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Autore: IppaR    02/07/2020    1 recensioni
"James Potter aveva il sonno pesante, e questo era un dato di fatto per tutti coloro che lo conoscevano. Certo, non quanto Remus nei giorni successivi alla luna piena, però, come soleva ghignargli Sirius dopo averlo spintonato giù dal letto del dormitorio quasi tutte le mattine, lui non aveva nessun problema peloso da poter utilizzare come scusa.
Tuttavia, quando la finestra di camera sua -ultimo piano, Godric’s Hollow 3- esplose, neanche lui riuscì a evitare di svegliarsi di soprassalto, confuso e con il cuore in gola."
*
Sesto anno dei Malandrini a Hogwarts. L'anno prima dell'inizio della guerra, con tutto ciò che porta con sé: l’avventura, l’amicizia, le scelte, la lotta, gli sbagli, la paura, il coraggio, l’amore. [Wolfstar e un po' di LilyxJames]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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War and Peace
Capitolo VII -  and I'll tell you who you are

22 dicembre 1976

«Sirius Black ha fatto... cosa?»

Per la seconda volta in due giorni, Minerva McGranitt si ritrovò a pronunciare la stessa frase con identica incredulità, quasi. Madama Chips scosse la testa, agitata, e fornì all’amica una versione più dettagliata di quanto le aveva appena riportato.

«Come ti dicevo è accaduto tutto perché non gli ho permesso di vedere il Signor.Lupin… sai, si sta ancora riposando dalla luna piena e gli servono silenzio e calma, non di certo un’accoppiata che di solito porta Black…» l’infermiera fece una smorfia di disappunto, si tolse un fazzoletto dalla veste e si asciugò la fronte «e poi mi aveva chiesto di non far entrare nessuno dei suoi amici… povero ragazzo, avresti dovuto vedere com’era sconvolto quando Potter stamani gli ha raccontato l’accaduto…»

Minerva insegnava da molti anni, e conosceva quei particolari ragazzi altrettanto bene, dunque non le fu difficile immaginare con chiarezza  i sentimenti che poteva star provando Remus. Nel farlo, come la notte precedente, sentì un peso opprimerle il cuore.

«…ho usato testuali parole con Sirius: “a meno che tu non sia ferito, non ti è permesso stare qui” e lui di rimando sai che ha fatto Minerva?!…Si è lanciato contro il muro! Due volte! Poi mi ha guardato e ha detto: “adesso sono ferito”, ed è entrato in infermeria! Così, come se nulla fosse… sanguinando dal labbro!»

La McGranitt sospirò.

«Certamente bisogna ammirarne la dedizione… e l’originalità…»

Madama si fece ancora più seria e iniziò ad arrotolarsi il fazzoletto tra le dita.

«Ma questa volta, Minerva…»

«Lo so-»

«Per non parlare dello spavento che si è preso Severus! Pensa che non ha neanche voluto passare la notte in infermeria, talmente lo terrorizzava l’idea di stare vicino a Remus!»

«O lo disgustava, Poppy» replicò la CapoCasa con una profonda nota di tristezza nella voce «Sai quanto il mondo magico sia terribilmente…indietro, sulle questioni importanti. E come questo influenzi i nostri ragazzi… soprattutto adesso!»

Gli occhi azzurri della professoressa incontrano quelli altrettanto azzurri dell’infermiera. La Chips notò la preoccupazione della donna e se ne sorprese: Minerva sembrava sempre così sicura di sé, così invincibile, che a volte ci si dimenticava di quanto fosse vulnerabile in realtà. Avrebbe dato la sua vita per uno qualsiasi dei ragazzi della scuola, e la sua anima per evitare che l’oscurità e l’odio li raggiungessero. L'infermiera ebbe voglia di abbracciarla ma sapeva che una tale invasione di spazio non sarebbe stata apprezzata, così decise di chiederle quello che la tormentava da tutta la notte.

«Pensi che si verrà a sapere, di Remus?»

Sul volto dell’insegnante di trasfigurazioni comparve un sorriso stanco.

«No. Silente ha parlato con Severus… il Preside sa essere convincente, quando deve. Lo sai bene quanto me, dopotutto stavi per rifiutare il posto…»

«Oh beh, è bastato poco… non vi avrei mai lasciati in balia di qualche guaritore da strapazzo!» rispose Madama, arrossendo sotto l'occhiata dell'altra «Piuttosto, che ne sarà di Black?»

