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Autore: MackenziePhoenix94    29/06/2020    0 recensioni
“E adesso?”
“Adesso reggiti forte”
“Che vuoi fare?”
“Ti fidi di me?” le chiese di getto lui; le aveva già rivolto quella stessa domanda nel corso della notte trascorsa sopra il tetto di casa Anderson e, come in quella occasione, Ginger rispose senza esitare.
“Sono uscita di casa in piena notte di nascosto, ho preso un treno per Cambridge e ti ho appena aiutato a rubare una bici dalla casa di tua madre: pensi che avrei fatto tutte queste cose se non mi fidassi ciecamente di te, Syd Barrett?”.
Le labbra del ragazzo si dischiusero in un sorriso.
“Allora reggiti forte, perché stiamo per prendere il volo”.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1974, 24 dicembre.



 
Jennifer entrò nella stanza di Ginger portando con sé una trousse verde e sorrise alla sorella maggiore mentre lei controllava allo specchio che la parrucca di capelli rossi fosse sistemata con cura; entrambe, per l’occasione speciale, indossavano un classico maglione di lana con una fantasia natalizia ricamata sul davanti, ed entrambe indossavano un paio di jeans scuri, ma la magrezza malsana di Ginger svettava terribilmente su quella sana e naturale di Jennifer.

Chiunque la guardasse si rendeva subito conto di avere davanti ai propri occhi un essere umano arrivato agli ultimi sgoccioli della propria esistenza, ed era proprio così che la rossa si sentiva: così vicina alla fine da poter quasi sentire la sua presenza alle proprie spalle.

Ma ora… Ora non voleva pensarci perché era un giorno di festa. E bisognava festeggiare.

“Ho portato i trucchi… Voglio che tu sia perfetta per la festa. No, non dire niente, so già quello che vuoi dire: ti prometto che non esagero. Voglio solo metterti un po’ di fondotinta, della matita attorno agli occhi ed un velo di rossetto sulle labbra” Jen prese uno sgabello, lo posizionò affianco a quello in cui era seduta Ginger e, dopo avere disposto i trucchi che le occorrevano sopra un basso tavolino, iniziò ad occuparsi del suo viso: doveva riuscire a toglierle quell’aspetto malsano e creare l’illusione di una persona che stava bene… E non di una che, con ogni probabilità, non sarebbe arrivata a Capodanno “ricordi il giorno in cui mi hai insegnato qual’era il modo corretto di mettere la matita sotto gli occhi? Io me lo ricordo ancora molto bene, perché grazie a te ho evitato di essere scambiata per un panda”

“Ohh, sì” rispose Ginger, ridendo ad occhi chiusi “me lo ricordo anch’io molto bene… Anche perché la matita che hai quasi consumato del tutto era mia”

“Mi mancheranno i momenti come questo”

“Jen, per favore, ho detto che durante la festa…”

“La festa non è ancora iniziata, gli ospiti non sono ancora arrivati e quindi, tecnicamente, la tua richiesta non è ancora valida” Jennifer scambiò un sorriso con Ginger, tornò seria e sostituì il fondotinta con una matita nera per gli occhi “Ginger… Che cosa vi siete detti, ieri, tu e David? Quando sei rientrata dalla spiaggia non hai detto nulla… Ti ha fatta soffrire? Non hai voluto raccontare nulla a nessuno di noi perché si è comportato da grandissimo stronzo nei tuoi confronti, proprio come ha fatto un anno fa, vero? A me puoi dirlo, lo sai. Con me ti puoi confidare riguardo qualunque cosa. Non ci sono mai stati segreti tra noi due, e non voglio che ce ne siano proprio ora”

“E non c’è nessun segreto tra noi due” mormorò la rossa in risposta, ricacciando indietro il ricordo dell’unica notte che aveva condiviso con Roger; quello era l’unico segreto che avrebbe custodito dentro di sé per sempre, nel rispetto del profondo amore che provava nei confronti della sorella minore: non aveva alcun senso turbarla raccontandole un episodio isolato, che non aveva avuto alcun seguito.

Tra lei e Roger non c’era stato nulla perché non avrebbe mai potuto esserci nulla; erano due esseri troppo diversi, troppo l’opposto l’uno dell’altra, per iniziare una storia d’amore o per avere anche solo un rapporto d’amicizia.

