto in testa a Jin appena ritorniamo da loro.» Sbraitò subito dopo, verso Hoseok che percepì la proposta e gli fece dei segni di approvazione.
«Ah, Hobi prendine pure un'altra, verde nucleare, per tu sai cosa!» Sbraitai pure io, a sto punto con un coraggio un po' più percepibile, e pure in quel caso fece dei segni di assenso, ma  questa volta senza guardarmi. 

Quando tornò verso di noi aveva due buste piene e in mano, da vero giocoliere, tre granitoni che spiattellò nelle nostre mani un secondo prima di perderne la presa, cosa che non avvenne per grazia divina.

«Ma state confabulando qualcosa che non so?» Chiese Jungkook, guardandoci con una smorfia.
«No ma che - noi non siamo il tipo da confabulare cose.»
«Ma se abbiamo organizzato un viaggio per far passare a Jin una nottata  che neanche per l'addio al celibato?»
«Quelli son dettagli irrilevanti.»
«Andiamo dai, gli altri ci aspettano. Strano che Jimin non sia ancora salito sul palco.» Disse Hoseok ridendo, riprendendo le spalle di Jungkook. Io gli presi un sacchetto, giusto per non lasciargli tutto il peso, ma non gli dissi più nulla. 

Mi limitai a seguire gli altri due verso il punto lasciato, poco prima, tanto che quando notammo la loro sparizione - più per vedere la reazione di Jungkook che altro - non tardò ad arrivare un suo sguardo perso e l'aria di chi non stava capendo bene. Si voltò per cercarli, tanto che cominciò a sospettare che ci avessero abbandonato lì per andare in giro a fare i balordi della strada.

L'immagine era un po' bizzarra, ma con qualche tecnica di convinzione estrema - lui sarebbe andato a cercarli per il centro della città -  riuscimmo a convincerlo a seguirci verso la spiaggia, dicendogli che sarebbe stato meglio aspettarli lì. Sia io che Hoseok  guardammo in giro, ma non avvistammo nessuno di loro. C'erano svariati gruppetti di persone che sostavano in spiaggia, alcune con asciugamani tattici, altri con una marea di drink e del cibo preso dai chioschetti. Più ci allontanavamo dal palco e più la musica era meno rombante e prepotente, persino le strisce più rossastre del palco, che gli addetti alle luci facevano danzare sopra di noi, stavano diventando bagliori lontani, riportandoci nel buio della serata, con quell'alone più cupo e il riverbero delle lanterne appese che donavano una luce più fredda, lontana, come qualcosa di irraggiungibile.

Fu una passeggiata un po' strascicata. 
Camminare sulla sabbia, da ubriachi, era come scalare un masso pieno di buchi. Incespicammo almeno quaranta volte a piede, tanto che persi un bel quarto della mia granita per strada, tentando di non perdere l'equilibrio. Hoseok si mise a canticchiare una canzone un po' stupida, facendo dei versi disumani e Jungkook prese a stargli dietro, senza vergogna. Ero sicura che lo stesse facendo per avvertire gli altri del nostro arrivo, visto che non avevo idea di dove si fossero ficcati, ma alla fine notai delle ombre sbucare da dietro un montagnola di sassi, tirando fuori i cellulari per illuminare uno striscione che tenevano in mano, srotolato e colorato su cui svettava:

Buon Compleanno Kookie, te l'abbiamo fatta di nuovo!

In aggiunta qualcuno aveva scritto:

Sii grato che non ti abbiamo lasciato a casa.

Sicuramente da parte di Minno, visto l'andamento un po' più dialettico della scrittura. Ci fermammo di colpo tutti e tre, Jungkook restò per un secondo imbambolato, prima di osservare di nuovo quella dannata scena a rallentatore. 

A quanto pare avevano recuperato dell'acqua, da qualche parte, perchè partirono delle vere e propri bottigliate che ci colpirono tutti e tre, seguiti da degli urli senza senso, tra "auguri scemoooo" a "amaci  di più dopo questa sorpresaaa", tanto che vidi Taehyung correre verso di noi, ormai fradici e ancora immobili, e saltare addosso a Jungkook, raggirandolo per salirgli sulla schiena, tanto che per poco quello non cascò in avanti malamente.

«Ma noi che centriamoooo!» Urlacchiò Hoseok, facendo un brivido.
«Vendetta supremaaaaa!» Urlò Jin, di rimando, alzando le braccia, ridendo come un disperato.
Fu l'inizio di una vera e propria rivoluzione di lanci. 

Le nostre granite corrette furono le prime a volare in rivolta, in quella guerra di bibitari, adoperandosi per una giusta causa, finendo sulle teste dei primi poveri malcapitati, Namjoon e Yurim, in ordine di vicinanza.

Io e Hoseok riuscissimo a recuperare le nostre bibite dai colori tossici giusto un secondo prima di venire colpiti da qualcosa che sembrava tanto sabbia - ottima analisi, visto che eravamo sulla spiaggia - Jin e Emily stavano lavorando in combo in quella causa di tiro al bersaglio, mentre Jimin e Yoongi tentavano un furto di alcolici dai nostri sacchetti ormai abbandonati, tanto che ci ritrovammo tutti, chi prima e chi dopo, a scappare come dei grilli per quello spiazzo sabbioso  Ci furono solamente sconfitti, in questa lotta all'ultimo drink, tanto che alla fine eravamo stravolti e senza più ossigeno, a riprendere fiato ognuno a distanza di sicurezza dall'altro, ma con ancora le risate in corpo, appiccicaticci e colorati. Se ci fosse stata una luce ultravioletta, ero quasi sicura che ci saremmo illuminati come i gas al neon. 

«Voi siete tutti matti!» Eslcamò Jungkook, alla fine, mettendosi le mani in faccia per fingere di ripulirsi da  chissà cosa, mentre si tirava su. Aveva ancora Taehyung praticamente accozzato addosso, stile vongola, intento a stritolargli le spalle con le braccia.
«Ho la sabbia pure in bocca!» Pigolò Hosek, sputacchiando rimasugli bellici.
«Statemi a distanza di sicurezza, tutti quanti!» Yoongi aveva in mano il mio drink verde chernobyl, ancora del tutto intatto, probabilmente rubato in un attimo di distrazione. Centellinava e minacciava, sventolandolo nel vuoto.
«Noi dobbiamo smetterla di lanciarci le cose addosso, se mia madre sapesse come spreco i miei soldi mi farebbe fuori.»
«Sì Jin, tua madre ti farebbe fuori se sapesse che vai in giro vestito così, ti facciamo solo un favore.»
«Oh ma cosa avete contro il mio bellissimo stile?!»

«Guys guys shut up one moment -» Emily prese il monopolio per un secondo, mentre sentivo Jin aggrapparsi alla mia schiena con le mani, spalmandomi addosso tutto lo schifo che aveva addosso. Odorava di distilleria, luna park e anche ristorante italiano; il mio stomaco non era in grado di sopportare quell'amplesso di sapori. 
«Jungkook ti abbiamo fatto perdere tempo per mostrarti una cosa ma è andato tutto in malora.» Continuò la ragazza, prima di fare un passo indietro e mostrare una cosa nella sabbia. «Look at this
Era senza fiato anche lei, bagnata e piena di sabbia, non ne era uscito salvo proprio nessuno. Era rossa in viso, come Hoseok tendeva a cambiare colore della pelle quando beveva o rideva troppo, e probabilmente era più propensa a parlare nella sua lingua natia in quello stato.

