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Autore: puffolapigmea    01/07/2020    1 recensioni
Si avvicinò lentamente al ragazzo e quando lo raggiunse prese la sua mano e la strinse con forza. Lui la guardò perplesso, improvvisamente gli sembrò di non riconoscere la donna che aveva al suo fianco.
- La storia partecipa al contest "Le quattro fasi dell'amore" indetto da Zukiworld sul forum di EFP.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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SE LA TUA MANO STRINGE LA MIA

Draco salì i gradini di pietra e raggiunse la porta che si era materializzata nell'istante in cui aveva pensato al numero dodici di Grimmauld Place. Estrasse la bacchetta e vi picchiò sopra una volta. La porta si aprì cigolando, dopo aver emesso i consueti rumori metallici. Aveva appena varcato la soglia quando un turbinio di capelli rossi comparve in cima al pianerottolo.
Rimase impietrito in mezzo al corridoio.
Non riusciva a credere ai suoi occhi, quello che vedeva non poteva essere reale.
Ginevra Weasley stava rapidamente scendendo le scale e sembrava sconvolta.
- Ginny, aspetta... -
Draco strizzò leggermente gli occhi; la ragazza si era fermata a metà della scalinata mentre Potter, con indosso solo un paio di pantaloni, cercava di attirare la sua attenzione.
Lei rimase immobile qualche secondo, poi riprese a scendere.
Mentre gli si avvicinava, Draco si rese conto che stava piangendo e si sentì morire.
- Fermala Malfoy! -
Senza nemmeno accorgersene, afferrò Ginny per un polso.
- Che sta succedendo? - le chiese con un filo di voce.
Lei lo guardò, gli occhi lucidi e sbarrati, il corpo scosso da tremiti.
- Lasciami andare... -
La fissò per un istante, consapevole che quello che stava accadendo era tutta colpa sua.
Nel momento in cui aveva organizzato quella trappola non aveva messo in conto che lei potesse reagire così, che potesse stare tanto male. Certo, sapeva perfettamente quanto fosse legata a Potter, ma quella sembrava più la reazione di una fidanzata tradita piuttosto che di un'amica ferita. Una morsa gli strinse lo stomaco. Sperava davvero di non essersi sbagliato, che lei non fosse ancora innamorata di Harry.
- ... ti prego, - lo implorò.
Si rese conto di non avere più tempo: Potter si stava avvicinando e lui doveva decidere in fretta.
- Dimmi dove che ti raggiungo, - le sussurrò.
- No... -
- Dimmi dove o non ti lascio. -
- A Hogsmeade. -
- Alla Stamberga? -
Ginny fece un lieve cenno con la testa e lui allentò la presa quel tanto da permetterle di liberarsi. Appena giunse alla porta si voltò a guardarlo, riconoscente.
La morsa che gli attanagliava lo stomaco si fece ancora più forte, ma Draco decise che non era il momento di vacillare. Indossò la solita maschera di freddezza e si preparò ad affrontare Potter.
- Che hai combinato questa volta? -
- L'hai lasciata andare... - disse Harry ansimando.
- Si è liberata. Ti ho fatto una domanda. -
- Ha scoperto di me e Pansy. -
Era accaduto... Ginny aveva ricevuto il messaggio e si era recata all'appuntamento, scoprendo finalmente la verità.
- Come? - chiese immaginando già la risposta.
- Ci ha sorpreso insieme... in atteggiamenti... -
- Intimi? - finì per lui Draco.
- Sì, - ammise Harry. - Devo andare da lei, spiegarle quello che è successo. -
- Non credo che abbia voglia di parlare con te, in fondo hai avuto mesi per raccontarle come stanno le cose, - disse maligno. - Ci penso io. -
Harry sospirò. Suo malgrado, dovette riconoscere che Draco aveva ragione. Tante volte si era ripromesso di parlare con Ginny, di dirle che lui e Pansy stavano insieme ma, quando tentava di affrontare l'argomento, succedeva qualcosa che lo distraeva e lo obbligava a rimandare.
- Cosa le dirai? - gli chiese Harry.
- L'ascolterò e lascerò che si sfoghi. Sta tranquillo, non cercherò di metterti in cattiva luce, ci riesci benissimo da solo. -
- Fammi sapere come sta... se riesci, portala qui. -
- Dubito che si farà convincere... però devo tornare a prendere Pansy, ti dirò com'è andata. -
Harry si voltò, stava per risalire la scalinata quando la voce di Draco lo bloccò.
- Sai, non credevo che mi avresti lasciato andare da lei così facilmente. Mi aspettavo che protestassi, o almeno facessi un po' di resistenza. -
- Pensi davvero che sia così stupido, Malfoy? Che non sappia che in questi mesi vi siete avvicinati molto? - disse Harry senza voltarsi.
- Te l'ha detto lei? -
- Naturalmente. Lo sai, non ha segreti. -
- Già... -
Potter aveva assolutamente ragione: Ginny non aveva segreti, con nessuno. Tuttavia era difficile immaginare che gli avesse parlato apertamente della loro frequentazione.
- Ti ha detto di noi? - chiese sorpreso.
- Non è scesa nei dettagli, naturalmente, - disse Harry girandosi verso di lui. - E comunque basta guardarti: da un po' di tempo sei diverso quando c'è lei, sei diverso con lei. -
Draco scosse leggermente il capo, non riusciva a credere di essere diventato così trasparente, che la maschera di freddezza di cui tanto si vantava cominciasse a presentare delle crepe. Improvvisamente si rese conto che stava prendendo tempo, che non aveva più tutta quella voglia di raggiungerla. Cominciava a pensare di aver commesso un errore, che forse l'obiettivo che si era prefisso era troppo in alto anche per lui. Ma a questo punto non poteva più tirarsi indietro, si era spinto troppo oltre. Aveva solo bisogno di ritrovare un po' della motivazione che lo aveva sostenuto fino a quel momento.
- Sarà meglio che tu vada, Malfoy. Non vorrei che Ginny facesse qualche sciocchezza. -
Draco annuì, poi varcò la soglia pronto a raggiungere la ragazza, a proporle la più grossa sciocchezza che potesse fare.
