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Autore: Linduz94    30/06/2020    1 recensioni
Hinata è una ragazza troppo timida, tanto che il suo problema rende persino insopportabili alcune situazioni.
... e se due uomini oscuri cambiassero questa situazione?
... se la sua vita cambiasse radicalmente da un giorno all'altro senza avere la possibilità di confidarsi con qualcuno?
... se avesse per la prima volta la possibilità di proteggere le persone a cui tiene?
forse finalmente troverà il suo posto nel mondo...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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IL SUO PROFUMO





Suonai alla porta di casa di Hinata sollevato.
Finalmente avevo finito i primi test dell’accademia. Non pensavo fosse così dura frequentare quel corso ma ero felice di averlo fatto, mi sentivo davvero entusiasta ed ero orgoglioso di me.
Quella sera avevo proprio voglia di festeggiare.
Avevo chiamato Hinata nel pomeriggio chiedendole di tenersi libera per quella sera, così saremmo andati a mangiare qualcosa assieme.
Lei era la prima con cui volevo festeggiare la riuscita dei miei primi traguardi. In fondo il merito era suo. Era grazie a lei, la salvatrice di Konoha mascherata, che avevo deciso che sarei diventato un vigile del fuoco e, sempre grazie a lei, quella sera sulla panchina di quel parco, avevo ricordato qual era il mio sogno.
Mi aprì la porta e rimasi, come sempre, rapito dalla sua bellezza; così semplice ma fine.
Indossava una gonna bianca che le arrivava fino a sotto le ginocchia, delle calze grigie e un maglioncino della stessa tonalità infilato dentro all’elastico della gonna.
Semplice, sobria, ma sempre elegante.
“Buonasera Hinata. Sei molto bella!” nascosi il mio imbarazzo con una risata, mentre godevo nell’osservare le sue gote assumere un colorito più acceso.
Mi ringraziò con un sussurro, accennando al fatto che anch’io stessi molto bene, mentre si infilava il cappotto.
Ci dirigemmo verso il centro di Konoha, passeggiando con tranquillità.
Per la cena le suggerii un’hamburgheria che avevano aperto da poco e che i miei amici mi avevano consigliato descrivendomi i panini spettacolari che facevano.
Mi fiondai a raccontarle tutti i dettagli del menù, memore dei racconti che avevo sentito, e mi beavo nel sentire la sua lieve risata ad ogni battuta che facevo.
Cavolo, com’era bella quando rideva.
Socchiudeva gli occhi nascondendoli sotto le folte ciglia nere e le sue gote si accendevano di un colorito tenue, diverso rispetto a quello che assumeva quando s’imbarazzava.
Spesso i capelli le ricadevano davanti al viso coprendola appena alla mia vista e mi ritrovai più volte costretto al trattenermi dall’afferrarle le ciocche corvine per portargliele dietro l’orecchio.
Dopo aver passato così tanto tempo nel familiarizzare con il suo corpo era davvero difficile starle lontano e lasciarle il suo spazio.
Sentivo quasi doloroso questo distacco e mi mancava terribilmente non vederla più dipendente da me, dalle mie cure.
Anzi, forse non era nemmeno quello il problema. Non mi mancava il fatto che Hinata non fosse più bisognosa delle mie attenzioni, mi mancava proprio la vicinanza con lei, il contatto con la sua pelle.
Sentivo quasi una sofferenza fisica nel dovermi trattenere dal toccarla, accarezzarla.
Ma ero così confuso. Cosa provava davvero lei per me, cosa significavano le parole che mi aveva detto quel giorno?
Cercai di alleggerire quei pensieri durante la serata, ma essi si presentavano continuamente, prepotenti, ogni volta in cui incrociavo il suo sguardo, sentivo una zaffata del suo profumo o casualmente sfioravo la sua mano o il suo braccio con il mio corpo.
