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Autore: lmpaoli94    24/06/2020    0 recensioni
Bronx, anni 60’
Forse questa può essere la solita storia di odio razziale per la conquista di una libertà che è solo un’utopia.
Forse questo può essere un racconto come tanti altri che vengono pubblicati sperando che qualcuno lo possa leggere e capire il messaggio che si vuole trasmettere.
Ma alla fine quello che voglio è dire che il fatto che racconterò in questi capitoli ha una distanza di sessant’anni ma è così attuale che sembrerà di essere nel presente.
Perché anche se la schiavitù in Nord America e l’Aparthied in Sudafrica sono stati aboliti (apparentemente), i fatti che i due protagonisti desiderano portare a compimento lascerà in qualche modo riflettere, anche solo per pochi secondi.
Giusto per dire: ma davvero esiste tutto questo? Perché l’odio deve essere più forte su tutto? Perché impariamo a odiare? È la nostra mente che è malata?
Domande a cui personalmente non posso rispondere. Io mi limito solo a riflettere.
Per fare in modo come ciò possa avvenire.
Per fare in modo che un giorno di questi tutto il male dell’uomo non avvenga mai più.
Ma in fondo al mio cuore, questo è solo il mio desiderio… e il tuo qual è?
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Non volevo più rimanere in quella casa.
Violenze, maltrattamenti e altre cose che mi facevano sentire sempre più a disagio, rendevano la mia vita un vero inferno.
I miei fratelli facevano finta che io non esistessi, mentre i miei genitori non aspettavano altro che prendersela con me per futili motivi e farmi capire che ero la pecora nera della famiglia.
Tutto questo andò avanti per troppi anni, portandomi a pensare che non mi volevano assolutamente bene.
Non avevo nessun posto dove nascondermi e mi sentivo più solo che mai.
Per non parlare che il giorno dopo dovevo scusarmi con il mio amico Trevor per avergli rovinato il suo vestito.
Sì, perché anche se era stato mio padre a fare quella cosa abominevole solo perché avevo chiesto un favore ad un ragazzo di colore che non ci ha pensato due volte ad aiutarmi, dovevo essere io a sistemare la situazione.
Quel vestito era molto costoso e trovarne uno uguale e comprarlo era assai impossibile.
Non mi ero mai ritrovato in quella situazione e il mio odio sarebbe andato contro ogni aspettativa.
Erano le sei di mattina ed io non avevo dormito per tutta la notte.
Avevo una gran fame a causa della cena saltata solo la sera prima.
Mio padre sapeva essere crudele quando volevo, senza mai dimostrare un minimo di pietà per me.
Non volevo rivederlo quella mattina, decidendo di alzarmi presto per andare al lavoro assai in anticipo.
Ma quando attraversai la cucina per prendere qualcosa da mangiare, venni sorpreso da mia madre.
< Che cavolo stai facendo, Steve? Pensavo che tu fossi un ladro. >
< Avevo una gran fame, mamma. Non riuscivo più a resistere senza mangiare qualcosa. >
Divorando alcuni biscotti che trovai nella credenza, mia madre non fece niente per fermarmi.
< Ti sei meritato questa punizione. Non devi accettare i favori dal tuo amico Trevor. >
< Sono stato io a chiedere il suo aiuto. E lui non mi ha voltato le spalle come avrebbero fatto tutti. >
< Lo sai perché non vieni accettato dalla gente del Bronx? Perché tu sei amico di quel ragazzo. Noi bianco dobbiamo lasciare stare la gente di colore. Portano solo guai. >
< Solo perché tu e tutti gli altri credete che sia una razza inferiore, non vuole dire che siano cattivi. >
< Steve, tu non vuoi capire… >
< Capisco bene, invece. Il vostro odio vi annebbia la vista. Sarete voi ad incorrere in grandi guai. >
Non volendo più discutere con me, mia madre mi disse di fare silenzio per evitare di svegliare tutta la famiglia.
< Non potrai mettermi a tacere, mamma! Presto le cose cambieranno e vi ricrederete tutti. >
< Che cosa sta succedendo qui? Che cos’è tutto questo baccano? >
Mio padre, facendosi avanti con sguardo tenebroso e rancoroso, cercò di incutere tutto il timore di cui era capace.
< Grace, che sta succedendo? Parla! >
< Stavo parlando con Steve. Tutto apposto, Bruce. >
Ora che lo sguardo si riversò su di me, mio padre era pronto per picchiarmi. Ancora una volta.
< Tu che cosa ci fai in piedi così presto? >
< Devo entrare al lavoro molto presto. >
< Davvero? Quindi mi vuoi forse dire che ieri ti sei comportato bene? >
< Certo che sì. Non avevo nessun motivo di comportarmi diversamente. >
< Su questo non ci giurerei. Non fai altro che combinare guai, facendoti cacciare in ogni posto in cui metti piede. >
< Non è colpa mia se le persone mi maltrattano. >
< Se vieni maltrattato, è perché te lo meriti. Sei solo un ragazzo stupido e ignorante. >
< Su questo hai ragione, papà. Ma chi devo ringraziare? Naturalmente tu, che non hai permesso all’ultimo della famiglia di studiare come hanno fatto gli altri miei fratelli. Per questo sono un ignorante. Per colpa tua, papà. >
Mancandogli ancora di rispetto, mio padre si apprestava a frustarmi con la sua cintura, ma mia madre riuscì a darmi il tempo per fuggire prima che la situazione potesse degenerare.
