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Autore: FreddyOllow    25/06/2020    0 recensioni
[GTA IV]
[GTA IV][GTA IV][GTA IV]Dopo gli eventi di GTA IV. Niko Bellic sta facendo colazione in una tavola calda, quando due sicari cercano di ucciderlo...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre Niko usciva dalla banshee, Dwaine lo chiamò al cellulare.
"Ehi, Dwaine."
"Niko. Il mio quartiere è sotto sopra." Disse Dwaine agitato. "Gli uomini di Petrov hanno ammazzato un paio dei miei."
"Cosa?"
"Hanno dato fuoco ai miei due magazzini e rubato le scorte di droga."
"Ora dove sei?"
"Rintanato nel mio appartamento. Ho chiamato alcuni ragazzi in caso..."
"No, Dwaine. Ascoltami. Petrov non vuole ucciderti, ma danneggiarti. Forse sa che sei un mio amico. Vuole fare terra bruciata attorno a me."
"Allora perché cazzo non facciamo fuori quella testa di cazzo? Cosa aspetti, Niko?"
"Calmati, D. Non so chi è Petrov. So solo che mi vuole morto, perché ho ucciso suo zio Faustin."
"Cazzo!" Urlò Dwaine. "Dici sul serio? Non sai nemmeno com'è fatto?"
"Forse è meglio parlarne di persona."
Dwaine non rispose subito. "Ok. Vieni da me."

Niko raggiunse North Holland, il quartiere di Dwaine. Guidò con calma, osservando ogni angolo di strada. Tutto sembrava tranquillo, anche fin troppo. Gli uomini che normalmente se ne stavano in gruppo agli angoli delle strade, erano scomparsi. Niko sapeva che tra i ragazzi di Dwaine c'era dello scontento. Alcuni fedeli di Playboy X lavoravano per Dwaine, ma rubavano percentuali dallo spaccio di droga. Dwaine non sapeva ancora gestire le testa calde tra i giovani. Giovani che finivano ammazzati dietro un vicolo con le cervella sparse sui muri. Giovani che non si sapevano accontentare o che volevano fare il passo più lungo della gamba. 
Niko arrivò sotto l'appartamento di Dwaine, sorvegliato da un paio di uomini della vecchia guardia. Li salutò, salì le scale fino al decimo piano e bussò alla porta.
Un uomo di colore venne ad aprire e fece accomodare Niko.
"Niko." Disse Dwaine, uscendo dalla cucina. "Vuoi una birra?"
"No, sto bene così."
Dwaine si sedette sulla poltrona. Poi fece un sorso. "Pensavo che sarebbe stata una questione di giorni. Che avremmo steso quel figlio di puttana per sempre."
"Non è così semplice."
"Niente è mai semplice. La stessa fottuta vita non è mai semplice. In prigione lo impari in fretta."
"Ascolta, Dwaine. Ho intenzione di scoprire chi è Petrov, ma prima dobbiamo sistemare le cose."
"Sistemare le cose?"
"Dobbiamo prepararci alla merda. Petrov può mandarci contro un intero esercito e se anche li eliminassimo tutti, ne manderebbe degli altri."
Dwaine serrò gli occhi e bevve. "Capisco."
Niko lo fissò. Non capiva cosa voleva dire Dwaine con - Capisco. -
"Quindi è una partita persa in partenza?" Dwaine abbassò gli occhi con fare stanco.
"No, D. Lo so che ultimamente le cose per te non vanno bene, ma..."
Dwaine scattò in piedi furioso. "Non vanno bene? La mia vita sta andando a puttane! Gli unici amici che avevo sono morti o in galera. Gli altri sono qui con me, ma sono troppo pochi per gestire questo fottuto quartiere. Ogni ragazzino con un po' di soldi in mano crede di poter prendere il mio posto. Crede di essere arrivato in cima, mi capisci?"
Niko ascoltava in silenzio.
"Ho un fottuta guerra in casa. Fratelli che uccidono, rubano e fottono altri fratelli. Ogni fottuto viso che incontro in strada potrebbe essere un cazzo di sicario, Niko. A volte penso che dovrei tornarmene in prigione. Da quando sono uscito, mi sono trovato catapultato in una città estranea. Una fottuta vita alienante, cazzo! I miei uomini non fanno altro che drogarsi, fottere e ammazzarsi a vicenda per una dose o per un fottuto dollaro in più!"
Niko non sapeva cosa dire.
Dwaine fece un sorso, lanciò infuriato la bottiglia contro la parete che esplose in mille pezzi e si sedette con la testa tra le mani. "Scusami, Niko... Ho sopportato troppa merda di recente. Non so cosa mi è preso."
"Non preoccuparti, Dwaine."
"Lo sai che puoi contare su di me. E solo che..." Dwaine fissò i pezzetti di vetro. "Lasciamo stare."

