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Autore: NIHAL_JOHNSON    25/06/2020    4 recensioni
Hermione si avvicinò a Ron e con la luce della candela notò che i gemelli Weasley dormivano in due letti dall’altra parte della stanza.
“Cosa ci fanno loro nella stanza di Ron?”
“L’hanno lasciata a degli ospiti che vengono alla partita.” Sbadigliò Harry, “cosa stai facendo?”
“Sta a vedere.” Sussurrò lei maligna.
Si avvicinò al letto di uno dei due, osservando bene il suo volto addormentato profondamente. Era senz’altro Fred. Dormiva sereno, aveva fatto crescere i capelli ed erano fiamme di fuoco sparse sul cuscino. Hermione avvertì l’impulso di sfiorarli e toglierli un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Ma che diavolo ti prende Hermione?” Si chiese scuotendo la testa. Si avvicinò lentamente fino a che fu ad un soffio dal suo volto.
“FRED WEASLEY! MAMMA HA SCOPERTO I NOSTRI ESPERIMENTI!” Gridò a pieni polmoni imitando la voce più profonda di George.
Fred scattò a sedere sbarrando gli occhi, “No, no, no! George nascondi le prove!” Gridò spaventato e ancora mezzo addormentato.
Come nasce l'amore tra Fred ed Hermione, tra battibecchi, frecciatine, sguardi... ma sembra non esserci davvero speranza, finché tre anime buone non interverranno in loro aiuto, con una piccola... spinta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO TRENTANOVE
 
BATTAGLIA DI HOGWARTS
 
 
PARTE 2

 


 
 
