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Autore: Aqua Keta    24/06/2020    6 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nel cuore della notte, attorno ad un tavolo.
Le tazze di te’ caldo oramai vuote.
Il silenzio spezzato solo dalla pioggia insistente sui vetri delle finestre.
“Io … Io non riesco a credere a tutto questo. E’ pazzesco!”- Alain incredulo ed allibito per quanto raccontato da Andrè – Assurdo … decisamente assurdo!”
Diane con le lacrime agli occhi quasi scioccata.
Leah…
Leah  impassibile, seduta di fronte a lui. Gli occhi fissi sul suo volto provato e afflitto. Non ebbe la forza di commentare. Trovarselo lì di punto in bianco l’aveva sconvolta.
No, non immaginava nemmeno lontanamente di rivederlo così presto, nel cuore della notte …dopo tutto quel tempo…. dopo aver fatto l’amore con Alain.
“Quanto stai soffrendo?”- gli chiese col pensiero – “Quanto ti manca? Ti sono mai mancata io in questi mesi? “
Sollevò lo sguardo ed incrociò quello di lei. I suoi occhi grandi abbassarsi improvvisamente. Le guance farsi rosse giusto una frazione di secondi.
“E voi che mi dite? Non immaginavo di trovarti qui !”- rivolgendosi a lei.
Avvampò nuovamente.
“Ecco … noi stiamo assieme “- Alain strofinò una mano dietro la testa vistosamente in imbarazzo.
La bocca spalancata, gli occhi sgranati –“Oh … beh …”- non trovò le parole adatte – “… sono felice per voi, che bella novità”- infine.
Un profondo senso disagio in ognuno di loro.
“Scusate se mi sono presentato in piena notte … ma non sapevo veramente dove andare”
“Stai scherzando? Tu qui sei sempre il benvenuto, in qualsiasi momento”- Diane si mise a raccogliere le tazze.
“Certo, puoi fermarti tutto il tempo che ti serve”- confermando le parole della sorella.
“Puoi tranquillamente dormire nella camera di nostra madre. Vieni sarai stanchissimo”- Gli  fece strada.
“Vi ringrazio di cuore. Vi prometto che cercherò quanto prima una sistemazione”
“No!”- esclamò all’improvviso Leah.
Tutti si voltarono a fissarla.
“…. non credo che ce ne sia bisogno, vero Alain? “- cercando approvazione sul suo volto.
“Ma certo, Leah ha perfettamente ragione. Che senso ha cercare un luogo dove stare quando puoi rimare qui”.
Accennò ad un sorriso. Poi seguì Diane.
“Sistema le tue cose come preferisci. Le lenzuola sono pulite. Nell’armadio troverai una coperta in più nel caso avessi freddo”.
La posò una mano sulla spalla –“Grazie”.
“Sarai stanchissimo. Domattina fai con comodo. Io sono al lavoro e credo anche Alain. Per qualsiasi cosa puoi rivolgerti  Leah che è di riposo”.
La porta si richiuse.
Posò la sacca sulla sedia e tolte giacca e camicia si sciacquò nel catino.
Si guardò allo specchio –“Sei impresentabile”- disse lisciandosi la barba di qualche giorno – “Dai … tutto sommato non male”- rimirandosi.
 
Aveva pianto a lungo sul letto fino ad addormentarsi.
Una notte terribile. Un susseguirsi di incubi.
Senza via di scampo.
La vita del suo Andrè ora dipendeva solo da lei.
Renée entrò portandole la colazione.
Sollevò lo sguardo. Gli occhi ancora lucidi.
Vide la porta richiudersi lentamente.
Piombò giù del letto e la bloccò – “Aspettate! Dov’è quell’uomo! Voglio parlargli … subito!”
“Non c’è!”- la risposta secca di uno dei sorveglianti.
“Devo parlargli! Fatelo venire qui!”- mentre con uno strattone richiusero l’uscio.
