Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: elev    25/06/2020    2 recensioni
Liam e Daniel sono amici fin dalle elementari.
Riflessivo e leale il primo, festaiolo e scansafatiche il secondo, seppur caratterialmente opposti si conoscono come le proprie tasche e sono legati da una stretta amicizia in cui condividono tutto: passioni, speranze, drammi, le corse spericolate in moto e il loro sogno più grande: correre fianco-fianco in un vero campionato.
Quando però la vita si mette di traverso rivoluzionandone i piani, coinvolgendo sentimenti imprevisti e mettendo in discussione anche un forte legame come il loro, improvvisamente rincorrere il sogno diventerà più complicato. Starà ai due ragazzi saper riconoscere il cammino giusto per sé senza dover rinunciare ad un’amicizia per la vita.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Liam, aprile

Sono passati sei mesi da quando ho avuto l’incidente in moto. Mi sono rotto più o meno tutto quello che potevo rompermi e ne sono uscito ancora sulle mie gambe, però la voglia di correre me la sono dovuta far passare per forza. Ne è testimone la lunga cicatrice in bella mostra sulla mia gamba.
"Sei un ragazzo fortunato poteva succedere di peggio, ma ora niente più moto!” Sono state le parole del dottore. In quel momento avrei voluto morire. Stare tutti quei mesi immobilizzato mi ha quasi fatto diventare pazzo e mia madre mi ha vietato l’utilizzo di qualsiasi mezzo motorizzato con due o più ruote. Mi ha a malapena concesso lo skate.
Il mio migliore amico Dan mi ha chiamato “miracolato” almeno per due mesi, dopodiché -ripreso dallo spavento- quello stupido nomignolo è diventato “miracUlato” per il resto del tempo che ho passato a riprendermi e forse anche dopo…
Adesso mi chiama così solo quando davvero ha voglia di rompere le palle.
 
È sera, è un’ora che sto seduto su questo muretto. Da qui si vede tutta la città. Ci vengo ogni volta che ho bisogno di pensare.
“Un altro due in matematica, quattro in biologia?! E ti sembrano dei voti questi?” La voce di mio padre che mi sventola l’ultima pagella sotto al naso rimbomba ancora nella mia testa. Eppure una volta non me la cavavo male anzi. Se non altro durante le lunghe giornate passate in ospedale tra una visita di Dan e l’altra, ho realizzato che esiste sempre un piano b. D’altronde se non avessi dovuto rinunciare all’idea di correre fianco a fianco al mio amico in un vero campionato –quante volte l’avevo sognato? Avevo in testa già ogni dettaglio, addirittura il colore della tuta e del casco che avrei voluto avere– non mi sarebbe passata per la testa l’idea di dedicarmi alla mia seconda passione: la musica! Il pensiero di partecipare con un mio pezzo ad un concorso per giovani autori emergenti per avere le porte aperte alla più prestigiosa scuola di musica mi ha esaltato fin da subito e forse mi ha aiutato a superare quel momento così difficile.
Scrivere testi, trasformarli in musica, suonare. Davvero, era una delle poche cose che mi faceva sentire libero e in pace con me stesso.
“Come posso sperare di dare in mano la mia ditta a uno che non sa nemmeno fare due conti un… fallito?”
Non me ne frega niente di prendere in mano l’azienda di mio padre. Anche se lui l’aveva già deciso.
“Tanto per suonare non ne ho bisogno…” ho commentato tra i denti.
“Suonare? Ancora con questa stronzata?! Prima le corse… poi questa! Non ti è bastato farti “raccattare da terra con lo scopino?”  E questa –ha sbraitato afferrando la mia chitarra– te la puoi anche scordare!”

Se fossi stato ad un concerto punk probabilmente sarebbe stato esaltante vedere mio padre come Paul Simonon sulla copertina di “London Calling1”, fare a pezzi il mio strumento scagliandolo sul pavimento ma in questo caso non è stato un bello spettacolo.
Distruggere. Questa è la cosa che sa fare meglio; e dire che quando ero piccolo portarmi alla domenica sul circuito dello “zio Giò” (un suo amico di lunga data) lo divertiva. Per me girare in pista su una di quelle minimoto era un gioco. Anzi meglio: ero come un bambino nel paese dei balocchi!
Dopo qualche anno però mi accorsi che per me quel gioco era diventata una cosa seria in cui ero pronto a buttarmi con tutto me stesso. Anche Giò se n’era reso conto e al tempo aveva cominciato a propormi a qualche gara minore. Quando l’ha capito anche mio padre, ha cominciato a proibirmelo. Addirittura tagliò i ponti con il suo amico dopo una furiosa litigata.
Ma io ormai avevo deciso e al circuito ci andavo lo stesso, di nascosto, portandomi dietro Daniel come scusa. Daniel che poi è diventato anche più bravo di me.
Dopo il mio incidente, però ho dovuto scontrarmi con un’altra dura realtà. Quella decisa dal mio genitore, quella in cui si prevedeva che mettessi “la testa a posto” e mi dimenticassi anche nel mio “piano b”.
 
