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Autore: Stillintoyou    03/07/2020    1 recensioni
Niente, in quella casa, era mio.
Mi misi lentamente seduta, e, sempre lentamente, mi spostai di lato, pronta a scendere, ma la vibrazione sul comodino attirò la mia attenzione.
Okay, forse c'era una cosa di mio: il cellulare.
Era poggiato sulla superficie, e la schermata era accesa.
‹‹ Uhm? ››
Lo presi, incuriosita, e notai subito che quella schermata era come una sorta di... applicazione.
C'era una notifica nella sezione Chat, così premetti e subito si aprì.
In alto c'erano i nomi dei partecipanti, ma nessuno di questi mi ricordava qualcosa.
Zen, Jaehee, Yoosung, Jumin, 707.
Un fiume di messaggi fu l'unica cosa che riuscii a vedere. Ero troppo confusa per capire qualcosa.
Parlavano di... qualcosa.
Non riuscii a capire l'argomento trattato, ma notai che uno di loro era stato accusato di egocentrismo, qualcuno si chiamava come la regina d'Inghilterra, poi meme, meme, meme.
‹‹ Che diavolo..? ›› non capivo ‹‹ okay. Come si esce dalla chat? sarà uno di quei gruppo whatsapp molesti... ›› borbottai, e proprio quando stavo per cominciare a cercare il modo di abbandonate la chat, uno di loro, 707, si accorse della mia presenza. Accusandomi di essere un hacker.
Sul serio?
Genere: Fluff, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jumin Han, Nuovo personaggio, Unknown, V
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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‹‹ Farò in modo che non ti tocchi nemmeno un capello, finché ci sarò io qui. Dovesse costarmi la vita ››
ripensai a quelle parole come se, nella mia testa, ci fosse una sorta di registratore che mi permettesse di sentirle in un loop continuo.
Ero ancora chiusa nel bagno, seduta sulla tazza, ad ascoltare Seven che leggeva chissà quale codice binario.
La sua voce era piacevole da ascoltare, ed il suo tono concentrato, per qualche strano motivo, mi rilassava al punto che mi sarei potuta anche addormentare, ascoltandolo.
‹‹ Oh... uhm? ››
‹‹ Che c'è? ››
‹‹ Oh, no, niente di preoccupante. ››
Non si direbbe. Il suo tono di voce era cambiato di colpo, e quel verso sorpreso la diceva lunga.
‹‹ Anju... chiudo la chiamata. Credo che avrò parecchio da lavorare, e non voglio tenerti tutto il giorno al telefono, quindi... ››
‹‹ Luciel, è tutto okay? ›› domandai, preoccupata. Non mi piaceva quella sensazione allo stomaco, nel sentire quel suo tono di voce palesemente preoccupato per via di chissà cosa avevano visto i suoi occhi.
‹‹ Sì... sì. Oh, questo gattino è preoccupato per il Dio Seven? ›› provò ad ironizzare, sforzando una risatina ‹‹ non farlo, non sono io quello che ha ricevuto dei messaggi da parte di una delle blatte del web ››
‹‹ Uhm? Blatte del web? ››
‹‹ Sì. L'hacker. ››
‹‹ Ma... Luciel, anche tu sei un hacker! ››
‹‹ Io sono una blatta buona! ›› rise, e sta volta sembrò essere una risata più sincera rispetto a prima ‹‹ comunque, sei buffa, Anju. Ti conviene scegliere il nome con cui chiamarmi, o finirai col confonderti! ››
Gonfiai le guance a quella frase. Sì, in effetti, lo chiamavo un po' con tutti i nomi incrociati fino a quel momento, ma non riuscivo a trovarne uno "fisso".
Per me, Seven era il nome generale col quale chiamarlo in pubblico, 707 il semplice nome da chat, e Luciel... beh, Luciel era il nome "privato". Anche se ero già abituata a chiamarlo Seven, generalmente... in effetti era un gran casino.
‹‹ Quale preferisci, tu? ››
‹‹ Dio Seven ›› ironizzò, e ridacchiò poco dopo.
‹‹ Dai! ››
‹‹ Per me è uguale, Anju. Sul serio ››
‹‹ Allora continuerò a chiamarti con tutti i nomi. Non mi confondo, stai tranquillo. A meno che non salti fuori un altro nome... allora potrei pensare di usare quello ››
Rimase in silenzio per qualche attimo, come se fosse spaesato da quell'affermazione.
‹‹ Va bene ›› disse infine, ma non era veramente concentrato sulle proprie parole ‹‹ ora chiudo... ci sentiamo appen – ››
‹‹ Appena hai finito. Non potrai nemmeno messaggiare? ››
‹‹ Ti mancherò così tanto? ›› ironizzò ancora.
Gonfiai le guance, di nuovo, come una bambina capricciosa, prendendomi il mio tempo prima di rispondere a quella domanda. Mi sentii beccata con le mani nel sacco.
