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Autore: PsycoMoon    30/06/2020    3 recensioni
Salve a tutti! Lo ammetto, il rewatch di Inuyasha mi ha fatto tornar la voglia di scrivere e.. la storia mi è piombata in mente.
Cosa è successo dopo che Sesshomaru ha lasciato Rin al villaggio? Che deciderà Rin? Come ha vissuto in questi anni?
Risponderò a queste e altre domande, in questa storia che vede il ritorno di un vecchio trio che nel suo piccolo, contribuirà a combattere durante il bel mezzo della Guerra di Onin.
Un giappone diviso tra periodi di pace e guerre sanguinolenti.
Un destino che è un'incognita sul futuro di esseri umani e demoni.
spero vi piaccia, ovviamente non mancate di farmi sapere il vostro parere nei commenti!! Spero di riuscire a pubblicare un capitolo a settimana!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagome, Kohaku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Le terre di Hoto.
Non ci volle molto a raggiungere gli alti monti che pareva quasi toccassero il cielo.
L'aria era ancora intrisa del profumo della rugiada mentre il quartetto valicava i confini della contea; sembrava stesse camminando in un dipinto ove il cielo plumbeo coronava un paesaggio abbandonato, ove la natura aveva ripreso con forza il suo ruolo dominante.

La statua di un Buddha ricoperta da rovi diede il benvenuto agli avventurieri, mentre le cicale lentamente intonavano un primo e sommesso canto e intanto la mano tiepida di Rin andava a carezzare la fredda pietra oramai abbandonata da così tanto tempo.

"Una ricerca eterna dell'equilibrio devastato dall'eternità della non morte.." disse chinando il capo immergendosi nel silensio dei suoi pensieri turbati all'immagine delle persone che hanno lasciato da tempo immemore questo mondo restando bloccati in un nimbo eterno.

"Distrutto il demone che ha causato tutto saranno liberi d'andare contro il loro destino." Interruppe Sesshomaru continuando il cammino senza curarsi d'aggiungere altro o guardare gli occhi della ragazza che seguirono la figura maschile.

Un sospiro profondo per poi riprendere il cammino in quello che era il connubio tra natura e mano umana: statue, resti di case erano contornati da quel che era un tempo una strada battuta con ciottoli che attraversava il villaggio ormai desolato e reso ancor più evanescente dall'atmosfera causata dal cielo che faceva si di far sembrare tutto come sospeso nello spazio e nel tempo.

I passi lenti risuonavano sommessamente nel silenzio del loco e fu spezzato solo dal suono di Jaken che esordì un AHIA! Che fece sobbalzare Rin.

"Che succede?"

"N... niente.. sono inciampato su qualcosa..." disse rialzandosi con l'aiuto del suo bastone "Ma vedi tu se dovevo cadere su una stupida bambola!" Sbottò calciando via il giocattolo il cui volto, braccia e mani erano state incise accuratamente nel legno.

La bambola rimbalzò un paio di volte per poi restare accasciata in terra, immobile.
Una scossa attraverò la superficie, mentre le nubi continuavano ad addensarsi e la nebbia si faceva sempre più fitta.

Rin si guardò attorno e pian piano le sagome dei tre sparirono inghiottite dalla nebbia.

"Jaken! Padron Sesshomaru!"

Nessuna risposta.
Inizio a camminare a passo lento per recuperare l'orientamento sin quando il suo piede urtò qualcosa. Chinò lo sguardo e vide un cavallo giocattolo eroso dalle fiamme; le era familiare per qualche tratto, finché, una voce non le fece mancar quasi il respiro:

"Rin!"

Si girò lentamente e le lacrime iniziarono a farsi strada negli occhi cercando di scappare dalle ciglia: una donna bellissima, con dei lunghi capelli corvini e un chimono celeste con dei gigli ricamati sopra la stava guardando dolcemente e le stava tendendo la mano.

"Ma.. Madre... non potete essere voi.."

"Sei diventata una donna bellissima tesoro mio..."

Una lacrima le rigò il volto e la mente tornò a quel fatidico giorno: una mattina serena come tante. Poi le grida e il sangue. Come aveva fatto a sopravvivere? L'ultimo respiro di sua madre ancora lo ricordava, così come alcune notti sentiva ancora il calore del sangue dei fratelli sulla pelle.

Era convinta di averli lasciati andare, ma ci sono ferite che restano con noi in eterno, fin quando non giunge anche per noi il momento ti varcare quella sottile linea che separa vita e morte, seppur lei, da quella linea abbia saltato avanti e indietro più e più volte.
Poteva ritenersi una privilegiata dal fato o una dannata?
Lei si riteneva benedetta in quell'amore che nutriva per l'essere ancora viva e aver potuto assaporare quanto possa essere dissetante ogni giorno in cui apri gli occhi e ti rendi conto di esistere.

