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Autore: Bloodred Ridin Hood    22/06/2020    1 recensioni
Jin sconfigge Kazuya e impara ad avere pieno controllo del Devil.
A questo punto deve prendere delle decisioni.
[Ho immaginato un possibile scenario post Tekken 8(?) che non è ancora uscito] [Perché noi invecchiamo, ma questi personaggi hanno perpetuamente 21 anni e non è mica giusto!] [Squarci di vita quotidiana sullo sfondo di un ambiente professionale]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jin Kazama, Lars Alexandersson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA
So che l’ho già introdotta brevemente con il prologo, ma questo in un certo senso sarà il vero primo capitolo e quindi ha bisogno forse di un’ulteriore presentazione.
Ultimamente, dopo averla criticata per anni, sto rivalutando la trama di T6 e in particolare le interazioni tra Jin e Lars. E sarà proprio il confronto e il dialogo tra questi due personaggi il focus della storia e in particolare Jin visto attraverso gli occhi di Lars. Poi certo, compariranno anche altri personaggi, ci saranno vari cameo, ma i protagonisti principali resteranno quei due.
Per quanto riguarda il genere si potrebbe definire come uno slice of life in ambiente di lavoro.

La tematica amorosa sarà presente in una certa misura, ma rimane comunque in un piano di sfondo.
In questa storia mi sono permessa di toccare argomenti come diritto ed economia, e oltre ad essere queste materie totalmente fuori dalla mia competenza, certe cose sono consapevolmente irrealistiche, ma anche qui sono elementi di sfondo, non importanti per la storia vera e propria, quindi vi prego di non fossilizzarvi su queste eventuali incoerenze.
(Che poi, mi metto sempre mille di questi problemi, ma poi mi ricordo che sto scrivendo su Tekken su EFP e che al massimo la leggeranno in tre in dieci anni, quindi che mi preoccupo a fare? 😂)
Detto questo, buona lettura!


 


 

 


2
Comitato di bentornato




 

Tokyo, 16 aprile 2018
Quartier generale della Mishima Zaibatsu
Ore 07.35

 

