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Autore: f9v5    04/07/2020    0 recensioni
[Joint Training Battle Arc; Spoiler per chi non legge il manga] [Classe 1-A vs 1-B... probably] [Raiting alzato ad arancione perchè vi saranno scene un pò pesanti ad un certo punto]
Allora, diciamo che questa saga del manga è quella che più mi ha lasciato l'amaro in bocca, per varie ragioni. Ho deciso quindi di provare a riscriverla a modo mio, non so cosa ne uscirà fuori, possiamo definirlo un esperimento.
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Le due classi passarono alcuni secondi a lanciarsi intensi sguardi, sembrava che le schermaglie pre-lotta avessero avuto inizio.
Izuku francamente non sentiva i calori della fantomatica rivalità, ma passò un considerevole lasso di tempo a studiare attentamente tutti loro.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Izuku per quella volta decise di voler trascorrere la pausa pranzo sul tetto.
I sogni si erano fatti sempre più frequenti, e malgrado la discussione con All Might avesse contribuito a renderlo un po' meno paranoico, non si sentiva a suo agio col pensiero di stare in un luogo troppo affollato.
Avrebbe tanto voluto avere qualcuno con cui parlarne, ma l’unico a sapere dell’One For All a lui vicino era Bakugo e… e l’unica cosa che avrebbe ottenuto sarebbero stati insulti e biasimi.
Sempre più insistente, nella sua mente, il sospetto che non avrebbe mai dovuto farsi scappare quelle parole mesi addietro, il biondo così non avrebbe mai compreso la verità.
-Non che se lo meritasse in effetti.- pensò poi ad alta voce, sorprendendosi più del fatto che non fosse pentito di quell’opinione che dell’averla effettivamente pronunciata.
Sospirò e si sedette spalle al muro.
-La testa sta minacciando di esplodermi.-
-Distaccala dal tormento.- sussurrò una voce atona poco distante da lui.
Sgranò gli occhi e si accorse che, accomodata poco vicino, col suo bento tra le gambe, con dei fantasmini stilizzati tra l’altro, c’era Reiko Yanagi.
-Ya-Yanagi… non… non ti avevo notato.- profuse di getto, fortuna che non si era fatto scappare qualche parola compromettente, sarebbe stato difficile da spiegare.
-Me… me ne vado s-se ti do fastidio.-
Lei scosse lievemente la testa.
-Rimani, se vuoi.-
I successivi minuti furono scanditi solo dal cinguettio di qualche volatile di passaggio.
Entrambi i ragazzi mangiavano tranquillamente, Izuku non si sentiva a disagio.
Dopo il loro scontro alcuni giorni prima, aveva temuto che la ragazza covasse risentimento nei suoi confronti, sembrava non fosse così.
Lo aveva capito già quel giorno, in verità, ma la sua insicurezza costante purtroppo si faceva sentire.
-Quindi… ehm, come ti… sono sembrati i miei compagni di classe?-
Lei voltò leggermente la testa verso di lui.
-Bakugo fa troppo rumore…non mi piace.- ammise.
In quei due giorni Bakugo Katsuki non ci aveva messo molto a farsi riconoscere anche dalla classe B e, sua modesta opinione, quel tipo la infastidiva, non le piaceva il suo atteggiamento e dubitava che per quel terzo giorno, o per i restanti, avrebbe cambiato la sua opinione.
Neanche a volerlo fare apposta, pensò il verde, l’argomento della discussione era divenuto ciò che aveva cercato di evitare.
-G-già… Kacchan in effetti ha una… personalità molto… forte, diciamo.-
Reiko assottigliò leggermente gli occhi, sembrava quasi volesse scrutarlo dentro.
-Non parliamo di lui.- si limitò a dire.
Izuku non seppe se la ragazza dai capelli argentati avesse percepito il suo disagio a trattare quell’argomento, ma le fu grato.
-Non so te, ma sono davvero eccitato al pensiero di cosa potrebbe riservarci la sfida, manca ancora qualche giorno ma sono già in fibrillazione.- ed era sincero.
Lei annuì soltanto, come a volergli dare ragione.
Il lasso di tempo successivo vide parlare solo il verde, era come se tutto ad un tratto il pensiero di parlare con una ragazza non lo bloccasse, discutere con Yanagi (a senso unico, viste le sue rare e striminzite risposte) non lo innervosiva, forse la ragazza lo stava lasciando a ruota libera per farlo distendere, funzionò, considerato che si sentì molto meglio.
-Midoriya!- lo interruppe ad un certo punto.
Era andato avanti davvero per parecchio a elencare delle sue idee sul tipo di sfida che avrebbero sostenuto e su quanto ciò li avrebbe aiutati a maturare come futuri Hero.
-S-si?-
Le labbra di lei si inclinarono in un lieve sorriso.
-Parli troppo!-
Lui si grattò la testa imbarazzato e mormorò delle timide scuse.
Lei volse lo sguardo al cielo, in placida contemplazione.
-Punto a prevalere stavolta.-
-E io farò altrettanto!-
Izuku puntò a sua volta gli occhi alla volta celeste, si sentiva bene in quel momento.
 