Sapeva che era un inganno. Era palese: demone o spettro non era davvero l'amata madre perduta.
Nonostante ciò il corpo, tremante, fece qualche passo in avanti tendendo la mano a sua volta verso la donna.

"Vieni Rin... vieni... resteremo per sempre insieme..."

I passi lenti continuano mentre poi la mano di Rin dolcemente scende sull'elsa mentre un'altra lacrima le squarcia il volto.
Estrae la spada a tre passi di distanza dal fantasma bisbigliando: "Yasuraka ni nemuru"
un fendente sicuro, deciso trapassa l'anima che mostra il suo essere: gli occhi divennero rossi, i denti aguzzi, i capelli iniziarono ad arruffarsi sciogliendo la treccia ordinata che poc'anzi li tratteneva; le mani divenenro artigli e la pelle assusnse un colorito olivastro. I polsi erano avvolti da delle catene che continuavano il loro corso a perdersi nella fitta nebbia.

"Lascia andare questo spirito inquieto. Mostrati!"

una risatina agghiacciante giunse di tutta risposta "Cosa c'è? Credevo saresti stata contenta di rivedere la tua mamma. Perché non vuoi il tuo lieto fine, Rin? Non va bene, le favole finiscono sempre con il e vissero sempre felici e contenti e nessuna bambola può essere felice e contenta senza la sua mamma. Mi hai rovinato il gioco. Sei cattiva. Ecco! Ed è per questo che.. diverrai anche tu una delle mie bambole!"

La voce si avvicinava man mano mostrando la figura di una bambina esile, dalla pelle bianca e i lunghi capelli neri.
Gli occhi a mandorla erano caratterizzati da un colore scarlatto acceso e tra le mani reggeva una marionetta.

Camminava dondolando come se dovesse cadere da un momento all'altro e il capo non riusciva a reggersi sul collo restando calato prima su una spalla, poi sull'altra.

Intanto...

"PADRON SESSHOMAAAARU!!! RIN! .... PADRON SESSHOMAAARU! RIN!!!"

la voce del piccolo demone continuava e riecheggiare nella nebbia. Unica cosa che aveva compreso è che si stava avvicinando a una zona fangosa.

(Mh.... non sento più l'erba sotto i piedi.. da quanto sto camminando per davvero?) Socchiuse gli occhi concentrandosi. Si sentiva osservato, incrociò quindi le braccia sul petto stringendo a se il bastone.

"Mostrati. Non ho tempo da perdere."

Una sagoma nera con gli occhi rossi si delineò nella nebbia: "Che servo inutile per il suo padrone!"

"Non accetto giudizi da chi non posso vedere in volto, signore."
"Ti basta la mia voce. Ti bastano i miei occhi che scrutano il tuo essere inetto e lo vedo che ne sei consapevole. Sai bene in cuor tuo di non essere all'altezza del tuo padrone. Sai di non avere altro senso nella vita sen non elemosinare delle attenzioni nonostante un servigio inefficiente. Preferito addirittura al posto di... un'umana! Il tuo signore è già morto, è stato inghiottito dai miei fratelli. Che senso ha ora la tua esistenza?"

Non gli piacevano i chiacchieroni. Non gli piacevano le chiacchiere che non fossero elogi a padron Sesshomaru. No.
Sapeva di essere indegno.
Sapeva di aver fallito e deluso il suo padrone mille e mille volte. Ma nella sua magnanimità Egli lo aveva sempre tenuto alla sua destra.
Il giorno in cui lo vide per la prima volta, in quel giovane demone aveva notato fin da subito quale grande leader fosse celato in quelle vesti: che tremendo demone avrebbe fatto tramere il mondo sotto il suo ruggito e qual onore era per lui assistere a tal magnificenza!

"Seguirò il mio signore..."

Disse alzando il bastone per poi continuare

"Sino nell'oltretomba"

Picchiò la terra con il bastone e una vampata di fiamme si distese attorno lasciando cenere in terra e illuminando per qualche attimo oltre la nebbia.
Un grido acuto si elevò per poi lasciare posto a una poltiglia informe che andò a disgregarsi.

"Ma non è questo il giorno."

Una pausa riflessiva sul loco e su quello che era accaduto: ormai era palese che gli spettri del posto facessero leva sulle paure e i rimpianti delle persone che finivano in quel loco per condurli in una trappola mortale.
Jaken ora poteva fare solo una cosa:

"PADRONEEEE NON MI ABBANDONI QUI!!! RIIIN!!!! RIIIN!!!!"






Salve!!! Sono tornata!!! Lo so, lo so.. sono letteralmente sparita per settimane e sono tornata sempre con il classico capitoletto... ed è anche in sospeso.. spero di scrivere presto la seconda parte! Fatemi sempre sapere nei commenti se le premesse vi intrigano! Un abbraccio a tutti! 

Sara

   
 
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