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Autore: cassiana    27/06/2020    13 recensioni
Brenda ragazza brillante e un poco goffa deve per forza andare a quella premiazione a York. Ce la porterà un amico del fratello. Quel che Brenda non immagina è che Malcom sia così tremendamente sexy e sfrontato.
Se quel giorno non ci fosse stato uno sciopero dei treni forse non avrebbero mai incrociato i propri destini. Ma la vita come una strada ha bivi, incroci e biforcazioni anche molto distanti tra loro. Chissà se Brenda e Malcom torneranno a camminare insieme.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


 

VII.  One world, it's a battleground One world, and we will smash it down
Pink Floyd  - Dogs of War

 
         Malcom stava finendo il giro intorno al campo per spegnere le luci, mettere a posto i materiali, raccogliere una felpa dimenticata da chissà chi: non era particolarmente tardi, ma in quella stagione il sole tramontava presto e le ombre si erano allungate. Quel pomeriggio c'erano stati i primi allenamenti post partita, i ragazzi erano ancora galvanizzati dalla vittoria contro i Cardinals ed era stato arduo tenerli a bada per le raccomandazioni tecniche e per il ripasso dei nuovi schemi tattici. Li aveva salutati ed erano usciti vocianti e scatenati come al solito già da un bel po'. Anche Jamal era dentro, nei locali dell'Effra e lo stava aiutando a mettere a posto. Quando Malcom lo raggiunse, gli disse che avrebbe finito lui e che poteva andare. Gli piaceva quel ragazzo: era silenzioso e serio, capace di farsi rispettare con un solo sguardo con un'autorevolezza che era davvero rara alla sua età. Ormai era circa un anno che lo aiutava come commissario tecnico, gli aveva raccontato che quando era più piccolo aveva provato a giocare, ma non era molto veloce. In compenso, aveva notato Malcom, Jamal aveva una memoria prodigiosa per gli schemi e un colpo d'occhio globale davvero notevole, quasi alla Cruijff. Era fondamentale per la squadra tanto quanto i giocatori. Malcom era sovrappensiero mentre stava uscendo dall'Effra Social, con una mano in tasca giocherellava col portachiavi della macchina, rilassato. Quando girò l'angolo dell'edificio si accorse che uno dei suoi ragazzi era attorniato da due giovani più grandi. Avevano pantaloni da hiphop calati sui fianchi, grosse scarpe da ginnastica e il cappuccio delle felpe alzate. Lo stavano incalzando chiudendolo sempre più contro il muro. Era Allen, lo riconobbe l'allenatore, parlottava con voce rotta gesticolando e cercava di uscire dall'accerchiamento, ma uno dei due lo prese per la felpa sbattendolo contro il muro. Malcom fece un passo in avanti e gridò loro qualcosa: per sua esperienza sapeva bene cosa stesse accadendo.
 
- Fatti i cazzi tuoi!
 
Berciò uno della gang, ma Malcom senza farsi intimidire, si mise in mezzo, liberò il ragazzino dalla morsa degli altri due e gli ordinò di tornare dentro. Uno dei ragazzi si tolse un coltello dalla tasca e glielo mise sotto gli occhi con un sorrisetto da maniaco. La lama brillò minacciosa riflessa dagli dalle pupille dilatate degli occhi lucidi:
 
- Sei già brutto di tuo, magari mi diverto un po' con la tua faccia.
 
- Non mi fai paura, stronzo.
 
Una zaffata di alito gli arrivò alle narici, c’era un qualcosa di speziato nel fiato del ragazzo che Malcom non riuscì ad individuare. In quel momento un vociare distrasse i ragazzi, Allen che si era fatto piccolo piccolo dietro alla schiena di Malcom, era sgusciato via appena i due teppisti si erano distratti. Era andato a cercare aiuto e in quel momento intervennero Jamal e Ramsay. Vedendosi in inferiorità numerica i due bulli tagliarono la corda minacciando ritorsioni con toni smargiassi. Malcom si appoggiò al muro, piegato sulle ginocchia con le mani sulla faccia.
 
- Cazzo, c'è mancato poco.
 
- Non ci sai proprio stare lontano dai guai, eh?
 