‹‹ Lo prendo come un sì? ›› intervenne lui, non sentendo la risposta da parte mia.
Annuii, ricordandomi solo in un secondo momento che lui, fortunatamente, non era in grado di vedere all'interno del bagno.
‹‹ Sì ›› brontolai. Sentii le mie guance prendere fuoco. Ero arrossita come una cretina.
Emise una risatina che, a sentirla così, simile ad un "eheheh", sembrava essere imbarazzata quasi quanto lo ero io.
‹‹ Vedrò di farmi sentire ogni tanto, ma non ti prometto niente. Ora chiudo. Sul serio, però. Più tardi comincio, più tardi finisco. ››
‹‹ Non so cosa tu voglia fare, ma.. in bocca al lupo, Luciel. Sta attento ›› ero veramente preoccupata per lui. Non avevo idea di cosa volesse fare, ma... ero certa, in cuor mio, che non erano cose facili e sicure.
‹‹ Lo sono sempre. A presto ›› e chiuse la chiamata, quasi con fretta, come se non vedesse l'ora di liberarsi di me. Quindi, per oggi, basta Seven?
Sospirai, e poggiai il cellulare sulle mie labbra, tamburellando l'indice sulla cover.
Avevo sbagliato a parlargli dell'hacker, o avevo fatto bene? Magari non era niente di rischioso.
D'altronde, alla fine, non aveva fatto niente di male. Ci aveva solo... rapite e chiuse dentro un appartamento. Okay, sì, forse era abbastanza grave.
Ma, guardando il lato positivo, se non fosse stato per lui ora non avremmo conosciuto i membri della RFA. Alla fine, aveva compiuto un opera di bene. Annuii tra me e me, e decisi, finalmente, di uscire dal bagno.
Non avevo fatto caso, fino a quel momento, della voce di Haruka che sembrava squittire come uno scoiattolo.
Il suo viso era illuminato da sorrisi che le avevo visto fare poche volte nella sua vita, e generalmente erano rivolti ai gatti – randagi e non –, e non al vuoto, come sembrava rivolgerli ora.
Era "seduta" a testa in giù sul divano, col cellulare premuto contro l'orecchio, come se volesse assorbirlo con la pelle, e la testa rivolta al soffitto.
Non ci volle molto per capire che finalmente Jumin aveva mantenuto la sua parola, chiamandola, proprio come mi aveva promesso di fare.
In un certo senso, mi sentii quasi importante, visto che "il signor direttore" mi aveva dato retta. Alla fine a lui non gli rappresentavo niente, eppure...
Scossi velocemente la testa, nel tentativo di allontanare dalla mente quei pensieri.
Dovevo pensare semplicemente che era un gesto di cortesia.
Eppure, in cuor mio... sapevo che non era così. Quella era un'altra prova del fatto che, effettivamente, fossi "lievemente" più presa in considerazione di lei.
Ma non volevo che fosse così. Volevo che fossimo allo stesso livello, in quella scala di valori immaginaria.
Sospirai, ed incrociai le braccia al petto, inclinando appena la testa.
Lei inarcò lievemente la schiena, in modo da potermi guardare, nonostante fosse a testa in giù. Mi rivolse un sorriso, assumendo lo sguardo da "so che qui c'è il tuo zampino". Ma non era arrabbiata. E come poteva esserlo?
Sollevai le spalle, come per dire "e chi lo sa?".
Io e lei avevamo questo modo silenzioso di comunicare, che solo noi riuscivamo a capire.
Come una sorta di connessione mentale. Spesso non c'era bisogno di parlare, per capire cosa stessimo pensando. Anche quando parlavamo via telefono e magari c'erano attimi interi di silenzio, sembrava che riuscissimo a capire cosa stesse passando esattamente nella testa dell'altra.
Era uno di quei "doni particolari" che solo alcune amicizie possedevano.
Feci per camminare, pronta ad andarmi a sedere su una delle sedie per mangiare qualcosa, mettendo il telefono in tasca, e questo squillò.
Cazzo. In effetti non avevo pensato al fatto che probabilmente avevo ricevuto dei messaggi, mentre ero al telefono con Seven. A parte le chatroom perse, ma quelle... beh... pazienza, potevo leggermele con calma mentre mettevo qualcosa da mangiare sotto i denti.
Sbloccai la schermata del cellulare e andai dritta nei messaggi, continuando a camminare. Potevo benissimo fare entrambe le cose... al massimo avrei preso contro qualche spigolo.
Sì, avevo ragione: ne avevo un bel po'.
Fortuna volle che solo entrando nella sezione messaggi, come ogni telefono, potevo vedere il nome e l'anteprima del contenuto, dandomi così la possibilità di scegliere a quel rispondere con più urgenza.

