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Autore: alice_the_best    13/08/2009    1 recensioni
Una smorfia di orrore si dipinse sul volto della giovane strega, quando i suoi occhi si fermarono ad osservare con più attenzione quelli del ragazzo che la teneva in braccio. "Tu non sei Harry!" urlò terrorizzata. E lui rise. Rise come Hermione non aveva mai sentito ridere nessuno in vita sua. Rise con tutta la malvagità che aveva in corpo e che si sprigionava adesso da quelle labbra velenose. E la sua fredda risata di ghiaccio si spense nel rosso vermiglio che ora infiammava i suoi occhi di serpente.
Genere: Romantico, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Voldemort | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Svegliati, prima che la notte finisca

 

 

L’idea per questa storia mi è stata data da un sogno che ho fatto stanotte, con protagonisti Harry e Hermione (che poi ero io xD magari lo fossi stata veramente!). Ho già in testa come impostarla, e non necessiterebbe a tutti i costi di un’ambientazione precisa, ma senza mi sembrerebbe un po’ campata in aria..per cui, immaginate che sia ambientata all’inizio dell’ultimo libro, quando Harry, Hermione e Ron, appena partiti per il loro viaggio, sono accampati a Grimmauld Place.

Buona lettura a tutti!

P.s. questa fan fiction non tiene conto nè della “storia” tra Hermione e Ron, che invece traspare dalle prime battute del libro, né di quella tra Harry e Ginny.

 

 

 

 

Capitolo 1

Hermione, da questa parte!

 

 

 

 

Hermione posò stancamente le borse della spesa sul tavolo e si passò una mano sulla fronte, esausta. Non che andare a fare compere fosse così estenuante, ma la infastidiva non poco il fatto che mentre lei correva di negozio in negozio, sempre bene attenta a non farsi scorgere da occhi indiscreti, per garantire il pranzo a Harry e Ron, loro due rimanevano a casa in tutta tranquillità. A dire il vero non era esattamente così, e lei lo sapeva; anche i suoi amici avevano un bel da fare a spremersi le meningi per tentare di capire dove potesse nascondersi l’Horcrux che cercavano..e non era quello che lei aveva sempre predicato, l’importanza di tenere il cervello sempre in allenamento, più del corpo? Sì, e allora era del tutto inutile lamentarsi. Tanto meglio vedere se piuttosto avessero scoperto qualcosa in sua assenza.

-Harry! Ron! Sono tornata con la spesa!- chiamò a gran voce, ma non ricevette risposta. “Chissà, magari saranno così intenti a fare teorie e congetture che non mi hanno neanche sentita” azzardò speranzosa Hermione fra sé, e decise di andare direttamente al piano di sopra per vedere cosa stessero combinando. Salì le scale e aprì la porta della camera da letto che condividevano tutti e tre, aspettandosi di vederli magari seduti sul pavimento a ipotizzare questa o quell’altra idea. Ma lì dentro non trovò nessuno, e l’abbozzo di sorriso che le stava nascendo sul volto si spense in un misto di delusione e preoccupazione.

-Harry…Ron! Dove siete?- indugiò sulla porta qualche secondo, ma dovette riconoscere che la stanza era effettivamente vuota. Uscì e scese le scale per tornare al piano di sotto.

-Ragazzi, non ditemi che state giocando a nascondino…alla vostra età non siete più dei bambini!- ridacchiò, ma era una risatina forzata che lasciava trapelare tutto il suo nervosismo. Era inutile negarlo: cominciava ad avere paura. Setacciò tutta la casa 9 o 10 volte prima di dover ammettere che Harry e Ron non si trovavano lì. Ma allora dove si erano cacciati? Sarebbero usciti senza avvertirla, sapendo quanto era apprensiva? No di certo. Quindi non erano usciti di propria spontanea volontà, forse…

Hermione sentì cedere le gambe sotto il suo peso, ma si impose di restare in piedi. Con mani tremanti prese in mano la bacchetta e aprì la porta d’ingresso; in un attimo si lasciò la casa alle spalle. Camminava velocemente, senza curarsi di fare attenzione a mimetizzarsi fra la gente per non essere riconosciuta; l’ansia di trovare i suoi due migliori amici l’aveva spinta al di là della soglia di casa meccanicamente, senza darle il tempo di ricordarsi che avrebbe dovuto prima prendere il Mantello dell’Invisibilità. Le era appena venuto in mente, e stava per iniziare a darsi della stupida, quando notò che forse non ne avrebbe avuto comunque bisogno. Non aveva badato a dove si stesse dirigendo, aveva lasciato che i suoi piedi decidessero per lei, e adesso si trovava in una strada buia e apparentemente deserta che non aveva mai percorso prima, coperta da un fitto strato di nebbia perlacea che non le lasciava intravedere altro all’infuori del viottolo nero che si estendeva davanti a lei, e dei suoi piedi che lo stavano calpestando. Si guardò intorno, ma anche se ci fossero stati lampioni, case o negozi non sarebbe riuscita a vederli sotto quella coltre grigio fumo. Di una sola cosa poteva ritenersi certa: non poteva esserci nessuno lì, all’infuori di lei. Avrebbe sentito i passi e le voci delle persone, pur non vedendo un accidente. Indecisa se continuare o no a camminare, provò a chiamare di nuovo i nomi dei suoi amici, ma la voce le uscì come un sussurro:

-Harry…Ron…ditemi che siete qui da qualche parte..per favore…-

Si sentiva disperatamente sola e, non ottenendo ancora una volta risposta, riprese timorosamente a camminare verso il nulla davanti a sé, pregando che quello che stava percorrendo non fosse un vicolo cieco.

All’improvviso, una fitta. Forte e chiara, alla caviglia sinistra. Hermione perse il controllo delle sue gambe e cadde lunga distesa per terra.

-Ma che diavolo succede?!- sbottò mettendosi a sedere e guardandosi la caviglia. Era normale, nessuna ferita, nessun taglio. Provò a massaggiarla, e il dolore esplose di nuovo costringendola a strizzare gli occhi per non urlare. “Devo aver preso una brutta storta al piede, e non me ne sono nemmeno accorta per colpa di questa stupida nebbia!” si disse fra sé innervosita e, raccogliendo una forza notevole, si alzò in piedi.

-Ne ho abbastanza di questo posto!- urlò come se stesse parlando con qualcuno che potesse sentirla. –Harry! Ron! Dove diavolo siete andati a cacciarvi, maledizione!- urlò più forte, e lacrime di rabbia cominciarono a bagnarle il viso.

-Hermione, da questa parte!-

Una voce familiare la fece voltare di scatto. Dietro di lei, a qualche metro di distanza, dietro quello che sembrava un vecchio muro di mattoni, c’era una mano alzata che le faceva cenno di avvicinarsi.

La ragazza esitò per un attimo, ma poi si disse che quella che aveva udito era senza ombra di dubbio una voce già sentita, e che comunque non aveva né la forza né la voglia per sostenere una conversazione. Tuttavia si avvicinò al muro con la bacchetta in mano; era in situazioni come queste che le sembrava di sentire ancora la voce del Professor Moody all’orecchio sussurrarle con decisione Vigilanza Costante.    

  
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