Ramsay era preoccupato, ma cercò di alleggerire l'atmosfera, teneva Allen vicino a sè e gli diede una ruvida carezza sulla zazzera bionda. Gli fece cenno di tornare dentro. Jamal si scrocchiò le dita delle mani:
 
- Gliel'avrei fatta pagare io, Mister.
 
Malcom sorrise dandogli una pacca sulla spalla e Ramsay alzò gli occhi al cielo:
 
- Eccone un altro. Voi non farete proprio niente, fatemi parlare con Forster. Ricordate che farsi giustizia da sé non porterà da nessuna parte. Forza, ora leviamoci di qui.
 
Tornati nei locali dell'Effra Malcom trovò Allen in sala lettura: guardava incantato la macchina degli snack come se fosse indeciso se prendere qualcosa.
 
- Siediti.
 
Il ragazzino ubbidì e si abbandonò su una delle sedie che circondavano un tavolo muovendo nervosamente una gamba su e giù. Si avventò sulla barretta di cioccolato che gli aveva porto l'allenatore. Malcom aprì lentamente la sua, in attesa. Affastellando le parole con la cioccolata Allen gli raccontò che quelli erano amici del fratello, che era dentro per spaccio. Visto che gli serviva un cavallo gli avevano chiesto di sostituirlo.
 
- Cavallo: sarebbe spacciatore. Senti, quella non è gente che chiede per favore. Se tornano a minacciarti devi dircelo, ok?
 
Il ragazzo si grattò i capelli biondi impiastricciandoli di caramello, si vedeva che era ancora impaurito.
 
- Dai, per stavolta ti accompagno a casa. Allen, non ti lasciamo solo, ma devi darci il modo di aiutarti.
 
Allen  un po' rincuorato annuì risoluto.
     Il giorno dopo Ramsay chiese a Malcom di accompagnarlo al posto di polizia, dove aveva appuntamento con il suo amico della squadra anti-gang. Quando lo vide arrivare si sentì quasi intimorito: Forster era un omone alto quasi due metri e quasi altrettanto largo, debordava dagli abiti stazzonati che sembravano essere sul punto di esplodere. Aveva circa una cinquantina di anni e la pelle ebano luccicava sotto le luci artificiali. Con un grande sorriso salutò Ramsay, gli diede una pacca sulla spalla e propose loro di uscire:
 
- Qua dentro non troverai un caffè decente neanche a pregare e devo fare la mia passeggiata quotidiana.
 
Così lo seguirono per Brixton Road: c'era poco traffico, un gruppetto di punk sedeva scomposto a terra con gli occhi vitrei, alcune signore col carrello entravano e uscivano dai negozi per le spese, dei rasta fumavano tranquilli, un autobus procedeva veloce lungo la via fermandosi all'ultimo momento alla fermata e provocando le proteste di un gruppetto di persone. Nel frattempo Ramsay e Forster si scambiavano ricordi:
 
- Conosco quest'uomo da trent'anni forse e ne abbiamo combinate delle belle insieme! Lui era il mio MC sai? Avevamo messo su questo duo dubstep ed eravamo anche bravini.
 
- Poi sei stato chiamato dalla vocazione al servizio a quanto pare.
 
- Anche tu, anche tu.
 
- Combattiamo la stessa guerra, ma da due fronti diversi.
 
Chiacchierando arrivarono nei pressi della stazione ferroviaria dove gli archi erano costellati di piccoli negozi di quartiere e caffè di poche pretese. Entrarono al Rio, dove Forster era di casa perchè la donna dietro al bancone lo chiamò per nome e lo salutò calorosa. L'uomo si diresse subito verso tavolo che doveva essere il suo abituale, data l'ampiezza della sedia su cui si piazzò. Dopo che ebbero fatto le ordinazioni, due caffè per Ramsay e Malcom e un americano e due toast al formaggio per Forster e altre chiacchiere, Ramsay raccontò nei dettagli l'episodio della sera prima.
 
- Mi sono informato: Mikey Tibideau il fratello di questo Allen, è uno dei SixtySix. Ne abbiamo decapitato i vertici circa sei mesi fa, da allora stanno perdendo terreno sulla strada e ovviamente si sono fatte avanti altre bande che vogliono riempire il vuoto di potere. Questo vuol dire che i SixtySix sono sempre più disperati e sanguinari. Siamo sull'orlo di una guerra tra bande come non se ne vedevano da anni.
 
