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Autore: EleWar    26/06/2020    10 recensioni
Ancora ansante, nella penombra della stanza, lentamente mise a fuoco la sua situazione. Era legata mani e piedi ed assicurata alla testiera in ferro battuto di un letto. Indossava ancora il vestito da sposa.
Non c'è mai pace per i nostri due sweeper tanto amati, cosa succederà in questa mia nuova fic? ;-)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ragazzi cosa dire? Sono felicissima che questa storiellina a puntate vi intrighi così, le vostre recensioni mi fanno pensare che, almeno finora, non ho scritto una boiata :D
Dopo tante domande, in questo capitolo ci sarà almeno una risposta… quale sarà?
GRAZIE
vi lovvo <3
Ele



Cap. 3 Naoko
 
Mentre la donna misteriosa era intenta a liberare Kaori dalle strette corde, quest’ultima, data la sua vicinanza e grazie alla luce della candela, si prese tutto il tempo di osservare la sua carceriera.
 
Per una frazione di secondo ebbe la stranissima impressione di averla già vista, e cercò di ricordarsi dove e quando, perché era davvero bellissima, e benché avesse i tratti del viso innegabilmente orientali, i suoi capelli erano biondi e boccolosi, una cascata morbida che le sfiorava appena le spalle, e quindi non passava inosservata.
L’espressione del viso era concentrata, ma non tradiva malanimo, o malvagità, e per l’ennesima volta la sweeper si chiese perché fosse stata rapita, e da chi.
 
E quando la bionda si protese sopra la testa della prigioniera per slegarle i polsi, Kaori fu invasa da un tenue profumo, che riconobbe per una costosissima essenza molto di moda in quel periodo; lei si era accontentata del campioncino trovato in una rivista, ma lo avrebbe riconosciuto fra mille.
Anche quello era un indizio: se la donna poteva permettersi un profumo così costoso, allora la villa avrebbe potuto essere di sua proprietà.
A conferma delle ipotesi sul tenore di vita della sua nemica, Kaori riuscì a leggere l’etichetta che occhieggiava cucita nella fodera interna del giacchino di pelle, proprio attaccata alla cucitura laterale, e che recava il nome di una famosa maison di moda italiana.
 
Le mani curate, evidentemente non avvezze a nessun tipo di lavoro manuale, ma non per questo meno forti e sicure, erano abbellite da svariati anelli; uno fra tutti spiccava per la sua particolarità, lo stesso che aveva notato quella mattina, quando era riuscita a vederle solo la mano sul pomello.
Rappresentava un drago attorcigliato sulla fascetta d’oro, e al posto degli occhi aveva due pietre preziose verdi, smeraldi sicuramente.
 
Kaori si era letteralmente incantata a guardarla, e il suo interesse professionale si era via via trasformato in ammirazione; la donna sprigionava un tale carisma, che in qualche modo la sweeper ne era rimasta affascinata.
Questa, che se ne avvide, le sorrise dolcemente e prima di ritrarre le mani dalla spalliera del letto, le sfiorò appena la guancia, e la ragazza non fu sicura se quella fosse veramente una carezza o una casualità.
 
“Bene, sei finalmente libera!” proruppe infine la donna, e si allontanò dalla prigioniera, in un’implicita sfida a mantenere la parola data; la stava mettendo alla prova: sarebbe scappata o sarebbe rimasta come aveva promesso?
Ma Kaori era troppo indolenzita anche solo per poterci pensare; prese a muovere le gambe e le braccia lentamente, soffocando piccoli gemiti di dolore, e quando sentì il sangue tornare a circolare, si massaggiò vigorosamente i polsi e le caviglie.
Infine spostò le gambe fuori dal letto decisa a mettersi in piedi, e mentre tentava di alzarsi e stabilizzare l’equilibrio, gettò un’occhiata fugace alla donna, che la guardava con espressione corrucciata, come se avesse voluto in qualche modo scusarsi del trattamento che le aveva riservato.
E Kaori, si convinse che no, non era una criminale, né era abituata a certe azioni delittuose.
 
Appena la sweeper fu sufficientemente sicura di potersi reggere in piedi in sicurezza, solo allora si ricordò di star ancora indossando il suo vestito da sposa, e fu la stessa cosa che notò la donna perché disse:
 
“Quel vestito è molto bello, ma anche scomodo”  e le sorrise di nuovo; poi aggiunse: “Se vuoi posso procurarti dei vestiti di ricambio.”
 
