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Autore: pampa98    01/07/2020    0 recensioni
[Storia partecipante alla challenge "Slot machine!" indetta da Juriaka sul forum di EFP]
Dieci personaggi e tante situazioni diverse in cui farli interagire. Cercherò di scrivere il più possibile su Jaime e Brienne, ma compariranno anche altre coppie, da pseudo-normali a completamente assurde.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister, Margaery Tyrell
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coppia: Jaime/Brienne.
Prompt: Obbligo o verità? E’ il compleanno di 5, sono tutti ubriachi e qualcuno propone questo gioco.
Contesto: College!AU.

 
VERITÀ SCOMODE




«Signori, posso avere la vostra attenzione?» Tyrion prese la parola, salendo sul tavolo aiutato da Bronn. Barcollò un po’, ma riuscì a non cadere sulla torta lì accanto. «Intanto, auguri sorellina! Cento di questi giorni. Poi» aggiunse, prima ancora che gli altri avessero finito il brindisi – l’ennesimo. «Mi sembra che la situazione attuale si presti bene a un gioco.»
«Eccolo che ricomincia» borbottò Bronn.
«Nessuno ha voglia di giocare, Tyrion» lo fermò Cersei.
«Ma se tu hai sempre voglia di giocare! Dai, dai. Ci sono! Obbligo o verità. Vi piace, lo conoscete?»
I presenti annuirono, anche se molti di loro probabilmente scossero la testa solo sotto l’effetto dell’alcol. A Tyrion però bastò per obbligare tutti a prendere una sedia e mettersi in cerchio al centro della sala.
«Partecipate tutti. Brienne, prendi una sedia.»
«Non è il mio genere di gioco…» provò a tirarsi fuori con quella scusa.
«Non preoccuparti» le disse Tyrion. «Siamo talmente ubriachi che domani non ricorderemo nemmeno che questa serata c’è stata. Puoi dire quello che ti pare.»
Brienne stava per ribattere, ma intervenne Jaime, prendendo una sedia e invitandola a sedersi.
«Ho bisogno di un aiuto per evitare che questa serata degeneri» le sussurrò. Lui, insieme a Sansa, era forse l’unica altra persona che come lei era solo un po’ alticcia e non completamente ubriaca.
«Bene. Siamo tutti?»
«Di quelli vivi sì» disse Ygritte indicando Jon e Margaery addormentati sul divano.
«Credevo che lei reggesse di più» commentò Cersei.
«È stato il secondo compleanno della giornata per lei» la difese Sansa. «E il primo l’ha annoiata più di questo.»
«Non era costretta a venire» rispose, sorseggiando dal suo bicchiere di vino. «In realtà la metà di voi non ha senso che sia qui. Jaime, perché sono qui?»
«Perché volevano festeggiarti, ovvio. E perché io potrei aver detto “portate chi volete”.»
«Già, ma perché la festa è solo sua?» intervenne Daenerys. «Non è anche il tuo compleanno?»
«Io non lo festeggio da anni. Lascio la giornata alla mia dolce sorellina.»
«Anche se quasi tutti gli invitati al mio compleanno sono amici tuoi. Non c’era nessuno di interessante da far venire?» chiese rivolta a Taena.
«Temo di non aver cercato troppo, mio tesoro. E ho dato troppa fiducia a Jaime, credendo che avrebbe portato persone più…»
«Va bene, va bene, abbiamo capito: siamo un’accozzaglia di gente strana» intervenne Tyrion. «Ma ormai siamo qui, perciò giochiamo. Sorella, obbligo o verità?»
«Obbligo» rispose subito.
Tyrion si esibì in un ghigno divertito.
«Bene, bene. Vediamo un po’… Ti obbligo a fare un complimento a ogni giocatore.»
Cersei rise.
«Un complimento?»
«Significa che devi dire qualcosa di carino su di noi.»
«Sì, so cosa vuol dire» sbuffò, bevendo un altro sorso. «Suppongo di non avere scelta. Taena» iniziò il giro dalla sua sinistra. «Cara, sei incredibilmente scaltra e divertente. E sarai probabilmente l’unica a ricevere dei complimenti sinceri da parte mia.»
Taena sorrise, sporgendosi per darle un bacio sulla guancia.
«Targaryen» Cersei proseguì il giro. «Tu sei bassa.»
Daenerys alzò le sopracciglia. «È un complimento questo?»
«Più una costatazione. Hai spirito d’iniziativa.»
«Grazie.»
«Bene. Tu… Ricordami il tuo nome?»
«Yara.»
