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Autore: Atenah    03/07/2020    0 recensioni
[Un'alternativa inufficiale al 22esimo volume di Sherlock, Lupin e io, ambientato dopo "Grande inganno al Royal Hotel".]
Il mondo sta cambiando, il tempo passa, la storia continua e decisioni vanno prese. Non c'è nessuno che questo lo sappia meglio di Mycroft Holmes e così egli assegna agli abitanti di Briony Lodge un'ultima missione che andrà a congiun gere passato con futuro.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Irene Adler, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspettai che tutti gli altri fossero usciti e colsi lo sguardo interrogativo che Sherlock lanciò a suo fratello.

Non sapendo esattamente cosa fare tornai a sedermi sulla sedia. Seguì un lungo momento di silenzio nel quale gli occhi penetranti di Mycroft Holmes sembravano entrare nella mia mente e nei miei pensieri, stette in silenzio però.

Mi schiarii la voce: "Il mondo cadrà a pezzi se ve ne andate.", dissi giusto perché non sapevo cosa egli si aspettasse da me. "Non dire stupidate, Mila, visto che stupida non sei. Sono morti uomini ben più importanti di me e il mondo continua a girare.", mi riprese lui subito.

Ovviamente aveva ragione, ma mi sentii lo stesso triste di non poter fare niente: "Però al mondo mancherete, ci sarà una mente brillante in meno.", dissi, ma Mycroft scosse il capo: "Sai quanti bambini nascono ogni giorno? Così tanti che tu non te lo puoi neanche immaginare e, anche se la stupidità è un difetto diffuso, dubito che tra di loro non ci sia neanche una persona intelligente. Nulla è fermo, tutto si muove nell'eterno ciclo della natura. Ci saranno altre persone a prendere il mio posto.".

Mi guardò per qualche secondo silenziosamente: "E tu potresti essere una di queste persone.", mi disse poi secco.

Era quello dunque ciò di cui mi voleva parlare: il mio futuro. Per qualche assurdo motivo non amavo parlare di esso. Forse il fatto di aver avuto un passato per lo più turbolento, rendeva per me difficile immaginare un futuro ben preciso o forse ero semplicemente un po' intimorita dall'ignoto.

"Non credo che dipenda da me.", accennai quindi, ma fui quasi immediatamente interrotta dal Holmes maggiore: "Dipende solo e unicamente da te. Noi siamo le persone che decidiamo di essere, perciò la scelta spetta a te.".

Non sapevo cosa dire, ma per fortuna continuò a parlare Mycroft: "C'è un college internazionale in Danimarca. Persone da tutto il mondo cercano di entrarvi per godere della sua ottima educazione. Molti dei nostri collaboratori dei servizi segreti sono usciti da quella scuola.". Si fermò e tossì violentemente prima di riprendere: "Se tu fossi interessata avrei la possibilità di farti ottenere una borsa di studio, Mila.", concluse.

Erano molte informazioni in una volta. Danimarca, college, servizi segreti, non sapevo né cosa pensare né cosa dire, quindi iniziai a balbettare come una bambina insicura.

Mycroft non se la prese: "Non mi devi dare la risposta ora. Hai bisogno di tempo per pensare.", constatò semplicemente ed io non potei fare altro che annuire. "In ogni modo, qualunque strada tu scelga, hai un futuro brillante dinanzi a te.", mi disse poi sorprendendomi con tale complimento che mi lasciò a bocca aperta. Riflettei per qualche secondo su cosa rispondere, ma infine le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono: "Farò del mio meglio.".

Mentre uscivo dalla stanza, sentii di nuovo Mycroft: "Oh, di quello sono certo. Addio, Mila.".

Non volevo rispondere perché rispondere sarebbe stato come ammettere che se ne sarebbe presto andato, ma d'altro canto era probabile che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrei visto e quindi non potevo sprecare quello possibilità di salutarlo. "Addio, Sir Holmes.", sussurrai perciò e me ne andai prima che le lacrime iniziassero a scorrere.

Quando uscii da quella casa a Pall Mall trovai mia madre, Holmes e Lupin ad aspettarmi con sguardi interrogativi, specialmente Sherlock, ma io non dissi nulla e nessuno chiese niente. Irene si limitò a circondarmi le spalle con un braccio e insieme risalimmo sulla macchina scura che ci aspettava per riportarci a Briony Lodge.

Come all'andata eravamo tutti immersi nei nostri pensieri ed i miei erano ancora più confusi di prima, quella notte l'avrei passata sicuramente insonne. 

Sherlock, seduto alla mia sinistra, osservava Londra sfrecciare fuori dal finestrino e si potevano quasi sentire gli ingranaggi della sua mente lavorare furiosamente. Poi d'improvviso egli diede un pugno alla portiera e si appoggiò al sedile con uno sbuffo scocciato. Irene, seduta alla mia destra, si volse verso di lui con la fronte corrugata: "Sherlock?" e anche Lupin si volse indietro dal sedile passeggero.

"È stato un errore!", sbraitò Holmes in quel momento: "Avremmo dovuto mantenere un minimo di contatto, è stata una decisione sciocca e dettata dalla rabbia e per cosa poi? Ora continuiamo a rincorrerla anche dopo la sua morte e in ogni caso le probabilità di trovare questa sua figlia sono vicine a nulle.", parlò in tono amaro e potei sentire la rabbia che vi si nascondeva, cosa che accadeva raramente con Holmes.

"Vale comunque la pena provare, amico mio.", disse Lupin da davanti, ma Sherlock gli regalò solo un grugnito sarcastico. Per un po' ci fu di nuovo silenzio che fu poi però interrotto da Irene: "Questa è l'ultima missione di Mycroft, glielo dobbiamo ed io sono solita a portarle a termine le mie missioni.", dichiarò decisa e nella sua voce sentii tutta la sua fierezza.

Intanto il vento umido aveva portato su Londra grigi nuvoloni carichi di pioggia che si riversò sulla città come una cascata in un fiume e violenti tuoni scossero l’aria carica di elettricità.

Quando arrivammo a casa mia madre usò la sua fine abilità di convincere e tranquillizzare le persone per raccogliere tutti noi, compreso Billy, in salotto. Pregò Mary, la nostra cuoca di preparare un the e qualche biscotto al burro e dopo di che andò a sedersi sul grazioso divanetto turchese vicino ad Arséne che era intento a raccontare l’accaduto al nostro tuttofare. Anche Gutsby si mostrò addolorato dalla condizione del maggiore degli Holmes e pur avendolo incontrato solo poche volte sapevo che il tuo turbamento era genuino. 

Quando Lupin ebbe finito di raccontare e Mary entrò per portarci il the, tutti ci godemmo per qualche attimo il piacevole torpore che la bevanda calda produceva nello scorrere giù per la gola. Solo Sherlock buttò giù il contenuto della sua tazza in qualche secondo per poi voltarsi verso la finestra con espressione frustrata.

Billy fu il primo a riprendere timidamente la parola: “Ma quindi non abbiamo neanche una pista da cui cominciare?”, chiese leggermente sconcertato. Sherlock scosse il capo: “Neanche un briciolo di informazione.”.

“Non ci resta che incominciare a cercarne allora”, disse Lupin: “E sinceramente non vedo chi potrebbe essere più adatto di noi. In fondo siamo professionisti.”.

   
 
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