Concluse l'omone dando un gran morso a uno dei toast, il formaggio gli colò sul tovagliolo. Ramsay finì in un sorso il suo caffè:
 
- Come mai questa aggressività nel prendersela proprio con questa gang? La polizia qui ha sempre cercato di mantenere un profilo basso, sin dall'82.
 
- Sono cambiate le alte sfere e - Forster si avvicinò - ma qui lo dico e qui lo nego, probabilmente c'è stata qualche pressione. Prima ce la prendevamo un po' con tutti per mantenere gli equilibri, lo sai. Fosse per me sbatterei tutti in galera e butterei la chiave!
 
Malcom, che aveva ascoltato attento la conversazione, smise di girare il suo caffè:
 
- Incredibile.
 
- Giovanotto ti dirò una cosa e Ramsay qui te la potrà confermare: sono cresciuto in questo quartiere e non ho mai vissuto un giorno in cui la politica non avesse molto a che fare con la criminalità.
 
Ramsay annuì e riprese:
 
- Cosa ci consigli di fare quindi?
 
- Proteggervi e avere un profilo basso per il momento.
 
Forster si pulì la bocca e Ramsay scattò all'indietro sulla sedia, contrariato:
 
- Non posso nascondere i ragazzi a tempo indeterminato, questo lo sai Alan!
 
- E allora sperate che sia stato solo un episodio isolato.
 
 
Quando tornarono indietro Malcom era pensieroso, Brixton era sempre stata una polveriera: tra criminalità e povertà non c'era da stare troppo tranquilli. Per questo le associazioni combattevano con le unghie e con i denti, a volte salvando dalla strada letteralmente un ragazzino alla volta. Le istituzioni sembrava non avessero interesse a risanare il quartiere, se non farsi vedere in tempi di campagna elettorale elargendo promesse che non sarebbero state mantenute. O manganellate. Ramsay camminava con le mani in tasca altrettanto pensieroso.
 
- Per il momento possiamo solo continuare a fare ciò che facciamo senza lasciarci intimidire. Stai solo attento a movimenti strani intorno ai ragazzi.
 
Malcom annuì. Nonostante fosse preoccupato non pensava davvero che togliere un unico ragazzino dalla strada avesse chissà che impatto sulle strategie della gang. Avrebbe continuato gli allenamenti e tenuto gli occhi aperti.
Tornati all'Effra Social Ramsay si chiuse nel suo ufficio a fare telefonate, mentre Malcom fu chiamato in ambulatorio da una LaRue preoccupatissima che si fece raccontare in tutti i particolari ciò che era successo ad Allen.
 
- E pensare che anche Mikey frequentava questo posto. A volte vorrei tenerli tutti qua sotto le mie braccia e non lasciarli andare via!
 
La donna aveva gli occhi umidi e Malcom la consolò dandole una piccola pacchetta delicata sul braccio grassoccio. In quel momento una delle volontarie entrò di corsa insieme a una ragazzina che piangeva e si teneva un dito avvolto in un fazzoletto sporco di sangue. Malcom tolse il disturbo e quando fu davanti alla porta dell'auditorium Kiki mise fuori la testa chiamandolo con un sorriso.
 
- Allora che te ne pare?
 
Il salone era in piena attività: i bambini, aiutati dai volontari, erano concentrati a decorare l'auditorium per Halloween. Alcuni stavano ritagliando figurine di pipistrelli e fantasmi per farne festoni, i più grandicelli sotto la supervisione di un ragazzo più grande stavano scavando le zucche al che Malcom ricollegò la ragazzina col dito sanguinante. I più piccini erano a terra e disegnavano mostri e ragnatele, alcuni con le manine impiastricciate di colore rosso lasciavano impronte sanguinolente su un lenzuolo. Malcom si voltò verso Kiki con un sorriso:
 
- Sono impressionato: avete messo su una vera fabbrica di decorazioni. E scommetto che li pagherete a caramelle!
 
