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Autore: cassiana    04/07/2020    13 recensioni
Brenda ragazza brillante e un poco goffa deve per forza andare a quella premiazione a York. Ce la porterà un amico del fratello. Quel che Brenda non immagina è che Malcom sia così tremendamente sexy e sfrontato.
Se quel giorno non ci fosse stato uno sciopero dei treni forse non avrebbero mai incrociato i propri destini. Ma la vita come una strada ha bivi, incroci e biforcazioni anche molto distanti tra loro. Chissà se Brenda e Malcom torneranno a camminare insieme.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


VIII. I was looking for love Like the very first time Didn't realise love never left me
David Gilmour  - Love in the air  



 
- Non ci credo!

Mormorò Brenda guardandosi sconsolata, mentre Malcom le si avvicinava: l'orlo del cappotto bagnato le si era appiccicato alle gambe, il suo bel vestito nuovo era da buttare e i capelli erano un disastro.
 
- Questa scena mi sembra di ricordarmela!

Esclamò Malcom in tono scherzoso cercando di metterla a suo agio. Ma a Brenda veniva da piangere: con questa era volata dalla finestra qualsiasi velleità di poter far colpo su di lui. Sospirò sconfortata, forse era meglio così, dato che dovevano lavorare e basta. Almeno si erano evitati la goffaggine dei saluti iniziali che nessuno dei due avrebbe saputo come affrontare.
 
- Vuoi che ti porto a casa, così puoi asciugarti o cambiarti?
- Potrei davvero? Non so, magari allunghiamo troppo la strada o facciamo tardi.

Si abbottonò il cappotto rabbrividendo. Malcom le sistemò una ciocca bagnata dietro l'orecchio:
 
- Non c'è problema, guarda come tremi.

Con una mano sulla schiena la guidò attraverso la strada verso la seat parcheggiata poco più avanti. Ci misero un'eternità a districarsi nelle vie cittadine congestionate di traffico, Malcom aveva acceso il riscaldamento al massimo e tra una chiacchiera e l'altra non riusciva ad evitare di sbirciare le gambe di Brenda. All'ennesima volta che cambiava stazione della radio lei sbottò:
 
- Ti dispiace non farlo? Mi sta venendo mal di testa.

Malcom alzò le mani:
 
- A tuoi ordini.
- Scusami, è che ogni volta che stiamo insieme succede un disastro.

Malcom ghignò:
 
- E diventi ogni volta più adorabile. Dai, siamo arrivati.

Tirò con forza il freno a mano e le fece cenno di aspettare, mentre le apriva la portiera della macchina. Brenda sollevò un sopracciglio: quella era una novità. Nel vederla titubante le disse:
 
- Credevi fossi un troglodita? Se voglio so essere galante anche io!

Ma il tono nel dirlo era così dissacrante che Brenda lo prese come una delle sue solite prese in giro. Salirono su casa e gli chiese se gli dispiaceva aspettare mentre lei si cambiava.
 
- E pensare che avevo prenotato un vero ristorante come un vero appuntamento.
- Ma questo infatti non è un appuntamento, è solo una cena di lavoro.

Mentre andava di là Malcom notò un lampo di schiena nuda, si certo cena di lavoro: pensò che non gli sarebbe dispiaciuto seguirla in camera da letto. La casa di Brenda era piccola e molto femminile. Si vedeva che aveva scelto ogni pezzo di arredamento con cura mescolando mobili moderni con altri chiaramente più vecchi creando un mix un po' trasandato, ma molto personale.  L'ambiente profumava di buono, lavanda forse con qualche sentore agrumato. Malcom notò le candele in grosse giare consumate a metà. Un'enorme libreria stipata di libri e ninnoli dominava la stanza.
    In camera sua Brenda buttò in fretta nell'armadio gli abiti disseminati sul letto, non c'era tempo per scegliere qualcosa di elaborato ed era talmente demoralizzata che non le andava di pensare a un outfit particolare da indossare. Scelse un abbigliamento  comodo, con cui si sentiva a suo agio e pazienza se non avesse fatto colpo.
Quando tornò in salotto Malcom rimase incantato a guardarla: aveva indossato fuseaux neri e un maglione oversize beige e si stava frizionando i capelli con un asciugamano. Era deliziosa con quel maglione scivolato sulla spalla, i capelli in disordine e i piedi scalzi.

