Era una bellissima giornata. Il sole splendeva e le ombre della piattaforma erano lontane. Darefall era una cittadina molto tranquilla. Quel giorno, più silenziosa del solito.
Tutti gli occhi erano puntati sul piccolo schermo della locanda. La televisione prendeva male il segnale, e qualcuno borbottava nervosamente.
La ragazzina si fece spazio tra la gente, non risparmiando qualche piccolo spintone, riuscendo a sgusciare via un attimo prima che gli adulti la afferrassero per il colletto della maglia. Gattonò fra le gambe dei più grandi e riuscì a raggiungere il bancone. Ci si arrampicò e sorrise quando realizzò di riuscire a vedere la televisione.
«È già iniziato?»
«Silenzio, silenzio! Arriva!»
«Ieri non hanno fatto altro che parlare di quel ragazzo. Chissà che tipo è...»
La ragazzina si mise in dito sulle labbra e soffiò. Ma perché dovevano parlare così tanto? Ecco che finalmente lo schermo iniziava a dare segnale.
Le parole del giornalista suonarono spezzate, ma ugualmente chiare a tratti.
«... che ha compiuto nobili imprese...»
Il proprietario colpì il televisore con il palmo della mano.
«... giovanissima promessa SOLDIER. Stiamo per intervistarlo. Eccolo, ci sta raggiungendo!»
Chi era più indietro si mise sulle punte dei piedi per sbirciare. In mezzo a quella folla si moriva di caldo. Erano tutti sudati e affannati, ma a nessuno importava. Tutti guardavano con il fiato sospeso la televisione.
Dopo una piccola interferenza, sullo schermo si vide apparire un giovane alto e magro, con lunghi capelli argentati raccolti in una coda di cavallo. Aveva un'aria imperturbabile e pacata, ma lo sguardo enigmatico. I suoi occhi incrociarono la telecamera dei giornalisti e brillarono freddamente, sembravano quelli di una vipera albina.
«Scusi... un'intervista...»
La TV non si decideva a trovare un equilibrio per il segnale.
«... Pur essendo così giovane, lei ha compiuto delle gesta che continuano a ispirare dozzine di altri ragazzi. Potrebbe presentarsi ai nuovi spettatori?»
Il ragazzo dagli occhi sottili batté lentamente le palpebre. Il microfono si avvicinò a lui, qualcuno alle sue spalle rise e lo spronò a parlare. Con un sospiro, lui accettò.
«Il mio nome è Sephiroth, SOLDIER prima classe.»
Non si fermò a parlare oltre. Volse le spalle ai giornalisti che presero a inseguirlo per fargli altre domande ma un gruppo di soldati impedì che lo infastidissero.
La ragazzina osservò tutta la scena, boccheggiante. Un senso di ammirazione la investì come un forte colpo di vento.
Dietro di lei, i suoi coetanei commentavano quanto visto.
«Quant'è carino! Ma tu lo hai visto? Che aria tenebrosa...» sospirava infatuata qualche ragazza.
I maschi, invece, giocherellavano con delle spade di legno intagliate per loro dai genitori.
«Possibile che a voi ragazze interessi solo quello? Sephiroth è un eroe! È fortissimo! Anch'io voglio diventare un SOLDIER come lui!»
«Con quella spada di legno? Ma fammi il piacere.»
«Facciamo così. Se diventerò un SOLDIER, mi sposerai quando saremo più grandi?»
«Uhm... ci penserò.»
La ragazzina sfilò accanto a quel gruppetto e corse verso casa, entrando energicamente e sentendo il saluto della madre che la chiamava a tavola.
«Che ti succede, Rain? Sei particolarmente vivace oggi.» le chiese il padre, sollevando gli occhi da un giornale.
Lei balzò sulla sedia del tavolo da pranzo e dondolò i piedi.
«So cosa voglio fare da grande!»
«Ah sì?» Sua madre si avvicinò e le baciò la fronte. «E cosa farai?»
«Diventerò una SOLDIER!» esclamò senza ripensamenti.
I suoi genitori si scambiarono un'occhiata.
Il padre si schiarì la voce.
«Tesoro... i SOLDIER...»
«Sono eroi! E anch'io voglio essere un'eroina!»
La madre sorrise.
«Sei molto brava nella lotta, è vero. Ma dubito che i SOLDIER accettino ragazze nelle loro fila...»
«Vorrà dire che sarò la prima.»
Di nuovo il padre e la madre si osservarono a lungo per decidere insieme.
«Abbraccia i tuoi sogni, Rainiel.» sussurrò quest'ultima, carezzandole i capelli rossicci. «Se lo desideri davvero, un giorno sarai un'eroina.»
Il padre sospirò e prese posto a tavola.
«Ma adesso devi mangiare. Se non diventi più grande, non potrai entrare nei SOLDIER.»