Vai pure, stupido stronzetto! Ma stasera dovrai tornare qui a casa. E quando ti rivedrò, ti riempirò così tanto di botte che nessuno ti riconoscerà. Nemmeno il tuo amico negro. >
Mio padre purtroppo aveva ragione.
Ero fuggito a gambe levate come se fossi un codardo.
Avevo paura di lui e di quello che poteva farmi.
La mia vita stava diventando sempre più uno schifo e tornare in quell’abitazione dove avevo sempre vissuto, avrei firmato la mia condanna a morte.
Non volevo più tornare.
Volevo scappare via da questa dannata vita.
Ma chi mi poteva aiutare?
Vagando per il quartiere mentre il sole stava facendo chino ad un’altra giornata, decisi di aspettare il mio amico Trevor uscire di casa.
Anche se mi sarei imbattuto con la sua famiglia, non avevo nessuna intenzione di andare al lavoro da solo.
Avevo assolutamente bisogno di parlare con qualcuno e l’unica persona che mi avrebbe ascoltato era proprio il mio amico Trevor.
< E tu che cosa ci fai qui? > mi domandò il portiere con tono rude < Vattene immediatamente. Non puoi stare qui. >
< E chi lo decide? Lei, Signor Bell? >
< Vuoi proprio cacciarti in guai molto seri, ragazzo. Ma perché non te ne stai tra i tuoi simili? >
< E perché lei non capisce che siamo tutti uguali? >
Fissandomi con sguardo attento, il Signor Bell era il primo (senza contare il mio amico Trevor) che non mi considerava ignorante.
< Ragazzo, tu ci vai a scuola? >
< No. la mia famiglia non mi ci ha mai mandato. Credono che sia tutto inutile ad insegnare ad uno stupido come me. >
< A parte la tua voglia di frequentare un amico di colore, non mi sembri così stupido. >
< E da cosa le do’ quest’impressione, Signor Bell? >
< Perché sei molto diverso da tutti gli altri bianchi che abitano questa zona. >
< Felice di sentirglielo dire… Le potrei fare una domanda, Signor Bell? >
< Che cosa vuoi sapere? >
< Lei è mai uscito dal Bronx? >
< No, ragazzo. Non ho mai avuto il coraggio. >
< Paura di trovare un mondo che non avrebbe avuto posto per lei? >
< Sì, esatto. Ormai le mie radici sono in questo quartiere: il mio lavoro, la mia famiglia e la mia vita in generale. Ho tutto qui. Non potrei mai cominciare una nuova vita… E poi sono troppo vecchio, ragazzo mio. Non ho il coraggio e la spensieratezza che può avere un ragazzo come te. >
< Le confesso una cosa, Signor Bell: anche se sono un giovane ragazzo, anch’io ho paura di andarmene da questo quartiere. Avrei tanta voglia di fuggire, ma dove potrei andare senza un soldo in tasca? >
< Sì, questo è uno dei tanti problemi della vita: il mancato coraggio e la mancanza di denaro… Ma credo proprio che tra un po’ di anni la penserai in maniera diversa. >
< Sempre che non mi facciano fuori prima. I criminali qui sono all’ordine del giorno. >
< Non devi pensarci, ragazzo. Hai tutta la vita dinanzi a te. >
< Quanti ragazzi hanno fatto una brutta fine prima di dire di aver vissuto il piacere della vita? Molti bambini vengono uccisi all’ordine del giorno. E per quali motivi? Solo per la crudeltà e la follia degli uomini… Noi esseri umani simo condannati a vivere in questo mondo. E non possiamo farci niente. >
< Oltre ad essere parole dette da una mente non proprio sciocca, se non ti avessi mai visto direi che tu ti voglia suicidare. >
< Oggi, per la prima volta, l’ho pensato davvero. Colpa della mia famiglia e di un amore che non ho mai avuto da nessuno… Forse questo è il primo passo per diventare una cattiva persona. Forse un giorno anch’io sarò un criminale. Chi lo sa… >
< Adesso smettila di dire sciocchezze. Tu non diventerai un criminale. E lo sai perché? Perché ti verrei a cercare e uccidere con le mie mani. >
Divertito da quelle parole che sapevano di spensieratezza, non mi sarei mai dimenticato di quelle parole.
Delle parole di un uomo che in fondo in fondo, mi rispettava per quello che ero e per il colore della mia pelle.
ma non potevo considerarlo come un amico, ma come un faro che si accendeva durante i giorni più bui, che solo da lì a poco si sarebbero manifestati sempre più insistentemente.
   
 
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