«Secondo Albus ha già la peggiore delle punizioni da scontare»

«Tutto qui?»

Minerva annuì con compostezza, serrando le labbra.

«E secondo te?»

«Anche»


 

6 gennaio   1977

Le vacanze erano state gelide e piene di neve. Ma quel mattino, come per accompagnare gli studenti nel loro rientro a Hogwarts, era uscito il sole e il ghiaccio si era sciolto in acqua sporca. Con l’avanzare del pomeriggio la timida palla di fuoco aveva ceduto al cielo di gennaio e si era nascosta dietro le nuvole, lasciando al suo posto una luce scura e grigiastra. I ragazzi passavano frusciando nella poltiglia e Gazza si affannava a urlare imprecazioni affinché tutti si pulissero le scarpe prima di entrare nel castello. Quando Padfoot apparve sulla soglia della loro camera, Remus vi era dentro e stava piegando e riponendo con cura  alcuni vestiti nel baule. Sirius, nonostante la porta fosse ben aperta, bussò. Lupin continuò a ordinare le sue cose senza degnarlo di uno sguardo.

«Moony per favore, dimmi qualcosa! Ho sbagliato, sono stato un idiota, davvero, ne sono consapevole… ma non so più cosa fare per farmi perdonare…» iniziò.

Remus non rispose. Chiuse il baule e lo fece levitare con un colpo di bacchetta, poi si mise il mantello e si guardò intorno.

«Ti avrò mandato un centinaio di lettere a cui non hai risposto… possiamo, cazzo… possiamo parlare? Ti prego!»

L’espressione del prefetto rimase immutabile mentre continuava a perlustrare la stanza con gli occhi. Passò accanto al Grifondoro per uscire dalla porta ma questi, vedendo che portava con sé il baule, gli afferrò un lembo della manica e lo strattonò.

«Dove stai andando Rem? Che cosa credi di fare?»

L’espressione di Lupin si accese di rabbia: guardò prima la mano che gli tirava la stoffa, poi il suo proprietario. Padfoot lasciò immediatamente la presa.

«Mi sono fatto spostare di camera per esigenze personali. Ora, se non ti dispiace, vorrei evitare di arrivare in ritardo al discorso di Silente. Dopotutto, sono ancora il prefetto di questa casa!»

Per Sirius fu come prendere un pugno in faccia. Si scostò e Remus sorrise.

A parere di Pad, Moony aveva diversi tipi di sorrisi: il sorriso per quando uno di loro era triste e voleva tirarlo su, quello ironico e autoritario da prefetto-poco-perfetto, quello genuino di quando rideva davvero e stava passando un buon tempo, quello pacato e sincero, che accompagnava la gentilezza. E poi, il suo preferito, il sorriso di quando provava a non ridere ma proprio non ce la faceva - generalmente poiché stava tentando di mantenere un'impostazione arrabbiata per una qualche marachella di uno dei Malandrini. La linea delle labbra rimaneva dritta e sottile, ma gli angoli della bocca si piegavano all’insù formando una strana e adorabile smorfia. Sirius, anche se a conti fatti doveva dividerlo parecchio anche con Prongs, lo considerava un po’ suo, quel sorriso. Poi c’era quello stanco, che usava per non farli preoccupare, quello imbarazzato - un altro dei suoi preferiti - e il ghigno malandrino che gli illuminava persino gli occhi. Raro e sorprendente, proprio come Remus. Ma quella specie di alzarsi di labbra che gli rivolse Moony in quell’istante, non l'aveva mai visto: era freddo, finto, gli ricordava Regulus. Un brivido di sudore gli percorse la schiena.

«Tu… io… non…»

Il maggiore dei Black aprì la bocca per aggiungere altro, infilare delle parole di senso compiuto, fermare Remus… ma riuscì a emettere solo un rumore spezzato. Moony lo squadrò. Lo squadrò come se per un attimo non riuscisse a metterlo a fuoco, come se non fosse quello che era.

«Mi è morto qualcosa dentro» disse infine il prefetto, a bassa voce e senza guardare l’altro negli occhi «C’è voluto molto, ma adesso è morto. E l’hai ammazzato tu, come se l’avessi preso a colpi d’ascia»

Adesso è tutto uno schifo, avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece.

