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Autore: Itachi95    01/07/2020    1 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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22. APPARIZIONE
 
Krono osservava attentamente l’individuo che era comparso qualche istante prima nella gilda, poi si portò di fronte al master e si inchinò.
«Le chiedo perdono master e chiedo perdono anche a tutti voi. Vi giurò che non avrei mai voluto che lo incontraste, questo è solo colpa mia».
«Krono?», fece Makarov stupito.
«Krono! Dunque, sei tu l’ultimo devil slayer. Quello che ha fatto fuori i miei servi. L’ultimo devil slayer col potere dei demoni dentro di sé».
«Esatto».
«Magnifico!», disse facendo un leggero inchino.
«Non sai da quanto ti cerco! Poco dopo la morte di Andras mi sono messo sulle tue tracce, ma nonostante ti abbia cercato in lungo e in largo non sono mai riuscito a trovarti né tantomeno a percepire la tua presenza, era come se ti fossi volatilizzato».
«Avevo previsto che dopo Andras saresti arrivato tu, quindi per sfuggirti e avere il tempo di allenarmi ho appreso una speciale tecnica».
«Una tecnica?».
«Questa tecnica permette a colui che la utilizza di annullare la percezione negli altri della propria aura, ideale per maghi dal forte potere magico che vogliono scappare e darsi alla clandestinità senza farsi trovare. Anche se tu ti fossi trovato ad un metro da me e io avessi rilasciato tutto il mio potere alla massima potenza non avresti sentito niente provenire da me».
«E dove avresti appreso una tecnica del genere?», gli chiese Erza.
«Me l’ha insegnata un vecchio amico, quando era giovane lavorava per il consiglio e quella tecnica gli tornava utile per infiltrarsi nelle organizzazioni segrete senza dare nell’occhio. Ormai però si è ritirato e fa l’investigatore privato».
«Capisco, però adesso da te riesco a percepire dell’energia. È già da qualche settimana che me ne ero accorto, diventava sempre più forte finchè non lo è stato abbastanza da permettermi di trovarti».
«Lo sapevo era solo una questione di tempo. Più la tecnica viene utilizzata a ripetizione, senza dare il tempo necessario di pausa tra un utilizzo e l’altro, meno efficacie diventa. Avendone abusato, usandola indiscriminatamente per due anni ormai su di me non ha più effetto. L’ultima volta che l’ho usata pensavo di avere ancora qualche settimana ma a quanto pare mi sbagliavano. Prima di affrontati volevo passare a dare un ultimo saluto a queste persone».
Mirajane sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Voleva… rivederci… aspetta. Ha detto, ultimo saluto”?
Krono si voltò ancora e si inchinò nuovamente.
«Vi chiedo ancora perdono, non avrei mai voluto che lo incontraste, per nulla al mondo, tutto colpa del mio egoismo».
«Egoismo?», fece Makarov, «voler salutare dei vecchi compagni e passare qualche momento felice con loro non è egoismo, è nostalgia e le persone non provano nostalgia per qualcosa verso cui non hanno interesse o a cui non sono affezionati».
«Tira su il capo! Un vero uomo non deve chieder scusa e prostrarsi in quella maniera troppe volte nella stessa giornata!», lo ammonì Elfman.
«Il Krono che ho conosciuto non avrebbe mai fatto una cosa del genere», gli disse.
Krono alzò la testa e sorrise: «già, probabilmente la vostra frequentazione mi ha un po’ rammollito. Comunque, non preoccupatevi, non combatteremo in questa città, ci sposteremo in un luogo isolato».
«E credi che te lo lasceremo fare!», intervenne Erza che aveva già sfoderato una spada, «tu sei un membro di Fairy Tail, noi non lasciamo da soli i nostri compagni, lo combatteremo tutti insieme!».
«Si!!!!», urlarono tutti.
«C-c-cosa?», fece incredulo, «aspettate non potete».
Si fecero avanti Natsu e Gray, mentre anche Laxus, il Rainjistu e Gildarts si avvicinarono.
«Ti ricordo che stai parlando con quelli che hanno sconfitto Zeref e Acnologia!», si vantò Natsu.
«Capirete ben presto che io sono di tutt’altra pasta rispetto a quei due».
«Vedremo!», Natsu gli si lanciò contro.
«Aspetta!!», gridò Krono.
«RUGGITO DEL DRAGO DI FUOCO!!!».
«Tutti a terra!!», gridò Erza.
Il getto di fuoco colpì il demone in pieno e le fiamme si propagarono per tutta la gilda.