 
“…Avete combattuto con valore, ma invano! Io non desidero questo: ogni goccia di sangue magico versata è un terribile spreco. Pertanto ordino alle mie forze di ritirarsi. In loro assenza, disponete dei vostri morti con dignità…”
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione tornò a fatica in Sala Grande, trascinando quasi i piedi; assistere alla morte di Piton l’aveva sconvolta, non poter fare nulla, perché nemmeno lui voleva, era stato difficile.
Harry era andato direttamente nell’ufficio di Silente, non voleva perdere tempo dopo lo scadere del tempo che gli aveva dato Voldemort nel suo discorso.
Un’ora.
Hermione entrò nella Sala guardandosi intorno con sguardo funereo. Era pieno di barelle appoggiate a terra, così tanti morti; sui tavoli spostati ai lati della Sala stavano persone sedute a farsi curare, altre sdraiate.
Madama Chips correva avanti e indietro tra le barelle, senza sosta, lo sguardo addolorato, ma concentrato.
Molti la guardarono quando entrò, e inizialmente non si preoccupò neanche del perché. Guardò Lumacorno singhiozzare piano mentre Padma gli curava il braccio insanguinato, era strano non vederlo allegro e impacciato. Calì si occupava pazientemente di Lavanda, che si contorceva dal dolore.
Hermione dovette chiudere gli occhi, troppa sofferenza, troppo dolore. Si bloccò accanto a delle barelle e guardò a terra. Si mise una mano davanti alla bocca e si inginocchiò senza rendersene conto.
Lupin e Tonks, in due barelle vicine, erano sdraiati, occhi chiusi, non respiravano. Le mani si fioravano oltre la barella, le dita intrecciate, in quell’ultimo contatto, prima di venir uccisi.
Sentì la rabbia montare, poi solo una profonda tristezza, avevano lasciato un figlio, orfano a causa di quell’orrenda guerra. Altri innocenti, coraggiosi, buoni, caduti per quello in cui credevano.
“H-Hermione…” la voce di Ron, atona, arrivò da appena dietro la ragazza, che si voltò lentamente, verso un gruppo di persone dai capelli rossi, riunite in cerchio davanti a qualcosa.
Con gli occhi velati dalle lacrime cercò di intravedere qualcosa, non erano lontani, ma a fatica distingueva le persone. Si asciugò gli occhi e vide George in lacrime correre incontro a Ron e stringerlo a sé. Si alzò lentamente, la testa che iniziava a girarle, senza emettere un suono, lo sguardo fisso: vide Percy, Arthur, Ginny, Molly, Bill, intorno ad una figura stesa a terra.
George tornò indietro verso di loro tenendo stretto Ron, che non appena arrivò di fianco a loro si lasciò cadere a terra distrutto, in ginocchio, scoppiando in lacrime.
Hermione fece un passo, poi due.
Va tutto bene, Hermione, va tutto bene.
Guardò George, che teneva lo sguardo fisso a terra, era immobile, gli occhi pieni di lacrime, che solcavano il viso sporco di polvere e sangue. Draco era dietro di lui, in piedi, che sosteneva una stremata Ginny.
Mancava lui.
Fred. Dov’era Fred?
Va tutto bene, Hermione, va tutto bene.
Si avvicinò piano cercando di farsi coraggio, ma tutto crollò quando incrociò gli occhi di George; non appena la vide il rosso dovette distogliere lo sguardo, scoppiando in lacrime. Hermione sentì il cuore farle pesante, come un macigno, e sprofondare nell’oscurità, i piedi si muovevano da soli, si mise a correre disperata.
Non appena arrivò dietro a Ron si bloccò. Il fiato le si mozzò in gola, e uscì un verso strozzato.
Fred era steso a terra, su una delle barelle, il volto di lato, gli occhi chiusi. Aveva la giacca sporca di sangue, e anche i capelli arruffati erano intrisi del liquido rosso, come parte del suo volto.
Hermione scoppiò in lacrime, gettandosi accanto a lui. Le fecero spazio, lasciando che si accasciasse accanto al suo volto, glielo prese tra le mani tremanti. Era pallido come non mai.
“Fred? Fred rispondimi sono io.”
Nulla, era fermo. Molly scoppiò in lacrime sul petto di Arthur, che a malapena riusciva a sostenere la moglie e il suo dolore.
“Fred, ascoltami, sono io, Hermione. Quando ero io al tuo posto mi sono svegliata quando ho sentito la tua voce, te lo ricordi?” Gli accarezzò la testa con un mezzo sorriso di speranza, “eh te lo ricordi Fred? Mi hai fatto svegliare tu…”
George guardava la scena senza dire una parola, lo avevano tirato fuori dalle macerie che a malapena respirava, ora non lo capivano nemmeno più se fosse ancora vivo oppure no, c’era solo dolore puro nei suoi occhi.
“Fred, ti prego, ti prego…” Hermione quasi gridò quelle parole, stringendo i capelli di Fred tra le dita.
Improvvisamente sotto il tocco di Hermione, Fred tossicchiò, voltando la testa verso l’alto, muovendosi appena e sbattendo piano gli occhi. Tutti sospirarono intorno a lui di gioia.
“Ommioddio Fred, sei vivo…” la ragazza scoppiò in lacrime per l’emozione, stringendolo a sé.
“Così mi soffochi però Granger…” disse lui piano, non aveva forze per parlare normalmente, doveva sussurrare, ma non poteva non scherzarci su.
“Scusami Fred,” ridacchiò piano Hermione e si tirò appena su in ginocchio, liberandolo dalla stretta, mentre George si accasciava dall’altra parte e lo stringeva a sé senza parole.
“Come ti senti Freddie?”
“Sicuramente non Romano…”
George scoppiò suo malgrado a ridere, ma era furioso al tempo stesso, e spaventato a morte. “Te lo avevo detto di non fare più l’eroe, cazzo… ti odio,” diceva al gemello tra le lacrime, mentre lo abbracciava, che sorrideva debolmente.
“Scusami Georgie…”
“Che cosa è successo?”
“Un Mangiamorte ha causato una frana,” intervenne Draco in piedi, “non sarebbe dovuta andare così, ero io che…” Chiuse gli occhi e voltò la testa altrove, le labbra tremarono. Era colpa sua, Fred si era messo al suo posto, spingendolo via appena in tempo, ed era rimasto schiacciato sotto alle macerie. Come avrebbe fatto a conviverci?
“Che ci vuoi fare, sono meraviglioso…” disse piano Fred a Draco con un sorriso sghembo, ed Hermione sentì di odiarlo e amarlo come non mai, quella sua vena ribelle e coraggiosa non era mai andata via.
Tutti ridacchiarono per la sua battuta, in quel momento. Era sempre lui, in ogni istante.
“Il mio bambino,” sussurrò Molly accarezzandogli la testa, Ginny lo guardò dall’alto, in lacrime, non riusciva a muovere un muscolo.
“Mamma…” si sforzò di dire qualcosa, ma un altro attacco di tosse lo costrinse a bloccarsi.
“Shhh, va tutto bene ora, ti riprenderai lo so…” mormorò Hermione, mettendogli una mano sul petto, sulla casacca verde, ma quando sentì bagnato, l’alzò nel panico tremante. La osservò alla luce delle fiaccole, era completamente rossa, grondante. Guardò verso il basso, sul suo petto si stava allargando una macchia rossa sotto alla giacca verde, scorrendo di lato e fino al collo con dei rivoli sulla pelle bianca.
Ginny si mise le mani davanti agli occhi singhiozzando a quella vista.
Fred prese aria e tossì di nuovo, sputando sangue, un rivolo scivolò dall’angolo, sul mento.
Hermione chiuse gli occhi per un momento, mentre George prendeva uno straccio e lo premeva forte sul petto del gemello, per rallentare l’emorragia.
“Ehi, va tutto bene Granger,” bisbigliò Fred, mettendole una mano sporca di sangue sulla guancia, con molto sforzo. “Non ho paura.”
“Non devi averne, perché andrà tutto bene, tu ti salverai, sei forte…” piangeva Hermione tra una parola e l’altra, sommersa invece dalla paura più totale, ma aveva speranza.
“Ehi, ehi, va bene così. Avrei voluto passare la mia vita con te…”
“Tu la passerai con me, me lo avevi promesso.” Hermione scoppiò ancora in lacrime senza riuscire a trattenersi, avrebbe voluto essere forte, ma non ci riusciva. “ME LO AVEVI PROMESSO” Gridò arrabbiata.
La McGranitt arrivò dietro di loro stremata, insieme ad altri professori, un po’ in disparte. Si mise una mano davanti alla bocca addolorata a quella vista. Iniziò a piangere silenziosamente, e si dovette sostenere a Lumacorno, che l’aveva affiancata, per non crollare a terra.
“Me lo avevi promesso Fred… che non ti sarebbe successo nulla, che mi avresti protetta per sempre…”
“Mi dispiace così tanto,” Fred chiuse gli occhi riprendendo fiato, tossì ancora, altro sangue. Sempre di più. Era anche interna l’emorragia, Hermione se ne rese conto in quel momento.
Quando Fred riaprì gli occhi si voltò appena verso George che appoggiò la fronte contro il suo petto, straziato dal dolore, in lacrime, “non farmi questo Freddie, non puoi andartene, non puoi lasciarmi…”
Fred gli mise una mano sulla testa e lo strinse come più poteva. “George, ti prego,” lo costrinse ad alzarsi appena e guardarlo negli occhi, “io sarò sempre con te. Ogni volta che ti guarderai allo specchio.”
“No NO!” Cercava di non ascoltarlo George, ma la presa di Fred era incredibilmente stabile, in quel momento, e mise tutte le sue forze per farsi guardare in faccia.
“Promettimi una cosa, ti prego” sussurrò Fred tra le lacrime, “ti prego non fare niente di stupido.” Gli disse serio ad un orecchio, e George chiuse gli occhi, capendo bene a cosa si riferisse.
“Promettimelo ti prego. Lei ha bisogno di te.” Disse senza staccare gli occhi da quelli del gemello, che si asciugò la bocca e annuì, “te lo prometto Fred.”
“Prenditi cura di lei,” mormorò riappoggiando la testa a terra, guardando anche Draco, poi tornò a guardare Hermione, “e tu prenditi cura di lui per me.”
“No, Fred, lo farai tu,” sussurrò Hermione accarezzandolo. “Non puoi lasciarmi, non così… io ti amo. Mi avevi detto che mi avresti amato per sempre.”
“Ma io ti amerò per sempre. Grazie per aver reso questi ultimi due anni i migliori della mia vita…”
“Non posso vivere senza di te.”
“Dovrai farlo. Per me. Sei stata tu a dirmi che qualunque cosa poteva accadere, bisogna andare avanti, per coloro che sono caduti… te lo ricordi?”
Hermione annuì e lo baciò sulla fronte, facendo cadere qualche lacrima su di lui, si ricordava di quel momento, a Grimmauld Place.
Ma non avrebbe mai pensato che sarebbe andata così.
“Rimpiango solo una cosa…” iniziò piano Fred, il fiato corto, non aveva più forze, ma non poteva non dirle la verità. Indicò la propria tasca con un dito e George tirò subito fuori la scatoletta blu, Fred l’aprì debolmente e mostrò con la mano tremante e rossa l’anello ad Hermione, che sentì il suo cuore riempirsi d’amore; scoppiò a ridere e a piangere. “Era questo che dovevi chiedermi quella notte?”
“E’ da molto prima che te lo voglio chiedere. Sarebbe stato bello se mi avessi detto di si, se avessi accettato. Avrei tanto voluto sentire il tuo si, con quel tuo sorriso da far girare la testa, vederti camminare sull’altare in bianco, bella come non mai, e… passare il resto della mia vita con te.” Tossì ancora sommessamente, era distrutto, ed Hermione lo sostenne.
“Si.”
Fred alzò gli occhi su di lei sorpreso, la luce in essi non si era mai spenta davvero, era lui come non mai in quel momento. Tutti scoppiarono a piangere commossi per quel momento.
“Si che ti voglio sposare Fred,” rise tra le lacrime e Fred fece altrettanto.
“D-davvero?”
“Si, Fred. Certo che si, voglio passare la mia vita a sopportarti.” Rise ancora lei, e lui le mise piano l’anello al dito, tirandosi appena su. Scoppiarono a ridere ed Hermione appoggiò la sua fronte contro quella di lui, baciandolo poi con delicatezza. Fred ricambiò debolmente, poi con una smorfia di dolore si staccò e si riappoggiò a terra.
Hermione aveva la bocca sporca di sangue, ma non le importava, non riusciva a staccare gli occhi da quelli nocciola di Fred, che da vividi sembravano diventare sempre più stanchi e velati.
“Signora Weasley… mi piace…sarebbe stato così bello passare la vita a infastidirti” bisbigliò con un sorriso furbo, il suo solito, “Signora Hermione Weasley…” ripeté allegro, “mi piace…” poi le parole gli si spensero, come la vista.
“Fred…”
Il rosso iniziò ad annaspare alla ricerca d’aria, spaventato; George gli mise una mano dietro alla testa, ignorando la profonda ferita e il sangue, per sostenerlo, “ho freddo…” tossì ancora, il sangue uscì copioso. Draco si inginocchiò dietro George insieme a Ginny, non più in grado di stare in piedi.
“Ci siamo qua noi Freddie, va tutto bene.” Continuava a dire George piano, rassicurando il gemello, cercando di scaldarlo standogli attaccato, e continuando ad accarezzarlo.
Hermione gli strinse la mano con forza, per fargli sentire che era lì, vicino a lui, che non lo avrebbe mai lasciato, “Fred, ti prego non lasciarmi, ti prego…”
“Non ti lascerò mai Hermione…” disse con un filo di voce Fred, “non vi lascerò mai…” ma lo stava facendo e lo sapeva, annaspò ancora, tossendo, ma sorrideva, nonostante la paura, e nonostante iniziasse a sentire tutto ovattato, distante, tutto stava diventando buio.
Sentiva solo la voce di Hermione, come un eco, sempre più lontana, non capiva più cosa diceva, ma era dolce e piacevolmente famigliare, e gli faceva pensare a tanti bei ricordi, tanti bei momenti; così la paura svanì grazie a quella voce, che lo accompagnò fino alla fine.
“Fred? Fred?” Hermione sentì la presa di Fred nella sua mano farsi sempre più debole, fino a diventare del tutto inerme. Gli occhi gli si chiusero e la sua testa ricadde di lato lentamente, esalando l’ultimo respiro.
“FRED? FRED, NO, NO TI PREGO, NON PUOI ANDARTENE. TORNA DA ME TI PREGO, TORNA DA ME.” Gridava Hermione disperata, rendendosi conto che non respirava più. Non aveva mai provato tanto dolore come in quel momento, nemmeno quando era stata torturata.
Quello era troppo, troppo da sopportare. L’amore della sua vita se ne era andato per sempre. Fred se ne era andato.
Hermione scoppiò in lacrime sul suo petto, stringendo la sua casacca e i capelli, ma non poteva più sentirla. Urlò di dolore tra le lacrime, cercando di rimanere aggrappata a lui, per non lasciarlo andare via.
La McGranitt si dovette sedere su una delle panche, lo sguardo vacuo, spento. Lumacorno teneva gli occhi fissi su Fred, a terra e su Hermione che sembrava poter morire di dolore da un momento all’altro.
“No, Fred, qualcuno… fate qualcosa, un incantesimo… ci deve essere un modo. NOOO!”
Due braccia forti la sollevarono in piedi e la spostarono dal corpo di Fred, lei si divincolò come una forsennata, scalciando. Poi le due braccia la fecero voltare, e per un momento, in quell’istante di puro dolore e follia credette che fosse Fred, che si era alzato, salvo, pieno di vita, per stringerla a sé.
Ma non era Fred, era George.
E dal suo sguardo vide il suo stesso dolore, anche se in una forma diversa. Un altro tipo di amore. I suoi occhi nocciola lucidi la fissavano senza parole, non riusciva a dire nulla, ma da quello sguardo Hermione capì.
E’ finita. Se ne è andato.
Si gettò tra le braccia di George scoppiando ancora in lacrime, e lui si sentì davvero morire dentro. Una parte di lui, la sua metà se ne era andata per sempre. Subito sentì di voler raggiungerlo, di passare la vita con lui da un’altra parte.
Ma come poteva?
Sentì Hermione piangere tra le sue braccia, mentre Ginny, Molly, Arthur, Percy circondavano Fred per salutarlo. Come poteva lasciarla? E come poteva far quello alla sua famiglia?
Glielo aveva promesso. Lo aveva promesso a Fred, come lo aveva fatto promettere a lui un mese prima, la notte del loro compleanno. Ma era toccato a Fred, non a lui alla fine, e non poteva non rispettare quella promessa.
Sarebbe dovuto andare avanti, per tutti loro, per sé stesso.
Per Fred.
Hermione si strinse con forza a George, per molto tempo, piangendo tutte le sue lacrime, voleva strapparsi il cuore dal petto tanto le faceva male. Non sarebbe mai vissuta veramente così. Se ne rese conto in quel momento per davvero.
“Lasciami!” Hermione si divincolò da lui con una rabbia cieca che le montava dentro. Si staccò da George, che non riuscì a trattenerla, debole com’era.
“Hermione…dove vai?” sussurrò George disorientato, ma lei si era già allontanata. Il rosso non riuscì a muovere un muscolo, si inginocchiò di nuovo accanto a Fred e guardò suo fratello: gli occhi chiusi, il viso pallido rilassato, sembrava quasi dormisse. Ormai lontano. Sperò fino all’ultimo che si svegliasse ridendo, dicendo che era stato tutto uno scherzo al suo solito modo, ma non accadde.
Se ne era andato per sempre, e in quel momento non riusciva a pensare che quello.
 