Una parte di Sirius desiderò raggomitolarsi e urlare, un’altra, invece, voleva soltanto prendersi a pugni fino a togliere quell’espressione dal volto di Remus.

«Rem, dimmi cosa posso fare per sistemare le cose…»

«Non puoi. Non importa» rispose il ragazzo, scegliendo con cura le parole. Poi si guardò intorno ancora una volta, respirò a fondo e uscì dalla stanza.

Alla fine era proprio strano, il dolore: Padfoot pensava di aver raggiunto il limite, di non potersi sentire peggio di così, poi Moony aveva parlato e lui aveva scoperto un ulteriore livello di agonia. E un altro ancora.

Quando James e Peter, che avevano voluto lasciare un po’ di spazio chiarificatore ai due, entrarono  nel loro dormitorio aspettandosi di trovarli riconciliati, videro soltanto Sirius. Se ne stava lì, in mezzo alla stanza, impalato, senza fare niente: era il ragazzo più triste che avessero mai visto.

«Se n’è andato» disse soltanto, indicando il letto vuoto e ordinato che negli ultimi sei anni era appartenuto a Remus Lupin.

Pensò altre parole - Mi odia. Dovreste odiarmi anche voi - ma non le disse; sentiva di non meritarsi l’affetto che certamente Prongs e Wormtail gli avrebbero mostrato, non dopo quello che aveva fatto a Remus.

«Da Hogwarts?»  chiese Peter sgranando gli occhi.

Sirius scosse la testa. Da me.

«Dal dormitorio»

Wormtail emise un verso disperato e si lasciò cadere sul suo letto a faccia in giù, James invece si avvicinò al suo migliore amico. Non tentò di consolarlo, né gli fece domande: non era suo il perdono di cui l’altro aveva bisogno, lo sapeva. Lo abbracciò e basta, come si fa tra fratelli.

«Andiamo al discorso adesso, va bene Pad? Proverò a parlarci io poi!» disse dopo un po’.

Sirius lo guardò con una tale speranza che Prongs si chiese se i maghi potessero bruciare gli altri con la sola forza dello sguardo. Sperò di no. Peter si tirò su dal letto, rincuorato, e li prese entrambi sottobraccio iniziando a snocciolare suggerimenti a James su quello che avrebbe dovuto dire per convincere Remus a perdonarli - Padfoot apprezzò molto l’uso del plurale. Wormtail andò avanti per tutta la cena, si interruppe solo durante il discorso del preside, e anche mentre risalivano le scale per tornare al dormitorio.

«…. E poi… devi dirgli che da ora in poi lo accompagneremo sempre in biblioteca!»

«Non sono sicuro che ci vorrebbe con lui in biblioteca…» azzardò il Capitano in risposta, pensando a com'era finita l'ultima volta.

«Chiaramente dovrai promettergli che faremo i bravi!» sottolineò Sirius, abbozzando un sorriso tirato.

Era rimasto in silenzio per tutta la cena, guardando fisso in direzione di Remus. Immobile, come un cane in attesa. Non aveva commentato neanche l'arrivo di Brocklehurst, nemmeno una battuta sul suo grosso naso o sul farlo inciampare con un incantesimo! Per questo, guardando il sorriso spento dell'amico, Prongs si disse che era comunque meglio di niente. A piccoli passi.

«E anche che smetteremo di fare scherzi e non finiremo mai più in punizione!»

James gemette, ma vedendo Padfoot annuire si trattenne dal commentare.

«E che non copieremo mai più i suoi compiti!»

Okay, ci aveva provato.

«No Wormtail, questo non glielo chiederò mai! Stiamo cercando di riconquistare Moony, non di guadagnarci la dannazione eterna!»

Minus soppesò le parole dell’altro e decise che, tutto considerato, aveva ragione. Poi vide una zazzera di capelli castani scomparire dietro l’angolo e squittì dando di gomito ai suoi amici.

«Oh, eccolo Jamie! Vai, è il tuo momento!»

Prongs si scompigliò i capelli e sorrise sistemandosi gli occhiali. Cercò di sembrare sicuro.