Ma la capimmo tutti, ci  voltammo verso il punto che stava indicando. 

C'era un enorme scritta, sulla sabbia, contaminata dai nostri piedi che avevano corso o dalle sagome dei corpi caduti, ma si capiva perfettamente che c'era inciso a caratteri cubitali: Jungkook, non potremmo mai dimenticarci di te.

Jungkook era rimasto inebetito a guardare la frase, a distanza di sicurezza dall'acqua del mare che continuava a ritirarsi e a ritornare, muovendo la spuma fino al bagnasciuga. Stava premendo le labbra tra loro, riprendendo fiato, tanto che quando si voltò a guardarci aveva l'aria talmente sorpresa e felice che sarebbe stato capace di smuovere i cuori più duri. Si mise le mani davanti allo sterno, per un secondo, prima di chinare le ginocchia e ridere imbarazzato.

«Pensavo che ve lo foste dimenticati, dico davvero.»
«Come possiamo dimenticarlo?» Gracchiò Taehyung, mentre scivolava via dalle sue spalle. Vidi Yurim avvicinarsi a entrambi, ridendo. 
«Non so cosa dire.» Mormorò Jungkook, scuotendo il capo bagnato. «Io
«Non dire niente, tranne il fatto che sei un po' tardo, ogni anno ti facciamo uno scherzo del genere e ancora non l'hai capito. Si vede che stai diventando vecchio.» Disse Jin, sghignazzando malefico. Mi avvolse le braccia intorno al collo prima di darmi un morso sull'orecchio e fluire via da lì. Accolsi quel momento di cannibalismo senza fiatare, guardandolo zompare verso Jungkook, attento a non rovinare ulteriormente la scritta.

Hoseok aveva allungato una mano verso Emily, dicendole qualcosa a bassa voce, forse un "che idea dolce" ma chi lo sa, mi bastava la faccia di Jungkook in quel momento. Come dono non sarebbe stato eterno, ma di sicuro se lo sarebbe ricordato.

«In questo momento ci vorrebbe proprio che Namjoon cantasse una delle sue canzoni da karaoke.» 
Proposi io, avvicinandomi, mentre il mio amico mi metteva una mano intorno alle spalle, ridendo come una iena.
«Non sfidarmi.»
«Jungkook vorrebbe sentirlo-»
«Non è necessario ragazzi davv-»
«Happy birthday to yoouuuuuuuuuuu» niente, ormai Namjoon era partito, a quanto pare ormai preso in quella sua nuova carriera da cantante neo melodico trot, colonna sonora estate hit parade. 
«Mi basta sul serio la scritt-»
Jungkook ci provò di nuovo ma ormai il danno era stato fatto.

Tutti ci aggrappammo gli uni agli altri, formando una grande linea di braccia e corpi che ondeggiavano a ritmo della canzone che, ora, stavamo intonando tutti, davanti a lui più imbarazzato per l'orrore canoro più che per la scelta di farlo lì, in spiaggia, davanti a delle persone che si erano fermate a fissarci un po' allibite.

«...happy birthday tooooo JaaaaaayKaaaaay! Happy birthday tooooo»
e qui Jin prese il monopolio della situazione, tirandosi in avanti e alzando le braccia come un martire, con voce potente e squillante «youuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!»

E restò così, con quell'eco vocalico per secondi infiniti, praticamente urlando come un assassinato, piegando la testa di lato e lasciando Jungkook interdetto a fissarlo, senza avere più parole da dire.
Noi stavamo ridendo di nuovo, sciogliendoci da quell'abbraccio, disfando così il nostro veloce e intenso concerto davanti al festeggiato.

«Non ce la faccio.»
«Vieni qui coniglietto che non sei altro!» 
Jungkook provò a nascondere la faccia ma, purtroppo, furono tutti più veloci di lui, cominciarono a dargli pacche sulla testa, assalendolo in malo modo tanto da scapicollare nella sabbia, probabilmente uccidendolo sul colpo. 

Ma stava ridendo, buonissimo segno.

«Voi mi ucciderete prima del tempo, lo so già!»
«E allora goditi questi momenti che non torneranno più.» Rise di gusto Jimin, scivolando a pancia in giù e soffocando le ultime risate. Sembrava quello più provato di tutti, probabilmente aveva perso un sacco di fiato ridendo. 
Era schiantato con le chiappe sulla sabbia, tanto che per risalire a sedersi ci mise sei secoli.
«L'idea della torta di Jin non era male, comunque, perché ci volete così male?»
«Perchè noi siamo persone originali e con brillantissime idee.» Spiegò Hoseok, mettendosi a sedere, trascinandosi Emily praticamente addosso.
«E poi la torta, hai idea di che battaglia sarebbe stata?» Yoongi si lanciò di lato, ripercorrendo la caduta di Jimin, andando a sedersi lì di fianco.

Ci stavamo tutti ricomponendo, seduti sulla sabbia, davanti alla scritta per Jk. Davanti a noi la città e dietro l'immenso mare, buio e quieto.

«Piena di fragole ovvio.» Disse Taehyung, scivolando sul busto di Yurim, che lo abbracciò da dietro.
«Al cioccolato.» Dissi io.
«No, una crostata ragazzi, l'avrebbe fatta mia madre.» Disse Hoseok.
«Perchè non una di riso? Mia nonna le fa buonissime.» Jimin gonfiò le guance, lanciando un po' la sabbia addosso a noi.
«E perché non una torta gelato?» Chiese Namjoon.
«Vedi? Non era cosa.» Disse Yoongi, scuotendo la testa rassegnato, voltandosi verso Jungkook. «Sarebbe stata immensamente disgustosa.»
«O immensamente buona.» Rispose Jin, ridendo. A quanto pare aveva preso di mira il mio orecchio, ora continuava a carezzarlo con un dito pieghevole, come anti-stress.

Approfittai di quel momento di stasi per guardarli uno per uno, abbozzando un sorriso più convinto. In quella combo un po' seduta spiritica e un po' Cerchio della Vita, restammo a fissarci e a ridacchiare, riprendendo il fato perso per la lotta di poco prima. Era una tradizione bizzarra, quella di prendere in giro Jungkook in quel modo durante il suo compleanno, era una specie di inizio di  stagione. Settembre era il mese dove la routine riprendeva la solita vita, dove si iniziava a pensare a mettersi d'accordo per vederci durante i tempi liberi da lavoro e da scuola, si decideva da chi passare il Natale, quale fiera festeggiare, come affrontare la vita dell'anno che volgeva al termine. Fingere che non c'era niente da festeggiare era il nostro miglior modo di dare il via a tutto quello.

Ma quella volta percepivo qualcosa di diverso, c'era qualcosa di molto più grosso in ballo, c'erano stati troppi cambiamenti e, per quanto uno poteva sperare che le cose si sarebbere solo trasformate in maniera positiva, era comunque un cambiamento a cui, forse, nessuno era realmente pronto. 

