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Autore: MC_Gramma    02/07/2020    1 recensioni
Rivedere un pacioccoso Nolan Gerard Funk in X-Men 2 è stato deleterio, ecco tutto. u.u
C’è stato un tempo, talmente lontano che a ripensarci gli sembra addirittura un’altra vita, in cui lo conoscevano come Il Salvatore. [...] Il giorno in cui Jean e Tempesta vennero a prenderlo provò un immenso sollievo. Non era un santo. Non era Il Salvatore. Era solo un giovane mutante e finalmente gli fu offerta una vita ‘normale’.
-.-.-
Ho ripreso gli aggiornamenti. Stay tuned!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Marley Rose, Sebastian Smythe
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A/N: non me ne volete per il ritardo, tra il lavoro e un compagno che richiede tutta la mia attenzione nei weekend il tempo per scrivere è quello che è... perciò ve lo dico subito, il prossimo aggiornamento sarà verso fine mese.
N2: il ruolo di Melissa Benoist in Homeland crea ancora qualche problema a chi l’ha conosciuta in Glee, per chi non ne sa niente può prenderlo come un accenno a Mon El di Supergirl.
N3: di nuovo, a scanso di equivoci, mi sento in dovere di specificare che quando parlo di Kitty non mi riferisco alla nostra spumeggiante cheerleader bensì all’adorabile mutante che passa attraverso i muri e da X-Men 2 a X-Men Conflitto Finale ha cambiato faccia (personalmente, preferisco Ellen Page… sarà che le hanno dato più spazio!)
N4: nel mio immaginario Tempesta si commuove fino alle lacrime per La leggenda del pianista sull'oceano.





Dal giorno in cui Marley si rintanò - trasferire implica una scelta e lei non l’aveva avuta - nel loro appartamento, la convivenza con Sebastian si fece notevolmente più semplice. 

A quanto pare l’amico aveva esasperato certi comportamenti per non destare sospetti qualora si verificassero tali circostanze. Le esagerate ordinazioni di cibo d'asporto, la presenza di Santana sempre più richiesta, il fatto che non avesse mai portato una delle sue conquiste nell'appartamento… In parole povere, aveva previsto ogni cosa!

Hunter ebbe l'illuminazione sentendo parlare la signora Schuester, del quarto piano, con la moglie del custode, che poi era sua sorella.

"Prima non veniva così spesso."
"Vorrà sedurre uno dei due."
"Sicuramente quello alto."
"Sono entrambi alti, Terry, sii più specifica!"
"Non il musone, l’altro."
"Dici? Oh! Credevo fosse un po'…"
"Assolutamente no! Una volta mi ha persino fatto delle avances molto esplicite."
"Si vede che è francese! Dovresti dirlo a William, magari è la volta buona che si sveglia!"

“Lo sapevo che sotto il tuo atteggiamento integerrimo e disinteressato si nascondeva una ciattella di quartiere, Clarington!” rise il francese, quando gli riferì quella conversazione “Bene, è solo questione di tempo prima che si sparga la voce e a quel punto, Santana potrà trasferirsi qui in pianta stabile.”

“Scordatelo!” intervenne l’ispanica, risparmiandogli una figuraccia.

“Non osare dire che non ti pago abbastanza, Lopez, sono stanco di questo ritornello!”

“Stavo per dire che non esiste cifra per cui accetterei di dividere il letto con te!”

“Cos… Chi ha parlato di-?!”

“Quindi dovrei dormire con lei? Allora si può fare!”

“Non sarebbe la prima volta ma non è questo il punto!”

Hunter non rimase ad ascoltare il resto della discussione, soprattutto dopo che Jett si infilò sotto la gonna di Santana e le pinzò - mordere sarebbe stata un’esagerazione! - l’interno coscia per dare man forte al suo padrone. 

Trovò Marley seduta sul divano che accarezzava Mr Puss con aria assorta. 

Non era una situazione facile per una persona indipendente e riservata come lei: non aveva la libertà di uscire né di ritagliarsi uno spazio solamente suo e Sebastian era troppo egoista per cederle la propria camera. Erano giorni che la faceva dormire su quello stesso divano.

Forse temeva che lui potesse farsi idee sbagliate se avessero dormito insieme o forse aspettava che fosse proprio lui a tirare fuori l'argomento per cogliere l'occasione e infilarsi nel suo, di letto. Hunter non si sentiva di escludere nessuna delle due ipotesi.

E la costante presenza di lei nell'appartamento lo metteva in una situazione di angosciante concupiscenza. Era peggio di quando si trovavano in camera di Rouge per studiare. Molto peggio! Il fatto di saperla così vicina, così facile da raggiungere… 

Si rese conto di non essere migliore di Smythe. Fare simili pensieri mentre la sua vita è stravolta per via del suo vecchio stalker. Quando era diventato tanto egotista? O lo era sempre stato?

“Ehi!” esclamò, proseguendo verso la cucina “Mi preparo uno spuntino, vuoi qualcosa?”

“Ti ha sconvolto?” gli domandò di rimando, fissando un punto nel vuoto “Scoprire dei miei trascorsi saffici.” 