Quella notte erano finiti a letto insieme perché, per puro caso, per una volta nelle loro vite, si erano ritrovati a vivere, a poca distanza l’uno dall’altra, la stessa orribile esperienza di tradimento da parte del proprio partner.

E così come le loro strade per un attimo si erano incrociate, così avevano poi ripreso binari diversi, viaggiando parallele.

No.

Lei non era affatto la donna che Roger aveva bisogno di avere a proprio fianco come amica, amante, moglie e compagna di vita.

“Ma…?” domandò Jennifer, intuendo che dietro la risposta di Ginger c’era altro “ma non mi dirai ciò che vi siete detti, vero?”

“No, come non dirò mai a nessuno quello che sto per dirti adesso” Ginger bloccò Jennifer stringendole gentilmente il polso destro ed allontanando la sua mano dal proprio viso “devi promettermi che quando questa storia sarà finita, e finirà molto presto, tu andrai avanti con la tua vita e non commetterai il mio stesso errore. Quando la mia relazione con Syd è finita, ho passato tre anni rinchiusa nel guscio che io stessa mi ero creata, e guarda quanto tempo ho sprecato. Guarda quante cose avrei potuto fare in quei tre anni e che non potrò mai recuperare. Promettimi che a te non accadrà questo. Promettimi che sarai pronta ad andare avanti, promettimi che ti rialzerai subito e che starai a fianco di Keith, Demi e mommi

“Io… Io non lo so, Ginger. Non credo di essere così forte”

“Sì che lo sei, invece. Tu sei molto più forte di quello che pensi, ne sono certa. Promettimelo. Ho bisogno di sentirtelo dire, per favore”

“D’accordo, Ginger, te lo prometto” mormorò Jen mandando giù un groppo in gola “ti prometto che sarò forte abbastanza da rialzarmi subito e da prendermi cura di Keith, Demi e mommi

“E promettimi anche di lasciare da parte il rancore che provi per David”.

Jennifer strinse le labbra alla richiesta della sorella maggiore.

“Questo non credo proprio di poterlo fare, Ginger. Non puoi chiedermi di dimenticare in un battito di ciglia quello che David ti ha fatto. Ti ha fatta soffrire troppo per meritare il mio perdono, non lo dimenticherò mai”

“Invece devi, perché ormai non ha più importanza. Vivere nel rancore non ti servirà a nulla, Jen, finirai solo per avvelenarti la vita e basta. Per favore” la supplicò la rossa, rafforzando di più la presa attorno al polso destro, con le poche forze che la malattia le aveva lasciato… Ancora per poco “promettimi, più di ogni altra cosa, che perdonerai David e che smetterai di portargli rancore per il modo in cui è finito il nostro matrimonio. Ti prego. Sarebbe il regalo di Natale più grande che potresti farmi”

“Va bene” si arrese la giovane, più per le parole di Ginger che per una reale intenzione a perdonare l’ex cognato “va bene… Ti prometto che farò anche questo”

“Ti ringrazio, Jen, non immagini neppure quanto significhi per me”.

Le due ragazze si abbracciarono e rimasero a lungo strette l’una tra le braccia dell’altra, per nulla intenzionate a porre fine alla manifestazione di profondo amore ed affetto reciproco; Jennifer chiuse gli occhi ed in un lampo, nella sua mente, rivisse tutti i ricordi che aveva di sé stessa e Ginger, perfino quelli segnati dai brutti e violenti litigi che spesso avevano avuto, soprattutto durante il periodo della sua adolescenza: le sarebbero mancati terribilmente anche quelli.

Si strinse ancora di più a lei e serrò con forza le palpebre per ricacciare indietro le lacrime; non voleva staccarsi da quell’abbraccio perché aveva l’orribile sensazione che non ci sarebbe stata un’altra occasione per ripeterlo.

Aveva l’orribile sensazione che Ginger le stesse dicendo addio per sempre, perché il fatidico momento era quasi giunto.