Tutto sommato la serata andò molto bene, ridemmo un sacco e ci divertimmo molto. E cavolo, quei panini erano davvero una meraviglia!
Mi sorpresi molto vedendo il mega hamburger che prese lei.
Mi guardò imbarazzata, farfugliando qualcosa sul fatto che avesse molta fame e quello che mi lasciò di stucco fu che lo divorò tutto, senza problemi.
Nel tempo in cui cenammo, uno di fronte all’altra, dovetti abbassare lo sguardo più volte. Pensavo fosse impossibile trovare eccitante una ragazza anche mentre mangiava. Eppure lei era così: timida, dolce, composta, sensuale… Provavo un mix di sensazioni al guardarla da mandarmi in subbuglio.
 
Quando uscimmo dall’hamburgheria, soddisfatto perché ero riuscito a pagare il conto per entrambi nonostante il disaccordo di lei, si era fatto buio pesto.
Passeggiando sazi e soddisfatti passammo davanti al mio appartamento.
“Hinata, non ti ho mai invitata a casa mia!” la vidi guardarmi con quello sguardo attento e dolce. “Se vuoi puoi venire a vedere dove vivo”.
Lei annuì sorridendo e sentii l’ormai familiare tuffo al cuore.
Quando aprii la porta e mi resi conto che eravamo nel mio appartamento, soli, io e lei, capii la serietà del momento e della proposta che le avevo fatto.
Forse anche lei si accorse del cambiamento di atmosfera perché per qualche momento rimase stranamente silenziosa al mio fianco.
“Naruto, è molto accogliente casa tua” mi sorrise dolce, mentre io arrossivo e ringraziavo imbarazzato. Non avevo mai invitato una ragazza nel mio appartamento, mi sentivo stranamente allo scoperto.
Per risolvere quella situazione di imbarazzo le proposi di bere qualcosa di caldo così ci saremmo scaldati dalla ormai fredda aria invernale della passeggiata.
Lei accettò con un sorriso e, un po’ per nascondermi, mi fiondai in cucina a prepararle una tisana.
Qualche minuto dopo, eravamo seduti affianco al piccolo tavolino della mia cucina, entrambi nascosti dal fumo delle nostre bevande calde.
“Naruto, vorrei sapere una cosa” mi guardò decisa e io mi sentii quasi intimorito di fronte a quello sguardo.
“V-vorrei sapere cosa ti ho detto, quella sera.”
Deglutii a fatica.
Era quello di cui volevo parlare anch’io in effetti, ma ora che era arrivata l’occasione adatta, in quel momento in cui eravamo soli e nessuno si sarebbe intromesso nel nostro discorso, mi sentivo improvvisamente fragile.
Se si fosse rimangiata quello che aveva detto? Se non lo ricordasse e si dichiarasse estranea a quelle parole?
Potevo sopportare di vederla allontanarsi da me?
Mi sarei accontentato di una semplice amicizia con lei?
Probabilmente notò il mio timore perché all’improvviso sentii la sua mano appoggiarsi sopra la mia.
“Per favore” mi persi in quegli occhi color perla.
Sospirai.
 
Ricordai quando un paio di giorni prima mi ero confidato con Sasuke.
Dopo un paio di birre mi ero sentito coraggioso e gli avevo raccontato di quello che era successo con Hinata quando l’avevo ritrovata nel parco e di quello che sentivo per lei.
Ero rimasto sorpreso nel sentire il suo silenzio e vedere che si metteva una mano sul viso, che diavolo aveva?
‘Naruto, ma sei scemo o cosa?’ Lo avevo guardato stralunato e un po’ incazzato. ‘Davvero ti stai chiedendo cosa sta succedendo tra te e Hinata? Ma ti senti quando parli?’ cominciai ad innervosirmi.
‘Spiegami quello che non capisco allora!’
Lui mi guardò con un misto di disgusto e indifferenza. Lo avrei preso a calci quando faceva quello sguardo, quell’idiota.
