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Autore: Ruthainak    01/07/2020    0 recensioni
[Dungeons and Dragons - gioco di ruolo]
Il mondo dove è ambientata la mia storia è interamente ispirato a D&D, ne sgue le regole e tutto insomma, tanne per alcune doverose eccezioni necessarie alla trama e frutto del mio genio, ad esempio un incantesimo che in D&D non c'è di mia esclusiva invenzione. importante è notare che questo non è nessuno dei mille e più mondi D&D già creati da altri ma una versione giapponese/giapponesizzante frutto esclusivo dela mia creatività (Ciò nonostante, dato che praticamente riprendo tutto da D&D, non è una storia originale). Qui abbiamo sei valorosi personaggi, in punto di morte dopo la battaglia decisiva per la salvezza del mondo. Nel prologo spiego come e perchè su Kirin si è dovuto combattere e si è arrivati a questo punto. I sei capitoli interni sono dedcati ognuno ad un personaggio esaminando a fondo gli eventi, i pensieri, i ricordi ed ogni altra cosa che lo riguardi durante il suo essere in punto di morte. Infine l'epilogo chiarisce com'è andato a finire tutto quanto una volta per tutte. Salvo seri o gravi imprevisti dovrei riuscire a fornire esattamente un capitolo a settimana, corretto intendo, in questo stesso giorno. P.S:: Io amo molto D&D.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono ferito mortalmente, lo so, lo sento; non m’illudo che mi restino altro che pochi minuti di vita e la cosa non mi farebbe neanche soffrire tanto, anzi, dovrei esserne pienamente felice dato che in questo modo ho la certezza di morire buono.
Se non fosse per i miei cari:
In primis la mia amata, che vedo morente poco lontano da me... Oh se solo potessi salvarla... Se solo ci fosse un modo, qualunque e da chiunque provenga, per guarirla affinché non muoia… ma io non ne ho il potere e siamo stati separati dagli altri nel corso di questa battaglia finale quindi non posso avere la minima speranza che il druido giunga in tempo per soccorrerla.
Poi il mio vecchio maestro, che per me è stato come un padre.
Mia madre, che ne sarà di lei ora che non potrò più darle tutta la sicurezza economica che mi deriva dall’essere mago? Lei, che per il solo fatto di avermi come figlio si è vista rifiutare, più e più volte, i lavori migliori.
Infine i miei amici, i primi veri amici che io abbia mai avuto, non mi è dato neanche di sapere la loro sorte, dove siano... piangerli se sono morti o stanno morendo. Persino Hikari... persino lei, che non posso certo definire un’amica e non perché io non sarei stato più che bendisposto, persino lei mi manca adesso! Se solo potessi morire essendo certo che tutti i miei cari, Nozomu in primis, possano vivere a lungo e sereni... non avrei alcun rimpianto andandomene.
Sento un flusso per ora indistinto di pensieri e ricordi farsi strada con forza dentro di me. Sarebbe più esatto chiamarle reminiscenze perché percepisco molto chiaramente che, quando finalmente verranno a galla, sarà come rivivere ogni cosa nei medesimi istanti in cui la ricorderò, esattamente come se il tempo non fosse trascorso affatto.
Piango per lei, che è lì, non è ancora morta ma già calde lacrime mi rigano le guance, vorrei tanto che non mi vedesse piangere... ma non posso farci niente. Calde lacrime continuano a solcare le mie gote, non sono ancora sommerso dalle reminiscenze... non ancora, mentre mi trascino cercando di raggiungerla. Voglio stringerle la mano prima di andarmene, prima di esalare l’ultimo respiro devo riuscirci, noto che anche lei sta provando a raggiungermi con tutte le sue forse residue.
Adesso ci guardiamo, occhi negli occhi, mentre arranchiamo l’uno verso l'altra e nel mentre sento il sangue fuoriuscire, come a ricordarmi che mi restano pochi minuti, come una specie di macabro orologio ticchettante... pochi minuti, disperdendosi sul terreno che ne resta intriso come da gocce di pioggia, solo che questa è una pioggia di sangue.
Ecco ora mi sento totalmente pervaso dai ricordi ma per grazia divina o per fortuna essere presenti in essi, come se appunto accadessero adesso, non elimina affatto la mia contemporanea piena consapevolezza e presenza del qui e ora. So che lotterei invano per respingerli, alcuni di essi mi daranno molto dolore lo so, eppure tento almeno per un po’.

Ecco che sono tornato bambino seduto in un vicolo nella semioscurità mentre cerco senza successo di trattenere le lacrime, me ne sto lì seduto accovacciato contro un muro del vicolo, che è la parete laterale di una casa, le gambe tirate più vicino al corpo possibile... Le braccia che le stringono con forza...
Mi sforzo di non piangere, gli ometti non piangono... non sono mica una femminuccia, ma fallisco mentre di tanto in tanta guardo di sottecchi gli altri bambini che giocano: non mi hanno voluto con loro e non capisco il perché è sempre così e non me ne capacito! Cosa c’è che non va in me?