Dietro di loro c’era Harry che guardava la scena inerme, sopraffatto dal dolore, l’occhio gli cadde anche su Lupin e Tonks. E capì cosa andava fatto.
 
 
 
 
§
 
 
 
Harry si avvicinò piano e passò accanto ad Hermione che correva via nella direzione opposta, capendo che forse era meglio lasciarla sola per un po’, così non la seguì. Si avvicinò a Ron e lo abbracciò stretto, guardando il corpo di Fred immobile.
Quella scena era così sbagliata. Tutto quello che era successo era sbagliato. La morte di Fred era sbagliata, aveva vent’anni, una vita con Hermione, con George, con i suoi amici davanti a lui. E gli era stata portata via a causa sua, perché Fred aveva deciso di combattere al suo fianco, per la libertà del mondo magico, ma era stato un prezzo troppo alto da pagare.
Guardò la famiglia Weasley attorno al ragazzo senza vita, piangere tutte le loro lacrime. La famiglia che lo aveva accolto come un figlio e che gli aveva dato tutta la sua lealtà. La famiglia più bella, assurda, rumorosa, dolce e divertente che avesse mai incontrato, ora sembrava composta da spettri senza luce negli occhi, solo dolore, rabbia, rassegnazione.
Era tutto così sbagliato.
Ora sapeva, e aveva capito tutta la verità, non c’era nient’altro che potesse fare.
Si avvicinò piano a Draco, Ron era seduto accanto a lui in silenzio.
“Uccidi il serpente, è l’ultimo Horcrux.” Sussurrò a Draco chinandosi su di lui, poi si alzò in piedi e si incamminò per la Sala. Il biondo gli corse dietro.
“Dove stai andando?”
“Doveva andare così dall’inizio Draco, l’ho capito solo ora. Uccidi il serpente e rimarrà lui solo. Uccidetelo. E finirà tutto.”
“Non andare Harry…”
Harry si voltò verso Draco e lo abbracciò stretto, “gli altri capiranno,” guardò oltre le sue spalle Ron e incrociò il suo sguardo, si era alzato in piedi e lo fissava, “ho appena perso Fred, Harry non puoi farmi questo.”
“Non c’è altro modo. Fidatevi di me.” Sussurrò con un filo di voce. Poi si voltò e si incamminò diretto alla foresta, incontro al suo destino.
 
 
 
 
§
 
 
 
Hermione camminò barcollando nel buio per i corridoi distrutti, dalle pareti bucate o incenerite, le scale rovinate. Era tutto così spettrale.
Non era rimasto quasi nulla della Hogwarts che l’aveva accolta anni prima.
Ormai l’alba non era lontana, il cielo si stava colorando di indaco. Le gambe si muovevano lente, da sole, e la stavano portando su, sempre più su. Salì la scala a chiocciola, e arrivò alla finestrella opaca.
L’aprì piano e la scavalcò, una parte lontana del tetto era sfondato, ma alcune tegole avevano resistito, e il punto suo e di Fred era ancora intatto. Si accucciò a terra e sfiorò le tegole con il dito, ricordando quella notte dove avevano parlato per ore sotto la coperta, dove si erano confidati i loro segreti per la prima volta; e poi dove erano scappati per baciarsi e parlare di loro in pace, lontano da tutti.
Era il loro posto, solo loro.
Ed era lì che sarebbe dovuto succedere. Si alzò lentamente, gli occhi velati, non provava nemmeno più rabbia, dolore, tristezza, tutto se ne era andato con Fred, anche le sue emozioni.
Non avrebbe mai vissuto una vera vita senza di lui. Doveva andare così.
Arrivò al bordo del tetto, e guardò giù. Il prato era lontanissimo, parecchi metri più in basso, le vennero le vertigini e dovette chiudere gli occhi.
Respirò profondamente, e avvertì di nuovo quella nausea tremenda, ma pensava fosse dovuta al dolore.
Fece un altro piccolo passetto in avanti, “coraggio Hermione,” disse a sé stessa, avanzò ancora, il suo piede era nel vuoto.
Chiuse di nuovo gli occhi, non ce la faceva a guardare giù, stava per lasciarsi cadere, l’unico modo per mettere fine a quel terribile e orrendo senso di vuoto, ma una voce dietro di lei la fece trasalire e balzare all’indietro, cadendo di sedere sulle tegole.
“Mi manca di già la tua goffaggine.”
Si voltò puntellandosi sui gomiti e sbarrò gli occhi incredula. Fred era dietro di lei, seduto nel loro punto, praticamente stravaccato al suo solito modo, e sorrideva beffardo.
Era completamente rischiarato da una luce azzurrina, semi trasparente. Quasi come un fantasma. Hermione si chiese come fosse possibile che fosse lì, ma non le importava. Si alzò e lo guardò.
“Sei qui.”
“Te l’avevo detto che ci sarei sempre stato per te, non dirmi che non mi hai creduto Granger.”
“Mi hai lasciata qui…” era arrabbiata con lui per quello che aveva fatto, si era sacrificato per Draco. Era felice che lui fosse vivo, ma aveva perso Fred per quel gesto così altruista e coraggioso.
“Mi dispiace Granger…”
“Non mi bastano le tue scuse… sei morto Fred! Per sempre…” si voltò di nuovo verso il vuoto, le lacrime che tornavano prepotenti, non riusciva nemmeno a guardarlo; faceva troppo male.
“Non posso vivere senza di te.”
“Io veglierò sempre su di te, Hermione, io sono qui…” la sua voce era più vicina, e la ragazza si rese conto che era dietro di lei in piedi, e la guardava dall’alto con tristezza. Si voltò per guardarlo, allungò una mano verso la sua, ma lo trapassò.
Chiuse gli occhi.
“Non sei qui…”
“Sono dentro di te.”
“Non è la stessa cosa.” Tornò a guardare il vuoto, “solo così saremo davvero di nuovo insieme.” Si fece coraggio, era sicura di quello che stava per fare, per quanto terribile, ma non voleva nient’altro che lui.
Si sporse di nuovo verso il vuoto, pronta ancora una volta a farla finita e lasciarsi cadere, scivolando appena verso il bordo.
“Spero davvero che non prenda la tua goffaggine.” Commentò divertito Fred dietro di lei, e a quelle parole Hermione si bloccò allibita. Il cuore le si fermò, iniziò a tremare, dentro di lei vorticarono un migliaio di emozioni diverse, e domande.
Si voltò molto lentamente, e senza rendersene conto si sfiorò il ventre. “Cosa?”
Fred allungò una mano per sfiorarle la pancia, ma sapendo che l’avrebbe trapassata, si bloccò un attimo prima, chiudendo gli occhi.
“Avrà i capelli rossi ci scommetto, il tuo sorriso meraviglioso, ma con la mia punta di malizia. Spero gli piacciano gli scherzi quando sarà più grande... chissà quanti ne farà con lo zio George...”
La voce di Fred era calda rassicurante, ed Hermione scoppiò in lacrime tenendosi il ventre, sia di gioia, sorpresa che dolore. Era felice, ma sola.
“Dovevi scoprirlo insieme a me, conoscerlo…come faccio a vivere senza di te?”
“Vedrai me tutti i giorni in lui…Non farlo Hermione… per lui. Per me. Sarò sempre con voi.” Le sussurrò ad un orecchio. Hermione si avvicinò a lui, sperando con tutto il cuore che potesse abbracciarla, baciarla, stringerla.
Ma quando riaprì gli occhi lui non c’era più, e la ragazza si chiese se fosse mai apparso per davvero, o se fosse stata solo un’allucinazione per il dolore, una cosa creata dal suo cervello per fermarla, perché inconsciamente sapeva del bambino, ma aveva usato Fred per farlo.
O forse ancora era quella piccola parte di Fred che non se ne era mai andata dopo lo Scambio, quella che viveva dentro di lui, e che ci avrebbe vissuto per sempre. Quella che riusciva a sentire, e quindi anche a vedere…
Si accasciò a terra, strisciando lontano dal bordo e si rannicchiò a piangere le ultime lacrime che le erano rimaste, si sentiva prosciugata. Ma quella nuova vita dentro di lei almeno le aveva dato uno scopo.
Anche se voleva dire vivere senza di lui.
 
