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Autore: LorasWeasley    04/07/2020    3 recensioni
AU [FrUK]
Raccolta di One-Shot
Ogni storia è fine a se stessa, non collegate assolutamente tra di loro.
-Primavera
-Estate
-Autunno
-Inverno
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: FACE Family/New Continental Family, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Estate
Francis sistemò il telo sopra la sdraio all’ombra dell’ombrellone e posò lo zaino sotto questa.
Soddisfatto si aggiustò gli occhiali da sole e respirò a pieni polmoni l’odore salmastre.
Il mare era calmo, limpido.
Il sole brillava alto nel cielo, caldo, ma alla brezza fresca non si soffriva tantissimo, nonostante fossero ancora durante le ore più calme.
Francis aveva tutta l’intenzione di passare il pomeriggio a rilassarsi, aveva deciso di andare a mare subito dopo pranzo proprio per quel motivo.
C’erano pochissime persone e per la maggior parte dormivano o prendevano il sole, la calma era perfetta e avrebbe continuato così fino alle cinque, quando sarebbe iniziata l’animazione nel lido, ma mancavano ancora delle ore.
Tutti i suoi propositi vennero mandati in fumo dal leggero singhiozzo che sentì trasportato fino a lui dal vento.
Per un momento pensò di far finta di non aver sentito, ma quasi subito si girò alla ricerca di quella voce.
Non fu difficile notare quel piccolo bambino biondo, di cinque anni massimo, che piangeva con le mani di fronte al viso, il corpo scosso dai singhiozzi, se ne stava in mezzo agli ombrelloni chiusi, i piedi scalzi su una piccola striscia d’ombra.
Non c’era nessuno nelle vicinanze, nessuno che potesse sembrare un suo familiare.
E lui sembrava l’unico che se ne fosse accorto, per quei pochi altri che c’erano o non l’avevano proprio notato o erano troppo presi dai loro impegni.
Sospirò e senza pensarci due volte gli si avvicinò.
Il bambino lo sentì arrivare e si strinse più in se stesso spaventato, gli occhi rossi e gonfi che correvano in ogni direzione per cercare una via d’uscita.
Francis cercò di fare uno sguardo tranquillo e si inginocchiò per essere alla sua stessa altezza, non troppo vicino per non farlo preoccupare di più.
-Ciao- gli disse calmo e dolce –Come ti chiami?
Al bambino iniziarono a uscire nuove lacrime dagli occhi e non rispose a quella domanda.
Francis si rese conto che forse aveva solo peggiorato la situazione.
-Ti sei perso? Vuoi che chiamo qualcuno?
Solo a quel punto il bambino rispose piano e intervallato dai singhiozzi che si stavano facendo più potenti –Voglio il mio papà! Non lo trovo più! Mi sono girato un attimo e lui era scomparso!
Francis si morse un labbro, portò di nuovo lo sguardo tutto intorno alla ricerca di questo “padre” ma non vedeva nessuno.
Il bambino continuò il suo monologo –E ho provato a cercarlo, ma mi sto bruciando tutti i piedi nella sabbia. Mi ha abbandonato qui!
-Sono sicuro che tuo padre non ti abbia abbandonato qui, si sarà solo allontanato…
-E invece si…- il tono di voce del bambino si era fatto anche più basso –Mi ha abbandonato perché nessuno vuole stare con me, se n’è andato con Alfred… A lui vogliono bene tutti.
Quelle parole colpirono nel profondo il francese, il tono con la quale erano state dette, il dolore dietro. Si sentì in dovere di proteggere quel bambino.
Allargò le braccia –Vieni qui, adesso andiamo a cercare tuo padre.
Il bambino non accettò subito, Francis vide che stava pensando, l’indecisione dietro quei suoi grandi occhi azzurri.
Ma alla fine dovette rendersi conto che non aveva nessun altra possibilità e tremante accettò di farsi prendere in braccio.
Francis si rialzò da terra e tenendolo con un braccio gli asciugò le lacrime con la mano libera.
Si avviò verso la piattaforma in legno del lido dove stava il bar, i divanetti, i bagni e la reception.
-Adesso chiediamo se qualcuno ha visto il tuo papà, va bene? E mi dovrai dire il nome, okay?
Il bambino annuì tirando su con il naso, sembrava essersi calmato un po', nonostante le lacrime continuassero a uscire dai suoi occhi.
Salì i gradini della piattaforma in legno e mentre si avvicinava sempre di più alla signorina dietro il bancone per poco non si scontrò con uomo che uscì dai bagni in una corsa trafelata urlando il nome “Matthew”.
