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Autore: miss yu    27/06/2020    1 recensioni
[Stucky | AU Omegaverse | Slash | Fluff primi capitoli | Angst senza badare a spese | H/C | No mpreg]
In un mondo in cui lo stato di diritto, deciso e gestito dagli Alpha che detengono tutte le posizioni di potere, considera gli Omega quasi alla stregua di animali domestici, Steve riceve un regalo che, anche se lui non lo sa ancora, cambierà per sempre il suo modo di pensare e di amare.
La storia penso sia comprensibile anche a chi non ha molta familiarità con questo AU o addirittura a chi non ne sa nulla.
Dal testo:
"Senta facciamo così, le dò qualche giorno di tempo, ci dorma sopra,
vada a vedere qualche altro posto, parli con qualcuno che può consigliarla,
tanto Bucky non va da nessuna parte,
come avrà capito non c’è la fila per acquistarlo.”
Genere: Angst, Omegaverse, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5: I dont’t know if I’m worth all this.


Steve posa il telefono con un sospiro.
“Abbiamo un invito”
“Un invito?” borbotta Bucky.
“Già, dai miei per la vigilia e il giorno di Natale.”
Bucky non replica, aspetta che aggiunga qualcosa, ma l’Alpha chiude l’argomento come se la cosa gli causi una sorta di preoccupazione che non ha intenzione di condividere e in effetti preoccupato lo è davvero, diviso com’è tra due sentimenti contrastanti: da una parte il desiderio di assecondare la tradizione di famiglia con la cena della Vigilia insieme a parenti ed amici ed il giorno di Natale da passare tranquillamente davanti al camino acceso, dall’altra la chiara consapevolezza che la presenza di Bucky ha buttato sottosopra tutti gli equilibri di una vita.
Il problema principale è che dopo averlo acquistato ha lasciato passare più di una settimana prima di metterne al corrente i genitori, guardandosi bene dal nominare il Ricovero Pubblico per Omega. Per la prima volta si è trovato a mentire ai suoi, dicendo che è ripassato dall’Omega Vip e vi ha trovato quello che cercava. Alla richiesta di sua madre di poterlo conoscere al più presto, Steve ha sempre rinviato l’incontro, prendendo a pretesto il lavoro, il calore e altre scuse più o meno plausibili. Sa benissimo perché ha mentito: ha paura del giudizio dei suoi, del loro biasimo; sa che Bucky non è il prototipo del bravo Omega educato che i suoi avevano in mente per lui e ha cercato di rinviare il più possibile il momento della verità.
Ora di fronte all’invito pensa che il giorno di Natale non è certo il momento più opportuno per raccontare ai suoi chi è veramente Bucky, con la certezza di creare preoccupazione e disapprovazione. Gli sembra di aver intrapreso una strada che sempre più lo sta portando lontano da quello che è: una persona onesta e sincera. Non gli piace dover tramare bugie proprio nei confronti dei suoi, ma gli sembra che l’unica cosa da fare in questo momento sia quella di continuare a sostenere la sua menzogna, trovando un’occasione più propizia per raccontare loro la verità.
Si sente inquieto, sente di stare sbagliando ma non è disposto a rovinare l’atmosfera delle feste natalizie, come non è disposto a mettere Bucky a parte dei suoi dilemmi; nonostante gli sia molto affezionato non lo ritiene una persona in grado di aiutarlo a trovare una soluzione, visto che già lotta tutti i giorni per padroneggiare i suoi di problemi: di controllo della rabbia, di inadeguatezza, di muri difensivi che alza per nascondere le sue debolezze.
Il giorno della vigilia il tempo sembra aver deciso di assecondare il desiderio di un ‘bianco Natale’ e già dal mattino da un cielo color latte cominciano a fioccare batuffoli svolazzanti che imbiancano i viali e i giardini della zona residenziale dove vivono i signori Rogers, lasciando Bucky a bocca aperta con il naso schiacciato contro il finestrino.
“E’ bellissimo!” esclama con gli occhi brillanti.
“Non hai mai visto la neve?” chiede sorpreso Steve.