 
 
La testa di Dark Shadow fece capolino da dietro il muro.
-La pazza non c’è capo.-
-Smettila di comportarti così!-
Tokoyami, dopo averlo richiamato, diede comunque un’attenta occhiata a sua volta prima di svoltare l’angolo ed entrare nel dormitorio B.
Era il terzo giorno di convivenza e Pony Tsunotori era stata la persona con cui aveva più volte incrociato la strada.
Si che erano pur sempre nei dormitori e prima o poi capitava di incrociare chiunque, ma la frequenza era sospettosamente alta da chiedersi se la studentessa trasferitasi dagli Stati Uniti non ci provasse in tutti i modi a incappare in lui.
Non che la cosa lo infastidisse, però certe volte finiva con l’essere troppo invasiva.
Tutto quello che voleva in quel momento era arrivare fino alla sua stanza, scacciare l’influenza di Kuroiro e magari leggere un libro, magari del genere goth o comunque drammatico, una bella introspezione sulla tormentata esistenza dell’animo umano e il suo continuo contrasto tra luce ed ombra.
E poi incrociò Sero e Tsuburaba per i corridoi, quei due avevano fatto amicizia in fretta, probabilmente per il carattere molto simile che si ritrovavano.
Cercò di sbrigarsela con un rapido saluto quando venne intercettato, magari si sarebbero accontentati di quello, ma ovviamente no.
Quei due non erano dei geniacci, ma non erano certo due scemi, e capirono presto che il ragazzo corvo stava palesemente puntando a rinchiudersi in camera sua per non uscirne più almeno per il resto della giornata, considerando che ancora dovevano cenare si era messo all’angolo da solo facendogli intuire le sue intenzioni.
-Amico, non ti eviterai la serata “Obbligo o verità”!- disse Sero con un sorrisetto sghembo.
-Esatto, oltretutto abbiamo la possibilità di scoprire qualche dettaglio interessante sulle ragazze, magari qualche buona informazione utile per rimorchiare.- Kosei gli diede subito corda.
Che dire, in quel momento stavano proprio apprestandosi a lasciar scatenare gli adolescenti che erano.
Tokoyami scosse la testa, per lo meno loro non erano a livelli patologici come Mineta, francamente non ci voleva neanche pensare a quanti problemi avrebbe creato alle ragazze al dormitorio A con la scusante del gioco.
Ma era più probabile che sarebbe finito malmenato e appeso da qualche parte entro i primi cinque minuti.
-Mi sa che mi porto la cena in camera stasera.-
Obbligo o verità era troppo imbarazzante, e nessuno lo avrebbe costretto a prenderci parte.
Qualche ora dopo, si sarebbe ritrovato nella sala comune con gli altri a imprecare sottovoce.
-Porca di quella…-
 