Comparve, pochi istanti dopo, appena fuori Hogsmeade. Individuò immediatamente la Stamberga Strillante e si avviò con cautela. Rabbrividì, ma non avrebbe saputo dire se per il freddo pungente o a causa di quella vocina che gli ripeteva incessantemente che Ginny non avrebbe mai accettato la sua proposta. Si chiese cosa avrebbe fatto in quel caso, come sarebbe sopravvissuta la sua dignità a un rifiuto. Sospirò, una nuvola di vapore uscì dalle sue labbra. Per un istante chiuse gli occhi: Ginny era una Grifondoro, non doveva dimenticarlo, e non si sarebbe tirata indietro. Forte di questa sua convinzione, entrò nell'edificio. La tenue luminosità, proveniente da una stanza in fondo al corridoio, gli indicò la via da seguire. Raggiunse quella che era stata adibita a cucina e sostò qualche istante sulla porta. Ginny era seduta davanti al grande tavolo di legno sopra al quale c'erano una bottiglia e un bicchiere. Non riusciva a vedere bene, ma l'odore sembrava quello di un alcolico, probabilmente molto forte. Entrò, si avvicinò e si sedette di fronte alla ragazza. Lei rimase immobile: non un cenno, una mossa o una parola. Aveva la sensazione che non lo vedesse, che non si trovasse nemmeno lì.
Per un momento pensò che avrebbe potuto andarsene e lei non lo avrebbe notato, poi si ricordò le caratteristiche che gli avevano permesso di essere smistato a Serpeverde: astuzia, intraprendenza, ambizione e determinazione. Aveva già usato l'astuzia, adesso era arrivato il momento di impiegare le altre sue prerogative. Approfittò del fatto che lei lo stava ignorando per pensare a come affrontare l’argomento, poi decise che non aveva senso girarci intorno, che probabilmente la cosa migliore era essere diretto.
- Sposami, - disse.
Per qualche istante dubitò che lo avesse sentito perché Ginny non ebbe alcuna reazione. Nessuna evidente perlomeno perché, con la coda dell'occhio, la vide stringere con forza il bicchiere ancora pieno di Whisky Incendiario. Non era stupito, in fin dei conti era logico che fosse sconvolta però, per quello che la conosceva, si era aspettato che reagisse in maniera diversa. Era indeciso su cosa fare; doveva agire con cautela, altrimenti avrebbe mandato a monte tutto quanto. La guardò sollevare il bicchiere e portarlo alle labbra e rimase a fissarla mentre ingeriva il contenuto tutto d'un fiato. Non era il primo che buttava giù e, a giudicare dalla sua espressione, non sarebbe stato nemmeno l'ultimo. Il liquido ambrato doveva averle bruciato la gola e lo stomaco perché Ginny portò una mano alla bocca. Attese che l’espressione di dolore sparisse, poi riprese a parlare.                                                                                                                                                   
- Mi hai sentito? -
- Ti ho sentito, - rispose lei.                                                                                                                                               
La voce era stanca, doveva essere davvero provata. Era evidente che non aveva nemmeno la forza di alzare gli occhi su di lui, di guardarlo. Per un istante qualcosa di simile al rimorso si affacciò timidamente alla sua coscienza. Fu ricacciato indietro con forza, non poteva permettersi di cedere proprio adesso. Non dopo tutto quello che aveva fatto. Le aveva mostrato la verità: in maniera rude, certo, ma nell’unico modo in cui gli era stato possibile.                                                                                                                                   
Ginny sollevò lentamente lo sguardo, una leggera smorfia le increspò le labbra.
- Non sono così ubriaca, Malfoy. -
- È per questo che te l’ho chiesto adesso Ginevra. Sei ancora abbastanza sobria da renderti conto che è la decisione migliore che possiamo prendere. Per tutti. -
Si vedevano da diversi mesi ormai e, fin dalla prima volta che si erano incontrati, lui si era prefisso quell’obiettivo: sposarla. Fare in modo che facesse parte della sua vita, che l’innocenza che aveva ritrovato in lei lo accompagnasse per il resto dei suoi giorni. Doveva assolutamente restare calmo e cercare di convincerla che quello che lui le proponeva era la cosa giusta da fare.
Ginny sembrava non averlo ascoltato. Aveva riportato la sua attenzione sul Whisky. Riempì di nuovo il bicchiere; stava tremando, alcune gocce caddero sul tavolo. Draco le prese la bottiglia, poi trattenne tra le sue le mani della ragazza. -
- Non puoi continuare così... -
- Tu lo sapevi? - chiese lei ignorando le sue parole.
Draco fece un lieve cenno con la testa, senza dire niente.
- Certo che lo sapevo piccola sciocca. E anche chi non sapeva niente si è accorto di qualcosa. Solo tu credi ancora che Potter sia un cavaliere senza paura, e soprattutto senza macchia. Ma anche lui ha i suoi segreti, i suoi scheletri nell’armadio. -
Questo avrebbe voluto dirle, ma si rese conto che non aveva senso essere così duro, che l’avrebbe solo spinta a bere ancora. E lui non poteva permetterselo, non doveva lasciare che si ubriacasse; forse l‘avrebbe aiutata a dimenticare, ma a lui serviva sufficientemente lucida per seguire il suo discorso.
- Da quanto va avanti? -
La voce rotta della ragazza lo riportò alla realtà. No, non c'era davvero bisogno di aggiungere altro dolore. Eppure in passato non si sarebbe fatto scrupoli, ma da  un po' di tempo non riusciva a tollerare che Ginny soffrisse, sopratutto per causa sua. Improvvisamente le parole di Potter gli riecheggiarono nella testa: - Sei diverso quando c'è lei, sei diverso con lei. -
Cercò di non pensarci: adesso doveva agire come aveva detto a Harry... lasciarla sfogare e cercare di consolarla. E, soprattutto, convincerla a sposarlo.
- Da parecchio. -
- Quanto? - chiese risoluta.
- Quasi due anni. -
Qualcosa dentro di lei si ruppe. Harry frequentava Pansy da quasi due anni e non le aveva detto nulla. Mai un cenno, mai una parola. Non si era fatto sfuggire niente, neanche per sbaglio.
- Immagino che non sia stato piacevole scoprirlo così. -
- No. -
 Ginny non riuscì a dire altro. Perché Harry non era il solo ad averle nascosto come stavano realmente le cose, ma anche tutti gli altri. Hermione, Ron… Non riusciva a pensarci, non poteva credere che anche suo fratello avesse preso parte a quella pantomima.
- Sai cosa mi sconvolge di più? - disse tirando su con il naso.