Pamela entrò nella stanza quando Jennifer aveva ormai finito di occuparsi del viso di Ginger: mancava solo di pulire una piccola sbavatura di rossetto dall’angolo sinistro della bocca; guardò le due ragazze, i suoi gioielli più preziosi insieme ai nipotini, e poi emise un profondo sospiro che non prometteva nulla di buono.

“Abbiamo un problema” disse, infatti, sollevando gli occhi azzurri e guardando Ginger “Keith si rifiuta di uscire dalla sua camera da letto. Non vuole assolutamente saperne di scendere per la festa e gli ospiti saranno qui tra poco, ormai. Non ha voluto ascoltare né me né Roger, ed ora non so più come fare per fargli cambiare idea”

“Vado io a parlargli. Voi andate giù e preparatevi ad accogliere i nostri ospiti” rispose la rossa alzandosi dallo sgabello; uscì dalla camera da letto e bussò alla porta di quella del suo primogenito, per poi socchiuderla ed infilare dentro la testa: capì subito che il problema in questione era davvero grave perché Keith era sdraiato a faccia in giù sul letto, ed il riccio George era abbandonato sul pavimento, anziché essere a suo fianco come sempre “ehi, Keith, che cosa succede, tesoro? Tu e George avete per caso litigato? Cosa è successo tra voi due? Non potete essere arrabbiati proprio il giorno della Vigilia di Natale”.

La giovane si sedette sul bordo del letto e guardò il bambino, che rimase in completo silenzio; iniziò ad accarezzargli i folti ricci neri, per persuaderlo a girarsi ed a confessare qual’era l’enorme problema che lo angosciava.

“La nonna e la zia hanno cucinato tutta ieri e tutta questa mattina per la festa, ed hanno preparato alcuni dei tuoi piatti preferiti. Ci sarà il tacchino ripieno, il purè di patate, il pasticcio di carne, gli omini di pan di zenzero… Ed ho sentito che Lindy porterà il budino alla vaniglia e la salsa calda ai mirtilli che tanto ti piacciono… E ci saranno anche tantissimi regali da scartare quando scatterà la mezzanotte… E ci saranno Gala, Jamie e Chloe… Vedrai anche la piccola Holly… Sei proprio sicuro di volerti perdere tutte queste cose?”.

Keith sollevò finalmente il viso corrucciato dal cuscino, e Ginger vide che aveva le guance rigate dalle lacrime.

“Mamma” disse il piccolo in un tono grave e serio che la ragazza non gli aveva mai sentito usare prima, un tono di voce terribilmente adulto “tu stai per abbandonarmi, vero?”

“No, tesoro, chi ti ha detto questo?”

“Vi ho sentiti parlare… Tu, la nonna, la zia Jen, Roger… E poi, si vede che stai male, mamma” gli occhi verdi di Keith vagarono  sul volto magro e scavato della madre, e sulla parrucca che indossava “hai una brutta malattia che non può essere curata, vero? Demi è piccolo e non se ne rende conto, ma io ho capito quello che sta per succedere”

“Sì, Keith, mamma non sta molto bene da un po’ di tempo”

“E non c’è proprio nessuna medicina che puoi prendere per stare meglio? Anche io sono stato tanto male quando ho avuto la febbre lo scorso inverno, mamma, ma poi è passato tutto prendendo lo sciroppo. Non c’è uno sciroppo che guarisca anche la tua malattia?”

“No, tesoro, purtroppo in questo caso non c’è alcun sciroppo che possa fare qualcosa per me. Non tutte le malattie al mondo possono essere curate”

“Però non è giusto!” protestò animatamente il piccolo, picchiando il pugno destro sul materasso “come farò senza di te, mamma?”.

Ginger osservò a lungo ed in silenzio il suo primogenito: Keith, ormai, aveva perso ogni traccia della rotondità infantile tipica dei bambini piccoli, quella che Demi ancora possedeva; era diventato più alto, più magro e già era possibile vedere la bellezza fisica che sarebbe esplosa negli anni dell’adolescenza.

Proprio come suo padre, tutte le ragazze sarebbero cadute ai suoi piedi ed avrebbero sospirato per ottenere un briciolo di attenzione da parte sua.

Appoggiò le mani sulle sue guance e sorrise.