 
 
 
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Harry camminava come un fantasma, lasciandosi strascinare dai suoi piedi, che sembravano non rispondergli più. La foresta si aprì davanti a lui e lo inghiottì nella sua oscurità.
Anche se stava sorgendo l’alba, dentro gli alberi enormi e spessi, non lasciavano entrare molta luce. Camminò lentamente, diretto al cuore della Foresta Proibita.
Arrivato in una piccola radura si fermò, e si infilò una mano in tasca, tirò fuori il Boccino d’Oro e guardò la scritta sottile incisa su di esso.
Mi apro alla chiusura.
Ora capiva il significato di quella scritta, ecco perché Silente glielo aveva lasciato, perché sapeva che quel momento doveva arrivare.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, “sono pronto” pensò e riaprì gli occhi. Sussultò di sorpresa.
Intorno a lui c’erano quattro figure in piedi, rischiarate da una luce azzurrina e semi trasparenti.
Sua mamma, suo papà, Lupin, e Sirius. La sua famiglia. Si avvicinò a sua mamma per sfiorarla, ma la sua mano la trapassò, Harry si bloccò rattristato. Però erano lì con lui.
“Sei stato così coraggioso Harry in questi anni.” Disse sua mamma con un sorriso.
“Voi…”
“Abbiamo vegliato su di te per questi diciassette anni, ogni giorno,” rispose per lui suo padre.
“Non volevo che qualcuno di voi morisse per me… come Dobby, Silente, Moody, Edwige… Fred…” quell’ultimo nome gli diede una stretta al petto terrificante. La sua morte era una delle peggiori, perché aveva lasciato non solo amici, ma un’intera famiglia straziata dal dolore, ed Hermione, che credeva di passare la sua vita in pace insieme a lui.
Erano tutte sbagliate, dolorose, ma la sua, gli faceva male come non mai.
“Fred sta bene,” sussurrò sua madre, ed Harry chiuse gli occhi accecato dalla disperazione.
“P-perché siete qui?” Riuscì a chiedere dopo un po’ di silenzio.
“Perché puoi fare una scelta ora Harry. La pietra che hai in mano? Sai a cosa serve?”
“A rivedere i propri cari defunti?”
“Possederla comporta una scelta, e un sacrificio. Quando ti è stata donata, ci si aspettava che tu fossi in grado di prenderla.”
Harry pensò a Silente, e su quante cose lo avesse tenuto allo scuro, anche sul significato della Pietra della Resurrezione. Gliel’aveva data, perché?
“Una scelta?”
“Grazie a quella Pietra potrai riportare in vita solo uno di noi, ma questo comporterà sacrificare la tua vita. E’ questa la tua scelta.” Spiegò Sirius con calma.
“Questo vuol dire, che se tengo la pietra, non morirò?”
“Esattamente.”
“Ma se la lascio… uno di voi tornerà indietro?”
“Dovrà essere l’ultimo nome che pronuncerai, il prescelto, eh si tornerà indietro.” Disse con un mezzo sorriso Lupin.
Harry iniziò a girare piano in tondo guardandoli tutti con sofferenza. “Mamma, papà… io…”
“Lo sappiamo tesoro mio. Non avrebbe senso riportare indietro solo uno di noi, non potremmo vivere senza l’altro.”
“Siamo morti da diciassette anni… va bene così.”
Harry si voltò verso Lupin, “Lupin, tuo figlio, Tonks…”
“Altri gli diranno per cosa suo padre e sua madre sono morti… un giorno lui capirà.”
Harry sospirò di tristezza e si voltò verso Sirius, “Sirius…”
Ma lui si limitò a sorridere e scuotere al testa, “va bene così Harry. Avrei voluto passare la vita a farti da padrino, ma ora sono di nuovo con i miei migliori amici… sono felice.”
Harry chiuse gli occhi distrutto, un enorme peso sul petto, che lo soffocava, ma non era combattuto, dopo quelle parole. Sapeva che cosa era giusto fare.
Guardò di nuovo i suoi genitori, uno sguardo pieno di decisione negli occhi, non aveva più paura, perché c’erano loro con lui.
Suo padre sembrò leggergli nella mente il suo unico dubbio. “Gli altri sono tutti d’accordo…”
Harry sorrise appena, si era la cosa giusta da fare. Ne era sicuro. Altri avrebbero portato avanti la missione, ce l’avrebbero fatta anche senza di lui.
“Fa male?”
“E’ più facile e veloce che addormentarsi.”
“Ma voi resterete con me vero?”
“Fino alla fine.”
 
 
 
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George si era steso accanto a Fred, e si era addormentato per pochi minuti, distrutto dal dolore e dal pianto, non aveva più forze. Si svegliò che fuori c’era già luce, si alzò appena e si guardò intorno. Aveva gli occhi gonfi di pianto, i capelli disordinati, il volto pallido e tirato.
La McGranitt incrociò il suo sguardo poco lontano, si alzò vedendo che era sveglio, gli mise una mano sulla spalla, senza sapere che cosa dire, George appoggiò la mano sulla sua con delicatezza. Si sforzò di sorridere ma non ci riuscì, e questo fece sprofondare ancora di più nel dolore la sua ex professoressa, che non riuscì a credere che George avrebbe dovuto passare il resto della sua vita da solo.
Si chiese dove fosse Hermione e si risedette.
George guardò i suoi ex compagni di scuola: Neville era seduto su uno dei tavoli e si rigirava il capello tra le mani, qualcosa luccicò al suo interno e si riflesse sul suo volto.
Neville sbarrò gli occhi strabiliato.
Luna consolava Calì che accarezzava piano la testa a Lavanda, stesa sulle sue gambe, che riposava dopo la dolorosa cura.
Colin Canon era anche lui su una delle barelle, senza vita. Sedici anni. Era voluto rimanere a combattere con loro.
George sentì un groppo in gola tornando a guardare il suo gemello, e gli spostò un ciuffo dalla fronte.
“Perché te l’ho fatto promettere… perché tu l’hai fatto con me bastardo… adesso sarei già lì con te… perché non me lo hai permesso?” Gridò poi, mentre il dolore tornava ad assalirlo come un’ondata, iniziò di nuovo ad agitarsi e ansimare. Draco scattò verso di lui e lo strinse con forza, sedendosi accanto a lui.
“Ehi, ehi, George calmati… cosa accadrebbe se te ne andassi anche tu? Tua madre? Ginny?” Cercò di calmarlo il biondo e farlo ragionare, mentre George si accasciava sulle sue gambe, scoppiando di nuovo in lacrime.
Draco guardò il volto di Fred per un attimo, mentre teneva George, ma dovette distogliere lo sguardo. Il fatto che ci sarebbe dovuto essere lui al suo posto lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita.
 