«Andate, è meglio che non… che sia solo, ecco. Ci vediamo in sala comune. Lo convincerò a tornare nella camera dei Malandrini…  e a perdonarci. Costi quel che costi!»

Sirius gli mise una mano sulla spalla e sospirò lungamente, poi annuì con decisone e si mosse, insieme a Peter, nella direzione opposta. James camminò velocemente verso l’angolo dove avevano scorto Remus, ma non lo vide. Proseguì un altro po’ lungo i corridoi e le stanze del piano terra, maledicendosi per aver lasciato la mappa nel baule. Comunque dubitava che Moony fosse lì, sarebbe stato più probabile trovarlo in… biblioteca. Ma certo, ecco che giro aveva fatto! Proprio mentre James stava per incamminarsi verso le scale che portavano al terzo piano, una mano gli strattono la spalla.

«Fermati, Potter»

 

 



«Non osare parlare di lei come-»

Lily lo sapeva: non avrebbe dovuto sentirli, non sarebbe neanche dovuta essere lì.

Mary e Marlene l’avevano presa un po’ in giro, andare in biblioteca la prima sera post-vacanze non era proprio qualcosa di usuale, ma la Grifondoro voleva assolutamente confermare un dettaglio che aveva scritto nel tema di Pozioni, a proposito delle proprietà del dragoncello. Nessun Natale poteva giustificare errori in un saggetto di poche pagine per cui aveva avuto ben due settimane, e poi non era colpa sua: la biblioteca di Cokeworth non aveva libri sul dragoncello, ecco. O almeno: vi erano, ma esclusivamente di ricette culinarie; e lei che se ne faceva? Fortunatamente dalla sala grande arrivare in biblioteca era estremamente semplice: bastava salire la rampa di scale giuste e, in una ventina di gradini, si arrivava direttamente davanti al presidio di Madama Pince. 

In realtà fino a poche settimane prima neanche sapeva dell’esistenza di quel corridoio, ma poi, nell’ultimo allenamento prima delle vacanze, aveva battuto di nuovo Potter a duello e lui, di contro, aveva dovuto pagare pegno e indicarle altre zone segrete di Hogwarts. Nessuna di quelle che gli aveva mostrato era particolare quanto la Stanza delle Necessità - anche se, magari, a furia di vincere scommesse sarebbe riuscita a estorcergli qualche altro posto incredibile; o almeno scoprire che libro aveva permesso a quei quattro di farsi un’idea così dettagliata del castello (erano molto criptici sulla faccenda, forse c’entrava il reparto proibito) - ma alcuni passaggi erano davvero comodi. Come quello, ad esempio.

Ed era successo che mentre saliva le scale aveva sentito la voce di James provenire da dietro l’angolo e, come spinta da una forza invisibile, era tornata sui suoi passi e si era nascosta dietro il muro. Non sapeva neanche bene perchè avesse agito in quel modo, ma la voce di Potter era così arrabbiata che la curiosità aveva preso il sopravvento. E poi era pur sempre una prefetta, aveva il compito di mantenere l’ordine!

«Oh, che c’è Potter? Non dirmi che ti fa paura un po’ di competizione!»

La Grifondoro riconobbe la seconda voce con la stessa chiarezza, e la stessa sorpresa, con cui aveva riconosciuto la prima: Severus.

«Non illuderti, Moccious. Non ti considero neanche lontanamente compe-»

«E invece dovresti!»

La prefetta non poteva sporgersi troppo, l’avrebbero vista, ma sentì qualcuno muoversi e immaginò che Potter avesse fatto un passo avanti.

«In quale mondo, Piton?»

Lily udì la risata di James e sentì dolore da qualche parte, dentro. Ormai a lui associava quella calda, avvolgente, contagiosa e spontanea a cui, senza accorgersene, si era abituata durante le ore  insieme nella stanza delle Necessità. James portava il sole ovunque fosse, di solito. Ma quella che sentì non aveva niente di caldo o di avvolgente; e non era neanche la risata finta che odiava, quella arrogante con cui Potter si faceva grande agli occhi degli altri, quella del ragazzo beffardo e vuoto che aveva detestato per anni. Era, più che altro, un verso di profondo disprezzo.

«Hai perso la tua possibilità!» continuò «L’hai persa quando dalle tue labbra è uscita la parola mezzosangue… non puoi più pensare di essere qualcosa per lei. Lily merita di meglio!»