“Da ragazzino e qui è diverso che in città, sembra un paese incantato.”
“Scusa se ti rovino l’atmosfera ma prima di arrivare vorrei chiarire alcune cose con te.”
Bucky si mette subito sulla difensiva: “Che c’è?”
“I miei sono brave persone ma un po’ formali, ci tengono all’educazione e quindi...”
“E quindi hai paura che ti faccia fare brutta figura, è questo che stai tentando di dirmi?”
“Non sto tentando un bel niente, ti sto solo chiedendo di evitare imprecazioni varie.”
“Cristo Steve per chi mi hai preso!”
Steve gli lancia un’occhiataccia per niente divertita: “Non sei per niente spiritoso, mia madre ci tiene molto a queste feste e non voglio che succedono intoppi tutto qui.”
“Niente intoppi d’accordo!” brontola Bucky con la faccia di quando è arrabbiato con tutto il mondo.

“Se sapevo che non saresti più venuto a trovarci, non ti avremmo mai comprato l’appartamento e non ti avremmo regalato il tuo Omega, avanti faccelo conoscere” esclama Sarah Rogers sciogliendo Steve dall’abbraccio in cui lo ha tenuto stretto.
Bucky che aspetta qualche passo indietro con gli occhi bassi e vorrebbe con tutto se stesso essere da qualche altra parte, si avvicina solo quando Steve gli mette una mano sulla spalla e lo trascina di fronte ai suoi pronti a squadrarlo ed esaminarlo.
C’è un attimo di silenzio e una smorfia di sorpresa che passa rapida sul viso dei genitori che non sfugge a Steve, subito cancellata da un sorriso di circostanza: Bucky non ha l’aspetto del bravo Omega, con i capelli lunghi, la barba non curata e quello sguardo da lupo preso in trappola, ma soprattutto non ne ha l’odore.
“Benvenuto in famiglia,” si sforza di dire Sarah, “La vostra camera è pronta, se volete darvi una rinfrescata e riposare fate pure, la cena come sempre è alle otto, Bucky potrà cenare con Bella e Ronnie, ci pensi tu a fare le presentazioni?”
“Certo, non ti preoccupare.”
In camera Bucky appoggia il bagaglio e tira un sospiro di sollievo: “Questa è la tua camera?” dice con voce tetra.
“Sì.”
“Hai una casa molto bella.”
“E’ la casa dei miei.”
“Ci hai abitato fino a poco fa, mi sembra.”
“Beh fino a diciotto anni sì, poi tra l’esercito e l’università non ci sono stato molto.”
“I tuoi sono gentili.”
“Già ed ora mi dici che hai?”
Bucky lo guarda con sguardo assente.
“Io? Niente? Cosa dovrei avere, sono un po’ in imbarazzo ecco tutto, sai che le relazioni sociali non sono il mio pezzo forte.”
“Va bene, diamoci una sistemata e poi ti faccio conoscere gli Omega dei miei.”
“Non vedo l’ora” risponde Bucky con un tono chiaramente sarcastico.
“Ti ho mai detto che a volte sai rendere la vita difficile? Anche a me dispiace di non poter cenare insieme, ma sai benissimo che gli Omega non mangiano con gli Alpha quando ci sono ospiti, non è contemplato da nessuna parte” sbuffa Steve con i nervi tesi.
“Io e te cenare insieme? Ma come ti viene in mente quando posso farlo in compagnia di due Omega! Ne sono profondamente onorato, dico davvero” sibila Bucky.
“Cerca di evitare il sarcasmo, non sono proprio in vena” chiude il discorso Steve entrando in cucina dove Bella e Ronnie stanno apparecchiando.
Dopo i saluti Ronnie fa un sorrisetto di circostanza: “Sarah ci ha avvertito che avresti portato il tuo nuovo acquisto, tutti noi non vedevamo l’ora di conoscerlo” e Bucky a quelle parole vorrebbe girare le spalle e andarsene mentre l’unica cosa che può fare è ignorare tutto quello che gli sta attorno: trovarsi in quel posto, sostenere gli sguardi di riprovazione dei genitori di Steve, cenare con quei due che sembrano animaletti ammaestrati. Si ripete che in fondo non ha nessun diritto di lamentarsi, nessuno lo sta picchiando, maltrattando o iniettandogli qualche intruglio nelle vene, gli si chiede solo di essere educato e a lui non costa proprio nulla fare contento Steve, ingoiando la voglia di prendere a pugni qualcuno.