- Che Potter ti abbia mentito per tutti questi mesi? -
- No, che tu lo abbia fatto. -
- Ma se non fai altro che ripetermi che sono un bugiardo nato! -
- Già, ma di solito menti per fregare qualcuno. Stavolta lo hai fatto proteggerlo! -
- Non attribuirmi meriti che non ho. C’era un Incanto Fidelius, solo Potter poteva dirti come stavano le cose. -
- Quindi… -
- Nessuno ti ha mentito, non di proposito. Anche volendo, non potevano parlare. -
Per qualche istante si sentì più leggera, e in imbarazzo. Cominciava a comprendere le frasi lasciate in sospeso da Hermione, la difficoltà di Ron a rispondere alle sue domande e il disagio dei suoi amici. Improvvisamente si sentì rincuorata, forse nel caos che si era scatenato quella sera si poteva ancora salvare qualcosa. Però non capiva, non riusciva davvero a comprendere come mai Malfoy se ne fosse uscito con quell'assurda proposta. Si era aspettata che infierisse additandola come una sciocca, invece era riuscito a sorprenderla. Non ne aveva alcuna voglia ma, per la delicatezza che le stava dimostrando, si meritava che lei lo prendesse in considerazione.
- Perché dovrei farlo? -
- Che cosa? -
- Sposarti. Perché... -
- Parkinson sta premendo affinché io e Pansy ci sposiamo. Come puoi immaginare lei non ne è entusiasta. E neanche io. -
- Sì, ma come mai hai pensato proprio a me? Non hai un'altra spasimante cui rivolgerti? -
- Perché non so bene dove vada la mia strada, ma cammino meglio se la mia mano stringe la tua. -
Questo avrebbe voluto dirle, ma sapeva di non avere abbastanza coraggio per farlo, e soprattutto per sopportare la sua reazione.
Ginny lo guardò, per una frazione di secondo le sembrò che le guance di Draco fossero leggermente più colorite.
- Parkinson deve credere che ho sposato sua figlia, e nessun'altra donna che conosco sarebbe disposta a sostituirsi a lei... non con le sue sembianze almeno. Tu lo fai da mesi... -
Ginny rimase in silenzio per qualche istante. Draco aveva ragione: era da tempo ormai che, almeno un paio di fine settimana al mese, con l'aiuto della pozione Polisucco si sostituiva a Pansy. Poi lo guardò come se, all'improvviso, avesse scoperto qualcosa di sconcertante.
- Tu la ami! Stupido idiota, la ami e non hai il coraggio di dirglielo. Ti legheresti a qualcuno che disprezzi pur di vederla felice. -
- Non è così. Non ti disprezzo, e non la amo. Ma anche se fosse… ormai è tardi, non credi? - disse scuotendo leggermente il capo.
Sarebbe stato molto più semplice riuscire ad essere onesto e ammettere i suoi sentimenti.
Già, i sentimenti.
Ma in fondo neanche lui sapeva bene cosa provava. Non credeva fosse amore; Ginny aveva ragione, secondo i canoni classici ci si sacrifica per quelli che si amano, si fanno cose folli per garantire il loro benessere. E lui non stava facendo niente di simile, non per lei almeno. Di una cosa però era sicuro: non amava Pansy. Le voleva bene, certo, come a una sorella. Da ragazzi c'era stato qualcosa di più, ma lei non gli era mai stata necessaria. Non come lo era Ginny adesso. Aveva bisogno di lei, di sapere che sarebbe rimasta con lui. E poi, anche se non riusciva a darle un nome, sentiva una strana inquietudine ogni volta che la vedeva vicino a Potter o ad alcuni dei suoi amici. Il timore che lei gli preferisse qualcun altro, che rivolgesse la sua attenzione a un altro uomo lo devastava. Si sentiva debole, insicuro, spaesato e detestava ognuna di quelle sensazioni. Si accorse che Ginny lo stava fissando, un leggero sorriso le increspava le labbra. Vederla così lo fece sentire bene, in un certo senso rassicurato. Forse non tutto era perduto, forse...
- Che razza di proposta è? - gli chiese lei sorprendendolo.
- Una proposta di matrimonio. -
- Sì, ma ti rendi conto che mi hai appena chiesto di trascorrere con te il resto della mia vita? -
- So cosa ti ho chiesto, ma a questo punto credo che sia necessario. E poi non mi sembra che stiamo così male insieme. -
E lo pensava davvero. Stava bene con lei, poteva essere se stesso. Nessuna apparenza da mantenere, né filtri da dover utilizzare.
- Giacché la ritieni necessaria, - lo interruppe lei - t’informo che avrei preferito una cosa un po’ più convenzionale. Non so se capisci cosa intendo. -
- Che cosa ti aspettavi, che mi mettessi in ginocchio? -
- Come minimo... - rispose lei.
- Non pensavo fossi un tipo così tradizionalista e date le circostanze non mi sembrava il caso, ecco. Comunque, se accetti, avrai il tuo anello e tutto il resto, - le disse con un ghigno.
- Non posso darti una risposta adesso. -
- Non puoi o non vuoi? -
- Voglio prima parlare con loro, capire… -
Non era proprio quello che Draco avrebbe voluto sentirsi dire. Era consapevole che, al momento, era quantomeno improbabile che lei accettasse la sua proposta senza battere ciglio, però aveva davvero sperato di poterla convincere.
- Va bene, come preferisci, - disse sollevando le mani in segno di resa. - Adesso è meglio che vada, io Pansy dobbiamo tornare a casa. Che cosa devo dire a Potter? Mi chiederà come stai. -
- Secondo te, come sto? -
- D’accordo. Gli dirò che sei delusa, ferita e amareggiata. -
- Digli anche che non mi cerchi. Lo farò io al momento che riterrò opportuno. -

*****

Le ci erano voluti tre giorni per decidere di affrontare Harry. Era ancora molto arrabbiata con lui, e le pressioni che Draco le stava facendo per avere una risposta non contribuivano certo a far calare il suo risentimento. Si era presentata al numero 12 di Grimmauld Place a metà pomeriggio certa di trovarlo lì. Aveva percorso il lungo corridoio su cui si apriva il portone d'ingresso senza fare rumore per evitare di svegliare il ritratto della Signora Black e si era diretta in cucina. Era rimasta qualche istante sulla soglia per osservare i presenti. Harry stava spiegando qualcosa a Ron e Hermione e cercava conferma in Draco. Per un attimo Ginny sentì la rabbia scemare. Il fatto che Draco fosse con loro in un certo senso la rassicurava.
- Ho bisogno di parlarti, - disse improvvisamente.