Provai un forte senso di vertigine, una bizzarra sensazione che mi fece tremare per un secondo, tanto che dovetti chiudere gli occhi per scacciarla via. Non so cosa fosse, non riuscivo a capirlo, tanto che alla fine decisi di alzare lo sguardo per guardare uno ad uno i miei amici. I loro volti erano così sereni che, quel motivo di ansia, mi passò in un secondo. Alzai la mano per stringere quella di Jin, che smise con quello strano feticismo per il mio orecchio, mi guardò con uno sguardo dolce. Conciato così disastrosamente sembrava ancora più bello. Quell'attimo si interruppe nel momento in cui Jungkook sussurrò un grazie davvero commosso, tirando su col naso. Niente lacrime, al momento, per lui, forse stava crescendo davvero, giostrandosi con le sue emozioni più impulsive.

«Avevo davvero bisogno di questo e,  in cuor mio, so che siete dei pirati sensibili e che stavate cercando di farmi assaporare di più la sorpresa. Avremmo molto da festeggiare, tra la partenza di Jin, il matrimonio di Hobi e Emi e la proposta che vuole fare Tae a Yu, ma avete dedicato questo a me lo stesso e non lo dimenticherò-»

Non si rese conto, ma noi sì. 
Alcol beffardo e truffaldino, che scherzi che fai.

A occhi sgranati assistemmo ad un cambiamento assurdo della sua faccia, quando si rese conto della grandissima notizia tirata fuori. Ma io mi volta di scatto verso Yurim e Tae, vicino a me. Lei si era staccata dal suo ragazzo, guardando Jungkook con sguardo indecifrabile, tutti noi sembravano in attesa della bomba atomica per eccellenza. Taehyung era diventato più bianco di un cadavere, guardò Jungkook per mezzo secondo, con quel tipico sguardo ammazza-cervello, prima di voltarsi con una lentezza estrema verso Yurim.
Io guardai Jin per un supporto da panico ma quel maledetto si stava letteralmente scompisciando a bocca chiusa - a quanto pare lo trovava molto divertente.

«No scusa, di che proposta stai parlando?» Lei guardò Jungkook, per poi deviare su Taehyung, indietreggiando con la schiena. «Tae?»
«Ehm ...ecco, in realtà non è niente di serio insomma, non so perchè Jungkook ha cacciato fuori questa cosa.» Sibilò Tae riguardando Jungkook con occhi sottili.
Potevo immaginare come si sentisse Jungkook: non ditemi più segreti di questa portata, vi prego. 

In effetti un po' lo capivo, ero stata  tentata mille volte di oltrepassare Taehyung e fare la proposta a Yurim io stessa, ma forse sarebbe stata un po' anomalo in effetti.

«Tae?!» Ripetè Yurim. 
Sentivo che era un po' colpa nostra, tutti li stavamo guardando senza dire una parola, come spettatori di teatro, che attendevano la grande scena madre. Volevo davvero aiutarlo ma ormai era fatta: o la va o la spacca, e Jin che tentava di bloccare la risata non aiutava, tanto che piantò la faccia contro la mia schiena, per frenarsi.

«Ecco io...»
«Oh dai diglielo Tae, davanti al mare, ai tuoi amici, è una propostona.»
«Sì ma io l'avevo progettata diversamente, al suo ristorante preferito!» Rispose lui, stizzito, verso Yoongi.
«Oh, immagino stessi aspettando il tuo grande amico clichè, in questo caso.» Fece Jimin, diavolo furbastro, sogghignando. 
«Jimin-ssi.» Sibilò di nuovo Tae, guardandolo torvo.
«Fammi indovinare: spumante, tavolo privato e violini che suonano?» Provò Hoseok, ridacchiando.
«Dai non essere meschino, tu me lo hai chiesto sotto la pioggia, davanti ad una fermata dell'autobus, è stato spontaneo no? E ti ho detto di sì lo stesso!» Emily gli diede una gomitata molto leggera e, davanti a quell'immagine, rimasi un attimo imbambolata a guardarli.

Non mi aveva mai raccontato il modo in cui glielo aveva chiesto, quell'immagine poteva benissimo essere molto da Hoseok, in fondo. O forse no? Provai un leggero senso di disagio che cercai di scacciare via velocemente.

«Ragazzi non mi state aiutando!»
«No ma te la stai cavando benissimo, credimi.» Rise di gusto Jin, tirando su la faccia, cercando di non morire.
«Yu devi capire che hai un ragazzo molto riservato e si vergogna.» Provò Namjoon, annuendo da vero colto del mestiere. 

Ma Yurim non stava guardando Namjoon, sembrava non aver colto neanche mezza parola di nessuno.
La prima cosa che fece lei fu guardarmi, girandosi verso di me quasi con urgenza. Sembrava che stesse  cercando la conferma che anche io sapessi del grande segreto di Taehyung, stava trattenendo il respiro e aveva gli occhi lucidi, per via dell'alcol e dell'emozione probabilmente. Non dissi niente, mi limitai a sorriderle e ad annuire velocemente.

«Tu davvero volevi chiedermi di sposarmi?» 
Disse lei, alla fine, con una voce che sembrava aver perso tutta la tonalità, ritornando sul suo ragazzo.
Taheyung ci mise sei secoli prima di cedere, annuendo con un sospiro.
«...sì, anche se potenzialmente lo ha fatto Jungkook al posto mio.»
«Sì ma io non voglio sposarti, cioè nel senso lo sai che ti adoro Yu ma non sono pronto per tale impegno.» Provò Jungkook a metterla sul ridere, ancora imbarazzato, tanto che si grattò la testa.
«Oh mamma mia, sto per sentirmi male.» Sfiatò Yurim.
«Minno passami quel drink che hai!»
«Ouf, tieni.» Minno glielo lanciò controvoglia. 
«Sto per svenire!» Continuò lei in iperventilazione.
«Non farlo ora, non sono bravo con queste cose.»
«Sto anche per vomitare!»
«Eh però ...tutte le hai, tesoro.»
Taehyung sembrava disperato sul serio, tanto che gli sventolò la mano davanti alla faccia mentre quella sembrava in procinto di collassare.

«

Taehyung si bloccò per un secondo, restando a guardarla, mentre lei alzò gli occhi verso di lui, ancora col fiatone e, potevo immaginarlo, il cuore in subbuglio. Noi eravamo su un filo, pendevamo solo dalle sue labbra.

«C-cosa?»
«Sì che ti sposo brutto scemo patentato!» Gli saltò letteralmente addosso, per abbracciarlo, facendolo cadere sulla sabbia. «Non ci posso credere che me lo stai chiedendo così!»

Potevo respirare di nuovo anche io, mentre tutti facemmo un grandissimo sospiro, più in panico di Taehyung. 
Ma, in fondo, chi ci credeva che gli avrebbe detto d no?
Non ci fu bisogno di dire molto altro, la peggiore proposta di matrimonio della storia finì con l'ennesimo travolgimento corporeo, esultando come solo dei veri fan potevano fare.  Ci alzammo per saltargli addosso, purtroppo quel drink verdognolo finì di nuovo sulle nostre teste, ormai benedizione massima per ogni situazione della serata.