Steve rimane ancora un attimo a scambiare due chiacchere poi se ne va sperando in cuor suo che tutto fili liscio, raggiungendo i suoi in salotto in attesa degli invitati che arrivano poco dopo con i cappotti e gli ombrelli imbiancati. Fuori la nevicata continua, il giardino è candido, i rumori della strada arrivano smorzati, la luce dei lampioni si liquefa in un biancore opalescente.
La sala da pranzo brilla d’oro e di rosso, la tavola è impeccabile e la cena trascorre tra chiacchere, risate e vecchi ricordi. Il tempo passa spensieratamente e arriva il momento degli auguri, dei pacchetti scartati, delle canzoni accompagnate dal piano di sua madre e lui si dimentica di Bucky.
Quando rientra in camera è già tardi e lo trova in piedi davanti alla finestra.
“Pensavo che dormissi, è tardi.”
“Ti aspettavo, tutto bene?”
“Sì tutto come sempre, è piacevole ogni tanto tornare ad essere un po’ bambino e tu come è andata?”
“Bene, ho mangiato e mi sono trattenuto non so quante volte dal prendere per la gola quel cogl… Ronnie.”
“E’ una battuta vero?” chiede Steve un po’ allarmato.
Bucky sogghigna: “Certo! Mi sono comportato bene, dovresti essere fiero di me” ma il tono in cui lo dice non fa presagire niente di buono.
Quando entrambi sono sotto le coperte, Bucky gli si fa vicino e comincia a strusciarglisi addosso, Steve lo abbraccia pensando che voglia solo un po’ di coccole, ma quando la mano dell’Omega scavalca l’elastico dei suoi boxer, capisce che non sono quelle che cerca.
Rimane sorpreso perché dopo il calore Bucky non ha mai preso l’iniziativa e non riesce a capire cosa gli sia preso proprio quella sera, con la camera dei suoi genitori a due passi.
“Ehi non mi sembra una buona idea, non vorrei che i miei ci sentissero” borbotta.
“E allora? Che c’è di male? Penso che lo sappiano che scopiamo, lo fanno anche loro con Bella e Ronnie no? Non si acquistano gli Omega soprattutto per questo? E poi voglio farmi perdonare per tutte le volte che ti rendo difficile la vita.”
“Sei il solito permaloso” ribatte Steve, “Però lo facciamo in silenzio capito, se solo fai uscire dalla bocca un sospiro, si interrompe tutto” e vorrebbe aggiungere altro ma Bucky gli chiude la bocca con un bacio e poi scende lentamente, seguendo un sentiero che sta imparando a conoscere da poco ma che sembra aver mandato a memoria perfettamente, si intrufola sotto le coperte e Steve deve mettersi una mano sulla bocca per soffocare i gemiti, mandando in frantumi i suoi propositi di passare la notte solo dormendo.
Dopo il sesso Bucky, con gli occhi aperti, ascoltando il respiro tranquillo di Steve che dorme al suo fianco, si chiede perchè si è comportato in quel modo sapendo già che non è stato per un desiderio irrefrenabile ma perchè si è sentito triste, umiliato e giudicato per tutto il giorno e farsi scopare è stato l’unico modo per sentire di contare per Steve più del timore di deludere i genitori.

La mattina si svegliano tutte e due più tardi del solito e Steve va a prendere il regalo che ha gli comprato: un anello in argento. Quando glielo consegna lui rimane sorpreso e anche un po’ commosso: “E’ da una vita che non ricevo regali a Natale, beh a dire la verità neanche in altre occasioni” poi un po’ imbarazzato riprende, “Scusa ma io non ti ho fatto niente.”
“Non ti preoccupare, di solito è l’Alpha che fa regali al suo Omega e non viceversa.”
