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Autore: Legeia    27/06/2020    0 recensioni
In un Presente alternativo, vari conflitti portano alla disgregazione delle nazioni in problemi interni ed esterni. In una si queste, un gruppo di persone di presenta come Agevolatori o Risolutori per le persone o enti su vari ambiti. Tuttavia cè qualcosa di più profondo e intricato che muove i personaggi principali sia tra loro che per i Continenti e le decisioni e scelte sono fondamentali per la questione cardine. Il futuro. P.S. storia scritta anni fa, mai ritoccata e modificata, così come era scritta.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 3 Chapter 3

"Lui quando verrà? Cosa facciamo? Sei qui solo per dare un'occhio? Cosa..."

Alaric con il broncio iniziò a fare domande a raffica. Incollerito, con le braccia incrociate e fissando Kianta. La quale inclinò il viso verso il basso come per riflettere ma osservandolo alzando gli occhi verso di lui, con uno sguardo serio. Poi sorrise sollevando solo un angolo della bocca.

"Sono qui perchè Lui ha cambiato il mio ruolo, come sempre..." facendo una smorfia leggermente contrariata. "Comunque se non sbaglio sono io che gestisco tutto, come allo Chateau, quindi perchè questo malumore? Avevi già iniziato a farti idee per rafforzare il tuo gruppo come capo e già pensavi di avere qui il tuo spazio?"

Lei continuò a sorridere poi si avviò sulla scala in fondo e salì al piano con le gradinate, seguita da Jd che che allargò le braccia prima di salire verso Alaric per chiedere "ma che fai?" e il resto del gruppetto.

"Quanto manca per terminare il montaggio dei plasma e il Tavolo consolle? I Crell ci sono, le linee Li-Fi sono già installate, la connessione satellitare anche. Se mi confermate che anche questa è terminata aggiorno il Leader"

"Tecnicamente abbiamo già terminato i plasma, che sono installati a parte. La consolle è già semi montata, ma dovremo cablare i vari terminali per le connessioni." rispose uno degli uomini che stavano sistemando i pannelli vicino la ringhiera. "Inoltre, comandante, come mai avete deciso di installare il mainhub proprio qui? NOn sarebbe meglio...."

"Questa volta il Leader ha pensato che, con i nostri ospiti, questo edificio è il più sorvegliato del Polo, è l'edificio meglio controllato...quindi logico che sia così! Anche l'idea di unire due complessi in uno. Non cè modo migliore che mettere zona pausa qui, mentre controllano gli ospiti e la loro sicurezza. Terminate che lo aggiorno per le connessioni."

Kianta parlava con i due uomini che stavano sistemando come dei computer, ferma facendo peso su una gamba rilassata, con il braccio sinistro sotto il gomito destro agitando la mano destra per accentuare cosa diceva. Poi voltò prima la testa a destra, sempre con la gamba sinistra come perno e peso, ruotò il corpo per vedere la zona degli ospiti. Qualcuno era davanti la porta battendo i pugni.

"Vado a vedere" disse Jd ma Kianta lo fermò con la mano destra con un gesto e avanzò lei decisa, mentre gli altri si spostavano dalle scale.

"Che succede?" chiese quasi davanti la porta della zona ospiti.

"Vogliamo parlare con te! Devo chiederti una cosa." Disse un uomo giovane accompagnato da un uomo e una donna più anziani e altre persone accalcate dietro la porta".

Di nuovo inclinò la testa di lato con fare curioso, osservando e l'uomo con la famiglia in alto associò quel gesto ai movimenti dei cani con orecchie grandi e dritte in testa. Gli era venuto di colpo, ricordando anche un cane che viveva vicino casa sua da ragazzo che faceva così quando osservava le persone. Poi la vide abbassare la testa  un pò verso il petto e studiare quelle persone guardando in alto con gli occhi. Si concentrò ad ascoltare appena lei aprì bocca.

"A cosa devo questa richiesta, signori? Qualcosa manca? Qualche problema? Qualcuno di voi ha bisogno di pasti o qualcosa specifico per qualche malattia?"

"Dobbiamo parlare con te!"

Lei alzò il sopracciglio destro e chiese cosa volessero, era a disposizione. Ma l'uomo giovane  chiese di parlare in privato. Era importante.

"Kianta, forse..."

Jd la vide voltarsi verso di lui per essersi intromesso ma restarono a fissarsi qualche secondo. Poi l'uomo alto che tutti avevano confuso come il comandanti si fece avanti, lamentandosi.

"Se dobbiamo metterci a sentire ogni persona che ha una lamentela finiremo quando se ne dovranno andare e avremo perso tempo prezioso"

Lei fissò lo sguardo, socchiuso e nervoso verso questi, facendo poi una smorfia. Spostò gli occhi di lato a guardare le persone dietro la porta.

"E' chiaro che avremo solo grane con questa gente" sputò fuori con rancore l'uomo alto "si sono già lamentati di tante cose, ho sentito, e li stiamo salvando! Se non fosse per noi sarebbero come quella gente di due mesi fa, nella bara. Perchè..."

"Per favore, taci!" proruppe lei inchiodandogli occhi infuocati di sopra "sono nostri ospiti, si sono visti allontanare dalle loro case e le loro città e sono confusi. Vogliono certezze e qualcosa che allevi le loro pene, credo sia.."

"Oh ma per favore. Sei sei sempre politically correct e bla bla bla, pro tutto. Qua non siamo allo Chateau e se lui..."

"Ora basta!" esclamò rabbiosa voltandosi totalmente verso di lui.

L'uomo con la famiglia osservò la scena dubbioso. Da quando era arrivata era sempre stata pacata, sicura, che trattava tutto e tutti con professionalità, come se per lei fosse routine quotidiana, senza mutamenti alcuni di umore o azioni eccessivi. Se sembrava aver preso con ilarità, pacata, i rimbrotti dell'uomo con il naso acquilino  e i capelli  pazzi,  invece con l'altro sembrava snervata e pronta alla rabbia. E, con le sopracciglia aggrottate, occhi arrabbiati e bocca pronunciata con gli angoli all'ingiù, sembrava un'altra.

"Non mi importa se sei suo fratello o meno, basta! Vuoi far polemica anche qui, adesso? Accomodati pure ma tu non ci sei mai quando cè bisogno di un Capitano che svolga il suo lavoro. Dove eri stamattina? A ridere sguaiatamente con i tuoi uomini e a scorazzare per le strade con loro, in cerca di chissà chi invece di prendere posizione dove ti avevo indicato. Un'ora fa dovevi essere qui per controllare l'afflusso di ospiti e invece..."