 
 
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Harry strinse nella mano la Pietra, comparendo dagli alberi e portandosi al centro della grande radura dove Voldemort e tutti i suoi Mangiamorte sopravvissuti lo aspettavano trepidanti.
Voldemort si voltò a guardarlo, e sorrise senza pietà. Alzò appena la bacchetta con un gesto elegante.
“Harry Potter… il ragazzo che è sopravvissuto…”
Harry prese un grande respiro e si rigirò la piccola pietra tra le mani, immobile.
“Venuto a morire…”
Harry chiuse gli occhi, era pronto.
E’ la scelta giusta Harry.
Sei così coraggioso figlio mio.
Siamo fieri di te.
Le loro voci nella testa lo rassicuravano. Si, era la cosa giusta. E lui era pronto.
Voldemort puntò la bacchetta contro di lui. “AVADA KEDAVRA.”
Harry vide il lampo di luce verde accecante attraverso le palpebre, “Fred…” sussurrò piano e immediatamente lasciò la presa sulla pietra, che cadde nell’erba ai suoi piedi, un attimo prima di essere colpito.
 
 
 
Fred sbarrò gli occhi e spalancò la bocca prendendo aria a fatica, che tornò fresca nei suoi polmoni di getto. Inarcò la schiena sollevandosi appena, per poi gettarsi di lato, tossendo per lo shock improvviso.
Sputò del sangue a terra e tentò di regolarizzare il respiro rotto e affannoso, ansimando e continuando a tossire.
George lo vide e cacciò un grido di sorpresa, come Draco che cadde quasi all’indietro dopo che George si era puntellato su di lui per tirarsi su.
“Fred? FRED! NON CI POSSO CREDERE, SEI VIVO!” Gridò George gettandosi su di lui immediatamente, catturando l’attenzione di quasi tutta la Sala Grande. Molti si alzarono.
“Come è possibile?” Gridò Draco ancora mezzo scioccato, mettendosi le mani nei capelli, mentre George quasi soffocava il gemello con un abbraccio, e quest’ultimo rispondeva a malapena, picchiettandogli la schiena.
“George… George… soffoco…” mugolava sotto di lui, cercando di liberarsi.
“O Merlino scusami,” disse George ma rimase chino su di lui, tenendogli il volto con le mani, lacrime di gioia e sorpresa scorrevano sulle sue guance, “eri morto Fred… eri morto, te ne eri andato…” gridava tra le lacrime sconvolto, scuotendo il volto di Fred, che sorrideva debolmente.
“Sono tornato Georgie… sono qui ora.”
“Mamma!” Gridò George, mentre Draco stringeva Fred, dall’altra parte della stanza Molly arrivò correndo, sconvolta da tutto quel chiasso, “George che stai…” iniziò tristemente, ma non appena Draco si spostò e Molly vide Fred sotto di lui che tossicchiava debolmente, ma sorridente, le si fermò il cuore e cacciò un grido che risuonò in tutta la Sala Grande.
“FRED!”
Si accasciò accanto a lui e lo abbracciò tempestandolo di baci, “il mio ragazzo, se vivo… ARTHUR!”
“Mamma,” singhiozzò piano Fred, stringendosi a lei con tutta la forza che aveva, era confuso, stranito, e faceva fatica a tornare a respirare in modo regolare. La testa gli girava.
Arthur, Ron, Ginny, Bill, Percy, Fleur, arrivarono correndo come matti, a quelle urla, e gridarono anche loro di gioia a quella vista meravigliosa e incredibile.
Tutti lo abbracciarono, piangendo ridendo di felicità, sollevati come non mai per quel miracolo.
Ron gli arruffò la testa sorridendo. “Bentornato tra di noi.”
Fred riprese fiato sorridendo, e si alzò a sedere a fatica, quanto tutti si spostarono, sorretto da George e Draco.
La casacca era ancora sporca di sangue, come i capelli, il volto, il collo, se l’aprì slacciandola, la ferita era ancora lì, ma chiusa, anche se ancora piena di sangue.
“Ma che…”
Se la sfiorò confuso, toccandosi anche quella alla testa. Il sangue si confondeva nelle ciocce rosse, si tastò piano, non era più aperta nemmeno quella. Lasciò ricadere il braccio e avvertì un piccolo capogiro per il troppo sforzo, ricadde nelle braccia forti del gemello.
“Non mi sento molto bene…” commentò incredulo, sbattendo gli occhi più volte.
“Ci credo Fred che non ti senti bene, sei tornato dall’aldilà,” rispose divertito George, baciandolo sulla fronte.
“Sei qui,” continuò poi serio, a bassa voce, Fred alzò gli occhi lucidi su di lui, “sei qui con me.”
“Sono qui George.”
Si abbracciarono stretti, confusi, ma felici di quel momento, con mille domande in testa come tutti. Nessuno se lo spiegava.
Fred sentì la testa e gli occhi pesanti, si appoggiò al petto di George, mentre tutti discutevano tra di loro, battibeccando, su cosa potesse essere successo, tutti dicevano la propria.
Prima di perdere i sensi, Fred sorrise per un momento, così felice e al sicuro di essere di nuovo lì tra loro.
 
 
§
 
 
 
Harry si svegliò in un posto strano, completamente illuminato da una forte luce bianchissima. Sembrava il binario di una stazione, sotto ad una panchina vide un essere orrendo rannicchiato su sé stesso. Si ritrasse spaventato, e si voltò quando sentì una voce piacevolmente famigliare dietro di lui.
“Harry caro, carissimo ragazzo. E coraggioso, coraggioso uomo.”
“Professori Silente… ma che cos’è quello?”
“Vieni facciamo due passi.”
Si incamminarono lungo il binario, nella luce bianca. Harry era felice di rivederlo, anche se voleva qualche risposta.
“Quella era la parte di Voldemort che viveva in te, tu eri l’Horcrux che lui non ha mai avuto intenzione di creare. E l’ha uccisa poco fa, quando ha ucciso te.”
Harry non rispose, così Silente continuò.
“Sei stato molto coraggioso a sacrificare la tua vita per quella del signor Weasley.”
“Lui aveva una famiglia da cui tornare… io no.”
“Non è del tutto vero. Ormai è anche la tua di famiglia, ma il tuo gesto è stato ammirabile, non hai avuto ripensamenti.”
“Vorrei sapere cosa sta accadendo là ora…”
“Perché non vai a vedere di persona?”
“Che cosa?”
“Dove credi che siamo?”
“Sembra King’s Cross, ma più pulita…”
“Dici che è King’s Cross eh? Allora potresti saltare su un treno e tornare indietro…”
“Ma…Voldemort.”
“Voldemort ha ucciso semplicemente solo la parte di lui che viveva in te, non la tua anima. Anche non usando il potere della Pietra, saresti comunque potuto tornare indietro…”
“Questo vuol dire che…”
“Si Harry, puoi scegliere. Tornare indietro e finire quello che hai iniziato, so quanto tu sia stanco di tutto questo… sarebbe più facile rimanere, lasciar fare a qualcun altro, no?”
“Se posso scegliere… sono io a dover mettere fine a questa guerra…una volta per tutte.”
 
 
 
 
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Fred riaprì gli occhi, sentendosi un po’ meglio di prima. Si tirò su appena e si guardò intorno. Molte persone lo circondarono sorridendogli, scambiando qualche parola.
La McGranitt lo abbracciò con affetto, cosa che spiazzò per un attimo Fred, ma ricambiò felice.
“Sono così felice che tu sia…” ma non finì la frase commossa e si soffiò il naso con un fazzoletto scozzese.
Si allontanò e Fred guardò a terra, vide la scatoletta aperta accanto a lui, vuota. Sbarrò gli occhi ricordandosi di quello che era successo poco prima che tutto diventasse buio, distante…
“Hermione…”
Aveva detto si. Hermione aveva accettato la sua proposta. Si guardò intorno girando la testa, ma non la vide da nessuna parte, George era poco distante, accanto al tavolo, che parlava con Ginny e Neville. Cercò di alzarsi, ma sentì una fitta tremenda alla gamba che era stata colpita dalle macerie, quella era ancora insanguinata e infettata.
Strizzò gli occhi per far passare il dolore, e tentò nuovamente ad alzarsi a fatica.
 