La ragazza non ebbe neanche il tempo di capire i suoi sentimenti rispetto a quanto aveva appena sentito, che udì uno dei due incamminarsi nella sua direzione. Con lo sguardo cercò un riparo ma non trovò nulla, poi Severus urlò.

«Non la meriti neanche tu Potter, e lo sai!»

I passi di James si fermarono: era proprio dietro l’angolo dove si trovava Lily, che cercò di prendere aria facendo meno rumore possibile. Sentì invece un profondo respiro provenire dal Grifondoro; poté figurarselo mentre si scuoteva i capelli con la mano, come faceva sempre quando era agitato o pensieroso. James tornò indietro.

«Hai ragione, non la merito»

Parlò con una voce bassa e rotta che le spezzò il cuore. Lily desiderò rivelarsi solo per correre ad abbracciarlo. E poi tirare un pugno a entrambi.

«Non sei abbastanza» continuò Piton.

Lily riconobbe il desiderio di fare all’altro lo stesso male che aveva fatto a lui. E il suo cuore si spezzò ancora un po’. Severus…

«Giusto di nuovo, Moccious»

Questa volta Lily non sentì sconfitta nella voce del Grifondoro ma… pietà.
Per.. Piton?

«Ma voglio esserlo!» proseguì James più sicuro «Voglio essere migliore, e non solo per lei…devo… ci sono cose… ah, non puoi capire. Ma voglio essere migliore e renderla felice… e lo farò! Qualsiasi sia il ruolo che avrò nella sua vita, questo è tutto quello che chiedo. Ed è più di quanto tu possa dire!»

Lily provò qualcosa di simile alle vertigini ed ebbe bisogno di appoggiarsi al freddo muro di pietra. Si sentiva male per Severus, e al contempo era arrabbiata con lui, e un po’ con James… ma non poté impedirsi di sorridere. Seguirono molti istanti di silenzio, Lily si chiese che sguardi si stessero lanciando i due.

«Lasciami dire un’ultima cosa, Piton. E sappi che lo faccio per lei, non per te: se continui a dilettarti con le arti oscure perderai molto altro, oltre a Lily. Sei ancora in tempo per scegliere la parte giusta!»

Severus rise con la stessa freddezza che gli aveva riservato James poco prima.

«E la gente che frequenti tu sarebbe quella giusta, Potter? Un ragazzo che ha quasi commesso un assassinio e si è salvato solo per la pateticità di Silente, la tua paura e il nome che porta… o l’altro, la feccia della società magica? Lily sa che pericolo corre vicino a voi?»

«Non azzardarti, Moccious! Non sai niente di loro, niente. E non potrai mai capire!» ringhiò James, con rinnovata rabbia.

«Lei non è così stupida, Potter. Sa bene chi sei. E quando saprà che razze frequenti… lo capirà ancora meglio!»

James emise un altro ringhio animalesco, Lily ebbe paura che i due sfoderassero le bacchette e ponderò d'intervenire... ma, invece, ci fu soltanto altro silenzio. Poi la ragazza sentì dei passi e qualcuno farsi sempre più lontano: Severus se ne era andato. Velocemente fece lo stesso.

 

 


 

11 gennaio

Non è che Lily avesse propriamente notato che Black e Lupin non si erano parlati durante gli ultimi giorni, ma le era capitato per caso, durante la lezione di trasfigurazione, di incrociare la faccia abbattuta di Potter. Di nuovo: non che l’avesse guardato o che avesse cercato di attribuire del senso a quell’insolita espressione, ma il volto di James così giù di morale era dissonante e rendeva diversa tutta la stanza. Non si poteva non farci caso, si disse. Era come un bel quadro con al centro un elemento completamente sbagliato: Potter non era MAI abbattuto, e quando lo era rimaneva tale per pochissimo tempo! La ragazza, dunque, fu molto contenta di poter avere la ronda con Remus per capire il problema - lo faceva per il Quiddich, ovviamente, per i Grifondoro, non che volesse mettersi a risolvere i casini dei quattro o cancellare il dispiacere dalla faccia arrogante di Potter.

sicuramente non c'entrava la discussione che aveva origliato.
No, quella se l'era dimenticata. Assolutamente.Era ininfluente nella sua vita.
Potter e Piton avrebbero detto di tutto pur di darsi fastidio, non significava nulla.
non ci aveva pensato tutto il tempo negli ultimi giorni, affatto!