Eccomi di nuovo, sono ancora un bambino ma un po’ più grande, anche se tutto l’insieme dei ricordi che rivivrò in realtà non ha un ordine cronologico esatto. Il luogo e le circostanze sono molto cambiati, soprattutto ciò che provo è cambiato. Sono spaventato... molto spaventato e dolorante! Sia nel corpo che nell’anima.
Sono al parco e tre bambini mi stanno picchiando; mi difendo e contrattacco come posso ma la lotta è impari, nessuno viene in mio aiuto anche se io continuo a chiederlo e a chiederlo... Qualcuno si volta per un po’ a guardarmi ma poi... o storce lo sguardo, schifato. Schifato? L’ho visto forse storcere lo sguardo schifato da me? Oppure semplicemente se ne va.
Dopo poco tempo, che a me sembra un’eternità però anche se razionalmente so che è passato poco, la mamma e il maestro vengono a salvarmi, ne sono felicissimo quanto più non potrei essere! Al contempo… Peccato però! Passo tanto tempo a studiare la magia, mi sarebbe piaciuto giocare al parco per un’ora o due, non che illudessi di farlo con altri bambini, non più ormai, ma almeno che mi lasciassero restare a giocare da solo!
Sono così pieno di lacrime che li vedo sfocati... Mi ripulisco col braccio e guardandola fisso chiedo a mia madre ancora una volta, non mi ha mai dato una risposta che mi convincesse appieno fino ad ora... Anche nella mia mente di bambino so che su questo punto mi nasconde qualcosa: “Che cosa c’è che non va in me?” quasi supplicandola internamente di non ripetermi una delle sue inconcludenti risposte precedenti come la più frequente: “Non c’è proprio niente che non va in te!”


Ora sono un giovane adulto, sono molto stanco per il viaggio ma almeno mi sto rifocillando e so che di sopra c’è una stanza con un caldo e comodo letto ad attendermi. La locanda è affollata ma non al punto che chi lo voglia non possa mangiare completamente isolato... Infatti il mio compagno Itami, mascherato, incappucciato e infagottato, se ne sta in un tavolo in fondo, nella semioscurità, a mangiare in solitaria come al solito da quando lo conosciamo non si è mai sbottonato molto su di sé, liberissimo certo, solo che un po’ mi dispiace per lui: non si farà mai amici, anche se apparentemente non ne vuole...
Io so come ci si sente da soli e non posso fare a meno di sentirmi triste per lui anche se non è compassione, oh io lo so bene, è empatia. So che nasconde qualcosa ma so anche che non c’è nulla di male e posso fidarmi di lui; non ho idea cosa sia ma ha diritto ad avere i suoi segreti ed io lo comprendo benissimo più di quanto chiunque altro mai potrebbe: io per primo ho un grosso segreto da custodire.

Tra un boccone e l’altro di orzo cotto, tra un sorso e l’altro di idromele, io e gli altri quattro stiamo discorrendo così piacevolmente; poi d’un tratto, per me è quasi come un fulmine a ciel sereno, la discussione si focalizza su Itami...
Hikari non si smentisce mai: attacca a farci una filippica su come “quel tipo”, doveva proprio chiamarlo così?, sul fatto che lui non faccia neanche il più piccolo sforzo di integrarsi con noi altri anzi tutto l’opposto e su come in fondo sia sospetto il fatto che se ne stia tutto il tempo mascherato e incappucciato di tutto punto. Certo io e altri proviamo a controbattere, o financo a zittirla ma certe volte... Quando Hikari parte e s’infervora è come un cane che non molla l’osso... Ed è un fiume di parole, il suo, intervallato da risposte nostre almeno per un po’.
Poi si zittisce e torna a fissare lo sguardo su Itami pensosa; si sarà mai accorta che le spunta una piccola ruga sulla fronte nonostante la giovane età tutte le volte che è tesa e concentrata su qualcosa? A noi alti non succede, e poi come un Eureka esclama:
“Ma certo! Adesso ho capito tutto! Non può essere che così… Lui è una spia del re! Non può essere un caso che stia tra noi così valenti combattenti, avrebbero dovuto metterlo in una squadra un po’ più al suo livello se fosse per ottimizzare le squadre… no dev’essere una spia! Certo ci ha aiutato lo stesso molto a combattere e ci aiuterà ancora, ma il suo principale scopo è un altro ed è mascherato perché altrimenti lo avremmo riconosciuto! Ne abbiamo visti parecchi di uomini del re durante le fasi di reclutamento! È con noi solo per sincerarsi che facciamo davvero ciò per cui ci ricompenseranno! La cosa mi offende! Dovrebbe bastare loro che rechiamo una prova, come richiesto, anzi forse dovrebbero financo bastargli la nostra parola d‘onore e la nostra reputazione! Non siamo truffatori, noi! Quella spia!”

Hikari dal tono sembra così convinta ed anche arrabbiata ma io e gli altri non la pensiamo come lei. Le abbiamo lasciato concludere il suo lungo monologo, mentre l’ascoltavo io stesso riflettevo che su una cosa almeno bisogna dare atto a Hikari: L’argomento Itami, soprattutto del perché vesta e si comporti così, accende molto l’interesse di quasi tutti gli altri… Glielo si legge in faccia che anche per loro è un argomento clou!
Adesso sta a noi dire la nostra su un argomento tanto sentito, per prima favella Yuki: “Io invece sono assolutamente convinta” mentre parla anche lei di quando in quando volge lo sguardo verso Itami “che lui sia un valente guerriero pieno, su tutto il corpo, di ampie e fin troppo vistose cicatrici estremamente antiestetiche frutto di tante battaglie”
Hikari la guarda scettica e si lascia sfuggire un “Tsè!” ma a parte questo non proferisce parola per ora.
Yuki prosegue guardandola; “Non è come se avessi detto chissà che di improbabile! Anzi è l’ipotesi più plausibile di tutte quelle che ci sono venute o ci verranno mai in mente... Pensaci bene Hikari! Tu stessa sei un guerriero ed io sono un rodomonte... Le cicatrici sono da mettere bene in conto per noi” rimarcò forte il noi e concluse dicendo: “Semmai io e te ci riempissimo di cicatrici dopo anni di battaglie, ed è chiaro che lui ha ben più anni di noi guardalo, tu non credi che anche noi ci maschereremmo e imbacuccheremmo di tutto punto?”
Il discorso di Yuki fila ma basta guardarla in faccia per capre che Hikari è ancora convinta del suo. In tutto questo non mi preoccupo, almeno questo non ha da impensierirmi meno male, che il diretto interessato possa udire. È troppo lontano.