Le lacrime che spingono per uscire deformano le luci dei lampioni davanti a me. Mi asciugo gli occhi con un rapido gesto della mano come se potessi cancellare il mio dolore.
Stringo le ginocchia tra le braccia e rabbrividisco. Sono uscito solo con il mio inseparabile chiodo e anche se è primavera inoltrata non fa certo caldo. Volto lo sguardo e ad un tratto, dal buio, vedo comparire Nina. Sono piacevolmente sorpreso anche se non so cosa stia cercando a quest’ora.
Nina è la ragazza di Daniel, il mio migliore amico. Da quando esce con lui, inevitabilmente le nostre strade si sono incrociate, siamo diventati amici e ci frequentiamo spesso. Tanto spesso che la maggior parte delle volte sono io quello che deve rimediare ai casini del mio amico: sa tutto di motori e delle corse in moto e le ama alla follia ma delle relazioni, soprattutto quelle che andrebbero prese sul serio, proprio non ci capisce niente!
Tra loro è un costante tira e molla, Dan è tante cose ma anche parecchio scansafatiche e un po’immaturo, senza contare che corre dietro a tutte le ragazze che incontra. Il giorno in cui mi aveva annunciato di “essersi fidanzato” assicurandomi la serietà (secondo lui) della cosa, per non ridergli in faccia mi sono quasi strozzato con la merendina che stavo mangiando. Infatti il suo comportamento non è cambiato gran che. Quando si sono lasciati per l’ennesima volta l’ho dovuta consolare io. La cosa peggiore è doverlo giustificare quando, regolarmente, si dimentica gli appuntamenti dandole buca.
 
Ultimamente è peggiorato: una volta passavamo il tempo libero a seguire qualunque trofeo o gran premio trasmesso in televisione, studiavamo ogni mossa di quelli che per noi erano -sin da bambini- i nostri eroi. Facevamo i compiti al tavolo della cucina in casa sua e al pomeriggio tentavamo di replicarle con un semplice motorino sulle stradine di campagna fuori città. Appena fummo cresciuti un po’ e riuscimmo a salire sulla prima motocicletta vera… fu lì che iniziò la festa! Cademmo un sacco di volte, ricordo quella volta in cui decidemmo di emulare il TT dell’Isola di Man2 ma io dovetti inchiodare e Dan mi prese in pieno scavalcandomi con una specie di capriola in sella al suo mezzo atterrando in un prato. Grazie al cielo non successe nulla di grave. Comunque niente fu peggio delle facce delle nostre madri che ci accolsero sulla soglia di casa quando tornammo a casa tutti graffiati e sporchi.

Forse fu quell’episodio a far scattare l’intero folle piano che ci frullava nel cervello, perché qualche giorno dopo Daniel si presentò a casa mia con un progetto che prevedeva l’eliminazione di qualche chilo “di ferro inutile” , l’abbassamento del manubrio di diversi centimetri e l’alzamento delle pedaline per non toccare a terra piegando. Quando terminammo i nostri mezzi erano praticamente pronti per correre su una vera pista.
Non dimenticherò mai quel giorno!
Nessuno di quelli che conoscevamo aveva mai fatto una cosa del genere, infatti, quando passavamo noi ci guardavano tutti! A dipendenza della strada che avevamo deciso di percorrere durante il nostro tempo libero, eravamo capaci di cambiare completamente le impostazioni, le quali venivano segnate su un foglio per essere ricordate la volta successiva.
Per noi era normale che le ruote anteriori non toccassero terra per le prime tre marce: lui era Doohan e io ero Schwantz2 e non si discuteva.
Quando non potevamo uscire ci improvvisavamo in commentatori tecnici.