 
- Stavo pensando: già che ci siamo perché non restiamo qua e magari ordiniamo qualcosa?

Malcom si schiarì la gola, ma riuscì solo ad annuire. La seguì in cucina, mentre lei parlava di volantini e nuovi ristoranti e di passaggio afferrava il cordless dal mobile.
 
- Allora: thai o pizza?
- Cucino io qualcosa - disse lui aprendo sfrontato il frigo - Oh, salve carotina ammuffita, sei qui dentro tutta sola ?
- Non ho fatto la spesa.

Brenda aveva una vocina così mortificata che Malcom si morse le labbra per non scoppiare a ridere:
 
- E va bene, dai. Prendiamo la pizza! Poi non dire che non ci ho provato a farti mangiare decente!

Brenda gli fece una linguaccia, lui le tolse il telefono di mano:
 
- Però faccio io l'ordine.
- Ok, intanto metto su un po' di the, va bene?

Quando Brenda era agitata pensava che non ci fosse nulla di più rilassante che la preparazione del the e quella volta era più necessario che mai. Aveva notato le occhiate di Malcom e il cuore aveva iniziato a saltare qualche battito. Forse aveva fatto male a proporgli di restare a casa. Aveva messo il bollitore sul fuoco quando sentì Malcom chiudere la telefonata e tirò un grosso respiro per darsi una calmata, gli sorrise e aprendo un'anta dell'armadietto gli disse:
 
- Scegli pure la tua tazza!
- Wow!

Nel pensile, stipate in bell'ordine c'erano almeno una cinquantina di tazze di stili e colori diversi, di cui lei faceva collezione e che le piaceva cambiare a seconda dell'umore o dell'occasione. Aveva anche assegnato una tazza a tutti quelli che venivano a trovarla abitualmente così ognuno aveva la sua.
 
- Sai di solito scelgo io, ma per te farò un'eccezione. Dai, scegli!

Malcom era dietro di lei e non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua spalla nuda spruzzata di lentiggini. Si leccò le labbra, all'improvviso secche e si avvicinò fino a trovarsi quasi addosso a lei. Brenda voltò un pochino la testa per esortarlo, ma quando vide il suo sguardo si agitò ancora di più:
 
- Ok scelgo io...penso per te sarebbe perfetta questa.

Tirò giù una tazza a motivi ramage blu che ricordava le azulejos portoghesi. Malcom le mise una mano alla vita e intrecciò le dita dell'altra a quelle di Brenda. Mentre posavano sconnessamente la tazza sul piano, affondò il viso tra la spalla e il collo:
 
- Scusa, ma hai un odore così buono.

Il suo respiro le fece venire la pelle d'oca, era deliziata e nervosa nello stesso tempo. Non se l'era aspettato, ma ora scoprì che era quello che aveva sperato. Brenda si voltò del tutto:
 
- Mal...

Lui sorrideva, gli occhi che sembravano buchi neri di desiderio, le mise entrambe le mani sui fianchi e l'attirò delicato a se. Brenda si morse il labbro inferiore, il cuore le rimbombava nelle orecchie, chiuse gli occhi e finalmente quelle labbra meravigliose sulle quali aveva fantasticato per settimane toccarono le sue. Il bollitore fischiò e lei sobbalzò, ma Malcom la strinse ancora di più, mentre lei gli circondava il collo con le braccia. Aprirono le bocche ad assaporarsi con lentezza, confondere i respiri, i cuori che battevano forsennati all'unisono. Quello si che era un profondo, delizioso, inequivocabile bacio! Il bollitore intanto fischiava e fischiava.
 
- Spegni quel maledetto affare.

Mormorò lui a fior di labbra lasciandola andare. Brenda si rigirò verso il piano cottura e pasticciò un po' tra fornelli e bollitore con le mani che le tremavano:
 
- Non lo vuoi più il the?
- Voglio te.

Mormorò lui solleticandole il collo con le labbra. Brenda ora aveva un caldo terribile, un flusso ardente l'avvampava dal grembo alle guance, ma cercò di alleggerire l'atmosfera:
 
- Non sei molto bravo con i giochi di parole.
- Sono bravo in altre cose.