‘Naruto’ fece una pausa sospirando, come se dovesse spiegare una cosa semplicissima ad un moccioso. ‘Non fai altro che parlare di lei, di quello che fate, delle sfumature di colore che prendono i suoi occhi quando il sole scende e del profumo del balsamo dei suoi capelli..’ lo vidi fare una smorfia e cominciai a rendermi conto che davvero parlavo un sacco di lei. ‘Per fortuna sono innamorato di Sakura e non riesco a guardare nessun’altra ma a forza di starti a sentire credo che comincerò a guardare Hinata come un vecchio bavoso…’ lo zittii con un pugno al fianco, che lui prontamente schivò.
‘Non ti azzardare’ bofonchiai sorseggiando l’ultimo goccio di birra.
Lo vidi sogghignare. ‘Il punto è che non ti stai a sentire, Naruto. È chiaro come il sole che sei pazzo di lei. L’avevo capito già due anni fa, quando arrivavi in anticipo agli allenamenti per andarla a vedere…’
‘E tu che cazzo…’ lo guardai sorpreso. Non l’avevo detto a nessuno che arrivavo prima per andare a vedere Hinata ballare. Sasuke mi guardò con sufficienza, sfoderando un ghigno. E che cavolo! Con lui non si poteva mai farla franca, come diavolo faceva a capire sempre tutto?
‘Comunque credo di non essere stato il solo all’epoca ad averlo capito, infatti non sei stato l’unico a gironzolarle attorno…’ riprese a bere la sua birra senza interesse.
‘Cosa?’ scattai. ‘Chi cavolo si è permesso…?’ lui mi guardò in cagnesco. Mi fermai a riflettere, ricordando la sera di Halloween e la festa di capodanno.
‘Ah, Kiba, quel cagnaccio…’ serrai i pugni.
‘Vedi, sei anche geloso’
‘Io non sono geloso’ misi il broncio incrociando le braccia sul petto.
Eppure era stato così facile arrabbiarsi con il mio amico, solo al pensiero di lui vicino a lei, che provava a sfiorarla, toccarla, baciarla,… Scossi la testa scacciando quei pensieri. Avevo una voglia matta di picchiare Kiba se si fosse presentato davanti a me.
‘Non ti preoccupare comunque’ lo guardai interrogativo, tenendo il broncio. ‘L’ha capito anche lui prima di te. Non si metterà mai in mezzo a voi due, sarebbe come cercare di trattenere una cascata con le mani’.
Mi misi a ridere facendolo innervosire. Sasuke e le sue metafore del cazzo, sempre azzeccate.
Ad un tratto smisi di ridere, tornando pensieroso.
Quindi tutti l’avevano capito tranne me: ero innamorato di Hinata. Lo ero?
Pensai a tutto quello che sentivo quando stavo con lei e provai un brivido di piacere. Il mio corpo sembrava fare come gli pareva quando vivevo o rievocavo quelle sensazioni.
Quindi questo voleva dire innamorarsi?
Sorrisi scioccamente cercando di scacciare la mia espressione ebete prima che Sasuke mi prendesse in giro.
Si, certo che ero innamorato. Avrei fatto di tutto per lei! Cavolo, come volevo averla lì con me in quel momento, probabilmente non sarei riuscito a trattenermi e le sarei saltato addosso affondando le mani e il naso fra quei capelli così scuri.
Scossi la testa, cercando di recuperare nuovamente il filo di pensieri. Ora finalmente avevo capito cosa mi stava succedendo e quello che provavo per lei. Ma lei, cosa provava per me?
‘Secondo te…?” lasciai in sospeso la domanda. Non sapevo nemmeno se volevo sapere la risposta. Sasuke sembrava sempre azzeccarci.
‘Si’ lo guardai di sbieco, ma certo che aveva capito! Ma non poteva essere un po’ più esplicito? Lui sbuffò capendo di dover spiegarsi. ‘Si, secondo me lei è pazza di te. Anche se non ne capisco proprio il motivo’.