“Non ti devi preoccupare di questo, Keith. Avrai la nonna e la zia ad occuparsi di te, e tu dovrai fare lo stesso con il tuo fratellino. Avrai una vita lunga e felice. Crescerai e diventerai un ragazzo tanto bello quanto talentuoso, e ti farai strada nel mondo, ed io sarò immensamente orgogliosa di te. Anche se non potrò dirtelo di persona e non potrò essere fisicamente vicino a te, io sarò sempre orgogliosa di te, tesoro mio, come di Demi… E adesso vieni qui, e dammi un forte abbraccio, il più forte che tu mi abbia mai dato!” la rossa allargò le braccia e Keith si rifugiò contro il petto della madre, ma non la strinse tanto forte quanto avrebbe voluto, perché temeva di farle male, e lui sapeva benissimo quanto stesse già soffrendo per colpa di quella brutta malattia che non poteva essere curata con un semplice sciroppo.

Ginger abbracciò il suo primogenito, lo strinse a sé ed affondò il viso nella matassa di ricci neri per inspirare ancora una volta il loro profumo e perdersi nella loro morbidezza.

Riuscì a convincere Keith ad uscire dalla stanza insieme al suo adorato riccio George e, quando scesero insieme le scale, videro che i primi ospiti erano appena arrivati e si stavano togliendo le giacche: Nick e Lindy stavano chiacchierando allegramente con Pamela, Roger e Jennifer.

Lindy teneva in braccio la piccola Holly, che aveva compiuto otto mesi da poche settimane, mentre Chloe, cresciuta troppo velocemente in quei tre anni, era stretta alla gamba destra del padre e guardava quelle persone a lei sconosciute con uno sguardo diffidente, ma allo stesso tempo incuriosito; le espressioni sul viso della giovane coppia cambiarono rapidamente quando videro Ginger avvicinarsi insieme a Keith, che stringeva sotto il braccio sinistro il riccio George, ed entrambi trovarono difficile resistere al forte impatto emotivo: Roger li aveva ampliamente informati sulle condizioni estremamente delicate di salute in cui versava Ginger e sul cambiamento fisico subìto in poco meno di un anno, ma era comunque difficile vedere tutto ciò con i propri occhi e continuare a mostrarsi allegri e spensierati, in linea con lo spirito natalizio.
Entrambi avevano conosciuto la giovane negli anni del suo massimo splendore, ed entrambi faticavano a riconoscerla in ciò che era diventata ora.

La parrucca, poi, rendeva tutto ancora più duro da accettare.

“Ragazzi, sono così contenta di vedervi, e come sono belle queste due signorine” la rossa accarezzò una guancia morbida e paffuta di Holly, e poi rivolse un sorriso a Chloe, ancora rifugiata dietro la gamba destra di Mason: la bimba aveva ereditato i tratti del viso ed i capelli ondulati dal padre, anche se non erano così scuri come i suoi.

Holly, invece, assomigliava già molto alla madre e Nick spesso diceva che ben presto si sarebbe ritrovato con due scriccioli che lo avrebbero tiranneggiato a casa; fortuna che dalla sua parte aveva almeno Chloe, che stravedeva per lui.

“Belle… Ed improvvisamente timide. Chloe non ha fatto altro che parlare per quasi tutto il tragitto, ma è diventata improvvisamente muta da quando siamo entrati in casa” disse Nick, sforzandosi di sorridere, passando la mano destra tra i capelli castani della primogenita, che per l’occasione indossava un vestitino rosa, con la gonna di tulle tempestata di brillantini colorati; Nick aveva quasi pianto quando aveva pagato quel vestitino, e si era chiesto come un misero pezzo di stoffa così piccolo potesse costare così tanto “coraggio, Chloe, fa sentire la tua voce. Non devi avere paura: lo zio Rog lo conosci benissimo e loro ti hanno vista quando eri piccola piccola, non sono estranei”.

La bambina scosse con vigore la testa e girò il viso da tutt’altra parte, rifiutandosi perfino di avvicinarsi a Keith o a Demi, provocando l’ilarità del batterista.