"Oh ci risiamo, io sono il capo di testa della compagnia di testa. Facevo il mio lavoro, ero di ronda..."

Kianta sussultò sorpresa, perdendo per qualche secondo l'espressione irata, gli occhi grandi si fecero sorpresi e leggermente sgranati, più di quanto fossero già grandi. Si voltò verso Jd, lo fissò un istante mentre l'uomo alto continuava a sbraitare, leggermente inclinato in avanti per guardarla in faccia, essendo lei alta fino al suo mento, e poi disse qualcosa forse in un'altra lingua a Jd.
L'uomo con la famiglia fu sicuro che suonava, anche se non sapeva cosa avesse detto, come un "ma mi sta a piglià per culo?" come diceva sempre suo padre. Il suo vecchio amava i dialetti del suo paese, li studiava, aveva anche scritto dei libri sulla lingua nella lingua delle persone comuni, come lo diceva, e purtrrppo imparava anche  certe frasi poco signorili.

Jd fece un sospiro sonoro e alzò le mani, i pami verso loro due, mentre gli altri uomini intorno erano tesi, chi si metteva una mano sulla fronte, chi scrollava la testa, chi li fissava corruciato o con gli occhi al cielo.

"Sentite, come sono andate le cose, pensiamo agli ospiti che..."

"Ma qui faccio tutto io, sono io che controllo che vada tutto bene. Io e il mio retroammiraglio... era controammiraglio, vero?" chiese di colpo l'uomo alto verso l'altro di fianco a lui, che era atterrito e la bocca disegnava una linea tesa e dura. Poi si vide lo sguardo addosso, prima guardò l'uomo alto, poi la ragazza, poi di nuovo l'altro.

"Ecco si, ma..."

"quello è un grado della marina, folle fuori di testa!" sbraitò Kianta con le braccia conserte "E non coincide proprio con i vostri.  Lui era in marina prima è un'altra cosa" disse esasperata,alzando poi le mani fino alle spalle come a dire "ma serio?" e voltandosi verso la porta. Scrollò il capo sconvolta.

"Ma certo che lo so, io parlavo con il mio secondo. Perchè devo sempre farmi rimproverare da questa isterica" voltandosi a sua volta dandole le spalle con le braccia conserte, mentre lei voltava il capo di scatto con la bocca socchiusa dallo stupore.

"Ma lo senti questo lupastro incavoloso?"

"Kianta, non usare le parole di Beppo per..."

"Sono appropriate, direi..." rispose amara a Jd per poi continuare guardando l'altro in cagnesco "fa sempre il lupo solitario col mal di zanne  quando gli conviene, poi convince tutti ed ecco che li trovi in giro a fare casino. Non si può andare avanti così" aggronttando le sopracciglia quandando sempre Jd. Il quale si grattò la testa sbuffando.

"Glielo spieghi tu " continuò Kianta, guardandolo con la mano sinistra su un fianco, il busto leggemente in avanti e la mano destra a indicarlo "cosa significa essere rear admiral, visto che gli piace tanto, e avanguardia? Fagli anche un disegnino nel caso, visto che con le parole non riesce a capire. Digli perchè Lui gli dà sempre questi compiti. A chi altri potrebbe darli se non a un lupastro fuori di testa o coyote, come Beppo lo vede. Anche se a me dispiace confondere quel soggetto con i nostri fratelli lupi"

"Tornano di nuovo a pungersi come scorpioni" bofonchiò aspramente Alaric.

Jd sorride scuotendo la testa, vide che l'uomo alto si girava incollerito e lo fermò bisbigliandogli qualcosa, mentre Kianta osservava gli uomini dietro la porta.

"Va bene, parlerò con voi, ma solo tre persone. Ho già abbastanza problemi per..."

"Ehi aspetta, ho fatto il mio lavoro oggi facendo la ronda per la città a ovest..."

"Tu non dovevi fare nessuna ronda" disse amaramente all'uomo alto "non è neanche nei tuoi compiti in questa sede. Abbiamo un contratto con il governo, sono loro che controllano la città, se continui senza ragionare ti vedranno come un problema che sfora gli accordi. Tu sei a capo della prima  falange oplitica, non un branco di sbarbatelli che vogliono buttare un occhio sui tipi loschi per le strade"

Si fronteggiarono un pò faccia a faccia poi lei si voltò e chiese di aprire la porta. Le due guardie ai lati azionarono il meccanismo e solo il giovane con i due anziani uscirono. Erano visibilmente a disagio, sotto gli occhi di tutti ma la ragazza fece un cenno con la testa e con la mano sinistra indicò da una parte.

"Venite, prego. Parleremo nel mio ufficio..."

Ma prima che facesse da ospite ai tre, Jd la fermò, dicendo di colpo "non puoi andare sola con loro".

Lei si fermò e si voltò verso di lui, rispose che andava tutto bene e stava per proseguire ma Jd la fermò di nuovo. Raggiungendola e parlandole in una lingua che non si comprendeva. Poi lui tornò chiaro a tutti.

"Gask, accompagnala e fai tu da guardaspalle, io terminerò di organizzare le ultime cose"

Lei si lamentò, dicendo che poteva fare da sola e lui era l'ultimo adeguato. Ma Jd restò fermo nella convinzione, le consigliò di non restare mai sola e che la scelta migliore come suo somatophylakes fosse proprio lui. Spazientita fece un gesto con la mano e avanzò verso il suo ufficio, quella porticina sotto le gradinate vicino le porte principali. La seguirono i tre ospiti e il ragazzo alto.

L'uomo con la famiglia restò a fissare la scena titubante. Si voltò indietro  quando qualcuno gli parlò, ma era concretato sulle persone sotto.

"Come dici? Non ascoltavo" disse all'uomo che aspettava una sua risposta. Si erano radunati tutti quelli che erano a quel piano dietro di lui, sui volti chiaramente paura e incertezza.

"Volevo sapere se cè qualcosa che dovremmo fare. Ci dica cosa fare, Sindaco, e noi lo faremo".