 
 
Hermione tornò in Sala Grande, voleva stare vicino a George, a tutti i Weasley, e dare la notizia.
Alla fine sarebbe stata parte di quella famiglia comunque. Quel pensiero le permetteva di muovere un piede dopo l’altro.
Arrivò sulla soglia, e guardò il muro semi distrutto. Esattamente in quel punto, due anni prima, la mattina dopo lo Scambio, nel corpo di Fred, lo stava aspettando in preda all’ansia, appoggiata al muro.
Sorrise al ricordo, e a quella strana avventura che li aveva portati ad innamorarsi perdutamente, anche se lo erano da tempo.
Camminò per la Sala e non appena vide George lo raggiunse, afferrandolo per un braccio.
“George devo dirti una cosa,” aveva le lacrime agli occhi per tanti motivi, avrebbe voluto dare quella notizia a Fred in persona, ma era felice che ci fosse almeno George e che ci sarebbe sempre stato per lei, l’avrebbe aiutata lui.
“Anche io Hermione,” aveva un sorriso smagliante in volto, ed Hermione intontita, confusa, triste, ma felice com’era per la notizia, non si interrogò sul motivo.
“Prima io…” disse velocemente, “so che è assurdo, ma io lo so... lo sento.”
“Che cosa?”
“Sono incinta.” Disse a voce alta, afferrandolo per entrambe le braccia e invertendo le posizioni, ora dava le spalle al fondo della Sala. George sbarrò gli occhi allibito, senza parole. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono. Era una notizia meravigliosa, da togliere il fiato. Hermione stava per dire qualcos’altro, anche lei stranita ma felice quanto lui.
“Sei incinta?”
La voce di George alle sue spalle le bloccò le parole in gola. Fissò George dal basso, non aveva ancora emesso un suono. Ma quella era la sua voce, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Aprì piano la bocca confusa, cercando di dire qualcosa, ma non ci riuscì, George sorrideva, quello voleva dire che… le parve che il suo cuore si fermasse per davvero quella volta.
Hermione dovette chiudere gli occhi, mentre si voltava sul posto, molto, molto lentamente.
Quando li riaprì, non credette a quello che vedeva. Portò le mani alla bocca sconvolta. 
Fred era in piedi davanti a lei, ancora sporco di sangue, leggermente piegato, che cercava di non mettere peso sulla gamba ferita. Ma era lui, era vivo. Il suo Fred.
“F-Fred…” balbettò con la voce roca, il cuore ora le batteva a mille nel petto, sembrava esplodere. Le gambe si fecero molli, e dovette mettere tutta la sua buona volontà per non crollare.
“FRED!” Gridò rendendosi conto in quell’istante che era effettivamente lui, vivo, davanti a lei. Scattò in avanti verso di lui, dimezzando la poca distanza che c’era tra di loro, Fred zoppicò a fatica in avanti, piangendo di gioia come lei, ed Hermione letteralmente si tuffò sopra di lui, stringendolo in un abbraccio, il più bello che avesse mai dato e ricevuto.
Il suo corpo era caldo, morbido, il suo cuore batteva di nuovo. Si accasciarono a terra insieme, ridendo e piangendo. Hermione lo baciò con passione, e fu come toccare il cielo e tornare indietro.
Fino a pochi minuti prima aveva creduto di non poterlo più rivedere sorridere, parlare, baciare, invece era di nuovo lì con lei, con tutti loro.
Fred si staccò dal bacio ricordandosi di quello che aveva appena sentito, e le prese il sottile volto nero di fuliggine, ancora sporco di sangue come il suo e rigato dalle lacrime tra le mani affusolate.
Era incredulo, ma non era mai stato tanto felice in vita sua. "Cosa... cosa... com'è possibile?"
"Io non lo so, ma... Aspetta, hai detto… che sei incinta?”
Hermione rise e annuì, asciugandosi le lacrime, “si Fred. Sono incinta. Avremo un bambino…”
“Un maschio?”
Hermione annuì ancora, mentre tutti si avvicinavano a loro al settimo cielo, qualcuno perplesso, stranito, altri allegri come non mai. Molly stava per svenire a quella notizia.
“Come fai a saperlo?”
“Lo sento.”
Me lo hai detto tu.
Avrebbe voluto dire, ma ci sarebbe stato tutto il tempo per spiegare quella strana visione che aveva avuto, e di come pensasse centrasse il loro Scambio. Ma c’era tempo.
Avevano di nuovo tempo, tutto per loro.
Fred scoppiò a ridere commosso e l’abbracciò stretta, “ti amo da impazzire Granger” dondolando avanti e indietro, godendosi il suo contatto vellutato, il profumo della sua pelle e dei suoi capelli.
Era di nuovo lì, con lei con George. E non li avrebbe lasciati mai più.
“Anche io Fred.”
Neville salì in piedi sul tavolo, guardando fuori da un vetro rotto; mentre Hermione aiutava a stento Fred a rimettersi in piedi, per fortuna venne in soccorso George.
“Ahem… ragazzi. Odio rovinare questo momento… ma il nostro caro Voldemort è tornato…con tutta la combriccola…”
Tutti si avvicinarono alla finestra, per vedere. Fred, Hermione e George rimasero indietro, dovendo sostenerlo, era ancora molto debole e si muoveva a fatica.
C’era anche Hagrid, e portava in braccio qualcosa.
Mentre tutti si riversavano all’esterno, Draco si affiancò a Neville, che aveva ancora in mano il Cappello Parlante, e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio, lanciando un’occhiata dentro al vecchio cappello. Neville sorrise convinto e annuì.
Tutti uscirono fuori nel cortile interno, ricoperto di macerie. Era una limpida mattina di maggio, il sole stava sbucando dietro alle montagne.
“HARRY POTTER… E’ MORTO!” La voce allegra di Voldemort tuonò per tutto il cortile.
“NO!” L’urlo di Ginny si levò alto, scattò in avanti verso di loro, ma Ron la bloccò per le braccia.
“Sciocca ragazzina… Harry Potter è morto! Si…” Rise malvagio, seguito da tutti i Mangiamorte, alcuni come Bellatrix saltellavano di gioia, altri erano immobili come Lucius e Narcissa, zitti,
“D’ora in poi,” continuò Voldemort, “riporrete la vostra fiducia in me. Coraggio, chi è il primo che si unirà al mio esercito? Fate un passo avanti…”
Calò un silenzio cupo, carico di tensione. Si sentivano i respiri di tutti, alcuni si scambiarono delle occhiate d’intesa.
Nessuno fece un passo.
Voldemort camminava avanti e indietro, impaziente, facendo volteggiare il lungo mantello nero; in attesa.
Tra la folla, una chioma bianca si fece avanti improvvisamente, un piede dietro l’altro. Centinaia di occhi si puntarono su di lui, che si fermò al centro dei due schieramenti.
Voldemort ridacchiò ironico. “Bene Draco, un po’ me lo aspettavo… sempre dalla parte del vincente, non è vero?”
Draco non rispose, lo sguardo fisso a terra.
Hermione si scambiò un’occhiata stranita con Fred, George e Ron. Cosa stava facendo ora? Per un attimo il cuore della ragazza si colmò di terrore. Draco era imprevedibile.
Lucius si chinò appena in avanti, porgendo una mano al figlio, terribilmente imbarazzato che si trovasse dalla parte opposta, “figliolo… coraggio vieni.”
Draco fece ancora qualche passo in avanti, lo sguardo ancora a terra, poi quando fu più vicino a Voldemort, alzò lo sguardo appena, e vide Nagini che strisciava accanto al suo padrone.
A quel punto lo alzò del tutto e incrociò gli occhi rossi e divertiti di Voldemort, che lo scrutavano senza pietà.
“Sarà divertente giocare ancora un po’ con te, fino a quando non mi stuferò…” Altre risate dietro di lui, Bellatrix gongolava di quello che gli avrebbe fatto per aver combattuto contro di loro.
“Voglio dire una cosa prima…” lo interruppe Draco, sicuro, e tutti trattennero il fiato, zittendosi.
“Bene Draco, sono sicuro che sono tutti molto interessati nel sapere che cosa hai da dire…”
Draco si aprì in una mezza risata ironica, il viso sporco di sangue e polvere, i capelli arruffati, il completo nero sbrindellato, e si guardò alle spalle.
“Non importa che Harry sia morto…”
Hermione chiuse gli occhi, trattenendo un singhiozzo.
“Draco…” disse piano Neville, facendo lentamente qualche passo avanti, che però nessuno notò tranne Draco.
“La gente muore di continuo… da sempre. A causa tua.” Si voltò puntando un dito contro Voldemort, che fece un gesto di stizza con la testa, “i genitori di Harry, Sirius, Lupin, Tonks, Dobby…” chiuse gli occhi, ricordando quando aveva saputo del suo piccolo amico, nella cella e ricacciò con determinazione indietro le lacrime, “tutti i giorni… muoiono le persone più buone. Più coraggiose, per colpa TUA, loro oggi non ci sono più. Ma ci siamo NOI. Si, forse avremo perso Harry stanotte, ma ci SIAMO NOI. Io, Hermione, Ron, Neville, Fred, George, Ginny… tutti noi, non lasceremo che Harry sia morto invano. CONTINUEREMO A COMBATTERTI SEMPRE, perché il cuore di Harry batteva per noi, il cuore di tutti loro. TU MORIRAI STANOTTE PERCHE’ NON E’ ANCORA FINITA! PER LORO!” Urlò con quanto fiato aveva in gola, tutti dietro di lui sussultarono di sorpresa; si voltò, nessuno se ne era accorto, ma Neville si era avvicinato a lui silenzioso, il Cappello in mano.
Il sorriso scomparve dal volto di Voldemort, che alzò una mano bianca in aria.
“Uccidi.” Ordinò a Nagini, che scattò in avanti, puntando alla gola di Draco.
“NEVILLE!”
Il ragazzo pronto infilò una mano nel Capello, e sfilò la lunga spada argentata di Grifondoro, lasciando cadere il cappello. La lanciò a Draco che la prese al volo con una sola mano, ruotando il busto.
L’alzò in aria e la fece calare con un grido su Nagini, a pochi centimetri da lui, recidendole il collo di netto. Immediatamente il grosso serpente si dissolse in una nube di fumo e cenere, coriandoli neri volarono verso l’alto, circondando Draco e Neville.
In quell’istante Harry, vigile, si gettò dalle braccia enormi di Hagrid a terra, rotolando per qualche metro e mettendosi in piedi.
“Harry!” Gridò di sorpresa Draco, seguito da Neville, che erano i più vicini a lui, non appena lo videro. Voldemort gridò di rabbia al cielo.
Hermione si portò le mani alla bocca, scoppiando di gioia nel vedere il suo migliore amico vivo e vegeto, come tutti gli altri combattenti. Gridarono di felicità e sollievo, tirando fuori le bacchette pronti a combattere al suo fianco un’altra volta.
Harry corse via dentro al castello, inseguito da un furioso Voldemort.
I Mangiamorte tornarono all’attacco, ma più spaventati. Tanti volarono via scappando. Draco tornò indietro dai suoi amici, ma un braccio lo bloccò all’altezza del polso.
Era suo padre.
“Tu vieni con me, il tuo posto è con noi a soffrire.”
Draco si divincolò con forza, ma suo padre gli storse il braccio che teneva la spada, il ragazzo gridò di dolore, e la spada tintinnò a terra.
“Anzi no, ti ammazzo ora,” disse con sguardo folle. “Preferisco vederti morto che traditore.” Si gettò su di lui come una furia, e lo agguantò per il collo, sbattendolo a terra.
Draco scalciava con tutta la forza che aveva, serrando al tempo stesso le mani su quelle del padre strette intorno al collo magro, ma non riuscì a liberarsi. Iniziò ad annaspare alla ricerca d’aria, invano, ma suo padre non mollava.
Iniziò a girargli la testa, senza respiro, sentì di star per perdere i sensi definitivamente.
“Ti ammazzo…. Ti ammazzo…” continuava a ripetere suo padre, e Draco oltre lui riuscì a vedere sua madre che non muoveva un muscolo per aiutarlo, per salvare il suo unico figlio.
La vista si annebbiò, stava diventando tutto nero. Improvvisamente sentì la presa sul suo collo allentarsi, aprì gli occhi di scatto e vide una lama spuntare dal ventre di suo padre, che abbassò gli occhi sorpreso.
Si scostò da Draco ancora a terra, che si voltò di lato tossendo senza sosta, cercando di riprendere aria, e vide Neville, dietro suo padre, in piedi che teneva ancora la presa sull’elsa della Spada di Grifondoro.
“Lascia stare il mio amico.” Disse con fierezza, e tolse di getto la lama, un fiotto di sangue uscì dalla pancia di Lucius, che guardò con odio Neville, sconvolto, prima di cadere a terra in una posizione scomposta.
Narcissa urlò di rabbia, si gettò su Neville, ma Draco prontamente si mise in mezzo, con determinazione, piantando bene i piedi a terra.
“Vattene… e non farti vedere mai più.” Disse semplicemente, scandendo bene le parole. Narcissa lanciò uno sguardo addolorato al corpo di Lucius a terra, poi guardò con disprezzo il figlio che aveva scelto un’altra strada, per l’ultima volta, e si Smaterializzò.
Draco tirò un sospiro di sollievo, e Neville lo sostenne, vedendo che stava per cadere.
“Tutto bene?”
“Mi consideri tuo amico?” Chiese con il fiatone Draco, massaggiandosi il collo pieno di lividi e il braccio slogato.
“Certo… alle lezioni dell’ES sei stato forte, poi hai appena tagliato la testa del serpente di Voldemort…”
“Sai… tu sei sempre stato uno dei pochi Grifondoro che si salvava. Mi piacevi in fondo… scusa se sono stato uno…”
“Stronzo? Oh si parecchio.”
“Già…”
“L’incantesimo della Pastoia non mi passerà mai credo…”
“Neanche dopo che ho tagliato la testa al serpente?”
“Beh, ti ho appena salvato la vita. Direi che questo la batte.”
“Hai ragione.” Affermò Draco con una smorfia, poi alzò lo sguardo, “abbassati!” Gridò, Neville lo fece immediatamente, e Draco puntò la bacchetta contro un Mangiamorte che correva verso di loro.
“Stupeficium!”
Neville si rialzò allegro, “grazie Draco. Magari ci facciamo una birra ogni tanto.”
“Contaci.” Rispose Draco mentre tornavano a combattere schiena contro schiena.
 
