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Svegliati, prima che la notte
finisca
L’idea per questa storia mi è
stata data da un sogno che ho fatto stanotte, con protagonisti Harry e Hermione
(che poi ero io xD magari lo fossi stata veramente!). Ho già in testa come
impostarla, e non necessiterebbe a tutti i costi di un’ambientazione precisa, ma
senza mi sembrerebbe un po’ campata in aria..per cui, immaginate che sia
ambientata all’inizio dell’ultimo libro, quando Harry, Hermione e Ron, appena
partiti per il loro viaggio, sono accampati a Grimmauld
Place.
Buona lettura a
tutti!
P.s. questa fan fiction non
tiene conto nè della “storia” tra Hermione e Ron, che invece traspare dalle
prime battute del libro, né di quella tra Harry e
Ginny.
Capitolo 1
Hermione, da questa parte!
Hermione posò stancamente le borse
della spesa sul tavolo e si passò una mano sulla fronte, esausta. Non che andare
a fare compere fosse così estenuante, ma la infastidiva non poco il fatto che
mentre lei correva di negozio in negozio, sempre bene attenta a non farsi
scorgere da occhi indiscreti, per garantire il pranzo a Harry e Ron, loro due
rimanevano a casa in tutta tranquillità. A dire il vero non era esattamente
così, e lei lo sapeva; anche i suoi amici avevano un bel da fare a spremersi le
meningi per tentare di capire dove potesse nascondersi l’Horcrux che
cercavano..e non era quello che lei aveva sempre predicato, l’importanza di
tenere il cervello sempre in allenamento, più del corpo? Sì, e allora era del
tutto inutile lamentarsi. Tanto meglio vedere se piuttosto avessero scoperto
qualcosa in sua assenza.
-Harry! Ron! Sono tornata con la
spesa!- chiamò a gran voce, ma non ricevette risposta. “Chissà, magari saranno
così intenti a fare teorie e congetture che non mi hanno neanche sentita”
azzardò speranzosa Hermione fra sé, e decise di andare direttamente al piano di
sopra per vedere cosa stessero combinando. Salì le scale e aprì la porta della
camera da letto che condividevano tutti e tre, aspettandosi di vederli magari
seduti sul pavimento a ipotizzare questa o quell’altra idea. Ma lì dentro non
trovò nessuno, e l’abbozzo di sorriso che le stava nascendo sul volto si spense
in un misto di delusione e preoccupazione.
-Harry…Ron! Dove siete?- indugiò
sulla porta qualche secondo, ma dovette riconoscere che la stanza era
effettivamente vuota. Uscì e scese le scale per tornare al piano di
sotto.
-Ragazzi, non ditemi che state
giocando a nascondino…alla vostra età non siete più dei bambini!- ridacchiò, ma
era una risatina forzata che lasciava trapelare tutto il suo nervosismo. Era
inutile negarlo: cominciava ad avere paura. Setacciò tutta la casa 9 o 10 volte
prima di dover ammettere che Harry e Ron non si trovavano lì. Ma allora dove si
erano cacciati? Sarebbero usciti senza avvertirla, sapendo quanto era
apprensiva? No di certo. Quindi non erano usciti di propria spontanea volontà,
forse…
Hermione sentì cedere le gambe sotto
il suo peso, ma si impose di restare in piedi. Con mani tremanti prese in mano
la bacchetta e aprì la porta d’ingresso; in un attimo si lasciò la casa alle
spalle. Camminava velocemente, senza curarsi di fare attenzione a mimetizzarsi
fra la gente per non essere riconosciuta; l’ansia di trovare i suoi due migliori
amici l’aveva spinta al di là della soglia di casa meccanicamente, senza darle
il tempo di ricordarsi che avrebbe dovuto prima prendere il Mantello
dell’Invisibilità. Le era appena venuto in mente, e stava per iniziare a darsi
della stupida, quando notò che forse non ne avrebbe avuto comunque bisogno. Non
aveva badato a dove si stesse dirigendo, aveva lasciato che i suoi piedi
decidessero per lei, e adesso si trovava in una strada buia e apparentemente
deserta che non aveva mai percorso prima, coperta da un fitto strato di nebbia
perlacea che non le lasciava intravedere altro all’infuori del viottolo nero che
si estendeva davanti a lei, e dei suoi piedi che lo stavano calpestando. Si
guardò intorno, ma anche se ci fossero stati lampioni, case o negozi non sarebbe
riuscita a vederli sotto quella coltre grigio fumo. Di una sola cosa poteva
ritenersi certa: non poteva esserci nessuno lì, all’infuori di lei. Avrebbe
sentito i passi e le voci delle persone, pur non vedendo un accidente. Indecisa
se continuare o no a camminare, provò a chiamare di nuovo i nomi dei suoi amici,
ma la voce le uscì come un sussurro:
-Harry…Ron…ditemi che siete qui da
qualche parte..per favore…-
Si sentiva disperatamente sola e, non
ottenendo ancora una volta risposta, riprese timorosamente a camminare verso il
nulla davanti a sé, pregando che quello che stava percorrendo non fosse un
vicolo cieco.
All’improvviso, una fitta. Forte e
chiara, alla caviglia sinistra. Hermione perse il controllo delle sue gambe e
cadde lunga distesa per terra.
-Ma che diavolo succede?!- sbottò
mettendosi a sedere e guardandosi la caviglia. Era normale, nessuna ferita,
nessun taglio. Provò a massaggiarla, e il dolore esplose di nuovo costringendola
a strizzare gli occhi per non urlare. “Devo aver preso una brutta storta al
piede, e non me ne sono nemmeno accorta per colpa di questa stupida nebbia!” si
disse fra sé innervosita e, raccogliendo una forza notevole, si alzò in
piedi.
-Ne ho abbastanza di questo posto!-
urlò come se stesse parlando con qualcuno che potesse sentirla. –Harry! Ron!
Dove diavolo siete andati a cacciarvi, maledizione!- urlò più forte, e lacrime
di rabbia cominciarono a bagnarle il viso.
-Hermione, da questa
parte!-
Una voce familiare la fece voltare di
scatto. Dietro di lei, a qualche metro di distanza, dietro quello che sembrava
un vecchio muro di mattoni, c’era una mano alzata che le faceva cenno di
avvicinarsi.
La ragazza esitò per un attimo, ma
poi si disse che quella che aveva udito era senza ombra di dubbio una voce già
sentita, e che comunque non aveva né la forza né la voglia per sostenere una
conversazione. Tuttavia si avvicinò al muro con la bacchetta in mano; era in
situazioni come queste che le sembrava di sentire ancora la voce del Professor
Moody all’orecchio sussurrarle con decisione Vigilanza
Costante.