Le mani ferme sulla maniglia –“Ho bisogno di sapere! Subito!”
“Madamigella …. dovete prepararvi”- stendendo l’abito sul letto –“Vi prego…”
Si volse. Le spalle contro la porta, immobile. Incredula.
“No, no! Io devo sapere prima di fare questa scelta!”
“Cosa dovete sapere?”
“Voglio la certezza che quell’uomo che ho visto sia Andrè!”
“Suvvia … dovete prepararvi. A breve verranno a prelevarvi. Non mi fate andare nei guai”
“Non voglio crearvi problemi, ma devo …”
“Ascoltate. Quell’uomo tornerà di sicuro e potrete chiedere chiarimenti”- tentò di farla accomodare alla pettiniera.
Le spazzolò i lunghi capelli biondi –“Sono splendidi. Se non vi spiace, preferirei non raccoglierli”
Assurdo. Tutto assurdo.
“Cosa volete che mi importi dei capelli”
“Non agitatevi così, rischio di tirarveli”
Le afferrò la mano –“Mi preparerò solo quando mi avranno dato delle certezze!”
Quell’ombra fece il suo ingresso –“Siete così nervosa per il matrimonio?”
Si alzò all’improvviso –“Voi, proprio voi!”
“Posso esservi d’aiuto?”- scrutandola da sotto il cappuccio.
“Voglio rivederlo. Chi mi assicura che quell’uomo sia effettivamente Andrè?”
“Non riesco a comprendere esattamente la natura del vostro interesse. Infatuazione, amore fraterno o molto di più? Mi hanno parlato di un rapporto molto particolare. Volete darmi voi una delucidazione?”
“Vorrei avere prima una risposta”
Si mise a camminare avanti e indietro per la camera –“Terribilmente cocciuta”-
“Non mi sembra di chiedere l’impossibile”- insistette.
Battè un pugno sulla porta.
Aprirono e gli venne passata una maglia –“Prego!”- allungandogliela.
Sul momento non comprese il gesto poi tese tremando la mano afferrandola.
Poteva significare solo una cosa.
Pregò, sperò che non fosse come in quell’istante le suggerì il cuore.
Sollevò un angolo dove la cucitura era più spessa.
Strinse gli occhi. Una lacrima le solcò il viso.
Nanny aveva ricamato il nome di Andrè su tutte le maglie indossate durante la sua permanenza nei Soldati della Guardia.
Non vi fu più alcun dubbio.
“Soddisfatta?”- un sorriso malizioso.
Ingoiò la saliva e quel dolore che ora le frantumava l’anima.
Passò l’indumento su una guancia a cercare una carezza –“Andrè … che cosa ci stanno facendo! Perdonami amore mio, sappi che questa scelta è solo per te” – nel silenzio dei suoi pensieri.
Volse lo sguardo verso di lui –“Potete lasciarmela?”
Sghignazzò –“Fatene quello che volete…”
Un respiro profondo. Cercò dentro tutta la forza necessaria per affrontare la strada che il destino aveva stabilito per lei – “Ora uscite. Devo prepararmi”
“Giudiziosa. Avete mezz’ora poi verrò a prendervi. Badate a ciò che dite e fate”- un’ultima raccomandazione.
“Lasciateci sole!”
 
Seduta in cucina. La tazza del caffè tra le mani.
“E’ un sogno … dimmi che è solo un sogno!”- mormorò.
Non poteva essere.
Andrè era tornato. Solo.
Iniziò a dondolare nervosamente le gambe.
“Che cos’hai pensato quando Alain ti ha detto che stiamo assieme? Perché sei venuto proprio qua?”
Fissò le scale.
Si fece coraggio. Si appoggiò allo scorrimano di legno e salì lentamente.
Rimase ferma per qualche istante davanti alla porta della sua camera.
Nessun rumore.
Posò la mano sulla maniglia per aprire. La tirò immediatamente indietro –“Che stai facendo?”- nei suoi pensieri –“Non puoi entrare così”- si disse.