“Tempo cinque minuti, e poi non starà più zitta fino a quando non crollerà in macchina durante il viaggio di ritorno”

“Quanto è cresciuta” commentò Ginger, che ancora la ricordava in fasce nel giorno del suo matrimonio “mi sarebbe piaciuto moltissimo avere almeno una bambina”

“Ti cedo volentieri una di loro tre” disse Mason indicando le due figlie e la moglie “mi trovo in una situazione di netto svantaggio tra le mura domestiche, e temo che continuerà a peggiorare col passare del tempo: tra un paio di anni sarò letteralmente schiavizzato”

“Come sempre, hai perso un’ottima occasione per stare zitto e per non dire una delle tue solite cretinate” commentò Lindy con un sospiro, voltandosi poi a guardare Waters “Roger, ti prego, dimmi che cosa mi ha spinta, quella volta, ad accettare la sua proposta di matrimonio”

“Qualcosa di molto potente che deve aver versato nel tuo bicchiere prima di dichiararsi” commentò il bassista, provocando una risata generale; il campanello squillò di nuovo, Jennifer andò prontamente ad aprire la porta d’ingresso e si fece da parte per lasciar entrare Rick, accompagnato da Juliette, Gala e Jamie: proprio come nel caso di Keith, anche Gala, a sei anni compiuti, stava perdendo i tratti da bambina e si stava trasformando in una signorina.

Richard tremava al solo pensiero del giorno in cui Juliette gli avrebbe comunicato che Gala aveva avuto le sue prime mestruazioni: non voleva che diventasse una donna, non voleva vedersela portar via da un altro uomo; voleva che rimanesse per sempre la sua piccola bambina che lo guardava con occhi colmi di amore ed ammirazione.

Ginger salutò il suo migliore amico con un caloroso abbraccio e con un sorriso, ma quando si staccò da lui si accorse subito che, nonostante i suoi numerosi sforzi, aveva il viso pallido e gli occhi già lucidi.

“No, Richard” gli disse a bassa voce, per non farsi sentire dagli altri che stavano chiacchierando poco più in là “oggi non voglio vedere lacrime e facce tristi: è una bellissima giornata e dobbiamo solo festeggiare. Voglio che sia la festa più bella che io abbia mai fatto in tutta la mia vita. Voglio che sia la giornata più bella di tutta la mia vita”

“Sì, hai ragione, scusami” mormorò a sua volta Wright, riprendendo il controllo delle proprie emozioni; le strinse le mani e distese le labbra nel sorriso bellissimo e gentile che aveva conquistato Juliette e che aveva fatto perdere la testa a tante ragazze ai tempi della scuola “sei splendida questa sera, Ginger. Sei davvero splendida”.



 
Ginger posò la forchetta sul piattino dopo un solo boccone di budino alla vaniglia con salsa calda ai mirtilli: la malattia non si era accontentata di portarle via la salute, il futuro e le forze; si era divertita anche a strapparle l’appetito e la gioia di mangiare, riducendo i suoi pasti a qualche misero boccone che diventava sempre più difficoltoso da ingerire.

Ormai, riusciva a stare in piedi grazie alle flebo che ogni giorno erano costretti a somministrarle per via endovenosa, insieme agli antidolorifici per placare i dolori che la facevano quasi impazzire.

La giovane si guardò attorno sorridendo, nonostante tutto: i bambini più grandi erano saliti al primo piano a giocare nella camera da letto di Keith, in attesa che arrivasse il momento di scartare i numerosi pacchi colorati disposti sotto l’albero di Natale, Pamela e Juliette stavano lavando ed asciugando i piatti in cucina, mentre Lindy (con in braccio la piccola Holly addormentata), Jennifer, Nick e Rick stavano parlando ancora seduti davanti al tavolo; l’unico a starsene in disparte era Roger.

Il bassista, difatti, se ne stava in piedi davanti al caminetto acceso, con gli occhi azzurri rivolti verso le scoppiettanti fiamme rosse, arancioni e gialle.

Ginger appoggiò il piattino sopra un basso tavolino, si alzò dal divano e raggiunse Waters.

“Bella festa, vero?” domandò, sorridendo e stringendosi al maglione rosso che indossava.

“Sì” rispose lui in tono assente, senza staccare gli occhi dalle fiamme.

