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Autore: _Zaelit_    21/06/2020    2 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Nota dell'autrice: Salve! Vorrei fare una premessa per dare il benvenuto ai nuovi lettori e introdurre la mia prima fanfiction di sempre a tema Final Fantasy VII. Come mi è stato consigliato di fare, trovo giusto avvisare tutti i lettori e gli interessati riguardo alcuni fattori della storia, in maniera tale da non creare incomprensioni durante la lettura. "Project Rainiel" si colloca temporaneamente nel periodo precedente e contemporaneo alle vicende di Crisis Core, ma si discosta molto dalla storia principale. Questa scelta è dovuta al fatto che mi sono avvicinata al mondo di FF7 solo di recente, dopo aver giocato esclusivamente il Remake del gioco (che come molti già sapranno, è solo un primo episodio e non narra tutta la storia). Ho pensato di dover aspettare prima di scrivere la fanfiction, in maniera tale da informarmi nel tempo riguardo l'intera trama del videogioco, ma ho capito quasi subito che per farlo avrei dovuto attendere interi anni, quindi ho accantonato l'idea e ho deciso di informarmi tramite la visione del gameplay di Crisis Core e del film Advent Children. Proprio per questo motivo (sono nuova nel fandom, chiedo venia) ho deciso che per evitare troppi errori avrei cambiato molte parti della storia per adattarle alla mia idea, quindi se notate elementi diversi dalla trama originale (oltre ovviamente alla presenza di personaggi OC) vorrei che sapeste che è tutto dovuto a questa mia scelta. Se, comunque, volete fare osservazioni o correzioni a riguardo, accolgo sempre qualsiasi consiglio e critica costruttiva con grande piacere! Avviso anche che ho preferito creare capitoli complessivamente corti (intorno alle 1000 parole l'uno) ma molto numerosi per distribuire meglio la pubblicazione nel tempo, per cui le prime parti avranno solo scopo introduttivo e saranno, per così dire, una premessa.
Concludo scusandomi per la luuunga spiegazione - che però considero alquanto necessaria - e augurandovi una buona lettura. Spero che la storia possa interessarvi e appassionarvi e che vogliate lasciare qualche recensione per informarvi riguardo le vostre impressioni. Un saluto!
 
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- Project Rainiel -

 

Duemila anni orsono, il nostro pianeta era abitato dal popolo dei Cetra. Erano esseri pacifici, dall'aspetto umano, fortemente legati alla natura. Cosa li rendeva differenti dai comuni umani? Il loro dono.
I Cetra, oggi chiamati Antichi, possedevano il dono di comunicare direttamente con il pianeta. Potevano sentirlo, comprenderlo. E dal pianeta potevano trarre potere attraverso la preghiera.
I Cetra vivevano in armonia con gli umani e, secondo la leggenda, li avrebbero un giorno condotti alla Terra Promessa, il nuovo mondo.
La loro pace fu però spazzata via, eradicata dal pianeta stesso, e la razza dei Cetra conobbe il proprio crepuscolo.
Una meteora colpì Gaia, il nostro mondo, minacciando di distruggerlo. I Cetra raccolsero le forze per difendere gli umani e il pianeta stesso e, lottando fino all'ultimo, riuscirono a sconfiggere la calamità del cielo, sigillandola nel cratere scavato dalla meteora.
I Cetra si estinsero pian piano, lasciando che la razza umana proliferasse, costruisse, distruggesse. L'uomo si allontanava sempre di più dal suo legame con la natura o con il pianeta stesso. Ma non smise mai di cercare la Terra Promessa.
Il meteorite che colpì Gaia non cadde accidentalmente. Vi era qualcosa al suo interno, qualcosa di molto pericoloso. Qualcosa che avrebbe segnato drastici cambiamenti in futuro.
Un giorno, l'uomo trovò la calamità del cielo, il messia... che fosse l'ultimo dei Cetra, l'erede del pianeta stesso? I dubbi sorsero, sempre più assillanti, finché non venne fatta una nuova, cruciale scoperta.
Una seconda meteora. Una seconda creatura, che però non aveva in alcun modo minacciato di distruggere Gaia.
L'uomo non comprendeva. E, come sappiamo, l'uomo teme ciò che non comprende. Lo mette in gabbia. Lo studia, prova a comprenderlo. Tenta di sottometterlo al proprio volere.
E così accadde. Le due creature furono prese in custodia, rivoltate nei laboratori. Alieni, umani, Cetra. Qualunque fosse la loro natura, l'uomo l'avrebbe scoperta.