Scese. Tentennò a lungo cercando nei lavori di casa di deviare quel pensiero.
Poi, preparò un vassoio con del caffè, un po’ di latte ed una fetta di dolce e tornò al piano di sopra.
Aprì piano.
Entrata ripose il tutto sul comò e quasi in punta di piedi si avvicinò al letto.
I capelli sparsi sul cuscino, la barba, le coperte a lambire quel torace magnificamente scolpito.
La tentazione fu quella di sfiorarlo. Allungò la mano.
Andrè aprì gli occhi.
Si ritrasse avvampando.
Le sorrise –“Buongiorno”
Abbassò lo sguardo –“Ciao” – un attimo di silenzio –“ecco … io ti ho portato la colazione. Scusa. Non volevo svegliarti”- fece per andarsene.
“Aspetta!”- sedendo nel letto.
Ferma sulla porta senza volgergli lo sguardo.
“Ti va di fare due chiacchiere?”
Si girò lentamente senza riuscire a guardarlo dritto negli occhi.
“Dai, vieni qui. Non eravamo amici tu ed io fino a qualche mese fa?”
Già. Amici. “Forse era quello che volevi tu”- quante parole nella sua mente.
“Vieni a sedere qui!”- invitandola ad accomodarsi accanto a lui.
Una frazione di secondi i suoi occhi in quelli di lui.
“No, ho troppe cose da fare”- richiuse la porta tornandosene di sotto in un battibaleno.
Infilò le mani nel secchiaio e prese a lavare i piatti.
“Perché sono salita? Cosa sono andata a fare nella sua camera? No, non potevo sedere.”- gli occhi oltre i vetri della finestra di fronte – “Perché sei tornato Andrè? Perché?...non dovevi!”
 
Renée come impietrita –“Siete stupenda!”- le aprì l’anta dell’armadio con lo specchio –“guardate!”
Si volse e vedere la sua immagine riflessa.
Non si riconobbe. Quella non era lei.
“Squallido!”- con rabbia.
“Ma cosa dite? Vi fascia che è una meraviglia”- entusiasta nonostante tutto.
“Non lo volete capire che non voglio sposare quell’essere immondo? E’ ben differente la concezione che ho di matrimonio. Questa è solo una pagliacciata. E quest’abito è per donne di basso profilo.”
“Abbassate il tono della voce, per cortesia”
“Renée … ciò che sto per fare mi costa oltre ogni immaginazione. Ma da questo dipende la vita dell’uomo che amo e che avrei dovuto sposare. Chi mi garantisce che poi  non gli verrà torto un solo capello?”
“Il vostro è un gran gesto d’amore, credetemi”- le sorrise –“quanto quel frutto che portate in grembo”
Gli occhi ricaddero verso il basso. Accarezzò il ventre con infinita tenerezza –“Come farò questa notte? Dovrò concedermi ad un uomo che non è il mio, che odio, che mi odia …. questa è pura follia, solo pura follia!”
Strinse i pugni con il forte desiderio di strapparsi le vesti e non presentarsi all’altare, ma non aveva scelta. Andrè rinchiuso in quella cella, bendato e legato … quell’immagine ad infliggerle sofferenza come le rigirassero un coltello dentro una piaga.
Affondò il viso tra le mani – “Perché tutto questo? Perché non ci è possibile vivere il nostro amore e la nostra vita in maniera normale? Perché sempre ostacoli? Che male abbiamo mai fatto per meritarci tutto questo?”
La porta si spalancò.
Sollevò lo sguardo. Quell’ombra di fronte a lei in attesa di accompagnarla al “patibolo”.
“Siete veramente di un fascino unico”- lasciando intendere la sua incredulità di fronte a tanta bellezza –“Lascerete tutti senza parole!”.
“Che cosa farete ad Andrè?”
“Dipenda da voi. Ne abbiamo già discusso.”- le fece un cenno con la mano –“Vogliamo andare?”