Kodai si limita ad ascoltare con vivo interesse ma senza proferire effettivamente un’opinione, è una mia impressione o ha appena lanciato uno sguardo strano a Hikari? Mah me lo sarò immaginando visto che adesso sta fissando una cameriera che passa...

Io mi ci sento male dentro per Itami, non potrei smettere di sentirmi così neanche se volessi e non voglio. Non credo proprio ciò che sto provando ora mi traspaia sul viso, non dopo anni passati a dove celare le emozioni, ma il punto vero non è questo…
Il punto è che vorrei tanto lo lasciassero in pace, anche se in vero lui non può sentire, che la smettano di parlare di lui! Adesso basta!
Prendo la parola a questo scopo, mi infervoro nel dire agli altri di smetterla, anche Nozomu non ha detto niente su Itami ma il motivo del suo silenzio è differente da quello di Kodai... Mi basta uno sguardo per capre che anche lei vuole la smettano... Cosa immediatamente confermata, ma non mi serviva tale conferma, quando mi dà man forte nel convincer gli altri a smetterla... a smetterla anche con questo interesse morboso verso di lui, tra le altre cose.
Intanto in tutto questo a un certo punto con la coda dell’occhio ho notato che Itami si è alzato per andare in camera e nel passare per raggiungerla potrebbe forse essere passato abbastanza vicino da udire qualcosa: mi si è come gelato il sangue nelle vene al pensiero, povero Itami.


Ora sono insieme agli altri cinque, quando eravamo ancora in viaggio. Stiamo combattendo contro un foltissimo branco eterogeneo di Yokai della peggior risma. La situazione è critica a livelli estremi e siamo completamente circondati, la stanchezza comincia a farsi sentire in tutti e nessuno di noi è pienamente illeso neanche io che pure sto nel punto più riparato, al centro, com’è d’uopo essendo un mago.
Questa volta è diversa da tutte le altre battaglie intercorse fin qui, questa volta potremmo davvero morire... tutti quanti.
Hikari è quella messa peggio di tutti e la cosa non stupisce visto che è lei la nostra punta di diamante in attacco insieme a Kodai, il quale non potrà mantenere la forma selvaggia ancora per molto e insieme al suo compagno animale è anch’egli ridotto molto male… In teoria essendo anche lui un incantatore potrebbe scegliere di stare nelle retrovie e limitarsi a curarci, cure che per oggi ha già esaurito comunque, oh ma non lui: lui è sempre stato e sempre sarà in prima linea, in forma di orso polare, a combattere insieme al suo fido orso bruno.
Stiamo davvero tutti per morire, non posso mentire a me stesso, questa è la fine a meno che… la nostra unica, vera speranza a questo punto è che io lanci l’incantesimo “Konran no Ibuki”, l’incantesimo del respiro del caos. Il problema è che il “Konran no Ibuki” è un incantesimo che nessun mago può controllare efficacemente: se funzionerà a dovere ucciderà tutti questi Yokai che ci circondano, dal primo all’ultimo finanche ai più lontani, ma se qualcosa va storto si rivolterà contro i miei compagni… cadrebbero tutti a terra morti senza avere neanche il tempo di un respiro; in quel caso, a me toccherebbe il peggio: restare vivo per vederli morire e finire poi divorato dagli Yokai.
Sono combattuto ma mi dico che se non tento moriremo tutti comunque, parte di me grida di no, parte di me vuole aggrapparsi con tutte le forze alla speranza che ne usciremo bene comunque che non c’è bisogno, ma so quello che devo fare.
Rischiare è l’unica via, per loro e per la missione!

Prego gli dei che m’assistano e poi lancio l’incantesimo, chiudo gli occhi per non vedere, tanto non mi serve la vista e non voglio vederli morire nel caso peggiore prima di spirare in seguito io stesso. Aspetto e poi... apro gli occhi: l’incantesimo è andato a buon fine, siamo salvi!
Chissà cosa proverà d’ora in poi Hikari, mi sorprendo a domandami... che pensiero sciocco in un momento del genere, mi rimprovero, sapendo che mi deve la vita.
Neanche il tempo di gioirne appieno che finisco catapultato in un altro ricordo a riviverlo sempre come se accadesse ora.


Hikari mi sta metaforicamente vomitando contro, per l’ennesima volta... Mi chiedo se colga fino a che punto mi ferisca profondamente dentro ogni volta dolore unito al terrore di poter un giorno diventare malvagio li provo già di mio senza bisogno che Hikari... ma devo dissimulare e soprattutto trattenermi!
Non solo non deve scoprire il mio segreto ma non voglio neanche avere una delle mie crisi qui ed ora... su come la magia, ogni forma di magia, in questo ha tutto il fanatismo dei credenti di una setta, anche quella considerata più buona e pura, non sia altro che il male! Persino se usata per i più nobili scopi.
Non ci riesco, non ce la faccio più a controbattere con forza, come sono riuscito a fare fino alla volta precedente almeno pur soffrendo e provando paura, alle sue parole “velenose” posso sentire quanto è piena di rabbia e fanatismo. Posso sentire il suo furore dalle sue parole, dai gesti, dal tono e dalle espressioni facciali... contro la magia!
E grazie agli dei non sa che ho sangue di demone! Non oso immaginare quanto farebbe ben di peggio altrimenti!