“Certo che stupido che sono, come ho fatto a non pensarci.”
“Stai facendo dell’ironia? Non ti è piaciuto il regalo?”
“Non è questo… Lasciamo perdere, sono solo nervoso ecco tutto.”
“Non devi esserlo."
“Tu lo sei però, lo sento e so anche il perché: hai paura di quello che i tuoi potrebbero pensare di me.”
Steve sorride in imbarazzo: “Il giorno di Natale a casa mia è molto informale, facciamo un brunch tutti insieme e passiamo il pomeriggio a giocare a carte davanti al camino, i miei hanno voglia di conoscerti meglio però credo che non sia il momento giusto per entrare nei dettagli della tua vita, ho detto loro che ti ho acquistato all’ Omega Vip per evitare domande imbarazzanti, quindi per ora attieniti a questa versione.”
“Se i tuoi ci credono sono degli idioti.”
Steve lo guarda perplesso.
“Nessuno crederebbe mai che mi hai comprato all’Omega Vip, se ti vergognavi di me potevi lasciarmi a casa, comunque non sarò certo io a tirare in ballo il mio passato.”
“Voglio solo che oggi non finisca in uno scontro, tutto qui.”
“Di solito quando ci sono io finisce sempre in uno scontro.”
Steve non risponde e scende cercando di scacciare un brutto presentimento che si sta posizionando proprio alla bocca del suo stomaco.
“Allora Bucky raccontaci qualcosa di te” chiede ad un certo punto del brunch Sarah Rogers per cercare di coinvolgerlo nella conversazione, che lo ha visto fino a quel momento silenzioso e accigliato.
Bucky alza gli occhi dal piatto e dà un’occhiata a Steve che interviene buttando lì la prima cosa che gli viene in mente: “Bucky è nato da genitori Alpha.”
“Davvero? Ma questo è veramente interessante, non avevamo mai conosciuto nessun Omega che… Pensavo fosse una leggenda metropolitana”.
Ronnie ridacchia con aria strafottente: “Come ci si sente a passare dalle stelle alle stalle?”
“Non sei divertente” ringhia Bucky e non sono tanto le parole quanto il tono che usa a far morire in gola la risata a Ronnie.
Cala un gelo nella sala.
“Scusatemi, sono stato uno stupido a tirare fuori questo argomento, Bucky e i suoi non hanno un buon rapporto” cerca di rimediare Steve.
“Ovvio, non deve essere facile per degli Alpha accettare un figlio Omega, uno come Bucky per di più” interviene di nuovo Ronnie.
Bucky lo fulmina con lo sguardo ma Ronnie continua senza lasciarsi impressionare: “Da quel poco che ti conosco penso che non sia facile per nessuno avere un buon rapporto con te.”
“Che cazzo ne sai tu, pezzo di mer…” Bucky scatta in piedi così velocemente che tutti rimangono sorpresi, poi si blocca mordendosi il labbro e guardandosi attorno con aria colpevole.
“Ok Bucky, chiedi scusa a Ronnie e a tutti noi, poi va in camera e aspettami lì” riesce a dire Steve rosso per la vergogna, cercando di cancellare dalla sua voce il tremito.
Bucky lo guarda poi con voce sorda chiede scusa e si allontana, lasciando dietro di sé un imbarazzo palpabile che ha avvelenato irrimediabilmente l’atmosfera natalizia.
Dopo pranzo, congedati i due Omega, Steve sente che ormai, nonostante i suoi tentativi di salvare il Natale, è arrivato il momento di affrontare i genitori, ma in realtà sono loro i primi ad introdurre senza preamboli il discorso, con un piglio per loro inusuale.
“Sai che non ti abbiamo mai ostacolato nelle tue scelte e così continuerà ad essere, ma vorremmo sapere qualcosa di più su Bucky. Il direttore della banca mi ha informato che l’assegno che ti abbiamo regalato è stato riscosso non dall’Omega Vip Centre ma dal Ricovero Pubblico per Omega, non ti abbiamo detto niente aspettando che fossi tu a parlarcene ma a questo punto ci sembra lecito chiederti spiegazioni, che storia è questa Steve? Lo sanno tutti che li si trova solo la feccia, cosa ti è saltato in mente si può sapere?”