Quando Natsu cessò l’attacco le fiamme si dissolsero rimanendo però avvolte sul bersaglio.
«Natsu! Ti sembra il caso di usare una tecnica del genere in uno spazio chiuso come la gilda!», lo rimproverò imbestialita Lucy.
«Volevo prenderlo di sorpresa, per non dargli il tempo di reagire, in modo da farli subito danno».
«Mirajane vide una piuma nera cadere dolcemente di fronte a lei. La guardò attentamente, era una delle piume di Krono.
Rivolse lo sguardo su di lui, ma era ancora nella sua forma umana.
«Danno?», si levò una voce divertita dalle fiamme.
Whooosh.
In un attimo le fiamme di dissolsero.
«Fiamme così tiepide non hanno alcuna possibilità di danneggiarmi».
Lo osservò incredula, aveva usato un battito d’ali per dissolvere le fiamme, ma non era quella la cosa che la sorprese maggiormente, erano le sue ali.
Aveva tre paia d’ali: il primo paio, quello d’ampiezza maggiore era attaccato sulle scapole, il secondo, di apertura alare inferiore al primo, era attaccato a metà schiena e l’ultimo, di ampiezza ancora minore e che teneva avvolto intorno alle cosce era attaccato appena sotto i reni.
Tutte le sue ali erano nere, dello stesso nero tetro delle ali di Krono in forma demoniaca, anche il piumaggio era identico, piume candide e soffici disposte su più strati.
«Allora che mi dici dei pugni!», Natsu lo attaccò nuovamente.
«Ti ho detto di aspettare!», Krono tentò nuovamente di fermalo ma invano.
«PUGNO DI FERRO DEL DRAG…STAAAAAMP!!!», prima che Natsu potesse sferrare il suo attaccò un fortissimo colpo d’ala lo colpì sul volto e lo fece volare verso dei tavoli che distrusse col suo corpo.
«Natsu!!», gridò preoccupata Lucy.
«È inutile contro un demone serve la magia del devil slayer», questa volta fu il turno di Gray, lanciò per aria la maglia che indossava e si gettò anch’esso contro il suo obiettivo.
«Cos’ è che non capite della frase dovete aspettare!?», fece Krono.
Si rivolse verso Mirajane che gli era a fianco: «è per questo che non volevo che lo incontraste», le disse con voce esasperata.
In un attimo la parte destra del corpo di Gray divenne nera, i suoi capelli si sollevarono mentre sul suo avambraccio apparve il simbolo del devil slayer, mentre col ghiaccio formò una spada.
Il demone lo guardava divertito.
«SPADA ZERO DEL DEMONE DI GHIACCIO!!», colpì l’avversario con un fendente orizzontale.
Swimmm.
Nello stupore generale tutti i presenti osservarono il demone bloccare la lama con una facilità strabiliante. Aveva afferrato la lama con le dita, bloccandola completamente, per quanto Gray si sforzasse, con i suoi muscoli gonfi per lo sforzo, non riusciva a muoverla di un millimetro».
«Magia del devil slayer, eh? Per me non è diversa da tutte le altre».
Crack.
Mira guardò incredula delle crepe comparire sulla lama della spada di ghiaccio di Gray.
Crick, crack…crash.
La lama andò in frantumi.
Gray la osservò sbriciolarsi e prima che potesse rendersene conto il demone aveva appoggiato una mano sopra il suo petto.
«Cough», Gray vomitò un fiotto di sangue e subito dopo fu sparato via, colpi e distrusse il bancone con una furia violenta.
«Gray-sama!!», urlò Juvia che andò subito a prestarli soccorso.
«Un avversario tosto a quanto pare», disse Gildarts.
«Non sarò facile farlo fuori», gli rispose Laxus.
«Ma è assurdo! Come è possibile che un demone riesca a resistere e a distruggere una tecnica creata con la magia del devil slayer!», protestò Erza scossa da quello che era appena accaduto.
È inutile», intervenne Krono, «ora come ora le tecniche da devil slayer su di lui non hanno effetto più di quanto non ne abbiamo su qualsiasi altro individuo che non sia un demone».
«Che vorresti dire?», gli chiese Erza.
«Che attualmente lui non è un demone».
“Non è un demone”?
Krono lo guardò dritto negli occhi, accennando un mezzo sorriso.
«Dico bene angelo caduto Helel».
Il demone sguardò Krono di scatto, era evidentemente sorpreso.
“Ha detto angelo caduto”?!