Calò il silenzio, con centinaia di occhi sopra di lui. Ma non sapeva che fare. Lo avevano prelevato da casa come gli altri in fretta, dopo l'ultimo anno di cellule che colpivano anche la loro città. I morti non avevano il tempo di riposare e far dimenticare il terrore qualche mese che riappariva qualcuno armato o pieno di cariche esplosive. E si sentiva niente fra i nessuno, visto che sapevano chi era ma era stato ammassato in quel posto senza interesse da nessuno, nenache da quella ragazza strana.

"Sindaco, eh? Interessante, interessante... allora ci dica, sindaco"  accentuando l'ultima parola "cosa facciamo adesso?" chiese Joseph con scherno.

Il Sindaco rimase però a fissare le persone sotto,  maggiormente quel Jd,  la ragazza che tutti chiamavao comandante e l'uomo alto chiamato Gask. Il ragazzo sembrava un giocatore di basket per l'altezza ma sotto steroidi, facendogli avere spalle e braccia massicci come le cosce che chiamavano attenzione prima del resto. Sembrava una clessidra a causa della  vita stretta rispetto gli altri, che erano più proporzionati.  Capelli  neri o comunque scuri e lisci erano sempre portati indietro con una mano quasi inconsciamente, per poi cadele a ciocche davanti  piano piano, necessitando di nuovo la mano per riportarli in ordine. Quelli che ricadevano davanti erano lunghi massimo fino alle sopracciglia, e sembravano finissimi, in confronto a quello chiamato Alaric e la ragazza. Le sopracciglia sembravano sempre come inclinate verso il basso alla radice del naso, non curate ma dalla forma precisa  che finivano rade verso le tempie. Il naso di fronte sembrava una freccia bombata nella punta e le narici, come a patata, ma di profilo era dritto fino alla punta, un pelo alzata. Diverso da quello della ragazza, una specie di arco dove si vedeva una lieve gobbetta per l'osso nasale, ma se si faceva attenzione. Gli occhi erano affilati e taglienti ogni volta che posava lo sguardo, con la coda palbebrale che andava verso le tempie, una forma che non sapeva definire meglio. Di solito avrebbe definito occhi così per gli asiatici ma ovviamente erano diversi. Sapeva solo che vi erano molte forme degli occhi, definiti anche dalla posizione e inclinazione, ma lui li aveva che convergevano verso l'alto. E color nocciola che con il sole sembravano ambra. Il mento leggermente pronunciato non metteva in seconda luce la bocca,  larga ma così definita che sembrava fatta fatta con la squadra, linee nette. E indossava delle specie di maniche nere fino a metà bicipite che sembrava in contrasto con il resto.

Si voltò alla fine verso le persone in attesa per assumere di nuovo la sua figura di Sindaco.

 Dentro l'ufficio, davvero stretto e lungo, Kianta si sistemò dietro la scrivania mentre l'uomo, Gask, chiudeva la porta dietro gli ospiti e si sistemava a metà della stanza, vicino uno schedario. Lei era su una poltrona forse in pelle nera con i braccioli, accostata al muro in fondo, davanti la scrivania in metallo. Al lato sinistro quando si entrava vi era uno schedario in metallo leggero diviso in una colonna più stretta da cassetti e quella più larga come da pannelli rettangolari. Sulla scrivania vi erano carte e alcuni oggetti forse da ufficio, ma lei stava  posando una sorta di tablet davanti a lei e osservava lo schermo.
GLi ospiti attesero e poi i due anziani si voltarono verso Gask, poggiato con gomito sullo schedario reggendo il suo peso con il braccio.

Alla fine il giovane degli ospiti fece un passo avanti Kianta e le chiese "sei tu vero?"

Kianta alzò gli occhi sorpresa e dubbiosa, fissò gli occhi dell'ospite per poi posarli su Gask, che fissava interessato l'altro uomo. Quando lui incrociò gli occhi di Kianta sembrava quasi che stesse dicendosi qualcosa.

"La domanda è rivoltà a me?" chiese alla fine lei al giovane, posando il braccio destro al lato del tablet e lasciando disteso quello sinistro, sulla scrivania.

L'uomo anziano si fece avanti, baffi e capelli ricci bianchi e la guardò negli occhi. Fece la stessa domanda alla ragazza ma lei inclinò di lato la testa e li fissò con sguardo accigliato. Restò un pò a riflettere poi si sistemò sullo schienale, il busto obliquo, le gambe accavallate.

"Lo ripeto, state chiedendo a me... cosa?"

"Vogliamo sapere se sei tu, come fai ad essere qui"

Lei profondamente esitante e chiaramente persa scosse la testa e poggiò le dita della mano destra sulla guancia, mentre continuava a fissarli meditabonda.

"Partiamo dall'inizio per favore, perchè non comprendo. Potreste spiegarmi il perchè di queste vostre domande? Perchè mi guardate come se vedeste un fantasma e questa richiesta così... uffh... spiegatemi"

"Voglio sapere se tu sei mia figlia" disse l'uomo anziano.

Lei inclinò maggiormente la testa verso destra, poggiata ancora sulla mano, dubbiosa e sbattendo le palpebre alcune volte, fissandoli uno ad uno.

"Vostra figlia? perchè mai dovrei essere vostra figlia?"

"Lei le somiglia tantissimo, davvero molto. Anche se lei aveva una cicratrice di tre centimentri all'epoca mal cucita perchè piccola, una diagonale  proprio in mezzo alla fronte. Anche la voce sembra la sua e...."

"Una Attimo" esclamò Kianta al ragazzo che stava spiegando "e dovè lei adesso?"

"E' morta..." bisbigliò la donna anziana.

Lei voltò la testa con le sopracciglia sollevate verso Gask, che li fissava anche lui esterrefatto. Si scambiarono delle occhiate, poi Kianta iniziò a balbettare confusa.

"Mi... scusate...  è morta?!?"

"Si è morta  due anni fa, ma lei è identica, sembra davvero lei!"

Kianta sbattè due volte le paplebre, confusa, scosse la testa e buttò un'occhio su Gask. Il quale alzò un sopracciglio, mentre i tre ospiti li guardavano a turno silenziosi.

"Ok, ascoltate..." sospirando e stringendo entrambi i braccioli con le mani "mi dispiace per la vostra perdita, ma forse le assomiglio. Tutto qui. Capisco magari la vostra sorpresa ma... se è morta, non siamo la stessa persona. Sono desolata."

I tre la fissarono in silenzio, poi la donna anziana si avviò verso la porta. L'uomo anziano le disse che sembrava davvero in tutto la figlia e uscì anche lui. Solo il giovane restò, a fissare. Kianta dal canto suo tornò a posare lo zigomo sulle dita a pugno, con il gomito sul bracciolo.