“Non c’è molto da dire papà, non volevo aspettare chissà quanto per fare l’acquisto e così quando un amico mi ha suggerito quel posto ci sono andato così solo per curiosità e ho visto Bucky, mi è piaciuto e l’ho comprato, ti ho fatto risparmiare un bel po’ di soldi se hai notato."
“I soldi non c’entrano, il fatto è che hai acquistato un Omega che sicuramente ha dei problemi e ne darà anche a te e se ci poteva essere qualche dubbio, la scena di prima ci ha chiarito le idee su che tipo ti sei portato in casa.”
“Senti Steve può darsi che a te piaccia, ma mi sembra instabile e poco equilibrato” interviene sua madre.
“Diciamo pure psicolabile e disadattato” rincara il padre.
“Se non ci fossimo stati noi sono sicura che Ronnie se la sarebbe vista brutta.”
“Lo ha provocato, Ronnie dovrebbe tenere chiusa la bocca ogni tanto” replica debolmente Steve.
“Ronnie non ha fatto niente di male.”
Steve alza le spalle conscio che è arrivato il momento di parlare chiaro e difendere la sua scelta, anche se il momento è il peggiore che avrebbe potuto scegliere.
“Se ci saranno dei problemi saranno miei problemi, Bucky non ha un passato facile alla spalle ma questo non significa niente, in questo periodo si è comportato sempre bene, abbiamo passato il calore insieme, ho stretto il legame con lui e sono felice di averlo fatto. E’ diverso dagli Omega che voi avete sempre avuto, ma è quello che voglio io, di uno come Ronnie o come Bella o come tutti quelli che li hanno preceduti non me ne faccio niente, volevo qualcuno che non fosse un bel manichino da sfoggiare o che mi dicesse sempre e solo quanto sono bravo e bello, volevo qualcuno con cui poter interagire e quel qualcuno è Bucky, io sarei molto felice se anche voi poteste imparare ad apprezzarlo, ma se non dovesse succedere non importa, non cambierò idea.”
Quando sale in camera Bucky è seduto sul letto con la testa tra le mani e solleva lo sguardo appena sente il rumore della porta aprirsi.
“Alzati e fai i bagagli, ce ne andiamo” dice Steve freddamente.
“Senti Steve” balbetta Bucky, “Lo so..”.
“Stai zitto, non ho voglia di parlare, fai solo quello che ti ho detto.”
Dopo qualche minuto sono pronti, Steve scende le scale mentre i suoi genitori lo aspettano all’ingresso.
“Tu aspettami in macchina” impone al compagno che esce senza fiatare.
Steve abbraccia la madre e dà un colpetto affettuoso sulla spalla del padre.
“Tesoro mi dispiace” la voce di sua madre è addolorata e delusa e a Steve si stringe lo stomaco.
“Dispiace più a me mamma.”
“Non ti preoccupare” interviene suo padre, “Ci saranno altre occasioni, adesso vai e mi raccomando fai attenzione, il tuo Omega è inaffidabile.”
Steve si mette in macchina senza dire una parola ed è Bucky il primo a rompere il silenzio.
“Mi dispiace, so quanto ci tenessi.”
“Avresti dovuto pensarci prima non ti pare, adesso le tue scuse perché ti senti in colpa, non mi servono.”
Bucky si sente morire, possibile che riesca sempre a rovinare tutto? Steve si merita di meglio, non uno come lui.
“Forse io non valgo tutto questo” sussurra, senza sapere cos’altro aggiungere visto che è troppo tardi per le scuse.
Non c’è replica, se l’Alpha ha sentito le sue parole non lo dà a vedere.
Tornano a casa in silenzio.
