Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Segui la storia  |       
Autore: MissChiara    23/06/2020    0 recensioni
Questa raccolta partecipa alla challenge "Slot machine!" indetta da Juriaka sul forum di EFP ed è composta da storie che coprono vari generi e rating a seconda dei prompt forniti di volta in volta dalla challenge stessa.
Dal momento che ogni capitolo costituisce un racconto a sé stante, ho inserito le specifiche all'inizio di ognuno di loro.
Tutte le storie fanno parte dell'arco narrativo di Diamond is unbreakable. Per il resto, è difficile fare una presentazione soddisfacente di una raccolta che, a dire il vero, non so fin dove mi porterà. Posso solo dirvi che l'elemento comune sarà l'originalità dell'universo di Jojo, che spero di essere in grado di rendere degnamente.
Ultimo aggiornamento: cap. 4 - Se non adesso, quando?
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Josuke Higashikata, Koichi Hirose, Rohan Kishibe, Yukako Yamagishi
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ROHAN KISHIBE HA OSPITI

 
Prompt 11: Pioggia, fulmini e saette! Mikitaka non ha un ombrello, fuori impervia il diluvio universale, Rohan lo ospita a casa.
Prompt!Bonus: cioccolata calda.
 
Genere: generale, slice of life
Tipo di coppia: nessuna
Personaggi: Rohan, Mikitaka, Joseph
Note: nessuna
Avvertimenti: nessuno
Rating: verde
  
 
 