Fece l'occhiolino e la ragazza rise toccandosi il pancione. Si alzò un vociare dal fondo del salone: due bimbi avevano iniziato a litigarsi un pennarello e Kiki corse a dividerli.
Terry stava aiutando una bambina a disegnare ed erano entrambe sedute per terra sporche di colore. Quando vide Malcom, la ragazza si alzò salutandolo e Malcom le sorrise agitando una mano.
 
- Ho trovato i biglietti di Siouxie e the Banshees per questo sabato qui alla Brixton Academy, ti andrebbe di venire? Forse sono un po' estreme per te, ma ti prometto che ti divertirai!
 
Malcom sporse le labbra, Terry lo guardava speranzosa, era così tenera con quello sbaffo di colore sul viso e lui non voleva più che si illudesse, non se lo meritava. Così la prese con delicatezza per un braccio:
 
- Ci andiamo a sedere un attimo?
 
Lei si lasciò trasportare allarmata, ma già in cuor suo rassegnata: non voleva ammetterlo con se stessa, ma era quasi certa di ciò che Malcom stava per dirle. Sedettero davanti a una finestra, un po' lontana dal gruppo di bambini. Malcom non sapeva come iniziare il discorso, sporse le labbra come faceva sempre quando era nervoso e Terry guardò per un momento di fuori: il cielo si stava rannuvolando e mucchietti di foglie secche volteggiavano inseguendosi l'un l'altra. Alcuni ragazzi con i cappucci delle felpe alzati erano appostati accanto a un lampione che spandeva una luce gialla. Terry sospirò tornando a guardare Malcom:
 
- Non girarci troppo intorno, ok? Ti vedi con qualcuna. Quella giornalista vero?
 
- Si, più o meno. Ma non voglio che tu soffra. Sei una brava ragazza, davvero in gamba. Sono sicuro che presto troverai qualcuno che ti farà felice.
 
- La storia della mia vita: tutti mi dicono che sono tanto brava, ma poi s'innamorano delle altre. Perché sei innamorato di lei, vero?
 
Malcom non rispose, ma il suo viso si aprì in un enorme sorriso: Brenda gli riempiva così tanto il cuore che lo rendeva felice anche solo ammettere di esserne innamorato. Non faceva altro che pensare a lei e a quando aveva appoggiato le labbra sulle sue, a quanto avrebbe voluto stringerla e baciarla come si deve.
 
- Ah non rispondere, guarda che occhi da pesce lesso che hai!
 
Una bimbetta si avvicinò a loro mostrando un piccolo fantasmino creato con una pallina di polistirolo e un fazzoletto. Terry si chinò ad aiutarla a stringere il cordino intorno alla testa, così che Malcom non le vedesse gli occhi umidi. Malcom era dispiaciuto per lei, ma non poteva nascondere quello che provava, non sarebbe stato giusto neanche nei confronti della ragazza.
 
- Terry mi dispiace così tanto.
 
- Non ti preoccupare. Me la caverò.
 
La ragazza con un sorriso deluso si alzò e gli diede un buffetto sul braccio. Tornò a sedersi con i bambini, lodandone uno, aiutandone un altro. La sua bocca rideva, ma gli occhi erano tristi. Malcom rimase per un attimo ad osservarla, dispiaciuto nonostante tutto che le cose tra loro si fossero in qualche modo deteriorate. L'ultima cosa che volesse era fare del male a qualcuno, in passato con i suoi comportamenti aveva fin troppo addolorato chi gli era stato accanto. Non voleva che la sua felicità fosse fonte di sofferenza per qualcun altro, ma non poteva fare a meno di provare quei sentimenti. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva vivo: era come se il mondo avesse acquistato innumerevoli e brillanti sfumature di colore che non aveva mai visto prima e non voleva privarsi di quella meravigliosa emozione.
    Era immerso in quei ragionamenti quando la sua attenzione fu catturata da un movimento fuori dalla finestra, con la coda dell'occhio notò alcune sagome nere muoversi furtive e veloci e poi qualcosa volò dentro con un boato di vetri infranti. Il volto di Malcom si deformò in un grido muto, mentre si lanciava sui bambini più vicini. Al sasso seguirono alcune bottiglie incendiarie: le fiamme divamparono sulle sedie di legno, i festoni di carta e i disegni dei bambini, un fumo acre si levava dal pavimento in linoleum. Jamal era corso dentro al salone con un estintore e Malcom cercava di soffocare le fiamme col proprio giubbotto. Terry e le altre ragazze spinsero i bambini terrorizzati fuori dall'edificio cercando di contenere il panico. Uno dei volontari arrivò a dar man forte con un altro estintore:
 
- Chi è rimasto dentro? Ramsay è di sotto!
 