L'attenzione di tutti si focalizzò su di lei. Hermione accennò un sorriso, evidentemente considerava la sua presenza lì un gesto di distensione. Trafitta da un improvviso senso di colpa per come l'aveva trattata per la sua reticenza, Ginny ricambiò il sorriso. Si era aspettata un gesto simile anche da suo fratello, invece lui la ignorò. Lo vide allungare una mano nel tentativo di nascondere i documenti sparsi sul tavolo, ma Harry lo bloccò.
- Lascia stare, - gli disse. - È il momento di smetterla con i segreti. -
Ron ritirò la mano e si allontanò. Era in imbarazzo, Ginny riuscì a capirlo dal modo in cui aveva abbassato lo sguardo. Probabilmente pensava che lei lo ritenesse responsabile quanto Harry. Anche lui era provato, ma sembrava che avesse compreso i suoi errori. Continuò ad osservare i presenti, e si soffermò un istante su Malfoy. Aveva l'aria scocciata, come se lei avesse appena interrotto qualcosa di molto importante.
- Possiamo andare di sopra, - le disse Harry prendendola sottobraccio.
Mentre con il ragazzo si avviava verso la porta, si rese conto che anche Malfoy la stava fissando e che la sua espressione era mutata. Adesso sembrava infastidito, l'idea di passare in secondo piano non doveva piacergli. Non poteva certo immaginare che a contrariarlo fosse il modo confidenziale con cui Harry le si era avvicinato, o la disponibilità che lei gli stava dimostrando.
Salirono un paio di rampe di scale e Harry la fece accomodare nella sua camera, la stessa dove, solo poche sere prima, lo aveva trovato con Pansy. Se cercava di metterla a disagio ci stava riuscendo, ma non gli avrebbe permesso di spuntarla.
- Voglio una spiegazione, e la voglio plausibile. Ti avverto, se mi mentirai ancora sarà l'ultima volta che mi vedrai. -
Harry deglutì; Ginny faceva sul serio, si capiva dal tono della sua voce.
- Non ho scusanti, lo so. Ma mi conosci, tendo sempre a rimandare. -
- Lo stai facendo anche adesso? -
- Vero, ma non credo ci sia rimasto molto da dire a questo punto. -
Ginny lo osservò tirata.
- Dimmi com'è cominciata, perché... -
- Ho iniziato a vedere Pansy più di due anni fa, quando Malfoy è venuto a costituirsi. Dopo il processo, quando lui è entrato ad Azkaban, lei mi ha confessato che era stata incaricata di spiare l'Ordine. Ma, visto il modo in cui Draco era stato sacrificato per la causa, non era più disposta a farlo e mi ha proposto di diventare la nostra spia. Abbiamo continuato a frequentarci con regolarità, e ci siamo innamorati. James è stato solo una conseguenza. -
- James... - mormorò Ginny.
- Già. -
- Perché non me lo hai detto allora, quando è nato il bambino? -
- Eri piuttosto sconvolta e arrabbiata... ho preferito rimandare. -
Ginny lo fissò, e lui ebbe la sensazione che stesse cercando di leggergli l'anima.
- La ami? - gli chiese a bruciapelo.
- Sì. Darei la mia vita per loro. -
La decisione con cui Harry pronunciò quelle parole la commosse. L'amore che provava per la sua compagna e suo figlio era così evidente che si trovò a chiedersi com'era possibile che non se ne fosse accorta prima, se qualcuno avrebbe mai amato lei in quel modo.
- Io spero che potrai perdonarmi. Ti prometto che non ci saranno altri segreti, mai più. -
- Malfoy mi ha chiesto di sposarlo... cioè, di prendere il posto di Pansy. -
Harry la fissò esterrefatto.
- Sapevo dei progetti di Parkinson, ma non credevo li avesse messi alle strette. - Lo vide riflettere un momento, poi scoppiare a ridere. - È stato lui! Ha organizzato tutto in modo che tu scoprissi la verità. Quel piccolo, subdolo, viscido essere. Sta cercando d'incastrarti, di fare leva sul tuo senso di responsabilità e di giustizia. Non farti fregare, non lasciare che si approfitti di te. -
- Perché dovrebbe fare una cosa simile? -
- Evidentemente non può più rimandare le nozze senza creare sospetti e deve trovare un'alternativa. Tu gli piaci, e non credo sia facile reperire di meglio sulla piazza. -
- Non mi sembra difficile trovare qualcosa che sia meglio di una “sporca traditrice del suo sangue”. -
- Sei pur sempre una Purosangue. Davvero non ti sei accorta di come ti guarda, dell'interesse che prova per te? -
- Ma se non fa altro che prendersi gioco di me. Cerca in tutti i modi di irritarmi... -
- É l'unico sistema che ha per attirare la tua attenzione, per fare in modo che tu ti concentri su di lui. -
- Credo che tu stia esagerando. Ci frequentiamo ma... non è niente di serio, non troppo almeno. -
- Secondo me ti sbagli, prestaci attenzione quando sei con lui. Ha molta considerazione delle tue opinioni, e sei una delle poche persone che si è guadagnata il suo rispetto. E il modo in cui ti guarda esprime... affetto. Sì, credo che sia il termine giusto. -
Ginny scosse leggermente il capo; quello che Harry aveva detto le sembrava così assurdo che non riusciva nemmeno a pensarci.
- Penso che tu ti stia sbagliando, ma ci starò attenta. -
- E cosa gli hai risposto? Se non sono indiscreto, naturalmente... -
- Non gli ancora dato una risposta, volevo parlare con te prima, capire la situazione. -
- Non lasciarti convincere a fare qualcosa di cui non sei assolutamente sicura. Credo che essere la Signora Malfoy sia piuttosto impegnativo. -
- Sì, suppongo che lo sia. Mi raccomando Harry, non farne parola con nessuno. Non ho ancora preso una decisione e non voglio interferenze. -
- Avevamo detto niente più segreti... -
- Credo che tu me lo debba. E adesso torniamo di sotto. Non voglio che Hermione e Ron pensino che ti ho ucciso e sto cercando un posto per nascondere il tuo cadavere. -

Ginny e Harry erano usciti solo da un paio di minuti, ma a lui sembrava che fossero trascorse ore. Non riusciva più a stare lì, gli sembrava di soffocare. L'idea che la rossa fosse da sola con Potter lo irritava da morire. Aveva assoluta necessità di muoversi e incontrare un volto amico.
- Vado a vedere che combina Pansy, - disse prima lasciare la cucina.