Doveva pensare e in fretta.
“Avete cambiato forse idea?”
Un respiro profondo –“Voglio libertà di movimento nel castello. Non voglio più la porta sprangata.”
“Voglio, voglio … non siete certo nella posizione di poter fare alcuna richiesta”
“Quale prossima Madame Bouillè voglio …. esigo tutto questo”
“Non vi pare di spingervi un po’ troppo oltre?”
“Tanto chiedete e tanto dovete dare”
“State azzardando troppo con me!”
“…. forse …”
Si mosse silenzioso nella stanza –“E sia. …. badate … nessun’altra concessione!”
“Grazie Renéè per tutto”- poi volgendosi a quell’uomo –“Andiamo!”
 
Si passò le mani tra i capelli sbadigliando. Lisciò la barba a lungo.
Chissà se ad Oscar sarebbe piaciuta.
“Oscar!”- mormorò –“La pagheranno. Giuro davanti a Dio che la pagheranno”- rigirò più volte tra le dita l’anello. Vi posò sopra le labbra –“Ti amo “.
Lo ripose in quella sacchetta all’interno della giacca. Vestitosi con calma scese con il vassoio.
Leah strofinò le mani sul grembiule e rimase a fissarlo.
“Ti spiace se consumo qui la colazione?”
“Perché sei tornato?”- si fece forza di chiedergli.
Aggrottò la fronte sbalordito di fronte a quella richiesta.
“Ho bisogno di Alain e dei ragazzi per ritrovarla”- irrigidendo la mascella.
“Non ti è passato nemmeno per un istante per la testa che forse ci saremmo rivisti?”
“Non ti credevo a casa sua … tanto meno che fossi diventata la sua ragazza …”
“Cosa significa? “
“… hai fatto abbastanza in fretta a …”- non ebbe il tempo di terminare la frase che il suono di uno schiaffo risuonò nella stanza.
“Mi dai forse della donnaccia?”
“…no, mai!  Perdonami …. mi sono espresso male”
“Non ho fatto in fretta a trovarmi nessuno al posto tuo … se questo volevi intendere. Quello che è successo è capitato per caso …”
Le si avvicinò  e sfiorandole il viso con una carezza –“… stiamo discutendo per cosa? Perché ti sei rifatta una vita? Io non posso che esserne felice. Sapendo che stai con Alain , ancora di più!”
Strinse quella mano sulla guancia. Avrebbe voluto dirgli chissà quante cose, chissà quanti pensieri, liberare tutti i sentimenti ancora presenti nel suo cuore.
Non lo fece.
In silenzio assaporò quel tenero gesto ingoiando le lacrime.
La trasse a sé abbracciandola – “La mia piccola Leah!”
Avrebbe voluto che il tempo si fermasse.
Sentì il suo cuore battere, il calore del suo corpo, le sua braccia forti, rassicuranti, protettive.
“Ti prego … non mi lasciare ora” – il suo pensiero –“stringimi ancora”
Chiuse gli occhi.
Il suo profumo. No, non era riuscita a dimenticarlo.
“Che ne dici se ora faccio colazione?”- le sorrise.
Quell’abbraccio sciogliersi lentamente.
“Meglio riscaldare latte e caffè”- girandosi per nascondere le lacrime.
Scostò e tende della finestra –“Lavori ancora da Du bois?”
Si asciugò il viso –“No, lavoro con Diane da Madame Bertin”- versando il latte.
“Madame Bertin? Caspita! Da quanto?”
“Non da molto. L’ho fatto in previsione del matrimonio”- si morse la lingua per aver pronunciato quelle parole.
Si volse allibito –“Matrimonio?... vorresti dire … mi stai forse dicendo che tu ed Alain …”
Arrossì vistosamente abbassando gli occhi.
 
Attraversò nel silenzio totale quei corridoi e quelle sale fino a giungere ad una piccola cappella.
In fondo, di fronte all’altare Bouillè accanto ad un prelato.