Rispose lui con voce così roca che lei rabbrividì. Di nuovo le aveva poggiato le mani sui fianchi e tracciò una scia di baci dalla spalla al collo, scostò i capelli dalla nuca e alternò piccolissimi morsi delicati a baci più decisi. Brenda stava morendo, sentiva la sua lingua e il suo respiro rovente e dovette mordersi a sangue le labbra per non mugolare. Si dimenò per voltarsi e porre fine a quella tortura, ma Malcom le catturò le labbra e ricominciarono a baciarsi dimentichi di tutto. Il suono stridulo del citofono li fece saltare entrambi. Malcom sbottò in una breve risata:
 
- Vado io. Non muoverti!

Le intimò scherzoso. Mentre lui pagava la pizza, Brenda emise un respiro tremulo. E così ci erano arrivati dopotutto, era spaventata da morire: dal passato, dal futuro, da quello che sarebbe potuto andare storto. Ne aveva combinati di casini, anche con Malcom. Non aveva mai dimenticato quella sera a Leeds, quando erano stati a un tanto così dal baciarsi e lei era indietreggiata per paura: ora era come se il destino avesse dato loro una seconda possibilità. Magari questa volta non sarebbe scappata, forse valeva la pena provarci dopo tutto. Iniziò a mettere i piatti e le posate in tavola con un sorriso.
Quando tornò in cucina, Malcom annunciò:

 
- Ecco qua: pizza gigante con extra formaggio e doppia salsiccia. Che diavolo sono quelle?

Brenda alzò gli occhi al cielo: ecco spiegato perchè avesse voluto farlo lui l'ordine.
 
- Posate?

Malcom posò il cartone della pizza e lo aprì con fare cerimonioso. Spostò tutti i piatti e le posate da una parte e mise due birre gelate in tavola.
 
- Ora, mia piccola signorinella ti insegnerò come mangiare la pizza! Siedi prego.

Brenda scoppiò a ridere al suo tono sussiegoso  e ubbidì di buon grado. Malcom tagliò con le forbici una fetta di pizza, la prese con le mani e dopo averla piegata in due, la offrì a Brenda. Lei diede un morso piccolissimo per evitare di sporcarsi, ma dietro insistenza di un Malcom scandalizzato si decise a dare un bel morso. Ovviamente s'impiastricciò con il formaggio filante e il sugo e lui la ripulì con la mano. Brenda con una risatina esclamò:
 
- Sei un sudicione!

Malcom si allungò a baciarla di nuovo, le succhiò il labbro inferiore:
 
- Ma dì che ti piace, questo sudicione.

Le fece l'occhiolino tornando a mangiare la sua pizza. Avevano mangiucchiato e riso tutta la sera. Tutta la tensione che avevano provato nelle scorse settimane si era come disciolta lasciandoli freschi e ansiosi di esplorare quel sentimento appena nato. Si erano trasferiti sul divano in salotto, solo una lampada ad arco rischiarava la stanza in penombra:
 
- Finalmente!

Mormorò Malcom tra i baci.

- Finalmente cosa?
- Finalmente possiamo pomiciare sul divano come ti avevo proposto fin dall'inizio!

Brenda lo fermò un attimo, chissà come sarebbero andate le cose se veramente non ci fossero stati impedimenti tra loro, se lei non fosse partita avrebbero saputo gestire l'infortunio di lui o l'avrebbe portata a fondo comunque? E avere una vita regolare le avrebbe impedito di sprofondare nel baratro della depressione? Domande a cui non poteva dare una risposta.
 
- A cosa stai pensando?
- Che se avessi un po' insistito ti avrei baciato già a casa di tua sorella.

L'espressione sul viso di Malcom era così comica che la fece scoppiare a ridere.
 
- Magnifico! E io che volevo essere un gentiluomo! Va bene rimediamo subito!

E si allungò su di lei mordicchiandole le labbra, una mano scivolò sulla coscia mentre l'altra le accarezzava il viso. Brenda tirò indietro la testa e lui ne approfittò per leccarle il collo. La mano era risalita fino al bacino, Brenda gli affondò le mani nei capelli, piegò una gamba a cingergli la vita. Spostò un po' la testa per avere un accesso migliore al collo, gli leccò il pomo d'adamo e gli soffiò in un orecchio facendolo gemere. Malcom le succhiò la lingua e strusciò delicatamente le labbra contro le sue. Lei aprì gli occhi e scorse l'ora sull'orologio a muro. Cavolo era tardi e non avevano neanche iniziato a pensare all'intervista.
 