Alla fine non era andata per niente male.








Restammo sulla spiaggia a bere gli ultimi drink sopravvissuti della serata lasciando scivolare di dosso tutte le emozioni provate. Jungkook prese il monopolio della situazione, a quanto pare tra la vecchiaia sopraggiunta e il senso di colpa per aver rovinato la proposta a Taehyung cominciò una lunga trafila di racconti e scenette che allietarono la nostra serata fino alla fine.
Non durammo molto, arrivò il classico calo della palpebra, tanto che ci fu un dibattito un po' più sentito riguardo al dormire sulla spiaggia così com'eravamo conciati o tornare alla guest house per prendere degli asciugamani e cambiarci degli abiti. Optammo per la seconda opzione, dopo che Jin appurò che se non ci fossimo cambiati saremmo morti assiderati, era una premonizione un po' troppo drastica ma ci convinse a tornare indietro per recuperare un po' di armamentari da spiaggia e esaudire la proposta di Taehyung di dormire davanti al mare. 

Fu in quel frangente, dopo che ci ripulimmo e ci cambiammo d'abito per la terza volta durante la giornata, constatando che l'idea di Jin di portarsi un valigione era stata una bizzarra premonizione da parte sua,  proprio mentre stavamo per comprare qualche kimpab in un piccolo chiosco notturno, che capii per quale ragione, poche ore prima, ero stata tediata da quella spiacevole sensazione fulminea; era una sorta da sensazione da medium. Un brivido così potente che nemmeno un mentalista professionista avrebbe potuto gestire. Arrivò con un leggero schiarimento di voce, da parte di Hoseok, mentre Jimin pagava al cassiere le piccole porzioni che eravamo riusciti a recuperare. Eravamo a pochi minuti dalla spiaggia, in una stradina più isolata, non c'era più molta gente in giro e la musica era ormai cessata da un pezzo, c'era solo il rumore del mare in lontananza e i passi dei piedi sull'asfalto, delle nostre ciabatte. 

«Ragazzi, so che non è il momento più adatto per dirlo ma non credo di riuscire a resistere ancora. Visto che è serata di rivelazioni...» Hoseok ci fece fermare a tutti, voltandoci dietro di lui. Stava tenendo Emily per mano. Si erano riusciti a vestire in combo pure per dormire in spiaggia. La luce del chiosco dietro di loro illuminava le loro figure, rendendole stranamente angeliche, tanto che per un attimo rimanemmo incantati a guardarli. 

Sembrava tanto un'aura, quella che ascende dal cielo per tirarti su e riportarti in Paradiso. Per portarti via.

«Ne abbiamo parlato alla fine, siamo stati in dubbio per giorni ma alla fine siamo giunti ad una conclusione. Non vogliamo dirlo a vacanza finita, perché ho paura che la rovinerei sapete, con un sacco di pianti e magari l'effetto sorpresa e-» vidi Emily stringergli la mano un po' più forte, guardandolo di sbieco, prima di voltarsi verso di noi. 

Io stavo tenendo la mano a Jin, lui me la strinse più forte. Non mi stava guardando, ma a quanto pare provammo lo stesso strano senso d'ansia, nel preciso momento. 

«Io e Emily resteremo a vivere in Inghilterra, alla fine. Il matrimonio lo faremo qui, ci trasferiremo subito dopo e ...insomma, non è di certo un addio ma credo che sia la soluzione più fattibile per tutti. » Disse lui, provando a ridere sopra le sue stesse parole. Alzò la mano per grattarsi la testa.

Lo vidi, in una maniera così rapida, che per poco non cedetti.
Mi guardò, per un istante infinito, cercando di trovare qualsiasi cosa da comunicare a lui, col mio. Ma non riuscivo: mi sentivo svuotata. Provai, in una maniera quasi diametralmente opposta, la stessa sensazione che mi fece quando avvisò  che si stava per sposare. La paura più grande di tutte, la stessa che mi aveva inseguito fino a quel momento e non era l'idea di condividerlo con un'altra ragazza, non era l'idea di non viverlo come fidanzato, ma quella di perderlo. Forse era quello il motivo per cui mi stava evitando, forse era stata la mia rivelazione a dargli l'imput necessario per fare quel passo in più, decidendo di alleggerire il futuro di entrambi rimanendo separati per sempre.

Non dicemmo niente per mille secondi, restammo tutti a guardarlo con un'aria tremendamente ipnotizzata, come se ci avessero tolto la parola. Jin provò a sbirciarmi, lo potevo percepire ma cercai di non voltarmi verso di lui, perché se l'avessi fatto sarei scoppiata a piangere. Via Jin. Via Hoseok. Non volevo arrivare a questo punto, in nessuna maniera, avrei potuto vivere tutto il disagio del mondo sapendolo nella mia stessa città, a vederlo saltuariamente, mi andava bene anche così, ma quell'annuncio aveva dato voce a tutti i miei timori.

Il tempo si prende sempre la sua rivincita, anche quando provi a giocarci contro e a vincere una partita.

«R-ragazzi non guardateci così. Ve lo giuro non vi sto abbandonando, non è un addio, non ho nessuna intenzione di dirvi addio davvero.»

Facemmo tutti un sospiro, chi prima e chi dopo. Io mi voltai per un secondo, trovando lo sguardo di Namjoon su di me. Stava controllando la mia reazione, forse, ma non sembrava avere una bella cera. Poi scosse il capo e tornò su di lui.

«Hobi, qualunque sia la vostra decisione noi l'accettiamo, a noi basta che siete felici.» Ammise, con voce un po' bassa e rotta.
Oh Namjoon, quanto sei bravo a trattenere le tue emozioni, quando vuoi.
Ma Hoseok aveva bisogno di quello, di quell'incipit più comprensivo, perchè si mise a sospirare, sorridendo in maniera nervosa.

«Sì, è vero Nam ha ragione, a noi ci basta questo. Dovete vivere la vostra vita come meglio credete, noi non siamo qui per giudicare le vostre scelte, accettiamo ogni cosa.» Continuò Jimin, sbucando da dietro le mie spalle.
«Servirebbe un abbraccio di gruppo.»  Mormorò Jungkook con voce più bassa. «Questa vacanza è il più bel regalo di compleanno che potevate farmi e voglio godermi ogni istante, siete le persone più importanti della mia vita e non ringranzierò mai abbastanza il destino per avervi portato da me. E ...insomma, non importa dove andremo, noi siamo qui adesso, quindi vi prego non facciamoci prendere dalla tristezza e non piangiamo, d'accordo?» 

«Stai piangendo Kookie, accidenti.» Disse Minno, provando a dargli una pacca sulla spalla, abbozzando un sorriso che sapeva tanto di fasulla cordialità.