«È quello il tuo nome, vero?».
«Muahahahah!! A quanto pare qualcuno ha studiato! Si, lo è. Anche se effettivamente è solo uno dei miei tanti nomi, ne ho diversi: Phosphoros, Stella del mattino, Mephistopheles, Lucifer, Principe delle tenebre. Tuttavia, Helel è il primo nome che mi è stato dato quando sono giunto su questa terra. Mi sorprende che tu lo conosca, considerando quanto è antico».
«Ho fatto le mie ricerche».
«L’hai scoperto nei villaggi dei devil slayer che hai visitato?», gli chiese Makarov.
«Non solo. So che qui a Fiore su una certa isola di nome Galuna c’è una comunità di uomini-demone. Beh, non è la sola, c’è né qualcun'altra sparsa per Isghar, ho raccolto informazioni anche da loro».
«Angelo caduto o no comunque non possiamo ignorare che ha ferito due nostri compagni!».
«Lascia stare Erza, questa è una mia battaglia, voi statene fuori».
«Scordatelo! Non possiamo ignorare quello c-c che ha…ha fatto ai nostri compagni né tanto meno lasciarti combattere da solo», disse Lucy.
«Lasciaci aiutarti Krono», gli disse.
Krono sospirò: «mi dispiace ma anche se volessi non ne sareste comunque in grado».
«Ma che stai dicendo?», sentì qualcosa appoggiarsi alla sua spalla.
Era Lisanna.
«Che succede Lisanna?».
«Mira-nee non mi sento molto ben…».
L’afferrò in fretta prima che cadesse per terra.
«Ehi! Ma che ti succede?!», gli disse mentre l’adagiava con calma per terra.
«Elfman! Dam…», rimase di sasso quando vide anche suo fratello in ginocchio con un’espressione sofferente. Si guardò intorno e notò che tutti nella gilda stavano male: chi si teneva la testa, chi respirava a fatica e pure chi sembrava essere svenuto, tutti era crollati, nessuno era rimasto in piedi, tutto ciò gli ricordava quelle volte in cui Mistgun arrivava in gilda e faceva addormentare tutti. Ma ora era diverso la gente non si era addormentata o appisolata, stava male. Persino Erza, Laxus e Gildarts non avevano resistito.
Però lei stava bene, non si sentiva diversa da prima e vide che anche Krono era rimasto in piedi.
«Ma che diamine sta succedendo, Krono?».
«È l’effetto del miasma emanato dal suo corpo».
«Miasma?».
«Si, avvolge il suo corpo e si propaga un po’ come una nebbia, persino io a stento riesco a vederlo. Agisce come una sorta di veleno indebolendo le persone che ne vengono a contatto. Un essere umano normale se ci dovesse rimanere esposto per troppo tempo rischierebbe anche la morte».
«Ma allora», la sua voce era spaventata.
«Tranquilla i maghi hanno una resistenza superiore alle persone normali, non rischiano niente, però ne vengono indeboliti. L’effetto di indebolimento è iniziato appena ha messo piede qua dentro, e dato che siamo al chiuso è stato anche più veloce».
«Ma allora perché tu ed io non ne risentiamo?».
«Probabilmente l’energia demoniaca all’interno del mio corpo e i geni demoniaci all’interno del tuo ci rendono immuni».
«Risposta esatta! Bene adesso che ho messo fuori gioco quei fastidiosi e inopportuni seccatori sono tutto tuo», si portò il braccio destro di fronte al corpo e fece un leggero inchino.
«Cominciamo?».
Mira fu scossa da un brivido.
“Vogliono combattere adesso, in questo luogo”?
«Se possibile preferirei spostarmi in un altro luogo. Vedi gli abitanti di questa città e di questa gilda non c’entrano niente con i nostri affari, preferirei non coinvolgerli. Specialmente considerando che ora sono finalmente in pace».
«Uhuhuh, e tu pensi veramente che me ne freghi qualcosa di questi umani? Se non avessi voluto coinvolgerli non saresti dovuto ritornare».
Wooosh.
Un’aura nera si levò dal corpo di Helel.
A Mira mancò il fiato.
Quell’aura emanava un grandissimo potere. Quando l’anno prima si era trovata di fronte ad August aveva solo potuto tremare di paura di fronte al quel potere smisurato, ma ora era addirittura peggio. Quello che stava provando adesso era puro terrore, non solo per il fatto che quel potere rivaleggiava con quello di Acnologia, ma anche per tutta la crudeltà che trasmetteva.