“Stasera preferisco che tu dorma in camera tua” dice laconico Steve chiudendosi la porta alle spalle, ma una volta a letto si gira e rigira senza trovare pace. E’ arrabbiato soprattutto con se stesso, è lui per primo ad aver creato quella situazione: mettendo sotto pressione Bucky a dispetto della sua fragilità, creando imbarazzo nei suoi genitori, rovinando irrimediabilmente quelle giornate che sono sempre state piene di calore ed armonia. Pur sapendo che Bucky non è bravo a gestire le relazioni lo ha costretto a fingere una parte che non è la sua senza neppure averlo preavvisato, senza neppure averlo sostenuto, solo giudicandolo colpevole senza avergli dato la possibilità di difendersi.
Il mattino dopo si trovano a fare colazione tutte e due con gli occhi arrossati dall’insonnia e occhiaie scure a segnarli.
“Senti Bucky mi dispiace per come ti ho trattato ieri, mi sono subito schierato contro di te senza cercare di capire le ragioni del tuo comportamento, l’unica scusa a mio favore è che ci tenevo che i miei ti accettassero e potessimo passare una bella giornata insieme, ma è una scusa patetica me ne rendo conto. Non avrei dovuto obbligarti ad affrontare quella situazione.”
Bucky rimane interdetto, tutto si aspettava fuorchè Steve se ne uscisse con quelle parole, parole che lo fanno sentire ancora più ingrato di quello che già si sente: “Sono io che mi devo scusare con te” riesce a balbettare, “Quando sono arrabbiato faccio fatica a controllarmi, ho voglia di spaccare tutto per non pensare a niente. Sono un cretino, dopo così tanti anni a volte non riesco ancora ad accettare di essere considerato un essere inferiore, è più forte di me.”
“Non sei inferiore, sei un Omega.”
“Già, un Omega… Steve stai giocando con le parole, persino tu ti premuri di dirmi cosa fare, cosa dire, persino come vestirmi, come se io fossi un perfetto incapace. Vivere fino a quindici anni come una persona e poi ad un tratto diventare qualcuno da comprare e vendere può mandarti al manicomio, soprattutto se tu ti senti sempre lo stesso. Sono dovuti passare anni perché riuscissi a convincermi che la rabbia non serve a niente e che l’unico modo che ho di sopravvivere è quello di adeguarmi a quello che gli altri pensano che io sia, ma a volte è davvero difficile accettarlo e allora perdo il controllo. Però so che non c’è attenuante per come mi sono comportato, sono imperdonabile.”
“Diciamo che ci siamo comportati tutte e due come degli idioti e chiudiamola qui, non voglio più sentire parlare di inviti per un anno intero” sbuffa Steve sancendo con un sorriso la fine delle ostilità.

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Il giorno successivo Steve ritorna al lavoro e a pranzo Bruce lo mette al corrente che Tony si è preso qualche giorno di vacanza con Pepper nel suo chalet ad Aspen.
”Ti è già arrivato l’invito?” gli chiede poi.
“L’ invito? Di che invito stai parlando?” Steve è già sulla difensiva.
“Per Capodanno, di solito Tony organizza una festa in cui invita gli amici e i parenti più stretti, sarai dei nostri?”
“Non ho ricevuto nessun invito e comunque ho già detto ai miei che sarei andato da loro” mente.
“Beh vedi un po’ tu, ma sai com’è Tony, non la prende bene se rispondi picche a un suo invito.”
Il trenta dicembre alle sette di sera Steve chiude il suo portatile, spegne le luci dell’uffico ed esce per ultimo senza avere ricevuto nessuna notizia da parte di Tony. Sulla metro si rilassa pensando che se non ha chiamato finora forse ha deciso di non invitarlo o se n’è dimenticato. Bene! Lui e Bucky potranno organizzare il loro primo Capodanno tranquilli, senza nessuna interferenza.
Arriva a casa e si butta sotto la doccia stanco e infreddolito com’è, quando esce Bucky sta preparando la tavola.
“Mentre eri in bagno ti è squillato il telefono” lo informa.
Steve prende il telefonino e controlla la chiamata con un’espressione di disperazione tale che Bucky si preoccupa: “Che c’è? Qualche brutta notizia?”
“No niente di grave, è il mio capo, devo richiamarlo.”
Tony risponde al primo squillo: “Steve, io e Pepper domani diamo la solita festa di fine anno a casa, te ne ho parlato vero?”