Ho paura di me stesso, le provo già di mio queste crisi ma quando Hikari fa così, ho paura di essere davvero un mostro! Non ribatto, non emetto un suono e fosse per me non le darei mai il minimo pretesto per queste sue uscite. Il guaio è che a volte le vengono anche senza un mio uso della magia in quel momento a scatenarle.
Poi vedo Nozomu avvicinarsi ad Hikari con fare deciso, prima era andata a cercare frutti e cacciagione nel bosco vicino cui ci siamo accampati; giunta abbastanza vicino si rivolge ad Hikari con rabbia guardandola in faccia. Quanto le sono grato in questo frangente!
Le intima di smetterla ricordandole che se non fosse stato per la mia magia saremmo tutti morti a quest’ora. Hikari si placa, abbozza e se ne va ma non chiede scusa; eppure... sia io che Nozomu sappiamo benissimo, oh quanto è vero... a volte è questo che rende la cosa più dolorosa, che Hikari in fondo è buona e ha un gran cuore...
Nozomu non perde occasione di rimarcarlo ed ha ragione da vendere! Se solo Hikari non odiasse praticamente tutto di me. Cioè lei crede di odiare in me solo la magia ma questo perché non sa... Oh se sapesse, spero che non se ne accorga!
Penso tra me riguardo al mio sangue di demone. Eppure sbaglio, mi rimprovero, perché mi trovo a dirmi che la magia ed il mio sangue sarebbero il mio tutto? In me c’è dell’altro e molto più di questo!

Ora sono di nuovo me stesso bambino, sono rientrato prima da una commissione che mia madre ed il vecchio, ormai per me padre putativo, mi avevano mandato a svolgere.
Non si accorgono del mio rincasare. In parte volendolo, per la mia curiosità di bimbo, in parte no, la coscienza mi dice che non si fa, mi metto ad origliare cosa si stanno dicendo e scopro che parlano di me; ma ciò che sento mi fa come gelare il sangue nelle vene...
Dunque era questa la risposta che lei si era sempre rifiutata di darmi e capisco il perché, sono un bimbo ma non così piccolo da non capire tutto pienamente: quel giorno scopro non solo di essere un mezzo demone ma che quel bastardo di mio padre aveva violentato mia madre!
Mi si serrano i pugni per la rabbia e la comprensione postuma al ricordo delle lacrime di lei quando, mentendo... troppo tardi scopro che mentiva, mentre piangeva mi diceva cose belle su un mio padre umano morto in guerra, oh la bugia pietosa!
E lacrime scendevano a rigarle il viso, a quel tempo avrei detto di commozione e lutto per un brav’uomo...
Corro via, non ce la faccio a restare e per la prima volta in vita mia non m’importa se altri bambini mi picchieranno. So bene che tornerò, loro sono le uniche due persone che mi abbiano mai amato con tutto il cuore e sempre mi ameranno. Io voglio loro un gran bene solo che per adesso non ce la faccio, devo fuggire!


Per un po’ mi perdo in un fluire di bellissimi ricordi, i più belli che ho di loro due, con mia madre ed il maestro ma so già che non durerà a lungo in ogni caso. Non saprei dire esattamente per quanto sia andata avanti questa cosa...
Ma nel frattempo io e Nozomu ci siamo raggiunti e adesso ci teniamo per mano. So che non per questo il fluire dei pensieri e ricordi s’arresterà ma al contempo confido che fino all’ultimo istante che avrò non perderò il contatto con il presente... Voglio godere di ogni momento che mi resta con lei.
Ci teniamo per mano così dolcemente e ci sorridiamo anche se qualcuno molto razionale e cinico vedendoci così potrebbe chiedersi cos’abbiamo da sorridere! Ma è perché siamo insieme, ci resta poco tempo e poco ne abbiamo avuto, a dirla tutta, per amarci ma siamo insieme ed arrivati al dunque tanto ci basta!
So che dev’essere così anche per lei e so che anche lei ha il rimpianto di non potermi salvare... ma siamo felici comunque: mi basta guardarla negli occhi, lo specchio dell’anima, per saperlo, giacché ridotti come siamo non possiamo parlare.


Sono me stesso adolescente, mentre seduto alla mia scrivania nella torre, studio su un grosso tomo di invocazione, sotto lo sguardo, al contempo vigile come un insegnante ed affettuoso come un padre, del vecchio Fukuro.
Quando avevo iniziato tanti anni prima, penso sospirando, nessuno mi aveva detto quanto fosse lungo e duro lo studio della magia e soprattutto i grossi e continui sacrifici che richiede, incluso il non potermi neanche abbronzare. Ma non mi lamento né faccio un fiato perché in fondo sono più che felice in realtà della mia scelta, davvero felice e la rifarei altre mille o più volte...
La magia mi ha dato e mi dà molto di più di quanto mi tolga per altri versi.