Il bambino si agitò nelle sue braccia e urlò a sua volta un “Daddy!” che fece bloccare l’uomo e lo fece voltare verso di lui.
Il padre del bambino era giovane, probabilmente avevano la stessa età lui e Francis, aveva i capelli biondi come il bambino ma gli occhi verdi.
Francis notò ogni suo particolare mentre questo neanche si accorgeva di lui, il volto pieno di sollievo non appena aveva notato il bambino.
Glielo strappò letteralmente dalle mani per stringerselo al petto.
E mentre il bambino tornava a piangere disperato per lo spavento e stringendosi convulsamente al petto nudo del padre questo lo tenne stretto baciandogli la testa e iniziando a mormorare frasi di rimprovero e di sollievo –Dio Matthew, pensavo che fossi venuto qui con tuo fratello, appena non ti ho visto mi sono preoccupato da morire!
A Francis si alleggerì lo stomaco a sentire e vedere quella scena, dopo il commento che aveva fatto il bambino, che a quanto pareva si chiamava Matthew, pensava che il padre fosse uno stronzo che non si interessava ai propri figli e si dimenticava di loro per andarsi a prendere una birra, ma era ovvio che non fosse così.
Fece un colpo di tosse per ricordare della sua presenza e solo a quel punto l’uomo alzò lo sguardo su di lui, aveva gli occhi lucidi e le guance rosse.
Lo scrutò, poi le sue guance divennero ancora più rosse.
-Oh, scusami… Ti ringrazio di aver trovato Matthew, io… noi… è così difficile essere da solo e stare dietro a entrambi i gemelli. Cerco davvero di fare tutto nel migliore dei modi, di crescerli bene, ma qualche volta…- arrossì ancora di più e si strinse il bambino di più contro, che nel frattempo aveva smesso di piangere e si stava stropicciando gli occhi rossi con le mani chiuse a pugno –Alfred è venuto urlando che doveva fare la cacca, e stava correndo qui verso il bagno, allora gli sono corso dietro prima che facesse qualche danno e pensavo che Matthew fosse con lui, sono sempre insieme, capisci? Ma poi lui non c’era e io… Ah! Scusami! Tu neanche sai chi è Alfred giustamente e io sto solo parlando a vanvera quando a te non importa sicuramente nulla!
Francis capì che era arrivato il momento di interromperlo, una risata spontanea affiorò dalle sue labbra e questo fece arrossire ancora di più l’uomo che aveva di fronte, Francis lo trovò adorabile e carino.
-Nessun problema, davvero, è stato spontaneo andare in aiuto di Matthew che piangeva.
L’altro annuì mordendosi un labbro, distolse lo sguardo quando chiese –Magari posso… offrirti un caffè? Per ringraziarti.
Il sorriso di Francis si aprì di più –Volentieri.
Anche l’altro ragazzo sorrise impercettibilmente, poi il suo sguardo si tramutò in uno di orrore quando lo spostò a qualcosa che si trovava vicino a lui.
Francis seguì il suo sguardo e vide un altro bambino, identico a Matthew, uscire soddisfatto dai bagni.
-Alfred! Non dovevi fare la cacca??
-L’ho fatta- rispose semplicemente il bambino alzando le spalle.
-E come ti sei pulito?
-Non mi sono pulito. Tanto ora vado a mare.
L’uomo esplose –TORNA SUBITO LI DENTRO.
Quando la porta dei bagni si chiuse con un rumore forte e secco non attirò molto l’attenzione, tanto già tutto quello che era successo aveva portato su di loro lo sguardo di quelle poche persone li vicino.
Francis, rimasto solo, sorrise per scusarsi in generale nonostante lui in quella faccenda non c’entrava assolutamente nulla.
 
Quindici minuti dopo i due uomini con i due bambini erano seduti intorno a un tavolino.
Francis aveva scoperto che l’uomo si chiamasse Arthur, era inglese e come aveva predetto era molto giovane, appena 24 anni e che i due gemelli, Alfred e Matthew avessero cinque anni.
Francis stava mescolando lo zucchero nel suo caffè con il cucchiaino, Arthur invece aveva preso un thè freddo mentre i due bambini mangiavano con gusto due gelati.
Stavano parlando un po' del più e del meno e solo quando i bambini finirono di mangiare e si allontanarono dopo aver chiesto il permesso al padre di poter andare a giocare li vicino senza allontanarsi troppo, Francis decise di fare quelle domande che gli avevano messo dei dubbi poco prima, ma che non aveva voluto fare davanti ai bambini.