Lo stomaco contorcersi in una morsa.
Gli occhi dei pochi invitati tutti su di lei.
“Coraggio”- percorse quel breve tratto che la separava dal suo destino fredda, lucida e comunque fiera come sempre nonostante le tante lacrime nascoste nell’anima.
Bouillè incantato –“Siete magnifica”- allungandole la mano.
Un senso di nausea l’assalì.
Respirò profondamente e rispose per forza a quel gesto posando la sua mano su quella del Generale.
“Coppia incantevole”- il Cardinale  sorrise ad entrambi.
Fissò le labbra di quell’uomo di Dio muoversi ripetutamente senza udirne il benché minimo suono.
Un ronzio continuo nelle orecchie.
Non seppe esattamente dopo quanto tempo il celebrante fece cenno di unire le mani.
Bouillè afferrò quella di Oscar.
Le avvolse nella stola ed impartì la benedizione.
Si riebbe solo quando presentarono gli anelli nuziali.
Improvvisamente il ronzio sparì.
Il senso di nausea s’intensificò.
“Perdonami Andrè”- il pensiero costante.
Il Generale pronunciò la sua approvazione.
Quel viso rivolto verso di lei che le domandò –“Lo volete?”
Lo sguardo su di lei in attesa
Quell’ombra fece un passo in avanti alle spalle del Cardinale e sollevato appena il cappuccio quanto bastò per non mostrasi più di tanto le fece un unico gesto: la mano tesa passò veloce da una parte all’altra all’altezza della gola.
“La pagherete”- nel silenzio parole impresse dentro di sé come con un ferro rovente sulla pelle –“Voi e quanti ora partecipano a questa depravata ingiustizia pagherete a tempo debito ogni vostro gesto”
Gli occhi rivolti a quell’uomo di abiti sacri vestito, che avrebbe dovuto assicurarsi dell’assoluta libera scelta di quell’unione ed invece corrotto quanto tutti i presenti. Lo maledisse dentro e fredda più del ghiaccio rispose –“Si!”
Venne impartita la benedizione agli anelli.
Bouillè con quel gesto la imprigionò definitivamente.
Poi toccò a lei a pronunciare quelle parole che le bruciarono di dolore le labbra mentre infilava l’anello a quel sordido e maligno.
Quando con un ultimo gesto segnò con la croce quell’unione, nell’applauso degli invitati esplose la fragorosa risata di quello che ora era suo marito –“Madame Bouillè!” esclamò –“Non avete più scampo!”
L’incappucciato sfregò le mani compiaciuto –“Che l’uomo non separi ciò che Dio ha unito” – ripetendo le ultime parole del celebrante.
Una sensazione di leggero sollievo al cuore. Andrè era salvo!
“Potete baciare la sposa!”- Rochefoucauld  invitò il Generale ad “inaugurare” l’unione.
Si protrasse verso di lei cercando la sua bocca.
Oscar volse il viso da un lato.
Bouillè l’afferrò per il mento.
Quelle labbra umide, viscide unite alle sue. S’insinuò in lei cercandola con voracità.
Staccandosi poi –“Non vedo l’ora di consumare la prima notte di nozze. Non potete nemmeno lontanamente immaginare quanto sia eccitato all’idea di avervi!”- le sussurrò all’orecchio.
Mentre un applauso echeggiò nella cappella, si volse. Le venne di dare di stomaco e si allontanò.
“Aspettate, mia sposa”- stringendole una mano –“Abbandonate così la nostra festa?”
 
“Generale, buongiorno”- entrando.
 “Mornay, buongiorno”.
“Volevo avere notizie di Madame Emilie”.
“Venite pure avanti. Vi ringrazio molto dell’interesse. Sarà felice di rivedervi”
Vincent si accomodò nella camera.
La donna seduta nel letto, il volto più sereno –“Mornay … sempre gentile.”