Zen
Anju, ehi, sono vivo! Ho provato a chiamarti ma mi d....

Yoosung
Ehi Anju... scusami se ieri, alla fine, non ti ho chiamat...

V
Ciao Anju, volevo sapere come stava andando e se ci son...

Jaehee Kang
La tua amica è strana. Voglio dire... in senso positivo, cre...

Jumin Han
Sto chiamando Haruka, come promesso. Sono riuscito a lib...

‹‹ Un messaggio di V? Addirittura? ›› domandai tra me e me, a voce alta, mentre mi sedevo sulla sedia ed afferravo una mela dal cestino della frutta, che Haruka aveva poggiato al centro del tavolo.
Ovviamente, il messaggio ricevuto poco fa, era di Zen. Fui felice di vedere che anche Yoosung si era scusato per non avermi richiamata ieri, ma... alla fine, non importava.
Sul serio! Potevo immaginare benissimo il suo stato d'animo, ed infatti glielo feci presente nella risposta che gli avevo inviato. Non potevo prendermela con lui solo perché non mi aveva richiamata.
E poi... Yoosung era così "prezioso" nella sua innocenza che era impossibile essere effettivamente arrabbiata con lui.
Subito dopo il suo messaggio, passai al messaggio di Zen. Era un lunghissimo resoconto della sua mattinata fino a quel momento. Onestamente, non mi resi conto di quanto tempo era passato.
Ed era parecchio... a me sembravano decisamente di meno.
Giustificò il "resoconto" ad inizio messaggio, dicendo che aveva provato a chiamarmi, ma gli dava che era occupato. Ed effettivamente lo era. Dovevo sentirmi in colpa per essere rimasta così tanto tempo al telefono con Seven? Perché non avvertivo quel senso.
Mi sentivo particolarmente vicina a lui... forse per via di tutta questa storia dell'hacker, e perché, in così poco tempo, avevamo qualche piccolo segreto in comune.

Anju
Visto? Sta andando bene! Scusami, ero impegnata.
Fammi sapere quando finisci!

Risposi velocemente, poi chiesi a Jaehee il motivo di quell'affermazione, ed ignorai Jumin, che tanto era al telefono con Haruka.
Volevo passare immediatamente al messaggio lasciato da V.
Era strano vedere un suo messaggio, dato che sapevo bene che non entrava molto spesso in chat.
Ancora una volta, mi chiesi se avesse cercato solo me.

V
Ciao Anju, volevo sapere come stava andando e se ci sono
stati dei problemi con la casa.
Ho parlavo con Seven, e mi ha raccontato che ci sono stati
dei problemi con l'Hacker.
Se dovesse cercarti di nuovo, per favore, non risponderlo.
Cerca di stare al sicuro.
Ovviamente, questo vale anche per Haruka.
Cerca di avere meno contatti possibili con lui... e se dovessero
esserci dei problemi particolari, per favore, contattatemi.
Cercherò di essere il più reperibile possibile.

‹‹ V... ›› mormorai, storcendo le labbra. Si preoccupava veramente così tanto, per noi? Ed era una mia sensazione, o da quei messaggi si poteva intendere che lui sapesse bene chi fosse l'hacker?
Era davvero così pericoloso?
Inspirai profondamente, tamburellando le dita sul tavolo. Sentivo di dovergli rispondere, ma non sapevo come, precisamente.
Parlare con lui, in un certo senso, mi metteva una strana sensazione addosso. Era un uomo pieno di segreti, ma allo stesso tempo era dolce. Anche Luciel era pieno di segreti, ma parlare con lui sembrava essere più facile. V era... particolare.
La sensazione che dava, tuttavia, non era negativa. Ma c'era sempre quel qualcosa che in un certo senso metteva malinconia, ma allo stesso tempo, la sua dolcezza metteva a proprio agio. Ecco perché era strano.