Lupin spuntò dal ritratto e la salutò cordiale ma non aggiunse altro, era chiaramente distratto e poco incline alle chiacchiere. Lily non demorse e pensò a una scusa utilizzabile per direzionare la conversazione.

«Quando riprendiamo con gli allenamenti? Marlene sostiene che dovremmo sviluppare il nostro protego; padroneggiamo solo la forma base… ma effettivamente non fermerà mai la magia oscura, forse sarebbe ora di sviluppare l'horribilis... so che è avanzato però-»

La Grifondoro s'interruppe. Con la coda dell'occhio aveva visto Remus annuire, ma si chiese se la stesse realmente ascoltando: il suo sguardo era perso nel vuoto, lontano. Sembrava un automa.

«...e dovremmo imparare anche le maledizioni senza perdono!» continuò per testare l'attenzione dell'altro.

«Mmmh. Ottima idea!»

«Per uccidere…»

«Già!»

«E di certo cruceremo la McGranitt...»

Quando Lupin annuì nuovamente la ragazza si fermò in mezzo al corridoio. Ci volle qualche secondo prima che lo facesse anche lui.

«Che?-»

«Non mi stai ascoltando!»

Remus incurvò le spalle e sospirò, poi i suoi grandi occhi nocciola la guardarono dispiaciuti.

«Scusa Lily. Ho molti pensieri per la testa…» un altro sospiro «ripetimi tutto, prometto di ascoltarti!»

Lily non era brava a carpire informazioni, Marlene ci avrebbe messo tre secondi ma lei, semplicemente, non era fatta in quel modo. E poi aveva voglia di essere una buona amica per l’altro, glielo doveva, così opto per la verità.

«Remus?»

«Sì?»

«Cos’è successo?»

«Come?»

«Tra te e Black, Potter sembra disperato! È questo che ti turba, giusto?»

Il malandrino s’irrigidì visibilmente ma quando parlò mantenne il suo garbo.

«Oh sì, Prongs è una drama queen quasi insuperabile. Solo Sirius riesce a eguagliarlo!»

La prefetta sorrise spontaneamente pensando a tutte le volte in cui Potter e Black erano stati  teatrali, spesso anche in maniera geniale. Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma a volte - quando non si comportavano come dei bulli arroganti - la facevano ridere.

«Sì, è qualcosa che mi è parso di intuire nel corso degli anni!»

«Oh, non hai idea! Io e Peter un giorno verremo proposti per l’Ordine di Merlino solo per averli sopportati!»

«Voterò a favore!»

«Grazie!»

Il Grifondoro le rivolse un mezzo sorriso. Lily notò le sue occhiaie pronunciate.

«Quindi Remus, cosa succede? Non credo di avervi mai visto tenere il broncio l’uno con l’altro per più di… mezza giornata?…»

La Evans si aspettava di vederlo irrigidirsi di nuovo, magari arrabbiarsi con lei, invece Lupin assunse una posa… sconfitta. Sì, sconfitta, non avrebbe saputo descriverla in altro modo. Si fece più piccolo e guardò in basso. Provò a parlare tre o quattro volte senza riuscire a farlo. Apriva la bocca e la richiudeva, poi l’apriva di nuovo, ma non usciva nessun suono.

«Sirius… lui…» disse infine, flebilmente «mi considera un mostro»

«Per Merlino Remus, come sareb-»

«La cosa peggiore è che ha ragione, Lily. Lo sono! Ma pensavo che lui… immaginavo… mi avevano dato speranza, capisci? E io ci ho creduto, come un idiota. E adesso mi ritrovo con il cuore spezzato» Remus si tocco il petto e vi batte due volte «ecco, un pezzo di pietra»

Lily si sentì contesa tra la voglia di abbracciarlo e quella di prenderlo e scuoterlo. Alla fine optò per una via di mezzo: gli mise le mani sulle spalle e strinse con delicatezza.

«Rem… devi smetterla di non capire quanto vali!»