- Mal, Malcom...questo doveva essere un incontro di lavoro!
- E infatti sto lavorando sulle tue bellissime clavicole, lasciami fare.

Brenda s'inarcò sotto di lui ridendo, mentre Malcom baciava la fossetta al centro della gola e affondava il viso nel solco tra i seni: era così inebriato dal suo odore che poteva perdere la testa.
 
- Dai, cerchiamo di dare un senso a questa serata.

Malcom tirò su il capo e le lanciò un'occhiata lasciva che la fece rabbrividire:
 
- Per me ha un ottimo senso già così, anzi potrebbe solo migliorare.
- Fa il serio.

Implorò districandosi da sotto di lui.
 
- Sono serissimo.

Ma in qualche modo riuscì ricomporsi e a concentrarsi su quello che gli chiedeva Brenda. Quando le aveva proposto la cena aveva avuto in mente per davvero di portarla in un ristorante di classe e dimostrarle che poteva essere alla sua altezza, se lo voleva. Non le avrebbe mai teso una trappola, anche se quella specie di bacio a stampo che si erano dati per sbaglio dopo la partita lo aveva galvanizzato per tutta la settimana. Ma quella sera non aveva saputo resistere nel vederla con quella spalla nuda, così semplice e adorabile. E lei si era dimostrata molto più che volenterosa nel seguirlo su quella strada. Ora con le labbra arrossate e i capelli arruffati era più desiderabile che mai. Sentì il cuore battergli veloce e sporse le labbra. Lo sguardo di Brenda si era fatto determinato e lo convinse che ora parlava sul serio. Si riavviò i capelli in disordine e sedette più composto sul divano. Le lanciò un sorrisetto e le fece cenno che era pronto.
 
- Ti dispiace se uso uno di questi?

Brenda appoggiò sul tavolinetto davanti al divano un mini registratore, segno che faceva proprio sul serio.
 
- Registrerai tutto? E quindi se dovessimo ricominciare a baciarci e ce lo dimenticassimo acceso...non mi dispiacerebbe sentire i tuoi sospiri nelle lunghe notti solitarie.

Brenda arrossì, sapeva che lui scherzava, ma la sola idea la imbarazzò da morire perchè già sapeva che avrebbe ascoltato e riascoltato quel nastro solo per sentire la sua voce. Malcom sollevò il sopracciglio, le labbra gli si allungarono in un sorrisetto saputo creando una fossetta adorabile.
 
- Dai prometto che non dirò cose sconce.
- Er, si sarà meglio che cominciamo.

Di solito Brenda quando intervistava qualcuno cercava di parlare un po' del più e del meno per metterlo a suo agio, ma in quel caso si erano già scaldati abbastanza. Chiese a Malcom da dove volesse iniziare, se volesse un bicchiere d'acqua. Lui si era portato la birra dietro e gliela indicò. Fece un lungo sorso. C'era quiete nella stanza quando iniziò a parlare.
 
- Da dove vuoi che inizi? Ma devo avvertirti di una cosa: per me quel periodo è come un caleidoscopio di immagini confuse e ricordi sconnessi. C'era solo un pensiero fisso: trovare il modo di procurarmi la prossima dose. Era tutto ciò che m'interessasse, non esisteva più famiglia, lavoro. Non avevo nemmeno più una casa fissa, a volte dormivo per strada.
- Come è cominciato?
- All'inizio non ero neanche consapevole di avere una dipendenza. Quando ebbi l'infortunio, sai quel tizio mi sbriciolò la caviglia, volevo solo rimettermi in sesto nel più breve tempo possibile, perchè c'erano buone possibilità di cambiare squadra e fare un salto di qualità. E poi volevo fare colpo su una certa ragazza quando fosse tornata da Berlino. No, non sentirti in colpa. Ma la riabilitazione era più lunga del previsto e soffrivo molto. Così iniziai a prendere sempre più antidolorifici: fentanyl, oxicodone, percocet, nominane uno. Alla fine la caviglia l'avevo recuperata, ma era diventato più importante assumere dosi sempre più alte di antidolorifico, sembrava non fosse mai abbastanza e mi sembrava di impazzire senza. E poi sono scivolato nell'ero, quella si che mi dava una botta.