A quel punto Kaori valutò che la sua permanenza lì era ben lungi dal concludersi in fretta, ma anche che fuggire con un tale vestito sarebbe stato quasi impossibile.
Inoltre era pur sempre il suo vestito da sposa, e le scocciava immensamente doverlo sciupare ulteriormente, più di quello che aveva fatto restandosene stesa su quel letto.
Sarebbe stato sempre meglio cambiarsi.
Annuì in risposta e la donna proseguì:
 
“Se ti va puoi farti una doccia o un bagno, approfittane pure, nel frattempo vado a prenderti gli abiti e un paio di scarpe: dovrei avere qualcosa che possa fare al caso tuo.”
 
E stava già per uscire dalla stanza, quando si voltò a guardare la prigioniera, come a volerle chiedere ancora una cosa; ma poi scosse la testa, e scomparve dietro la porta.
 
La sweeper sospirò, si chinò appena a raccogliere la vaporosa gonna di tulle che le impediva i movimenti, e si diresse in bagno più in fretta che poté.
 
Se all’inizio l’idea di farsi una doccia non era in cima alle sue priorità, una volta dentro quel lussuosissimo bagno e sentendosi tutta indolenzita dalla lunga prigionia, dovette ricredersi e si disse: “Perché no?
Era la prima volta che veniva rapita e trattata così bene.
E poi, se era vero che c’erano solo lei e la sua carceriera in quella grande villa, non correva pericolo che qualcun altro si approfittasse della situazione; e qui le tornò in mente Ryo.
Già, lui non avrebbe perso tempo a sbirciare una donna nuda intenta a lavarsi, anche se lei non la considerava neppure una donna, e soprattutto non gli interessava in quel senso.
Represse quel pensiero doloroso, e si concentrò sul presente, e nell’immediato futuro: un bagno caldo per rilassarsi, fuggire e celebrare il suo matrimonio.
 
Fece scorrere l’acqua nella vasca di pregiata ceramica, con tanto di idromassaggio, e prima di spogliarsi chiuse comunque prudentemente a chiave la porta.
Non fu facile liberarsi di quel bellissimo ma ingombrante vestito bianco, e rimpianse di essere da sola, senza nessuno che potesse aiutarla.
Dopo innumerevoli sforzi e bizzarre contorsioni, riuscì a slacciare tutti i bottoni posti sulla schiena e se lo fece scivolare giù.
Non si preoccupò di sistemarlo meglio, magari appeso in una gruccia, che di sicuro avrebbe trovato nel grande armadio di là nella stanza; era troppo stanca anche per quello, ci avrebbe pensato dopo.
Si immerse nella schiuma e chiuse gli occhi.
E mai bagno caldo fu più rigenerante.
 
Per un attimo pensò che non fosse bene allentare troppo l’attenzione, ma cosa altro poteva succederle?
Era stata rapita, quello sì, ma la sua carceriera non sembrava avere cattive intenzioni: l’aveva liberata, per lo meno dalle corde, le aveva messo a disposizione un bagno con tanto di vasca idromassaggio – che non stava comunque usando – e addirittura le avrebbe trovato dei vestiti di ricambio che, come minimo, sarebbero stati firmati; vecchi, sì, ma firmati!
Ah, aveva anche promesso che le avrebbe portato del cibo.
Insomma, non poteva lamentarsi.
E poi chissà quando, e se, sarebbe arrivato Ryo a salvarla; in ogni caso aveva promesso di non scappare…
 
Si riscosse quando sentì la voce melodiosa della donna chiamarla, e avvertirla che le aveva portato abiti e cibo.
A disagio, rispose:
 
“A-arrivooo!”
 
Ma che razza di situazione era quella!
Non ci capiva più niente.
 
In quegli ultimi tempi ne erano veramente successe di tutti i colori, e la sua vita aveva avuto un’accelerazione improvvisa; e il bello era che, ancora, non sapeva dire con esattezza se tutto quello che le stava capitando fosse ciò che realmente desiderasse oppure no.
In ogni caso avrebbe dovuto fare un passo alla volta, e per il momento era in mano a questa donna, bella per quanto misteriosa, e doveva pensare a come riguadagnare la libertà.
 
Uscì titubante dalla stanza da bagno, avvolta in un accappatoio di seta, e quando vide sul tavolino un piatto con un sandwich al pollo e un bicchiere di succo d’arancia, fu assalita da una fame improvvisa; il suo corpo le ricordava che era ora di nutrirsi, e prima di rivestirsi si sedette sulla seggiola e si gettò sul cibo.
 
La donna, che l’attendeva sprofondata in una comoda poltrona, vedendola così affamata sorrise benevolmente, e con tono di scusa le disse:
 
“Sono contenta che ti piaccia la cena che ti ho preparato, non sono molto brava in cucina, e non è mia abitudine cucinare, e comunque in dispensa non c’era altro” ridacchiò.
 