“Ti va di venire con me in spiaggia? Ho voglia di prendere una boccata d’aria fresca”

“Sì” Roger ripeté lo stesso monosillabo e si staccò dal marmo del caminetto; i due giovani uscirono dall’abitazione senza essere visti dal resto della compagnia e si avviarono in direzione della spiaggia completamente deserta, su cui stava calando la sera.

Quando arrivarono a destinazione, si sedettero a gambe incrociate sulla ghiaia fredda ed osservarono in silenzio il mare più agitato del solito: le onde s’infrangevano sulla riva e sugli scogli, trasformandosi in una schiuma bianca che spariva al contatto con l’aria.

Non c’era nessun altro ad eccezione di loro due.

Il silenzio che li circondava era così assoluto da dare l’impressione che fossero gli ultimi due esseri viventi rimasti sulla faccia della Terra.

Ginger chiuse gli occhi, prese un respiro a pieni polmoni e si tolse la parrucca rossa che continuava ad irritarle la pelle sensibile della testa e della nuca, rivelando la cortissima zazzera e le chiazze che spuntavano qua e là, laddove i capelli si erano staccati a matasse e non erano più ricresciuti; si voltò a guardare il giovane, seduto alla sua destra, e lui ricambiò lo sguardo senza dire nulla, senza commentare l’aspetto pietoso della ragazza, che si stava letteralmente ed inesorabilmente spegnendo ad ogni minuto che passava.

Guardandola, proprio come era accaduto a Jennifer poche ore prima, Roger capì che Ginger gli aveva chiesto di scendere in spiaggia per restare da soli, perché erano arrivati al momento dell’addio.

“Ti dà fastidio vedermi così? Ti crea qualche forma di disagio?”

“No, affatto”

“Menomale, perché avevo assolutamente bisogno di togliere per un po’ quella maledetta parrucca. Non immagini neppure quanto sia fastidiosa. Continua a pizzicarmi la testa fino a farmi venire le lacrime agli occhi” commentò la ragazza, rivolgendo gli occhi scuri al mare “questo paesaggio è proprio stupendo, vero? Personalmente, ho sempre amato il mare. Trovo che il mare rispecchi alla perfezione le diverse sfumature dello stato d’animo dell’essere umano, non credi? A volte è simile ad un mare placido, mentre altre volte è simile ad un mare in piena tempesta… Sai, è proprio così che mi sento in questo momento: ho passato gli ultimi undici mesi a lottare contro una durissima tempesta… Ora voglio solo godermi delle acque tranquille”

“Il più grande rimpianto della mia vita è quello di non aver avuto la possibilità di parlare un’ultima volta a mio padre, prima che partisse per la guerra, perché ero troppo piccolo anche solo per capire cosa stava accadendo. Ho immaginato moltissime volte quel momento… Ho immaginato moltissime cose cosa avrei voluto dirgli… Ora inizio a credere che, da un lato, sia stato meglio così perché… Perdere una persona è già orrendo di sé, ma avere la consapevolezza di essere vicini al perdere una persona è ancora più orrendo. Ginger, io…”

Hai tante cose che vorresti dirmi, ma non sai neppure da dove iniziare” lo bloccò la rossa con un sorriso sulle labbra; prese la coperta che aveva portato con sé dalla villa e se la passò attorno alle spalle, perché il freddo aveva già iniziato a penetrarle in profondità nella pelle, fin dentro le ossa… Ma non poteva ancora rientrare, perché c’erano alcune cose che doveva dire a Roger “tu e David non siete così diversi, in fin dei conti. Siete molto più simili di quello che credete. Anche lui mi ha detto queste stesse parole ieri, quando siamo venuti qui a passeggiare”

“Avete parlato molto?”