Rieccomi un giovane adulto, in questo ricordo io e Nozomu siamo insieme da soli a parlare… Ne abbiamo avuti di bei momenti, pur nel poco tempo concessoci, così ma questo è uno dei rarissimi tra essi ad essere triste.
È la volta in cui Nozomu mi confidò il suo triste passato e di quando in quando la rivedo piangere, sto proprio vivendo questi momenti come fossero ora, mentre mi parla.
Una delle rarissime volte in cui lei abbia pianto: di solito lei è tutta piena di allegria ed ottimismo insieme, persino nelle situazioni critiche. Molto azzeccato come nome il suo dato che significa Speranza e lei lo è di nome e di fatto!
Alla fine mi fa promettere solennemente che, se dovesse morire, riscatterò io sua sorella e poiché mi resterebbe comunque abbastanza per mia madre non ho obiezioni salvo il fatto che farò in modo che lei resti viva a tutti i costi ovviamente.
E chi più di me avrebbe rispettato la promessa? Ora, in punto di morte, non posso più farlo. La guardo negli occhi, quegli stessi occhi che mi avevano rivelato il suo passato, quegli stessi in cui mi sarei perso ad osservare ogni punto di lei. Le sorrido: non l’avrei mai lasciata sola, le mani erano congiunte sia ora sia nel mio vivido ricordo.
Al tempo le avevo trasmesso tutta la mia comprensione in concatenate parole per infonderle gioia e ottimismo, nonostante tutto ciò che le fosse successo, nonostante fossimo così dannatamente simili.


Rivivo quando ho confidato a Nozomu il mio segreto, tutta la verità su di me, provo paura nel mentre, anche se tra noi c’era già grande fiducia e grande affiatamento, anche se proviamo sicuramente già un grande affetto l’uno per l’altra, io provo forse più paura di quanta ne abbia mai provata prima, al netto di tutte le battaglie fin qui, al netto delle mie crisi in cui ho il terrore di diventare malvagio e mutilare o uccidere molte persone.
E di ogni altra cosa mi abbia mai fatto provare paura fino ad ora io sento, io so, che questa volta è peggiore.
Parte di me mi ripete che lei mi accetterà comunque, che non cambierà niente; eppure... Non riesco a non essere spaventato: anche se tutto andasse come spero, riguardo a come reagirà lei alla notizia o anche meglio addirittura, non potrebbe darsi che, in virtù del fatto che sono un reietto, l’essermi amica possa danneggiarla in futuro?
Che farò se tutti la eviteranno solo perché siamo amici? E che farà lei? Potrà mai essere felice così? Non verrà forse un giorno in cui me lo rinfaccerà suo malgrado? Non verrà forse un giorno in cui lei potrebbe rammaricarsi della sua scelta?
Ma no... Perché penso queste cose? Nessuno, che non sia del mio villaggio natio o il vecchio Fukuro, a parte lei può sapere la mia vera natura né la saprà mai se continuerò a celarla bene... E perché non dovrei? Ci sono riuscito fino ad ora!
Di lei mi fido: non lo direbbe mai a nessuno neppure se decidesse comunque, per paura ad esempio che io un giorno diventato un puro mostro di malvagità non assalisca nel sonno lei o chi le è caro in futuro, di troncare del tutto i rapporti con me.
Scopro però presto di stare ansiandomi inutilmente! Le ho detto tutto ciò che doveva sapere su di me, la verità fino in fondo nuda e cruda e lei... lei mi risponde di non preoccuparmi, mi sorride aggiungendo rassicurante che andrà tutto bene, che è lieta io mi sia confidata con lei.
Ci tiene a dirmi, a convincermi in effetti, che non c’è niente di malvagio in me... che non lo sono né lo sarò mai. Le sono tanto grato per questo ma vede bene, mi spiace per lei ma è così e non posso farci niente, che niente di ciò che sta dicendo o facendo, parole tanto dolci e rassicuranti, pacche sulle spalle, sorrisi, abbracci ed anche prender le mie mani nelle sue a volte mentre mi parla, può scacciare una paura che mi porto dentro dall’infanzia e che a questo punto temo porterà sempre con me.
Mi basta il fatto, questo sì per me è già come il paradiso in questo mondo, di sapere che mi è accanto e ci resterà per sempre, come amica siamo convinti entrambi quel giorno. Le ho confidato sul serio ogni minimo dettaglio al riguardo incluso il fatto che le mie crisi non sono frutto di malattia, sono ben lungi dall’essere malaticcio, ma frutto di attacchi di terrore violento ed incontrollabile mentre mi figuro un me stesso futuro agire come il peggiore, il più crudele dei demoni. Non le nascondo neanche che provo davvero dolore fisico a volte, di recente più spesso, durante gli attacchi più intensi.

Poi mi dice una cosa che mi rimane impressa a fuoco dentro. Non è stato un caso a ogni modo che io mi sia aperto così con lei proprio oggi e non domani o un altro giorno perché la verità pura e semplice e che lei, finalmente commenta il mio cuore al pensiero, oggi si è accorta che qualcosa non andava e che, in un certo senso ma poi in realtà non fingevo davvero perché dolore l’ho provato sul serio quando mi sono accasciato ed ho messo una mano sul ventre, in pratica io stavo fingendo e nascondendo qualcosa.
Mi rassicura che senza il mio consenso non lo dirà a nessuno e non di meno cerca di convincermi ad aprirmi anche con gli altri, tranne Hikari per ovvi motivi, perché, sostiene, solo così potrò averli come veri amici... Forse che non sono stanco di essere così solo? Mi accetteranno se do loro una chances... Può davvero bastarmi lei? Ed altre cose di questo tenore...
Ma io non posso, come minimo è troppo presto; ho paura, non ce la faccio, non posso, non me la sento e questo non fa di me un debole perché ho passato gran parte della mia vita a soffrire per la mia reiettitudine. Non posso rischiare di ricominciare non nei confronti di gente per cui un certo affetto lo sto provando! Con lei ho un po’ rischiato e mi è andata bene, ma rischiare con tutti no! E poi? Se mi rifiutassero farei di lei stessa una reietta al mio fianco ai loro occhi!