«Yara, giusto. Tu sei… forte. Interpretalo come ti pare. Poi… A lui devo fare un complimento?» chiese, indicando Bronn.
«È difficile, ma se ti impegni puoi trovare qualcosa di buono da dire» disse Tyrion.
«Ehi, ehi! Io ho un sacco di qualità. Alcune le hai sotto gli occhi, altre sono più nascoste, ma ti assicuro che ci sono.»
Cersei lo guardò, poi annuì.
«Sei arrogante.»
«Grazie» rispose lui, chinando la testa.
«Figurati. È una qualità difficile da trovare ormai. Tu sei la fidanzata del morto, vero?»
«Sfortunatamente sì» rispose Ygritte.
«Devi essere paziente per stare con lui.»
Lei rise. «Già, anche se probabilmente in un modo un po’ diverso da quello che intendi tu. Accetto comunque il complimento.»
«Brava. Tu… Tu chi diavolo sei?»
«Tormund Giantsbane. Mi ha trascinato qui lei, non so nemmeno perché.»
«Mi serviva qualcuno che mi aiutasse nel caso quello crollasse» spiegò Ygritte indicando Jon.
«Ma è pieno di gente! Potevi farti aiutare da loro.»
«Va bene, non mi interessa. Tu sei… simpatico.»
«È un complimento di circostanza» le fece notare Tyrion.
«È l’unica qualità che mi sembra di scorgere in lui, va bene? Tu, invece, fratellino, sai essere intelligente quando vuoi.»
Il nano sollevò il bicchiere verso di lei.
«Sono lusingato, sorella.»
«Bene. Oh, mi sono sbagliata, Taena: c’è qualcun altro a cui farò un complimento sincero. Jaime Lannister, mio gemello e l’uomo più bello della Terra.»
Jaime le sorrise imbarazzato, mentre l’attenzione di Cersei si spostò sulla sua vicina.
«Brienne. Tu sei gentile» disse, cogliendo la ragazza di sorpresa. «Ti tratto sempre male, ma non ti vendichi mai. In realtà questo ti rende una fessa, ma… Stiamo dicendo solo cose carine. Perciò sei una persona gentile, Brienne.»
Brienne stirò le labbra in un sorriso. Era riuscita a insultarla comunque, ma ci sarebbe passata sopra come sempre.
«Mi dispiace» le disse Jaime.
«Non devi. Poteva dire molto di peggio.»
«Infine Sansa… Tu sei carina.»
«Wow» commentò lei. «Ti sei impegnata.»
«Ho sprecato la mia voglia di essere gentile con questi esseri, lamentati con loro» tagliò corto Cersei. «Ora è il mio turno, dico bene? Vediamo… Obbligo o verità? Brienne.»
Brienne saltò sulla sedia sentendo il suo nome. L’unica cosa peggiore di giocare a quel gioco in sé era che Cersei la costringesse a fare o dire qualcosa di estremamente imbarazzante. Anche se, come aveva giustamente detto Tyrion, molti di loro non avrebbero avuto ricordi di quella serata. E comunque non poteva far altro che accettare.
«Verità.»
Cersei annuì.
«Da quanto tempo sei innamorata di mio fratello?»
Brienne sbiancò, mentre nella stanza calò il silenzio. Non avrebbe mai voluto che le venisse rivolta una domanda simile, specie se il diretto interessato fosse stato accanto a lei e si fosse addirittura intromesso nella discussione.
«È un po’ vago, Cersei. Tu hai due fratelli.»
«Ti prego» rispose, agitando la mano. «È ovvio che mi riferisca a te.»
All’improvviso tutti gli occhi – tranne quelli di Jaime – erano puntati su Brienne. La ragazza strinse i braccioli della sedia e si maledisse per non avere i capelli abbastanza lunghi da coprire il suo imbarazzo. Si alzò.
«Grazie per l’invito e ancora auguri Cersei» disse. «Io, ehm… Domattina devo alzarmi presto, perciò vogliate scusarmi.»
Si levò un mormorio di dissenso intorno a lei.
«Andiamo, è solo un gioco, Brienne» disse Cersei, ma lei la ignorò. Percorse velocemente il corridoio principale e uscì dalla casa ancora più in fretta.