Gli urlò Malcom prendendogli dalle mani l'estintore. La priorità era evacuare l'edificio, mentre lui e Jamal cercavano di contenere l'incendio. Nel frattempo qualcuno aveva chiamato il 999 e presto un'autopompa dei vigili del fuoco, annunciata dal lugubre lamento della sirena, parcheggiò davanti all'Effra Center: gli uomini in divisa sciamarono nell'edificio con i manicotti dell'acqua già in azione e in poco tempo provvidero a spegnere del tutto l'incendio. Malcom e Jamal tossendo per il fumo tossico, sporchi di fuliggine erano stati fatti uscire dall'edificio. Data la tempestività del loro intervento i danni furono limitati. Ramsay, che era stato evacuato insieme agli altri nonostante le sue proteste, era rimasto a guardare il lavoro dei pompieri con un'espressione corrucciata sul viso che faceva un inusuale contrasto con il suo solito atteggiamento altrimenti mobilissimo. Quando fu tutto finito si ritirò a parlare con il caposquadra:
 
- Per fortuna non si è fatto male nessuno, a parte questi due giovanotti che hanno respirato il fumo. Le bottiglie non erano completamente piene questo vuol dire che l'accelerante era poco. Mi dà l'idea che sia stata più che altro un'azione intimidatoria. Ma poteva finire in modo tragico e non sarebbe stata neanche la prima volta. Negli ultimi tempi gli attentati incendiari sono aumentati in modo esponenziale. Ho paura che presto ci scapperà il morto o più di uno.
 
L'uomo scosse la testa rammaricato. Aggiunse che avrebbe redatto un verbale e che dovevano allegarlo alla denuncia che comunque lui avrebbe dovuto far partire d'ufficio. Con una stretta di mano i due uomini si salutarono con la promessa di risentirsi presto per aggiornarsi.
        Quando fecero la conta dei danni in effetti il risultato non fu così pessimo: alcune sedie rovinate, qualche lavoro dei bambini distrutto, un paio di zucche arrostite, pastelli a cera fusi sul linoleum e le pareti sporche di fuliggine. Ci sarebbe stata da dare una bella ripulita, cambiare il pavimento, ridipingere le pareti, interventi costosi sì, ma che potevano essere affrontati dai volontari. Una LaRue angosciata caracollava da un gruppo all'altro consolando bimbi in lacrime, controllando che nessuno fosse rimasto ferito, discutendo con Jamal e Malcom perché andassero in ospedale a farsi controllare i bronchi. Malcom da parte sua era furibondo: già era più che grave un'intimidazione di quel tipo, ma prendersela con i bambini era da veri vigliacchi. Perché chiunque avesse lanciato quelle bottiglie lo sapeva che il pomeriggio l'Effra era frequentato dai piccoli che ci facevano il doposcuola. Anche Jamal e gli altri ragazzi erano furiosi, parlavano di rappresaglia, di vendetta. Ramsay li zittì tutti:
 
-Va bene basta così. Nessuno si è fatto male, non ci sono stati danni troppo gravi. Continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto, andiamo avanti e facciamo vedere loro che non abbiamo paura.
 
Il capannello si sciolse, i bambini furono riportati a casa da chi poteva o dalle mamme che era state avvertite con tempestività. I volontari iniziarono l'opera di bonifica del centro ancora brontolando.
 
- Neanche nei miei momenti peggiori ero finito due volte al posto di polizia nella stessa settimana.
 
Brontolò Malcom che insieme a Ramsay era tornato alla stazione di polizia e aveva raccontato a un Forster non troppo sorpreso ciò che era accaduto. Il poliziotto fece vedere loro il voluminoso fascicolo dedicato ai SixtySix che secondo lui potevano essere i colpevoli più probabili dell'attentato.
 