Ignorai il commento del mio amico sentendomi il cuore allargarsi di gioia. Quindi le sue parole quella sera erano vere, lei mi amava davvero! Avrei voluto urlare di gioia!
‘Vacci piano Naruto però’. Ecco, sempre il solito Sasuke, l’uccisore dell’entusiasmo.
‘Perché?’ lo guardai stralunato. Io e Hinata avevamo perso tantissimo tempo, avevo una smania improvvisa di recuperare tutto quello che non avevamo vissuto in quell’anno di lontananza.
‘Hinata ne ha passate tante, forse troppe per la sua età’ mi guardò pensieroso. ‘Era convinta che la sua vita non sarebbe durata a lungo e che si sarebbe trasformata in una macchina da guerra senza coscienza, comandata da altri. Non mi stupirebbe se decidesse di mettere da parte i suoi sentimenti. Ha sofferto così tanto che potrebbe decidere di ripararsi da ulteriori sofferenze, quindi di non rivelarti mai quello che prova. Probabilmente quella sera era convinta che sarebbe morta; non ha più tenuto alcun freno e si è rivelata, ma l’Hinata di oggi deve affrontare la realtà, quindi potrebbe decidere di non rivelarsi appieno, e forse di non farlo mai più’
Deglutii comprendendo le sue parole.
Sapevo che prima o poi avrei dovuto pagare il prezzo del mio errore, un anno fa, quando non l’avevo aiutata il giorno in cui Konoha era stata attaccata da quell’Orochimaru. Probabilmente lei aveva visto il terrore nei miei occhi e pensava che non sarebbe più potuta tornare indietro. Me l’aveva dimostrato più volte infatti mantenendo le distanze da me, anche quando l’avevamo salvata nel covo dell’Organizzazione Alba.
In fondo però sapevo che mi amava; il suo corpo l’aveva tradita più volte difendendomi e salvandomi, ma la sua mente quanto era ferita ancora?
‘Potrei farle cambiare idea però!’ mi illuminai. ‘Le dimostrerò che la amo! Farò di tutto per farla tornare la ragazza spensierata che era prima e poi lei potrà…’
‘Naruto’ il mio sorriso si smorzò guardando l’espressione del moro. ‘Tu devi solo rispettare la sua decisione, qualunque essa sia’.
 
Deglutii immerso in quelle iridi color perla. Perché era tutto così difficile?
Quelli erano gli ultimi istanti che avrei passato con lei?
Sperai che non cogliesse nei miei occhi il dolore e la paura che sentivo. Ormai eravamo alla resa dei conti. Dovevo essere coraggioso.
“Mi hai guardato, proprio come mi stai guardando adesso” sentii la sua mano fremere, ma non la tolse e sostenne il mio sguardo. “Hai insistito per dirmi una cosa, mentre io volevo portarti da zia Tsunade. Sembrava che avessi paura di morire prima di dirmela. E da un lato era proprio così”.
Presi fiato abbassando per un istante lo sguardo. Per me era ancora molto dolorosa quella scena.
“Mi hai ringraziato” tornai a guardarla.
Lei non aveva mai staccato gli occhi da me. “Hai detto che grazie a me tu sei cambiata. Ti sei scusata per quello che era successo. E poi…” deglutii e sentii un leggero calore invadermi le guance. Il cuore mi batteva forte solo richiamando alla mente quella scena. Ormai c’eravamo, la prossima frase avrebbe decretato il mio futuro con lei. “Hai detto che mi amavi” lo sussurrai fissando i miei occhi sulla sua mano, appoggiata alla mia. Non avevo il coraggio di guardarla, temevo cosa avrei visto. “Che l’hai fatto dal momento in cui ti ho regalato quel fazzoletto a scuola quando eravamo bambini e da allora non hai mai smesso”. Inconsciamente avvolsi il mio pollice sulle sue dita. Un debole tentativo di trattenerla a me, di impedirle di scappare dopo quelle parole.
