Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Nisi    20/06/2020    3 recensioni
Revisione completata, pubblicazione riprende regolarmente.
'E' piuttosto improbabile che in questi boschi lei possa incontrare l’imperatore del Giappone e consorte, quindi l’abito da cerimonia non è richiesto.”
Shiori lo guardò male, agitandogli sotto il naso un maglione di pile. “Questo abbigliamento non mi dona affatto.”
Kenji si tolse gli occhiali e le diede una buona occhiata. “E’ bella lo stesso. E badi, questo non è un complimento, ma una oggettiva osservazione della realtà!”
Non è umanamente possibile che in una persona sola si concentrino tanti difetti: piattola, lagna, viziata, macigno, pallista, intrigante, nevrotica, cozza…
Ci ho pensato su e sono giunta alla conclusione che Shiori l’abbiano fatta diventare così.
Quindi quello che ci vuole è qualcuno che la rieduchi, nella fattispecie un serioso ingegnere con una spiccata tendenza alle gaffes
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I tre volti della Dea'
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Per la prima volta da tempo immemore, Shiori aveva dormito bene. Era rientrata presto in camera, anche perché le occasioni mondane in quel posto poco civilizzato non è che si sprecassero. Si era fatta portare la cena - stranamente ottima – che aveva mangiato di buon appetito, si era fatta un bel bagno ed era crollata sul futon prima delle nove.

Si svegliò circa undici ore dopo, perfettamente riposata.
Sbirciò fuori dalla finestra e vide che il tempo era magnifico. Era sempre di buon umore quando doveva indossare degli abiti nuovi, per quanto poco eleganti. Quindi si infilò dei pinocchietti fucsia con zip coordinata, sotto una maglietta bianca e pedule in tinta. “Non si è mai vista un’escursionista elegante come me!” si disse guardandosi allo specchio. Però la sua pettinatura elaborata faceva a pugni con quello che indossava, quindi sciolse i capelli e si mise il cappello.
Si truccò leggermente e alle dieci fu pronta per uscire.

Si fermò alla reception e chiese alla ragazza al banco un consiglio su dove andare a passeggiare.

“Dietro le terme parte un sentiero. E’ facile e ben segnalato. In un paio di ore dovrebbe arrivare in cima alla collina, c’è una bellissima vista da lì.”

Decise di seguire il consiglio e cominciò a camminare sul sentiero che era effettivamente facile e ben segnalato. Le scarpe, per una donna abituata a portare sempre i tacchi, erano estremamente comode, gli abiti caldi e confortevoli. Man mano che avanzava nel bosco, Shiori cominciò a sentire caldo, quindi si tolse la felpa e se la legò intorno alla vita, come aveva visto fare ad altri escursionisti che l’avevano cortesemente salutata.

Shiori si guardava attorno, ma non riusciva a capire cosa fosse di speciale in quel posto. C’era un bel sole, ma quello c’era anche a Tokyo. Idem per il cielo azzurro. Gli alberi… beh, bastava andare a Yoyogi Park. Non riusciva a capire la magia di quel luogo, né dove si fosse cacciata la Dea dispensatrice di fidanzati.


Come non detto, la legge di Murphy non fa eccezioni. Grosse gocce di pioggia cominciarono a cadere dal cielo e quindi su di lei che si trovò fradicia come un pulcino (stavo per dire fin nelle mutande, ma Shiori non le porta: lei indossa della lingerie) in men che non si dica. Sentiva il fondotinta sciogliersi e colare ingloriosamente sulla maglietta, macchiandogliela. Meno male che il mascara era waterproof ed era rimasto dov’era.

Che fare? Tornare indietro? Cercare un riparo? Proseguire fino alla cima?

Non ne aveva idea e, anzi, cominciava ad avere un po’ di paura perché era la prima volta che si trovava sotto la pioggia in montagna (lei che era sempre andata al mare) e in un posto che non conosceva.

Le sembrò di vedere qualcuno avvicinarlesi e si sbracciò. “Sono qui! Sono qui!”

La sagoma era sempre più vicina e tutt’ad un tratto, si trovò di fronte lui, Kenji Kawahara o Coso numero due, come volete chiamarlo.

Che non disse una parola, ma l’afferrò rudemente per un braccio e se la tirò dietro.

“Che cosa sta facendo! Mi lasci subito!”

Kenji scattò. “Non so se se ne è accorta, ma qui piove che Dio la manda e siamo entrambi fradici. La sto portando al riparo. Se però pensa che stare sotto la pioggia battente sia il trattamento di bellezza di ultima generazione, non ha che da dirmelo.”

hiori non era certo abituata a farsi trattare tanto duramente, ma capiva che dovevano entrambi mettersi all’asciutto e non era il caso di sprecare tempo coi convenevoli. “Va bene. Mi scusi. Andiamo.”

ui annuì e la prese ancora per il polso tirandosela dietro. Camminarono ancora per parecchi minuti, poi Shiori lo sentì sospirare dal sollievo. Davanti a loro si stagliava la sagoma di un piccolo tempio, piuttosto vecchio. “Entriamo qui.” Shiori lo seguì senza fiatare.