Anju
Ciao V. Qui tutto bene... sì, ho parlato con
l'hacker. Immagino che Seven si sia messo
in contatto con te, dopo la nostra chiamata, e
ti abbia fatto un resoconto dei messaggi.
Okay... vedrò di non risponderlo, se dovesse
farsi risentire.
Senti... già che stiamo parlando, posso chiederti
una cosa riguardo Haruka?

Forse gli stavo chiedendo già troppo. Non mi andava di approfittare di quella sua disponibilità temporanea, ma... beh...
perché no? Alla fine, era lui il capo della RFA, anche se Jumin contava come Vice-capo (a quanto avevo capito, almeno.), volevo sentire la sua opinione.
Magari, parlandone direttamente con lui, avrei ottenuto qualcosa per Haruka.
Sorprendentemente, V rispose anche piuttosto in fretta.

V
Scusami, Anju... ma, sfortunatamente, per motivi
di salute non riesco a messaggiare per molto tempo.
Però, ora ho qualche attimo libero. Se vuoi posso
chiamarti, ma per poco tempo.

Anju
Sì, certo.

Avrei voluto spararmi in quell'istante. Dovevo di nuovo chiudermi nel bagno.
Non che Haruka mi stesse prestando attenzione, però... beh...
Il tempo di alzarmi dalla sedia ed il telefono squillò.
Risposi, correndo – letteralmente – verso il bagno e chiudendo la porta, rischiando, oltretutto, di inciampare in quel dannato tappetino di fronte alla doccia. Okay, evitai la caduta, ma tirai una facciata alla porta nel cercare di non cadere. Imprecai, infatti, ma sperai che non mi avesse sentita.
‹‹ Tutto okay? ›› domandò. Quindi, tentativo piuttosto fallito.
Però... cavolo, aveva una bellissima voce. Calma, proprio come la immaginavo. Sentii quasi il dolore al naso – perché sì, mi faceva un male bestiale – sparire. Quasi.
‹‹ Sì... sì, sono inciampata ›› mentii, ma dire "ho preso la porta in faccia" mi sembrava più imbarazzante.
‹‹ Oh... Stai attenta! Se dovessi farti male, sappi che nel mobiletto del bagno c'è un kit di primo soccorso ››
‹‹ Lo terrò a mente. Comunque... V, ascolta, Haruk – ››
‹‹ Lo so, Jumin mi ha detto tutto ››
Bene, bene. Quindi V era al corrente di ogni cosa, praticamente.
‹‹ Mi dispiace che si senta così... non so cosa posso fare, però. Il ruolo di organizzatrice è stato affidato a te perché... beh, non lo so. Mi hai colpito. Ho visto in te quel "qualcosa" che aveva anche Rika ›› mi stava paragonando alla sua Ex morta e non sapevo come prendere la cosa.
‹‹ Positivo, spero ››
sentii una sorta di sghignazzo. V aveva sorriso? ‹‹ positivo, sì. Rika era veramente una bellissima persona... quindi era un complimento ››
‹‹ Capisco... però... ››
‹‹ Anju, purtroppo non posso fare altro, se non dirti che Haruka può in qualche modo contribuire con gli ospiti. Credevo di averle già detto cosa poteva fare... ›› mi poggiai una mano sulla fronte, sospirando in modo frustrato.
Capivo, comunque, che alla fine non era colpa sua.
A pensarci bene... tutto sommato, anche gli altri – a parte V, Seven e Jumin – non facevano granché, se non suggerire gli ospiti. Come ho potuto non badarci prima?
‹‹ Voglio che lei si senta parte della famiglia... proprio come spero che ti senta tu. ››
‹‹ V.. io sto benissimo con voi. Il problema non è mio. Sono tutti così gentili, con me... mi preoccupo per lei. Spero che tu non abbia frainteso le mie intenzioni... ››
E di nuovo, ecco lo stesso verso sentito poco fa ‹‹ vedi? È anche per questo che rivedo in te una parte di Rika. Ti preoccupi per il bene altrui ››
‹‹ Penso che sia un istinto naturale... ›› lo era, per me.
Era una cosa naturalissima. Avevo questo vizio di mettere il bene altrui sempre prima di ogni cosa... persino di me.
‹‹ In ogni caso, sta tranquilla. Ho detto a Jumin di fare in modo che Haruka si integri meglio nella RFA, proprio come stai facendo tu. Ti prego di chiedere ad Haruka di fare uno sforzo in più, così che ci sia collaborazione da entrambe le parti. ››
‹‹ Promesso ›› 
‹‹ Devo chiudere la chiamata ›› disse, anche se il suo tono di voce, improvvisamente, sembrò spegnersi.