Rohan stava tamburellando nervosamente con la matita sul foglio bianco – che da lì a breve si sarebbe trasformato nella tavola conclusiva del nuovo capitolo di Pink Dark Boy, non appena gli fosse venuto in mente un colpo di scena all’altezza della sua fama – quando un lampo rischiarò la stanza di una luce improvvisa e violenta, seguito a ruota da un tuono che squarciò l’aria con la potenza di una cannonata.
Rohan sobbalzò. Era così preso dal suo lavoro che non si era accorto che l’ambiente adibito a studio, di solito illuminato vivacemente dal sole dei pomeriggi primaverili, si era gradualmente scurito, e una pioggia fitta come una foresta di aghi aveva preso a scrosciare inondando le strade di Morio-cho.
Il giovane mangaka decise di prendersi una pausa e si avvicinò alla finestra per osservare l’eccezionalità di quel fenomeno. Con quel tempaccio, i dintorni erano deserti. Nessuno sarebbe stato abbastanza folle da avventurarsi sotto quella tempesta.
Ma l’ovvia considerazione di Rohan fu smentita dall’arrivo di una figura che, trotterellando lungo il vialetto d’ingresso tentando senza molto successo di ripararsi dall’acqua tramite un ombrello dalla strana foggia, si rifugiò proprio sotto il suo portico.
Incuriosito, il mangaka scese al piano inferiore e spalancò la porta di ingresso, accogliendo l’intruso con l’abituale cipiglio stizzito che riservava a chiunque – tranne a Koichi, chiaramente.
La sua espressione si ammorbidì lievemente quando identificò il nuovo arrivato.
«Buongiorno signor Joestar, cosa posso fare per lei?»
«Oh, ciao Rohan,» rispose l’anziano con un sorriso imbarazzato, imbacuccato nel solito cappottone e cappello con paraorecchi nonostante la stagione non esattamente gelida, «stavo facendo una passeggiata e sono stato sorpreso dal temporale. Per fortuna Mikitaka è stato così gentile da offrirsi di darmi una mano e accompagnarmi fin qui al riparo.»
Rohan si chiese a chi mai si stesse riferendo, dal momento che Joseph era l’unico lì presente, quando accadde una cosa a dir poco bizzarra: il vecchio chiuse lo strano ombrello, scuotendolo un po’ per liberarlo alla bell’e meglio dalla pioggia, e lo posò contro una delle colonnine del portico; a quel punto un paio d’occhi ammiccarono tra le pieghe della tela, seguiti subito dopo da braccia e gambe che spuntarono e si allungarono velocemente, e in men che non si dica l’ombrello si trasformò in un ragazzo dai capelli lunghi e curiose orecchie a punta, un ragazzo con indosso la divisa scolastica dello stesso istituto di quel dannato moccioso di nome Josuke Higashikata.
«Eccolo qui! Rohan, conosci già Mikitaka?»
Il nuovo arrivato si piegò in un inchino un po’ incerto, cercando di imitare il saluto che aveva imparato di recente dai suoi nuovi amici terrestri.
«Piacere, mi chiamo Hazekura Mikitaka. Sono un alieno.» disse con naturalezza.
«Pia…piacere.»
Oh, ma certo, un alieno, robetta da niente insomma! Ora che ci pensava, Rohan ne aveva già sentito parlare ma aveva creduto che fosse un’altra delle fesserie che gli rifilava Josuke. Però, dopo quello che aveva appena visto, un po’ di ragione si sentì di concedergliela, anche se a malincuore.
«Comunque, sì, in effetti puoi fare qualcosa per me, Rohan.» continuò Joseph. «Potrei usare il tuo telefono per chiamare un taxi? Ho lasciato Shizuka in albergo con mio nipote Jotaro, e sono un po’ preoccupato. La piccola si agita quando non sono con lei, e allora non si sa mai cosa può succedere. Vorrei rientrare al più presto, non posso aspettare che smetta di piovere.»
Rohan si fece da parte per farli entrare, guardando con disappunto la scia d’acqua che lasciarono sul pavimento. Il signor Joestar era relativamente asciutto ma Mikitaka, avendo fatto da ombrello, era completamente zuppo e tremava dal freddo.
Rohan sospirò e decise di seguire almeno quelle che erano le regole basilari dell’educazione, quando si invitava qualcuno a varcare la soglia della propria casa.
«Posso offrirvi qualcosa di caldo? Ho finito il tè e il caffè, ma dovrei avere ancora della cioccolata.»
Joseph rifiutò, in quanto gli premeva tornare da Shizuka, ma Mikitaka accettò volentieri. Lo incuriosiva molto provare quella bevanda, di cui aveva sentito tessere le lodi da Josuke e Okuyasu.
«Mi hanno detto che i terrestri la considerano deliziosa. Purtroppo non ho avuto ancora occasione di assaggiarla, la famiglia a cui ho fatto il lavaggio del cervello e che ora mi crede suo figlio non la usa. Da attenti osservanti delle tradizioni giapponesi, i miei “genitori” bevono esclusivamente tè. Posso vedere come si prepara?»
Rohan sogghignò dentro di sé. Non poteva crederci, aveva a disposizione un autentico essere cambiaforma proveniente da un’altra galassia che in più era riuscito, con chissà quale mezzo, a plagiare un’intera famiglia. Decise che non avrebbe lasciato andar via tanto facilmente una fonte di ispirazione così promettente, almeno finché non fosse riuscito a tirargli fuori qualcosa di estremamente utile per il suo manga.
«Certo che sì.» rispose cercando di sembrare il più cordiale possibile. «E rimani pure tutto il tempo che vuoi, non puoi certo muoverti da qui finché non smette di piovere. Non hai un ombrello, e l’unico che ho a disposizione servirà al signor Joestar per raggiungere il taxi. Laggiù c’è il bagno, intanto vai a prenderti un asciugamano.»
La cioccolata non era ancora pronta che il taxi arrivò, portandosi via Joseph e il presunto unico ombrello esistente in tutta la casa e lasciando alla mercé di Heaven’s Door l’ignaro alieno.
Il mangaka non perse tempo e attivò immediatamente lo stand, ma quando si avventò su Mikitaka, pregustando già tutte le meraviglie che avrebbe potuto leggervi, scoprì che le pagine dell’alieno erano piene di nient’altro che simboli indecifrabili che rappresentavano una lingua sconosciuta.
Rohan grugnì di disappunto soffocando un’imprecazione. Heaven’s Door fino a quel giorno aveva funzionato su ogni essere vivente, umano o animale che fosse. Già, ma fino a quel giorno Rohan non aveva mai avuto l’occasione di sperimentarlo su un extraterrestre, e a quanto pareva il suo stand aveva dei limiti.
Niente da fare, non gli rimaneva che ottenere ciò che voleva agendo come tutti gli altri comuni mortali, ovvero dialogando.
Ritirò lo stand e fece quindi accomodare l’altro, che non si era reso conto di nulla, sul divano della sala, osservandolo mentre gustava la cioccolata.