Niko lasciò l'appartamento di Dwaine insoddisfatto. Non sapeva perché, ma credeva che Dwaine fosse arrivato al limite. Forse un giorno di questi si sarebbe sparato un colpo in testa e avrebbe smesso di soffrire. Una sofferenza mentale. Un dolore estraneo agli occhi, ma visibile nel cuore.
Niko aveva incontrato molta gente in questo stato, ma non tutti erano incatenati negli anfratti della loro mente. Un abisso capace di divorare ogni barlume di felicità.
Arrivò al suo appartamento verso le cinque di pomeriggio. Quando aprì la porta, vide Victoria completamente nuda in soggiorno. La guardò per un istante, poi distolse lo sguardo imbarazzato. Sembrava che lo stesse aspettando, perché era seduta sulla poltrona.
Victoria gli sorrise e gli si avvicinò, prendendogli le mani. "Toccami."
Niko si senti avvampare i genitali. Il cuore gli batté impazzito. Uno strano formicolio gli avvolse la testa. "Io..."
Victoria condusse le sue mani sui suoi seni morbidi. Niko le accarezzò un capezzolo. Non capiva più nulla. Poi la guardò negli occhi e la baciò. 
Fecero l'amore come due selvaggi. Forte, intenso e a lungo. Niko si sentì scivolare via tutto il peso dei problemi accumulati. Non pensava più a nulla. In quel momento esistevano solo loro. Tutto il mondo taceva.

Quando finirono di fare l'amore, Victoria andò in bagno a darsi una sciacquata. Niko rimase nel letto, le mani incrociate dietro la nuca. Fissava il soffitto con uno stupido sorriso sulle labbra. Un sorriso che era svanito da quanto Kate era morta. Ora però, il suo chiassoso cervello era spento. Si godeva la quiete dentro di sé, ascoltando il rilassante rumore della doccia provenire dal bagno.

Roman lo chiamò al cellulare. Erano le otto di sera. Niko stava bevendo una birra in terrazza, scrollando il sito di fantasyleaguebatswingers, una pagina di baseball.
Non che gli piacesse il baseball, ma era lì solo perché era annoiato.
"Roman." Rispose Niko al cellulare.
"No, amico. Sono Brucie. "
"Ah, sì, la montagna di steroidi"
"Ah ah ah." Rise falsamente Brucie. "Davvero divertente."
"Perché mi hai chiamato con il cellulare di Roman? E' successo qualcosa?"
"No, Roman sta bene. Ho il cellulare scarico. Ero qui per sua moglie. Sai, tra amici ci si conforta. "
"Certo, come dici tu. Cosa vuoi?"
"Oh, Niko. Perché mi tratti male?"
"Dai, Brucie. Che vuoi?"
"Ho bisogno di un passaggio. Puoi venire a prendermi?"
"Non sono un autista."
"Ascolta, ascolta, Niko. Vuoi la verità? Ok, ti dico la verità."
"Aspetta un attimo. Se parli di... cose illegali, io non so nulla."
"Illegali?" Brucia pareva confuso. "Oh sì, quelle cose da spia. Da agente KGB. Oh sì..."
"Ma che cazzo stai dicendo?"
"Colpa degli steroidi di squalo. Non pensarci."
Niko sbuffò esasperato. "Mi dici che cazzo vuoi?"
"Ho bisogno di un favore, amico. Senza di te sono spacciato. Finito. Brucie perderà i suoi bellissimi bicipiti, il quadricipite e..."
"Datti un cazzo di calmata, Brucie."
"Ti pagherò, Niko, fratello. Ma aiutami. Ho bisogno delle tue doti da KGB. Ho..."
Niko sospirò irritato. "Ok, ok. Basta che chiudi quella bocca del cazzo. Arrivo."