Era paralizzata dalla paura.
Wooomp!
In un attimo l’aura nera emanata da Helel si dissolse.
Non sapeva cosa fosse appena successo, guardò Krono, il suo sguardo era duro e un attimo dopo tornò tranquillo e gentile.
«Te lo chiedo cortesemente», nonostante il sorriso che mostrava il suo sguardo era duro, «cambiamo luogo».
Guardò il pavimento dal punto in cui si trovava il corvino, sulle assi del pavimento partivano delle crepe che si estendevano in tutte le direzioni.
«Bwahahahah!! Davvero stupefacente in un attimo hai fatto evaporare tutto il mio miasma con la tua aura demoniaca. Ora capisco tutto. Contro uno come te i miei subordinati non avevano speranze».
Mirajane si guardò intorno e vide che tutti si stavano lentamente riprendendo.
«Allora mezzo-demone, dove vuoi essere seppellito?».
«In direzione sud-ovest, a circa una trentina di chilometri dalla costa c’è una piccola isola deserta, aspettami lì tra un paio d’ore».
«E sia, devil slayer, aspetterò trepidante!».
«Anf, anf qual è il tu…anf il tuo obiettivo?», riuscì a chiedergli il master.
«Quello di annientare fino all’ultimo tutti i devil slayer, in modo che, dato che ora Zeref e Acnologia sono ci sono più, nessuno possa impedirmi di dominare su questo mondo. 
Avvolse le ali intorno al suo corpo e un globo nero lo racchiuse per poi schizzare via dall’ingresso.
Per qualche minuto la gilda stette nel più totale e assoluto silenzio.
Mirajane e Krono dettero una mano a chi sembrava aver subito maggiormente l’effetto del miasma, specialmente a Natsu e Gray che erano ancora privi di conoscenza.
Clap.
«Bene bene signori, è l’ora di dirsi addio… cioè si salutarsi».
Si inchinò ancora.
«Vi chiedo ancora perdono per quello che è successo».
«Sei davvero cambiato in questi due anni», gli disse.
«Hai davvero intenzione di affrontare quel mostro da solo?», gli chiese Macao.
«Certo che sì, inoltre non voglio e non posso essere aiutato da nessuno».
«Ci siamo noi che possiamo darti una mano», gli disse Lucy.
«No, non potete. Avete visto l’effetto del suo miasma, anche se lo affrontate all’aperto appena vi avvicinereste per colpirlo verreste indeboliti, i vostri attacchi non gli farebbero niente e sareste anche esposti. Io non ho nessuna voglia di combattere e farvi da balia contemporaneamente, per non parlare del fatto che non sono portato per i combattimenti di gruppo».
«Quindi combatterai da solo per proteggere l’umanità?», disse Makarov.
«Beh… se devo proprio essere sincero a me dell’umanità frega poco o niente. Io combatto principalmente per vendicare i miei cari e chiudere i conti col mio passato. E già che ci sono possiamo dire che combatto anche per difendere l’umanità, ma non è il mio obiettivo primario, direi più che altro secondario… o forse terziario», disse con tono innocente.
«Ma Krono?!», saltò su lei, sbigottita nel sentire quelle parole.
«Che c’è?!», fece col suo solito atteggiamento ingenuo, «sono cambiato questo è vero, ma non completamente! Rimango pur sempre un egoista dopotutto», disse soddisfatto.
Makarov sospirò: «credo che tu non sia in grado di fare meglio di così».
«Io però rimango dell’idea che non dovresti andare da solo», gli disse.
«Ne sono certo, Mirajane, ma è giusto così. In questi due anni ho vagato per il continente. Non potete immaginare cosa ho visto. Esseri, la cui forza non è inferiore a quella di Acnologia».
«Cosa?!», fece incredulo Gildarts.
«Solo perché finora se ne sono stati buoni e tranquilli non significa che rimarranno così per sempre, se dovessero mettersi in movimento voi li dovrete combattere», si fermò un attimo a guardare le facce preoccupate che aveva davanti e sorrise.
«Non credevate mica che una volta eliminati Zeref e Acnologia avreste risolto tutti i problemi di questo mondo. Helel, Zeref, Acnologia sono solo alcune delle minacce che incombono».
«Ma…».
«Basta così, Mira. Ha fatto la sua scelta. Essere compagni significa anche rispettare le scelte degli altri, specialmente se queste scelte sono sensate. Che ci piaccia o no in battaglia contro quel demone non gli saremmo di nessun aiuto».