- E questo solo per avergli impedito di bullizzare uno dei nostri ragazzi?
 
- Te l'ho detto: si stanno facendo sempre più violenti. E poi hanno voluto dare un segnale alle altre bande.
 
Ad ogni modo, grazie alla loro denuncia avevano reso più facile trovare ulteriori capi d'imputazione per sgominare definitivamente la banda. Forster non era fiducioso, però e lo disse chiaramente: le gang erano come un'idra, tagliavi una testa e ne nasceva una ancora più sanguinaria e senza scrupoli della precedente.
    Ora i due uomini  stavano camminando per il quartiere, entrambi persi nei propri cupi pensieri. Si ritrovarono nella zona del Brixton Village, il mercato coperto, costellata di palazzi vittoriani. Ramsay si fermò davanti a un gigantesco murale che prendeva quasi per intero il lato del Carlton Mansion, uno degli edifici vittoriani. Si era un pochino sbiadito nel tempo e in basso era deturpato dalle tag dei graffittari, ma la sua potenza visiva restava intatta. Un gigantesco scheletro vestito con i colori delle bandiere dei paesi che possedevano le bombe atomiche camminava arrogante sulla città di Londra. Dietro di esso, in un cielo ridicolmente celeste, due enormi funghi nucleari spargevano terrore e morte. Ed era tanto più agghiacciante perché proprio due anni prima il reattore di Chernobyl era esploso rilasciando nell’aria di mezza Europa il suo carico di morte e veleno e l'angoscia del nucleare era più viva che mai.
 
- Sai come si chiama? Alba nucleare. Lo hanno dipinto appena dopo i moti dell'81 - Ramsay scosse la testa amareggiato - Ricordo quando la gente di Brixton era coalizzata, rastaman, punk, fratelli musulmani: eravamo noi contro loro. L'orgoglio di quartiere ci teneva uniti, verso l'unico obiettivo di ottenere giustizia, equità, di non essere considerati cittadini di serie B, carne da macello buona solo come bacino elettorale. Ora è solo un tutti contro tutti, questa droga, questa speculazione edilizia che sta strisciando subdola fino a toglierci anche l'orgoglio di essere poveri ma solidali, ci sta mangiando vivi. I ragazzi pensano che il denaro facile, il tossico machismo delle gang sia l'unico modo per emergere e dare un calcio allo schifo che li circonda. Ed è anche così, in parte. Ma stanno facendo sprofondare il quartiere in una spirale di odio e violenza e loro non stanno facendo altro che sprofondare con esso nella tossica illusione di farsi strada.
 
Malcom osservò l'amico, era veramente raro vedere Ramsay disilluso e questo lo crucciò ancora di più. Non sapeva come consolare l'uomo più anziano, si erano sempre trovati a ruoli invertiti e vedere Ramsay in quel momento di fragilità lo turbò:
 
- Credi che sia il caso che dia l'intervista?
 
- Certo, tu sei nella posizione migliore per raccontare cosa sia la dipendenza, a cosa possa portare e quali danni provochi alla società.
 
- Ma forse non è il caso che parli dell'attentato.
 
- Al contrario, è invece fondamentale denunciare. Questi delinquenti non devono pensare di poterla avere vinta, devono sapere che non ci fanno paura.
 
Ramsay si era rianimato. Era un uomo d'azione e la prospettiva di avere un piano da seguire lo distolse dal suo malumore:
 
- Parlerò a MarieAntoniette e agli altri capi delle altre associazioni e faremo vedere che l'Effra Center non si piega alle minacce. Magari organizzeremo una fiaccolata. Si, il fuoco che voleva distruggerci diverrà una luce di speranza!
 
Malcom sorrise rassicurato nel vedere Ramsay di nuovo reattivo. Il suo cuore si fece leggero, aveva voglia di sentire Brenda, la sua voce: voleva chiamarla e raccontarle cosa fosse accaduto. Aveva voglia di vederla e di assaporare ancora le sue labbra.
 
- Muori dalla voglia di vederla, eh Romeo?
 
Ramsay lo beccò con la testa fra le nuvole e Malcom non poté fare a meno di sorridere:
 
- Sono così prevedibile?
 
- Sei come un libro aperto per me. Voglio vederti felice e realizzato.
 