Brenda ascoltava attenta, senza interrompere il flusso di ricordi dolorosi. Malcom non faceva pause, inanellava una parola dopo l'altra raccontandole la sua non vita da drogato, le botte, le notti passate all'addiaccio o le giornate perse nella sporcizia dimentico di tutto, gli espedienti per sopravvivere fino alla prossima dose.
 
- Ma immagino tu voglia sapere soprattutto della prigione. Sembra strano dirlo, ma credo che sia stata quella a salvarmi la vita. Mi sono dovuto disintossicare a forza, mi hanno messo nelle cucine, ho studiato. Ramsay mi ha trovato in quel momento. Non sapevo che farne della mia vita, mi ha proposto ai servizi sociali, mi ha sostenuto in tutto.
- Dovrei farti delle domande più specifiche ora.
- Per quanto sono stato dentro e perchè?

Brenda annuì.
 
- Si, ecco togliamoci di mezzo la parte burocratica. Quattro anni e due mesi per furto, rissa e detenzione di droga. Poi ho patteggiato per una diminuzione della pena se fossi entrato nel programma di recupero. In tutto sono stato dentro due anni, nove mesi e quattordici giorni. Poi per un altro anno e mezzo sono stato in libertà vigilata con obbligo di firma e analisi tutte le settimane. Ora sono completamente pulito.
- Ma fammi capire una cosa: non mi sei mai sembrato un violento. Impulsivo, sì, impaziente magari. La droga può davvero portare una persona a questi eccessi?
- Per farti capire devo prima raccontarti una storia.

    L'aria puzzava di sporcizia e salmastro del vicino Tamigi. Malcom s'incuneò tra le assi mezze divelte del magazzino abbandonato e scese le scale che portavano alla sua tana. Forse avrebbe trovato Myra. Era relativamente tranquillo, ansioso di farsi, ma voleva aspettare di essere con lei. Di solito si drogavano insieme, quando non avevano abbastanza soldi per una dose intera mettevano insieme quello che avevano racimolato e si dividevano la droga. Lei era minuta, un piccolo folletto dai crespi capelli neri e la pelle ambrata. Sapeva poco di Myra, solo che era scappata di casa qualche anno prima ed era scivolata anche lei in quel cupo mondo parallelo. Avrebbe voluto fare l'attrice e quando era in forma cantava con una bellissima voce angelica. Gli faceva venire le lacrime agli occhi, gli ricordava qualcosa che sapeva essere importante, ma non ricordava cosa. A volte lui credeva che fosse un folletto per davvero: le piaceva fare i dispetti, mangiare marshmallow, ridere sgangherata con la bocca aperta e parlare con gli animali e le piante. Era una strana piccola donna.
 
- L'amavi?

Malcom fece spallucce:

 
- Forse, non lo so. All'epoca non mi facevo domande simili. Stavo bene con lei quando eravamo abbastanza in forma. Non ci conoscevamo da molto e sapevamo davvero poco l'uno dell'altra. Ciò che ci univa in realtà era la droga.

    Ma negli ultimi mesi i suoi occhi erano diventati opachi e non rideva più. La dipendenza l'aveva consumata. Quel giorno non l'aveva trovata, aveva aspettato un po' ma l'ero lo chiamava e lo chiamava così si era abbandonato sul giaciglio di materassi sporchi e si era preparato la siringa. Lasciò la parte per Myra e si bucò, finalmente appagato. Quando la ragazza tornò, molto più tardi, non si rese conto istupidito com'era, che era sfatta, il corpo illividito dalle botte, le gambe macchiate di sangue, i vestiti strappati. Quando si era risvegliato lei gli era accanto, svenuta, la siringa ancora conficcata nel braccio. L'aveva trascinata fuori e non sapeva ancora come, era riuscito a chiamare qualcuno che lo aiutasse. Ma Myra non sopravvisse, aveva usato la sua dose e quella lasciatele da Malcom. Dissero volontariamente. Perchè quella non era stata neanche la prima volta, sul corpo le avevano trovato le evidenze di molti abusi ripetuti. Chissà a quali nefandezze si era sottoposta per procurarsi e procurargli la droga. Gli era praticamente morta tra le braccia. Da quel momento divenne rabbioso, quella piccola parte di umanità che conservava grazie a Myra era scomparsa insieme a lei. Avrebbe potuto fare di tutto, non gli importava più di niente e nessuno, neanche di se stesso. Fu arrestato qualche mese dopo. Non ricordava nemmeno il processo, ciò che sapeva lo aveva letto poi più tardi dagli atti. Non gli avevano dato il massimo solo perchè era al suo primo arresto. I primi giorni alla Brixton Jail era stato costantemente sotto osservazione. Alternava momenti di violenza incontrollata ad altri di catatonia. Il momento peggiore fu quando entrò in astinenza, morire gli sembrava l'unica soluzione praticabile.