Percepii che aveva smesso di guardarmi e quella mancanza di contatto mi fece male.
Scese un silenzio opprimente, stava cercando le parole giuste per dirmi che non era davvero quello che pensava?
Sentii la sua mano fremere, poi la scostò.
Mi sembrò di sentire il mio cuore andare in frantumi.
Lei da parte sua aveva preso a torturarsi le mani, chiaro segno che era in estrema difficoltà.
‘Tu devi solo rispettare la sua decisione, qualunque essa sia’
Dovevo prendere in mano la situazione.
“Hinata… non devi sentirti in dovere di giustificarmi quello che hai detto.” La vidi con la coda dell’occhio alzare la testa di scatto verso la mia direzione. “Posso solo immaginare quello che hai passato e posso capire se non ti rispecchi in quello che hai detto quella sera, in fondo pensavi di non…”
“Naruto”
Smisi di blaterare tornando a fissare i suoi occhi magnetici, attirato dal suo sussurro.
Come avrei potuto abbandonare quegli occhi? Perché era così bella? Rendeva tutto ancora più difficile.
Il suo sguardo sembrò vacillare per un istante, ma poi due perle si fissarono decise su di me.
“E’ vero”.
Mi irrigidii trattenendo il fiato.
“Quello che ho detto quella sera, lo penso davvero”. Prese una pausa, chiudendo gli occhi per un istante. Poi li riaprì guardandomi nuovamente con quello sguardo deciso che mi procurò un brivido lungo la schiena. “Io ti amo, Naruto”.
Rimasi basito dalla forza di quelle parole. Non balbettò nemmeno una volta. In quel momento sembrava così forte, consapevole, matura.
Poi la vidi arrossire improvvisamente ed abbassare la testa di colpo sulle sue mani ora congiunte.
“I-io n-non v-voglio c-che tu ti s-senta r-responsabile p-per me. Q-quello che p-provo per te è questo, ma tu n-non sei costretto a-…”
Che stava dicendo? Pensava che io non ricambiassi quello che provava? La sentii sproloquiare ancora, continuando a balbettare e ad arrossire a dismisura, agitandosi sempre di più sulla sedia.
Quindi tutte le mie paure, i miei timori, erano infondati? Hinata mi amava! Hinata mi amava!
Non stava scappando, anzi, era lì di fronte a me, balbettante e accaldata, mentre cercava di spiegarsi che non dovevo sentire nessun dovere nei suoi confronti…
Mi persi ad osservarla mentre parlava, come si muovevano le sue labbra, come si passava nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, la ruga che si era formata di preoccupazione tra le sue sopracciglia.
Ero rapito e consapevole di dover fermare tutte le sciocchezze che stava sparando.
“F-forse è meglio c-che i-io v-vada…” la trattenni in tempo prima che si alzasse, afferrandole la mano. L’avvicinai al mio viso e senza staccare gli occhi da lei posai un bacio sul suo palmo godendo nel vedere la sua espressione stupita del mio gesto. Si, avrei voluto baciare ogni centimetro della sua pelle in quel momento.
Ormai era chiaro. Anche un zuccone come me finalmente aveva capito.
Lei mi amava e io amavo lei.
Di cos’altro avevamo bisogno?
“Anch’io ti amo!” esplosi. Mi sentii invadere da un coraggio e un senso di sicurezza che non provavo da molto tempo. “Anch’io ti ho amata dal giorno in cui ti ho regalato quel fazzoletto. Ti avevo notata già da prima, ma quel giorno mi hai rubato il cuore. E ora… ora mi sento così fortunato!”
Mi avvicinai senza timore a lei. Ero così smanioso di toccarla, di sentire il contatto con la sua pelle. Le appoggiai una mano sulla guancia: calda e liscia.