 
 
 
Hermione sosteneva Fred da un lato e George dall’altro, dato che zoppicava terribilmente, e lo riportavano in Sala Grande, insieme agli altri feriti.
Lo appoggiarono su uno dei tavoli.
“Tu sta qua,” disse seria Hermione, “proteggi i feriti, se ti azzardi ad uscire da questa Sala ti picchio.”
“Dopo quello che mi è successo non ho più paura di te Granger…” ridacchiò ironico, ma quando vide la sua espressione omicida, tornò immediatamente serio.
“Okay forse un po’ di paura ce l’ho ancora.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, e guardò George, “andiamo, teniamoli lontani dal castello.”
“Ehi ehi, tu sei incinta non puoi… perché tu si e io no.”
“Non posso rischiare di perderti di nuovo.” Sussurrò Hermione prendendolo per il viso. “Servi più qui, proteggi i feriti.” Ripeté convinta, e Fred sospirò.
“E va bene. George tienimela d’occhio.”
In quell’istante almeno cinque Mangiamorte superarono l’Ingresso, diretti a grandi passi in Sala Grande. Hermione puntò la bacchetta contro il soffitto.
“Bombarda!”
Tutta la pietra crollò immediatamente, bloccando il passaggio ai Mangiamorte, che si ritrassero appena in tempo impauriti.
Fred schioccò le labbra, “okay rettifico, Hermione tienimi d’occhio George.”
George ridacchiò e si spostò dall’altra parte della stanza per proteggere le finestre.
Improvvisamente le macerie cadute esplosero e Bellatrix si fece largo con uno sguardo folle negli occhi, sorridendo malvagia, seguita dagli altri.
Fred Schiantò subito uno dietro Hermione, e le fece l’occhiolino malizioso, poi ripresero a combattere fianco a fianco, Fred a fatica stava in piedi, e si appoggiava ogni volta che poteva, ma doveva aiutarli.
“Sai stavo pensando…” cominciò Fred proteggendo lui e lei da un attacco, mentre Hermione rispondeva pronta, “… se sarà davvero un maschio… dovremmo scegliere il nome.”
“Adesso?” Domandò Hermione perplessa, gridando subito dopo: “PROTEGO!”
“Beh, no, però… stavo pensando, così… prima… Noah non sarebbe male no?”
“Ah-ah mio zio si chiama così.”
“E?”
“Non sopporto mio zio.”
“Oh.”
Fred si alzò a fatica e spostò Hermione di lato, Schiantando l’ennesimo Mangiamorte, “che ne dici di Troy?”
“EW!” Fece Fred schifato, scartando di lato un incanto e rispondendo con un incantesimo non verbale. “Benvenuti problemi adolescenziali… come minimo verrà bullizzato con quel nome.”
“E va bene signor so tutto io… cos’altro proponi? Expelliarmus!” Fece Hermione rotolando sulla schiena di Fred che si era rialzato, e proteggendo George dall’altra parte della stanza, mentre un Mangiamorte si stava lanciando su di lui dalla finestra rotta.
Bellatrix si scaraventò su Ginny, stava per colpirla, ma Molly si mise in mezzo.
“Mia figlia no, bastarda.”
E vinse lo scontro, furiosa e scattante, contro una delle Mangiamorti peggiori, la uccise senza esitazione.
Fred ruotò verso Hermione con agilità, riavvicinandola a lui con la mano di getto, portando i loro corpi a scontrarsi, “James…” sussurrò furbo, gli occhi che brillavano.
Hermione sorrise, ma vide oltre la spalla di Fred un Mangiamorte che correva verso di loro, lo fece spostare di lato.
“Everte Statim!”
La figura incappucciata fu sbalzato via contro il muro. Hermione, la mano sempre stretta in quella di Fred, sorrise di nuovo smagliante, ad un soffio dal suo volto.
“Mi piace James.”
E le sue gambe quasi si sciolsero quando vide rispuntare sul viso di Fred quel sorriso malandrino e furbo che aveva creduto di non poter rivedere mai più.
 
