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Autore: MackenziePhoenix94    24/06/2020    0 recensioni
“E adesso?”
“Adesso reggiti forte”
“Che vuoi fare?”
“Ti fidi di me?” le chiese di getto lui; le aveva già rivolto quella stessa domanda nel corso della notte trascorsa sopra il tetto di casa Anderson e, come in quella occasione, Ginger rispose senza esitare.
“Sono uscita di casa in piena notte di nascosto, ho preso un treno per Cambridge e ti ho appena aiutato a rubare una bici dalla casa di tua madre: pensi che avrei fatto tutte queste cose se non mi fidassi ciecamente di te, Syd Barrett?”.
Le labbra del ragazzo si dischiusero in un sorriso.
“Allora reggiti forte, perché stiamo per prendere il volo”.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1974, 23 dicembre.



 
Ginger prese in mano uno dei tanti album fotografici riposti con cura all’interno della cesta di vimini appoggiata sul pavimento, ed iniziò a sfogliarlo insieme a Pamela; sulle sue labbra pallide e screpolate apparve un sorriso quando vide una foto di lei e Richard da bambini, in spiaggia, che stavano mangiando un gelato.

“Me la ricordo ancora bene quella giornata” commentò la donna, rivivendo nella propria mente quei giorni felici con un sorriso nostalgico “abbiamo fatto una fila lunghissima davanti al carretto dei gelati e tu mi hai fatta disperare perché volevi subito un cono alla fragola e panna, per timore che il gelato finisse. E quando, finalmente, lo hai avuto in mano, sono riuscita appena in tempo a scattare questa foto perché poi ti è caduto sulla sabbia… Non sei scoppiata in lacrime solo perché Richard si è sacrificato, offrendoti il suo cono gelato”

“Richard è sempre stato terribilmente gentile ed altruista dacché ne ho memoria. Credo proprio di essermi trovata il miglior amico che possa esistere al mondo” mormorò la giovane, senza staccare gli occhi dalla fotografia in bianco e nero, risalente a ventuno anni prima; continuò a sfogliare e commentare album dopo album insieme alla madre adottiva, mentre Keith e Demi erano impegnati a sistemare le ultime decorazioni colorate sui rami più bassi dell’albero di Natale che troneggiava in salotto, finché tra le mani non le capitò uno che aveva riempito otto anni prima, nel breve periodo in cui aveva seguito la band nelle sue esibizioni in vari locali sparsi per tutta l’Inghilterra, nel breve periodo in cui Syd ne era stato il leader e cuore pulsante “mio dio… Non ci posso credere… Non ci posso credere”.

Ginger sfogliò le numerose foto che ritraevano i quattro ragazzi nel corso dei loro folli viaggi col furgoncino sgangherato; in alcune era presente anche lei perché Nick, di tanto in tanto, si divertiva a rubarle la macchinetta fotografica ed a scattarle delle foto a tradimento.

Loro quattro che posavano fuori dal furgoncino con la sgargiante scritta rosa ‘Pink Floyd’ che campeggiava sulla fiancata destra e di cui si era occupato lo stesso Syd.

Rick che tentava invano di coprirsi il viso con la mano destra perché non voleva essere fotografato.

Nick che faceva una delle sue facce terribilmente buffe.

Roger, con una bottiglia di birra in mano, che sorrideva all’obiettivo e Syd che lo fissava, sorridendo di rimando, su un traghetto che stava per partire.

Loro quattro che posavano sulla spiaggia di Wittering, con addosso dei lunghi cappotti e degli impermeabili per ripararsi dal freddo pungente.