Lars Alexandersson tamburella nervosamente il piede contro il pavimento del cupo atrio della sede centrale della Mishima Zaibatsu, quello scuro grattacielo che si alza minaccioso nel cuore di Marunouchi.
Ha sempre pensato che quel posto mettesse l’angoscia solo a guardarlo, ma questa mattina l’aura negativa racchiusa tra quelle pareti, con quel pavimento scuro e quelle statue decorative, sembra essere ancora più soffocante di quanto non ricordasse.
Forse è dovuto al fatto che dodici anni fa pensava di aver chiuso definitivamente con quella parte dolorosa del suo passato, pensava che non avrebbe più messo piede dentro la sede della zaibatsu. E invece ora, dopo tanto tempo, si trova di nuovo lì ed è come essere ripiombato nella realtà dopo la fine di un sogno.
“Lars, tutto bene?” Alisa piega la testa in avanti con sguardo preoccupato.
Lars sospira, incrocia le braccia davanti al petto e si spinge all’indietro contro lo schienale della poltroncina.
“Più o meno.” ammette.
Neanche lui è sicuro di sapere perché si senta così nervoso. Probabilmente oltre all’aura negativa racchiusa in quell’edificio c’è anche il fatto che dopo dodici lunghi anni sta per rivedere suo nipote. Suo nipote che è stato scarcerato neanche una settimana fa e che per qualche ragione ha chiesto di vederlo.
Lars cambia di nuovo posizione sulla sedia.
Sì, è inutile girarci attorno. L’idea di un nuovo incontro con Jin lo preoccupa, e non poco. Oltre al fatto di non sapere che cosa l’abbia spinto a cercare un nuovo contatto con lui, c’è anche il fatto che Jin è sempre stato una persona complicata con cui avere a che fare, e Lars non ha la minima idea di come questi anni di reclusione l’abbiano potuto cambiare.
Certo, stando a sentire quel che dice Lee, il ragazzo sembra aver messo totalmente la testa a posto. Plausibilmente il fatto di non avere più i Mishima più anziani tra i piedi non dovrebbe dargli motivo di fare niente di stupido, o almeno questo in linea teorica. Perché la verità è che non si può mai sapere che cosa frulli davvero nella testa di quel ragazzo.
Si dice comunque che in prigione abbia sempre mantenuto una condotta pressoché perfetta, mai un incidente, mai una rissa e che sia stato scarcerato proprio perché non più ritenuto un individuo socialmente pericoloso.
L’avvocato di Lee aveva avuto una giustissima intuizione nel decidere di condividere con le autorità del mondo informazioni dettagliate sull’esistenza di Azazel e del gene del diavolo con tanto di dimostrazione pratica. Non solo Jin aveva dimostrato di essere ormai in grado di poterlo controllare totalmente, ma aveva anche messo a disposizione il suo potere in caso di necessità, come arma a disposizione dell’umanità nel caso altre forze soprannaturali si fossero risvegliate. Offerta davanti alla quale la corte internazionale non si era potuta tirare indietro.
E pare comunque che Jin abbia cercato di darsi da fare durante questo periodo. Pur non potendola gestire direttamente, come proprietario della zaibatsu, ha dato ordine da dietro le sbarre di devolvere gran parte delle azioni e di impegnarsi in opere di beneficenza e di ricostruzione. Cose che, naturalmente non possono cancellare del tutto i vecchi rimorsi contro di lui, ma hanno comunque in qualche modo aiutato a mitigare le acque.
Per lo meno il ragazzo sta facendo concretamente qualcosa e gli sforzi sono comunque riconosciuti. Insomma, processo e condanna a parte, sembra che Jin ce la stia mettendo tutta per fare quel che è giusto e per rimediare, per quanto possibile, alle conseguenze delle sue azioni.
Per quanto riguarda l’opinione pubblica poi, le guerre non sono ovviamente mai giustificabili, ma si dicono anche tante strane cose in giro riguardo la storia di quel ragazzo e la sua famiglia. Saranno stupide teorie complottistiche forse, ma quel video testimonianza in cui Kazuya Mishima assume le sembianze di una creatura mostruosa sembrava spaventosamente autentico.
Quel che è certo è che sembra che Jin Kazama abbia effettivamente liberato il mondo da delle minacce peggiori di lui e comunque nemmeno la corte internazionale si è sentita di rinchiudere effettivamente quel ragazzo fino alla fine dei suoi giorni.
Sì, d’accordo tutto quanto, ma perché ha espressamente chiesto di vedere lui e Alisa?
Per quanto Lars si sia sempre sforzato di capirlo, fin dal loro primo incontro durante quel terribile anno, rimane sempre qualcosa di incomprensibile in Jin. Quel ragazzo tiene sempre una parte di sé completamente celata, che rende impossibile capire cosa stia realmente pensando dietro quel velo di inespressività. Qualcosa che lo rende quindi totalmente imprevedibile e in una certa maniera sempre potenzialmente pericoloso.
Lars si morde nervosamente il labbro inferiore e dà un'occhiata all'orologio.
Quello che poi ha trovato più strano in assoluto, tra le varie cose raccontate da Lee che ha sempre mantenuto un contatto col nipote in questi anni, è stato scoprire come Jin abbia in qualche modo cercato di riprendere il controllo della sua vita personale.
È forse la dimostrazione che il ragazzo ha davvero intenzione di adeguarsi alla società e a vivere il resto della sua vita come un onesto e tranquillo cittadino? O anche quella è una farsa?
Impossibile esserne certi, ma almeno stando ai racconti di Lee sembra che durante gli anni di reclusione Jin abbia ripreso gli studi, si sia laureato e, cosa assolutamente inconcepibile… si sia sposato.