Kaori si sentì arrossire e farfugliò qualcosa per rassicurarla in qualche modo.
 
Il bagno caldo e il panino l’avevano rimessa al mondo, e si sentì sufficientemente più sicura, tanto da chiederle di nuovo:
 
“Sei stata molto gentile con me, ma se ancora non vuoi dirmi il perché mi hai rapito, almeno come ti chiami posso saperlo?”
 
La donna sospirò quasi divertita, ma poi fissò Kaori con i suoi occhi neri e profondi, tanto che la ragazza si sentì percorsa da uno strano brivido; il suo sguardo era magnetico e avvolgente, ed ebbe l’impressione che la donna volesse sedurla.
Possibile?
Ma quando la sua aguzzina si decise a risponderle, dopo quella lunga pausa significativa, il viso era illuminato da un sorriso franco e sincero, e disse:
 
“Puoi chiamarmi Naoko.”
 
Kaori trasalì stupita, e poi d’improvviso ricordò.
 
“Ma-ma tu sei, tu sei… ” iniziò a balbettare “Tu sei quella Naoko?” e al cenno affermativo dell’altra, aggiunse: “Naoko, la famosa pop star? Quella che canta Kiss me again?” [1]
 
“Sì, sono io” facendo spallucce.
 
“Ecco perché mi sembrava di averti visto da qualche parte. Non sapevo che fossi tornata in Giappone, sui giornali ho letto che eri impegnata all’estero.”
 
“Ehmm… diciamo che sono dovuta tornare per una questione urgente. Inoltre sono qui in incognito, altrimenti sarei presa d’assalto dai fan e non potrei fare… quello che devo fare” concluse.
 
Poi, alzandosi, aggiunse:
 
“Lì sul letto ti ho messo un po’ di vestiti: spero che ti vadano bene, a occhio sembriamo avere la stessa taglia.”
 
E detto questo, Naoko si mise a fissare Kaori con uno strano scintillio nello sguardo; pareva che la stesse soppesando, valutando, e la sweeper si sentì a disagio vedendosi dettagliare con quella strana insistenza.
Poi la cantante chiese:
 
“Avanti, perché non ti vesti?”
 
Ma Kaori, che sotto l’accappatoio era ovviamente nuda, arrossì violentemente al pensiero di farsi vedere da quella sconosciuta; la quale, ancora una volta, intuendo i suoi pensieri, le disse dolcemente:
 
“Il tuo candore è meraviglioso; non incontravo una persona come te da non so quanto tempo. Comunque non devi vergognarti di me, siamo entrambe donne, lo sai.”
 
E le strizzò l’occhio, ma vedendo che la sua prigioniera continuava a stringersi i lembi dell’accappatoio addosso, come a proteggersi, sprofondata nell’imbarazzo più totale, non insistette; fece per allontanarsi verso la porta poi, poco prima di uscire, si voltò e le disse ancora:
 
“È tardi, ed è meglio andare a dormire. Per stanotte resto qui alla villa, nella camera accanto alla tua. Voglio fidarmi di te, voglio credere che non proverai a scappare approfittando della notte, anche se, ripeto, per te sarebbe ancora più difficile farlo. Domattina ti farò fare il giro della villa.”
 
“Naoko?” l’interpellò la sweeper.
Al che, la cantante si voltò speranzosa, ma Kaori proseguì dicendo:
 
“Quando mi dirai il perché sono stata rapita?”
 
La donna parve delusa da quella domanda, ma subito le sorrise stancamente e rispose:
 
“Domani… magari. Ora cerca di dormire. E stai tranquilla, che non ti verrà fatto alcun male” e scomparve dietro la porta.
 
Kaori si aspettava che la bella cantante desse dei giri di chiave per assicurarsi di tenerla chiusa lì dentro, invece ciò non successe; trattenne il fiato, però, sentendola di fuori, in piedi lì davanti, e quando udì i suoi passi allontanarsi, espirò pesantemente, confusa.
 
Quella donna aveva un non so che, che le metteva i brividi: il suo atteggiamento e il suo potente carisma la destabilizzavano, facendola sentire contemporaneamente bene e male insieme; la sua presenza la sconvolgeva, e i suoi modi così accomodanti l’inducevano ad abbassare la guardia; allo stesso tempo certi sguardi la mettevano a disagio.
Forse, ragionò, subiva il suo fascino perché Naoko era una donna ricca e famosa, una vera celebrità, e non era un caso che uno stuolo di fan deliranti accorresse in massa ai suoi concerti, o l’assediassero ovunque andasse, ad ogni uscita pubblica.
Insomma, a conti fatti non era una persona comune… ma neanche una criminale.
E allora perché l’aveva rapita, o stava partecipando al suo rapimento?
 