Salì la prima rampa di scale osservando con un certo disgusto le teste degli elfi domestici appese alla parete. Quando raggiunse il pianerottolo si soffermò un istante. Gli sarebbe tanto piaciuto sapere dove Potter aveva portato Ginny, avere la possibilità di sentire quello che le stava dicendo, le giustificazioni che si stava inventando. Scosse leggermente il capo, stavolta Potter non poteva accampare nessuna scusa, doveva giocare a carte scoperte. Un moto di rabbia gli strinse lo stomaco, consapevole che anche questa volta Ginevra lo avrebbe perdonato. Rassegnato a questa evidenza, entrò nel salotto. Pansy era seduta vicino al camino, mentre James giocava seduto sul tappeto.
- Potter è con Ginny, - le disse sedendosi vicino al bambino. - Spero che lo stia torturando... -
- Non ti sembra di esagerare? - rispose lei continuando a fissare le fiamme.
Lui non replicò, limitandosi a un'alzata di spalle.
- Posso chiederti come hai fatto? -
Pansy si voltò incuriosita a guardarlo.
Draco era seduto sul pavimento, James cercava disperatamente di tirarsi in piedi, aggrappato a una manica della camicia del ragazzo.
- Di cosa parli? -
- Di lui, - disse indicando il bambino.
- Stai scherzando, vero? - chiese sospettosa.
Draco piantò gli occhi grigi in quelli della ragazza. Non riusciva a capire come una domanda così semplice potesse preoccuparla. Beh, forse la domanda era semplice, ma la risposta? Probabilmente aveva esagerato, in fin dei conti era una faccenda privata e molto personale. C’era confidenza tra loro, si erano sempre raccontati tutto, però...
Pansy era stupita, non si aspettava una domanda simile da lui. Per qualche istante aveva pensato che Draco si stesse prendendo gioco di lei, ma l’espressione seria del suo viso non lasciava dubbi. No, non stava scherzando. Voleva davvero sapere come aveva fatto.
- Ma che razza di domande fai! Insomma, io credevo che tu lo sapessi come si fanno certe cose. O almeno così mi sembra di ricordare... - sorrise maliziosa.
Draco continuava a fissarla, sembrava non aver capito di cosa lei stesse parlando.
- Voglio dire, con Daphne che facevate? E con le altre? Oh avanti, smettila di prendermi in giro. Merlino, non ti aspetterai sul serio che IO ti spieghi come si fa, vero? - chiese allibita.
Draco la guardava ancora, convinto che la sua amica avesse perso completamente il senno.
- Che stai blaterando? Che cosa centra Daphne? - chiese stupito.
Forse aveva perso un passaggio, poteva aver capito male.
- Cosa volevi sapere con esattezza? -
- Come sei riuscita a farti amare da Potter. -
Pansy rise. Come non faceva da settimane. Per fortuna Draco non si aspettava da lei una lezione su come nascono i bambini.
- È vero che Potter fa ridere, ma credo che tu stia esagerando. -
- Scusa, - disse lei asciugandosi gli occhi. - Per un attimo ho temuto che volessi sapere com'è nato James.-
- So benissimo com’è nato James. C’ero anch’io! -
- Sì, lo so, - disse lei continuando a ridacchiare. - Ho pensato volessi sapere com’era stato concepito, ecco... -
- Credevi davvero che avessi voglia di sapere quali porcherie avete fatto tu e lo Sfregiato per concepire questa specie di koala che sta cercando di strangolarmi? -
Pansy rise di nuovo. James se ne stava avvinghiato al collo di Draco, nel vano tentativo di farsi prendere in braccio.
- Avanti prendilo, - disse lei ancora ridendo. - Non ti darà pace altrimenti. -
Draco prese tra le braccia il bambino che lo ringraziò regalandogli un sorriso.
- Fisicamente non mi somiglia per niente... -
- Per forza, non è tuo figlio... -
- ... ma ha ereditato il mio buon gusto. Preferisce me a suo padre. E poi hai visto come si diverte a prendere in giro Lenticchia? -
- ... sì, un giorno di questi lo farà ammattire. E farà perdere la pazienza anche a Harry se non la smette di preferirti a lui. -
- Come hai fatto Pansy? Insomma guardalo... -
- È una magia. La più bella magia che esista. L’amore. -
- Hai stregato Potter? - chiese incredulo.
- No, che vai a pensare. Tutto avevo in mente tranne che innamorarmi di lui. E non volevo nemmeno che si innamorasse di me. È solo accaduto. -
- Va bene, è accaduto. Però le cose non succedono se uno non vuole farle succedere. Non so se mi sono spiegato, ma da come la metti tu sembra che non si possa evitarlo, quasi fosse una malattia. -
- Semplificando parecchio si può paragonarlo a una malattia molto contagiosa. È difficile restare sani stando vicino a qualcuno... -
- Sì, ma questo implica che uno dei due sia già innamorato. -
- Oh Merlino! In che razza di casino mi sono infilata. Non puoi chiedere a Blaise? -
- Dai Pansy, stiamo parlando d’amore, non di sesso. Continuerebbe a sfottermi per settimane. -
- Questo è vero. Senti, possiamo provare a parlarne, ma solo se non mi interrompi. Non puoi fare le domande e dare anche le risposte. Va bene? -
Lui annuì.
- Continui a vedere Ginny? -
- Che centra la Weasley adesso! - disse cercando di restare indifferente.
Doveva immaginarlo che ci sarebbe arrivata. Pansy non era una stupida, e lui non si era mai interessato ad argomenti del genere. E poi la risposta che le aveva dato... Certo che la vedo, sono costretto a farlo. Questo doveva dirle, non una parola di più. In fondo era soprattutto colpa sua se adesso si trovava in quel pasticcio.
- È per lei che mi fai tutte queste domande? Ti sei... -
- Attenta a quello che dici. Stavamo parlando d’amore in generale, non di qualcuno in particolare. -
- Veramente a me hai chiesto come ho fatto io... -
- Lo so cosa ti ho chiesto. Era solo un modo per introdurre l’argomento. -
- Vuoi davvero sapere come ho fatto a farmi amare da Harry? Ho smesso di nascondermi e gli ho mostrato la vera Pansy, la ragazza fragile, con le sue paure, i suoi sogni, i desideri. E ho scoperto in quel momento che lui era come me, aveva dei sogni e aveva paura. -
- E lui, come ha fatto a farti innamorare? -
- Mi ha dato la sua fiducia e il suo rispetto. Non esiste amore senza queste due cose, non credere a chi ti dice il contrario. Se togli fiducia e rispetto non è più amore. -
Se attendeva una replica, Pansy non la ottenne. Non subito almeno.