“No, non ne so niente.”
“Non te ne ho parlato? Sicuro? Mi sembra strano, comunque sei invitato, è una piccola riunione di amici, ci saranno Bruce e Natasha, Scott con la fidanzata, i genitori di Pepper e pochi altri amici. Vieni verso le dieci, ah dimenticavo Pepper si raccomanda un abbigliamento formale, un abito scuro con cravatta per intenderci, niente maglioni e jeans.”
“Va bene” dice Steve sentendosi in trappola e pensando come dire a Bucky che avrebbe dovuto lasciarlo solo proprio la sera di Capodanno.
“Ah mi raccomando porta il tuo Omega, siamo tutti curiosi di conoscerlo.”
“Il mio Omega?”
Non ha mai detto a Tony ne a nessun altro in ufficio di aver acquistato Bucky.
“Certo, so che ne stavi cercando uno me lo hai detto tu ricordi? E pensi che quando mi hai chiesto tre giorni di permesso nel periodo del calore non abbia fatto uno più uno?”
“Senti Tony, lui non so se…”
“Poche storie Steve non fare il geloso possessivo, anche se so già che si innamorerà di me io ho Pepper e non intendo cambiarla per nessun altro al mondo” e la comunicazione si interrompe senza che Steve possa aggiungere qualcosa in proposito.

L’ultimo giorno dell’anno Steve e Bucky arrivano puntuali all’attico della Tower Stark dove Tony vive con Pepper.
Bucky è intimorito e iperteso, dopo aver cercato senza riuscirci di convincere Steve a lasciarlo a casa, è deciso a rendersi il più possibile invisibile e si è ripromesso di pronunciare solo sì o no a qualsiasi domanda gli venga posta, a costo di fare la figure del ritardato mentale. Steve è più o meno nella stessa situazione, non vuole che si ripeta la stessa cosa successa a casa dei suoi e ha deciso di non lasciare solo Bucky neanche per un istante e di rispondere lui a tutte le domande rivolte al suo Omega, anche a costo di fare la figura dell’Alpha dispotico.
All’entrata Tony li accoglie con un sorriso e una stretta di mano.
“Benvenuto Steve e tu devi essere...”
“Bucky” interviene Steve “Lui è Bucky.”
“Bene benvenuto anche a te” e mentre gli stringe la mano arriccia un po’ il naso, “Steve non ti hanno mai detto che il tuo Omega puzza di cane bagnato?”
Steve chiude un attimo gli occhi e mette una mano sul braccio di Bucky, che lancia a Tony un’occhiata sperando di ridurlo in cenere.
“Ehi Buck che significato deve dare a quello sguardo? E’ una sfida? Oppure devo pens...”
“Tony stai già mettendo a disagio i nostri ospiti?”
Pepper si avvicina e posa un bacio sulla guancia di Tony sorridendo: “Non state ad ascoltarlo, lui ama mettere in imbarazzo gli altri, ovviamente lo fa perché nessuno osa dargli un pugno in faccia, ma prima o poi troverà qualcuno che se ne frega se lui è Tony Stark il genio miliardario” ride e prende per mano Bucky, “Vieni ti presento agli altri ospiti e tu” blocca Steve che sta per seguirli, “Rimani qui con Tony, mi occupo io di lui.”
“Prendiamo qualcosa da bere” Tony lo accompagna al bar, “Non avrei mai detto che fossi un tipo a cui piacciono i cattivi ragazzi, raccontami un po’ di Bucky, so che lo hai preso al Ricovero Pubblico, si direbbe un tipo un po’ selvatico o sbaglio?”
In quel mentre si avvicina Natasha.
“Naturalmente devo ringraziare te se ancora una volta la mia privacy è stata spiattellata in pubblico” l'apostrofa Steve.
“Non in pubblico, le notizie le dò solo al capo, non sono una portinaia pettegola e poi mi sono limitata a fare solo un paio di domande al custode: mi ha detto che è figlio di due Alpha, che è stato venduto da ragazzino e che è un brutto soggetto tutto qui. Poi mi ha chiesto di farti i complimenti: 'Il Capitano mi ha sorpreso, pensavo me lo riportasse dopo un paio di giorni, ma in fondo è un militare ed è il suo mestire inculcare la disciplina nei suoi sottoposti' testuali parole, ho fatto fatica a non ridergli in faccia te lo giuro.”
