Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    01/07/2020    0 recensioni
Ogni persona è destinata a provare dolore, perchè per comprendere cosa sia la luce occorre il buio e così per capire la felicità occorre anche il dolore. Che tu sia un bambino o un anziano, un principe o un ladruncolo, non fa alcuna differenza: ci sarà il dolore, e solo dopo averlo provato potrai davvero capire cosa sia la felicità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Abmad Saluja, Hakuryu Ren
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Crollo delle certezze


Se ci riflette non è certo che sua madre lo abbia mai abbracciato. Non che ciò sia un problema in effetti, se è per quello non è nemmeno certo di averla mai abbracciata lui. Perché avrebbe dovuto d’altronde?
Sono madre e figlio, e per il popolo questo vuol dire che lui ha l’obbligo di esserle grato in quanto gli ha dato la vita e cose del genere, ma la cosa non è così banale. Anche suo padre gli ha dato la vita se per quello, ma nemmeno lui si è mai mostrato molto affettuoso. Per come la vede i suoi genitori sono solo due persone che a seguito di un rapporto sessuale hanno messo al mondo un figlio, perché dovevano farlo, al regno prima o poi servirà un nuovo re.
È solo un ragazzino, non sa cosa sia l’amore, probabilmente non lo saprà mai, e nemmeno crede alla sua esistenza. Non ha mai provato a cercarlo, per quanto lo riguarda è solo una cosa delle favole che gli raccontava la balia quand’era piccolo, non sa nemmeno bene per che motivo, probabilmente solo per sentirsi importante, per poter dire di aver insegnato qualcosa ad un principe. Ovunque guardi, vede solo interessi o obiettivi comuni: i nobili cercano d’ingraziarsi i favori del re, le loro mogli stanno loro vicine perché giovano dei loro soldi e del loro prestigio, e i figli si azzuffano da mattina a sera per garantirsi una buona posizione. Tutti ambiscono solo al potere, perché non ne hanno o ne vogliono di più. Ma almeno i nobili hanno qualcosa, pensa, loro stanno bene, tutti i loro sforzi sono ricompensati, si dice. Poi guarda le cameriere e i valletti: loro lavorano, ma perlopiù si tengono a distanza dal re e da chi ha potere, preferendo sparlare e ridere fra loro, negli angoli bui dei corridoi. Provano quelli che alcuni chiamano “sentimenti” e si dicono felici delle loro vite, ma se (soggetto) ?decidesse di licenziare uno di loro quello appena varcate le porte del palazzo, in capo ad al massimo un paio di mesi morirebbe di fame.
Tutto perché non hanno potere.
In fondo lui è questo, non è mai stato un bambino, o un figlio, lui è un principe, solo un principe, ossia “la prossima incarnazione del potere”. Non è tenuto a preoccuparsi degli altri, o a provare affetto per suo padre o chiunque altro. Il solo compito di un re è regnare, e lui quando sarà morto suo padre sarà quello, un re.
Cresce con queste incrollabili convinzioni, perché nessuno si è mai impegnato a spiegargli nulla.
Sua madre passa tutta la propria giornata nella sua camera, non ne esce quasi mai. Quando sta male o quando riesce particolarmente bene in qualcosa, non è mai lì ad assistere, non va mai da lui, al massimo la balia o i tutori o qualche cameriera le riferisce la cosa, e lei lo convoca nelle sue stanze.
“Mi è stato riferito che sei stato bravo, hai adempiuto ai tuoi doveri, ottimo lavoro”, oppure a malattia finita “Ho sentito che sei stato poco bene, ti sei ripreso adesso?”. Ha sempre gli occhi vacui, la voce piatta: non c’è bisogno d’impegnarsi per capire che tutto ciò che dice lo fa solo perché è parte del suo ruolo. In un palazzo, come nel mondo, ne è certo, ognuno ha il suo ruolo: ci sono i contadini e i pescatori, che devono produrre cibo, che verrà preso dai mercanti, che devono vendere, ma senza esagerare, o i nobili si arrabbieranno; i servi, che devono accontentare chi è più forte di loro, perché hanno bisogno di protezione; i nobili che hanno del potere, ma non abbastanza, e che quindi devono fungere da raccordo fra il re e il popolo, e poi c’è il re, che non ha dei veri doveri in realtà, i suoi sono diritti. Ecco, il re non ha il dovere di regnare, ha il diritto di farlo.
Può esserci un solo re alla volta, perché è il ruolo più importante, per cui ci sono i principi, che sono i successori del re, e il loro ruolo è fra i più ambiti, ma è irraggiungibile: un contadino se si impegna e ha fortuna può riuscire a diventare mercante, o magari perfino nobile, ma non può essere re, perché per quello occorre essere prima principi, e avere nelle vene il sangue di un re.
Il ruolo di re gli è stato promesso da che è nato: il semplice fatto di essere arrivato per primo lo rende più meritevole di Sahbmad, che ha ben chiara la cosa, sa di essere solo un suo eventuale rimpiazzo, e infatti non ha mai agito in alcun modo per minacciarlo. Ha lo stesso atteggiamento che i nobili hanno con il re, lo vezzeggia da mattina a sera, perché così in futuro forse lui si dimostrerà clemente e lo terrà al suo fianco, magari gli darà pure una qualche carica, giusto come contentino.
E poi, di botto a 13 anni scopre che sbagliava: lui era sempre stato certo che eventualmente per scalare la scala sociale occorre porre un piede su ogni gradino, per forza, perché se si provasse a farne due in un sol passo si ruzzolerebbe alla base delle scale, al punto di partenza, o anche peggio. Ma Alibaba non ha fatto le scale, non le ha neanche viste, lui ha preso una rampa ed è passato da essere un comune ladruncolo, un pendaglio di forca, qualcuno che avrebbe dovuto marcire nelle prigioni, a essere un principe.
Ed ecco che suo padre si comporta in modo nuovo: non ha mai perso tempo a insegnargli nulla, c’erano i tutori per quello, e invece a Alibaba insegna le regole di mercato. I suoi occhi sono sempre stati freddi e indifferenti quando parlava con lui, perché lo vedeva come il prossimo re, come una minaccia, e ora invece gli piace quel piccolo randagio, e se sarà bravo intende farne un re.
Non lo abbraccia, non gli fa i complimenti, ma si comporta in modo diverso con lui. Ahbmad non riesce a comprendere: ogni tanto quando cenano tutti assieme, cosa rara, lo sbircia da sopra tutti gli alti calici, attraverso lo scintillio delle posate, e non vede delle grosse differenze. Capelli biondi contro neri, fisico magro rispetto a una sana struttura robusta. Anche Sahbmad è magro, ma non per questo loro padre gli ha mai promesso il trono.
Nella sua mente da bambino che non conosce l’affetto nemmeno il carisma o l’abilità di regnare hanno importanza, l’unica cosa che riesce a pensare e che quel ragazzino, Alibaba, presentatogli come un suo fratello, è un usurpatore.  
   
 
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