‹‹ V, stai male? Sei malato? Anche prima hai detto di non poter messaggiare ››
‹‹ Non è niente di grave, non preoccuparti per me ›› perché rispondevano quasi tutti in questo modo? Era automatico che poi qualcuno si preoccupasse per loro ‹‹ ho solo qualche piccolo problema con gli occhi ›› era una risposta vaghissima. Proprio come lo era V.
‹‹ Dicendo così mi fai preoccupare ancora di più... ››
‹‹ Tranquilla, Anju. Sul serio. Lo apprezzo, ma sto bene. Devo solo tornare dentro ››
‹‹ Dentro? ››
‹‹ Sì, sono in.. gita. In montagna. Fa freddo ›› mi sembrava tanto una bugia.
Tuttavia, decisi di non fargli troppe pressioni, per non diventare noiosa.
‹‹ Spero di vederti più spesso in chat, V... voglio essere amica con tutti. Anche con te ››
‹‹ Oh... cosa? ›› lo avevo stupito con così poco? ‹‹ sì... anche io. Tranquilla, cercherò di esserci il più spesso possibile. Tanto a breve dovrò comunicarvi la data del party. Ora vado. Stammi bene, Anju... ›› 
‹‹ Anche tu, V... ah! Aspetta! Mi mandi una foto del posto dove ti trovi? ››
‹‹ Beh... sì, certo, nessun problema, ma... perché? ››
‹‹ Ho letto in chat che sei un bravissimo fotografo, e.. beh, ora ti dirò una cosa strana, forse, ma non sono mai stata in montagna... ›› ed era vero, eh... ma non era proprio quello il motivo principale per la quale volevo una foto. Volevo assicurarmi della veridicità delle sue parole.
‹‹ Nessun problema. Proverò a mandartene una, anche se la qualità di questo cellulare non è certamente paragonabile a quella della macchina fotografica ››
‹‹ Sono certa che, se sei veramente così bravo come dicono, allora sarà una foto stupenda! ››
‹‹ La prendo come una sfida personale, allora. ›› e rise appena. Stupidi membri della RFA con la risata carina. La mia, al mio orecchio, era simile ad un grugnito di maiale ‹‹ a presto Anju ››
‹‹ A presto, V ››
Il rumore della chiusura della chiamata sembrò quasi svegliarmi da un sogno ad occhi aperti.
V... cosa nascondeva, quell'uomo? Che tipo di problemi aveva agli occhi?
Ero tremendamente tentata di chiamare Seven solo per chiedergli informazioni di quel tipo... ma:
1) non volevo disturbarlo
2) in cuor mio, sapevo che non era il caso farmi gli affari di V.
Insomma... non ero una stalker, e se non mi aveva detto niente, evidentemente non voleva farlo.
D'altronde eravamo dei semplici conoscenti... chi ero io per farmi gli affari suoi?
Sbuffai, ed aprì la porta. Sobbalzai di fronte alla figura di Haruka. Era in piedi, con un sorriso a trentadue denti, di fronte alla porta del bagno.
Forse sbiancai, forse rischiai l'anemia o l'infarto, forse ero già morta.
‹‹ StavoparlandoconJumin ›› lo disse tutto d'un fiato, come se fosse una parola unica.
‹‹ Lo so, lo immaginavo ›› risposi con calma, dopo essermi ripresa da quel mini infarto che mi aveva provocato la sua improvvisa apparizione.
‹‹ È merito tuo! Lo so che è merito tuo! Non me l'ha detto, ma lo so che c'è il tuo zampino! ›› continuò, abbracciandomi quando uscì dal bagno ‹‹ sei un angelo! ››
Per così poco? Tuttavia, mi limitai a sorridere di fronte a quella reazione, senza nemmeno risponderle a parole. Ed ecco l'ennesimo squillo del cellulare.
Stavo cominciando a valutare l'idea di metterlo in silenzioso.
‹‹ Uh, chi è? ›› chiese Haruka, sporgendosi appena per vedere, anche lei, di chi fosse il messaggio.
‹‹ Non lo so ›› risposi, sollevando gli occhi al soffitto. Poi, automaticamente, finì con guardare automaticamente il retro della telecamera – dato che, da lì, riuscivo a vedere solo quello –.
‹‹ Dai, guarda, sono curiosa anche io! ›› disse, afferrando il mio telefono. Riuscì a recuperarlo giusto in tempo, prima che premesse i messaggi.
Chiunque fosse, tra vedere e non vedere, era certamente meglio che lei non leggesse niente.
Magari era Jumin che faceva il resoconto della chiamata. Oppure V. O comunque, qualcuno che parlava di lei, dato che nelle ultime ore non sembrava essersi parlato d'altro.
Ed invece...