"Anche lei si metteva in posizioni come quella" disse il giovane "e stava sempre con il broncio e seria. Non rideva mai e accusava sempre noi per tutto quello che le era capitato.  L'unica cosa che vi differenzia è che lei aveva capelli ricci e lunghi, voi siete liscia. Anche gli occhi sono di colore diverso ma anche come mi guardate adesso è lo stesso."

Kianta lo stava fissando poggiata con lo zigomo e lo sfuardo tagliente e duro, poi si scosse a quelle parole e si raddrizzò.

"Come ho detto mi spiace, ma se dite che è morta allora l'avete seppellita"

"E' così, la sua bara è al cimitero. Anche se lei voleva la cremazione ma i nonni hanno voluto le esequie religiose. E lei non era religiosa nel modo che lo siamo noi"

Kianta spostò a sinistra lo sguardo serrando la mascella.

"L'avete seppelita in un modo che non voleva? Triste per lei, mi spiace. Ma se è stata seppellita io sono... come si dice? Una delle sette copie nel mondo? magari è solo la somiglianza che vi fa confrontare me con lei..."

"Si. grazie" e uscì anche lui dietro i due anziani.

Si sporse dalla porta aperta una delle due guardie fuori e lei chiese di riaccompagnarli dopo aver chiuso la porta. Dopo che fu serrata, lei voltò gli occhi verso Gask, girando poi il busto con la sedia girevole.

"Cosa cè" chiese lei al ragazzo che si grattava la testa confuso.

"Davvero ti hanno chiesto se eri la figlia morta? E non hanno detto neanche il nome..."

"E' morta, basta. Dovrebbero metterci una pietra sopra!" sussurrò aspramente lei, fissando un punto della stanza come persa in un pensiero.

Gask si poggiò con le mani sulla scrivania e la fissò, facendole tornare lo sguardo su se stesso.

"Così come la storia di Eve che mi hai raccontato?"

"..."

"Yo! ci sei?"

lei ripotò l'attenzione su di lui, chiuse forte gli occhi un attimo e abbassò la testa sul compilatore.

"Si e no..."

le sopracciglia di Gask si strinsero pensierose ma lei non continuò, così si raddrizzò e le disse "meglio tornare, vediamo se hanno terminato anche la consolle e parliamo con Lui. Avrei preferito sinceramente essere in Persia ma..." grattandosi la mascella.

"Anche tu hai iniziato a usare quei nomi? " esasperata e con un punta di rabbia.

"NOn ti piace la questione, ma siamo sinceri. E' per colpa nostra se i vecchi paesi sono andati, perduti, caduti. Come vuoi definire la cosa. Il meglio delle vecchie nazioni deve risplendere, così dice. A me poco interessa, io voglio sono essere dove devo essere, come dici sempre tu" sorridendole mentre lei serrava la mascella "il resto... Lui sa cosa fa, quindi non mi preoccuperei"

"Davvero?" chiese lei girandosi verso di lui con la poltrona "veramente mi vuoi dire che ti va bene la caduta di tutto per... "

Si fermò, sospirò profondamente e cercò di calmarsi.

"Per ora non ho voglia di parlare, sono qui per accontentare Lui e le sue intenzioni, ma avrei preferito fare la Raccolta come avevo voluto da mesi. Invece ora iniziano tutti a lamentarsi nonostante li stiamo salvando e pure mi dicono che somiglio a una figlia morta!" parecchio scocciata, sistemandosi con la schiena nella poltrona.

"Bhe, però..." ma Gask non continuò perchè Jd entrò di colpo e richiuse la porta. Lo fissarono in attesa, poi lui chiese "Allora, che volevano?" porgendole un compilatore.

"Altra roba? Uffa, sono due ore che controllo protocolli e compitori, e pure ci sono state lamentele degli uomini perchè i dormitori sono in un settore e il Polo in un altro. Lui ha deciso così per tenere a tenaglia la città, anche con l'accordo ma da chi vanno adirati? Da me..."

Gask sorrise e lei lo fissò accigliata e con la bocca imbronciata.

"Mi spiace, ma di solito sei tu che fai il controllo finale con siglatura per l'archiviazione. I Crell non sono stati ancora collegati, quindi non posso neanche chiedere a Helias di catalogarli per passarteli nel Phonvlet. Ma fai con calma, fino a questa sera dobbiamo ancora temrinare le sistemazioni strutturali e di controllo nel Polo, preparare la cena e provvedere al cambio squadriglia. Si lamentano sempre, ma poi ti seguono lo stesso, quindi non te la prendere. A tutti manca lo Chateau, sia che è arrivato ieri che una settimana fa. Per la Raccolta magari potresti andare tra qualche giorno e..."

"Spererei che tra qualche giorno il contratto fosse già concluso. Ho paura che il governo ci dirà che che le zone di contimento per i propri cittadini non sono pronte, cè qualche problema o altro e noi dovremo star qui a tenere a bada gli ospiti e la loro rabbia. Perchè esploderà se non saranno una manciata di giorni. E sinceramente piuttosto che stare dietro ai civili preferisco le mie giornatine piene allo Chateau o nelle missioni, anche pericolose, ma in campo che con loro..."

"A proposito, cosa volevano quei tre?" cercando di cambiare discorso perchè si era arrabbiata.

Lei lo fissò un secondo, chiuse con molta lentezza le palpebre e poi rispose laconica con le labbra, imbronciata.

"Volevano sapere se io ero la figlia morta!"

Jd sussultò visibililmente, tanto che anche Kianta e Gask lo guardarono sorpresi.

"La figlia morta? In che senso?"

"Non lo so, dicevano che ero identica alla figlia, morta, e mi chiedevano se ero io. Strano, vero?" guardandolo profondamente con gli occhi.

"Si, strano..." mormorò JD di rimando con sguardo vacuo "Però l'hanno seppellita quindi erano presi solo dalla sorpresa di vederti"

"In effetti si, hanno detto che l'avevano seppelita..." malignò lei continuando a fissarl o stranita  "anche se voleva  ben altro metodo e senti un pò.... aveva una cicatrice sulla fronte e capelli diversi. " restando a fissarlo con molta attenzione.

"Oh...sanno che è morta quindi..." con un sorriso affettato "magari per evitar loro altro dolore perchè gliela...ricordi... bhe, vieni poco qui allora ..."