Non volevo più aspettare, il bisogno di sentirla vicina era più forte di qualsiasi altro desiderio e lasciai il mio corpo agire istintivamente.
Avvicinai il mio viso a lei, come quella volta alla festa d’estate.
Sentivo il suo respiro caldo e dolce sulla pelle e mi venne una tremenda acquolina in bocca.
In un istante azzerai la distanza e saggiai quelle labbra morbide e carnose.
Dio, perfino il suo sapore era buono!
Dapprima il bacio era dolce, timido, quasi temessimo di farci del male.
Godetti al sapore della sua pelle, al profumo fresco del suo respiro. Quante notti l’avevo sognato?
All’improvviso la sentii rispondere con più desiderio; le sue labbra divennero più coraggiose, affamate.
Fu in quel momento che persi il controllo.
Mi avvinghiai con le mani sui suoi capelli color notte mentre con la lingua le tracciai il contorno del labbro superiore.
Lei aprì la bocca sospirando e allora le nostre lingue si incontrarono fameliche, danzando, assaggiandosi.
Nemmeno nei miei sogni però avrei mai immaginato un’Hinata così… sensuale.
La sentivo sospirare e lasciarsi andare, mentre le sue mani correvano dal mio petto verso i miei capelli, aggrappandosi ad essi.
Ero talmente in estasi che non riuscivo a fermarmi nell’esplorarla.
Sentendo le sue mani correre alla mia testa fu inevitabile che i nostri corpi si avvicinassero.
Sentivo i suoi seni premere contro il mio petto e un calore improvviso si impossessò del mio inguine a quel contatto. Non capivo più niente, volevo solo sentire il suo corpo ancora più vicino al mio.
L’afferrai per i fianchi e la feci sedere sulle mie gambe mentre le mie mani correvano ad accarezzarle la schiena, i fianchi, le gambe, deluso dal fatto che la stoffa vaporosa della gonna mi impedisse di sentire com’era fatto il suo corpo.
Nel frattempo la sentivo sospirare sempre più forte sul mio viso, mentre le nostre labbra non smettevano di cercarsi, toccarsi, assaporarsi.
Le sue piccole mani mi toccavano ovunque, tirandomi i capelli, accarezzandomi la nuca e le spalle. Sentii l’eccitazione crescere in maniera quasi dolorosa e capii che dovevo allontanarla, altrimenti la situazione avrebbe preso una piega pericolosa.
Le poggiai le mani sulle guance allontanando il suo viso dal mio di pochi centimetri.
Lei mi guardò per un secondo sorpresa e in disaccordo, poi le sue guance si colorarono d’imbarazzo quando si rese conto di quello che era successo e del fatto che ora si trovasse seduta sopra le mie gambe.
“Hinata Hyuga” la mia voce era insolitamente roca, ma godetti a vedere l’effetto che causò su di lei, sembrò fremere spalancando impercettibilmente di più gli occhi. “Tu mi stupisci sempre” le sorrisi felice poi riprendemmo il bacio in modo più dolce, lento, assaporandoci con attenzione.
 
Rimanemmo a coccolarci e a scambiarci ancora qualche bacio fino a quando non ci accorgemmo che si era fatto davvero tardi.
Era vero che Hiashi mi aveva preso in confidenza, ma era meglio non esagerare proprio la prima volta che uscivo con sua figlia.
Lei scese dalle mie gambe e imbarazzata si scusò per non essersi spostata prima.
La afferrai per i fianchi e l’avvicinai a me, sorridendo nel vedere il lieve velo di rossore coprire le sue guance nel sentire i nostri corpi sfiorarsi. “Se fosse per me saresti potuta rimanere lì per sempre” le sfiorai le labbra con le mie, sospirando. “Però credo che come primo appuntamento sia meglio se non faccio arrabbiare tuo padre” ridacchiai sdrammatizzando e la presi per mano, uscendo dal mio appartamento e chiudendo a chiave.