“Mio dio” mormorò per l’ennesima volta, incredula, la giovane, spalancando gli occhi e portandosi la mano destra alla bocca “ricordo ancora quel giorno come se fosse oggi: eravamo scesi in spiaggia per girare il video di Arnold Layne e Syd aveva portato con sé questo… Questo… Questo manichino, e tutti loro avevano portato da casa pellicce, cappelli, occhialini rotondi e delle strane maschere. Qualcuno, dalla strada, deve averci visti mentre giravamo il filmato ed ha chiamato la polizia. Fortunatamente quando i poliziotti sono arrivati, avevamo già finito ed avevamo fatto sparire gli abiti, le maschere ed il manichino nel furgoncino… Quando ci hanno chiesto se avevamo visto qualcosa di strano, è stata una fortuna che abbiano creduto alle nostre bugie. Non oso immaginare come sarebbe andata a finire se ci avessero chiesto di aprire il furgoncino per darci un’occhiata”

“È una bella storia da raccontare”

“Sì, dal momento che è finita bene… Questa foto l’ho scattata io poco prima che arrivassero quei due poliziotti… Mio dio… Quanto tempo è passato” Ginger continuò a sfogliare le fotografie dei loro viaggi on the road “sembriamo terribilmente piccoli in queste foto. Ho come la terribile sensazione che siamo cresciuti troppo in fretta ed in troppo poco tempo… Però, allo stesso tempo, a conti fatti otto anni non sono così tanti, eppure guarda come è cambiata profondamente la mia vita: in otto anni ho conosciuto per due volte l’amore, mi sono sposata, ho divorziato, ho girato il mondo ed ho avuto due bellissimi bambini che sono il mio orgoglio. Ho avuto tutto ciò che potevo desiderare di avere, e per mia fortuna me ne andrò senza alcun rimpianto”

“Però non è comunque giusto” Pamela distolse lo sguardo dall’album fotografico perché era terribilmente doloroso riguardare quei momenti felici che non sarebbero mai più tornati, come era doloroso vedere la Ginger sorridente, spensierata ed in perfetta salute di otto anni prima, che non aveva nulla a che fare con la ragazza magrissima, deperita e debole, costretta ad indossare una parrucca per nascondere i capelli che aveva perso a chiazze sulla testa “hai appena ventisei anni… Hai ancora un’intera vita davanti a te… E… E quando tu e Jennifer siete entrate a far parte della mia vita, ho promesso a me stessa ed a voi che vi avrei protette da tutto e da tutti… E con te non ci sono riuscita. Ho fallito, Ginger, sono stata una pessima madre”

“Tu non sei stata affatto una pessima madre, mommi. Tutto il contrario. Sei stata la madre migliore che potessi desiderare e non potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto quello che hai fatto per me, per l’affetto e l’amore che mi hai dato… Vorrei poterti ringraziare nel modo adeguato, ma temo sia impossibile perché non potrò mai compensare a quello che tu hai fatto per me e per Jen” mormorò la ragazza, stringendo la mano sinistra della madre adottiva “però devi promettermi una cosa”

“Cosa, Ginger?”

“Promettimi di rialzarti e di andare avanti per Keith, per Demi e per Jennifer… Keith avrà bisogno di tutto il vostro supporto quando non ci sarò più, perché a differenza di Demi non ha neppure un padre a cui appoggiarsi. Cercherà di non farvelo vedere, ma sono sicura che per lui sarà un duro colpo e… E sono altrettanto sicura che in un primo momento sarà molto spaesato e confuso, molto probabilmente anche tanto arrabbiato con me. E prenditi cura anche di Jen… Anche lei soffrirà parecchio, ed avrà bisogno di tutto il supporto possibile”

“Ginger, non pensare a queste cose ora…”

“No, mommi, invece è proprio questo il momento di parlarne. Voglio dire tutto ciò che ho da dire finché sono ancora abbastanza in forze per farlo e finché la malattia mi lascerà la facoltà mentale di farlo. Promettimelo, mommi: promettimi che lo farai”

“Certo, certo che lo farò, Ginger… Ma adesso non pensare a questo… Pensiamo piuttosto a domani, alla bellissima giornata che ci aspetta ed alla festa che stiamo organizzando da settimane” rispose Pamela, appoggiando la mano destra sopra quella della figlia adottiva maggiore, sforzandosi di sorridere e di ricacciare indietro le lacrime: la stessa Ginger aveva espressamente chiesto di non vedere facce tristi ed espressioni addolorate attorno a sé, e lei era intenzionata a mantenere quella promessa fino infondo.