Trovò Brucie fuori dall'ospedale. Era vicino al suo Turismo, un bolide da 110.000 dollari. Diceva a tutti che l'aveva assemblata lui, ma la verità era che l'aveva presa da un debitore. Un uomo che gli doveva mezzo milione di dollari. Brucie, genio della stupidità, aveva preteso la Turismo per saldare tutto il debito. L'uomo l'aveva ceduta senza battere ciglio, poiché così facendo, si sarebbe liberato di lui, anche se gli doveva più di 400.000 dollari.
Brucie aveva creduto di averlo fottuto per bene, finché gli altri non gli dissero che era stato lui quello inculato, visto che la Turismo non copriva tutto il debito.
Allora Bruce aveva preteso i 400.000, ma l'uomo era sparito a Vice City. 
Nei mesi successivi, tutti ridevano di lui e alcuni debitori si rifiutavano di pagarlo. Poi l'uomo che gli doveva i 400.000 fu trovato morto sulla spiaggia di Vice City. Un colpo in fronte. Nessuno sapeva chi lo avesse ucciso, così Brucie ne approfittò per dire a tutti che era stato lui a farlo fuori, aiutato da un Domenicano di nome Luis, che si era messo contro gli Ancelotti.
Niko gli si avvicinò. "Brucie. Qualcuno ti ha sfasciato la macchina, eh?"
"Fottuto bastardo." Rispose Brucie quasi in lacrime. "La mia bellissima auto. Guarda, Niko. Guarda come l'hanno ridotta." Accarezzò la carrozzeria rigata. "La mia auto... La mia puttana..."
"Chi hai fatto incazzare, Brucie?"
"Io non ho nemici. Sono uno spasso. Tutti vogliono stare con me. Tutti vogliono essere miei amici."
"Mai pensato di andare da uno psicologo? Da uno bravo, non da uno schizzato come te."
Brucie ridacchiò falsamente. "Sì, sì, bravo, Niko. Ridi pure di me, come fanno tutti."
"Dai, Brucie. Non fare così."
Brucie abbracciò il cofano della Turismo. "Come hanno potuto farti questo... Come hanno potuto..."
"La smetti di fare la femminuccia."
Brucia si voltò di scatto. "Io sono un uomo. Un uomo con le palle. Guarda i miei bicipiti. Tocca! 43 centimetri di bicipiti. Tutta potenza. Muscoli. Sono uno schianto."
"Sì, certo. Allora Brucie. A chi devo spezzare le gambe?"
"Oh sì." Brucie lanciò un occhiata alla sua macchina. Poi guardò Niko. "Alvaro... Alvaro qualcosa. Non ricordo il cognome. E' un perdente, perché dovrei ricordarmelo, eh? Ah sì. Già. E' un ispanico che mi fa concorrenza. Un coglione pelle ossa che sta cercando di tagliarmi fuori dal giro. Questa..." Indicò la Turismo. "Questo casino è opera sua. Ci scommetto le palle."
"Quel che ne rimangono vuoi dire." Disse Niko.
"Ride pure, Niko. Le pollastrelle dicono tutt'altro."
"Certo, certo. Dove trovo questo 'perdente?'"
"Tra i perdenti, no? Ha un garage a BOABO. E' quasi vicino al mio. Da qui capisci che vuol essere come me. Essere me! WOOH!" Sferrò un pugno a vuoto.
"Sei sicuro che non sia stato tu a volergli rompere le palle?"
Brucie lo fissò perplesso, con gli occhi spalancati. "Io..." Scoppiò in una risata nervosa. "Ma che dici, Niko. Io non ho bisogno di infastidire degli scarafaggi. Sono un uomo di successo. Sono..."
"Te lo dissi mesi fa, non voglio far parte della tua merda." Niko indicò la Turismo. "Questa non è opera di un tizio che aggiusta taxi per arrotondare."
"Conosci Alvaro?" Chiese Brucie stupido.
"E' un brav'uomo. Ha tre figli e li mantiene con ciò che prenda da quel piccolo garage. Gli hai fregato tutti i clienti e ora vuoi farlo fallire?"
Brucie cominciò a fare avanti e indietro dal nervoso. "Ma... Io... Ecco..."
"Lo vedi perché non posso lavorare per te? Vuoi che pesti un uomo che non ti ha fatto nulla."
"Ma tu... Tu non lo puoi sapere. Io... Io so. E' stato lui."
"Ascolta, Brucie. Sei mio amico, ma certe cazzate non le tollero. O mi dici chi è stato oppure ti lascio qui a piagnucolare?"
Brucie alzò le braccia in segno di arresa. "E va bene, Niko. Va bene, ok? Volevo metterti alla prova. Volevo vedere il tuo intuito da spia del KGB."
Niko sospirò e incrociò le braccia.
Brucie abbassò la testa, come un bambino che è stato scoperto. "Rodrigo..."
"Rodrigo?"
Brucie gli lanciò un occhiata di sfuggita. "Il tipo delle corse, ricordi?"
"Ah sì, il vecchio campione in carica."
"Sì, proprio lui. Da quando l'hai battuto, non fa altro che spargere stronzate sul mio conto. Dice che gli ho manomesso i freni e altre cazzate."
"E' vero?"
"No." Disse Brucie sorpreso. 
"Ok. Quindi per vendicarsi ha distrutto la tua auto?"
"Esatto." Rispose Brucie con un sorriso da stupido. "Noi siamo dei campioni. Gente di classe. Rodrigo è un perdente."
"Non so perché, ma credo che non sia questo il vero motivo."
Brucie scosse la testa imbarazzato. "Tutti vogliono le mie auto, Niko. Da quando hai vinto, molti suoi clienti sono venuti da me. Credono che i miei motori sono 'speciali'. Lo sono in effetti. Brucie tratta solo pezzi di qualità. Lo sai anche tu. Le mie mani sono oro e..."
"Ho capito. Ho capito. Basta."
"Andrai a bruciargli il locale?"
"Oh! Ma che cazzo dici. Distruggerò solo la sua macchina. Occhio per occhio, no?"
Brucie lo fissò per un istante. Voleva dirgli di bruciargli il locale, ma Brucie sapeva che era meglio non far incazzare Niko. "Ok, fratello. Vieni qui. Abbracciami. Un abbraccio tra fratelli."
Niko si divincolò dal suo abbraccio.
"Dai, Niko. Abbracciami. Possono fare un quadro sui nostri corpi che si stringono. Immagina. Due statue greche, cazzo! Due spartani pronti a..."
Niko andò via, mentre Brucie parlava da solo, pompando i bicipiti.

