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Autore: elev    02/07/2020    1 recensioni
Liam e Daniel sono amici fin dalle elementari.
Riflessivo e leale il primo, festaiolo e scansafatiche il secondo, seppur caratterialmente opposti si conoscono come le proprie tasche e sono legati da una stretta amicizia in cui condividono tutto: passioni, speranze, drammi, le corse spericolate in moto e il loro sogno più grande: correre fianco-fianco in un vero campionato.
Quando però la vita si mette di traverso rivoluzionandone i piani, coinvolgendo sentimenti imprevisti e mettendo in discussione anche un forte legame come il loro, improvvisamente rincorrere il sogno diventerà più complicato. Starà ai due ragazzi saper riconoscere il cammino giusto per sé senza dover rinunciare ad un’amicizia per la vita.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Venerdì sera

A furia di fare conti, mio padre è riuscito a detta sua “riprendere le redini dell’azienda” e ha organizzato una festa obbligandomi a partecipare.
Mia madre somiglia ad un albero di natale con tutti quei gioielli. Il nodo della cravatta che ho indossato dopo tante insistenze mi stringe il collo come un cappio e papà, nell’entusiasmo del momento, continua a presentarmi a tutti come “il futuro della ditta” quando fino a poco tempo fa per lui ero soltanto un fallito. Proprio non lo vuole capire che ho ben altri progetti in testa.

Cammino avanti e indietro accanto all’ingresso. Tutto quello sfarzo, quelle persone che nemmeno conosco mi fanno schifo e quasi quasi invidio mio fratello che sta lontano da qui.
“Liam! Mamma mia che faccia!” Esclama mio padre già mezzo sbronzo “Sei troppo serio, perché non provi a divertirti?” Aggiunge porgendomi un bicchiere di un non so che cosa che in verità non voglio bere. Lo accetto solo per farlo contento, bevo un sorso di quel cocktail ma non riesco a deglutirlo e lo risputo nel bicchiere guadagnandomi lo sguardo di disapprovazione di mio padre. L’alcol mi brucia in bocca e io voglio rimanere lucido. Sono nervoso e schiacciato dai sensi di colpa. Quando lo rimprovero mi guarda con finta comprensione “E da quando un po’ di vodka sarebbe troppo? Ma perché non ti trovi una bella ragazza e… sai cosa intendo no?” Esclama ad alta voce davanti a tutti, suscitando risolini e commenti di chi gli sta attorno. Mi sta trattando come se fossimo amiconi solo perché siamo in mezzo alla gente e lui vuole apparire come il padre perfetto. La cosa mi infastidisce parecchio perché con lui non c’è mai stato un dialogo di questo genere. “È timido il ragazzo!” Esclama come se dovesse giustificarmi al gruppetto di invitati che si è formato attorno a noi. Ci stanno guardando tutti e io vorrei sparire. “Vieni figliolo, papà ora ti presenta la figlia dell’amministratore delegato!” La voce entusiasta di mio padre interrompe i miei pensieri mentre afferra la mia mano e si fa largo tra la gente trascinandomi attraverso la sala verso un gruppo di persone.
“Tu proprio non ce la fai a prendermi sul serio eh pa’?” Sbotto liberandomi della sua presa. Poi gli annuncio che faccio una bella cosa: me ne vado, così non rischio di rovinargli il suo momento di gloria. Corro via, voltando le spalle all’espressione delusa del mio vecchio e dopo aver vagato senza una meta precisa, mi viene la brillante idea di entrare nel pub di Daniel.