“Sì, ma non chiedermi quello che ci siamo detti”

“No, certo che no. Immagino che siano cose personali che riguardano voi due soltanto” il bassista abbassò lo sguardo ed iniziò a tracciare dei cerchi sulla sabbia con l’indice destro; perché doveva essere tutto così terribilmente difficile? Ginger aveva fin troppa ragione: erano davvero tante le cose che avrebbe voluto dirle, ma non sapeva da dove iniziare e non sapeva neppure se sarebbe riuscito ad arrivare alla fine senza crollare, dopo appena poche parole. Non si sentiva affatto forte. Non lo era. Ora più che mai “Ginger, io… Io credo di doverti delle scuse per tantissime cose”

“Non voglio le tue scuse, Roger, non sono necessarie. Ieri mi sono resa conto di non provare neanche un briciolo di astio nei confronti di David, come credevo. È strano da dire, ma in un certo senso devo ringraziare questa malattia, perché mi ha fatto aprire gli occhi e mi ha fatto capire cosa è veramente importante e cosa non lo è affatto… E mi sono resa conto di avere sprecato fin troppo tempo dietro cose che non erano affatto importanti, come i rancori personali per un matrimonio finito male” mormorò la ragazza deglutendo un paio di volte, perché oltre al freddo sempre più pungente e fastidioso, parlare diventava sempre più difficoltoso “e mi ha anche aiutata a rivalutare le persone che mi circondano. Una più di tutte”

“Immagino che tu non stia affatto parlando di me”

“Ohh, ed invece sto parlando proprio di te”

“Allora deve esserci un errore” commentò Waters con un mezzo sorriso sulle labbra e senza alcuna traccia di scherno nella voce “deve esserci per forza un errore perché la Ginger che conosco io non mi avrebbe mai detto parole simili. Penso che piuttosto si sarebbe strappata la lingua a morsi”

“Invece, posso assicurarti che a parlare è proprio quella stessa Ginger che hai conosciuto, anche se posso immaginare che sia difficile scorgerla in questo” la ragazza puntò l’indice destro contro il proprio viso e sorrise con amarezza “Roger, continuo a credere tutt’ora che al mondo non esistano due persone più diverse di noi due, e che tra noi non potrebbe mai esserci nulla, né un rapporto d’amicizia né tantomeno una storia d’amore, perché abbiamo due personalità che insieme striderebbero terribilmente e cozzerebbero tra loro… Ma ora, a distanza di otto anni, sono costretta a dare ragione a ciò che Syd mi ha detto una volta: non sei poi così sgradevole”

“No, non sono sgradevole… Sono una persona orrenda, è diverso”

“No, non sei neppure orrendo. Forse a volte sei troppo duro con te stesso e con gli altri, ma non sei orrendo”

“Invece credo che tu mi abbia descritto alla perfezione quel giorno che sono venuto a casa tua, Ginger. Perché tutto quello che hai detto in quell’occasione corrisponde al vero. È vero, è tutto perfettamente vero: ho provato ad aiutarti perché non ci sono riuscito con Syd, e perché lui non me lo avrebbe mai perdonato se non avessi provato a fare almeno un tentativo… Peccato che alla fine non ho ottenuto nulla, tranne di farti sprecare due mesi di tempo che avresti potuto passare in compagnia dei tuoi figli, ed invece eri costretta a stare a letto ed a soffrire in silenzio. Due mesi. Non stiamo parlando di giorni, o di settimane… Ma di due mesi interi

“Lascia stare ciò che ho detto quel giorno, erano solo parole dettate dalla rabbia e dalla frustrazione per la situazione che sto vivendo e che ben presto finirà, per mia fortuna. Non pensarci mai più, per favore, perché non ha alcun senso”.

Waters annuì in silenzio, ma il suo pensiero rimaneva lo stesso.

Ginger poteva anche aver detto quelle parole in un momento di pura rabbia e frustrazione dovuto alla malattia che stava affrontando da sola e che non le avrebbe dato scampo, e poteva anche considerarle prive d’importanza, ora, ma ciò non cambiava la verità nuda e cruda: corrispondevano perfettamente alla realtà.

Era una persona orribile, che sentiva sempre di più il macigno dei sensi di colpa schiacciargli le spalle, che aveva voltato le spalle al proprio miglior amico in un battito di ciglia e che nel tentativo di aiutare una persona, che non desiderava affatto il suo aiuto, aveva aggravato ulteriormente le sue condizioni simili.

E chi poteva comportarsi in modo simile se non un mostro? Perché quello era: un mostro, solo un mostro.

Un mostro, un mostro, un mostro, un mostro.

“Roger”.