“Mi prendi in giro?!” aveva chiesto Lars a Lee la sera prima, un’ora dopo essere atterrato a Tokyo.
Suo fratello adottivo aveva ruotato gli occhi.
“So che è incredibile, ma no. Non ti prendo in giro.” aveva risposto Lee “Il nostro nipotino, criminale di guerra internazionale, si è sposato.”
Si era instaurato un lungo momento di pausa.
“Ma sei sicuro?”
Lee aveva fatto di sì con la testa.
“Anche io ho faticato a crederci, Lars. Chi mai avrebbe immaginato che uno così potesse avere interessi di quel tipo?!” aveva continuato poi “Ma è così. Ci sono dei lati di Jin che evidentemente esistono, ma lui non ama mostrare. Ma sai Lars qual è la cosa peggiore?!”
Lars aveva corrugato le sopracciglia, ancora troppo confuso per provare ad indovinare che cosa potesse essere.
“Qual è?”
“Che quell’idiota non mi ha detto niente e non mi ha invitato ad assistere.” aveva risposto allora Lee battendo un colpo sulla scrivania.
Sembrava offesissimo e Lars poteva capirne il motivo, dato che si era insinuato nella vita di Jin, seppur un po’ forzatamente, come una figura paterna.
“Me l’ha detto solo dopo aver già concluso tutto! Molto casualmente, alla mia domanda di come avesse trascorso il mese! Ci pensi?!” Lee si era portato una mano davanti alla fronte “Quindi non solo scopro improvvisamente che Jin a quanto pare ha un’anima! Non solo scopro che evidentemente non ero l’unico a fargli regolarmente visita in carcere, ma viene fuori che nel mentre quella peste si è pure sposato! Senza dirmi niente!”
“Sì, ma chi mai può aver sposato uno del genere?!” aveva chiesto a quel punto Lars allarmato “Dev’essere per forza un matrimonio di convenienza o una cosa così. Quel pazzo sta sicuramente macchinando qualcosa, te lo dico io!”
Ed era stato allora che Lee si era messo a ridere, scuotendo la testa.
“Lars, i tuoi sono dubbi legittimi, queste cose le ho pensate anche io, ma... ho indagato e credimi, non sembra niente di tutto ciò.” aveva risposto poi “E fidati, se tutta questa situazione ti sembra strana, quando vedrai la persona che ha sposato rimarrai ancora più di stucco.”

“Lars, è arrivata l’auto!” esclama Alisa, risvegliandolo dai suoi pensieri.
La ragazza coi capelli rosa indica le porte di vetro.
La limousine scura si ferma davanti all’entrata dell’edificio, si apre la portiera posteriore.
Alcune guardie si dispongono sui lati di un corridoio immaginario che parta dall’auto fino all’ingresso del palazzo.
“Tutti in posizione!” esclama la donna a capo della divisione della Tekken Force incaricata di accogliere il grande capo stamattina.
Le truppe si dispongono ordinate sul grande atrio vuoto.
Lars si accorge di stare trattenendo il respiro quando nota una testa di capelli corvini uscire dalla vettura. Jin esce dall’auto, si sistema gli occhiali da sole, guarda per un attimo quel corteo di soldati senza una vera espressione, poi si incammina rapido verso l’edificio, seguito a ruota da un paio di soldati-guardie del corpo.
“Ci siamo.” sussurra Lars a bassa voce, alzandosi in piedi “Tra qualche minuto lo rincontreremo faccia a faccia.”
Jin entra nell’edificio, guarda confuso davanti a sé, fa ancora qualche passo in avanti, quando un fracasso improvviso lo costringe a fermarsi.
Le truppe della Tekken Force iniziano ad esibirsi in una sorta di parata militare, con tanto di musica della banda, coriandoli colorati e vari striscioni di benvenuto che vengono calati dal soffitto.
Bentornato signor Presidente!
“Ma che diavolo fanno? Sono impazziti?!” chiede Lars a denti stretti camminando velocemente verso il centro della sala.
È vero che questa è per lo più gente nuova e che nessuno deve avergli passato un rapporto sul carattere e i gusti del capo, che dopo tutti questi anni di sua assenza nessuno conosce. Ma questo sarebbe fin troppo pacchiano persino per uno normale, o chiunque non abbia manie di culto della personalità come Heihachi.
Lars arriva a pochi passi da Jin.

Una soldatessa si ferma davanti al suo capo tenendo tra le braccia un enorme mazzo di fiori.
“Bentornato signor Presidente!” esclama a voce alta.
Jin la osserva immobile, col naso leggermente arricciato, la bocca semiaperta, lo sguardo nascosto dietro gli occhiali scuri.
La donna gli porge il mazzo di fiori, che Jin si limita ad osservare incerto.
“E tu chi saresti?” chiede gelido.
Solo a quel punto la comandante inizia a mostrare un vago imbarazzo.
“Caposquadra Rizal della divisione 14 della Tekken Force signore!” si presenta col saluto militare.
Lars si affretta a prendere il mazzo di fiori al posto del nipote e a rivolgerle un sorriso di cortesia.
“Il signor Kazama è molto grato per il vostro pensiero.” dice, lanciando al nipote un’occhiata di rimprovero.
Forse per certe cose sarà pure cambiato un po’ durante questi anni, ma per altre sembra essere rimasto lo stesso ragazzo insensibile e gelido che ricordava.
“È stato molto gentile da parte vostra.” aggiunge Alisa affiancandosi a Jin sull’altro lato e piegando cortesemente il capo in avanti “Il signor Kazama ringrazia tutta la Tekken Force.”
Jin guarda entrambi, poi annuisce serio davanti alla caposquadra dell’esercito.
“Sì, vi ringrazio.” risponde sbrigativamente, iniziando ad attraversare la sala.
Con un cenno della mano invita le guardie del corpo a non seguirlo più, poi guarda distrattamente Lars e Alisa.
“Voi due, nel mio ufficio!”