Le porse un piccolo mazzo di fiori –“Non conosco i vostri gusti ma mi auguro siano di vostro gradimento”
Ne inspirò il profumo –“Dove li avete trovati? E’ così difficile riuscire ad averne di freschi in questo periodo”
“Piccolo segreto!”- strizzandole l’occhio.
Sorrise portandosi una mano alla bocca.
“Come procede la vostra ripresa?”- sedendo nella poltroncina accanto al letto.
“Con molta calma. Le ferite si sono quasi del tutto rimarginate e ho cominciato un po’ di riabilitazione”
“Cosa vi ha detto il dottore?”
Un sospiro –“Di sicuro non tornerò la Emilie di prima. Vedremo … non posso dirvi altro”
“Ecco … se Thomas fosse favorevole e naturalmente voi foste d’accordo vi proporrei di venire a questo punto alla tenuta. Avreste più spazio e tutta la tranquillità di cui avete bisogno”
La donna fissò il consorte –“Cosa ne pensi Augustin?”
“Indubbiamente toglieremmo anche il disturbo a Thomas … “
“Molto bene!”- levandosi in piedi –“A questo punto non resta che informarsi direttamente da lui”
La porta si aprì lentamente – “Perdonate Sig. Mornay degli uomini vi desiderano di là”
“Permettete”- allontanandosi.
“Signore … “
“Era così urgente da disturbarmi proprio qui?”- il tono severo.
“Si!”- un leggero sorriso intriso di soddisfazione –“Lo abbiamo trovato!!”
Non potè credere alle sue orecchie –“Dite sul serio?”
“Il cavallo appartiene ad un certo Damien Morel”
“Tutto qui?” – insoddisfatto.
“No signore. Credo che questo vi farà drizzare le orecchie”
“Parla”- lo incitò –“Non farmi stare sulle spine!”
“Pare abbia a che fare con un certo Generale Bouillè!”
Augustin entrato in quell’istante nella saletta rimase impietrito – “Bouillè?”
“Non avevo dubbi!”- una pacca sulla spalla del giovane.
“Volete dire che in tutto questo disastro … l’incendio, il rapimento … c’entra il Generale Bouillè, proprio lui?”
Mornay si volse –“Si. Me lo sentivo!”
“Com’è possibile?”- sbalordito.
“Cosa potete dirmi esattamente di lui?”
“Quell’uomo lo conosco da una vita … non può aver..”
“E’ un farabutto!”
“Vi proibisco di parlare di lui in questa maniera!!”- visibilmente adirato.
“Da come reagite è stato in grado di abbindolarvi per bene”
“Ascoltate. Un uomo eccezionale, di grandi capacità tattiche, strategiche..”
“Appunto!”
“E’ una figura di alto livello,  a capo del Comando Generale a Parigi.”
“Era!”- precisò.
Aggrottò la fronte stringendo i pugni – “Non intendo ascoltare oltre”-  allontanandosi.
“Siate più realista. La rivoluzione sta stravolgendo il mondo che avete conosciuto fino ad ora. Quell’uomo non conta più nulla”
Il Generale rimase di spalle.
“Quando con Madame Girodelle andai da lui a chiedere la liberazione di Andrè lo convinsi con del denaro”
“Voi lo avete corrotto?”- indignato.
“Lui ha accettato!”
“Bugiardo!”- quasi inveendo contro di lui.
“Non siete obbligato a credermi. Io continuerò le mie ricerche. Fate come credete”- uscendo –“L’invito a trasferirvi resta valido!”- chiudendo la porta.
 
“Ti vergogni?”- accostandosi a lei.
“Di cosa?”- irritata.
“Sei arrossita …”- la stuzzicò.
“Non dovevi tornare!”
“Cosa dici?”
“NO, non dovevi tornare. Mi hai lasciata per prendere la tua strada con Oscar. Mi hai lasciata nelle mani di Alain. Ora che lei non c’è più sei tornato per provare che cosa ?”- furiosa.