«Ma Erza?».
«Davvero incredibile! Mi hai definito compagno e mi hai anche dato ragione. Sembra che alla fine in qualche inspiegabile e strano modo ci siamo riusciti a capire Erza Scarlett».
«E va bene», Mirajane sembrò rassegnarsi, «ma voglio farti un’ultima domanda Krono»,
«Sentiamo».
«Hai visto anche tu, quando quel demone si apprestava a combattere ha rilasciato energia demoniaca, proprio come quella che rilasci tu, inoltre le sue ali erano identiche alle tue: stessa forma, colore e piumaggio. Quello è diverso da tutti gli altri demoni, proprio come tu sei diverso da tutti gli altri devil slayer».
Krono sorrise.
«Hai ragione, lui non è un demone normale, dopotutto in origine era un angelo. Si dice che gli angeli che vengono corrotti si trasformano in angeli caduti, le loro ali si tingono di nero e vengono espulsi dal paradiso e se la loro corruzione degenera ulteriormente possono anche trasformarsi in demoni. Ma demoni più pericolosi dei demoni che sono nati come tali».
«In che senso?», gli chiese Erza.
«Mio nonno lo diceva spesso: il vero male nasce dalla corruzione di qualcosa di veramente puro. Ecco perché va temuto più un demone che un tempo era un angelo rispetto ad un demone puro. Chissà, è possibile che parlandoci io scopra anche l’origine del potere del Demon Lord e perché esso è così diverso da quello degli altri devil slayer».
«Eppure, tu lo conoscevi. Cosa sai su quell’essere?».
Krono abbassò lo sguardo per un momento.
«E va bene», disse dopo aver sospirato.
«Nelle varie comunità di uomini-demone che ho visitato ho sentito diverse leggende riguardanti la loro origine e i loro antenati. Leggende che si sono tramandati di generazione in generazione. La cosa che mi ha sorpreso è che nonostante i villaggi vivessero a grandi distanze e non avessero la minima idea dell’esistenza gli uni degli altri le loro storie avevano moltissimi punti in comune. È stato questo che mi convinto che quelle leggende avessero più parti vere di quanto loro stessi pensassero».
«E queste storie riguardavano Helel?», chiese Makarov.
«Dovete sapere che milioni di anni fa, quando il mondo era popolato dai draghi e gli uomini stavano cominciando a strisciare fuori dal fango, due mondi decisero di darsi battaglia e scelsero questa terra come campo di battaglia».
«Quali mondi?».
«Quelli che noi chiamiamo Inferno e Paradiso. Gli eserciti dei due mondi non erano nient’altro che angeli e demoni».
«Ma è assurdo!», intervenne Erza, «L’Inferno e il Paradiso non sono mondi! Nessuno sa nemmeno se esistano o no».
«Oh, cara Erza, non credo che la cosa sia così semplice, dato che storie simili si tramandavano anche tra le famiglie dei devil slayer. Inferno, Paradiso, spazio, universo, pianeti, dimensioni parallele, sono tutti collegati, in parole povere sono tutti la stessa cosa».
«Un rumore di voci si propagò per tutta la gilda».
«L’Inferno e il Paradiso. Il primo una dimensione fatta di una luce eterna e abbagliante, il secondo un luogo creato apposta per far soffrire; non sono altro che mondi distanti milioni di anni dal nostro ma che ci sono collegati, da speciali distorsioni spazio-tempo o robe simili».
«Secondo molte religioni quelli sono luogo destinati al riposo eterno o al castigo».
«Te l’ho già detto, non è così semplice, la realtà spesso è diversa da quello che noi conosciamo, o in cui crediamo. L’anima è comunque una forma di energia, è eterna, ma il corpo no, quando esso cede l’anima viene trasferita nel Paradiso e lì alimenta quella luce abbagliante, in pace e in quiete, altrimenti se la sua carica negativa e troppo elevata viene mandata all’Inferno e dopo essersi purificata attraverso la sofferenza viene rispedita su Earthland e così via, in questo ciclo infinito. Almeno questo è quello in cui più o meno le persone credono. Ma la realtà è che nessuno sa cosa accada dopo la morte, quindi queste non sono altro che ipotesi», fece una breve pausa.