“Jin, che diavolo di comportamento era quello?!” chiede Lars chiudendo la porta dell’ufficio direzionale.
“Di che parli?” risponde Jin atono.
Si ferma al centro della stanza e guarda il suo ufficio per la prima volta dopo dodici lunghi anni.
“Con la soldatessa della Tekken Force.” precisa Alisa “Il tuo atteggiamento non è stato cortese!”
“Ah quello.”
Jin riprende a camminare e va a prendere posto dietro alla scrivania. Dopo tutto quel tempo si risiede sul trono per la prima volta.
“Questa gente non ti conosce, Jin. Sarebbe stato carino mostrare un po’ più di gratitudine!” continua Lars andando ad appoggiare i fiori sulla scrivania.
Jin lo guarda, sembrando poco interessato.
“Sono soldati, non li pago per essermi amici!”
“Non è questo il punto!” ribatte Lars.
“Prego, sedetevi.” Jin li invita a quel punto a prendere posto.
Lars sospira nervosamente e si siede, Alisa fa lo stesso.
“Dico sul serio, Jin. Sarebbe ora di iniziare a comportarti meglio con le persone.”
A quel punto l’uomo più giovane mostra un vago fastidio.
“Presumo che potrei provarci.” risponde Jin con un sussurro “Ma anche loro avrebbero potuto pensarla meglio, non credi?”
Lars aggrotta le sopracciglia.
“Sono fuori dal carcere da meno di una settimana.” ricorda con un sibilo “Da dove gli è venuto in mente che avessi voglia di assistere ad una parata militare?!”
Lars e Alisa rimangono impietriti, poi Jin sospira e si ricompone dopo quella quasi ammissione di debolezza.
“D’accordo, avete ragione.” continua poi in tono più gentile “Più tardi chiamerò quella soldatessa e mi scuserò!”
Lars e Alisa si scambiano un’occhiata confusa.
“Dirò che non sono ancora abituato a queste manifestazioni di cortesia e che mi sono trovato un po’ in imbarazzo.” continua Jin parlando in tono calmo “Dite che può andare?”
Lars annuisce esterrefatto.
Non solo sta promettendo di fare delle scuse, ma sta anche chiedendo un loro parere per qualcosa che dodici anni fa avrebbe trovato totalmente futile.
“Direi di sì.” mormora Lars.
“Bene.” conclude Jin.
Poi prende la sua valigetta, la apre e comincia a tirare fuori delle cartelle che dispone sul piano della scrivania.
Lars e Alisa lo osservano in silenzio. È una situazione decisamente imbarazzante. Questo in situazioni normali sarebbe probabilmente il momento di fare saluti e convenevoli, dato che tecnicamente non si sono ancora salutati, ma… si tratta pur sempre di Jin, che continua ad essere poco abituato appunto a manifestazioni di cortesia. E poi come ci si saluta con qualcuno che ha appena finito di scontare una pena?

“E quindi… come va?” inaspettatamente è proprio Jin a rompere il ghiaccio.
“Bene.” risponde Lars.
“Bene.” replica Alisa.
“Bene.” annuisce Jin in risposta aprendo una cartella.
“E… a te?” chiede poi Lars doverosamente “Ti trovo bene, nonostante…”
Jin si ferma e gli rivolge un'occhiata penetrante.