Hunter non fu sorpreso che li avesse sentiti, quei due urlavano come delle aquile. Marley sbatté le palpebre, puntandogli addosso uno sguardo accusatore degno del francese 

“Cozza con l’idea che ti eri fatto di me, vero? La tenera scolaretta, la ragazza acqua e sapone! Scadrei ancora di più ai tuoi occhi se ti dicessi che ho passato un’intera estate a bordo dello yacht di un principe persiano?”

La raggiunse nel momento in cui Mr Puss soffiò, percependo tutta la sua frustrazione. A differenza del gatto, lui se ne sarebbe volentieri fatto carico.

“Penso che ti serva una boccata d’aria fresca.”

Marley rise, poi si rese conto che diceva sul serio. “No, lo sai, Sebastian ha detto...”

“Tuo fratello è apprensivo. Non dico che faccia male, sia chiaro!”

“Se esco sarà stato tutto inutile.” la voce era ferma mentre parlava, in compenso lei tremava tutta “So cosa stai cercando di fare e lo apprezzo, davvero, anche se sono stata piuttosto… anzi, diciamo pure una stronza di prima categoria!”

Con un’audacia che sorprese persino se stesso, Hunter le sfiorò col dorso delle dita le labbra e si fece più vicino. Sarebbe così facile baciarla adesso!

“Fai bene a fidarti di lui.” le assicurò, spostandosi sulla guancia “La domanda è: ti fidi di me?”

Gli sembrò che passasse un’eternità prima che lei annuisse.

“Bene” ghignò, recuperando il cellulare.

Fece appena in tempo ad allontanarsi di qualche passo quando la voce di Tempesta lo investì: "Non finisce qui, Logan!"

“In lite pure voi…” commentò, massaggiandosi le tempie “Se vuoi fargli passare un brutto quarto d’ora non hai che da chiedere!”

"Sei dolce come sempre." 

“Tu invece sei elettrica.”

"Ahah!" in sottofondo parlò una voce che non riuscì a distinguere "Sì, è Hunter." rispose Tempesta, poi riavvicinò il microfono "Colosso e Kitty ti mandano un saluto, Rouge un bacio e Tommy… credo abbia grugnito. Strano."

“Non così strano!”

"Comunque manchi a tutti." 

Si scambiarono qualche convenevole, lei gli chiese se aveva ricevuto i libri che gli aveva mandato e lui le raccontò, tenendosi sul vago, che la sua vita non era cambiata poi tanto: si divideva sempre tra scuola e camera sua, aveva solo aggiunto un po’ di strada!

"Non senti mai nostalgia di casa? È un bel po’ che non ti fai vedere."

Capì dal tono di voce che Tempesta era preoccupata ma non gli chiese come stava o se fosse nei guai e Hunter lo apprezzò tanto.

“Sai di cosa avrei bisogno? Un bel pomeriggio di Marzo come quello descritto nel tuo film preferito.”

"Una vera sfortuna che tu non sia a New Orleans." la sentì ridacchiare "Te l’ho detto che è tratto da un monologo teatrale?"

“E potresti...?”

La sua era una richiesta inusuale ma sperava che potesse aiutarlo senza troppe domande, non era sicuro fare quel genere di conversazioni per telefono.

"Potrei."

“Allora ci conto!”

"Sicuro non ti serva altro?"

“Sicuro.”

Tempesta tacque a lungo, facendogli temere che fosse caduta la linea, poi annuì e gli raccomandò di fare attenzione.

Per tutta la durata della telefonata, malgrado la distanza che aveva messo tra loro, Hunter mantenne il contatto visivo con Marley. Il suo sguardo era carico di speranza e preoccupazione. 

In passato lo avevano guardato così centinaia e centinaia di volte tanto che alla fine aveva iniziato a provare indifferenza per quei disperati - uomini, donne, bambini che fossero. Solo che questa volta non si trattava di una persona qualunque, era Marley! La ragazza che non riusciva a ignorare già prima, figuriamoci adesso che lo guardava in quel modo.

“Tranquilla.” le disse appena tolse il telefono dall'orecchio “Tutto si sistemerà.”

Lei si sforzò di sorridere in risposta. Oddio, quando aveva imparato la differenza!? Meglio non pensarci.

 

Fu così che in un giorno qualunque, completamente fuori stagione, per non dire fuori luogo, una fitta nebbia salì dal porto di Boston e avvolse la città, come un abbraccio o una barriera protettiva, falciando il paesaggio urbano e persino le persone che si aggiravano per le strade come corpi senza testa. Nessuno notò il ragazzo e la ragazza seduti sulle scale antincendio all’esterno del palazzo. Le loro figure non si specchiarono sui vetri del grattacelo dall’altra parte della strada, non erano nemmeno sicuri ci fosse ancora oltre quel muro bianco!

“Come lo sapevi?” chiese lei.

Lui esitò a rispondere, roba di pochi secondi ma sufficiente perché lei lo cercasse a tentoni, allora prese a parlare di un fenomeno atmosferico noto come ‘nebbia d’avvenzione’. Non si accorse che capiva poco o niente di quel che diceva, né che questa volta sorrideva per davvero.

  
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