Il tempo per piangere e disperarsi sarebbe arrivato poi.

Madre e figlia adottiva girarono i visi in direzione della porta d’ingresso che si era aperta all’improvviso, e guardarono Roger che era appena rientrato da una lunga mattina trascorsa chissà dove: un paio d’ore prima, senza dire una parola, il bassista si era semplicemente infilato la giacca, era salito in macchina ed era partito.

“Sono tornato” disse, indugiando davanti alla porta d’ingresso ancora aperta.

“Roger… Tutto bene?” domandò la giovane, con uno sguardo preoccupato, a causa della strana espressione del bassista.

“Sì, tutto bene”

“Dove sei stato?”

“A prendere qualcosa per te… O meglio, qualcuno” Waters si spostò dall’ingresso permettendo ad un altro giovane di entrare nell’abitazione dopo un attimo di esitazione, dovuto dall’imbarazzo.

Demi distolse lo sguardo dall’albero, si girò di scatto e lasciò cadere la pallina colorata che aveva in mano.

“Papà!” gridò, correndogli incontro e finendo tra le sua braccia; David abbracciò il suo primogenito e fece lo stesso anche con Keith, che corse da lui e gli buttò le piccole e sottili braccia attorno al collo: nonostante il divorzio, a differenza di Jennifer, il bimbo era rimasto molto legato a Gilmour.

Jen abbandonò la cucina ed i preparati per la festa per la Vigilia di Natale dopo aver sentito il grido pieno di gioia di Demi; strinse con forza il panno su cui si stava asciugando le mani quando vide il chitarrista.

“Che cosa ci fai qui?” chiese, senza preoccuparsi di apparire scortese o maleducata; lui per primo non si era fatto problemi a condurre una doppia vita per mesi, alle spalle di Ginger “che cosa sei venuto a fare qui, David?”

“Sono stato io a portarlo qui” rispose Waters, prima che potesse farlo Gilmour “lui… Ha bisogno di parlare con Ginger”

“Ma Ginger non ha alcun bisogno di parlare con lui” ribatté Jen con fermezza, per nulla preoccupata della presenza dei due bambini e di quello che avrebbero potuto sentire; d’accordo, David era il padre di Demi e niente avrebbe mai potuto cambiare quella verità, ma ciò non significava che doveva crescere con la convinzione che fosse perfetto… Perché non lo era affatto “si sono detti tutto ciò che dovevano dirsi prima di lasciare il resto nelle mani dei loro avvocati. Adesso non c’è altro da aggiungere, a meno che non riguardi Demi”

“Invece avrei bisogno di parlare con tua sorella” disse David, lasciando andare Demi e Keith, e girando il viso verso l’ex moglie, che non aveva più proferito parola dopo il suo ingresso “sempre se lei lo desidera… Ma se condividi il pensiero di Jennifer, sono pronto a farmi subito da parte”

“Appunto, fatti da parte, allora. Sono più che sicura che Ginger non abbia alcuna intenzione di parlare con te”

“Va bene, per me non c’è nessun problema”.

Jen guardò la sorella maggiore con gli occhi verdi spalancati.

Non ci poteva credere.

“Ginger… Ginger, non… Non è assolutamente necessario che tu… E non mi sembra neppure il caso…”

“No, Jen, va tutto bene. Voglio sentire quello che ha da dirmi” ripeté la ragazza, riponendo l’album dentro il cesto di vimini ed alzandosi dal divano “è una bellissima giornata di sole, avrei voglia di fare quattro passi in riva al mare… Vieni con me, David?”.



 
Ginger e David si erano scambiati il loro primo bacio a Saint Tropez, al termine di una lunga passeggiata notturna in riva al mare e di una breve battaglia d’acqua; ora, a quattro anni di distanza, dopo una relazione di quasi un anno, un matrimonio durato appena due, ed un brusco divorzio, i due giovani si ritrovarono di nuovo a camminare fianco a fianco su una spiaggia deserta, accompagnati dal rumore delle onde.

