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Autore: lipstick_    27/06/2020    0 recensioni
Renée è una dottoressa. Lo ha sempre saputo che avrebbe fatto quel lavoro. Fin da piccola, quando lei le bambole le usava come pazienti e non le faceva giocare come le sue amichette.
Renée sa di essere brava, non permette a nessuno di mettere in dubbio il suo operato.
Ed è per questo che quando incontra Andrea, un ragazzo estremamente bello come estremamente arrogante, non si perde d'animo e risponde per le rime. Non le piace vantarsi, a lei non interessa che gli altri sappiano quanto lei sia brava, ma questo bellissimo ragazzo arriva in un momento caotico e Renée non sa proprio come ma parla senza pensare. Decisamente insolito per la controllata Renée.
__ SAAALVE__ questa è la prima storia che pubblico, non sono una scrittrice e nemmeno una dottoressa, quindi chiedo perdono se alcune cose saranno approssimative.
ci tengo a precisare che personaggi, luoghi e vicende sono del tutto inventati dalla mia testolina.
spero di potervi tenere compagnia e perchè no? spero anche che possa piacervi la mia fantasia.
lipstick_
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO PRIMO.
Ho i piedi che implorano riposo. È da quindici ore che sono in piedi a correre a destra e sinistra. Ieri sera una ventina di bambini sono arrivati al pronto soccorso con sintomi di intossicazione alimentare, quindi, nonostante il turno libero sono dovuta tornare in ospedale.
Fortunatamente nessun bambino è in condizioni critiche, il che autorizza ad un po’ di riposo per i miei nervi.
“Clizia, io vado, ho sistemato tutto, ci vediamo domani”- la caposala, che Dio la benedica perché senza di lei questo posto sarebbe a pezzi, mi rivolge uno sguardo di scuse.
“Scusa piccola, è appena arrivato lo zio del bambino nella 309, quello accompagnato dai genitori del festeggiato, vuole a tutti i costi parlare con il primario”. Alzo gli occhi al cielo sbuffando un “grandioso”- era ovvio, me lo dovevo aspettare. Prendo la cartella del piccolo paziente e mi avvio sempre più stanca e nervosa verso la stanza, non è stata una giornata fenomenale, ho ricevuto sul mio camice almeno il vomito di quattro bambini, inconvenienti del mestiere, ma non proprio incoraggianti come nottata e prima mattinata.
“Buongiorno, sono la dottoressa Renée, allora piccolo Francesco, come ti senti ora?” non alzo nemmeno lo sguardo, so cosa mi ritroverei davanti, uno zio preoccupato per il nipote, a cui non interessa minimamente chi o cosa curi il nipote, ma che lo curi in fretta e senza fiatare.
Mi sbaglio, chiaramente, di nuovo.
“Ma scherziamo? E lei sarebbe il primario? Ma è almeno maggiorenne?”- chiudo gli occhi.
Prendo un respiro, e alzo lo sguardo verso il proprietario della voce.
Mi aspettavo uno zio anziano, non so il perché, magari con la pancia da birra e la faccia simpatica, di solito gli zii non sono quelli simpatici? Questo di certo non lo è, e di certo non ha la pancia da birra.
È alto, questo tipo è davvero troppo alto, e beh, bello a dir poco. Non ho mai visto capelli più belli e più neri di questi, o occhi più verdi di questi, onestamente non penso di aver mai visto un uomo più bello di questo.
Respira Renée, è solo un ragazzo. Un bellissimo, meraviglioso, perfetto ragazzo.
“Quindi? Che c’è adesso ha perso anche la voce?” - bellissimo, meraviglioso , perfetto ed arrogante.
Scuoto mentalmente la testa.
Lo so, lo so. Dovrei stare zitta, infondo è comprensibile. Le persone si aspettano un primario di pediatria, adulto, sicuramente trasmetterebbe molta sicurezza e esperienza nel campo, ma no, ci sono io. E posso davvero assicurare di essere un grande medico, uno dei migliori. Giovane? Sicuramente. Ma bravissima.
Quindi, si lo so. Dovrei sorvolare sull’arroganza dello zio preoccupato, perché effettivamente mi potrei mettere nei suoi panni e giuro – davvero giuro – in giornate normali lo farei, ma oggi non è una giornata normale, sono stanca e nervosa come mai prima d’ora.
Prendo un respiro: “mi perdoni, le assicuro che di solito non amo vantarmi dei miei successi, ma le ultime quindici ore sono state molto pesanti, e lei è davvero arrogante. Si, sono io il primario, se ha bisogno di ulteriori rassicurazioni: ho conseguito la laurea in medicina a diciannove anni. A ventuno avevo già fatto più specializzazioni ed esperienza sul campo di qualsiasi altro dottore con una carriera di quarant’anni. I migliori ospedali del mondo hanno chiesto di me, ma sa io sono una ragazza piuttosto legata alla famiglia e alla sua terra quindi ho deciso di rimanere in questo piccolo ospedale di provincia.” - prendo un respiro, ma no. Non ho finito: “ha bisogno di sapere altro sulla mia persona? Il mio codice fiscale? Quante volte vado al bagno? Perché davvero la risposta potrebbe sorprenderla”.
Il dio greco, sta zitto. Non fiata. Okay ho esagerato, non è un comportamento professionale. Ma è stato più forte di me, le parole sono uscite senza nemmeno passare per la testa.
“Visto che non c’è altro, passiamo a ciò che sono venuta a fare: il mio lavoro. Suo nipote ha un’intossicazione alimentare, fortunatamente non è grave, dovrà solo prendere questo antibiotico due volte al giorno, lontano dai pasti, bere molta acqua e riposare molto” passo al bellissimo zio la ricetta e il foglio con tutte le istruzioni per il nipotino e poi mi rivolgo a quest’ultimo, con un sorriso: “così hai anche la scusa per saltare la scuola”. Il bambino sorride. Non contenta mi giro ancora verso l’uomo: “un consiglio, la prossima volta scelga meglio dove far mangiare suo nipote” mi giro verso la porta ma prima di uscire chiarisco “e comunque ho venticinque anni. Direi che la maggiore età è stata superata.” Echeccazzo.
Sbuffando, sbatto con forza la cartellina sul bancone di Clizia. Lei alza lo sguardo sorridendo.
“Allora tutto fatto?” - “oh si, sicuro, l’amabile zio in realtà è uno stronzo arrogante ed ignorante”.
Clizia scoppia a ridere “si ma è anche bellissimo no?”
Boffonchio un “seh sicuramente”.
Aspetto Clizia si risvegli dal suo attacco isterico per avvisarla che me ne vado.
“Va bene, ma ricordati che stasera c’è il ricevimento organizzato da tua mamma.”
Altro grandissimo NO mentale. Me ne ero completamente scordata.
Rivolgo a Clizia un grandissimo sorriso di gratitudine che significa significativamente “grazie a Dio esisti tu” e mi avvio alla macchina.
Arrivo a casa poco dopo e mi butto letteralmente sul letto. Se la giornata non è cominciata bene, un ricevimento organizzato da mia mamma sicuramente non risolleverà di certo il mood.
Ma me ne occuperò dopo, ora devo decisamente riposare.
  
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