 
Si respirava un clima allegro al dormitorio A quella sera.
La maggior parte della positività arrivava da Ashido, ma c’era un clima favorevole in generale.
Obbligo o verità.
Un gioco semplice, scontato, quanto infido e subdolo.
Il giorno precedente il tema fu una semplice sfida a braccio di ferro.
Qualcosa di troppo banale per una come Mina, poi si resero tutti conto del tranello teso da questa a Iida e Kendo.
Aveva fatto leva sul senso di responsabilità di questi ultimi, li aveva furbamente adescati presentandogli un gioco banale e innocuo per spingerli letteralmente a firmare un accordo che desse a lei (per il dormitorio A) e Hagakure (per quello B) il permesso di organizzare gli eventi ricreativi che si sarebbero svolti in quei giorni di convivenza tra le due classi.
Iida e Kendo capirono solo dopo di aver commesso uno sbaglio, ma ormai le firme dei due rappresentanti c’erano, Ashido avrebbe potuto in qualunque momento usarle contro di loro, o far leva sul loro senso dell’onore.
-Bene ragazzi, tutti attorno al tavolo, perché vi garantisco che ci sarà da divertirsi.- la rosa stringeva una bottiglia vuota tra le mani; semplicissimo, a turno ognuno l’avrebbe fatta girare e chi usciva avrebbe subito il fatidico domandone.
C’erano stati alcuni elementi più reticenti, dai timidi Midoriya e Koda (vennero trascinati di peso) all’irreprensibile Iida (convinto adducendo scuse su come ciò avrebbe fortificato il loro spirito di coesione e tante di quelle cose che gli piaceva sentire), ma alla fine i 20 occupanti del dormitorio A erano tutti radunati.
E Mina già non vedeva l’ora di scoprire i segreti di tutti, lei e Toru si sarebbero divertite un mondo a raccontarsi tutti i dettagli.
Quella serata di “Obbligo o verità!” poté dunque cominciare.
 
 
L’inizio del gioco fu molto pacato, nessuno volle avere il pesante onere di essere l’iniziatore delle domande osé o degli obblighi folli.
Banali -Qual è il tuo colore preferito?- o -Ricordi qual è stata la tua prima parola?- furono gli albori di quel gioco.
Nel campo degli obblighi non fu diverso, richieste semplici come -Fa tre giravolte su te stesso.-       -Strappa un capello alla persona di fianco a te.- (Tokage di fianco aveva Bondo e fu alquanto complicato in realtà, lui si fece spuntare un “capello di colla” perché disse che l’avrebbe trovata una sconfitta ingiusta) o anche -Recita lo scioglilingua “tre tigri contro tre tigri” tre volte.- (Kaminari si intrippò a metà e come penitenza dovette mettersi in un angolo per il turno successivo).
Si capì che bisognava cominciare a osare di più quando ad un tratto dalla porta d’ingresso sbucò Sato.
Il ragazzone tirò fuori dal vassoio coperto che teneva tra le mani una gustosa fetta di torta al cioccolato (probabilmente cucinata da lui) e dopo aver mormorato un sincero -Mi dispiace ragazzi.- la mangiò di fronte agli sguardi disperati di tutti, che già avevano l’acquolina in bocca.
Ma la penitenza era per lui o lo avevano mandato per torturare loro?
Il castano dovette presto svignarsela per via degli sguardi carichi di furia omicida ricevuti dalla maggior parte dei presenti.
-Oh no, questa gliela faccio pagare!- e Mina diceva sul serio.
Quando tocco a lei e la bottiglia finì sul rientrato Kaminari, lei già se la rise quando scelse Obbligo.
Considerato chi c’era nell’altro dormitorio, era probabile fosse stato Sero a formulare la tortura di Sato.
-Kaminari, dovrai…-
 
 
-LA MIA AMACAAAAAAA!- tutto ma non quello.
Sero si incolpò di non aver percepito il pericolo, e dire che avrebbe dovuto darlo per scontato.
Kaminari era arrivato li, aveva chiesto dove fosse la sua stanza e, poco dopo, era tornato col suo comodo giaciglio.
Con espressione a metà tra il disagiato e il vendicativo, aveva urlato -VENDETTA!- per poi infilarsela dentro i pantaloni tutta raggomitolata.
Levata via dal luogo del crimine, venne lanciata al suo proprietario, che ovviamente non la prese, tutti anzi si scansarono perché, francamente, nessuno aveva voglia di sfiorare quello schifo.
Kaminari scappò sogghignante, mentre un Sero lacrimante si avvicinò alla sua compagna caduta e le dedicò l’elogio funebre.
-Non ti dimenticherò mai!-
 