La sentii ridacchiare e mi voltai a guardarla per godermi lo spettacolo.
“Perché ridi?”
“Beh… oggi quando mi hai scritto non avrei mai pensato che stasera sarebbe diventata il nostro primo appuntamento”.
Ci pensai su qualche secondo.
“In realtà nemmeno io, ma credo lo sia diventato spontaneamente” ridemmo entrambi. Era tutto così semplice quando stavamo insieme, come avevo fatto a non accorgermene prima?
Stare assieme a lei era come stare con un’amica che ti conosce da una vita, oltre al fatto che mi attirava fisicamente come una calamita. Già quando la osservavo ballare in palestra durante le lezioni ero affascinato dal suo corpo. Era sinuosa, fluida, sembrava leggera come una farfalla. Mi veniva la pelle d’oca quando la osservavo e avevo desiderato così tanto toccarla e sentire come fosse la sua pelle sulle mie mani.
Per non parlare delle reazioni che mi causava quando la vedevo muoversi. Dopo tutto quello che avevamo passato assieme e l’affinità che si era creata faticavo a restare lucido nel sentire la sua voce, il suo profumo,… Avrei voluto lasciarmi andare al mio istinto più selvaggio e il primo bacio che ci eravamo scambiati prima mi aveva lasciato di stucco. Aveva risposto con un impeto che da lei non mi sarei mai aspettato.
Scossi la testa allontanando quei pensieri. Ora avevamo tutta la vita davanti, ci saremmo scoperti un po’ alla volta, non dovevo avere fretta.
Sorrisi sornione pensando che per la prima volta quello scemo di Sasuke si era sbagliato.
La salutai felice, fuori dalla porta di casa sua e le lasciai un bacio veloce a fior di labbra prima di andarmene.
Era stata la serata più bella della mia vita.

 -  
-  

Guardai con il cuore colmo d’amore il profilo del ragazzo che si stava allontanando da casa mia, poi chiusi la porta con attenzione.
Mi appoggiai allo stipite con la schiena e solo in quel momento mi accorsi che stavo tremando.
Le mie gambe fremevano impazzite, mentre il cuore svolazzava veloce. Ero così emozionata che il mio corpo non la smetteva di trasmettermi la gioia che aveva provato.
Mi toccai le labbra al ricordo dei baci che ci eravamo scambiati io e Naruto fino a qualche minuto fa.
Mi sentii avvampare al pensiero di quello che mi aveva detto: Naruto mi amava!
Non riuscivo ancora a crederci, avevo la sensazione di aver vissuto un sogno. Avevo così paura che non fosse vero quello che aveva detto Tenten.
Con passo ancora tremolante d’emozione mi diressi verso la mia camera.
Mi spogliai lentamente ricordando tutto quello che era successo.
Avevo capito già nel momento in cui avevo aperto la porta di casa quella sera che non sarebbe stata un’uscita come tutte le altre.
Naruto aveva uno sguardo attento, ma allo stesso tempo avevo colto nei suoi occhi una luce che non avevo mai visto prima, sembrava… ammirazione, quasi devozione, mentre mi guardava.
Ripensandoci mi resi conto che mi aveva rivolto quello sguardo per tutta la serata, anche mentre mangiavo il mio enorme hamburger, come se lo avessi davvero stupito di poter mangiare così tanto. Risi tra me, pensando alla sua espressione quando non ebbi alcun problema a finire la mia enorme porzione.
Indossai il pigiama pesante e veloce mi infilai sotto le coperte.
Forse la colpa di tutto era stato quello sguardo. Mi ero sentita amata, desiderata. Per questo quando gli avevo detto che lo amavo, mi ero sentita così tremendamente sicura di me.
L’incertezza era arrivata dopo, quando lo avevo visto spalancare gli occhi sorpreso.