“... nonostante la prigione?” completa atono.
Lars annuisce, un po’ a disagio.
È la verità però, non un semplice convenevole. È più o meno come lo ricorda. Certo, è cresciuto e ha l’accenno di qualche segno del tempo sul viso, forse ha anche perso un po’ di tono muscolare, ma d’altronde non dev’essere stato semplice mantenere inalterato il suo severissimo regime di allenamenti anche in prigione. Però è sempre lo stesso Jin, almeno da fuori.
“Sì, beh… non è semplice, ma sto cercando di abituarmi a quella che tutti definiscono vita normale.” risponde il nipote senza espressione “Certo, ho veramente tanto da imparare. A questo punto della vita non ho neanche più idea di che cosa sia la normalità, ma alla fine non mi lamento. Anzi, dodici anni di carcere in confronto all’ergastolo iniziale… direi che non ho proprio il diritto di lamentarmi di niente. Specialmente considerati i miei reati.”
Parla con una brutale onestà che fa seguire un'altra pausa di silenzio imbarazzantissimo.
Jin prende un fascicolo dalla cartella e inizia a sfogliare.
“Quindi voi due… Lee mi ha detto che siete una coppia adesso.” anche stavolta è lui a riprendere il discorso.
Gli altri due annuiscono.
“Ok.” annuisce anche Jin senza muovere un muscolo della faccia.
Lars lo guarda con cautela. Ricorda benissimo quali fossero le opinioni di Jin riguardo al suo legame con Alisa. Quindi le cose sono due, o ha cambiato opinione o che ce la stia mettendo tutta per mostrarsi comprensivo.
“Congratulazioni.” aggiunge poi con un minuscolo sorriso.
E non un sorriso cattivo, come gli unici sorrisi che sembrava in grado di fare dodici anni fa. No, quello è, seppur minuscolo, un vero sorriso.
Ok, questo è fin troppo strano. Lars apre la bocca sconcertato.
“Grazie.” risponde Alisa positivamente sorpresa.
“Congratulazioni? Non hai davvero niente di cattivo da dire?” non riesce a trattenersi Lars.
Jin abbassa lo sguardo sui suoi fogli.
“Che c’è? Non posso semplicemente essere felice per voi?”
“Non è questo il punto, è che… hai fatto capire mille volte cosa pensavi a riguardo e…”
Jin sospira e guarda lo zio un po’ infastidito.
“Lars, non rendere le cose più difficili di quanto già siano! Nel caso tu non l’abbia notato mi sto sforzando di imparare ad essere una persona migliore.” si lamenta.
Lars lo studia in silenzio.
“È vero.” continua Jin con un soffio “Tu e Alisa: ho sempre pensato che fosse strano e in un certo senso lo penso ancora. Ma va bene così, non mi interessa esprimere giudizi sulle scelte di vita altrui.”
Torna a concentrarsi su quei fogli.
“Cerca di capirmi, avevo sempre considerato Alisa come una specie di mio super computer!” poi si blocca, guarda Alisa e increspa la fronte “Scusa Alisa, so che sei in grado di provare dei sentimenti. Non voglio offenderti, ma è solo per farmi capire.”
“Scuse accettate.” annuisce lei confusa prima di guardare Lars esterrefatta.