Adesso invece ogni volta che lo chiamo utilizza la scusa del lavoro che si è trovato al pub ed è diventato tanto sfuggente che quasi nemmeno io riesco a parlargli.
Mentre Nina si avvicina, immediatamente ripenso a quel giorno in cui suonavamo nella palestra del liceo, durante una pausa lei mi aveva raggiunto vicino al palco informandomi che Daniel aveva lasciato la festa a causa del lavoro. La presi male non solo perché aveva piantato in asso tutto il gruppo senza avvisare, ma anche perché non potei non notare l’inquietudine sul suo viso.
Sbollita la rabbia iniziale, quando le chiesi se era tutto a posto, Nina mi elencò tutte le telefonate e i messaggi a cui Dan non aveva mai risposto alternate a quelle in cui la liquidava con una scusa qualunque. Mi spiegò di quanti turni extra si era impegnato a fare al pub, di esserne stanca e che quando le avevano proposto di passare l’estate al campo del college che avrebbe frequentato tra un anno, lei impulsivamente aveva accettato invece di partire insieme a lui per le vacanze.
Ora però doveva informare il suo ragazzo di ciò che stava provando e che i suoi progetti erano altri, non sapeva come dirglielo e soprattutto se farlo veramente. Certo, frequentare corsi estivi anziché partire con il proprio ragazzo poteva anche dare da pensare. Ma decisi di sdrammatizzare.
“Dai, è solo un periodo, vedrai che poi passa. Sappiamo com’è fatto no? E poi secondo me ti stai facendo troppi problemi … Prova a parlarne con lui … un corso estivo non è poi sto gran che no?” Dissi.
“Non lo so” rispose.
“Vuoi che ci parlo io?”
“Come se fosse facile beccarlo, è sempre così impegnato”
“Già” Confermai “Comunque giuro che lo prendo a calci! E dire che gliel’ho anche detto che non ho certo intenzione di chiedergli un appuntamento per vederlo. Dio, che coglione!”
“No, Liam, lascia stare, non è per quello” continuò “È che non so se ho intenzione di stare qui ad aspettare che “passi”. E poi lui non mi ama più come prima!”.
“Di nuovo? Ma sei impazzita? Esclamai. “Come non ti ama più? Sai com’è fatto no? Sono sicuro che ti sbagli!”
Lei mi rispose rimanendo in piedi davanti a me “Liam, non lo difendere sempre… è così, lo sai!”
Sbuffai nervosamente. Gli volevo bene, Dan per me era come un fratello ma da quando avevo imparato a conoscere meglio Nina, spesso mi sentivo diviso tra due fuochi che non volevo deludere. “Non è che lo sto difendendo… però dai...io ti amerei!” Rimasi sorpreso di ciò che dissi, la guardai e lei mi sorrise.
“Se fossi lui eh” conclusi.
“Beh certo…” commentò lei un po’ imbarazzata.
 “Vabbè, raggiungo gli altri… ci vediamo!” Dissi infilando la chitarra nella custodia . Incrociai i suoi occhi per un’ultima volta.
Ogni reazione a catena ha un inizio e quello, forse, fu l’inizio di tutto. Le tesserine del domino avevano cominciato a cadere una dopo l’altra, inesorabilmente. Il vortice aveva cominciato a girare e noi, ignari, venivamo trascinati sul fondo dalla corrente.
 