-Quindi… li cresci da solo?- tastò il terreno, per capire fino a che punto si poteva spingere.
Arthur gli raccontò tutto a ruota libera, probabilmente non era una persona con molti amici, doveva avere una vita così caotica che era difficile mettere in mezzo della vita sociale.
-Si. È difficile il più delle volte, ma non riesco più a immaginare una vita senza di loro.
-E la loro madre?
Arthur rimase in silenzio e Francis si maledisse, convinto di aver chiesto troppo.
Invece l’altro rispose dopo un pò, gli occhi persi a inseguire un ricordo lontano.
La sua voce era bassa, come se si vergognasse di quello che stava dicendo –In realtà non mi sono mai piaciute le donne. L’ho sempre saputo. Ma alla festa di fine liceo ero totalmente ubriaco, i miei amici mi hanno voluto fare uno scherzo e non so come mi sono ritrovato chiuso in una stanza con questa ragazza.
Si morse un labbro, le guance rosse, l’imbarazzo evidente.
-Non capivo nulla, tanto che non mi ero reso subito conto che fosse una ragazza… il preservativo era l’ultimo dei miei problemi. Rimase incinta. Ma non li voleva, non li ha mai voluti. Voleva abortire, non glielo permisi, non era giusto che loro pagassero per un mio errore, non era giusto che la loro vita finisse ancora prima di iniziare. La convinsi solo quando le diedi la certezza che sarei scomparso dalla sua vita e che non la sarei mai andata a cercare. Non li ha mai neanche voluti prendere in braccio quando sono nati.
Si interruppe, poi cercò con lo sguardo i due bambini, era uno sguardo pieno d’amore il suo.
-Ogni giorno cerco di dargli tutto l’amore che meritano, anche quello che manca loro da una figura “materna”.
Francis abbassò lo sguardo, non era una cosa bellissima quella che stava per dire ma dopo quello che aveva ascoltato era giusto che Arthur sapesse.
-Quando ho incontrato Matthew piangeva credendo che tu l’avessi abbandonato, ha detto proprio che tutti preferiscono suo fratello a lui.
Arthur si oscurò –Lo so… lo pensa sempre. È complicato, hanno due caratteri completamente diversi e il primo di cui la gente si accorge è sempre Alfred. Anche a scuola ha problemi a interagire con gli altri bambini e la sua autostima è bassissima. Però credo sempre che con il tempo imparerà a capire che li amo entrambi allo stesso modo, deve per forza capirlo. Inoltre… non sono preoccupato che possa odiare Alfred un giorno, suo fratello è così protettivo nei suoi confronti e sono così uniti che sarebbe impossibile.
Francis gli sorrise, si perse sul suo volto e su quegli occhi verdi che nascondevano dietro una storia devastante.
Lo conosceva da mezz’ora ma gli sembrava di conoscerlo già da una vita, voleva aiutarlo, stare con lui e alleggerirlo del peso che teneva sulle spalle da troppo tempo.
Si sentì legato a lui, come se si fossero inseguiti per secoli e il destino avesse finalmente deciso di farli incontrare.
Non era stato un caso, Francis si rese conto che doveva conoscerlo. Ne sentiva la necessità impellente.
Qualcuno lo chiamò toccandogli il braccio, si girò e vide i due gemelli che gli sorridevano felici.
Matthew gli stava porgendo una pietra bianca, entrava perfettamente dentro il suo palmo, era liscia con delle venature grigie e solo quando il bambino mormorò “è a forma di cuore” il francese riuscì a vedere anche la forma abbozzata di un cuore girandola nel verso giusto.
Alfred continuò –È per te. Grazie per aver aiutato Matt.
Francis sentì qualcosa che gli si muoveva nello stomaco, sentì anche le guance calde, ed era uno che si imbarazzava molto raramente.
Lanciò uno sguardo ad Arthur, l’inglese stava fissando i due gemelli sorpreso, uno sguardo totalmente innamorato.
Sentendosi il suo sguardo addosso alzò gli occhi nei suoi e gli sorrise imbarazzato, un po' come a volergli dire “scusami, non avevo idea che avrebbero reagito così, ma sono felice che andiate d’accordo”.
E al nuovo peso di quello sguardo Francis capì che la sua vita era immancabilmente appena cambiata.
Forse aveva appena perso il suo pomeriggio di calma e relax, ma quello che ci aveva guadagnato ne valeva assolutamente la pena.
  
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