 [ 1984. Laboratorio Shinra. ]

Finalmente. C'era riuscito. Aveva faticato moltissimo, ma il segreto di Yoshua era finalmente suo. Il prodotto dell'esperimento... completo. Perfetto? Lo sperava vivamente. Gli occhi della Shinra erano puntati su di lui, e sui suoi progetti. Il primo era già andato a buon termine. Non era riuscito a ricreare un Cetra, ma aveva dato vita al soldato perfetto. Una macchina da guerra umana, il mostro per eccellenza. E, sapeva, per ogni mostro doveva esistere una parte contraria. Un eroe, un portatore di vita. Ecco perché aveva lavorato tanto a quel progetto, rendendolo quanto più personale possibile.
Era lì, davanti a lui, una creatura umana in carne ed ossa, ma speciale e diversa dagli altri. Piangeva, strillava, si dimenava. Non come l'altro: era sempre stato calmo, pacato. Non l'aveva mai sentito piangere, neanche una volta. Ma non importava. Ci era riuscito. Un po' di grida... le avrebbe sopportate. Era così fiero di se stesso che avrebbe volentieri baciato il suo riflesso allo specchio. Prese la creatura fra le mani: era piccola, indifesa. Doveva ancora maturare, ma c'era tempo per quello. Ora iniziava il vero gioco... ora poteva finalmente diventare il Dio della Scienza. Poteva farcela, ne era cosciente.
Trascorsero pochi giorni, ma furono sufficienti. Aveva già sottoposto la creatura a molti test. Voleva che sopravvivesse, ma anche che resistesse a ciò che intendeva provare.
«Portate qui l'altro.» ordinò un giorno, impaziente come un bambino in attesa di aprire un regalo.
Nessuna replica, solo azioni. I suoi sottoposti uscirono e tornarono velocemente, silenziosi, pronti. Con loro, un bambino.
Teneva per mano uno degli scienziati. Era composto, ma titubante. La schiena un po' ricurva e la fronte nascosta dai capelli. Ciuffi d'argento, chiari come il pallore lunare, e occhi profondi e taglienti, di un intenso verde acqua.
«Tienila. Non farle del male o ne pagherai le conseguenze.»
Gli affidò la creaturina. Il bambino protese le braccia, ubbidiente, e strinse a sé quel corpicino tremante, avvolto da una copertina rosea. Era morbida, carina, ma spaventata. Perché era spaventata? Cosa le stava facendo quell'uomo?
«Il braccio.» comandò poi l'adulto. «Sbrigati, dammi il braccio!»
Lo fece. Immobile, lasciò che prelevassero il suo sangue senza fiatare. Cosa avrebbe potuto dire, in ogni caso? Non comprendeva ciò che lo circondava. Sentiva solo la creaturina tremare, poi piangere. La strinse più forte a sé, come se potesse proteggerla.
L'uomo portò la siringa a un bancone. Osservò il vetrino. Rilasciò il sangue.
Cadde. Prima una goccia, poi una seconda. Il vetrino sottostante era già coperto di sangue, ma non era il suo. Le gocce caddero e brillarono di una luce rossastra, poi presero a solidificarsi. Una piccola sfera trovò vita in quel laboratorio.
«Questa è una...!»
Non riuscì a resistere, era così emozionato. La toccò.
La sfera si sgretolò sotto le sue dita.
«Cosa...?» Batté un pugno sul tavolo. «Possibile che non serva a nulla?!» continuò a sbraitare.
Il bambino lo osservò, immobile. Lo scrutava con i suoi occhi freddi, dietro quei capelli d'argento.
«No, no. Ha sicuramente funzionato. Ci vuole solo più tempo. E un luogo più sicuro.»
Lo scienziato rise. Poi guardò il bambino.
«Dammela.»
Tirò a sé la creaturina.
Il bambino avrebbe voluto fermarlo. Rischiava di farle del male.
«Dammi quella bambina, ho detto!» ribadì.
Ubbidì all'ordine. Con odio profondo. Come poteva un bambino così piccolo conoscere l'odio? Cosa gli avevano fatto?
«Portatelo via. Ho finito con lui.» avvisò l'uomo, che si era ripreso la creatura.
Lo strattonarono.
«Andiamo.»
Infine, lo portarono fuori. Non avrebbe più rivisto quella bambina per molto, molto tempo.
Lo scienziato, invece, la cullò tra le braccia.
«Ne sono sicuro, questa volta ne sono sicuro.» cantilenò, delirante per l'entusiasmo, «Tu sei il mio miglior risultato, piccola Rainiel.»

 

   
 
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