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Autore: bekka981    30/06/2020    0 recensioni
Quattro adolescenti per certi versi molto diversi, ma legati da una amicizia fuori dal comune, si ritrovano soffocati dal sentirsi, ognuno per la sua via, come attori passivi di un libro già scritto. Quando invece l'adolescenza dovrebbe essere libertà di spaziare e decidere quello che sarà il proprio futuro. L'inaccettabilità della situazione, la fragilità dei singoli, che si trasforma in forza e condivisione quando sono insieme, li porterà a compiere un unico corale gesto estremo.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima goccia toccò il parabrezza della Maserati nera quando la Luna, alta in cielo, illuminava la città, avvolta temporaneamente in quella che era una nube di silenzio.

La quiete prima della tempesta, aveva pensato l'autista bianco alla guida dell'auto mentre seguiva con lo sguardo quella goccia scorrere lentamente lungo il vetro, distraendosi così dal disco rosso del semaforo scattato pochi secondi prima che arrivasse all'incrocio.
Pochi secondi più tardi, invece, il suo sguardo cadde sullo specchietto retrovisore: rifletteva la figura di un ragazzo, seduto sui sedili posteriori, ed intento a guardare fuori dal finestrino la città buia.

La sua tonalità di pelle era ben diversa da quella rosa dell'autista, paragonabile ad una pesca poco matura, poiché si avvicinava ad una tavoletta di cioccolata al latte, ossia la causa del nervosismo serale dell'autista che, invano, aveva tentato di nascondere. D'altronde, una pesca poco matura non poteva essere altro che se stessa.

Sul bordo del marciapiede di pietra grigia che affiancava la Maserati nera, una donna bianca dai lunghi capelli mori prese per mano il figlio, di all'incirca quattro anni, dopo avergli comprato un bel pacchetto di caramelle gommose. La donna guardò una volta a destra e una volta a sinistra, prima di attraversare la strada e mantenere il passo lento del bambino; e mentre gli occhi dell'autista rosa e della donna si incrociavano, un sorriso spuntò sul volto del bambino non appena aveva notato la somiglianza tra le strisce bianche, che ornavano l'asfalto, e la zebra.

La seconda goccia che cadde, toccò il finestrino dell'auto che affiancava la Maserati nera, una semplice Cinquecento rossa, definita dalla proprietaria "piccola, ma graziosa". La ragazza dalla pelle lattea, a bordo di quest'auto, era affacciata a quel finestrino e, quando quella goccia aveva toccato il vetro, aveva sorriso appena, e tracciato con l'indice la sua traiettoria sulla condensa, creata dall'umidità di quella sera di settembre. In sottofondo suonava melodiosa la voce calma, ma glaciale, della madre che non smetteva di ripeterle le medesime cose degli ultimi cento giorni.

Il semaforo, posizionato sul ciglio della strada, era ancora rosso quando gli sguardi dei due ragazzi, entrambi affacciati a propri finestrini, si incontrarono per quell'arco di secondi. L'uno discriminato per la sua carnagione considerata un elemento che definiva diversa la razza a cui apparteneva, e l'altra che voleva solo cucire con ago e filo la bocca minuta della donna che l'aveva messa al mondo.

Un istante durò quel contatto di sguardi, silenzioso, breve, ma abbastanza da far percepire ad entrambi il bisogno che li accomunava, ossia gettarsi fuori dalla portiera non appena il motore delle due macchine si sarebbe acceso.

E bastò quello stesso istante affinché si illuminasse il disco verde del semaforo.

La madre bianca dai lunghi capelli mori accelerò il passo sulle strisce, tenendo sempre per mano il bambino, e raggiungendo in fretta la pietra grigia del marciapiede; mentre l'attenzione dell'autista rosa della Maserati nera e della donna, a bordo della Cinquecento rossa, tornò sul semaforo.

Verde.

Il motore delle due auto si accese, quest'ultime accelerarono in direzioni diverse e quel contatto di sguardi raggiunse il capolinea, senza che nessuno dei due ragazzi si gettasse davvero fuori dall'auto negli istanti che seguirono.

La terza, e ultima goccia prima della tempesta, venne a contatto con il tessuto nero del cappuccio di una ragazza che percorreva il marciapiede di pietra grigia sul lato opposto della città. 
I suoi anfibi neri, definiti da appuntite borchie, finirono per bagnarsi dalla pioggia che prese a cadere vorticosamente qualche secondo più tardi, avvolgendo la città in una nube d'acqua; ma a quella ragazza corvina non sembrò importare, tant'è che si sfilò il cappuccio lasciando scoperto i suoi capelli, i quali divennero fradici assieme ai suoi vestiti in pochi secondi.

E mentre questa ragazza si lasciava avvolgere dolcemente dalla nube d'acqua, poco prima di andare a ripararsi quasi svogliatamente sotto la tettoia del bar, nonché la sua meta; un ragazzo dalla chioma blu, conosciuto da molti ma amico di nessuno, maneggiava alle nove di sera con una forcina per capelli nella serratura di una panetteria non più aperta al pubblico. Il volto camuffato da un passamontagna, il cappuccio nero sulla nuca, e il corpo percorso da scariche di adrenalina.

Non appena riuscì nel suo intento e mise un solo piede all'interno del locale, il suo sorriso vittorioso si spense, però, nel sentire l'allarme. Il ragazzo si affrettò subito a scavalcare il bancone, e a procurarsi un sacchetto di carta per poter rubare i resti del cibo della giornata conclusasi.

Dei passi pesanti che scendevano le scale risuonarono però nel locale, ed una voce maschile e rauca interruppe il dialogo muto del ragazzo con il trancio di pizza che stava mangiando estasiato. Riccioli blu scavalcò per la seconda volta, con una strabiliante facilità e velocità, il bancone, a discapito del proprietario che, non riuscendo a prenderlo, gli urlò contro i peggior malocchi. Intanto, il giovane ladro correva via alzando in alto un braccio per mostrare il suo dito medio.

E, mentre il ragazzo nero scendeva dalla Maserati nera pagando l'autista bianco con una bella somma di denaro e si dirigeva verso l'entrata dell'edificio che gli avrebbe portato i peggior incubi; la ragazza lattea si tuffava con un sospiro pesante sul suo letto avvolta nella nube bianca che era la sua camera e fissava il soffitto, che campeggiava su di lei, con una terribile sensazione di vuoto; la ragazza corvina iniziava il suo turno notturno nel bar della città con l'enorme scritta rossa neon Red Room; ed infine, riccioli blu correva per le strade buie della città con un enorme sorriso in volto.

Vite diverse, pelli differenti, famiglie distinte, ma stesso film.
Loro erano gli attori passivi di un libro già scritto in tutti i suoi minimi dettagli.
Un libro che, però, avrebbe preso irrimediabilmente una piega diversa.

   
 
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