Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Jeck86    27/06/2020    0 recensioni
Dante è quasi un Hikikomori.
Quando esce di casa, Dante sente una sensazione di disagio e di agorafobia.
Vive una vita da recluso, ma ha un lavoro e delle relazioni.
Ha ancora dei sentimenti per la sua ex, che non vede da mesi.
Un giorno, all'improvviso, cominciano a capitargli cose strane.
Comincia a vedere cose impossibili.
A volte spaventose, a volte comiche.
Che gli sta capitando? Il suo cervello gli fa brutti scherzi o l'universo ce l'ha con lui?
Alla fine, Dante otterrà ciò che cerca?
E se lo otterrà, ne sarà soddisfatto o se ne pentirà?
Un racconto surreale che vi spiazzerà più e più volte.
Genere: Angst, Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo Ottavo:

Lunedì




Dante era davanti allo specchio del bagno con il viso insaponato di schiuma. Fischiettava seguendo il motivetto della radio in sottofondo. Poi, ogni tanto, ZAK. Una bella passata di rasoio.
Quando ebbe finito, si tamponò con il telo da bagno e si spruzzò in faccia un po'di dopobarba.
Lanciò la salvietta sul portasciugamani e uscì dal bagno.
Anche la sua ombra sembrava allegra. La musichetta della radio continuava adesso a volume un pochino più alto.
Il ragazzo si scoprì a muoversi a tempo e la silhouette nera sembrava quasi danzare.
E proprio in quel momento, facendo mente locale, si ricordò che in casa sua non c'era mai stata una radio.
Forse il motivetto orecchiabile veniva dalla televisione.
Quindi attraversò a passo di marcia il lungo corridoio ed entrò in cucina.
Sul mobile di mogano, al solito posto c'era la televisione.
Ed era spenta.
Con una piroetta cambiò direzione e si diresse verso la finestra. La spalancò e si affacciò sul davanzale di marmo per vedere se la musica veniva da qualche auto posteggiata lì vicino.
Gli cadde l'occhio sull'orologio da polso. - È tardissimo! - Pensò. Non c'era tempo per preoccuparsi della musichetta. Violetta lo stava aspettando.

Aprì il portone di casa. La sua ombra gli porse il giacchetto. Dante, simulando un inchino, fece uscire prima lei.
Il viale alberato era strano: qui un albero con foglie rosse e gialle come in autunno, lì un olmo di un bel verde accecante, e più avanti c'era un cespuglio fiorito.
Con fiori di colori diversi. No, con fiori di tipi diversi.

Quella mattinata tutti avevano avuto la bella idea di uscire di casa, perché centinaia di persone affollavano la via. Ciascuno passeggiava nella propria direzione. Niente di strano considerando il tempo assolato ed il tiepido clima primaverile.
Tutti i passanti erano vestiti con abiti dagli sgargianti colori pastello.
Ma la cosa che spaventava Dante era che continuava a sentire la musichetta di sottofondo. E adesso il volume era così forte che cominciava a fargli male alle orecchie.

Si sforzò di rallentare il passo, ma non ci riusciva.
La sagoma nera sembrava guidarlo.
Non camminava più in linea retta.
Una sosta, un saltello, tre passi a destra, seguendo il ritmo sincopato della musica.
Il ragazzo aprì bocca e cominciò a cantare -Io mi sbaglierò,
Forse... non lo so.
Ma qualcosa qui non va.
Ma qualcosa qui non va.-
La folla attorno a lui faceva strane coreografie.
Una ragazza vestita di giallo, aprì la portiera della sua auto, scalò il tettuccio e si mise a cantare.
Dante, ora a braccetto ad una signora ottuagenaria con la busta della spesa, ora facendo un passo di twist con un signore in uniforme da marinaio, veniva come trascinato dai suoi stessi piedi.
La silhouette scura, ormai priva di ogni discrezione, marciava di fronte alla banda municipale.
- Che mi trovi proprio nel mezzo di un dance mob mi pare ardito,
e questa musica terribile deve proprio andare avanti all'infinito?"
La ragazza in giallo saltò giù dal tettuccio dell'auto e Dante fece appena in tempo a prepararsi per sorreggerla. Quando l'afferrò sentì uno schiocco alla propria colonna vertebrale.
Un tipo muscoloso in canottiera lo prese con poca gentilezza e lo costrinse ad un casquet.
E proprio quando la situazione sembrava andare per il peggio, vide la casa di Violetta.
Si divincolò dalla folla e si diresse verso la casa.
Bussò tenendo il tempo della musica.
Violetta gli aprì e lui entrò in casa.
La folla adesso si stava allontanando. La sua ombra la stava guidando da qualche parte lungo la strada, mentre agitava un bastone come una majorette.
- Violetta io ti prego di chiamare il dottore,
non riesco più a parlare e canto da due ore.
La musica che sento ora comincia a fare male. -
Un sottile rivolo di sangue gli usciva dalle orecchie.

L'ambulanza arrivò poco più tardi.
Ci erano voluti due infermieri belli grossi per tenere fermo il ragazzo, che continuava a ballare a destra e a manca per il soggiorno.
Il dottor Mentone ebbe difficoltà a farsi descrivere i sintomi.
- Porca miseria, dottore. Non riesco più a parlare. Canto solo, non ho un ombra e non smetto di ballare. -
- Sì, sì, credo di avere capito il suo problema. - Il dottore si tolse gli occhiali, si sfilò un fazzoletto dal taschino e si mise a strofinarlo sulle lenti - Non si preoccupi, la sua sindrome è piuttosto normale. -
- Che cos'ha dottore? è grave? - Domandò Violetta in ansia.
- Niente di cui preoccuparsi. Cose del genere capitano tutti i giorni. Solo che non se ne parla spesso.- Il dottore poggiò la sua borsa sulle ginocchia.
Con molta calma l'aprì e si mise a ruffolare al suo interno. - Dovrei avere ancora...ma dove l'ho messo? Eccolo. - Estrasse un tubetto. Col pollice fece saltare il tappo. lo rovesciò nella mano e ne cavò una pasticca piatta e rotonda.
-Il suo sistema nervoso è un pochino sovreccitato e quindi succedono di queste cose. Con questo dovrebbe tornare tutto alla normalità. - Il dottore sollevò la pasticca verso la luce tenendola tra il pollice e l'indice. -Inibirà la ricaptazione. Tutte queste anomalie che lei mi descrive spariranno.-
Dante guardò Violetta che si torceva le mani preoccupata, guardò il dottor Mentone che si tirava sù gli occhiali con il dito medio, poi guardò la pasticca nella mano del dottore.
La afferrò, se la mise in bocca e la inghiottì d'un colpo.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Jeck86