- Ramsay non ho parole per dirti quanto ti sia debitore e darei non so cosa per poter ripagare tutto il bene che mi hai fatto.
 
- Un modo c'è: vivi la tua vita, sii felice. E chiama quella ragazza, testone!
 
    Era piovuto tutto il giorno, ma ciò non aveva scalfito l'umore di Brenda dato che quella sera sarebbe andata a cena con Malcom. Si erano sentiti al telefono qualche giorno prima e lui le aveva raccontato dell'attentato al centro dell'Effra. C'era ancora rabbia e preoccupazione nella sua voce e lei altrettanto incerta gli aveva domandato se volesse andare fino in fondo con la loro intervista.  Malcom risoluto le aveva risposto che era più deciso che mai. Non voleva mettere in pericolo nessuno, ma certe vigliaccate perché di questo si trattava, andavano denunciate in tutte le sedi necessarie. Aveva ammorbidito la voce nell'offrirle la possibilità di non parlarne però, se lei pensava che un argomento del genere non fosse adatto al suo target di pubblico o se avesse paura. Ma Brenda voleva parlarne, era proprio questo tipo di storie che teneva a raccontare. Così si erano messi d'accordo per vedersi dopo la trasmissione direttamente alla radio. Brenda quel pomeriggio ci aveva messo un'eternità per decidere che abbigliamento scegliere: era rimasta davanti all'armadio aperto a esaminare sconsolata ogni probabile outfit mordendosi a sangue ogni singola pellicina. Maglie, pantaloni, gonne, vestiti giacevano alla rinfusa sul letto in un confuso caleidoscopio di colori e texture. Era giunta alla triste conclusione che non aveva abiti adatti. O meglio li aveva ma erano troppo sexy o troppo seriosi. Doveva intervistare Malcom, non sedurlo si era imposta. Ma in qualche modo voleva anche fare colpo su di lui, non c'era niente di male a flirtare un po'. Insomma Malcom lo faceva in continuazione con lei, voleva solo provocarlo un pochino. E poi c'era stato quel bacio tra loro. Anche se non era stato un vero bacio. Ma c'era stato. Confusa, non sapeva come considerarlo e intanto si osservava allo specchio provando a turno i due abiti finalisti dell'ardua scelta: un abito rosso dalla scollatura a V e la gonna svolazzante lunga che non la convinceva per niente o un tubino di velluto nero con le maniche a sbuffo e scollato sulla schiena. Quando si era guardata allo specchio e aveva visto l'ampiezza della scollatura aveva titubato: forse era troppo. Ma poi aveva pensato che al ristorante sarebbero stati uno di fronte all'altra e poi non aveva ancora avuto l'occasione di metterlo. Come buona misura si portò un cardigan di lana sottile. Non sapeva nemmeno lei come fosse riuscita ad arrivare a fine giornata senza combinare un qualche disastro o dire delle corbellerie. Come al solito si era cambiata direttamente in radio, ormai i colleghi la prendevano anche un po' in giro per quella sua abitudine. Aggiustò il trucco, spazzolò a lungo i capelli finché non furono simili a una colata di onde lucide sulle spalle e mise una goccia di profumo ai polsi e dietro le orecchie. Sorrise soddisfatta al proprio riflesso.
    Prima di uscire controllò un'ultima volta il cielo: perfetto, non pioveva, anche se la strada era disseminata di grosse pozzanghere. Malcom l'aspettava, come al suo solito, appoggiato alla macchina a braccia conserte dall'altra parte della strada. Indossava dei jeans scuri e un giubbotto di pelle nero aperto su una camicia bianca. La via era congestionata dal traffico, nonostante l'ora. Brenda era proprio sul bordo della strada in attesa di poter attraversare, quando le passò davanti un autobus rosso a due piani che procedeva con una certa velocità. Quando il grosso veicolo si fu tolto di mezzo Malcom non poté credere ai suoi occhi: prima Brenda era una visione da sogno, il cappotto cammello aperto su uno striminzito vestitino che lasciava intravedere quel suo paio di gambe stupende. Dopo il passaggio dell'autobus si era trasformata in una cosina miserevole bagnata come un pulcino.
 
   
 
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