Moony continuò a non guardare la ragazza. La dolcezza di Lily lo nauseava: non se la meritava, se solo lei avesse saputo…

«Ma non valgo niente, è questo il peggio, che non valgo niente» sussurrò lui con rassegnazione, poi guardò la perfetta e si allontanò di qualche passo. «Uno può vivere tutta la vita rispettando le regole e poi a un certo punto non conta più un accidente, capisci cosa voglio dire? Alla fine siamo quello che siamo… e io…»

Remus non finì la frase, fece un sorriso di circostanza e continuò a camminare dritto avanti a sé.

Avrebbe finito la ronda e poi se ne sarebbe andato, non poteva fare questo a Lily, non poteva esporla al pericolo e alla bugia di stargli accanto. E non aveva la forza di  essere sincero e perdere qualcun altro, vederne gli occhi spaventati e disgustati. I legami erano impossibili per quelli come lui, pura sofferenza, e Sirius glielo aveva ricordato bene. Andarsene era più facile, soprattuto per lui. Alla fine… lo faceva da tutta la vita.

«Avanti Lily, abbiamo una ronda da terminare»

«Remus!»

«Propongo di dividerci per fare prima, io prendo l’ala Est, ci vediamo qui tra un’ora»

Lily rimase spaesata e incredula per qualche istante, poi provò a inseguirlo, ci provò davvero, ma scoprì che Lupin era incredibilmente veloce. E capace di sparire, praticamente. Così fece l’unica cosa che le sembrava sensata, vista la situazione: ritornò in sala comune e arrivò davanti alla porta del dormitorio di Potter, Black e Minus. Bussò con forza, poi chiuse gli occhi ed entro senza aspettare.

«Se siete nudi… vestitevi!»

La Evans si rese conto immediatamente dell’errore, e aspettò… poi… niente. Nessuna risata, nessuna battutaccia maliziosa. Prima Remus e poi questo: ma cosa diamine succedeva a quei quattro?

Lily aprì gli occhi e constatò che erano tutti vestiti: Potter e Minus la guardavano sorpresi, Black invece non si era neanche voltato nella sua direzione. Era sdraiato sul letto e lanciava la sua bacchetta in aria, per poi riprenderla.

«Tu!» gli disse a voce alta, avvicinandosi e puntandolo col dito «sono qui per parlare proprio con te, anzi» guardò anche James e Peter cercando d’impostare la sua espressione più intimidatoria  «con tutti e tre, ma soprattutto con te Black!»

Sirius finalmente mosse la testa nella sua direzione e si mise a sedere. Lily si rese conto che anche lui aveva occhiaie profonde e scure, come se gli mancassero svariate notti di sonno.

«Cosa posso fare per te, Evans?»

Il tono di Black non era infastidito, neanche arrabbiato, ironico o arrogante, solo… stanco.
Lily ne rimase un po’ intimorita e comprese che, qualsiasi cosa fosse accaduta, Sirius e Remus erano nello stesso stato.
Di colpo la rabbia che la ragazza non sapeva neanche di provare, si volatilizzò. 

«Remus»

«Sì»

Quella di Sirius non era una domanda, eppure non aggiunse nulla. Lily non sapeva bene come proseguire ma fortunatamente Potter la tolse dall’impiccio.

«Vieni Evans, andiamo a prendere un tè»

Lily non controbatté, capì subito dalla voce di James che voleva parlarle e non fare lo stupido. Anche se un tè a mezzanotte era qualcosa d’improbabile, che fosse una parola in codice? Avrebbe dovuto saperla? Si stava perdendo un passaggio?

Il ragazzo lanciò un’occhiata a Sirius, ma se i due si dissero qualcosa con gli occhi - cosa molto probabile, visto che in seguito entrambi abbassarono un po’ le spalle, come rasserenati -  la Grifondoro non seppe decifrare neanche una sillaba della conversazione. Quanto dovevano conoscersi bene due persone per poter dialogare così?

Usciti dalla porta il Capitano le rivolse un sorriso luminoso.

«Allora Evans, hai già incontrato Bars?»