“Sai che Pepper quando ha saputo che Bucky era figlio di due Alpha non ci voleva credere?” riprende Tony.
“Quindi sa tutto anche Pepper e poi chi altri?”
“E’ naturale che Pepper sappia tutto, comunque anche lei è figlia di due Alpha, non è una coincidenza stranissima? Non ci sono molti casi in giro.”
“Non lo sapevo.”
“Certo, solo che Pepper è stata molto più fortunata, i suoi, che per inciso sono quei due signori lì vicino al buffet e che dopo ti presenterò, l’hanno allevata come se fosse un Alpha, l’hanno fatta studiare fino alla laurea, l’hanno fatta viaggiare, insomma ha avuto tutte le opportunità, quando io l’ho conosciuta ci siamo subito innamorati e i suoi l’hanno lasciata libera di fare la sua scelta. Quando ha saputo la storia di Bucky si è molto commossa.”
“Senti Tony, a parte il fatto che questa storia di mettere il naso nei miei affari dovrebbe finire, Pepper è molto gentile ma Bucky non è una persona socievole, ha problemi di controllo ed è stato abituato a difendersi, non vorrei che si creassero degli inconvenienti.”
“A me sembra che Bucky si stia divertendo” si intromette Natasha sorseggiando un bicchiere di champagne.
Steve getta un’occhiata e vede che Pepper non ha lasciato la mano di Bucky e che i due stanno chiaccherando insieme ad una ragazza e ad un ragazzo più giovani. Bucky sorride e sembra a sua agio.
“Lascialo in pace, se la sta cavando bene, Pepper è molto brava a mettere a proprio agio la gente, penso che tu lo stia sottovalutando, in fondo è riuscito a trattenersi alla mia battutaccia sul suo odore, so che mi avrebbe preso a pugni volentieri ma non lo ha fatto, sa controllarsi meglio di quanto tu pensi o perlomeno si sta sforzando di imparare.”
“Era un test? La battutta sulla puzza di cane era un test?”
“Certo che domande, per chi mi hai preso?”
La serata passa tra brindisi, musica, chiacchere e bellissimi fuochi artificiali che gli ospiti ammirano sul terrazzo dell’attico.
Quando Steve e Bucky tornano a casa è già molto tardi.
“Mi sembra che sia andato tutto bene” sospira Steve con sollievo.
“Già, anche a me.”
“Ti sei divertito?”
“Sì davvero, i tuoi colleghi sono molto simpatici e anche Peter e Wanda.”
“Chi?”
“Peter e Wanda sono i collaboratori di Pepper che lavorano nell’associazione Help For Omega, Pepper sta facendo un lavoro straordinario, è una persona meravigliosa.”
“Ti sei innamorato di lei?”
Bucky ride: “Sei geloso?”
“Un po’, ma più che geloso sono contento che tu sia stato bene, era un piacere guardarti ridere, non capita spesso ma spero tanto che tu abbia sempre più occasioni per farlo, mi piaci un sacco quando lo fai e a proposito non puzzi di cane bagnato, adesso hai l’odore di una giornata di primavera dopo la pioggia, che è il mio odore preferito.”
Steve si avvicina e lo abbraccia stretto stretto da dietro alle spalle mentre Bucky nasconde una smorfia di fastidio: odia essere abbracciato in quel modo, perché ogni volta che lo hanno fatto nel passato è stato per tenerlo fermo in attesa di qualcosa di brutto, ma come potrebbe dirlo a Steve? Non è certo il momento giusto e forse non ce ne sarà mai uno! Troppe cose del suo passato sono irriferibili, cose troppo orribili da poter confidare a qualcuno e non si tratta dei soprusi, delle violenze, delle privazioni che ha sopportato, quello che non riesce a perdonarsi, quello di cui non può parlare non è il male che ha subito ma quello che ha commesso.
  
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