    La stanza era silenziosa, si sentì solo il clic del registratore che aveva finito il nastro. Malcom era a testa china e i capelli gli coprivano il volto.

 
- Mal.
- Non osare - dovette schiarirsi la voce - non osare avere pietà di me.

Ma quando alzò la testa, negli occhi di Brenda vide solo un'immensa compassione, non la commiserazione superficiale che si destina a chi è meno fortunato, ma l'empatia di chi ha compreso veramente il dolore altrui, perché è stato ferito a sua volta e sa cosa sia la sofferenza. Le fece un sorrisetto.
 
- Vieni qui.

L'attirò a sé e rimasero allacciati in una specie di goffo mezzo abbraccio. Lei lo cullò, gli accarezzò i capelli con delicatezza e mano mano sentì il corpo di lui rilassarsi tra le sue braccia. Se la portò in grembo e cercò le sue labbra, le sfiorò con le sue delicato. Amava sentirla su di sé, col suo peso sembrava tenerlo ancorato al mondo.
 
- Raccontami tu qualcosa.

Le chiese accarezzandole il naso con un dito.
 
- Che cosa vuoi sapere?
- Non ho potuto fare a meno di osservare che i tuoi occhi a volte diventano tristi e che aspetti che sia sempre qualcun'altro a toccarti per primo, di cosa hai paura?

Brenda si districò e si sedette accanto a lui. Dopo qualche secondo di silenzio rispose:
 
- Non ti facevo così osservatore.
- Sai ci sono luoghi in cui devi imparare a decifrare ogni minima variazione di comportamento altrui, se vuoi mantenerti integro.

Lei iniziò a mordicchiarsi una pellicina, segno che si stava agitando: le era sempre difficile raccontare certe cose.
 
- Puoi anche non dirmi nulla se non ti va.

Ma lei scosse la testa, in fondo Malcom si era confessato con lei tutta la sera, si meritava la sua fiducia:
 
- Quando ero in Germania avevo preso a fare una vita un po' - esitò - disordinata. Sono tornata che ero l'ombra di me stessa. Non permettevo a nessuno di avvicinarsi, non la mia famiglia e nemmeno Becky. L'unico che sembrava capirmi e a cui ho permesso di prendersi cura di me era Devlin.
- Il tuo professore? Quel tipo biondo e snob di York?
- Si. Snob, narciso, ladro e opportunista. Sono stata sua moglie per tre anni prima di accorgermi che tipo fosse.
- Ti ha fatto del male?
- Non fisicamente. Mai. Ma aveva quel modo di fare in grado di farti sentire una nullità.

Brenda rabbrividì e Malcom sembrò ricordare qualcosa della serata a York. Le prese una mano e intrecciò le dita con le sue per darle conforto.
 
- Sai, è tipico delle personalità narcisistiche - spiegò lei -  trovare il tuo punto debole e poi avvolgerti in una specie di ragnatela di dipendenza.
- E te lo sei pure sposato. E poi quell'altro, Tony...
- Che vorresti dire? Che ho un pessimo gusto in fatto di uomini? Attento.

Si allungò a baciarla con un sorrisetto:
 
- Sei migliorata, decisamente.