Il vortice di pensieri del bassista venne interrotto dalla voce di Ginger; si rese conto che stava tremando vistosamente e così si spostò alle sue spalle, le passò le braccia attorno ai fianchi e la strinse contro il proprio petto, con la speranza di riuscirle a dare un po’ di calore.

“Sì?” domandò, poi, abbassando il viso per guardarla negli occhi; lei, di rimando, alzò il proprio per ricambiare lo sguardo.

“Devi promettermi una cosa, ma lo devi fare con la massima serietà”

“Dimmi tutto”.

La rossa sorrise, incredula di quello che stava per dire.

“Devi promettermi che quando questa storia sarà finita, starai il più possibile vicino a Jennifer. Lei farà di tutto per non crollare e prendersi cura di Keith, Demi e mommi, ma avrà bisogno a sua volta di qualcuno a cui appoggiarsi per non crollare a terra. Ha un migliore amico che le starà sicuramente vicino e che le darà tutto il supporto necessario, ma tu sei tutta un’altra storia… Non voglio importi un obbligo, ma ora credo davvero che tu sia l’unico in grado di farla uscire dall’orribile periodo che si ritroverà costretta ad affrontare. Per favore. Jennifer è la mia sorella minore. Non merita di soffrire, non voglio che passi nulla di tutto quello che ho passato io per prima. Promettimi che le starai vicino, che avrai cura di lei e che la proteggerai. Promettimelo, per favore”

“Te lo prometto, Ginger” rispose il bassista con uno sguardo serio “ti prometto che mi prenderò cura di Jennifer e ti prometto anche che nessuno la farà mai soffrire”.

Ginger chiuse gli occhi, sorrise e fece un profondo sospiro, come se si fosse tolta dalle spalle un enorme peso.

E, in un certo senso, era proprio così.

“Grazie… Grazie davvero, Roger”

“È meglio se rientriamo ora. Fa freddo, stai tremando come una foglia e gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto”

“No, non subito. Voglio rimanere ancora un altro po’ a guardare il la luna e le stelle… Questo cielo mi ricorda tantissimo quello che anni fa ho ammirato a Cambridge insieme a Syd” sussurrò la giovane, scuotendo la testa, riportando alla mente la magica notte vissuta in compagnia di Barrett ed il primo bacio che si erano scambiati sulla barca a remi, sotto la luce della luna piena ed il cielo ricoperto di stelle; Waters annuì in silenzio, ed alzò a sua volta il viso in direzione del manto blu scuro su cui non c’era neppure una nuvola.

I due giovani rimasero in silenzio a contemplare il paesaggio notturno, ascoltando il rumore del mare che si era trasformato in una immensa distesa scura come la pece, che si confondeva con la linea dell’orizzonte.

Una improvvisa folata di brezza marina portò con sé l’eco delle voci e delle risate che provenivano dall’interno della villa.

Ginger non provò nessuna fitta al cuore nell’udire il suono di quelle voci familiari che ben presto non avrebbe più udito, e non provò neanche una punta di invidia al pensiero che lei non avrebbe mai più potuto ridere in modo così spensierato.

Tutt’altro.

Adesso che si era tolta un enorme peso dal petto, adesso che aveva dato il suo personale addio alle persone più vicine a lei, alle persone a cui teneva di più, ed a Roger (la persona che aveva odiato di più al mondo, che ora non odiava più, ma che allo stesso tempo non sapeva come definire), tutto il resto non aveva più alcuna importanza.

Non provava neppure più nostalgia per tutto ciò che stava per esserle precluso per sempre.

Si sentiva in pace con sé stessa e con il mondo intero, perché alle proprie spalle non aveva lasciato nulla di non detto, nulla di sospeso.

Il suo addio a Syd lo aveva già dato anni prima, il giorno in cui lui l’aveva liberata e lei era scappata a casa mezza nuda, senza mai voltarsi una sola volta.

Lì, seduta sulla spiaggia in compagnia di Roger, col viso rivolto verso il cielo stellato e con l’eco delle onde del mare mischiato alle voci che provenivano dalla villa, Ginger pensò che quello era il miglior epilogo in cui avesse mai potuto sperare.

Ed ora, finalmente, era pronta a smettere di lottare invano contro una malattia incurabile ed a lasciarsi andare col sorriso sulle labbra.
 
   
 
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