Ed ecco che tornava al punto di partenza.
 
Kaori, sconsolata, si lasciò cadere sul letto, sospirando, e quel movimento le aprì l’accappatoio, che subito si affrettò a richiudere pudicamente, nonostante fosse da sola nella stanza.
Si diede pure della stupida per questo eccesso di vergogna, e ridacchiò fra sé: chi mai l’avrebbe vista?
E poi perché prima si era sentita così in imbarazzo all’idea di farsi vedere nuda da Naoko?
In fondo lei aveva ragione: erano due donne, e non era la prima volta che si era mostrata così ad altre ragazze; ai bagni pubblici era normale per esempio…
E allora perché non se l’era sentita, proprio davanti a lei?
Per quel suo sguardo strano?
Per quella strana luce negli occhi?
 
Scacciò quei pensieri oziosi dalla testa.
 
Per quanto non avesse propriamente sonno, dato che non aveva fatto altro che starsene sdraiata su quel maledetto letto a sonnecchiare, dovette ammettere che stava iniziando a provare una dolce spossatezza, quella che sempre viene fuori dopo un bagno caldo.
E se per quella notte non avrebbe potuto comunque far altro, tanto valeva provare a dormire.
Il giorno dopo, lucidamente, avrebbe affrontato nuovamente la questione del suo rapimento.
 
Si vestì velocemente, e poiché fra i vestiti che Naoko le aveva portato – che come previsto, erano capi firmati, in stile casual o sportivo - non c’era un pigiama, scelse una t-shirt dell’Emporio Armani e una tuta di Fendi per dormire.
Per comprare uno solo di quei capi, valutò mentre se li infilava, le sarebbe occorso tutto l’ammontare di un ingaggio ben pagato.
 
E la sua mente, com’era prevedibile, la riportò a Ryo.
 
Ryo e il lavoro che aveva deciso di abbandonare, per ovvi motivi, ora che si stava per sposare con il bell’Akira Murakami.
Anche se come moglie di Akira non avrebbe avuto problemi economici, non sarebbe stato lo stesso di quando doveva sudare per guadagnarsi di che vivere.
Da che era stata rapita, quella era la prima volta che pensava al suo fidanzato, ed era bizzarro che l’unico motivo per cui era finita per ricordarsi di lui, fosse per qualcosa legato ai soldi.
Eppure lei non lo sposava per quello, anzi; gli voleva molto bene, ed era giusto così.
 
Pensare a Ryo e ad Akira, le aveva fatto passare definitivamente il sonno, e sbuffando si tirò su a sedere sul letto; ormai era certo, non avrebbe dormito nemmeno quella notte.
 
Scesa dal letto, scalza e in punta di piedi, si diresse verso la porta finestra della stanza, che dava su un ampio balcone, uscì nella frescura della sera, e respirò a pieni polmoni l’odore stordente che saliva dai fiori roridi di rugiada, e dalle acacie in piena fioritura.
Assurdamente pensò che quell’inatteso rapimento, che nulla aveva a che fare con i nemici di Ryo, le stava dando un attimo di tregua nel marasma che da qualche tempo era diventata la sua vita, vita che nel giro di poco tempo aveva preso a correre all’impazzata, facendole perdere dei punti di riferimento e facendogliene guadagnare degli altri.
Lì, lontana dagli amori della sua vita, che si contendevano dolorosamente il suo cuore, poteva ragionare più serenamente, e paradossalmente, ora che era prigioniera, si sentiva finalmente libera.
Chiuse gli occhi, e ripensò a quando Akira era tornato così prepotentemente nella sua vita.
 
 
[1] Nella colonna sonora dell’anime c’è veramente una canzone intitolata Kiss me again, cantata da una certa Naoko, che io adoro e spesso la ascolto in loop quando scrivo (e non necessariamente sempre ff). Nel “video” o meglio nel fermo immagine al posto del video, c’è la foto di una ragazza, che sembra anche molto giovane, addirittura una bambina, e non è assolutamente come l’ho immaginata io, anzi! Ma mi piaceva l’idea di “utilizzare” il titolo della canzone e il nome della cantante per la mia storiella, insomma ci stava bene. Vi consiglio comunque di andarvela ad ascoltare se non la conoscete già  https://www.youtube.com/watch?v=8LiJWEjfvPk
   
 
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