Jin Kazama le ha appena chiesto scusa.
“E poi arrivi tu che non solo inizi a comportarti con lei come se fosse una persona reale, ma addirittura… te ne innamori.” continua Jin “E non si tratta neanche di una confusione momentanea perché a quanto pare la cosa è seria!”
Si ferma ancora e li guarda tutti e due.
“E per di più, stai invecchiando, mentre lei sembra ancora una liceale. Quindi sì, è un po’ strano e probabilmente nei prossimi anni lo sarà sempre di più.” poi si ferma e sospira con uno sguardo triste “Ma la vita è già abbastanza difficile così com’è senza stare a sprecare tempo pensando a cosa sia o non sia strano, non pensate?” 
Lars e Alisa si scambiano l’ennesima occhiata di perplessità.
“Quindi se voi siete felici, lo sono anche io per voi. E che vogliate crederci o no, lo dico sul serio.” conclude sembrando effettivamente sincero.
Alisa sorride.
“Lee-san sta sperimentando un modo di modificare il mio aspetto in modo da imitare l’invecchiamento di una persona reale.” condivide a quel punto con lui “Comunque direi che il tuo è un passo in avanti, Jin-san!” 
“Direi di sì.” concorda Lars, positivamente colpito.
Jin annuisce in segno di apprezzamento.
“Mi fa piacere che lo pensiate.” dice in tono gentile, spiazzandoli sempre di più.
Poi torna a guardare i suoi fogli.
“Quindi… vivete in Svezia giusto?”
“Sì.” risponde Lars. 
“Ad…” Jin fa una smorfia confusa “... Uppsàla.”
“Ùppsala.” Lars gli corregge l’accento e lo guarda confuso “Jin? Cosa stai leggendo? Hai cercato delle informazioni su di noi per caso?” 
“Cosa fate per vivere?” continua l’altro ignorando la domanda.
“Gestiamo un’attività di prodotti di alimentazione biologica.” risponde Alisa con un sorriso.
“Sì, ma perché hai cercato informazioni su di noi?” insiste Lars sospettoso.
Jin abbassa il foglio e guarda sorpreso Lars, con aria vagamente divertita.
“Sul serio?” chiede “Dalle armi al riso integrale? Questo sì che è un drastico cambio di rotta!”
“Ero stanco della vita da soldato dopo… la battaglia finale. Ma mi spieghi che cosa stai macchinando?”
“Mm, stanco della guerra. Capisco.” risponde Jin con un sorriso amaro “E ti piace quello che fai? Ti soddisfa?” 
“Molto.” risponde Lars prontamente “Organizziamo anche fiere stagionali e…”
“Perché vorrei che tu diventassi mio socio qui, Lars!” Jin neanche lo fa finire.
“Che cosa?!” Lars spalanca la bocca.
Guarda quei fogli sulla scrivania.
“Andiamo!” sogghigna Jin “Pensavi che vi avessi chiamato qui dalla Svezia solo per salutarvi?” 
Lars deglutisce. Improvvisamente Jin torna ad assomigliare vagamente a quello che ricordava.
“No e in effetti mi stavo chiedendo che cosa avessi da dirmi per cui era necessario vederci di persona!”
Jin si appoggia comodamente allo schienale della sua sedia.
“Lars, non so se lo sai, ma Heihachi non ha mai scritto un testamento.” esordisce “Lo stronzo forse era seriamente convinto che non sarebbe mai morto.”
Lars ascolta con preoccupazione.
“Quindi poi con la morte sua e di Kazuya, la zaibatsu è tornata automaticamente a me, perché ero l’unico discendente di Heihachi ancora in vita.”
A questo punto guarda Lars con un sorrisetto malvagio.
“Ma noi sappiamo che non è esattamente così, vero? Lars, tu hai lo stesso diritto di stare dietro questa scrivania che ho io. Anzi, forse tu in quanto suo figlio hai pure un po’ più diritto di me.” 
“No, ma io non ho intenzione di rivendicare nessuna eredità e…” interviene a quel punto Lars.
“Sì, lo immaginavo.” ribatte prontamente Jin interrompendolo “Ma il problema è che sono esausto, qui c’è un sacco da fare e…  sinceramente mi sono un po’ rotto i coglioni di dover fare tutto da solo.”
Lars lo guarda sconcertato.
“Ma io… no, Jin! Non se ne parla!” protesta Lars come se gli fosse stata appena proposta una follia.
“Sentiamo un po’, quanto guadagni con le tue lenticchie biologiche?!” lo sfida l’altro a quel punto “Io qui ho alcuni dati e…”
“Non è questione di soldi!” insiste Lars “Mi piace la mia vita in Svezia con Alisa, non ho assolutamente intenzione di tornare in questo buco tetro! Se non hai voglia di gestire la zaibatsu da solo trovati qualcun'altro o vendila!”
Jin non risponde e si volta da Alisa.
“Giusto, Alisa! Ovviamente ho una proposta anche per te!”
“Che cosa?!” Lars alza le mani sempre più disorientato.
“Alisa, che ne diresti di tornare a ricoprire il tuo vecchio ruolo di guardia del corpo?” chiede Jin “Intendo dire, non esattamente come prima… stavolta saresti sotto contratto, e parlo di un’assunzione vera e propria.” 
“Un’assunzione?” ripete Alisa incerta. 