Era vero, aveva cominciato a piangere, in silenzio, forse in quel momento di attonito silenzio. Se lo avessi guardato troppo a lungo sarei crollata, quindi cercai di prendere un po' di controllo, deglutendo con fatica disumana.
«Ma ...verrete a trovarci, non è vero? Insomma, non è che farete passare anni ogni volta che-»

«Sempre.» Parlò anche Emily, neanche lasciandomi finire di parlare, sovrastando Hoseok che tentò di rispondere. Mi stava guardando, di nuovo, ma io andai a guardare lei. «Ovvio, cercheremo di venire qui almeno due volte l'anno, per fortuna in Inghilterra ti permettono molte giornate di ferie e le faremo sempre coincidere con le vostre.»
Io le sorrisi, annuendo pianissimo, prima di stringere le labbra.

Due volte l'anno. Per sempre? Dopo una vita passata insieme ogni giorno?
Potevo tornare indietro e non rifare questa domanda?
Provai a rispondere ma non ce la feci. Così decisi di cercare un appoggio visivo per non pensare, ma quando mi bloccai su Taehyung, provai di nuovo un grande groppo allo stomaco. Non l'aveva presa bene, alla festa, quando l'aveva saputo e, dopo tutto quello che era accaduto, l'idea che quell'aria spensierata di quei giorni potesse venire compromessa mi fece allarmare per qualche secondo. Anche lui aveva lo sguardo lucido ma, a differenza di Jungkook, era rimasto più stoico. Continuava a mordersi le labbra, senza dire una parola. Ma poi lo vidi annuire, abbozzando quello che era l'aria di essere un sorriso, ma non disse nulla.

«Portatevi via anche Jk, che cominciamo a non sopportarlo più.» S'intromise Jin, cercando di sdramattizzare la situazione, tanto che deviai su di lui con un sorriso più rinnovato, per quanto spicciolo. Amavo il modo che aveva per alleggerire quel processo di metabolizzazione della notizia, per fortuna eravamo stati preparati nei mesi scorsi a questa evenienza, quindi l'impatto fu un po' più semplice da sopportare. Diciamo una frenata meno letale di quelle che poteva fare Namjoon, in macchina. 

Eppure mi sentivo troppo incriccata, forse non era una macchina la mia, ma un treno merci.

«Oh ma dai, lo sanno tutti che senza di me non ci puoi vivere.» Tirò su con il naso Jungkook, facendo una mezza risata, nel pianto.
«Hobi, ci porterai un sacco di regali vero?» Chiese Taehyung, mentre Hoseok smorzava appena una risata per la battuta di Jin, annuendo con più vigore.
«Ovvio, fatemi una lista di ciò che volete, basta che non mi fate andare in bancarotta.»
«Magari una corona della Regina per Jin, andrebbe bene.» Dissi io.
«Oh sì e l'
M&M's gigante per Tae, ovvio, da mettere in giardino.» Propos Yurim, abbracciando il collo del suo ragazzo.
«Per Jimin noleggia direttamente il palco di Wembley a Londra.» Sorrise Minno, facendo un cenno col mento.
«Oh che vorresti dire, che sono un egocentrico?» Jimin gli piantò un pugnetto sul braccio, che fece ridere Yoongi con più gusto.
«Per Seo potresti rubare un quadro dalla Tate Modern, sicuro non se ne accorgerà nessuno.» Propose Namjoon, raschiando la gola con una risata.
«Sarà un po' complesso fare tutto questo ma ci proverò, lo giuro. Se mi arrestano pagherete una cauzione tanto, no?»
«Ma se siamo degli squattrinati senza speranza, che cauzione.» Brontolò Yoongi, prima di farsi avanti e fronteggiare Hoseok.
Il rumore dei suoi passi sull'asfalto ci fecero venire voglia di seguirlo, ritornando tutti vicini a guardarci. 

«Non voglio che vi rattristiate, non è una una brutta notizia. Sarebbe stata brutta se avessi detto che ho mangiato tutti i kimbap che abbiamo comprato mentre voi non guardavate.»
«Lo hai fatto sul serio?!» Esclamarono in coro Jungkook e Jin, da veri padre e figlio della situazione.
«No, ovvio che no!» Rise Hoseok, inumidendosi le labbra lentamente. «Non lo farei mai.» 
Stava crollando anche lui, era riuscito perfettamente a rimanere sorridente, con quel solito talento di non farci preoccupare, ma il suo volto si stava incrinando spaventosamente, non so quanto sarebbe resistito.

«Insomma, non voglio che ...vi sentiate, ecco, perduti senza di me o che pensate vi stia abbandonando. Sto solo seguendo la mia vita, ma voi ne fate comunque parte. Non c'è nessuna distanza che ci terrà separati, vero ragazzi?» Alzò lo sguardo per guardarci tutti, e il primo a rispondere a quella frase fu Taehyung che, staccatosi da Yurim, si era avvicinato a lui per buttargli le mani intorno al collo. Lui ricambiò subito l'abbraccio, ficcando la faccia nella sua spalla. Forse si era lasciato andare.
Alla fine prendemmo tutti lo stesso esempio, ci avvicinammo fino ad allargare le braccia e incrociarle tra noi, appolipandoci uno addosso all'altro per un abbraccio gigante, stretto, doveroso, uno di quelli che raramente facevamo perché, si sa, non si da mai abbastanza valore alle cose così ordinarie, come queste.

Un ordinario che sarebbe diventato un vero e proprio lusso.

La cosa stava diventando più infima del dovuto, questa volta nessuno di noi stava sorridendo, e sembrava tanto un abbraccio d'addio. Ficcai la faccia contro la schiena di Jimin, mentre a chiudere tutto quell'abbracciofero era Namjoon, che si spiaccicò sulla schiena di Jin.

«Ci mancherete da morire.» Sussurrò Hoseok. «Avevamo detto niente pianti e niente tristezza però.»
Non era convincente con quella voce rotta, da pianto.
«Anche voi ci mancherete.»
Mormorò Namjoon, dando voce a tutti, mentre ci godemmo gli ultimi secondi, chiusi così, prima che Minno prese di nuovo parola, cercando di sciogliere l'abbraccio per primi.

«I goonies di Astoria non muoiono mai, no?»
Disse, guardandoci, abbozzando uno dei suoi sorrisi, quelli più rari.

Un gruppo di amici, cresciuti insieme, nella più grande caccia al tesoro della vita: la ricerca della gioia.
No, certo, non muoiono mai.










Alla fine riuscimmo a prendere posto nella nostra bolla sulla spiaggia e la notte era passata davanti ad altre storie, ci furono un paio di canti simili ad esorcismi e delle storie che sarebbe stato meglio non sentire. Mancava solo il falò un po' hawaiano e i marshmallow da cuocere su un bastoncino di legno. Non avevamo tutto quello ma, in compenso, non ne sentimmo la mancanza. L'adrenalina per quell'ultima rivelazione ci aveva quasi tolto il sonno e sentivamo forte il sentore che quell'estate, quell'immensa immagine che si stagliava davanti a noi, non dovesse mai avere fine. Eravamo rimasti sulla spiaggia decisi ad aspettare l'alba, dimenticandoci che i nostri fisici da quasi trentenni non avevano abbastanza prestanza per non soccombere al sonno dei meno audaci. Jungkook, Yurim e Tae furono i primi ad abbandonarci, si erano addormentati sopra un asciugamano poco dietro una piccola sporgenza, un vago promontorio che allungava la sua scia verso l'acqua salata. Il cielo notturno era terso, potevamo vedere delle piccole stelle che bruciavano a milioni di anni luce di distanza, come le famose lucciole di Timon, mentre la luna illuminava una piccola porzione di spazio creando una vera colonna di luce.