Anche per loro, come nel caso di Roger e Syd, tutto stava finendo nello stesso modo in cui era iniziato.

Dopo qualche minuto, Ginger si fermò e si strinse con più forza nel largo maglione di lana che indossava; non era una giornata particolarmente fredda, pur essendo dicembre, ma lei si sentiva gelare fino alle ossa, ed era già stanca di camminare, anche se si erano allontanati di pochi metri dalla villa: la grande ed elegante costruzione, difatti, era ancora ben visibile alle loro spalle.

La giovane fissò David negli occhi senza parlare e lui, di rimando, ricambiò lo sguardo senza sapere se doveva parlare per primo o se doveva aspettare che fosse lei a fare il primo passo.

“Roger ti ha raccontato tutto?” chiese semplicemente Ginger, spezzando il lungo silenzio rotto solo dal rumore delle onde e dal verso di qualche gabbiano posato sugli scogli.

Gilmour annuì.

“Sì, lui… Mi ha chiesto se potevamo incontrarci da qualche parte per parlare con calma e mi ha raccontato tutto quanto… Dall’inizio alla fine”

“Sei arrabbiato?” domandò la ragazza, osservando l’ex marito con uno sguardo preoccupato e titubante, ma lui scosse la testa.

“Credo… Credo di essermi arrabbiato in un primo momento… Insomma… Ma penso che adesso non abbia più alcuna importanza di fronte a quello che sta succedendo” David abbassò gli occhi azzurri e scalciò della ghiaia con il piede destro “ci sono molte cose che vorrei dirti, Ginger, ma non so da dove iniziare e non so neppure se riuscirei a finire”

“Allora ti chiedo di ascoltare ciò che io ho da dirti, David” rispose la rossa, stringendo la presa sulla stoffa del maglione “perché non so ancora quanto tempo avrò a mia disposizione e non voglio lasciare nulla di non detto o di sospeso alle mie spalle. Per favore. Per me è molto importante riuscire a dirti ciò che ho da dirti”

“D’accordo” mormorò subito il giovane, senza esitare un solo istante “ti ascolto”.



 
Quando Ginger e David erano usciti per fare una breve passeggiata sulla spiaggia, e per parlare in privato, Jennifer aveva abbandonato il salotto ed era tornata a rifugiarsi in cucina perché doveva occuparsi ancora di molti preparativi per la festa.

Ora, la ragazza stava sfogando la propria frustrazione prendendosela con l’impasto da stendere per gli omini di pan di zenzero da decorare con la glassa bianca allo zucchero.

Non era giusto.

Tutto quello che stava accadendo non era assolutamente giusto.

Non trovava giusto il fardello che era ricaduto sulle spalle della sorella maggiore, non trovava giusto il fatto di essere costretta a guardarla soffrire e spegnersi ogni giorno sempre di più senza poter fare niente per lei, e non trovava neppure giusto il fatto che David si fosse presentato all’improvviso, turbando il briciolo di serenità rimasto a Ginger.

Jennifer immaginò che il panetto d’impasto che aveva tra le mani fosse proprio la faccia dell’ex cognato fedifrago; lo sollevò con entrambe le mani fin sopra la testa e poi lo sbatté con forza contro la superficie del tavolo: l’impatto violento col legno sollevò una nuvola di farina che si posò sul grembiule, sul viso e sui capelli neri della ragazza, ma in compenso si sentì un pochino meglio.

Era sicura che si sarebbe sentita ancora meglio dopo un altro paio di minuti passati a maltrattare il povero impasto per gli altrettanto poveri omini di pan di zenzero.

“Ohh, cavolo… Deduco che il pan di zenzero non rientri tra i tuoi dolci preferiti”.