“Leah … sei impazzita?”- allibito.
“No, non sono impazzita. Io ho rinunciato a te … “- strinse le labbra coprendosi la bocca.
“Hai rinunciato a me?”
“Basta!”- sfilò il grembiule gettandolo sulla tavola e correndo in camera.
Rimase immobile fissandola mentre saliva le scale.
Nel mentre la porta si spalancò.
“Ehi bel moretto!”- Alain  entrò in casa –“Bella la vita”- rise.
“Da dove arrivi?”-
“Sono tornato nei Soldati della Guardia”
“Che cosa?”
“Tranquillo … non è come prima. E’ cambiato tutto. Ci servivano soldi. I lavoretti saltuari non riempiono la pancia”- sfilando gli stivali – “Sai c’è pure Lasalle …”- sedette  -“Non faccio niente di particolare. I turni  non sono massacranti come prima. Vediamo un po’ come va!”- si guardò attorno –“Ma Leah?”
“Credo stia sbrigando le faccende di sopra”- mentì.
Si passò una mano tra i capelli –“Devo ringraziarti”
“Per cosa?”- confuso.
“Per avermi chiesto allora di badare a Leah. Non credevo di innamorarmi di lei”
Rimase ad ascoltarlo in silenzio.
“E’ una ragazza straordinaria”- lo fissò –“Io la amo, veramente!”
Andrè tacque. Quegli occhi scuri, seri, determinati nelle parole appena pronunciate.
“Dimmi una cosa”
“Si…”
“Non sei tornato per lei, vero?”
Gli sguardi si incrociarono. Un silenzio strano riempì improvvisamente la stanza.
“No”
Alain tirò un sospiro di sollievo dentro di lui – “Perfetto!”- sghignazzando.
Nessuno dei due si accorse di lei in cima alle scale.
In punta di piedi si allontanò.
Non appena fu in camera scoppiò in lacrime.
“Stupida, stupida. Dannatamente stupida. Che cosa credevi? Che tornasse per te?”- tra i singhiozzi –“E Alain? Che stai facendo? “
Udì i passi pesanti di lui sui gradini.
Si alzò di scatto, asciugò il viso. Aprì le ante dell’armadio fingendo di sistemare la biancheria.
“Ciao bambolina!”- avvicinandosi.
Infilò la testa fra i ripiani. Non riuscì a guardarlo negli occhi.
“Indaffarata?”
“Lasciami finire. Scendi a far compagnia ad Andrè. Avrete molto di cui parlare”
“Ti unisci a noi dopo?”
“Più tardi”- mostrandogli sempre le spalle.
 
Quella sensazione di nausea l’accompagnò per tutto il ricevimento.
Seduta a tavola non riuscì a toccare nulla.
Non fece altro che vagare coi pensieri e con lo sguardo fra tutti quegli occhi a lei sconosciuti.
Possibile che non conoscesse nessuno in mezzo a tutti quegli invitati? Qualcuno a cui chiedere aiuto?
“Andrè … ce la farò, vedrai. Riusciremo ad andarcene. Non te lo prometto, te lo giuro!”
Una mano scivolò sulla sua gamba. Bouillè!
Un brivido di ribrezzo le percorse la schiena.
La allontanò stizzita –“Abbiate la decenza di stare al vostro posto almeno a tavola”
“A breve tutta questa marmaglia inutile se ne sarà andata. Preparatevi nel corpo e nello spirito …. Vi voglio nella mia camera per prendermi ciò che è mio diritto. Poi se desiderate  …. potrete tornarvene nelle vostre stanze. Se non vorrete dormire nel mio letto poco importa”.
Tentò di alzarsi.
“No! Sedete! La sposa non può andarsene prima di tutti. Mettetevi nella testa che d’ora in avanti siete Madame Bouillè e come tale dovrete comportarvi, portandomi rispetto e ubbidendomi!”
“Mi fate vomitare!”- scostata la sedia abbandonò la sala.
 
   
 
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