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Autore: Anthy    13/08/2009    22 recensioni
Avete presente Aladino e la lampada magica? Bene. Tenete solo la lampada , il genio, i tre desideri e dimenticate il resto!
Dal primo capitolo:
"La sagoma si fece sempre più nitida, fino a che la mia vista si posò sulla creatura più bella che avessi mai visto in tanti anni di esistenza. Poco importava che fosse sbucata da una lampada."
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo1

~ OH, MIO GENIO! ~

Capitolo 2
Profumo di spezie




<< Mio padrone, desidera?>>

Non so se se ne fosse accorta, ma aveva appena pronunciato la frase che formava, se pronunciata da una bella donna, il sogno erotico segreto di ogni uomo.
Lei era una bella donna.
Io ero un vampiro, ma uomo.

"Allora perché siamo ancora qui e non in camera da letto?"

Scossi la testa per cercare di scacciare questi pensieri inopportuni e riportai la mia attenzione su quello che, senza ombra di dubbio, poteva essere considerato un genio.

Leggiadra, si librava a qualche metro da terra, rivolgendomi un profondo inchino e osservandomi a sua volta; gli occhi da gatta, di uno stupefacente marrone contornati da un marcato trucco nero, mi fissavano attenti mentre il resto del viso mi era precluso da un velo bianco che la copriva da sotto il naso al mento. I capelli, marroni anch'essi, erano raccolti in una lunga treccia che le ricadeva di lato.

<< Non serve l'inchino. Puoi pure sollevarti.>>
<< Ai suoi ordini, padrone.>> la cosa mi piaceva sempre più...

Finalmente potei osservare il suo corpo in tutto il suo fascino. Una figura morbida, non troppo magra e con le curve proprio come piacevano a me; indossava una fascia bianca che le copriva il seno e ampi pantaloni in cotone bianco, che si restringevano alle caviglie, con la vita alta dorata. Nessun gioiello adornava il suo corpo, se non dei bracciali rigidi in oro su ambo i polsi; i piccoli piedi erano scalzi.

<< Ehm, desideri sederti?>>
<< È un ordine?>>
<< No, certo che no! È... Un invito, che puoi rifiutare o meno, senza timore di offendermi.>> evidentemente i geni erano legati ai loro padroni in un rapporto simile a quello servo-sovrano. Provai uno strano moto di compassione: esseri così magici e potenti assoggettati alle volontà altrui. Che triste esistenza!
Fu la sua voce a riscuotermi dai pensieri.

<< Se non vi reca offesa, allora accetterei il vostro invito.>> con grazia, i suoi piedi toccarono il suolo. Con passo lievemente ancheggiante si diresse fino al divano, sedendosi; io mi accomodai sulla poltrona accanto.
Non riuscendo a trattenermi oltre, le posi la domanda che più mi premeva. << Perché porti quel velo? Non preferiresti levartelo?>> sentivo il bisogno di vederla in viso, non desideravo altro.
<< Questo?>> se lo indicò; annuii. << Rappresenta un simbolo di schiavitù di noi geni, come questi.>> si toccò i bracciali d'oro. << Solo se al padrone interessa vederci in volto, se ci offre l'onore di essere considerati suoi pari, possiamo togliercelo.>>
<< Allora ti prego di togliertelo, di evitare ogni formalità con me e di considerarmi come un amico, non come un padrone. Per quanto ti è possibile, sentiti libera finché rimarrai qua.>> vidi i suoi occhioni sgranarsi, in un'inconfutabile espressione di stupore, ma quel velo mi impediva di goderne appieno.
"Fa che se lo tiri via in fretta!"
<< D'accordo...>> con fare titubante, sollevò le mani ad altezza orecchie e afferrò gli anelli che tenevano attaccata la mascherina; un senso di aspettativa ed eccitazione mi invase, come un bambino di fronte ad un regalo. Solo che lei era molto meglio di un regalo.
Con lentezza, che non sapevo se dettata dall'imbarazzo o se era voluta, si levò quell'inutile pezzo di stoffa.

Era bellissima.

Se prima, vedendole solo gli occhi avevo creduto che potesse essere una donna piena di malizia, ora dovevo ricredermi. Il suo volto aveva un'espressione così tenera e nervosa che mi risultò difficile mantenere un certo contegno, probabilmente le mie iridi ora erano nere brucianti. Aveva una bella bocca, non truccata e dalle labbra piene ora tirate in un timido sorriso; le guance erano leggermente rosse, forse dall'imbarazzo. O forse dal mio sguardo intenso.
Nel complesso, un viso stupendo, che incrementava l'attrazione che provavo per questa meravigliosa creatura.

<< Sei bellissima...>> mormorai, perso nell'adorazione della sua figura.