Il suono del mare ci stava cullando, tanto che feci una fatica immensa a rimanere sveglia. Jin e Namjoon erano crollati uno a ridosso dell'altro, su un paio di materassini che avevamo portato per l'occasione, in uno strano legamento corporeo che avrei ritenuto un po' troppo ambiguo per i miei canoni, ma avevo deciso che non ero propensa a pensare male. Yoongi  e Jimin erano stati gli ultimi ad abbandonare il mondo degli insonni, Jimin aveva canticchiato un'ultima canzone per bambini prima di svenire tramortito sulla pancia di Yoongi. Li potevo sbirciare, dalla mia postazione, notando come Yoongi era propenso a lasciare la mano sui suoi capelli, carezzandoli piano fino a fermarsi.

Emily si era addormentata poco vicino a loro, accovacciata contro una trafila di zaini. Hobi le aveva messo la sua giacca addosso, per coprirla e lo potevo vedere mentre se ne stava seduto su una piccola radice che sporgeva dalla sabbia, intento a guardarla. Nemmeno lui riusciva a dormire, a quanto pare.  Era una di quelle cose che condividevamo, involontariamente.

Era stata una serata fin troppo piena, avevano messo un punto a qualcosa e, quel qualcosa, era stato il suo tormento più grande per tutta l'estate. Nonostante avessi tentato di non prendere nessun argomento imbarazzante, durante quelle ore, stavo cominciavo a pensare che il nostro momento era arrivato, il nostro unico attimo in cui potevamo coesistere nei nostri segreti, ed era proprio quello.
Poco prima dell'alba.
Quando le paure erano più forti e gridavano aiuto.
Eravamo sempre stati bravi a captarle; era assurdo come riuscissimo a vederci veramente solo in quel frangente.

Presi coraggio, un coraggio che mi diede guardare Jin per qualche secondo, che ora si era appena sistemato con le mani chiuse in preghiera, sotto la testa.  Mi venne da sorridere, mentre mi issavo dalla sabbia, dirigendomi a passo da lumaca verso Hoseok, lui era a pochissimi metri dall'acqua. Non c'era più nessuna luce artificiale ad illuminare la zona, solo quella del suo cellulare che svanì poco dopo, nonostante si vedessero le lanterne del lungo mare, che s'affacciava a qualche metro di distanza, sopra una piccola collinetta di sabbia. Quando mi affacciai su di lui notai che stava mangiando delle patatine al formaggio, chiuse in una scatoletta. Quando alzò lo sguardo, notandomi, non disse niente. Si limitò solo a spostare il sedere così che riuscii a sedermi di fianco a lui.

Ero pronta ad un discorso che sarebbe riuscito a spodestare ogni sindaco dalle città. Era pieno di buoni propositi, di coraggio, di lealtà impegnata. Ma riuscii solo a fare un sospiro, ritornando a guardare il mare, così immenso e scuro, pieno di segreti che non ci avrebbe mai rivelato. Forse sarebbe stato meglio se li avessi tenuti sempre dentro, i miei, tutti quanti, senza dare spazio a nulla.
Probabilmente sarebbe stato tutto molto più semplice, anche per lui.
Fu in quel momento  che mi allungai verso la scatoletta per pinzare una patatina, ma lui mi diede una sberletta sulle dita per evitare quel furto cibario. Riprovai, ma di nuovo tentò una picchiettata.

Di nuovo.

Finalmente ci decidemmo a guardarci negli occhi, soffocando un paio di risate convulse che uscirono senza preavviso, facendoci per un attimo scordare tutto, davvero tutto quanto. Alle volte, forse, fingere che non sia mai cambiato niente aiutava davvero la transizione al cambiamento. Nel pensarci lo vidi finalmente piantarmi un grumo di patatine sulla mano, sfregando i polpastrelli per pulirsi dalle bricioline più oliose.

«Fattele bastare, ho dovuto fare un patto con Joon per non farmele rubare.»
«Che grande onore, proverò a sopravvivere a questo.»

Di nuovo sorrise, ma questa volta si soffermò a guardarmi un po' di più e io feci lo stesso con lui. Non avevo idea di che cosa covasse dentro di sé, ero quasi sicura che mi avesse spodestato dal mio podio di testimone, e probabilmente anche quello di migliore amica. Ma ero pronta a sopportare ogni cosa, ormai, qualsiasi tipo di guerra. Ero pronta a combatterla e a trovare il mio equilibrio, almeno questo lo dovevo, ad entrambi, o non sarei più stata in grado di farlo in futuro.

«Devo confidarti un segreto.»
Presi io il comando della Nave. 
«Un altro? Sei sicura?» Disse lui. Non mi sembrava arrabbiato, quanto più abbastanza retorico, cosa che mi fece sorridere imbarazzata. Intanto io cominciai a  mangiare il mio bottino al formaggio, cercando di non pensare all'ennesimo brivido che mi solcò la schiena.
«Ho usato uno dei tuoi film preferiti come sottofondo alla nostra storia d'amore.»
Si bloccò, fermandosi a guardarmi. Fece saettare lo sguardo su Emily, prima. Probabilmente aveva paura che captasse qualcosa che non avrebbe saputo spiegare, nonostante fosse oggettivamente troppo lontana per sentirci.
«Titanic?»
«Già. Emily è stato il mio iceberg, quando hai fatto il tuo annuncio ero già pronta ad affondare.»
Non disse niente, si limitò a deglutire rumorosamente, abbassando lo sguardo verso la sabbia. Aveva i piedi nudi, li aveva sotterrati sotto di essa. Anche io stavo facendo lo stesso, era davvero fredda di notte.

Pensavo che non sarei mai stata capace di dirgli una cosa del genere, era sorprendete come le cose potevano cambiare da un momento all'altro. 

«Se avessi saputo avrei avuto più tatto, lo sai.»
«Non è questo che volevo dire. Era solo un dettaglio, minuscolo, di tutto quello che è stato. Ora la prospettiva è diversa. In realtà vi invidio molto. Avete affrontato mille difficoltà e, nonostante questo, tu non hai mai abbandonato la nave. Non sei corso ai ripari, sei stato molto coraggioso.» Glielo confidai a bassa voce, allungando la mano per tastargli una gamba, con una carezza sottile e per niente invasiva. «Non te l'ho mai detto ma sono molto orgogliosa di te.»

Lui fece un sorriso, bello pieno, uno di quelli capace di illuminare anche la notte più scura. Mi contagiò immediatamente, tanto che mi drizzai, avvicinandomi meglio alla sua spalla, tanto che le nostre braccia si sfiorarono appena.
«Siete voi due Jack e Rose. Io probabilmente sono quella comparsata del fidanzato antipatico col taglio a scodella.» Dopo quella brutta immagine feci un sospiro. «Ma ...magari evita di morire annegato, insomma su quella porta ci state entrambi, dico davvero.» 
Lui mi diede una spintarella, prima di piantarmi una mano sulla testa per un secondo, scombinandomi i capelli.
«Dai smettila, mi sto imbarazzando Seo.» Sbuffò lui, per poi fare una smorfia. «Fidanzato antipatico.»