Si concesse di fermarsi un momento solo dopo essere entrata nella sua vettura. Posò i gomiti sul volante, prendendosi la testa tra le mani. Si rese conto solo in quel momento che scappando aveva comunque risposto alla domanda di Cersei. Non sapeva se la donna glielo aveva chiesto con cattiveria, se in fondo voleva solo aiutarla o se era semplicemente troppo ubriaca per capire cosa stava facendo. Tuttavia il problema non era lei, ma Brienne stessa, come sempre. Si era nuovamente innamorata di un uomo che non l’avrebbe mai vista come più di un’amica. I suoi rapporti con Renly si erano rinsaldati nel corso degli anni, ma per molto tempo lei si era sentita estremamente a disagio vicino a lui, tanto che aveva deciso di allontanarlo per molto tempo. Non voleva che le accadesse la stessa cosa con Jaime.
Sentì dei colpetti sul vetro e alzando lo sguardo incrociò proprio i suoi occhi. Teneva in mano la sua giacca e Brienne abbassò il finestrino per riprenderla.
«G-Grazie» disse senza guardarlo in volto.
«Figurati. Credo che la festa stia per finire, si sono attaccati di nuovo tutti alle bottiglie.»
«Mi… Mi dispiace. Non volevo…»
«Perché ti scusi? Tempo un altro turno al massimo e lo avrebbero fatto comunque.»
Jaime fece il giro della macchina, aprendo lo sportello del passeggero.
«Che fai?» gli chiese.
«Ho fame» rispose semplicemente. «Non avevamo ordinato molte cose da mangiare.»
«Non ne avete proprio ordinate» gli fece notare Brienne, ricordando il tavolo imbandito con una ciotola di punch, bottiglie di vino, spumante, vodka e altri alcolici accanto a una confezione – piuttosto piccola – di arachidi salate.
«La pizza era da provinciali, un buffet serio troppo sofisticato e quando ho proposto un ‘porta e condividi’ Cersei stava per disconoscermi dalla famiglia. L’alcol c’era e quello bastava. Tu non hai fame?»
In effetti ne aveva parecchia.
«E vuoi che… Andiamo a mangiare qualcosa insieme?»
«Certo. Scegli tu, mi fido» disse, legandosi la cintura e rilassandosi contro lo schienale.
 
«Non so se è perché sono a digiuno da stamani, ma questo ramen è ottimo.»
Brienne sorrise, bevendo il brodo di pollo.
«Dovresti stare a digiuno più spesso, dopo sei più propenso ad assaggiare cibi nuovi.»
«Io assaggio sempre cibi nuovi.»
Brienne sbuffò.
«Ti ho dovuto trascinare a mangiare il sushi con l’inganno.»
«Perché credevo che fosse pesce crudo» si difese lui. «Così, fine a se stesso. Non sapevo che fossero palle di riso ripiene con altre salse e addirittura fritte
Brienne annuì distrattamente.
«Tu non hai mai voluto assaggiare il risotto alle fragole» le fece notare Jaime.
«Ma quello non ha senso! Perché devi mettere le fragole nel riso? Sono due cose da tenere separate.»
«Ti concedo che è difficile da fare: se sbagli anche solo mezza dose, diventa disgustoso. Ma la prossima volta che sarai digiuna ti porterò da Aldo’s e ti farò scoprire sapori nuovi.»
«Come ti pare.»
Finirono di gustare la loro cena in silenzio, appoggiati al cofano dell’auto di Brienne mentre sotto di loro vedevano le luci della città ancora in movimento. Fino al suono delle campane. Brienne guardò l’orologio.
«È già mezzanotte!» esclamò.
«Suppongo di sì.»
«Oh, no, no!»
Jaime la osservò correre verso il bagagliaio.
«Che succede, Cenerentola? L’auto sta per diventare una mela?»
«No, solo… Perché una mela?»
«Non era una mela prima di diventare una carrozza?»
Brienne scosse la testa, raggiungendolo con un sacchetto tra le mani.
«No, era una zucca. La mela avvelenata la mangia Biancaneve.»
«Sì, va bene. Non guardo quei film da anni.»
«Si vede.»
Rimasero in piedi uno di fronte all’altro. Brienne teneva lo sguardo ancorato a terra e Jaime continuava a chiedersi cosa le fosse preso così all’improvviso.
«Allora?» la incalzò. «Cos’è successo?»
Brienne arrossì.
«Be, io… Ecco, avevo pensato che… Insomma oggi, voglio dire ieri, era anche il tuo compleanno così… Ti avevo preso un pensiero» concluse, porgendogli il sacchetto. «Quindi… Anche se in ritardo, buon compleanno, Jaime.»
Jaime prese il regalo, restando senza parole. Non era abituato a ricevere simili gesti d’affetto e le poche volte che gli accadeva – era sempre Brienne a fargli delle sorprese – non sapeva mai come reagire.
«Grazie» fu l’unica parola che riuscì a pronunciare.