Rainiel mostrò un sorriso a trentadue denti, afferrò cucchiaio e forchetta e iniziò ad abbuffarsi.
Tutti gli occhi erano puntati sul piccolo schermo della locanda. La televisione prendeva male il segnale, e qualcuno borbottava nervosamente.
La ragazzina si fece spazio tra la gente, non risparmiando qualche piccolo spintone, riuscendo a sgusciare via un attimo prima che gli adulti la afferrassero per il colletto della maglia. Gattonò fra le gambe dei più grandi e riuscì a raggiungere il bancone. Ci si arrampicò e sorrise quando realizzò di riuscire a vedere la televisione.
«È già iniziato?»
«Silenzio, silenzio! Arriva!»
«Ieri non hanno fatto altro che parlare di quel ragazzo. Chissà che tipo è...»
La ragazzina si mise in dito sulle labbra e soffiò. Ma perché dovevano parlare così tanto? Ecco che finalmente lo schermo iniziava a dare segnale.
Le parole del giornalista suonarono spezzate, ma ugualmente chiare a tratti.
«... che ha compiuto nobili imprese...»
Il proprietario colpì il televisore con il palmo della mano.
«... giovanissima promessa SOLDIER. Stiamo per intervistarlo. Eccolo, ci sta raggiungendo!»
Chi era più indietro si mise sulle punte dei piedi per sbirciare. In mezzo a quella folla si moriva di caldo. Erano tutti sudati e affannati, ma a nessuno importava. Tutti guardavano con il fiato sospeso la televisione.
Dopo una piccola interferenza, sullo schermo si vide apparire un giovane alto e magro, con lunghi capelli argentati raccolti in una coda di cavallo. Aveva un'aria imperturbabile e pacata, ma lo sguardo enigmatico. I suoi occhi incrociarono la telecamera dei giornalisti e brillarono freddamente, sembravano quelli di una vipera albina.
«Scusi... un'intervista...»
La TV non si decideva a trovare un equilibrio per il segnale.
«... Pur essendo così giovane, lei ha compiuto delle gesta che continuano a ispirare dozzine di altri ragazzi. Potrebbe presentarsi ai nuovi spettatori?»
Il ragazzo dagli occhi sottili batté lentamente le palpebre. Il microfono si avvicinò a lui, qualcuno alle sue spalle rise e lo spronò a parlare. Con un sospiro, lui accettò.
«Il mio nome è Sephiroth, SOLDIER prima classe.»
Non si fermò a parlare oltre. Volse le spalle ai giornalisti che presero a inseguirlo per fargli altre domande ma un gruppo di soldati impedì che lo infastidissero.
La ragazzina osservò tutta la scena, boccheggiante. Un senso di ammirazione la investì come un forte colpo di vento.
Dietro di lei, i suoi coetanei commentavano quanto visto.
«Quant'è carino! Ma tu lo hai visto? Che aria tenebrosa...» sospirava infatuata qualche ragazza.
I maschi, invece, giocherellavano con delle spade di legno intagliate per loro dai genitori.
«Possibile che a voi ragazze interessi solo quello? Sephiroth è un eroe! È fortissimo! Anch'io voglio diventare un SOLDIER come lui!»
«Con quella spada di legno? Ma fammi il piacere.»
«Facciamo così. Se diventerò un SOLDIER, mi sposerai quando saremo più grandi?»
«Uhm... ci penserò.»
La ragazzina sfilò accanto a quel gruppetto e corse verso casa, entrando energicamente e sentendo il saluto della madre che la chiamava a tavola.
«Che ti succede, Rain? Sei particolarmente vivace oggi.» le chiese il padre, sollevando gli occhi da un giornale.
Lei balzò sulla sedia del tavolo da pranzo e dondolò i piedi.
«So cosa voglio fare da grande!»
«Ah sì?» Sua madre si avvicinò e le baciò la fronte. «E cosa farai?»
«Diventerò una SOLDIER!» esclamò senza ripensamenti.
I suoi genitori si scambiarono un'occhiata.
Il padre si schiarì la voce.
«Tesoro... i SOLDIER...»
«Sono eroi! E anch'io voglio essere un'eroina!»
La madre sorrise.
«Sei molto brava nella lotta, è vero. Ma dubito che i SOLDIER accettino ragazze nelle loro fila...»
«Vorrà dire che sarò la prima.»
Di nuovo il padre e la madre si osservarono a lungo per decidere insieme.
«Abbraccia i tuoi sogni, Rainiel.» sussurrò quest'ultima, carezzandole i capelli rossicci. «Se lo desideri davvero, un giorno sarai un'eroina.»
Il padre sospirò e prese posto a tavola.
«Ma adesso devi mangiare. Se non diventi più grande, non potrai entrare nei SOLDIER.»
Rainiel mostrò un sorriso a trentadue denti, afferrò cucchiaio e forchetta e iniziò ad abbuffarsi.