Ho ancora il fiatone quando mi siedo in un angolo su una delle panche di legno slacciandomi la cravatta. Scorgo il mio amico dall’altro lato della stanza impegnato a impilare dei bicchieri vuoti su un vassoio. Quando alza lo sguardo è sorpreso di vedermi.
“Tu?  Ma non dovevi essere con i tuoi?”
Gli rispondo con un leggero movimento delle spalle e continuo a fissare il grosso tavolo davanti a me. Non riesco a non pensare a quel maledetto bacio e agli stupidi effetti che ha avuto su di me.
“Ehi damerino, allora? È già finita la festa? Non mi dire che stai scappando da qualche cozza!” Ride avvicinandosi.
 “Ne avevo piene le palle!” Gli dico dopo un lungo momento di silenzio senza preamboli mentre prendo a calci la gamba del tavolo con un piede.
“Ma si può sapere che hai? Sei più intrattabile del solito.”
“Non ho niente, mi sono solo rotto di stare in mezzo a tutta quella gente”
“Ah già dimenticavo: la tua anima solitaria ti impedisce di resistere più di un’ora ad una festa. Possibile che tu non abbia ancora imparato a rimorchiare? Hai un bisogno estremo di ripetizioni amico mio” Si pavoneggia Dan con un sorriso ammiccante sul volto.
Sbuffo. “Nina? L’hai sentita?” Chiedo ignorando la sua domanda.
“Perché? Cosa c’entra lei?” Mi chiede allarmato. Per quanto sia l’anima di ogni festa, sempre alla ricerca di qualche “bocconcino”, il mio amico sa di avere un po’ la coda di paglia e da quando gli ho gentilmente suggerito di cercare di considerare di più Nina, passa alla modalità “paranoica” appena viene nominata.
“… C’entra!” Sospiro.
Daniel mi guarda stranito e aggrotta un sopracciglio. “Che vuoi dire?” Mi chiede posando il vassoio.
“Ti comporti di merda con lei, Dan!” Sbraito. Deglutisco a fatica poi afferro il macigno che mi preme sul cuore e glielo lancio addosso. “Ma io sono peggio di te… perché credo di provare qualcosa!” Annuncio tutto d’un fiato. Ho aperto gli occhi e mi sono accorto che Nina per me non era più una semplice amica.
Il mio amico inizialmente rimane di sasso.
“Mi stai prendendo per il culo? Liam, cazzo ma sei ubriaco o hai fumato?” Esclama incredulo, “e poi” Mi chiede abbassando il tono di voce. “Tu sei un mio amico cazzo, e lei…”
“Lo so ma…è successo!” Rispondo abbassando lo sguardo. La mia replica quasi sussurrata si confonde tra il rumore delle stoviglie e delle voci degli altri clienti ignari. Ho sempre odiato questa espressione, sembra provenire direttamente da una di quelle soap che guarda mia madre e in questo momento mi prenderei a calci da solo.
“E allora spiegami come.cazzo.è.successo!” Insiste il mio amico con tono isterico.
Mi prendo la testa tra le mani, non mi piace vederlo così e veramente non ho idea di come sia potuto accadere. Gli rispondo che abbiamo passato un po’ di tempo insieme -cosa che sarebbe anche la verità- anche se questa cosa non doveva succedere. Tralascio il fatto che se abbiamo passato il tempo assieme è perché lui era impegnato ad ignorarla.

Le immagini di lei che esce di corsa dalla classe e ci raggiunge in cortile, di lei quando ci salutiamo al mattino, di lei sporca di gelato sul naso, oppure di lei che torna a sorridere con una mia espressione buffa dopo l’ennesimo appuntamento a vuoto con lui, mi si parano davanti impedendomi di pensare lucidamente.
Non avrei mai voluto fargli del male ma quello che ho provato in quel momento è stato più forte di me.
“No, cazzo, non può essere” riflette a voce alta “non può essere a meno che… ci sei stato a letto?” La voce irritata di Daniel interrompe i miei pensieri.
“Oh Cristo, no… ma ci siamo baciati! È successo, che devo fare?”
“Quando?”
“Ormai sono passati un paio di giorni…” Confesso.
“Un paio di giorni eh…Sei veramente un pezzo di merda, Liam!” Risponde tra i denti “… ti rendi conto? E io che pensavo… che stronzo!”
“Ehi, signorino, abbiamo il buon tempo?!” Strilla il capo di Daniel lanciandogli un’occhiata di rimprovero da dietro al bancone.
Daniel volta la testa sopra una spalla “N-no certo che no…”
“Ecco appunto, non ti pago per chiacchierare. Vuoi sbrigarti con quei bicchieri?! E dì al tuo amico con quella faccia da cane bastonato di ordinare qualche cosa, non siamo l’esercito della salvezza qui!” Insiste spazientito.
“Tu… non muoverti di qui!” Ringhia il mio amico. Si volta, afferra il vassoio e lo sbatte sul bancone poco più in là facendo tintinnare il vetro.