- Le ho chiesto di sposarmi, - le disse dopo alcuni istanti di silenzio.
Pansy lo fissò allibita.
- Cos’hai fatto? -
- Le ho chiesto… -
- Ho capito cosa le hai chiesto! Ti ha dato di volta il cervello? -
- No. -
- No? - chiese incredula.
- Ho pensato… -
- Tu non pensi, questo è il problema. Tu agisci, fregandotene delle conseguenze. Non ti è venuto in mente che potrebbe essere ancora sconvolta per quello che ha scoperto l’altra sera? -
- È stato allora che… -
- Il tuo tempismo è inquietante. Vedi qualcuno in difficoltà e ti ci accanisci contro. -
- Sai che tuo padre sta insistendo con la storia del matrimonio e né tu né io abbiamo intenzione di assecondarlo. Lei potrebbe prendere il tuo posto... in fin dei conti lo sta facendo da mesi. -
- Stai scherzando, vero? Non dici sul serio. Hai idea di cosa succederebbe se tua madre o mio padre lo scoprissero? -
- Non è accaduto finora, perché dovrebbe avvenire proprio adesso? -
- Perché Draco? Dammi un buon motivo e ti sosterrò. -
- Tu e Potter. Ti sembra una ragione sufficiente? -
- Non fare il furbo con me! - gli disse irritata.
- Ehi, che ci fate qui? È un po’ che Harry vi cerca. -
Ginny.
Nessuno dei due aveva sentito la porta che si apriva. Draco dava le spalle all’ingresso e non poteva vederla, ma riconobbe subito la sua voce. Anche James, che spostò la sua attenzione dai capelli di Draco al viso di Ginny, allungando poi le manine verso di lei.
- Ehi scoiattolo, ce l’hai fatta a farti prendere eh? - disse scompigliando i capelli del bambino.
Era vicina, dannatamente vicina. Poteva sentire il ginocchio di Ginny sfregare contro la sua camicia mentre lei, leggermente china su di lui, accarezzava la testolina di James. Si sentiva a disagio, sperò solo che non avesse udito la loro conversazione.
Ginny ebbe la sensazione di aver interrotto qualcosa di importante, il silenzio imbarazzato ne era una prova evidente.
- Ho interrotto qualcosa? - chiese.
- No! - rispose Draco alzandosi.
Stupido!
Questo pensò.
Sono uno stupido, un idiota, un...
Era proprio una giornata storta, non gliene andava bene una. Avrebbe dovuto tacere, o perlomeno cercare di sdrammatizzare, invece…
La risposta secca del ragazzo non fece che confermare i suoi sospetti. Era desolata; non capitava spesso che Draco si confidasse con qualcuno, però... che diamine, con tutte le occasioni che avevano per parlare a casa, proprio lì dovevano confessarsi?
- Mi dispiace, - mormorò Ginny.
- Non hai interrotto niente. -
Sempre quel tono freddo e risoluto, ma non aveva appena deciso di tacere?
Pansy li osservò attentamente, uno di fronte all'altra, con infinita tenerezza. Ricordava ancora il periodo in cui avrebbe pagato fior di galeoni perché Draco la guardasse come ora guardava Ginny. Sembrava un quindicenne alla prima cotta; forse non era ancora innamorato di lei, ma provava comunque dei sentimenti e questo doveva farlo sentire piuttosto confuso. Probabilmente, per la prima volta in vita sua, Draco Malfoy non sapeva che pesci prendere. Voleva aiutarlo, ma non poteva dirgli cosa fare, come agire. Doveva vedersela da solo, decidere se erano più importanti il suo orgoglio e le sue convinzioni o la piccola di casa Weasley. Certo, il fatto che fosse lì con lei e tenesse tra le braccia il figlio di Harry Potter era un buon inizio, ma sapeva che Draco era un uomo estremamente complicato, con una forte personalità, e con un mare di pregiudizi. Si alzò dalla poltrona e, intromettendosi tra i due, prese James dalle braccia di Draco.
- Noi andiamo. Aspettate qualche minuto a raggiungerci, se James si butta di nuovo tra le tue braccia appena ti vede credo che Harry darà di matto - disse rivolta verso di loro.
Si avviò verso l’uscita, sulla soglia si soffermò e si voltò a guardare il ragazzo.
- Riguardo a quello di cui parlavamo prima... se fossi in te, io ci proverei. Se ci pensi bene non hai niente da perdere. -
- Potrei perdere quello che ho. -
- È la prima volta che ti vedo accontentarti di qualcosa. E quello che hai non è poi molto, un’illusione, una menzogna. -
- È sufficientemente reale, e per ora mi basta. -
- Comunque pensaci, e se ti va di parlarne seriamente non devi fare altro che dirmelo. -
- Lo terrò presente. Vai ora, prima che Potter piombi qui e mi accusi di avervi sequestrati. -
Pansy e James uscirono dalla stanza, lasciandoli soli.
Ginny rimase a osservare Draco mentre si avvicinava alla finestra. Le parole di Harry continuavano a girarle in testa, ma non riusciva davvero a credere che Malfoy potesse nutrire dei sentimenti per lei. Harry le aveva parlato di rispetto, considerazione e affetto, lei non riusciva a ricordare di aver visto altro oltre alla loro intesa sessuale. Su quella non aveva dubbi; lui era passionale, istintivo, coinvolgente e sempre ben disposto. Era capitato che si dimostrasse protettivo, anche affettuoso in effetti, ma solo perché le circostanze lo richiedevano. E lui a mantenere le apparenze ci teneva.
- Di cosa parlavate? - gli chiese con noncuranza.
Un leggero sorriso increspò le labbra del ragazzo.
Era curiosa. Finalmente la riconosceva, finalmente una certezza.
- Se volevo che tu lo sapessi ti avrei invitato a discuterne con noi, non ti pare? -
- Hai ragione. -
Draco la fissò, le sue certezze erano svanite in un secondo. Ginny non gli dava mai ragione, neanche quando ce l'aveva, e lui non riusciva a capire perché gli avesse detto quelle parole.
- Stai bene? - le chiese.