Tolse la carta con i pesci che ricopriva il libro sottostante e trattenne il fiato quando vide di cosa si trattava. La storia dei cavalieri della tavola rotonda. Un romanzo storico che Jaime cercava da mesi, ma che sembrava essere stato esaurito in tutto il paese.
«Dove lo hai…?»
«Lo hanno riportato in libreria un paio di settimane fa» spiegò. «Se di recente Tyrion si è comportato stranamente di fronte a quel negozio o se ti ha impedito di fare acquisti online, ecco… Potrebbe essere colpa mia.»
Jaime rise.
«In effetti una volta ha rischiato di rompere il mio portatile, ma… Ne sarebbe valsa la pena. Grazie, davvero. Io non… Non so che dire.»
Brienne arrossì, scuotendo le spalle.
«È solo un pensiero stupido.»
«No. Non lo è.»
Jaime si alzò sulle punte e la baciò. Per la sorpresa Brienne barcollò e dovette appoggiarsi all’auto per non cadere.
«C-Cos’era?»
«Un bacio, donzella. Sai» aggiunse a un palmo dalla sua bocca, «non so quali fossero le intenzioni di mia sorella, ma sono contento che abbia fatto quella domanda.»
Brienne arrossì e cercò di distogliere lo sguardo, ma Jaime catturò nuovamente le sue labbra e dopotutto lei cominciò a valutare la possibilità di ringraziare Cersei per la sua uscita infelice.
 
«Dicevo davvero, domani devo alzarmi presto. E devi farlo pure tu» aggiunse, trovando finalmente la forza di spingerlo via. «Anche se non lo facciamo insieme, anche tu devi consegnare un progetto a fine settimana.»
Jaime sbuffò.
«C’è tempo fino a giovedì. Torna qui.»
«L’ultimo.»
Jaime le rivolse uno sguardo contrito.
«Altri due?»
Brienne scosse la testa, ma un sorriso comparve comunque sul suo volto.
«Sei proprio un bambino.»
Gli prese il viso tra le mani, mentre lui cercò di tirarla sul suo sedile. Non fu semplice, ma Brienne riuscì comunque a sedersi sulle sue gambe.
«Quest’auto non è abbastanza grande» si lamentò lei.
«Be, possiamo sempre…»
Jaime stava per tirare giù il sedile quando la macchina fu scossa da un terremoto di nome Sansa Stark.
«Bentornati» disse, con il sorriso più finto di cui fosse capace.
«Congratulazioni, ragazzi» Margaery era accanto a lei, appoggiata alla portiera. «Era l’ora.»
«Sì, amore, hai ragione. Certo verrebbe da pensare che avendo aspettato mesi, avreste potuto resistere qualche altra ora, ma in fondo questa era una serata come un’altra. Oh, tanto per sapere: i vostri cellulari sono stati inghiottiti da un buco nero?»
«No, sono…» Brienne estrasse il telefono dalla tasca dei jeans. Non ebbe il coraggio di scoprire quanti messaggi le avesse inviato Sansa: le sette chiamate perse furono sufficienti. «Sono scarichi.»
«Sì, confermo» si accodò Jaime.
«Capisco. Sì, sono cose che succedono. Ascolta Brienne, se non ti è di troppo disturbo, potresti accompagnarci a casa. Margaery dorme da noi stanotte.»
«Certo» Brienne tornò immediatamente sul sedile del guidatore, letteralmente terrorizzata dal tono freddo e atono della sua amica.
«Dunque, voi siete le ultime giusto?» si informò Jaime.
«Oh, no» sorrise Sansa. «Noi siamo le prime.»
«Ah. E la situazione comunque è…»
«Ti consiglio di procurarti un estintore prima di entrare.»
Jaime deglutì a vuoto. Uscì dalla macchina, ma prima di chiudere lo sportello posò il libro sul sedile.
«Questo lo vengo a prendere domani» disse a Brienne, la quale annuì con vigore.
«Ti scrivo più tardi.»
«Va bene. Buonanotte, Jaime.»
«Ti conviene sbrigarti ad arrivare a casa» disse Sansa, appena la macchina si mise in moto. Margaery era sdraiata con la testa poggiata sulle sue gambe e lei le stava accarezzando distrattamente i capelli spettinati. «Se non metti in carica il telefono, non potrai sapere se il tuo ragazzo è vivo o morto.»
Brienne annuì, ma non osò proferire parola. Cominciò a sperare che Margaery vomitasse appena arrivate a casa e che dopo averla sistemata e ripulito la stanza, Sansa fosse troppo stanca per pianificare la sua vendetta contro di lei.
 

 
   
 
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