“Sapevo che saresti stato qui”. La sua voce interrompe i miei pensieri. Perché cercava me? Non avrà parlato di me con mia madre?!
“Va tutto bene?” Le chiedo allarmato. “Ma la smetti di chiedermelo continuamente? Sei peggio di mio padre!” Mi risponde sorridendo. Devo smetterla di essere così paranoico nei suoi confronti.
“Mi preoccupo, lo sai come sono fatto no?”
“Sì, lo so!” Puntualizza.
A questo punto credo di essere arrossito per l’imbarazzo quel poco che mi porta a voltarmi per non farlo vedere.
“Ti va se sto un po’ qui?”
Faccio spallucce e un leggero segno di assenso, indicando il posto libero accanto a me sul muretto. La osservo con la coda dell’occhio: è nervosa e cerca di nasconderlo aggiustandosi il vestito. Questo la rende ancora più carina e mentre si siede comincio a pensare che Daniel deve veramente essere un pazzo per non notarla. Ultimamente continua a parlarmi di Maureen, la ragazza con cui divide i turni al pub. Benché a più riprese io gli abbia ricordato di avere già una ragazza, quasi non riesco a parlargli, a dirgli che Nina ne sta soffrendo.
Sono sempre stato bene con lei come amico, ma quando mi sfiora il braccio facendomi voltare, il sangue quasi mi si gela nelle vene. Devo tenermi occupato con qualunque cosa pur di distrarmi da questa strana agitazione che da qualche tempo mi invade quando siamo insieme. Immediatamente mi informa che Daniel le ha dato buca di nuovo. Dovevano vedersi ma di lui nessuna traccia. Lo sapevo.
Parliamo per quasi un’ora e alla fine mi confida che le cose tra loro non stanno andando bene. Cerco di rassicurarla senza una gran convinzione e poi quando mi chiede perché sono nervoso e triste le confido che mio padre mi ha distrutto la chitarra. Pur di esercitare il suo potere su di me ha minacciato di mandarmi nell’esercito dove mio fratello sta facendo carriera; non contento, mi ha pure sventolato davanti al naso i moduli di iscrizione in una prestigiosa facoltà lontano da casa. “Due possibilità: per togliermi i grilli dalla testa” come dice lui.
“Ti rendi conto?” Le dico con impeto “Piuttosto vado a vivere sotto i ponti!”.
Nina si ferma e mi guarda negli occhi. Perché mi sta facendo questo strano effetto?
“Anche tu hai bisogno un abbraccio eh!?” Mi chiede. Faccio segno di assenso con la testa. In effetti non è una brutta idea. In questo periodo mi sento talmente confuso che una spalla amica è proprio quello che ci vuole. Mi allaccia le braccia al collo, “sono contenta che tu ci sia!” Dice piano. Chiudo gli occhi e mi sento in pace con me stesso, felice di essere qui in questo momento.
“Troverai una soluzione, andrà tutto a posto vedrai. Sono sicura che se ti sentisse suonare cambierebbe opinione. E poi sei fantastico sul palco!” Mormora.
Vorrei essere positivo quanto lei. Nina si stacca da me poco dopo. Sono ancora frastornato quando quella che finora per me era sempre stata “la donna del mio migliore amico”, si avvicina al mio viso e mi sorprende con un bacio leggero da cui rimango pietrificato.
La guardo dubbioso ma lei sembra non farci caso. “Non devi mica partire domani no?” Aggiunge scacciando momentaneamente ogni mia perplessità con un sorriso.
Tra tutti, lei è l’unica che ha sempre preso sul serio le mie scelte. Non ha mai cercato di farmi cambiare idea, nemmeno ora che mi ha appena baciato. Appoggio il braccio sulla sua spalla, mi sento compreso e felice.
“Beh, in effetti no…” rispondo di getto con voce roca prima di avvicinarmi e approfondire il bacio una, due, tre volte prendendole dolcemente il viso tra le mani. Lei risponde al tocco delle mie labbra come se fosse la cosa più naturale e giusta del mondo, trascinandomi in un vortice di emozioni contrastanti. Mi stacco all’improvviso e scatto in piedi. Ho le gambe molli e mi manca l’aria. Cosa stavamo facendo? Cosa cazzo stavo facendo?
“Cazzo no, Nina! Non possiamo, i-io non poss…” Esclamo. Lei mi guarda negli occhi confusa “scusami Liam”, mormora. “È meglio che vada…” rispondo. Un attimo dopo scappo, da vigliacco, lasciandola seduta sul muretto.
 
Rientro a casa e varco la soglia come un ladro, attento a non fare rumore. Non ho voglia di altre discussioni. In salotto intravvedo la luce blu intermittente del televisore acceso. Mia madre sta seguendo l’ennesima soap e mio padre è seduto a tavola a controllare i conti della ditta. Dice che presto ci sarà un “salto di qualità”, lo sanno tutti che non è vero, io glielo lascio credere, ma so benissimo che non è così.
Mi butto sul letto a peso morto. Ripenso a ciò che è appena successo e non mi do pace. Mi odio perché, cazzo, sono felice, quando invece ho fatto una cosa orribile a Daniel. Le uniche cose che dovrei pensare sono che Nina è la sua ragazza, che io in questo momento sono un pessimo amico e che devo togliermela dalla testa. Prendo in mano il cellulare e digito più volte uno stupido messaggio per lei in cui sostengo che “per me quel bacio è stato solo un bacio e non significa niente…” ma finisco sempre per cancellarlo. Sono confuso, sbuffo e fisso un punto indefinito sul soffitto.
 
 
1. London Calling è un album dei Clash del 1979
2. Il Tourist Trophy (solitamente abbreviato in TT) è una corsa motociclistica che si corre, solitamente la prima settimana di giugno, sul circuito stradale dello Snaefell Mountain Course sull'isola di Man. Il circuito di 60,720 chilometri viene percorso tra case, muretti, pali della luce e in differenti condizioni climatiche, il tutto da ripetersi per più giri a seconda della categoria. 
3. Michael Sydney Doohan, anche detto "Mick" Doohan è un pilota motociclistico australiano, cinque volte consecutive campione del mondo nella classe 500 dal 1994 al 1998.
Kevin Schwantz è un pilota motociclistico statunitense.Vincitore nel 1993 della classe 500 nel motomondiale.
 
 
Buonsalve! Dopo anni di stallo rieccomi con questo racconto breve. Scriverlo mi è costato parecchio tempo (si parla di anni!) e ora con una certa commozione ed orgoglio personali pubblico il primo capitolo.
Spero che chiunque si soffermi a leggerlo lo possa apprezzare.
A giovedì prossimo
Elev
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: elev