«Tornando alla guerra fra le due fazioni comunque, fu durissima, ma alla fine gli angeli ebbero la meglio. Il comandante degli angeli riuscì persino a uccidere il re dell’inferno e a rispedire le sue armate negli inferi. Alcuni demoni poi vennero banditi anche dagli inferi dai loro simili a causa della sconfitta e si stabilirono sulla terra. Alcuni si accoppiarono con gli umani e diedero il via ad una discendenza. Gli uomini-demone di Galuna e delle altre comunità non sono altro che i discendenti di queste unioni. In quanto al comandante che aveva portato alla vittoria gli angeli lui era il più splendete di tutte le schiere celesti. Ma nella sua eccessiva vanità e smisurata arroganza fece l’errore più grave. Volle sostituirsi al suo creatore e provò a prenderne il posto, un atto imperdonabile. Venne esiliato, sfigurato, umiliato e denigrato. Venne cacciato dal Paradiso e spedito negli inferi, col passare del tempo in quel luogo fatto di orrore e sofferenze la sua condizione mutò in peggio, il suo animo venne corrotto del tutto, da angelo caduto divenne demone e di lui non si seppe più niente».
Tutta la gilda era sprofondata nel silenzio.
Fu il master a romperlo: «come facevi a sapere che il demone responsabile delle stragi di devil slayer era proprio Helel?».
«Non lo sapevo. Avevo solo un presentimento, ma dopo aver visto le sue ali nere e averlo visto neutralizzare la magia devil slayer di Gray era l’unica spiegazione plausibile».
«Credi veramente di riuscire a sconfiggerlo?», gli chiese Macao.
«Helel è senza dubbio un essere dalla forza eccezionale, forte almeno come Acnologia. Se tu mi chiedi se sono veramente sicuro di batterlo la mia risposta e no, ma, posso prometterti una cosa. Cioè che farò tutto quanto è in mio potere per sconfiggerlo, ad ogni costo».
Mira sgranò gli occhi.
Clap.
Fece un altro applauso con le mani.
«Bene è l’ora dell’addio provvisorio!».
«Provvisorio?», fece Makarov.                                                           
«Certo voglio salutarvi come se non ci dovessimo più rivedere, così se Helel mi dovesse fare fuori almeno non avrò rimpianti verso di voi!».
«Ma che dici?», gli chiese Lisanna.
Si diresse verso Natsu e Gray che ancora svenuti era stati fatti stendere su due tavoli in attesa di essere portati in infermeria.
«Allora come stanno i vostri uomini?», chiese a Juvia e Lucy che li stavano accudendo amorevolmente.
«Natsu non è il mio uomo», gli rispose la bionda in imbarazzo.
«Se lo ammettessi sarebbe meglio».
«Hanno preso una bella botta, ma il mio Gray-sama si riprenderà», gli rispose invece Juvia con decisione.
«Mi dispiace, ma se mi avessero ascoltato a quest’ora sarebbero tranquilli come al solito, a discutere ed azzuffarsi per delle questioni inutili».
«Natsu è sempre stato testardo».
«Hai proprio ragione. Anzi forse è meglio così, di sicuro non saremmo riusciti a convincerlo a farsi da parte e avrebbe voluto combattere a tutti i costi».
Lucy lo guardò storto.
«Beh? Che cosa ho detto? È solo svenuto non rischia di certo la vita e poi non ho mai nascosto il fatto che lui non mi andasse proprio a genio».
Ma lo sguardo della ragazza non mutò.
«…va bene, allora salutatemeli quando si risvegliano», si allontanò, ma dopo qualche passo si fermò e si voltò indietro.
«Ah! C’è un’ultima cosa. Appena si saranno risvegliati entrambe dovete fare una cosa: smetterla di perdere tempo e mettevi subito a limonarli!».
Mirajane si portò la mano davanti alla bocca per nascondere un sorriso di divertimento mentre guardava la faccia estasiata di Juvia che acconsentiva e il viso della povera Lucy che era diventato bordeaux dall’imbarazzo.
«M-m…ma che cosa di ci, Krono?!».
«Gli uomini in questa gilda sono ritardati per quanto riguarda le questioni amorose, dovete prendere voi donne l’iniziativa, altrimenti le cose rimarranno così ancora per mooooolto tempo», e si allontanò lasciando Lucy in uno stato di shock mentre Juvia completamente in estasi abbracciava il suo adorato, che nonostante fosse ancora incosciente non sembrava molto tranquillo in quella situazione.
«Gajeel!!», Krono si portò davanti al dragon slayer sorridente e con uno sguardo di ammirazione, «tu invece sei l’eccezione che conferma la regola! ti faccio le mie congratulazioni! Siete proprio una bella coppia!», e li porse la mano.