«Ha un sapore strano, non assomiglia a nulla di ciò a cui sono abituato. Del resto, tutto il cibo terrestre è strano, per me. Immagino che dovrò abituarmi, è indispensabile per integrarmi.» disse l’alieno.
La sua espressione non sembrava però disgustata. Dopo aver mandato giù qualche sorsata ci inzuppò il piattino e cominciò a sgranocchiarlo, come se si fosse trattato di un biscotto anziché di un oggetto di ceramica.
«Se vuoi integrarti sul serio, tanto per cominciare dovresti evitare di mangiarti le stoviglie!» esclamò stupefatto il mangaka.
«Oh, davvero? Ma allora a cosa serve questo oggetto?»
«Per appoggiarci la tazza e il cucchiaino, in modo che non tocchino direttamente il tavolo.»
«Interessante. Ti ringrazio.»
E così dicendo, Mikitaka si alzò e fece un breve inchino.
Rohan, temendo che l’alieno stesse per andarsene, gli versò altra cioccolata.
«Prego, bevine ancora. È incredibile quello che hai fatto prima, voglio dire, diventare un ombrello. Puoi assumere qualsiasi forma?»
«Beh, quasi qualsiasi forma. Per esempio, non posso trasformarmi in qualcosa di troppo complesso, o che sia più forte o veloce di me. Ma per la maggior parte degli oggetti di uso comune non c’è problema.»
«Quindi, vuoi dire che potresti diventare una tazza di cioccolata?»
«Ecco fatto!» rispose allegramente l’alieno rimpicciolendosi fino a diventare una tazza gemella, perfino nella decorazione, a quella già presente sul tavolino, con tanto di cioccolata all’interno, se non per il fatto che dal liquido spuntavano due occhietti rotondi.
«E potresti diventare anche qualcosa di più grande, tipo un mobile?»
«Niente di più facile!»
In un batter d’occhio Rohan si ritrovò davanti un grazioso comò in stile barocco. Gli occhi questa volta erano i pomelli di uno dei cassetti.
«Accidenti! Sei davvero fantastico!»
«Grazie, ma non è nulla di che.»
Mikitaka tornò alla sua forma normale, ma... una volta in piedi cominciò a oscillare pericolosamente e subito dopo crollò seduto sul divano.
«Tutto bene?!» esclamò Rohan sorpreso.
L’alieno pareva strano. Aveva il viso rosso e sudato e lo sguardo vacuo.
«Non… hic! Non saprei…hic! Direi che shto… hic!... bene. Più che bene! Mi shento galleggiare! HIC! Ma improvvisamente ho un caldo pazzesco. HIC!»
E togliendosi la giacca della divisa scolastica la roteò per una manica per un paio di volte sopra la testa prima di lanciarla via a casaccio e scoppiare a ridere.
Rohan ci rimase di sasso. Mikitaka sembrava… sì, sembrava decisamente ubriaco! Si comportava come se avesse bevuto un bicchiere raso di grappa! Evidentemente era un effetto collaterale della cioccolata sul suo organismo.
«Yahoo, posso trasformarmi in qualsiasi cosa! Sono fantashtico, l’ha detto il maestro Rohan! Tremate terrestri, bwawawah!» cominciò a blaterare, ridendo a squarciagola.
«Shono i-n-c-r-e-d-i-b-i-l-e! Hic! Coshì ha detto Josuke, quando mi ha chiesto di fare quei cosi! Come… come si chiamano quegli affari piccoli e bianchi?! Asshidenti, non me lo ricordo!»
«COSA? Josuke? Che c’entra Josuke? Cosa ha fatto quel disgraziato ?» ruggì improvvisamente Rohan.
Il tono minaccioso bloccò lo sproloquio senza senso di Mikitaka. Tra i fumi dell’ubriachezza, l’alieno si rese marginalmente conto di aver detto qualcosa che Josuke gli aveva raccomandato di non divulgare. O così gli pareva vagamente di ricordare, in quel momento non ne era poi così sicuro.
«Quali cose piccole e bianche?» lo incalzò Rohan, che nel frattempo si era fatto pericolosamente vicino all’alieno, appoggiando entrambe le mani sullo schienale del divano ai lati delle sue spalle e imprigionandolo nel mezzo per fissarlo dritto negli occhi.
«I da…I denti! Sì! Mi ha chiesto di diventare una dentiera, ecco!»
«Denti, eh?...»
Era una balla, Rohan ne era sicuro. E sentì che era vicinissimo a scoprire qualcosa di molto interessante da utilizzare ai danni dell’individuo che considerava la causa principale di tutte le sue peggiori giornate.
«Beh, maestro Rohan, è stato un piacere, ma ora che ha smesso di piovere dovrei proprio andare…»
Mikitaka, visibilmente più lucido, si diresse verso l’ingresso ma Rohan lo afferrò per una spalla. Non sarebbe andato troppo per il sottile, pur di sapere la verità. Era sufficiente voltarlo e mostrargli il proprio stand; non avrebbe potuto leggerlo, ma trasformandolo in un libro avrebbe potuto ugualmente immobilizzarlo. Poi avrebbe pensato a un modo per farlo confessare.
Fu in quel momento che il rumore in avvicinamento, che fino a pochi istanti prima il mangaka aveva registrato solo superficialmente, crebbe d’intensità trasformandosi in un suono insopportabilmente acuto: un’ambulanza a sirene spiegate stava correndo di gran carriera lungo la via antistante l’abitazione.
L’alieno cominciò ad agitarsi come in preda alle convulsioni e Rohan notò che sul suo viso, che da quella posizione vedeva solo parzialmente, era comparsa un’eruzione cutanea simile alla conseguenza di una reazione allergica. Mollò la presa su di lui e si allontanò di qualche passo. Dove aveva già visto qualcosa di analogo? Per un attimo lo sfiorò il ricordo di un particolare, un dettaglio che aveva colto riguardo i dadi di quella famosa sfida contro Josuke, prima che Kobayashi lo distraesse starnazzandogli nelle orecchie qualcosa a proposito dell’incendio che gli stava divorando la casa, ma il ricordo era troppo labile per costituire un indizio concreto.
Se voleva veramente smascherare Josuke, doveva far cantare il lì presente alieno!
«HEAVEN’S DOOR!» gridò, evocando il proprio stand.
Ma era troppo tardi, l’attimo di incertezza gli aveva fatto perdere un’occasione irripetibile; il corpo di Mikitaka, testa esclusa, si trasformò di colpo in un volatile e l’alieno, simile a una comica arpia, fuggì su per il camino in uno sbuffo di fuliggine.
Rohan, deluso, inspirò profondamente cercando di scacciare il malumore che provava ogni volta in cui aveva a che fare con qualsiasi faccenda che riguardasse Josuke Higashikata; quando gli parve di essersi calmato a sufficienza salì le scale e si diresse verso lo studio. Non era il momento di pensare al moccioso. Lo attendeva una tavola da terminare, e aveva finalmente deciso come; se non altro, quell’assurda esperienza gli aveva suggerito un’ottima idea per concludere un nuovo, avvincente capitolo, in abbondante anticipo, come di consueto, sulla consegna settimanale.
 