Avevo pensato di aver esagerato, che forse lui non ricambiava quello che provavo io e che il suo stupore fosse dovuto al fatto che stesse cercando il modo per sgusciare via dalla situazione, mi ero sentita terribilmente sciocca e sembrava che le mie paure più grandi si stessero realizzando davanti ai miei occhi. Volevo solo andarmene.
Poi mi aveva afferrato la mano e avevo cominciato a tremare sentendo le sue labbra poggiarsi sul mio palmo. In quel momento mi aveva guardato con uno sguardo strano, diverso da prima.
Era oltre l’ammirazione, sembrava proprio che… mi volesse mangiare con gli occhi! Credo fosse proprio quello che si chiama uno sguardo di desiderio.
Mi accoccolai di più sotto il piumone stringendomi le braccia attorno al busto e ricordando quello che era accaduto dopo.
Ero rimasta senza fiato sentendo le sue mani toccarmi il viso e avvicinarlo al suo.
In quel momento mi ero sentita completamente in confusione. Da un lato avevo il terrore che qualcosa andasse storto e temevo che sarei scappata via come una codarda, dall’altro lato invece lottavo contro l’impulso fisico di allungarmi verso di lui e avvinghiarmi al suo corpo asciutto.
Poi avevo sentito le sue labbra sulle mie, così ruvide ma dolci allo stesso tempo. E com’era dolce il suo profumo, sembrava circondarmi ovunque annebbiando la mia mente.
Il bacio si era fatto sempre più intenso e in quel momento mi ero resa conto di aver dato retta alla parte più istintiva di me perché le mie mani si erano mosse da sole. Ero smaniosa di sentire com’erano il suo petto, le sue spalle, il contatto con la sua pelle, e finalmente ero riuscita ad affondare con forza le dita fra quei fili color del grano.
Fui scossa da un tremito di piacere.
Avevo sempre provato una forte attrazione per Naruto, non solo mentale, ma anche fisica.
Prima di stasera però non mi ero mai resa conto come lui potesse dimostrarsi così virile e passionale.
Era un lato di Naruto che non avevo ancora conosciuto: estraneo, selvaggio, attraente.
Le sue mani erano davvero grandi e calde. Ricordavo ancora ogni percorso che avevano fatto sul mio corpo, ogni punto in cui si erano soffermate quella sera. In quei momenti mi veniva in mente solo una parola per definirlo: eccitante.
Mi ero sentita invadere da un fuoco caldo mai provato prima mentre lo sentivo muoversi contro di me, sulle mie labbra, avvolgendomi con le sue braccia forti e alzandomi sulle sue gambe senza problemi.
E poi i baci… Non pensavo che Naruto fosse capace di così tanta dolcezza. I miei baci con lui quella sera erano stati dolci, delicati, ma anche umidi e maliziosi.
Ebbi un altro fremito d’eccitazione, avvolta sotto le coperte, al ricordo di tutte quelle sensazioni.
Una ciocca di capelli mi cadde davanti al viso e mi sorpresi nel sentire il profumo di Naruto impresso su di essi.
Aspirai quell’aroma con voracità.
Quella sera mi ero sentita come se non potessi essere mai sazia di sentire il sapore delle sue labbra, di respirare il suo profumo fresco e di affondare le mani fra i suoi capelli color del grano.
Piano piano chiusi gli occhi, sognando ancora Naruto che mi baciava, mi toccava e mi stringeva a sé, cullata dal suo profumo rimasto impresso sulla mia pelle.




Holaaaaaa
Scusate per l'attesa. Questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere perchè volevo rendere il tutto al meglio.
Non sono ancora pienamente soddisfatta in realtà, ma temo che se lo tengo nel computer ancora un po' lo modificherò all'infinito, quindi eccolo qui.
Spero vi piaccia e vi avviso che questo è il penultimo capitolo, mentre il prossimo sarà quello conclusivo.
Alla prossima e fatemi sapere cosa ne pensate, accetto anche le critiche!
Ciao ciao!!

Linduz94
  
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