Sono un coglione, adesso m’ammazza e avrebbe pure ragione! Penso nel preciso istante in cui il mio telefono comincia a squillare. “Chi è? È lei?!” Chiede Dan raggiungendomi e indicandomi la tasca con l’indice. “Rispondi!” Mi ordina infuriato.
Afferro il telefono pronto a mandare al diavolo l’interlocutore del numero sconosciuto ma scopro invece che si tratta di mia madre.
Non ho tempo né voglia di parlare con lei. La invito seccamente a tagliare corto ma la sua voce rotta dal pianto mi informa di essere in ospedale, e che di ritorno dalla festa lei e papà hanno avuto un incidente stradale in cui lui ha avuto la peggio.
i alzo di scatto facendo ribaltare la sedia accanto a me ed esco senza dare spiegazioni, lasciando la gente sbigottita e il mio amico in mezzo alla stanza a gridare di fermarmi subito.

***

Mamma se l’è cavata con una gamba rotta ma papà è morto pochi giorni dopo.
Tutto ciò che è successo in seguito mi ha scombinato totalmente la vita mettendo in dubbio ogni cosa. Anche i sogni che avevo deciso di inseguire con tutte le mie forze.
Ero talmente incazzato con il mondo che ho firmato il modulo per l’accademia militare.

Forse così non avrei più dovuto pensare a niente.

Dan ha cercato di starmi vicino, ne sono consapevole, ma anche se siamo tornati a parlarci come prima, non perdevo occasione per sfogare la mia rabbia repressa su di lui. Dan non reagiva. Forse era perché gli facevo pena, o forse perché aveva capito che almeno ero stato onesto con lui troncando la cosa sul nascere.
La sera dopo il funerale sono corso via e ho passato fuori tutta la notte. Quando sono tornato, mentre prendevo a calci il ghiaietto, ho trovato Dan sotto casa mia.
“Che cazzo ci fai qui?” Lo apostrofo senza convenevoli. “Liam…” mormora piano “Senti non mi rompere le palle, ti prego…”
Quando mi avvicino noto il suo viso tirato.

Mi siedo accanto a lui strofinando le mani sulle ginocchia. “Ho firmato” Gli riferisco senza emozione dopo un lungo momento di silenzio. “Ho firmato quel cazzo di foglio, me ne vado e…”. Prima che io possa aggiungere altro si volta verso di me senza dire una parola e poi torna a fissare un punto indefinito nel vuoto.
“Sono andato a letto con Maureen!” Mi annuncia con la voce di uno che si sta togliendo un grosso peso dalla coscienza.
Lo guardo stranito. “Cosa?”
“La verità è che quel giorno ho lasciato il concerto per andare con lei… niente lavoro…”
Sono senza parole, ora quest’altra rivelazione mi pesa sul petto facendomi mancare l’aria.
“Cazzo!” Esclamo. “E adesso cosa pensi di fare?”
“Non lo so.” Risponde con un filo di voce.
“Nina non lo sa, vero…?”
Dan con le mani nei capelli fa segno di no con la testa.
“Cazzo!” Mormora.



Ehilà! Eccomi come promesso con il secondo capitolo.... abbastanza tragico direi! Pur essendo solo all'inizio ulteriori nubi nere si prospettano all'orizzonte! Che succederà ora? Si calmerà la tempesta? Nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale ma non dico altro!
Spero che sia stato di vostro gradimento!

A giovedì prossimo :)

 

  
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