 


 
 
Il mio angolino
A me Mikitaka fa morir dal ridere, sul serio! Io non mi capacito di come ha fatto Araki a inventarsi di farlo trasformare perfino in un dado che vomita! Non so se questa scena nell’anime ci sia, perché non lo seguo, ma nel manga c’è eccome e mi ha fatto rotolare!
In questo capitolo ho cercato di descrivere Rohan come compare le prime volte in DIU, ovvero egoista e privo di scrupoli. Dal momento che su Rohan ho letto TUTTO ciò che Araki ha prodotto, ho visto mutare questo personaggio negli anni. Romantico a 17 anni, bastardo-egocentrico-privodiscrupoli-mainfondotenero a 20, egoista-supponente-tuttaviaammorbidito a 27. In definitiva però rimane sempre un personaggio interessante, in tutte le salse.
Naturalmente il capitolo è incentrato sulla vicenda della sfida a dadi tra Rohan e Josuke. Naturalmente se non conoscete quella vicenda non ci avrete capito nulla! :D In questo caso cercatela, e scoprirete fin dove arriva la forza di volontà di quel folle di Rohan!
 
LA MIA LISTA DEI PERSONAGGI (vedere primo capitolo per le specifiche della challenge)
  1. Rohan Kishibe
  2. Josuke Higashikata
  3. Yukako Yamagishi
  4. Koichi Hirose
  5. Jotaro Kujo
  6. Stray Cat
  7. Tonio Trussardi
  8. Okuyasu Nijimura
  9. Mikitaka Hazekura
  10. Reimi Sugimoto
 
Prompt originario del presente capitolo… e mie considerazioni in proposito.
Pioggia, fulmini e saette! 9 non ha un ombrello, fuori impervia il diluvio universale, un personaggio a vostra scelta lo ospita a casa. Prompt!Bonus: cioccolata calda.
 
In questa challenge i bonus non sono facoltativi, ma vanno inseriti obbligatoriamente pena la fustigazione sui carboni ardenti XD. Quindi la cioccolata doveva esserci… ed è meglio così, aggiungo io!
Allora, ricapitoliamo: il fortunale che si scatena all’esterno, uno dei personaggi senza ombrello e quindi bagnato, e una casetta accogliente in cui ripararsi, in più sorseggiando cioccolata calda, fonte di ispirazione per tanti bei siparietti romantici. Vi aspettavate una Mikitaka x Rohan di fronte al caminetto, per caso? Anch’io! E chi ha letto altre mie fanfiction sa che di porcate ne scrivo! Ma purtroppo non sono pronta per inserire del romanticismo in Jojo, sono ancora in fase di rodaggio, già faccio fatica a far pronunciare ai personaggi quattro battute in croce! Il resto verrà col tempo. Forse.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: MissChiara