- Sì, certo. Io... avrei bisogno ecco... vorrei parlarti, se hai un minuto. -
Era chiaramente in imbarazzo e per un istante pensò che stesse per dargli una risposta. Quel suo prendere tempo lo aveva tormentato per giorni, rendendo l'attesa sempre più snervante. E adesso avrebbe voluto che lei ci pensasse ancora un po', perché era certo che avrebbe rifiutato.
- Ho tutto il tempo che vuoi, - le disse con rassegnazione.
- Voglio che tu sappia che è difficile per me... però penso di dovertelo. Voglio chiederti scusa... -
- Scusa per cosa? - chiese allarmato. Ci aveva visto giusto, Ginny stava per rifiutarlo.
- Per tutte le cattiverie e le accuse che ti ho rivolto in questi mesi riguardo al tuo comportamento nei confronti di Pansy e del bambino, - disse tutto d'un fiato.
Draco sospirò, mentre la tensione che lo attanagliava scivolava via.
- Non importa, - rispose. - L'avrei fatto anch'io al tuo posto. -
- Lo so, ma sono stata ingiusta... -
- Sei stata sincera, l'ho apprezzato. -
- Hai apprezzato i miei insulti?- chiese lei sorridendo.
- Sei la persona più sincera che conosco, o almeno con me non ti sei fatta scrupoli. E, a proposito di onestà, vorrei ricordarti che ti ho fatto una proposta e gradirei avere una risposta. Prima di diventare vecchio, è ovvio - le disse con un ghigno.
Il sorriso di lei divenne più aperto. Lo guardava con insistenza, come se cercasse di leggergli nel pensiero. Vedeva una strana luce nei suoi occhi, e non gli piaceva.
- Mi serve ancora qualche giorno, ma avrai la tua risposta. Promesso. -

*****

- Hai un po' di tempo per me? -
Pansy.
Ginny non si sarebbe mai aspettata di ricevere una sua visita. Dalla sera in cui l'aveva sorpresa nello stesso letto con Harry si erano incontrate solo una volta e per pochi istanti. Non aveva idea di come si sentisse Pansy, ma lei era in imbarazzo.
- Certamente, - disse tesa. - Accomodati, non restare lì sulla porta. -
- Non è necessario, non ci vorrà molto. Volevo parlarti di Draco. -
Malfoy, certo. Proprio l'ultima persona a cui voleva pensare. Dal modo in cui era andata dritta al punto, sembrava che Pansy non fosse in difficoltà, non quanto lei almeno.
- Entra e siediti, preparo un po'  di tè. -
- Non importa, davvero, - disse la ragazza. - Mi fermerò solo qualche minuto. -
- Te l'ha detto... - sospirò Ginny mentre metteva a scaldare l'acqua.
- Sì, e penso che sia una follia. Non devi accettare. -
- Non vuoi stare con Harry? Lui ti ama... - le disse voltandosi verso di lei.
- Certo che voglio stare con lui, ma non a questo prezzo. Hai già fatto tanto per noi, ti sei presa cura di James. Non puoi sacrificare la tua vita così. -
Sacrificio. Si trattava davvero di questo, di un sacrificio? Eppure non ricordava che fosse stato così terribile trascorrere del tempo con Malfoy. Certo ogni tanto si punzecchiavano o bisticciavano, ma non le era sembrato così male. E lui, a modo suo, sapeva anche essere gentile, certe volte persino premuroso. Avevano condiviso tante situazioni, alcune molto difficili, si erano allontanati e poi riavvicinati, ma sposarsi, sposarsi era tutt'altra cosa. Aveva sempre immaginato che si sarebbe sposata un giorno, ma nei suoi sogni di bambina aveva fantasticato su un ragazzino con i capelli neri e arruffati e una cicatrice sulla fronte. Non pensava più a lui da molto, ma nel frattempo aveva anche smesso di pensare al suo futuro. Viveva alla giornata, come tutti del resto. Trovarsi nel mezzo di una guerra non permetteva a nessuno di fare grossi progetti, e lei ne era più che consapevole. Proprio per questo, per l'incertezza che condizionava le loro vite, era importante vivere appieno, approfittare di ogni occasione. Accettando di sposare Malfoy avrebbe permesso a Harry, Pansy e James di formare la loro famiglia, di essere felici. E, comunque, a lei piaceva stare con Malfoy. Apprezzava il suo essere diretto, persino brutale a volte, e anche il modo in cui la trattava: non come una ragazzina ingenua e indifesa ma come una donna. No, non sarebbe stato facile stare con lui, ma neanche un sacrificio. E in fin dei conti non sarebbe cambiato niente: Pansy avrebbe continuato a vivere a Villa Malfoy e lei a vedere Draco di nascosto, esattamente come accadeva già da svariati mesi.
- Se accettassi… - mormorò.
- Dovrei trascorrere il resto della mia esistenza a ringraziarti. Ma è troppo rischioso, Ginny. -
- Se invece non lo facessi? -
- Troveremo un modo. Adesso ti sembra la cosa giusta da fare, ma quando la guerra finirà dovrai fare i conti con le tue scelte.-
Ginny rimase in silenzio. Pansy aveva ragione: se fossero sopravvissuti tutti e due avrebbe dovuto convivere con le decisioni che aveva preso. Ma non era quello a spaventarla, non quanto il pensiero di dover piangere suo marito. Perché avrebbe pianto, ne era certa. Separarsi da lui l'avrebbe fatta soffrire, che fossero sposati o meno.
- Domani sera ci vado io dai Malfoy, così puoi stare un po’ con James, - disse decisa.
- Ne sei sicura? -
- Sì, almeno potrò dare a Draco la sua risposta. -

*****

- È passato a trovarmi tuo padre stamani. -
Nessuna risposta.
Draco scosse leggermente il capo. Ginevra stava seduta di fronte a lui, intenta a consumare la sua cena. Non aveva sentito; il suo corpo era lì, ma lei chissà dov’era. Narcissa la stava osservando, impassibile come al solito. Draco decise di riscuoterla dai suoi pensieri e le allungò un calcio sotto il tavolo. Ci mancò poco che la sorpresa e lo spavento non le facessero andare di traverso quello che aveva in bocca.
Ginny deglutì con una certa difficoltà emettendo un suono strozzato che, a un interlocutore ottimista, poteva anche sembrare un accenno di risposta.
- Stai bene, cara?- chiese Narcissa con tono indifferente.
- Sì, certo. Ero solo distratta. -
Ginny non riusciva a credere di essere tornata in quella casa, di essere stata addirittura lei a proporre a Pansy di prendere il suo posto per quella cena. Iniziava a convincersi di avere una grossa vena masochista in lei, dato che più desiderava evitare una situazione e più ci si infilava dentro. Sapeva che avrebbe dovuto stare alla larga da lui e da sua madre, invece...