"Jd...." iniziò lei ma l'altro invece le chiese cosa volesse fare adesso. Il tempo passava  e doveva ancora inviare vari protocolli a Lui.

Lei fece un sospiro profondo, rassegnato e disse solamente "poi ne parlerò con Helias, per il resto se prima non completeranno la consolle non voglio contattarlo...."

"Ma dai, vuoi davvero parlare con Helias di una ragazza morta?" bofonchiò Jd, alquanto impacciato e lei restò a fissarlo accigliata.

"Vedrò... nel frattempo per favore vedi se quegli individui là fuori hanno bisogno di qualcosa, già so che sarà una lista immensa, e assicurati che abbiano il necessario, così che durante la notte non venga in mente a qualcuno di loro di chiedere qualcosa o voler uscire. Bagni e docce sono terminate e funzionanti, vero?"

"Si, le loro docce hanno ora anche l'acqua calda e l'asciugatore e divise per sesso, con divisori ulteriori per i timidi. Si sono già lamentati dei pochi asciugamani ma non hanno come noi gli asciugatori e dovremo spiegarglielo, o chiederanno continuamente asciugamani a persona per deteergersi dopo la doccia. Con un enorme spreco di tessuto, acqua e sapone per il lavaggio quando con gli asciugatori consumiamo solo la corrente dai pannelli. Ma molti non capiscono... "

"purtroppo molte cose che per noi ormai sono la norma per loro sono diavolerie." disse  lei acida " Come accadde per il bidet! E sono paesi civilizzati da primo e secondo mondo. Comunque per favore mandami un messaggio appena la consolle è attiva e verrò per il collegamento
come lo pronuncia Beppo..." sorridendo.

"Già, quel ragazzo se ne inventa di cose... ultima cosa. Vuoi che faccia portare dal caveau tutti i Crell o ne vuoi qualcuno in particolare?"

lei rimase a riflettere un pò poi disse "per ora direi solo Helias e Alcione, gli altri successivamente".

"Ricevuto, vado a recuperarli e ti aggiorno appena la consolle è operativa. Tu..." disse Jd a Gask "esci dopo di me, vero? con uno sguardo particolare.

"Certo, arrivo..." disse voltandosi verso Kianta poi verso Jd. "Vengo a controllare, oppure posso preparare un'oretta di addestramento con i ragazzi..."

Kianta non disse niente, fece un gesto con la mano con sguardo perso da qualche parte perchè aveva capito che volesse dire e Jd uscì, per primo. Poi però tornò di colpo dicendo "Senti cè un piccolo problema, lo stavo dimenticando... i ragazzi delle cucine hanno scoperto che... insomma, volevano preparare le omelette con riso e chili della ex Malesia, che ai nostri piace ma si sono chiesti se anche per gli ospiti era una buona idea. Per sicurezza hanno deciso di fare due tipi di petanze diverse, solo che, ecco...le uova che sono arrivate non sono di gallina".

Kianta lo fissò interdetta, sollevò un sopracciglio e chiese di quale uccello fosse, se avevano preso quelle troppo piccole rispetto che le comuni di gallina, era già successo.

"Veramente no, nella cassa hanno trovato quelle di struzzo"

Kianta si schiaffò una mano sul viso nera di rabbia "non erano quelle che dovevamo mandare..."

"no, no" la fermò Jd " hanno proprio sbagliato le nostre. Quelle sono in viaggio come previsto. Sono arrivate di struzzo, punto. L'altra volta di piccione e pure di falco. O erano aquila? Comunque deve essere stato Nico, al solito non si mette gli occhiali e spedisce roba. Continuiamo con quelle di struzzo o dico di preparare altro per gli ospiti?"

"Non lo so, e avevi detto di leggere con calma..." facendolo sorridere "guarda, ormai per oggi lascia stare. Digli che preparano le omelette e dite che sono di gallina, molto speziate. Che io sappia qui non ne mangiano affatto, tranne negli agriturismo... dagli quelle"

"FAtto!" ed uscì.

Gask restò finchè la porta non fu chiusa e si voltò verso di lei

"Senti, che dici se dopo cena..."

"Qui?" chiese con sguardo rattristato.

"Gli uomini di turno saranno qui a controllare e passare il tempo. Quelli liberi saranno sicuramente qui pure loro, visto che tu e Lui avete deciso di unire le due cose...quindi non cè bisogno di supervisione... ma davvero volete che i ragazzi parlino, giochino, si divertano davanti a loro?"

"... secondo lui era meglio così. i classici due piccioni con una fava invece di spezzettare in varie sezioni come facevamo sempre. Dice che non siamo un campo da baseball.." ridacchiando "comunque questa è una prova. TUtto dipende da quello che accadrà da questa esperienza"

Lui fece un cenno con la testa e si affrettò verso la porta "capito, fammi sapere per dopo, magari per leggere qualcosa..." mentre lei acconsentiva con la testa.
Dopo aver aperto la porta  iniziò ad urlare "sei sempre puntigliosa  e isterica, non si può così" infilando di nuovo la testa dentro, e dopo aver urlato le fece l'occhiolino e uscì definitivamente.

Lei sorrise e si quasi spalmò sulla poltrona per la stanchezza.


Un anno e quasi nove mesi prima

Jd e l'amico rimasero a fissare la ragazza davanti a loro. Ricci castani danzavano pendenti finchè questa non si rimise dritta e li fissò dall'alto, seria.

"Che diavolo... proruppe Dame esterrefatto.

"Voi chi sareste" chiese lei inclinando la testa di lato.

Due ciocche sulle tempie erano tirate dietro da qualcosa, lasciando ricadere gli altri boccoli naturali su spalle davanti e dietro. Si allontanò con una smorfia dal caduto, controllò l'altro e poi tornò su di loro.

"Allora? Non siete dei loro, quindi chi siete?"

"Siamo la cavalleria..." rise amaremente Dame 

"Solo voi due? E vi avevano quasi steso?" avvicinandosi a Jd.

"Gli altri sono di sopra, noi cercavamo qualcuno, un tipo con il pizzetto e la faccia butterata..."

"Ah, si. E' di là..." facedo un gesto con l'arma che stringeva con la sinistra verso le stanze in fondo. "Lo avevano lasciato con noi, ma era così snervante che l'ho colpito perchè stufa delle sue urla continue. Si lamentava di tutto. Dopo che è caduto come uno straccio vecchio a terra ho detto agli altri di uscire dalla finestra e sono rimasta io"

"Vado a vedere e lo portiamo dal leader" disse Dame a Jd rallegrato "mezza missione fatta!"