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Note dell'autrice:

Ciao car*! Altro capitolo un po’ corto, perdonatemi, ma per pubblicarlo in tempo - ci tenevo - ho dovuto tagliare a metà la parte finale, poiché non avevo finito di scriverla. Ma non temete, il tè dei nostri Jily + il confronto Lily-Remus continueranno e si concluderanno nel prossimo. Spero comunque che sia stato un capitolo di quelli “brevi ma intensi”, perchè di carne al fuoco in realtà ce n’è. L’alone un po’ sofferente di tutto il testo è uno strazio, ma raga, hanno litigato pesantemente, non si poteva fare altrimenti. Il prossimo sarà un po’ più leggero, parola di lupetta (se non ho fatto la scout vale lo stesso?). Andando con ordine sul resto: 

 

1. Questione “personaggi verosimili”: so che Piton è amatissimo, ma credo fosse esattamente così. Certo: è un ottimo mago e ha passato molti anni della sua vita a cercare di rimediare al suo errore; ma non perchè lo abbia riconosciuto come tale, quanto per Lily (se la nostra rossa preferita non fosse stata il bersaglio di Voldemort, io non penso che Severus sarebbe cambiato). Tutto quello che ha fatto lo ha fatto solo per espiare il suo senso di colpa verso di lei, per quell’amore\ossessione. Ma Piton, per quanto sia un personaggio affascinante, non è per niente una bella persona. Ha chiamato Lily mezzosangue e poi ha cercato di giustificarsi in una maniera becera, si è avvicinato senza problemi alla magia oscura e a Voldemort, ha rotto un ramo addosso a Petunia, ha preso in giro Hermione per il suo aspetto, ha bullizzato e umiliato i suoi studenti approfittando del ruolo che aveva (vedesi Neville, per citare uno a caso), nel PdA ha detto a tutti che Moony era un lupo mannaro poiché è rimasto deluso dal suo fallimento ed era accecato dal suo odio (e non ha la scusante di essere un ragazzino o di aver passato tot. anni in prigione fino, quasi, a impazzire… è stata una ripicca, sostanzialmente), ha preso in giro Tonks dopo la morte di Sirius e per il patronus cambiato a causa di Remus… e così via. Sicuramente è un personaggio incredibile, scritto da Dio, ma non si può dire che fosse una persona buona, ecco. Quindi l’ho rappresentato così. Com’è. Come penso e sono sicura che fosse. Anche perchè stavano iniziando i suoi anni più buii e aveva perso Lily, quindi, insomma, bussola morale 0. 

1b. Si potrebbe dire, al contrario, che James nella storia è troppo… troppo. Ma anche qui penso che Prongs fosse esattamene così. Consideriamo i fatti: Lily se lo sarebbe mai sposato se non si fosse rivelato un grande uomo? E sarebbe stato il padre che vediamo nei - brevi scorci, sigh, - libri? Di fatto io non credo - al contrario di Piton - che sia cambiato per Lily, o meglio, non solo per lei: è cresciuto, innanzitutto… e poi c’è stato l’arrivo di Sirius a casa sua, sbattuto fuori dalla famiglia. Per me quella è stata la vera molla. E insieme a quello… tutto l’odio che s’iniziava a respirare nella comunità magica. James sì, è stato un arrogantello per i primi anni… ma era giovane, ed era stato parecchio viziato dalla famiglia essendo un figlio inaspettato e unico, e non c’era niente d’importante in gioco… quando le cose hanno iniziato a essere chiare, quando ha dovuto scegliere, quando ha visto chi amava soffrire e il mondo cambiare… il suo migliore amico a pezzi… eh, allora si è “scantato" fuori per davvero. Comunque l’animo buono era evidente: ha accettato Remus (non scontato per l’epoca), sono diventati animaghi per lui, ha accolto Sirius e l’ha reso a tutti gli effetti un fratello, ecc…

2. Il titolo arriva da un famoso modo di dire "dimmi come... e ti dirò chi sei". Tra questo e il prossimo capitolo ci saranno molti parrallelismi tra alcuni personaggi e altri, piuttosto che tra lo stesso personaggio in diversi momenti. Non sono e non saranno parallelismi espliciti, ma penso che coglierli possa aiutare a capire meglio. Comunque non è qualcosa di fondamentale! 


E niente, basta.
Ci aggiorniamo giovedì prossimo e prometto un capitolo lungo il doppio.
Salutoni, statemi bene!
P.s: Bars non è un mago, chi indovina dove andranno Lily e James vince... 100 punti per la sua casa!
  
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