- Dicevo che è passato tuo padre stamani. -
Ginny sgranò gli occhi per lo stupore. Suo padre? Dai Malfoy? Per quale assurdo motivo avrebbe dovuto…
- Pansy, vuoi ancora un po’ di salsa? - le chiese Draco.
Pansy.
Pansy Parkinson.
Lei era Pansy Parkinson, quindi quella mattina a passare era stato il Signor Parkinson e non Arthur Weasley. Tirò un sospiro di sollievo, si schiarì la voce e si preparò a rispondere.
- Davvero? - disse con freddezza. - E cosa voleva? -
Per un istante Ginny pensò di aver esagerato, di esser stata troppo invadente. Però, se Narcissa aveva introdotto l’argomento, era segno che voleva discuterne con loro.
- È venuto per fissare una data… -
Ginevra la guardò, confusa.
- … per le nozze. State rimandando da troppo tempo, e lui comincia ad irritarsi. -
- Non capisco che fretta ci sia, - mormorò sconsolata.
Era passata una settimana da quando Draco le aveva fatto quell’assurda richiesta e benché le ricordasse praticamente ogni giorno che attendeva una risposta, lei continuava a prendere tempo.  Aveva la spiacevole sensazione di essere in trappola, che il cerchio che le avevano costruito intorno diventasse sempre più stretto. Aveva parlato con Harry, con Pansy, e si era scusata con Draco, ma non aveva preso una decisione. Le appariva ancora tutto così assurdo che anche la proposta del giovane Malfoy le sembrava una presa in giro.
- In effetti, anch’io preferirei che aspettaste ancora un po'… magari fino a primavera. -
Ginny sorrise, non avrebbe mai immaginato di trovare un’alleata in Narcissa Malfoy.
- È una così bella stagione, - continuò la donna. - Perfetta, per un matrimonio. -
Anche Narcissa stava cercando di prendere tempo, probabilmente nella speranza di convincere Parkinson a piazzare sua figlia a qualcun altro.
Draco era rimasto in silenzio, la faccenda del matrimonio cominciava a diventare pesante. Detestava aspettare, e quell'attesa lo stava logorando. Non ne poteva più. Era stanco di inseguire Ginevra, di doverle ricordare continuamente che attendeva una risposta. Positiva o negativa che fosse, lei doveva prendere una decisione. Da qualche giorno stava seriamente prendendo in considerazione l'ipotesi di sollevarla da quella responsabilità, di dirle che aveva cambiato idea. Cominciava a pentirsi di averle fatto quella proposta; se solo avesse immaginato che sarebbe andata tanto per le lunghe, se ne sarebbe guardato bene.
Arrivarono al termine della cena in silenzio, ognuno immerso nelle sue riflessioni. Con la consueta eleganza che la caratterizzava, Harry l'avrebbe definita puzza sotto al naso, la padrona di casa li invitò a spostarsi nel salone per proseguire la conversazione.
Madre e figlio si alzarono e si avviarono verso la stanza adiacente. Ginny rimase seduta al suo posto, ancora persa nei suoi pensieri. Narcissa intendeva boicottare le nozze, quella poteva essere la sua ultima occasione. Ci aveva riflettuto molto dopo la visita di Pansy e, tutto sommato, l'idea di trascorrere con Draco il resto dei suoi giorni non le sembrava così terribile. Paradossalmente, da quando era venuta fuori la verità, la stima che provava nei suoi confronti aveva subito una decisa impennata. Ma quello che l'aveva sconcertata maggiormente era stato scoprire che in fondo a lui ci teneva, che l'idea che stesse con qualcun'altra la infastidiva parecchio. Ma chi voleva prendere in giro... altro che fastidio, era gelosa marcia. Non si era mai soffermata a pensarci prima, sempre troppo occupata in altre faccende, ma a lei Draco piaceva e tanto, certe volte aveva la sensazione che si completassero. Ricordava ancora con dolore il periodo in cui erano stati lontani, l'abisso in cui aveva rischiato di precipitare in quelle settimane. Non aveva intenzione di rinunciare a lui, e se questo voleva dire sposarlo lo avrebbe fatto. Parlare con Pansy era stato illuminante: non voleva avere rimpianti. Inaspettatamente si sentì più leggera, come se l'aver preso coscienza delle sue necessità e dei suoi desideri l'avesse liberata da un peso enorme.
- Pansy, tu non vieni? -
La voce di Draco la riportò alla realtà. Ginny si alzò con decisione, finalmente consapevole di quello che voleva. Si avvicinò lentamente al ragazzo e quando lo raggiunse prese la sua mano e la strinse con forza. Lui la guardò perplesso, improvvisamente gli sembrò di non riconoscere la donna che aveva al suo fianco.
- Vista la vostra riluttanza, posso provare a convincere tuo padre a rimandare ancora un po’, - disse Narcissa sedendosi.
Ginny si fermò in mezzo alla stanza e si voltò verso la donna.
- Credo che mio padre abbia ragione, - disse decisa. È arrivato il momento di fissare una data: scelga lei, va bene anche a primavera, ma stasera decideremo una data. -
Draco la fissò incredulo; aveva ancora la sua mano stretta in quella della ragazza.
- Ne sei sicura? - le sussurrò.
Ginny fece un lieve cenno d'assenso al giovane che le stava di fronte. Spostò il suo sguardo oltre la spalla di Draco e vide che Narcissa li fissava. Sicuramente non riusciva a comprendere quello che stava accadendo, ma non le importava.
- Se accetti non potrai più tirarti indietro. Non potrai cambiare idea, - le disse incerto.
Gli costava da morire dirle quelle parole, soprattutto dopo quello che aveva fatto per arrivare a quel punto, ma non voleva rimorsi e non voleva che lei avesse rimpianti.
- Non ho intenzione di tirarmi indietro, né di cambiare idea. Ho preso una decisione e la porterò fino in fondo. -
- Puoi ancora... -
- Smettila, - disse decisa. - Piuttosto, ricordati che mi devi un anello e una proposta decente. -
- Avrai tutti gli anelli che vuoi, - le disse sorridendo.
- E ti metterai in ginocchio... - gli sussurrò mentre avvicinava la sua bocca a quella di Draco.
- Scordatelo! -
- Vedremo... -
Poi lo baciò.

  
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