“Sì, con salario, ferie e tutto il resto.” continua Jin “Ovviamente l’assicurazione medica nel tuo caso è inutile, ma certamente avresti a disposizione la tecnologia della zaibatsu per ogni eventuale guasto o intervento di manutenzione. Se però nel mentre preferisci continuare a farti aggiustare da Lee per me non ci sono problemi.”
Alisa rimane a bocca aperta per qualche secondo.
“Vorresti che tornassi a farti da guardia del corpo?” mormora Alisa confusa.
Jin sospira e corruga di nuovo la fronte.
“Sapete, ho cercato di sistemare i miei casini negli ultimi anni, ma… è ancora pieno di gente là fuori che vorrebbe uccidermi o comunque rovinarmi la vita.” spiega “E come potrete capire ho bisogno di tutelarmi in qualche modo e di prendere qualche misura di sicurezza per difendere me e chi mi sta vicino.”
“Intendi dire…” dice Lars incerto.
“Mia moglie è un po’ restia a farsi seguire da una guardia del corpo.” riprende Jin “O per lo meno da una che non sia un animale peloso di duecento chili.”
“Cosa?” fa Lars sicuro di non aver sentito bene.
“Ma sono certo che potrebbe finalmente darmi ascolto se a proteggerla ci fosse qualcuno come te, Alisa.”
La guarda fissa per qualche secondo.
“Quindi non dovrei più proteggere te, ma… lei?”
Jin annuisce.
“Non preoccuparti. È molto più simpatica di me, te lo assicuro. Per quanto riguarda me, credo di potermela cavare da solo e con l’aiuto del… beh, lo sapete.” sogghigna.
Alisa e Lars si incrociano lo sguardo ancora una volta.
“Ti prego Alisa, pensaci.” conclude infine Jin col tono più gentile che Alisa abbia mai sentito uscire dalle sue labbra.
“Aspetta, aspetta solo un secondo…” bofonchia Lars incredulo.
Jin si alza, riprende gli occhiali da sole e cammina verso la porta a vetri che dà sulla terrazza.
“Ovviamente non mi aspetto che mi diate una risposta oggi, ma tra un attimo se volete possiamo iniziare a vedere qualche cifra.
No, ma…" farfuglia Lars "Dove vai?! 
Vi lascio un po’ di tempo per iniziare a parlarne tra di voi.” dice infilandosi una sigaretta tra le labbra “Io vado a fare un po' di ora d'aria.” 
Condivide quella perla d’umorismo carcerario ed esce, lasciandoli soli dentro a quella stanza.
Lars e Alisa, si prendono una manciata di secondi per riflettere sulla conversazione appena finita.
“Assurdo!” esclama Lars con un sospiro “Non riesco a credere che ci abbia trascinato qui per questo!”
“Ovviamente diremo di no, giusto?” chiede Alisa a bassa voce.
“Ovviamente!” conferma Lars subito “Neanche a pensarci. Non può uscire dal carcere e pensare di riportarci qui così… Ci siamo già fatti una vita altrove! Lasciandoci la storia di questa famiglia alle spalle! Non avremmo neanche dovuto accettare di venire!”
“Poverino però.” commenta Alisa “Dopotutto ha pure cercato di essere gentile.”
“Alisa, è di Jin che parliamo! Forse è stato gentile proprio perché voleva convincerci! È uno scaltro mainipolatore! Non mi fido di lui!” risponde Lars “E sicuramente non posso venire a lavorare qui con lui! Me ne sono andato apposta! Volevo respirare un’aria diversa! … Alisa? Alisa che stai pensando?” chiede poi notando uno strano sguardo sul viso della compagna. 
“In effetti però, come avevi detto anche tu prima del processo, siamo pur sempre la sua famiglia.” nota Alisa “E ora ci chiede aiuto.” 
“Alisa…” Lars raggrinzisce la fronte.
“L’abbiamo pur sempre lasciato dodici anni in carcere, Lars.” dice a bassa voce.
“È lui che ha deciso di costituirsi!” ribatte l’uomo.
“Sai a cosa mi riferisco. Non l’abbiamo mai contattato, non siamo mai andati a trovarlo. Al contrario di Lee, siamo completamente usciti dalla sua vita.”
Lars sospira, senza ribattere.
“Alisa, ne abbiamo già parlato. Lee si è convinto che era la sua missione fargli da padre, io non ho alcuna intenzione di fargli da fratello maggiore. Non gli dobbiamo assolutamente niente. Non devi sentirti in debito con lui!”
Lars la guarda confuso.
“Alisa… ci stai pensando veramente?”
Lei si stringe nelle spalle.
“Non lo so, ma dico solo che forse dovremmo prenderci un po' più di tempo per pensare.”

 

 


 









 

 


NOTE:
Avrei voluto ambientare questa parte della storia nel nostro presente attuale, ma dato che stiamo vivendo eventi straordinari, non mi è sembrato il caso di far scarcerare Jin in piena pandemia, quindi ho traslato di qualche anno il presente fittizio.
Edit Ottobre 2020: Ho cambiato idea riguardo all'ambientazione temporale e ho spostato il tutto di qualche anno nel passato. lol



 

  
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