Prima di salutarci ricordo con amarezza una delle varie volte in cui il mio vecchio maestro mi rassicurava che il mio essere molto portato con la magia è un dono che hanno anche molti altri, molti se si guarda al mondo intero, e niente a che vedere con il mio sangue demoniaco! Di non dare mai retta a chi è convinto del contrario.
Ci ripenso perché ho intravisto Hikari in lontananza e mi sono immaginato la faccia di Fukuro se vedesse come certe sue frecciate anti magia hanno effetto su di me con tutte le volte che mi ha messo in guardia da frasi velenose tipo, anche se Hikari non sa delle mie origini quindi non direbbe mai quelle esatte parole: “Da dove credi che vengano i tuoi poteri?”


Ora invece sono di nuovo il me stesso, giovane adulto, che vede uno dei bandi, sparsi praticamente in ogni dove, nei dieci regni dal re Sentaku Shita, nome che significa il prescelto. In essi informa che il regno di Saigo no boheki, ultimo baluardo, in primis e gli altri nove regni di Kirin sono in pericolo mortale perché il sigillo della Zona Oscura, che reggeva da mille e più anni, si sta indebolendo.
Non è più possibile ripristinarlo perché la razza dei “Baransu no gadian”, i guardiani del destino, si è estinta da tempo.
Sento adesso come allora la mia risoluzione di andare, salvare il mondo di Kirin ed ogni essere senziente che lo popola, anche a prezzo della mia vita. Il re offre un’ingente ricompensa, oltre a pagare tutte le spese del viaggio di tasca propria, per tutti coloro che, in aggiunta alle milizie regolari, aiuteranno nell’impresa tornandone vivi e con una sorta di prova delle loro gesta.
Non m’importa niente di quei soldi, lo farei anche gratis ma non posso non pensare al tipo di vita che con essi garantirei a mia madre per sempre, persino se io morissi il giorno dopo aver riscosso la ricompensa.

Successivamente eccoci al castello; voglio pensare che ogni altra persona di quella moltitudine sia qui soltanto per i fini più nobili e puri. Sono stato chiamato in una sala più piccola e mi dirigo a quella volta.
Intanto mi chiedo come saranno fisicamente e soprattutto che doti avranno i mostri che andremo ad affrontare nella zona oscura... non c’è nessuno che ne abbia idea: se ci fossero vecchi tomi su quelle creature, sarebbero ormai perduti da tempo.
Non passa molto che entro ed incontro per la prima quelli che saranno i miei compagni di viaggio per un bel pezzo. In tutto noi volontari, gestiti a scaglioni e poi messi in squadre dai saggi del re per ottimizzare le chances di ognuna in un equilibrio di forze e talenti, eravamo parecchie decine di migliaia; almeno questo è ciò di cui veniamo informati, un conteggio a spanne, con la triste constatazione, in aggiunta che il re non si aspetta, anche se ha piena fiducia nel successo del salvataggio, che di tutti noi torni vivo più dell’1%…
È un re buono e giusto, non dice questo nella speranza di sborsare meno, bensì con il cuore colmo già di cordoglio per tutti coloro che, lo sa, moriranno a frotte. Eviterebbe tutto questo se ci fosse un altro modo per salvare Kirin ed i suoi abitanti ma non c’è.
Le milizie regolari dei dieci regni, che ci precedono lungo il cammino anche se non saprei dire con esattezza di quanto, forse un giorno, due, solo mezza giornata o chissà, non avevano più marciato congiunte da tempo immemore né alcuna milizia degli altri nove regni si era mai trovata a calcare il suolo di questo regno rimasto fuori dalle lotte di potere per secoli e secoli, isola felice di pace in virtù del suo confinare con la Zona oscura; erano previdenti gli antenati e non s’illudevano avrebbe retto per sempre, e la sua funzione di ultimo baluardo.

Mi chiedo anche, strano pensiero in un simile frangente, se qualcuno degli avventurieri giunti da ogni dove sperava di tuffare il re… Ma se così fosse s’illudeva... Proprio per difendersi da potenziali truffe vogliono una prova tangibile qui.
Molto meglio così, rifletto, chi è mosso solo dall’avidità fuggirebbe nei momenti peggiori abbandonando i compagni al loro destino. Sono pronto a tutto, pronto ad affrontare ogni genere di pericolo che dovessimo incontrare da qui alla Zona oscura e forse, per la prima volta in vita mia, mi farò degli amici.
Quanto all’amore... non oso neanche sognarlo, sarà già tanto, mi dico, se riuscirò ad avere dei veri amici. Siamo tutti a cavallo, anche questi messi a disposizione del re.