La vidi agitarsi nervosa sul divano, probabilmente a disagio; decisi di sorriderle, per spezzare la tensione ed impedirmi di indugiare oltre sul suo corpo.
Mossa sbagliata.
Per fermarsi, si fermò, ma in volto, mentre mi fissava, apparve un'espressione incantata.

"Probabilmente" mi resi conto "la stessa che ho io ogni volta che la guardo."

Fu il mio turno di sentirmi a disagio e con un leggero colpo di tosse cercai di riscuoterla. Funzionò; abbassò lo sguardo, un'espressione mortificata in volto per essere stata scoperta a fissarmi, le guance ancora più rosse e il labbro inferiore intrappolato fra i denti.
Per un attimo, provai il forte desiderio di poter assaporare anch'io quella bocca.

<< Non mi hai ancora detto il tuo nome.>> mormorai il più dolcemente possibile.
Prima di rispondere, mi lanciò un'intensa occhiata da sotto quelle ciglia incredibilmente lunghe, che mi fece fremere. << Voi potete...>> vedendo il mio sguardo severo si corresse. << Puoi chiamarmi come desideri. In ogni caso, il mio nome è Isabella.>> l'ultima frase la sussurrò velocemente, come se non volesse farsi sentire.
<< Isabella... È un nome stupendo.>> arrossì, ma non disse nulla. << Piacere, io sono Edward Cullen.>>

Le porsi la mano e lei, con una certa riluttanza, la strinse. Nessuno, però, mi aveva preparato a quello che successe con quel semplice contatto. Il mio corpo fu attraversato da una scossa, un insieme di emozioni talmente forti che non riuscii a riconoscerle tutte; dai suoi occhi, capii che pure lei aveva provato le stesse cose.
Durò una frazione di secondo, ma riuscì a lasciarmi confuso; insieme interrompemmo il contatto.
Il silenzio che seguì fu imbarazzante per entrambi, ma, sorprendendomi, fu lei ad interromperlo.

<< Tu non sei umano, vero?>>
Le sorrisi. << Come hai fatto a capirlo?>>
<< La tua mano... Era gelida.>>
<< No, non sono umano. Sono un vampiro.>>

Mi fissò, sbattendo gli occhi confusa. Poi con un scatto si sollevò in piedi e altrettanto in fretta si portò una mano al collo.

<< Per Osiride e sua moglie Iside!! Vuoi uccidermi?!>> percepii una nota isterica fra le sue parole.

La sua espressione, a metà fra lo scioccato e il terrorizzato, mi fece venir voglia di divertirmi un po'. Indossai la migliore maschera da predatore che avevo in repertorio e lanciai un ringhio che la fece trasalire. Con un movimento veloce fui su di lei... Peccato che dove doveva esserci il suo corpo trovai il vuoto.

"E per fortuna che sono il cacciatore più veloce che esista."

Sconvolto, mi osservai intorno ma un fruscio in aria attrasse la mia attenzione. Di scatto alzai la testa e la individuai; volteggiava sopra di me e si abbracciava le ginocchia al petto. Ora era completamente spaventata.

<< T-ti assicuro che non sono così buona come sembra! Ti prego padrone, non mangiarmi!>> gli occhioni erano sul punto di lacrimare.

Non riuscii a resistere, scoppiai a ridere, divertito da quel piccolo genio credulone che ora mi osservava come se fossi impazzito.
A fatica riuscii a smettere e a parlare. << Stavo scherzando, non mi nutro né di persone né di geni! Da un secolo l'unico sangue di cui mi nutro appartiene ad animali, puma in particolare! Molto appetitosi...>> mi leccai le labbra, per provocarla, e la vidi rabbrividire. << Dai scendi!>>
<< Non ti nutrirai di me se scendo, vero?>>
<< No, promesso!>>


Mi sedetti sul divano e la guardai scendere; anche se titubante, si mise vicino a me.