«Grazie», ripose questi sorpreso da quella reazione mentre gli stringeva la mano.
«Chi l’avrebbe mai detto che il Gajeel di cui ho sentito parlare per due anni sarebbe stato il primo a dichiararsi. Il primo a dichiararsi, tu, Gajeel! Incredibile».
«Ehi! E con tutta questa scenata cosa vorresti insinuare?!».
«Sorpresa e stupore», gli rispose come se per lui quella fosse la risposta più ovvia del mondo.
«Comunque, la gente può davvero cambiare. Mi dispiace che la tua bella ragazza non sia presente, mi sarebbe piaciuto congratularmi anche con lei, almeno riferisciglielo tu e portale anche i miei saluti».
«Ok, sarà fat…».
«Laxus!! E anche i suoi tirapiedi!!», non diede nemmeno a Gajeel il tempo di finire che si spostò subito da altri.
«Non avrà mica intenzione di fare così con tutti qua dentro?», chiese Elfman, ma Mira non rispose, guardava seriamente il corvino mentre continuava a fare battute e scambiarsi abbracci con le persone.
Si scambiò un’occhiata seria col master, anche lui doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava.
«Mia bellissima, carinissima e pucciosissima Wendyyyyy!!!!».
«Ghyaaa!», la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di reagire che si trovava già Krono appiccicato, che la abbracciava stretta e strofinava, nuovamente, il suo viso sulla sua testa.
«Ti prego non cambiare mai, rimani sempre così piccola e tenerissima».
«P-p-referirei d-di n-no» riuscì solo a farfugliare in completo imbarazzo».
«Lascia stare Wendy, bruto!», gli disse Charle che in forma umana cercava di staccarlo dall’amica.
«Vieni qui anche tu!».
«Aaahh!», la ragazza gatto venne inglobata nell’abbraccio.
«Siete davv…CRASH!! Ouch!», una bottiglia lo colpì sulla testa facendogli mollare la presa.
«Uffa Erza! Perché devi sempre intervenire stavo solo salutando delle amiche!».
«Guarda che non sono stata io ma lei», disse indicando una persona.
Krono si voltò nella direzione indicata dal dito della rossa e sgranò gli occhi.
«Cana?!».
La mora gli sorrise.
«Questa volta avevo una bottiglia sottomano e sono riuscita a colpirti. Buona fortuna per il tuo scontro. Quando avrai finito muoviti a tornare, ci berremo qualcosa insieme, offro io».
Per un attimo l’espressione di Krono si intristì, ma poi sorrise nuovamente: «ma certo».
Poi si diresse verso il bancone, o quello che ne rimaneva, si fermò davanti al master e si inchinò.
«Grazie per quello che ha fatto per me. Per avermi aiutato e perdonato per le mie azioni orribili».
«Ahahah! Ragazzo io ti ho solo dato dei suggerimenti il grosso del lavoro l’ha fatto qualcun altro», e si voltò a guardarla.
Krono la guardò e si inchinò anche davanti a lei.
«Mirajane Strauss non mi scuserò mai abbastanza per averti colpita in quel modo, tu se la prima persona che qui dentro ha provato veramente a conoscermi ed è sempre stata dalla mia parte. Io ti ho fatto del male e nonostante ciò tu mi hai aiutato ancora e mi hai perdonato. Non mi dimenticherò di te né di quello che hai fatto, e proverò a comportarmi allo stesso modo anche con le altre persone…», alzò lo sguardo e le sorrise, «…o almeno farò il possibile per provarci», disse mentre si rimetteva dritto.
«Sono certa che ci riuscirai. Sarai anche un orgoglioso, arrogante ed egoista, ma non sei una cattiva persona».
Krono raddrizzò la schiena e gonfiò il petto.
«Puoi dirlo forte», disse mentre col pollice si indicava il petto.
«…però è un peccato, ci saremmo potuti divertire noi due. Un altro luogo, un altro tempo e avremmo fatto faville».
Sgranò gli occhi e senti una vampata di calore salirle sul viso.
«Ehii! Stai parlando di mia sorella!», sbottò Elfman, ma Krono lo ignorò completamente.
«Ah! A proposito non ho visto ancora quello spettro impiccione, dove si è cacciato?».
«La prima master è in pace adesso», gli disse Makarov con una vena di nostalgia.
Krono tardò un attimo a rispondere, sembrava sorpreso, ma subito la sua espressione si rilassò, divenendo addirittura felice.
«Buon per lei allora, scommetto che sta meglio di tutti noi!».