Unknwon
Ti corromperò.

Mi congelai sul posto.
La voce di Haruka, che diceva qualcosa sul fatto che non avrebbe guardato il mittente, a patto che glielo dicessi io, risuonò come un suono lontano.
Un vortice di pensieri prese possesso del mio cervello, come se qualcuno, da fuori, li stesse mescolando con un mestolo gigante.
Cosa significava quella frase? Perché? Perché continuava a cercarmi? Perché cercava solo me?
Chi potevo cercare, adesso? Dovevo parlarne con Haruka? Cominciai ad annaspare, in cerca di aria.
Dovevo sedermi.
Allontanai la mia amica, quindi, con un gesto secco ed affaticato.
Il mio cuore batteva così velocemente che cominciai a pensare che da un momento all'altro l'avrei sputato fuori dalla bocca.
Aria. Volevo dell'aria.
‹‹ Le finestre. Apri le finestre! ›› fu l'unica cosa capace di dire, mentre camminavo a fatica verso il divano.
Haruka corse, da quel poco che riuscii a vedere. La stanza cominciò a girare vorticosamente, in simbiosi con i miei pensieri.
Nonostante le finestre aperte, continuavo a non sentire sufficiente aria attorno a me. Sudavo freddo, le mani tremavano, i miei occhi bruciavano. Era come essere prigioniera nel mio stesso corpo. Come se, oltretutto, riuscissi a vedere me stessa, sdraiata su quel divano, con le mani strette, in cerca di recuperare il controllo del mio stesso corpo. Erano così strette che riuscivo a sentire le unghie che premevano nella carne. Così strette, che le nocche erano bianche, ed il resto violaceo.
‹‹ Anju! ›› sentii un grido. Solo quello. La mia voce era stroncata nella mia gola, così come l'ossigeno.
‹‹ Lu... ciel...? ›› riuscii ad ansimare, poi portai rapidamente una delle mani sul petto, come se lo sforzo di dire il nome del ragazzo mi avesse levato ulteriore ossigeno.
Haruka si era seduta accanto a me, ed io non me n'ero nemmeno accorta.
La guardai, ed il mio mondo, per un attimo, riuscì a fermarsi. Ma solo quello. Ora la vedevo, sebbene un po' appannata.
Il suo cellulare era non troppo distante da me, con la chiamata di Luciel in corso.
Ecco da dove proveniva la voce.
‹‹ Mi senti? Bene, okay. Concentrati sulla mia voce ›› sulla sua voce.
Okay. Provai a concentrarmi. Provai. Il mio cervello era come una macchina in continua funzione.
‹‹ Prendi un grosso respiro profondo, trattieni in fiato per dieci secondi, poi rilascialo. Conta con me. 1....2.... ›› e continuò a contare. Provai a seguire le sue istruzioni. Provai.
Ma trattenerlo per dieci secondi si rivelò fin troppo complicato. Riprovammo circa cinque volte, fino a quanto non ci riuscì.
Nel vedermi più tranquilla, Haruka, già che ormai era seduta sul pavimento, e si lasciò cadere e si sdraiò, sospirando di sollievo.
Il suo telefono era poggiato sul bracciolo del divano, vicino a me, in modo che potessi sentire bene la voce di Seven, grazie al vivavoce. Persino lui sospirò di sollievo.
L'unica cosa che riuscì a fare io, dato che la mia testa pulsava per lo sforzo, fu raggomitolarmi contro lo schiena del divano.
Avrei voluto piangere per quella crisi, e lamentarmi per chiedermi che diavolo mi stesse prendendo, e perché proprio a me. Cosa significava quel messaggio?
Fino ad ora, tutto sommato, non mi ero mai sentita così tanto minacciata. Ma dopo quello, non riuscì a fare a meno di pensare che forse, l'hacker, era più pericoloso di quanto fossi anche solo lontanamente capace di immaginare.



 

  
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