Altra reminiscenza di me stesso adulto durante questo viaggio. Siamo appena usciti vittoriosi, sia pure con qualche ferita, dall’ennesimo scontro. Ma Yuki sta troppo male in rapporto alle ferite visibili che riporta, la cosa mi accora molto, tanto più che è ancora lì stesa in terra a gemere, non cerca neanche di rialzarsi e non è proprio da lei fare così.
Mi avvicino a lei per esaminare attentamente la sua ferita ed il mostro, ormai cadavere al suo fianco, che gliel’ha procurata e scopro con orrore che è stata morsa da un “Akage no kiba” questo vuol dire che le restano al massimo poco più di ventiquattro ore prima che il suo veleno la conduca alla morte.
Batto un pugno contro il suolo per la tristezza, l’impotenza e la frustrazione che provo: andrei io stesso subito a cercarle l’unico antidoto, un fiore che cresce solo in una particolare zona, grazie al cielo non tropo lontana da qui, ma non posso. Sono indispensabile al gruppo e non mi perdonerei mai se abbandonandoli per salvare Yuki qualcuno di loro morisse sul campo!
Da questa missione dipende la salvezza del mondo intero e non possiamo, se volessimo restare tutti uniti e comunque cercare di salvarla, perdere troppo tempo così in deviazioni. È escluso! Ma non mi perdonerei mai neanche se lasciassi morire Yuki!
Sono dilaniato: non è pensabile mandare Kodai o il suo compagno animale: anche loro ci sono troppo indispensabili e poi sono entrambi molto provati e feriti; senza contare che per oggi Kodai non può più assumere una forma animale.
Né posso pensare di mandare qualcuno degli altri: bisogna conoscere già molto bene il fiore e di come esattamente preparare l’infuso, bastasse una mia descrizione al riguardo magari, ma non è così. Kodai è un druido lui sa tutto lo scibile sulla natura, anche più di me, ma gli altri?
E poi anche se io potessi mandare Hikari e Nozomu... Forse che anche loro, con i loro peculiari talenti, non ci sono indispensabili?

È allora che il mio sguardo si fissa su Itami, tra l’altro forse avrei dovuto pensare a lui per primo dato che di recente l’avevo visto un uscire dal suo guscio di isolamento totale e legare con Yuki, ma conoscerà il fiore? Saprà preparare bene l’antidoto? Non sono certo cose che avrei tempo di insegnargli qui ed ora anzi!
Ogni istante che lasciamo passare senza riprendere la marcia è un istante di troppo... Ma Yuki...
Poi è lui stesso ad offrirsi, rimarcando anche il fatto che è il guerriero più debole tra tutti, per salvarla... Deve aver notato quanto mi stia tormentando internamente, perché quando ci rassicura che conosce benissimo il fiore e come preparare l’antidoto, mi guarda fisso... Lo ringrazio di tutto cuore e rimonto a cavallo pronto a guidare gli altri nel riprendere la missione... Lasceremo loro i rispettivi cavalli. Se gliene lasciassimo solo uno procederebbe rallentato per il peso.
Possiamo invece legare saldamente Yuki, che non può tenersi da sola in questo stato, al suo cavallo e legare questo al cavallo di Itami. Così facciamo infatti, tutto fila veloce e liscio fino al momento di rimetterci in marcia; noi verso la Zona oscura, loro verso l’antidoto.
Non ci sarebbe tempo infatti perché Itami prenda il fiore, l’”Akai hana”, sua unica speranza, prepari l’antidoto e torni da Yuki; dovrà portarla con sé.

Successivamente Hikari protesta mentre già io ed altri stiamo andando: gli dice chiaro e tondo in faccia che non si fida per niente di lui e che forse è solo un farabutto della peggior specie con una taglia sulla testa e per questo sta tutto mascherato!
Io e Nozomu la rimproveriamo con rabbia dicendo in sincronia, quasi l’avessimo premeditato: “Hikari!” Ovviamente nessuno di noi due pensa neanche lontanamente che quest’ultima ipotesi su Itami abbia un fondamento, mi fa specie anzi come Hikari sia passata relativamente poco tempo dal crederlo una spia del re a questo. Siamo entrambi molto arrabbiati con Hikari ma è Nozomu che ha la faccia più torva ed il tono più eloquente.
Hikari abbozza tacendo e riprendendo la marcia con noi. Mentre anche Itami è già per via, a scanso di possibili ulteriori futuri problemi mentre cavalchiamo metto in chiaro ad Hikari, senza neanche dover rallentare la marcia, che Itami ha la mia piena fiducia e che in ogni caso il suo offrirsi è stata la soluzione migliore in assoluto giacché non possiamo rischiare tutto solo per cercare di salvare Yuki: lui è appunto solo il più debole tra noi, ciò non di meno è un valente e coraggioso guerriero.

Ormai siamo lontani quindi Itami deve gridare parecchio per farsi sentire da tutti noi quando ci avverte che una volta salvata Yuki farà di tutto per raggiungerci, a tappe forzatissime, in tempo per la battaglia finale.
Prima, dovendo controbattere ad Hikari, non mi ci sono soffermato sopra ma adesso mentre cavalchiamo a tutta velocità verso la nostra meta finale senz’altro da fare che spronare i cavalli continua a ronzarmi in testa l’espressione che aveva Itami per tutto il tempo e ci rifletto bene ed a lungo sopra ora che ne ho il tempo: che sia innamorato di Yuki? Sorrido a quel pensiero, posso ben capire ciò che lo mosse nel salvarla.