"Aspetta..." disse Jd stringendo i denti e sando parecchio per il dolore "ha detto che lo ha colpito"

Dame si fermò dopo essersi alzato in ginocchio e dopo un attimo di riflessione si voltò verso la ragazza.

"Aspetta... lo hai colpito come?"

"Con il mio anello tiralama, piccolo ma utile, e meno male che lo avevo dietro..." tirando con il dito medio che teneva il coltello un laccetto dalla taschina mini dei jeans . Uscì un oggetto argentato, un anello con una piccola lama ad uncinofacendolo oscillare per aria. "meglio prevenire che curare..." fini', come se fosse perfettamente normale. E lo era, dopo gli ultimi anni.

"Lo ha fatto fuori? Jd, lo ha fatto fuori?" sbraitò dame terrorizzato guardando l'amico.

"Cosa chiedi a me, dillo a lei... come ci sei riuscita?"

"In parte per voi... gli altri piangevano come agnelli e alla fine quando questi sono venuti da voi, dopo che l'altro gruppeto era salito su, ne ho approfittato. L'ho colpito con la lama al collo ma, non essendo letale perchè poco affilato, ho preso un oggetto dalla scrivania dell'impiegato e l'ho preso sulla nuca. bam, steso a terra."

"Lui ci ucciderà..." inizò Dame " lo avevo detto che tutto andava in vacca" scollando la testa disperato

"Chi altri cèra con te?" chiese Jd, ignorando l'amico ma cercando di restare lucido. Gli chiese anche di fare silenzio.

"Alcuni impiegati di quelle stanze in fondo e cittadini come me, che avevano bisogno di aver rilasciati dei documenti. Mio padre mi aveva accompagnato in macchina qui fuori e doveva parcheggiare, presumo sia là. Comunque, avete bisogno di una mano?"

Jd gemette per il dolore, allora la ragazza disse a Dame di darle una mano e lo trascinarono fin dietro una scrivania che da una porta comunicante non era visibile.

"E' pericoloso quel fucile, dammelo" disse Dame dopo aver sistemato Jd seduto a terra poggiato al legno della scrivania.

"Ti ringrazio, ma so come usarlo. Sono carabina e pistola al poligono da anni, ho vinto anche alcune medaglie, poche per via del lavoro e studio e poi... per problemi miei... ma ho anche sparato con uno vero una volta..."

"Quindi sai sparare" chiese Jd stringendo i denti "ora capisco, anche se non so come tu abbia questo sangue freddo nel freddare quei tizi"

"Diciamo che è stata la rabbia o... odio... ad alimentarmi. Provo un odio viscerale per chi fa del male altri usando armi e/o la forza, sentendosi migliori. Nessuno, o credo se ce ne sono  davvero pochi quelli che nascono puri e sinceri al mondo, come dicono alcune religioni. Quante volte ho desiderato fal del male per far provare almeno qualcosa di quello che infliggevano agli altri... ecco come ci sono riuscita..." fissandolo negli occhi, mentre controllava la ferita.

"Che fai, non restare qui e scappa. Ti copro le spalle..." urlò Dame ancora accalorato

"Ti ringrazio ma devo restare... ho delle cose da fare. Ma prima voglio aiutare il tuo amico, aspetta un attimo..." e si alzò andando in un'altra stanza nonostante le lamentele di Dame, che restò con Jd. Quando lei tornò, stringeva una grossa borsa di jeans, non nuova e pesante. Rovistò dentro e tirò fuori un quadrato di plastica blu, un tubetto di qualcosa, un barattolo di miele e una piccola pochette.

Prese la pochette e raccattò dall'interno una salvietta sigillata e una piccola boccetta, dicendo a Jd che era acqua ossigenata e che voleva pulire la ferita. Ma appena andò a pulire, dopo aver versato un pò di disinfettante, tenne fra le dita un proiettile, studiandolo.

"La tua tuta o quello che è lo ha fermato fino a un certo punto, ecco la coda, quello che ne resta. E' questo che ti ha fatto questo buco, ma non profondo o non sarebbe uscito solo con qualche gesto. Ritieniti fortunato che non avrai bisogno di chissà quale operazione, solo che ti ha lasciato un bel buco. Stai fermo che finisco."

Dopo la seconda salvietta prese dalla borsa anche una bottiglia di alcool, dicendo che lo usava oltre che per la disinfezione anche per lisciare l'argilla delle sculture. Aprì il quadratino blu e si rivelò un mini kit da cucino completo con quasi tutto, pure mini forbicine e pinzette. Sterilizzò con un accendino e l'alcool  un ago dopo aver messo il filo.

"Ragazza ma che stai facendo?" urlò Dame isterico tra uno sguardo alle porte e a lei.

"calmati, il sangue continua ad uscire e non è una ferita da poco, come hai indicato tu stesso. Saranno pochi punti ma ne ha bisogno. Tieni d'occhio là fuori.

"Jd, non... chiama Lui e digli che vogliamo sapere cosa fare..."

"Io non posso" disse il ragazzo mostrando cosa restava del casco

"Il casco, senti "verso  Dame"  toglilo così starà meglio"

Dame incerto lo tolse e poi tornò all'arma e alle porte.

lei iniziò a cucire mentre Jd malediceva le ferite. ansimava e stringeva con forza la sua arma, con la sicura, a volte sbattendola a terra.

"Sono solo quattro punti, e sta venendo bene, siamo all'ultimo. Toglimi una curiosità, come mai non hai protestato per i punti?"

"perchè conosco le ferite e s edallo specchietto che mi hai dato ho visto giusto, dovevi mettermeli. Ma essendo sul costato potrò muovermi poco. Quindi ora sarò una zavorra." poi si voltò verso dame "Dame, contatta A e digli della situazione e che abbiamo bisogno di aiuto".

Dame eseguì, teso dal nervosismo, poi comunicò che l'altro gruppo aveva trovato dei civili e li aveva scortato fuori. Subito dopo alcune persone dal loro piano erano salite, o meglio scappate verso l'alto, e altri tre uomini erano stati incaricati di proteggerli fino all'uscita.

"Accidenti, resta solo il suo gruppo allora, oltre noi?"

"Te lo avevo detto che era un casino. mai, nessuna missione prima era iniziata come questa... Lo dicevo io..." fissando le porte inqueto.