Erano le nove di sera. Una leggera pioggia tamburellava sul tettuccio della banshee e qualche sporadico fulmine illuminava l'ammasso di nuvole nel cielo. C'era poca gente in strada, per lo più barboni in cerca di una sistemazione dentro i cassonetti o sotto la tettoia di una fabbrica.
Niko guardò l'entrata del magazzino di Rodrigo. Sapeva che smontava le auto rubate e poi ne rivendeva i pezzi a prezzi stracciati. Ultimamente i suoi affari andavano bene, da quando Brucie non faceva altro che bruciare i motori delle auto. Ma questo era dovuto alla perdita del meccanico che lavorava per lui. Da quanto se ne era andato, Brucie aveva fatto un casino dietro l'altro, ma non per questo aveva perso clienti. 
Niko vide arrivare Rodrigo sulla sua Comet grigia. Parcheggiò l'auto di fronte a una saracinesca. Rimase per qualche secondo nella macchina, quindi scese ed entrò in una porta. 
Niko afferrò la mazza da baseball da sopra il sedile passeggero, uscì dalla macchina e corse verso la Comet. Gettò un ultimo sguardo alla porta da cui era entrato Rodrigo, e sferrò una mazzata contro il parabrezza. Colpì la portiera, il cofano, i finestrini, il lunotto e i fanali, che esplosero. 
L'intera auto si deformò sotto i colpi di Niko. 
Continuò finché non vide una pattuglia della polizia lunga la strada. Allora si fermò, ma i due poliziotti lo avevano scorto. Le sirene risuonarono nella strada quasi del tutto deserta, Niko se la diede a gambe levate. Corse verso un vicolo, inseguito dall'auto della polizia. Dopo cento metri, deviando cassonetti e saltando un basso muretto, girò a sinistra, in una stretta stradina. I poliziotti scesero dall'auto, intimandogli di fermarsi. Ma Niko era già svanito sotto una pioggia torrenziale.
Venti minuti dopo, quando i poliziotti andarono via, uscì da dietro un muro ed entrò nella Banshee. Era inzuppato d'acqua. Posò la mazza da baseball sul sedile, accese il motore e andò via.
   
 
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