Ormai non penso mi resti molto tempo. Rivivo quando ebbi la crisi più grave di tutte. Molto più violenta, sia mentalmente che fisicamente, e lunga del solito.
Nozomu mi viene accanto, sa già da tempo di che si tratta ma non ne ha mai vista una così grave e neanche io finora. Persino gli altri, ormai abituati alla cosa e che non se ne preoccupano minimamente più, si accorano.
Lei chiede loro di lasciarci soli, rassicurandoli che presto starò bene ma, sebbene io capisca benissimo perché lo facesse, non devono scoprire il mio segreto e se dobbiamo essere liberi di parlare loro devono allontanarsi.
Questo io lo so benissimo; ciò nonostante non voglio che ci lascino soli, non stavolta, non così perché potrei rivoltarmi contro; quello di cui così tanto ho il terrore potrebbe avverarsi mentre siamo soli... E da lontano loro non potrebbero proteggerla da me!

Perciò scuoto la testa ma lei si pone alle mie spalle e mi punta una lama alla schiena e per buona misura mi sottrae la borsa degli elementi, il messaggio è chiarissimo: mi sta dicendo, senza parole, che possiamo benissimo restare da soli senza che io debba temere per lei perché se dovessi rivoltarmi contro, data la nostra situazione attuale, farebbe prima lei a rendermi inoffensivo o uccidermi una volta per tutte che non il contrario. Al contempo so benissimo che lei non mi farebbe mai del male senza giusta causa perciò, nonostante questa grave crisi ancora non passi, non pongo più obiezioni; al che restiamo soli.
Rimasti soli come primissima cosa mi dice, già me lo disse una volta ma allora bollai la cosa come mero frutto del suo inguaribile ottimismo mentre adesso è diverso, che finché avrò una così folle paura all’idea allora di sicuro non sarò ancora malvagio né starò per diventarlo a breve ed ha ragione!
Mi mette la mano libera sulla spalla per un po’, poi la usa per abbracciarmi da dietro.
Mi chiede di confidarle sempre tutto, inclusi ogni pensiero ed emozione, e di essere estremamente sincero con lei.
Non ne comprendo fino in fondo la ragione finché lei non conclude questo discorso dicendomi:
“Veglierò su di te. Ti prometto che non diventerai mai malvagio perché se io avessi anche solo un piccolo ma fondato sentore che tu stia per diventarlo….Hai la mia parola d‘onore che ti ucciderei finché sei ancora buono per salvarti!”

Sto palesemente meglio ora e lei mi esorta ancora una volta a confidarmi con gli altri... tranne Hikari è implicitamente inteso... che non saranno mai miei veri amici fino in fondo finché non sapranno tutto di me e che posso stare tranquillo al riguardo.
Lei si sta allontanando, ha fatto pochi passi, quando prendo coraggio e le dico, sì mi serve coraggio per farlo perché non vorrei rischiare di rovinare l’amicizia e neanche nei miei sogni più rosei mi sono mai visto felicemente fidanzato:
“Nozomu aspetta!”
Lei arresta il passo e si volta al che proseguo, subito per non perderne la determinazione, dicendole:
“Ti amo.”
Resto teso ad aspettare, solo un istante o due ma perché mi sembrano un’eternità, poi lei mi torna vicino e mi dice che contraccambia i miei sentimenti.
Ci baciamo ed abbracciamo per la prima volta, non sono mai stata così tanto felice in vita mia prima.



Ci stringiamo ancora la mano e ci guardiamo reciprocamente negli occhi, ridotti come siamo non possiamo parlare e comunque è certo che siamo ormai agli sgoccioli.
Se potessi, ora ti direi di nuovo quanto ti amo, ma non ce n’è bisogno in fondo, quanto mi dispiace che debba morire anche tu... Mi dispiace di non poter riscattare tua sorella come ti avevo promesso; eppure parte di me, sì tu mi hai infuso una carica di speranza che di mio non avrei avuto, intensamente crede che se la caverà lo stesso... voglio crederci!

Il pensiero mi torna per un po’ su mia madre ed il vecchio, che farà lei senza di me?
Non so cosa ne sia stato degli altri ma spero in bene almeno per loro.
La cosa più importante, ciò che colma di una piena felicità il mio cuore nonostante tutto, è che ce l’abbiamo fatta:
il mondo è salvo.

Tantissimi caduti certo, quali tutte le guerre fino ad ora prima di questa assommate non eguaglierebbero, ma Kirin è salvo!

Rifletto con dolcezza che infine la mia vita non è stata inutile e perché, mi rimprovero in modo bonario, per tutto quel tempo ho avuto certi terrori?
Perché soltanto adesso lo vedo così tanto chiaramente... che erano infondati?
Perché soltanto adesso capisco pienamente, davvero fino in fondo, me stesso?

In ogni caso non mi compiango anzi! Tirando le somme posso dire, malgrado tutti i dolori, di avere avuto una vita piena e felice. Rifletto anche che in fondo la cosa più importante non è stata, per me come per nessun altro al mondo, né sarà mai stare bene; ma fare il bene! Sempre e comunque, a prescindere dai sacrifici che eventualmente richieda, il mio cuore è colmo di felicità, pur nel rimpianto che debba morire anche lei; eppure c’è ancora qualcosa che voglio chiedere al cielo... Che devo chiedere!

Prego con più ardore di quanto abbia mai fatto...
Prego, ciò è insieme una preghiera ed un ultimo intenso desiderio espresso alle divinità mia e di Nozomu, affinché io e lei, quando in futuro ci saremo entrambi reincarnati, possiamo ritrovarci ed amarci stando insieme per sempre dato che in questa vita ciò non ci è stato concesso.
Espresso questo desiderio, come potrebbero non esaudirmi visto ciò che abbiamo fatto e in considerazione del pochissimo tempo che abbiamo avuto per stare insieme specialmente considerano che ora il mio cuore non desidera altro che questo, esalo l’ultimo respiro.
   
 
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