"Faresti meglio ad andar da loro, spiegare la situazione e raggungere il tuo amico ferito. Non so se nelle stanze in fondo cè qualche altro pistolero, io avevo lasciato la borsa nell'altra stanza per sicurezza, quindi non so comè la situazione in quelle in fondo. Questo posto è un dedalo di stanze e corridoi secondari." disse la ragazza mentre continuava a cucire.

"Ha ragione, vai. Lei finisce e ti aspettiamo"

"Ti devo lasciare qui con lei? Ma..:"

"Vai, D. Non mi sento affatto bene" debolmente all'amico.

Dopo qualche minuto di incertezza imprecò e con l'arma puntata fu fuori verso le scale e, sperava Jd, il gruppo di Alaric.

"Tu chi sei?" le chiese dopo un pò che la fissava.

Lei alzò gli occhi castani verso di lui seria, tornò al punto che aveva iniziato e terminò dietro improperi per gli idioti che lo avevano reso un formaggio bucato.

"Solamente una persona che si è trovata qui." respirando affaticata dopo aver tagliato il filo. "Questo filo è sintetico non di cotone. Meno male che porto sempre con me qualcosa e avevo comprato queste cose prima. ora termino con una mistura e questa serie di cerotti, non ho altro. Se non tengono provvederò con altro."

Poi si fermò, cadde dalla posizione sulle ginocchia a seduta a terra e respirò profondamente.

"Qualcosa non va? E' la vista del sangue?"

"no" disse lievemetne "diciamo che ho una malattia e ora dopo aver preso qualcosa per alleviarla, è tornata prepotente.

"malata? hai bisogno di qualcosa?"

"no... ma dovrò prendere un altro antidolorifico o starò peggio. Durano sempre meno ma fino ad ora mi sono mossa parecchio...  se prendo anche questa ne resterò solo una..." guardando un blister ormai vuoto in mano.

"Cosa ti affligge?"

Lei voltò la testa, sudando per il dolore come faceva lui, prese una bottiglietta d'acqua dalla borsa e mandò giù la piccola "che importanza ha un nome? La malattia è malattia. Comunque ho problemi a nervi e muscoli, sindrome da fatica cronica e dolori lancinanti ogni istante della giornata, ti basta? Ma queste mi aiutano un pò..." rimettendosi sulle ginocchia "finisco qui e aspettiamo il tuo amico."

Prese un bicchiere di carta che trovò in un cassetto della scrivania e mischiò aloe vera dal tubetto e miele e, dopo aver pulito con alcool le mani, applicò un pò di sostanza sulla ferita, fermando con quanti cerotti poteva. Poi si accassciò con le spalle al muro e ansimò forte, con la fronte imperlata di sudore.

"Mi dispiace" bisbigliò Jd "per la tua malattia e questa situazione. magari se usciamo posso chiedere al Leader se il nostro dottore..."

"No" lo interruppe lei "sono rimasta per un motivo. Uno, e devo raggiungerlo. basta che mi lasciate libera"

"Non capisco... comunque mi chiamo Jd" salutandola con la mano alzata.

"Jd... sei americano?"

"No, il mio nome vero è Leon, ma da quando faccio questo mestiere ho avuto parecchi compagni di gruppo e alla fine perchè il mio vero nome non piaceva, mi hanno affibbiato questo. Ed è rimasto, non mi dispiace.  Con il leader, visto che molti cambiano nome perchè si sentono meglio con uno diverso o vogliono cambiar vita, è rimasto... semplice"

"Capisco... Io sono Lia."

"Mi hai detto che hai vinto medaglie al poligono con la carabina..."

"Si ho... avevo il porto d'armi ed ero brava. Ma con questa malattia ogni movimento  è un dolore lancinante e sono finita a non poter più fare niente. Anche alzarmi dal letto o mettermi una maglietta è difficile... ero qui proprio per un nuovo documento visto chenoo posso lavorare."

"E usi la creta?"

"Ah.. si. lavorando manualmente, anche se le mani dolgono da morire, riesco a rilassarmi mentalmente e afforntare meglio il dolore. Ma solo poco tempo al giorno. Anche stare seduta o a letto è doloroso. non cè mai un posizione che mi aiuta..."

"Mi dispiace...e sei finita proprio oggi qui..."

"No, anzi. Alla fine ne sono contenta, magari... tutto finirà oggi..:" sorridendo e chiudendo gli occhi.

"Che vuoi dire?"

"... sono stanca, tanto stanca. FIn da piccola ho sempre fatto quello che gli altri volevano perchè fossi accettata. I miei volevano un certo tipo di figlia e decisero per me il tipo di scuole con materie come la musica, imparare a suonare degli strumenti, impiegare il mio tempo in cosa per loro era per il mio futuro... ma queste cose non erano compatibili come ne, nel senso che non erano per me e sono stati anni così difficoltosi da sentirmi nella disperazione nera. I professori si adiravano perchè rispetto agli altri non giungevo a certi risultati o non ero capace. i miei genitori non hanno mai visto o sentito, anche se ho urlato e detto come potevo i miei malesseri. Ma loro irremovibli, era per me, dicevano... tutti i miei sacrifici si univano al fatto che non ero come le altre bambine e ragazzine che dovevano essere perfette e brave in tutto. NOn ero o sono un maschiaccio ma non sono portata molto per essere una ragazza come vogliono tutti. E così piano piano nella mia vita sono rimasta sola perchè diversa. Tutti i miei sforzi per la musica e ogni attività che volevano per me,  non ha portato altro che stress e disperazione perchè io sapevo, lo vedevo e sentivo, che non erano per me, non vi ero portata... e poi dopo il diploma il mio corpo ha iniziato a cedere. So che è per questo, almeno credo, ma la mia malattia mi ha presa pian piano. Se sono in piedi è per antidolorifici e medicine che mi danno e mi tengono su, per poche ore. Ma ho perso tutto. Il poligono che amavo e avevo deciso io di prequentare nonostnate i lo or dubbi anche se alla fine ho dovuto abbandonare. Ho studiato e mi sono sacrificata in tutto quello che volevo per i miei, per gli altri... e ora non ho scopo, non ho un motivo per niente. Ad aggravare tutto io sono una neutra, non ho mai incontrato qualcuno che mi portasse a considerarlo come un compagno, e per me il matrimonio e figli sono fuori discussione. Quindi se normalmente per gli altri questi fattori sono un nuovo scopo, per me sono la fine. Per fortuna non cè più il matrimonio obbligatorio, anche se dagli undici anni non fanno tutti altro che ripetermi che devo trovare un uomo, sposarmi e fare figli. Perchè altrimenti stare soli è brutto, ecco cosa mi dicono. E io rimango così sconcertata che non comprendo come possano pensare che queste cose siano per tutti e che sposarsi pur di non restare soli sia la scelta migliore.  NOn vedono o sentono me e cosa o chi sono. Cosa desidero.. ovvero desideravo e cosa ho perso. Ho speso la mia vita per far contenti gli altri e non farmi sentir dire sempre che non ero come le altre, per finire così.." guardandosi una mano "un tempo avrei voluto degli animali ma loro non li amano, cavalacare ma no, la musica è meglio. Arti marziali anche con armi, ma no.. sono una ragazza e il futuro è giusto con la musica. E ora non ho più niente, muovermi è una sofferenza, non posso fare nulla o inizio a provare nausea forte per quanto dolore provo, la gente mi guarda in malo modo di nuovo perchè ora sono una delusione totale... insomma tutto va in vacca come dice il tuo amico. E poi ecco, io sono qui e loro vengono con le armi spiegate... e capisco. Può essere un aiuto..."