Evidentemente Kenji conosceva quel posto, infatti si diresse sicuro verso una vecchia stufa, accanto alla quale erano sistemati dei rami secchi e della carta. Cominciò ad armeggiare e dopo qualche minuto un caldo fuoco scoppiettava allegramente, illuminando l’ambiente e riscaldandolo.

Shiori sollevò lo sguardo e vide che sulle pareti vi erano dei dipinti. Si strinse la felpa attorno al corpo per scaldarsi meglio e domandò. “Che cosa sono quelle immagini?”

“Rappresentano la storia della Dea Scarlatta. Pare che Ichiren Oozaki vi si sia ispirato per il suo capolavoro.” Spiegò brevemente Kenji.

“Conosce la Dea
Scarlatta?” Shiori era sinceramente incuriosita.
“Qui tutti la conoscono.” Kenji sembrava sulla difensiva.

“Ma lei non sembra essere di qui. Il suo accento è diverso.”
“E’ vero. Io sono di Tokyo.”
“E come è arrivato qui?” Shiori si morse la lingua subito dopo aver parlato. “No, mi scusi, faccia finta che non abbia mai detto niente. Sono affari suoi.”
“Gliel’ho detto ieri, ognuno che viene qui è perché cerca qualcosa.” E si chiuse in un mutismo ostinato.
Shiori era curiosa, avrebbe voluto sapere cosa avesse portato quello strano uomo da Tokyo fino a quel remoto angolo della prefettura di Nara, ma non poteva pretendere di sapere le motivazioni che lo spingevano se non avesse chiarito a sua volta le sue.

“Cosa sta cercando lei, signorina Takamiya?”
“Se glielo dico, non deve ridere e poi mi deve dire anche lei cosa è venuto a fare qui.”
“Va bene. Parli, la ascolto.”
“Lei sa di cosa mi è successo, vero?”
“Parla del suo fidanzamento con Hayami della Daito?”
“Sì.”
“Non deve parlarmi di cose così personali, se non se la sente.”
“No, voglio farlo.” E Shiori era sincera. Non aveva mai raccontato quella storia a nessuno e ne sentiva ancora il peso dentro di sé, oltre che il rimorso per come si era comportata. Dicevano che confidarsi con uno sconosciuto a volte era più facile, lei era stanca morta di tenersi dentro quel macigno e se aveva capito che tipo era Coso, lui non avrebbe spiattellato tutta la storia ad anima viva.

“Vede… il nostro è stato un fidanzamento combinato, ma io…” si sentiva un po’ a disagio a parlare d’amore con un ingegnere incontrato poche ore prima, anche se leggeva Jane Austen. “Lui mi piaceva molto, purtroppo per me ha sempre avuto nel cuore quella che è ora sua moglie, Maya Kitajima.” Prima di continuare il suo racconto, Shiori prese un sospiro profondo e poi riprese, esitante” Mi sono comportata molto male con quella ragazza e anche con Masumi, ma alla fine ho capito che quello che c’era tra loro era vero amore e la mia era solo una infatuazione. Quando ho letto che anche Ayumi Himekawa aveva trovato l’amore grazie alla Dea Scarlatta, sono voluta venire qui a vedere che cosa era questa magia che sembrava aver preso tutti quanti.”

Kenji la guardava senza parlare.
“Perché non ride?”
Lui rispose quietamente. “Perché non c’è niente da ridere.”
“Le faccio pena, lo so.”
“Le dico di no. Cercare l’amore mi sembra una cosa importante, da prendere sul serio. Ma mi dica una cosa, la sua famiglia cosa ha detto quando ha annunciato l’intenzione di fare questo viaggio?”
“Mio nonno non sa che sono qui. Credo che al momento mi stiano cercando.” Aggiunse cauta, aspettandosi una tirata da Kenji sul fatto che non si fa preoccupare la famiglia e via discorrendo. E invece la sua reazione la colse del tutto inaspettata: Kenji cominciò a ridere a crepapelle.
“Cosa c’è da ridere?” domandò Shiori, francamente offesa.

Quando Kenji riuscì a riprendersi, le rispose ancora ridacchiando. “Non so ridendo di lei, ma perché immagino la faccia di suo nonno!”
“Lei conosce mio nonno?”
Kenji annuì. “Suo nonno è la ragione per la quale mi trovo qui.”

* * *
Cucù, sorpresa!
Capitolo breve, di transizione, ma penso caruccio.
Grazie mille a Koe, Tetide e Lady Athena per le recensioni, molto gradite.
   
 
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