«Va bene la smetto, mi sembrava un ottimo momento per farti imbarazzare, insomma nessuno ti vede.»

Mi misi a ridere, piano, prima di ritornare in silenzio.
Non ero sicura di dove volessi andare a parare col mio discorso, ero pronta ad un discorso di addio degno e strappalacrime ma mi ero promessa che non l'avrei fatto, che avrei preso quel cambiamento per quello che era. Solo diverso. Non per forza doloroso. Eppure non riuscivo a subentrare in quella barriera che avevo creato la sera della rivelazione, tanto  che mi richiusi nel mio silenzio, di nuovo. Dovevo farmi bastare quello, forse. Non accelerare nessun processo, prima o poi sarebbe tornato tutto come prima. O forse no.
Ma non ero in grado di domare anche il destino.

«Voglio che tu sappia una cosa Seo.» Mi disse lui, improvvisamente, allungando le gambe. Restò a guardare il mare, anche dopo che mi voltai di nuovo per osservarlo. Da quella prospettiva, con solo un riverbero lunare a illuminargli il profilo, mi ricordai per quale motivo quel ragazzo era stato la mia ossessione per tutta la vita. Era la sua piccola e immensa anima a renderlo così luminoso, così libero e inarrivabile. Era perfetto sotto ogni punto di vista.
«Dimmi.»
«Tu sarai sempre il  mio Michelangelo.» Finalmente si voltò a guardarmi. Aveva lo sguardo un po' lucido,sembrava essere ingigantito, forse era colpa del buio. «Qualsiasi cosa accada, questa cosa non cambierà mai. Insomma, quello che ho detto prima anche agli altri lo penso davvero. Quello che siamo io e te va oltre le nostre vite separate. Non sei una comparsa nella mia vita, sei tipo la mia co-protagonista, lo sai.»

Provai a pinzarmi il labbro per evitare di scoppiare in lacrime.
Ce la feci, con una forza sovrumana che Hulk mi avrebbe invidiato a vita, ma riuscii giusto a fare un verso di gola che non voleva significare niente in particolare ma che, in realtà, voleva dire più di quanto immaginassi. Non mi stava abbandonando sul serio, provava esattamente le stesse cose, e il mio cuore si ricompattò all'istante, con quell'ultimo tassello mancante e doloroso.

«Hobi dai, lo so, non c'è bisogno di dirlo. Insomma, anche se ora andrai a vivere su Marte io ti tormenterò sempre con la mia esistenza.» Provai a metterla sull'ironico ma mi uscii qualcosa di molto mogio e straziante, provavo pena e compatimento per me stessa in quel frangente. Ma Hoseok era un angelo, in fondo e lo sguardo che mi piantò addosso aveva tutto, tranne che pietà.
«Lo so benissimo che io e te non eravamo destinati a stare insieme. Ci ho pensato così tanto in questi giorni, non so nemmeno perché ti ho evitato, forse mi sentivo in colpa. Probabilmente hai sofferto tanto per questo e sapere che ne sono stato l'artefice mi ha fatto sentire...malissimo.
» 

Non sarei mai riuscita a resistere, non davanti al fatto che stesse palesemente per piangere.
Stavo per allungare un braccio verso il suo volto ma mi bloccai immediatamenteme.


«Non avrei mai voluto questo, mai. Ho pensato a come siamo  cambiati, al fatto che ci siamo allontanati senza nemmeno rendercene conto e, in questi giorni, l'unica l'unica cosa che mi veniva in mente erano le nottate che passavamo sul tetto della mia vecchia casa, quando sgattaiolavamo di notte dopo aver rubato i succhi di frutta dal frigo. La mamma mi sgridava sempre per quello.»

Suvvia lacrime, perché piangere davanti ad un ricordo nostalgico?
Insomma, mica c'è bisogno. State buone, su. Da brave.

«Quando pensavamo che gli alieni, un giorno, ci avrebbero rapiti per usarci come esperimenti, eh?»
«Lo hanno fatto, o non mi spiego il tuo carattere.»
«O il tuo.»
Ci scrutammo come due detective indagatori, occhi sottili e smorfia seriosa, prima di riprendere a ridacchiare a bassa voce. Un mugolio di Emily quasi ci fece prendere un infarto, ma era solo un falso allarme, probabilmente un mite gabbiano.
«Io e te funzioniamo troppo come amici, è innegabile. E non voglio che cambi.»

Continuò lui, abbondando di sorrisi. Come faceva a piegare le labbra in quel modo senza provare dolore alle guance?
Qual era il suo segreto?
Riuscii finalmente a entrare di nuovo in gioco, in maniera più seria.

«Non cambierà.  Ce lo eravamo promessi, da bambini no? Amici per sempre, quelle stupide cose che si dicono quando non hai idea di quanto duri una vita.»
«Già, per sempre
Abbassò lo sguardo, tanto che lo feci anche io, provando a calmare il mio cuore.
«Non hai bisogno di sentirti male per quello che è successo, non è stata colpa tua, non è sempre colpa di qualcuno. Quando è arrivato il coraggio, mi sono accorta che il tempo era scaduto. E sai cosa? Anche se all'inizio pensavo fosse insopportabile, alla fine è stata la cosa migliore per entrambi. Tu sei felice, stai per sposarti e stai per fare un'esperienza di vita pazzesca!» Abbozzai un sorriso più pieno. Finalmente mi stavo liberando da ogni cosa. «Sei e sarai sempre il mio migliore amico. 
E poi senza il mio Donatello come faccio ad affrontare questo mondo pieno di complotti? »
«Hai sempre il tuo Leonardo, però.
» Mi disse lui, allungando lo sguardo verso il materassino dove dormiva Jin. Fu in quel momento che sentii la sua mano sulla mia, tanto che andai a guardarla per un secondo. «E volevo dirti che non sono mai stato geloso di lui, davvero. So che non era un sostituto. Anzi, a dire la verità, sono davvero felice per te, ho sempre sperato di vederti così, mi sei sempre sembrata un'anima un po' cupa e invece ora ti vedo diversa. Credo che sia stata davvero la cosa migliore, anche per te.»

Abbozzai un sorriso un po' tremolante, voltandomi a guardare verso Jin per un secondo. Aveva un'espressione talmente beata che sarebbe stata un'ottima immagine come screen-saver del mio telefono ma evitai di rovinare quel momento, così ritornai a guardare Hoseok che non aveva smesso un secondo di fissarmi. Se solo avessi avuto prima il coraggio di aprirmi così, con lui, quante pene mi sarei risparmiata?
Probabilmente tante, forse tutte.
O forse tutto questo era arrivato nel momento esatto in cui sarei stata in grado di capire e analizzare tutto quello che comportava la nostra amicizia. Non mi stavo più chiudendo dentro la bolla, ormai ero libera, avevo saltato il fosso, avevo sciolto l'iceberg, avevo scalato la montagna di Maometto e quel dosso era sparito sotto il caldo torrido di un'estate che non avrei mai più dimenticato.