<< Allora, parlami un po' di te! L'ultima volta che ho sentito parlare di un genio era appena uscito un cartone sull'argomento.>>
Si strinse nelle spalle. << Cosa vuoi sapere?>>
<< Quanti anni hai?>>
Il suo volto si fece pensieroso. << Sono stata creata quando i faraoni erano considerati divinità, ma in pratica ho solo 18 anni.>>
<< In che senso creata? Sei anche immortale? Scusami, ti ho fatto troppe domande?>>
<< No, tranquillo! Il primo genio fu evocato da un stregone che avendo paura della sua forza, lo rese suo schiavo imprigionandolo in una lampada. Gli ordinò di richiamare altri suoi simili e intanto fece costruire lampade per assoggettarli al suo volere; il genio fu costretto ad assecondarlo ma cercò di arginare il danno: ogni possessore di lampada poteva esprimere per sé solo tre desideri, altre magie avvenivano solo per concessione del jinn. Quando fui evocata ero un giovane spirito di dieci anni. La nostra crescita è diversa da quella degli umani; "viviamo" finchè abbiamo un padrone, quando invece la lampada viene dispersa o non appartiene a nessuno cadiamo in un sonno magico. Ho avuto padroni che ci hanno messo anche tre anni per richiedere tutti i desideri, altri li sprecavano in una manciata di giorni. Una volta espressi i desideri, la lampada si volatilizza in un altro luogo. Mi chiedi se sono immortale? In teoria sì, la nostra crescita si interrompe al compimento del diciottesimo anno di vita, poi possiamo scegliere se "fermarci" o meno.>> si intrruppe un attimo, per riprendere fiato. << Io ho raggiunto questo traguardo l'ultima volta che sono stata evocata e ho scelto di fermarmi.>>
<< Parlami dei desideri; hai limiti?>>
<< Non posso creare un mondo utopico, senza odio e guerre: è una magia troppo potente. Forse se le dimensioni sono minori potrei, ma non ne ho idea. Non posso resuscitare i morti. Non mi viene in mente altro; per il resto dovrei riuscire a fare tutto ciò che mi viene richiesto.>> un brontolio interruppe la conversazione.
Le sue guance si coprirono per l'ennesima volta di un delizioso rosso, che adoravo su di lei.

<< Qualcuno ha fame…>> sorrisi gentile, per non mortificarla. << Solo che dubito di avere del cibo in cucina. Anzi non so neanche perché ho una cucina, visto che non la posso utilizzare. Comunque, hai detto che riesci a fare magie che non rientrano fra i desideri; riesci a procurarti degli abiti? Così possiamo uscire e andare a comprare qualcosa.>>
<< Ehm, il mio panorama in fatto di abiti è fermo ad un secolo fa; credo che attirerei l'attenzione se usassi gli ultimi vestiti che ho potuto vedere.>> in effetti aveva ragione, anche se mi sarebbe piaciuta osservala con gli abiti della mia epoca, prima che fossi trasformato. Scacciai il pensiero e ascoltai il resto delle sue parole. << Però credo che il cibo sia commestibile ora come lo era cent'anni fa, quindi potrei evocare quello!>>

Annuii e la condussi in cucina. Un attimo dopo, la tavola era imbandita.

<< Come hai fatto?>>
Mi guardò, confusa. << Con la magia!>>
<< Ma non compi qualche gesto o mormori qualche formula magica?>> ora ero sicuro che mi avesse preso per pazzo.
<< No, dovrei? La magia fa parte di me! Mi basta pensarla.>> la faceva semplice lei.

"Hanno ragione quando dicono che la televisione fa male…"

Per tutta la cena si dimostrò molto più loquace di quel che credessi. Mi raccontò sé, dei secoli che ha visto passare, di alcuni suoi padroni. Era una bella persona, semplice, allegra, dolce… Non metteva malizia nelle parole, i suoi diciotto anni si vedevano tutti; del resto era stata costretta a rimanere per tanto tempo sola, senza potersi creare legami o amicizie. Dai suoi racconti, capii che i suoi precedenti possessori o la consideravano alla stregua di un oggetto o erano interessati solo ai desideri.
Già, i desideri… Cosa potevo desiderare se avevo la possibilità di avere tutto ciò che desiderassi? E poi non volevo scegliere subito, volevo passare altro tempo con lei, mi piaceva e mi attraeva. Ma dovevo fare le cose per bene, per non spaventarla; dubitavo che avesse molta esperienza in campo amoroso.

<< Aaah… Ora sono proprio piena!>> risi divertito dalla sua espressione soddisfatta.
<< Vuoi farti una doccia prima di andare a letto?>>
<< Una cosa?>>

Mi alzai e mi avvicinai per prenderle la mano; esitai un attimo, per paura che accadesse la stessa cosa di prima, ma mi decisi e la toccai. Per fortuna non accadde nulla.
L'accompagnai di sopra e le feci vedere il bagno, mostrandole tutti gli oggetti presenti e spiegandole la loro funzione. Era entusiasta di ogni cosa che vedeva, gli occhi si illuminavano ad ogni strumento che le indicavo. Impazzivo per i suoi sorrisi. Appoggiai un mio accappatoio vicino alla doccia insieme a degli asciugamani e uscii.

Mi appoggiai ad una parete, per riprendere fiato. Prima non l'avevo notato, ma aveva un profumo sublime. Il suo sangue sembrava così dolce… Non era solo quello, anche il profumo della sua pelle era buono; improvvisamente mi ricordai di un mio viaggio in Medio Oriente e dei mercati che affollavano le vie delle città. Adoravo passare accanto alle bancarelle di spezie e ora collegai: Isabella profumava come quelle spezie, il suo odore solleticava il naso e accendeva in me una scarica di adrenalina ed eccitazione, fino ad oggi provate solo con la caccia.