"Aspetta... vuoi che ti sparino?" sorpreso per poi stringere i denti dal dolore.

"Scusa, ti darei l'ultimo antidolorifico ma altrimenti non potrò raggiungerli sul tetto..."

"Sono sul tetto?"

"Alcuni dicevano di si, alcuni cecchini, ma non so se sono ancora lassù, ma vorrei provare..."

"ma sei sicura..."

"Si, con i miei è solo litigi anche adesso, perchè non vedono o sentono, non ho soldi se non qualcosa che chiedo dopo lamentele, ragionano in un modo particolare dove tutto va risparmato e neanche qualcosa di buono per alleviare la sofferenza vale... insomma non mangio gelato o pizza per fare due esempi da cos' tanto tempo perchè costano, loro cucinano male e secondo i loro gusti. Era così prima e non è cambiato. In pratica non ho soldi miei dopo tanti sacrifici, urlano perchè chiedo sempre qualcosa di buono ma ingrassa e fa male, per loro tutto è nocivo... solo la famiglia, le altre persone sono negative e tanto altro, forse non capiresti... resta il fatto che con loro è ancora peggio. E non ho scopi nella vita, non più. Con la malattia è come se tutto si fosse fermato. Camminare è doloroso, vestirmi è doloroso, stare a letto è doloroso, non ho soldi per niente e pensa che una volta mi ero comprata le mie patatine al pomodoro ondulate  preferite, non le classiche,  e mi hanno vista mentre tornavano a casa. Litigi per una settimana perchè tutto fa male e sono porcherie. Ed è come vegetare in un gel senza uscita. Non cè niente che mi aiuti veramente, ma qualcosa come modellare o guardare dei film fa qualcosa,  ma è solo per passare il tempo. Qui le persone sono molto, molto all'antica e vedono le cose solo in bianco o nero, se vedi in altri modi sei sbagliato. Sono dovuta restare qui dopo il diploma perchè volevano i figli vicino a loro, no e mai fuori. Vicini e basta, la famiglia è importante perchè le altre persone sono pericolose. QUindi sono stanca, non ho amici perchè tra i miei che non vogliono altri in casa, la mia malattia che mi impedisce tutto e che sono diversa... vorrei solo uscirne."

"... che dovrei dire? nella mia carriera ho visto tanta sofferenza, tanti mali in vari luoghi del mondo. E ho visto compagni ritrovare qualcosa sposandosi o nei figli. Anche chi per qualche incidente è rimasto paraplegico ha trovato forza nella famiglia. Ma se per te non sono importanti... e poi cè la tua malattia..."

"Si, mi ha tolto tutto. Se prima i miei con il loro che poi è ben altro, dopo è venuta pure la malattia. E ho cercato con ogni mezzo di crearmi la mia vta, niente. Ed  è come essere bloccati. Quelle rare volte che esco è perchè sono obbligata e dopo quelle patatine comprate in un negozio vicino casa, dopo che avevo chiesto di farmi scendere prima, ho evitato. Loro aggrediscono le persone con urla e discussioni dure e non vedono la sofferenza. E io sono arrivata al limite. Se non avessi nulla me ne sarei andata, ora è un altro modo di andarnese che spero... l'antidolorifico sta facendo effetto ma durerà poco di nuovo e l'ho assunto prima delle sei ore indicate. Ma non ce la faccio più... e a volte penso a tutte quelle persone che per qualunque motivo nella vita finiscono come me a dipendere dalla famiglia, e sono bloccati in un'esistenza che non dà loro niente di quello che desideravano, mi viene da piangere. Ogni cosa per me è dolorosa o impossibile, non cè modo di mangiare qualcosa che non sia con pochissimo sale e senza spezie che cucinano, che odio e non cè nulla che io possa ottenere perchè ogni cosa deve essere fatta come dicono loro. DAl prezzo di un oggetto all'orario per fare le cose. QUindi appena torna il tuo  aimco lasciatemi andare e nel caso consideratemi una colpa del nemico. Pulito e semplice e non sembrerà che l'abbia fatto io stessa. Odiano anche questo..." alzandosi in piedi con fatica.

"Mi dispiace, davvero... ho conosciuto molti amici che avevano avuto una vita dure per il luogo dove erano nati, con pregiudizi, convinzioni religiose, modi di pensare... ma proibirti i cibi perchè dannosi è davvero troppo... o le persone che ti evitano perchè diversa..."

"Avrei voluto un tempo trovare persone che mi accettassero, diversamente da quell, che vivono qui, trovare un luogo che avrei considerato casa, il luogo dove dovevo essere... ma sono anni che soffro per la malattia e non cè stata cura che abbia funzionato. Sono stanca. Se loro fossero stati diversi, se avessi potuto godere almeno ogni tanto di quello che desideravo, con qualcuno a cui volessi bene... anche questa è un'altra cosa, però.... " con sguardo triste "per questo prepariamoci per i tuoi amici e poi lasciatemi andare... quello che loro non sarebbero mai capaci di fare..."

Jd non rispose, la vide mettersi in piedi con varie smorfie e con fatica e poi scoppiò un boato da far tremare i muri, urla e rumori si spari provenienti dal priano superiore.









   
 
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