Jen si voltò a guardare Roger, appoggiato allo stipite della porta della cucina; in un’occasione diversa il cuore avrebbe iniziato ad accelerare e le guance sarebbero avvampate violentemente, ma ora era troppo triste, delusa, arrabbiata ed amareggiata per badare alla cotta che nutriva per lui.

In realtà, una piccola parte di quei sentimenti era, incredibilmente, rivolta anche nei confronti del bassista.

“Perché lo hai fatto?” chiese la ragazza, lasciando da parte l’impasto e preferendo sfogarsi con un obiettivo in carne ed ossa “come hai potuto portare qui David? Hai la vaga idea di quanto mia sorella abbia sofferto per lui e quanto ancora continui a soffrire per lui e per la fine del loro matrimonio? Ginger lo amava davvero. Dopo Syd, è stato David il suo più grande amore e… E la parte peggiore è che continua ancora ad amarlo, anche se lui ha voltato pagina e si è ricostruito una vita insieme a quella… Quella… Non so neppure come definirla”

“David doveva essere informato della situazione delicata in cui Ginger si trova”

“Invece no”

“Jennifer, loro due hanno un bambino. Il loro è un caso completamente diverso da quello mio e di Judith. Quando esci da un matrimonio con figli, sai già che non potrai mai troncare del tutto i rapporti con l’ex partner perché ci sarà sempre qualcosa che vi terrà legati a vita”

“Ma David si è comportato in modo orrendo nei suoi confronti, Roger!”

“Lo so molto bene visto che io stesso ho vissuto una esperienza simile sulla mia pelle, ma penso che per Ginger, adesso, sia ormai un questione secondaria”

“Non per me” si ostinò a ripetere la giovane, scuotendo la lunga coda di cavallo nera, con uno sguardo duro nelle iridi verdi “lui non c’era tutte le volte in cui sono stata costretta ad asciugare le sue lacrime od a tentare invano di consolarla. E non c’è neppure stato negli ultimi undici mesi… Mio dio”

“Jennifer, calmati ora, o rischi di scoppiare”

“Sono già vicina a quel punto!” esclamò lei con uno sguardo disperato, indietreggiando di un passo dal tavolo ed appoggiando le mani sul bordo del lavandino “ho paura di essere sul punto di scoppiare da un momento all’altro e non ho la più pallida idea di come farò domani a sorridere per tutto il giorno ed a fingere che tutto vada bene. Non ho la più pallida idea di come farò ad affrontare tutto questo e sono terrorizzata anche solo di pensare a come sarà la mia vita senza Ginger. Ho paura per Keith. Ho paura che la perdita della madre possa devastarlo completamente e possa condizionare il resto della sua vita. E sono stanca, Roger, sono tanto, tanto, tanto stanca di tutto quanto. Sono stanca di vedere Ginger soffrire in continuazione perché non se lo merita, non ha mai fatto nulla di male nella sua vita per meritarsi così tanta sofferenza, ed io proprio non riesco a capire perché questa merda sia dovuta accadere proprio a lei. Ci sono momenti in cui desidero che tutto finisca il prima possibile, ma subito dopo mi sento una persona orrenda per aver pensato una cosa simile”

“Tu non sei una persona orrenda” mormorò il bassista, staccandosi dallo stipite della porta ed entrando in cucina.

No, Jennifer non era affatto una persona orribile.

L’unica persona veramente orribile era lui.

“Però è esattamente così che mi sento” sussurrò la giovane, tirando su col naso, faticando sempre di più a trattenere le lacrime.

In tutta risposta, Waters allargò le braccia e Jennifer si buttò tra esse: nascose il viso nella stoffa nera del maglione a collo alto e scoppiò in lacrime, stringendosi a lui; Roger le passò le braccia attorno ai fianchi e lasciò che sfogasse il proprio dolore senza dire una sola parola, accarezzandole di tanto in tanto la schiena.

Nessuno di loro due si era accorto che Ginger era rientrata dalla spiaggia, da sola, e che li stava osservando dal salotto.
   
 
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