 
 
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La Battaglia finì. Harry grazie alla distruzione di tutti gli Horcrux, uccise Voldemort, al centro del cortile interno della scuola. Il Signore Oscuro scomparve per sempre, e con lui tutti i Mangiamorte si ritirarono, ponendo fine all’assedio al castello.
Avevano vinto. Avevano avuto parecchie perdite, feriti, momenti terribili, ma era finita.
Finalmente era tutto alle spalle, come desideravano da anni.
Tutti trovarono finalmente riposo, pace, anche se c’era ancora tanto da fare. Prima di tutto ricostruire Hogwarts, dare una degna sepoltura ai caduti, curare bene i feriti.
Ma era un primo passo, verso la vera pace, tanto sognata.
 
 
Hermione era sul tetto del castello, e guardava l’orizzonte pensierosa. Era finita, non ci poteva credere. Fred era tornato in vita, non sapeva come, ma era successo.
E ora avrebbero davvero passato il resto della loro vita insieme. Si sarebbero divertiti così tanto, già lo sapeva.
“Ehi, non so come… ma sapevo di trovarti qui.” La voce di Fred dietro di lei non la sorprese nemmeno. Sorrise e si voltò verso di lui.
“Non dovresti fare le scale con quella gamba.”
“Oh, ma Madama Chips mi ha dato un paio di stampelle,” rispose lui canticchiando allegro, raggiunse a fatica la ragazza aiutato dalle stampelle e lei lo aiutò a sedersi. Aveva la gamba quasi del tutto fasciata e anche il petto.
“Sono più figo così vero?”
“Oh si.”
“Grazie, grazie lo so."
Sorrisero, poi Fred alzò lo sguardo sul Lago. "Harry mi ha detto che cosa ha fatto."
Hermione gli prese la mano. "Non ha esitato un secondo a sacrificarsi per te..."
"Sono quasi tentato di invitarlo al matrimonio ora," scherzò Fred ed Hermione scoppiò a ridere, poi l'occhio le cadde sulle fasciature, qualche macchia rossa faceva intendere che le ferite non fossero guarite del tutto. 
“Dobbiamo andare al San Mungo. Devi curarti per bene.”
“Altrimenti come farei a sposarti come si deve?”
Hermione rise e guardò l’anello al dito intenerita, “me lo volevi chiedere davvero da così tanto?”
“Tu non sai quanto. Ma avrei voluto farlo bene… come si deve. Inginocchiandomi e tutto, mi ero preparato un bel discorso, avevo provato per settimane… Non in punto di morte, senza nemmeno poterti baciare come si deve…”
Hermione si morse le labbra furba, e lo guardò di sbieco, si tolse l’anello dal dito e glielo porse. “Beh, io il tuo discorso lo voglio sentire.” Fece lei ironica, e Fred prese l’anello divertito, “okay ho capito cosa devo fare.”
Si alzarono in piedi, e Fred si mise in ginocchio, puntellandosi con fatica su una delle stampelle, ma riuscì a mettersi in posizione. Porse l’anello ad Hermione con eleganza.
“Facciamo finta che tu non sappia niente… faccia sorpresa…” fece Fred cercando di mantenere un’espressione seria quando Hermione si aprì in una smorfia di pura marcata meraviglia.
“Hermione Jean Granger. Ti amo da quando ti ho vista per la prima volta sul treno per Hogwarts, ma questo lo sai già. Sai che mi hai reso una persona migliore, che non sarebbe la stessa vita senza di te. Tu rendi ogni cosa più luminosa, come una scintilla.
Ti ho trovato meravigliosa dal primo istante, ma quando mi hai aizzato addosso quella scintilla, da lì è cominciato tutto per me… ma anche questo lo sai già…
Sono dovuto vivere dentro di te per settimane, prima di capirlo, ma quando l’ho fatto… tutto era più chiaro, più definito. La mia vita era completa, eri la parte che mi mancava oltre George, e ti prometto che passerò la mia vita ad amarti e infastidirti ogni giorno,” rise divertito dall’espressione di Hermione, “ci divertiremo un mondo assieme Granger, te lo prometto. Mi vuoi sposare?”
Hermione chiuse gli occhi commossa, mentre una sottile lacrima usciva dal bordo del suo occhio, e allungò una mano, per lasciare che Fred le infilasse l’anello al dito, “si, Fred.”
Il rosso rise felice, poi guardò verso il basso e sfoggiò un’espressione innocente, “probabilmente da questa posizione non mi rialzerò mai più, se ti abbassassi mi faresti un grande…”
Ma non finì la frase che Hermione si gettò a terra, davanti a lui, in ginocchio e lo baciò con foga, aggrappandosi ai suoi capelli con passione. Fred ricambiò ridendo e la strinse a sé, e lì capì, quanto per davvero si sarebbero divertiti assieme, quanto si sarebbero amati ogni giorno, e quanto fosse tutto perfetto, quanto loro fossero perfetti, insieme.
E ringraziarono ancora cento volte Silente in quel momento, per quell’idea geniale dello Scambio, che gli aveva fatto aprire gli occhi, e che gli aveva dato la spinta giusta per capire quanto si appartenessero da sempre.
Grazie a quella scintilla, alla notte in Biblioteca, a Silente, a Piton, a tutti i loro amici che lo avevano capito molto prima di loro, alla notte sul tetto, alla festa, alla punizione della Umbridge, allo Scambio…
Perché tutto quello li aveva resi quello che erano oggi. E finalmente potevano godersi la pace e la tranquillità che si meritavano da tempo.
Certo, tranquillità per modo di dire, pensò Hermione mentre stringeva e guardava Fred che rideva felice, perché la sua vita, con quel meraviglioso, ribelle, vivace, scherzoso, malandrino, sfacciato, ragazzo; insieme ovviamente al suo gemello identico… sarebbe stata tutt’altro che tranquilla. 









NOTA DELL'AUTRICE: Eccomi con l'ultimo capitolo di questa storia (seguirà però un epilogo finale).
In questo finale ho cambiato completamente il significato della Pietra della Resurrezione, dandone una mia interpretazione, cosicchè Fred potesse salvarsi. Inizialmente non doveva sopravvivere Fred, nella mia testa, ma andando avanti con la storia ho capito che c'è già troppa sofferenza in questo mondo per far soffrire me e voi con la sua morte. Inoltre mi sono innamorata a tal punto di questa coppia lungo la storia, che non ho potuto non lasciarli felici insieme per sempre, mi ero davvero troppo affezionata a questi due.
Anche se ovviamente la scena straziante della morte ho voluto metterla comunque, perchè la progettavo davvero da settimane. 
Ho anche fatto fare il discorso a Draco contro Voldemort, perchè nella mia storia si allineava perfettamente con l'evoluzione del personaggio, per farlo riscattare una volta per tutte, e mettersi davvero contro i suoi genitori e Voldemort. Neville è rimasto cazzuto salvando la vita a Draco, non potevo non farlo eheh. 
Spero che nonostante lo strano" cambiamento della Pietra, il finale vi sia piaciuto, anche se non è del tutto davvero finita, come l'intera storia, e fatemi sapere tutto tutto quello che pensate, ci tengo molto.
Volevo ringraziare con tutta me stessa, tutti quelli che hanno seguito la mia storia, capitolo per capitolo, e chi ha commentato, perchè mi dava sempre quella carica in più necessaria per andare avanti.
Siete stati davvero divertenti, dolcissimi, e molto di supporto. Grazie ancora di tutto questo.
Ci vedremo un'ultima volta con l'Epilogo.
A presto, un bacio.


 
   
 
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