Brenda sorrise, le piaceva così tanto quell'atteggiamento irriverente di Malcom, le era piaciuto sin dalla prima volta che l'aveva visto. Si accorse che qualcosa gli era caduta dalla tasca dei jeans: erano le chiavi della macchina, al portachiavi era attaccato un piccolo tao tutto rovinato. Lui l'osservò per attimo con un piccolo mezzo sorriso:
 
- Mi sa che è tuo, ti era scivolato dalla tasca dell'impermeabile.
- Che cos'è? Aspetta. Ma dai, mi sa che era uno dei ciondoli di un mio braccialetto, sai quelle cose frikkettone che andavano all'epoca. Si vede che l'avevo messo in tasca e poi me lo sono dimenticato.  Ma come...
- L'avevo attaccato a un portachiavi per non perderlo e ridartelo. Ma non c'è stata più occasione. E poi ho finito per affezionarmici. Tieni, te lo ridò adesso.

Fece per sganciarlo dall'anello ma Brenda lo fermò:
 
- No no, tienilo: è tuo. Anzi anche io dovevo ridarti una cosa. Aspetta!

Malcom la guardò interrogativo, mentre spariva nell'altra stanza. Tornò con la sua giacca di jeans.
 
- Non ci credo. L'hai tenuta tutto questo tempo?
- Becky la detestava, ma non volevo darla via. Non era neanche mia, non mi sembrava giusto buttarla. E poi ha finito per seguirmi ovunque come una specie di... sai quelle cose che non vuoi buttare, ma non vuoi neanche tenere.
- Non credo mi stia neanche più, adesso.

Lei gli diede una pacchetta scherzosa allo stomaco:
 
- Questo perchè ti piace cucinare!

Con un versetto lui l'attirò a sé e riprese a baciarla, la giacca scivolò a terra dimenticata.
 
- Che ne facciamo adesso?

Gli chiese dopo un po' raccogliendo il giubbetto e appoggiandolo al bracciolo del divano.
 
- Tienila, ancora per un po'. Mi sa che adesso vado, guarda che occhi stanchi che hai.

Brenda sbadigliò.
 
- Scusami.

Aveva bisogno di stare da sola, anche se aveva adorato ogni singolo istante di quella serata. Per lo meno dal bacio in poi. Aveva bisogno di pensare, di elaborare tutto quello che era accaduto. Lo accompagnò all'ingresso e ci misero un'infinità di tempo a salutarsi: appoggiati alla porta alternavano baci e saluti senza riuscire a separarsi:
 
- Dai, ti chiamo domani. Un ultimo bacio e vado.

    Malcom si sentiva il re del mondo, canticchiò tutto il percorso in macchina. Gli sembrava come se i pezzi della sua vita fossero finalmente scivolati ognuno al suo posto. Raccontare tutto lo schifo che aveva vissuto era stato catartico, si sentiva come se si fosse liberato di una zavorra che lo teneva ancorato a terra. Baciare Brenda, tenerla fra le braccia, sentire il suo sapore, il suo odore, non ne avrebbe avuto mai abbastanza. Sorrideva come uno stupido adolescente. Quando lei gli aveva raccontato del suo esaurimento gli si era spezzato il cuore. Avrebbe dovuto essere lui a proteggerla e curarla e non quell'idiota. Scosse la testa: era inutile fare quei pensieri adesso. Forse se non avessero vissuto le vite che avevano vissuto a quell'ora non sarebbero diventati le persone che erano. Forse dieci anni prima non era arrivato ancora il tempo per loro. Ma ora, Malcom lo sentiva con tutto se stesso, era il momento giusto, voleva stare con Brenda, proteggerla, supportarla, renderla felice. Amava farla ridere: non c'era nulla di più bello che il suo viso che si apriva in un sorriso. Tirò il freno a mano e uscì dalla macchina. Per fortuna aveva parcheggiato abbastanza vicino a casa. I lampioni spandevano una luce gialla sulla strada e lui era perso nei propri pensieri.
 
- Hey capo hai da accendere?
- No, amico.

Ma non fece in tempo a finire di parlare che qualcosa lo colpì al fianco destro, altri colpi, cadde a terra, una lama balenò nel buio. Fece in tempo a rotolarsi per schivarla e il giubbotto lo protesse dal fendente. Una zaffata di fiato speziato lo raggiunse. Malcom si chiuse in posizione fetale proteggendo la testa dai calci fino a che tutto divenne nero.


 
   
 
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