" Maledetti sensi sviluppati!"

Quando mi fui calmato andai in camera e mi accesi lo stereo. Diversi minuti dopo sentii la sua voce chiamarmi.

<< Edward?>> come lo pronunciava bene…

Mi diressi da lei; aveva il mio accappatoio indosso, troppo grande per lei, e con un asciugamano si frizionava i capelli. Li aveva sciolti e ricadevano come una cascata di cioccolato sulle sue spalla. Avvicinai la mano e la passai tra quella chioma morbida, godendo di come il suo cuore avesse accelerato il battito.

<< Ti serve qualcosa, mio piccolo genio?>> le mormorai roco, perso in quelle iridi profonde.
<< E-ecco… Non è che avresti qualcosa da prestarmi per la notte? Sai, non sono riuscita mai a trovare un secolo in cui l'abbigliamento per la notte fosse comodo!>> a quelle parole deglutii, imbarazzato.
<< V-vuol dire che sei completamente nuda? Che hai bisogno anche dell'intimo?>>
<< No, beh, ho il perizoma! Molto meglio di quei mutandoni che usavano nell'ottocento. Brr… Scomodissimi!>> il sospiro di sollievo nel sapere che aveva l'intimo durò poco; precisamente si interruppe quando immaginai il suo piccolo sedere sodo con addosso il perizoma. No, decisamente erano meglio i mutandoni!
<< Vieni in camera mia, posso vedere se mia sorella ha per sbaglio portato delle cose per… Cioè se ha dimenticato qualcosa!>> mi guardò confusa, ma annuì. Stavo per pronunciare il nome di Tanya, ma non era il caso. Ecco, bastò pensare il suo nome per calmare l'eccitazione.
Dubitavo però che Alice avesse preparato qualcos…

ALICE!

Lei sapeva che avrei trovato la lampada! Aveva visto tutto! Ma perché fare le cose così di nascosto, non poteva parlarmene? A volte capire quella vampira era molto difficile. Povero Jasper…
In ogni caso, non c'era nulla di femminile negli armadi; optai per una mia t-shirt.

<< E' l'unica cosa che potrebbe andar bene!>>
<< Meglio che nuda.>> nella mia mente, però, non potei concordare.

Uscii dalla porta per lasciarla cambiarsi. Quando la sentii riaprirsi, mi girai…e mi bloccai. Isabella stava là, la maglia che arrivava alle cosce, l'orlo tormentato dalle sue mani che ceravano di abbassarlo, un rossore diffuso in volto. Un fiotto di veleno mi riempì la bocca, ma lo ricacciai indietro.

<< Ti ringrazio per la maglia. Ti auguro una buona notte.>> stava per sorpassarmi, quando la bloccai.
<< Dove vai?>>
<< Beh, pensavo di dormire nella lampada…>> le sorrisi.
<< Sciocca, usa il mio letto! Noi vampiri non dormiamo quindi non mi serve.>> vidi che stava per ribattere perciò proseguii. << E' il tuo padrone che te lo dice. Vuoi disubbedirmi?>>
Abbassò il volto. << No…>>
Con l'indice le rialzai il viso. << Allora fammi felice, usa il letto. Sarai sicuramente più comoda.>>

Mi fissò intensamente e solo ora mi resi conto di quanto fossimo vicino… Di quanto poco bastasse per baciarla…
Annuì e poi mi rivolse un sorriso felice, che contagiò gli occhi. Mi augurò di nuovo la buona notte e si diresse verso la stanza. Ma a metà si bloccò e tornò indietro. Capii le sue intenzioni solo quando sentii le sue labbra calde sulla guancia e il suo delizioso profumo avvolgermi. Si ritirò, troppo velocemente per i miei gusti, e imbarazzata si chiuse in camera.

Fissai come inebetito la porta per un po'. Poi mi riscossi.

"Ora la doccia devo farla io."

Note: salve a tutti!!! Nuovo capitolo servito, leggermente più lungo ma era necessario spiegare un po' di cose! Devo ringraziarvi, non credevo che già dal primo capitolo potesse avere un così grande successo! Grazie veramente a tutti! Per i complimenti, per i ringraziamenti, per la fiducia! Mi è stato chiesto se Bella umana proprio non ce la vedo… Eheh… Mi ispirava renderla una genietta! Edward genio proprio no…
Però ho cominciata a scriverla una fic con Isabella da umana!...
In questa storia i pov saranno tutti di Edward.
Bacione a tutti e grazie!
Anthea
Ps: capitolo non betato!

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La mia micetta.

¤ MUSA ¤
   
 
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