«Sai, sarà davvero dura affrontare tutto questo senza di te. Ho una paura folle di questo cambiamento, ho paura di saperlo lontano sperando che non capiti niente di brutto, ho paura che ci perderemo e che questi momenti saranno gli ultimi  che condivideremo prima di separarci, chissà per quanto.»
Sfiatai, liberandomi un po' dalla pressione che avevo sulle spalle.
«Ho paura anche io, di mille cose, ma nulla di tutto questo cambierà. Sono sicurissimo
«Perché sei sicurissimo? Infondi anche a me questa  cosa, ti prego, credo di aver esaurito tutto il tuo ottimismo.»

Strinse le dita sulle mie per un secondo prima di tirarmi così verso di lui, allungando le braccia oltre le mie spalle per abbracciarmi stretta. Conficcai la faccia sulla sua spalla, stringendomi a lui. Sentivo il suo respiro sul mio orecchio e il suo cuore battere oltre la camicia verde che indossava. Era calmo, pacifico, come il suono delle onde di quella sera.

«Quando la sua mancanza sarà troppo difficile da sopportare chiamami immediatamente. Conosco un sacco di modi per farti ridere e so che non resisti quando faccio le mie voci stupide.»

Avrei sfidato chiunque a rimanere stoica e fredda ancora, persino davanti a quel suo metodo consolatorio, così che sentii chiaramente le lacrime pizzicare gli occhi, fino a scivolare oltre le ciglia e rigarmi il volto. Per fortuna la sua camicia poteva essere un ottimo filtro, o un fazzoletto, in caso.

«Non sei sola. Non lo sei mai stata. Io sono e sarò sempre con te.»
Continuò lui,  in un sussurro caldo.
«Nemmeno tu, ricordatelo. Nemmeno tu sei solo. Qualsiasi cosa succeda, ti prego chiamami, scrivimi. Mi vanno bene anche delle crisi, basta che mi rendi partecipe della tua vita. In tempo reale possibilmente.»
Lui si mise a ridere, pigiando le labbra sulla mia spalla. Le sue dita presero a carezzarmi i capelli lentamente, un tocco leggero e intimo. Il mio corpo, per fortuna, non stava reagendo in una maniera inopportuna davanti a quello. Provavo solo una pace inusuale, un conforto piacevole, come quello che può darti un fratello di sangue, del tutto spontaneo e genuino.

«Giuro che non mi presenterò la prossima volta con un bimbetto di due anni dagli occhi a mandorla e i capelli rossi.»
«Hobi ti uccido, se osi.»
«Giuro che non oso.»

Lo strinsi ancora più forte e lui fece lo stesso con me. Il cielo stava cominciando a schiarirsi, rendendo quell'aria un po' meno fresca ma intima e sottile. Mi ricordò improvvisamente quella mattinata al ponte, dopo la nostra chiaccherata segreta. In fondo anche questa lo era, qualcosa di solo nostro che avrebbe viaggiato per sempre sotto la linea dell'alba; era davvero piacevole sapere che io e lui avevamo quel posto, solo per noi. Ci avrebbe ricordato che la distanza non era fatta di chilometri. Non ce ne sarebbero mai stati, fra di noi. 
E così scivolarono via gli ultimi barlumi della mia paura.

«Mi mancherai da morire, lo sai?»
«Anche tu.» Sussurrai io, cominciando a scansarmi da quell'abbraccio, piano piano, pronta a guardarlo negli occhi. Ero riuscita  ad asciugarmi le lacrime, veloce come una faina, prima di sorridergli. Lui aveva fatto lo stesso, asciugandosi le lacrime con il colletto.
«È
stato un vero onore suonare con te, in questa vita.» 
Mi disse, improvviso, dandomi un ultimo sbuffo sul naso prima di ridacchiare divertito.

Non dissi niente, non ce n'era bisogno.
Era stato un onore davvero assistere alla sua crescita, da bambino a ragazzo a uomo. E forse un giorno avrei potuto vederlo puntare a fare il padre. Il mio sentimento era mutato, come la nostra vita, eppure nel guardarlo in quel momento mi sentivo legata a lui in maniera così potente che, in anni e anni di amore poribito e segreto, neanche mi ci ero mai avvicinata. Era questa la mia consapevolezza. Avevo finalmente raggiunto una sorta di Nirvana interiore.

«Ehi, ma che ne dici se facciamo un'ultima follia?»
«Stai pensando a quello a cui sto pensando io?»
«Non lo so. Tu stavi pensando di sotterrare Jin nella sabbia per fargli spuntare solo la testa e gridare a tutti che c'è un Tremors sotto la spiaggia?»
Lo vidi guardarmi un po' sbigottito, sbatacchiando le palpebre.
«Ehm...veramente no.»
«Scherzavo Hobi! Ci hai creduto, te l'ho fatta!»
Gli piantai un dito sotto al naso, dandogli un piccolo sbuffetto, prima di alzarmi divertita e afferrare uno di quei cuscinetti da viaggio, che Jimin aveva deciso  di portare ma che, a quanto pare, nessuno stava usando.

Cominciai a sbattere violentemente il pugno su questo, facendo rimbombare il suono nel silenzio di quel momento. La luce era sempre più chiara, stava albeggiando piano ma l'aria era bella fresca. Guardai un'ultima volta Hoseok che, tirandosi su, si era messo a fiancheggiarmi, sorridendo.

«SORGETE E BRILLATE BELLI ADDORMENTATI, È IL MOMENTO DI ACCHIAPPARE JUNGKOOK E JIN E GETTARLI IN MARE!»

Come farsi odiare da tutti in tempo zero: fatto.
Ma senza sonno potevo sopportare anche un linciaggio di massa, in fondo.
















nda: sto capitolo è tipo lungo quanto la quaresima, me ne rendo conto ( o forse no? non lo so non conto mai le parole, sono una pessima persona ). Ah, ho citato cose molto anni 90 anche qui, perchè ormai non riesco a farne a meno v.v so che avete colto. Sappiate che è il penultimo, col prossimo do finalmente una conclusione a questa cosa, quasi non mi sembra vero, di solito sono un'inconcludente di natura quindi portare a termine questo viaggetto descrittivo per me è un passo importante. Che vabbè pare chissà quale obiettivo di vita, ma essendo che sto ancora in lockdown e non ho ispirazione, devo ammettere che mi sento quasi fiera di non aver mai preso delle pause dalla storia e averla finita. In teoria sto già pensando di scriverne un'altra, completamente diversa da questa, ma non so ancora quando e SE deciderò di pubblicarla, non voglio far promesse estreme quindi niente, vedremo. Intanto ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui, giuro che col prossimo capitolo vi ringrazierò uno per uno, perché anche se in silenzio ( e chi no,  ovvio ) mi siete stati appresso e questa cosa non la scordo <3 Vi auguro una buona notte e che il capitolo vi sia piaciuto, ALMENO A VOI, che non son mai convinta XD, e niente con questo schiaffo di autostima vi lascio, a presto

 
  
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