Si avviò verso l’uscita, il suo sguardo si incrociò con quello di Erza, lei gli fece un cenno col capo e lui gli rispose a sua volta.
Dopo qualche passo però si bloccò.
«Ancora una cosa», si voltò e si diresse a grandi falcate verso Macao e Wakaba, fece un altro inchino e poi li guardò dritti negli occhi.
«Stavo quasi per dimenticarmi di voi due. Vi devo tutto. Mi avete accolto in questa gilda di matti, nonostante fossi uno straniero misterioso e inquietante, avete provato in tutti i modi di farmi sentire uno di voi e mi avete sempre trattato bene, invece io per molto tempo vi ho ignorato e purtroppo qualche volta anche offeso. Ma se sono arrivato fino a questo punto e solo grazie a voi, il poco tempo passato con voi mi ha permesso di avere qualche altro bel ricordo e di questo ne sono contento», allungò la mano.
«Permettetemi di stringervi la mano, Macao Convault e Wakaba Mine».
«Buona fortuna ragazzo».
«Sei proprio maturato».
«Bene!», fece qualche passo indietro, «ho fatto quello che dovevo fare! Ostentare tutta questa gentilezza mi ha sfiancato, è proprio snervante. Mi sono inchinato più negli ultimi trenta minuti che in tutta la vita. Ho la schiena a pezzi».
Si avviò verso l’uscita a passo svelto e spedito.
«Addio Fairy Tail! Vi rivedrò nei miei incubi!».
«Cosa hai detto!!», sbottò Erza.
«Kahahahah!» scoppiò a ridere e accelerò il passo uscendo quasi di corsa.
Appena varcò la soglia e scomparve la gilda sprofondò in un cupo silenzio.
«Beh?! Cos’è quest’atmosfera deprimente?», intervenne il master.
«Non stavamo festeggiando Lucy?!».
«Ma master, le sembra il caso di continuare con i festeggiamenti?», fece la bionda.
«E perché no? Krono ha detto di non preoccuparsi e io di lui mi fido. Avete visto quanta sicurezza emanava, e quanta forza ha sprigionato rilasciando solo un po’ della sua energia? Sono sicuro che eliminerà quel mostro. Mal che vada ci penseremo noi, abbiamo sconfitto un drago-demone sconfiggeremo anche un demone normale».
«Il master ha ragione», subentrò Erza, «oggi era la tua giornata Lucy, non te la farai rovinare da quello stramboide, su Mira che aspetti servi da bere!!».
In pochi minuti la gilda era tornata allo stesso clima festoso che c’era fino a qualche minuto prima: la gente rideva, scherzava, si azzuffava e lei che provvedeva a servire cibo e alcol.
Ma non era ritornato tutto normale.
Poteva vederlo dagli sguardi delle persone: tutti avevano una nota di preoccupazione e per lei era uguale.
Ad un certo punto si fermò, appoggiò le mani sul bancone.
Ansimava.
«Che c’è Mira? Tutto a posto?», le chiese Kinana che era lì al bancone a dargli una mano.
«Ho bisogno di fermarmi un attimo, potresti pensarci tu qui?», e si allontanò in fretta.
Andrò nella stanza che c’era dietro, dove tenevano le casse con le bottiglie d’alcol, d’acqua e il cibo.
Non si sentiva bene.
L’apparizione del demone l’aveva sconvolta, ma non era quello il punto, il problema era stato l’atteggiamento di Krono, quello che aveva detto il modo in cui si era comportato, l’avevano turbata non poco.
Decise di uscire doveva vederlo.
Non voleva attraversare la sala, quindi decise di uscire dalla porta sul retro, fece il giro della gilda e tornò sulla strada principale, non lo vedeva da nessuna parte, ma poi si ricordò di quello che aveva detto a Helel riguardo al loro scontro e si diresse verso il mare. Corse a più non posso finchè non arrivò al porto della città, iniziò a guardarsi intorno vide il molo e la banchina con le navi ancorate, con dei pescatori che si preparavano a salpare o dei manovali che provvedevano allo scarico e al carico delle navi merci, ma ancora non lo vide.
L’agitazione crebbe ancora di più, continuava a girare la testa in tutte le direzioni.
Ma ad un tratto con la coda dell’occhio scorse un movimento e lì lo vide, quella chioma lunga e nera era inconfondibile.
Si affrettò finchè non gli fu a qualche metro.
«Kronooo!!!», gridò a squarciagola.
   
 
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