 
La situazione per i successivi minuti si tramutò a conti fatti in un’amichevole sfida tra dormitori, a chi sfidava chi sceglieva gli obblighi ad eseguire quelli più imbarazzanti e/o crudeli così da esporlo a maggior rischio di vendetta o ritorsioni dagli occupanti dell’edifico opposto.
Dal povero Shoda, che venne mandato ad insultare Kamakiri con l’obbligo tra l’altro di non poter usare il suo quirk per difendersi (tornò con un occhio nero, e gli andò bene), a Mineta che, con sadica gioia delle esponenti di sesso femminile, fu mandato a smutandare Bakugo, per giunta in camera di questi dato che non stava partecipando al gioco perché, a suo dire, era “UN CUMULO DI STRONZATE!” (e non gli andò bene affatto, non ci riuscì, fu bombardato e, come ulteriore penitenza per aver fallito, fu obbligato ad astenersi dal fare commenti perversi per il resto della settimana).
La situazione andò avanti per circa un’ora, finché Koda non si offrì volontario latore di un messaggio di pace per porre fine alle schermaglie, il dormitorio B accettò il trattato di “cessate il fuoco” e i due gruppi si salutarono con la promessa di risolvere i dissapori con la partita di calcio di Sabato.
 
 
 
Izuku non aveva esperienza con certi giochi, e se qualcuno avesse saputo del suo passato non se ne sarebbe nemmeno sorpreso.
Quando usciva lui sceglieva sempre Verità (e la bottiglia non capitò mai su di lui quando a girarla era gente come Ashido o Kaminari, si ritenne fortunato per quello) e quando a dover decidere era lui non proponeva mai nulla di assurdo o eccessivo, al punto da risultare noioso.
Quando toccava a lui chi usciva si sentiva in una botta di ferro sul fatto che non avrebbe certo provato imbarazzo, anche se Mina trattenne uno sbuffo quando il verde propose a Todoroki come Verità il rivelare la sua varietà di soba preferita.
Per questo la ragazza ghignò sadica quando la bottiglia puntò su di lui al suo turno.
E prima ancora che il ragazzo aprisse bocca la rosa gli schiaffò in faccia il regolamento del gioco che aveva tenuto nascosto tra i capelli, dove tra le regole capeggiava “Vietato scegliere la stessa opzione più di cinque volte di fila!”, ergo, gli toccava l’obbligo.
Izuku deglutì nervosamente, da Ashido si aspettava di tutto.
-Midoriya, fingi una dichiarazione d’amore per…- Mina si bloccò un istante, la forte tentazione di proferire il nome di Ochaco.
Perché era evidente che fosse lui la palese cotta di lei, Uraraka poteva smentire quanto le pareva, ma l’esperta di romanticismo che albergava in lei avrebbe riconosciuto i segnali a chilometri.
Il problema era che Mina si rese conto solo in quel momento che non sarebbe stato giusto mettere l’amica in quella situazione (fare il suo nome avrebbe praticamente svelato tutto allo stesso Midoriya oltre che a tutti i presenti) e quindi fu costretta a ingegnarsi altro, sperando che magari la buona sorte arridesse all’amica.
-…la persona che verrà indicata dalla bottiglia.-
E per Izuku i successivi secondi furono vissuti come in attesa del giudizio universale.
Beh, magari dall’altra parte se la stavano passando meglio.
 
 
 
-Kyoka?! Kyoka, amica mia, parlami!- Momo stringeva tra le braccia, con i lacrimoni agli occhi, una Jiro dagli occhi spenti e morti, immobile, in una manifestazione di tragicomicità che sembrava orchestrata in anticipo tanto sembrasse uscita da una commedia.
L’Obbligo sottopostole da Monoma fu quello di bere un intruglio preparato da Rin sul momento.
-Tranquilla, è fatto con erbe salutari.- aveva detto quest’ultimo, rassicurante, porgendole il bicchiere, uno strano liquido verdastro che ribolliva come l’acqua calda in una pentola.
“Salutari nel senso che ti salutano prima di mandarti all’altro mondo?”
Avrebbe potuto rifiutarsi, se il biondo non l’avesse provocata e, in tutta onestà, non le andava di starlo a sentire per tutto il resto della serata.
Jiro mormorò un -vaffanculo- all’indirizzo del suddetto biondo malefico prima di rialzarsi di scatto e correre in bagno, sarebbe uscita solo mezz’ora dopo col volto più verde della bevanda che aveva trangugiato.
 
 
 
La “dichiarazione d’amore” di Midoriya non fu mai udita.
Prima che la bottiglia smettesse di girare il verde, rosso in volto e testa che fumava, urlò che avrebbe buttato lui la spazzatura per quella sera anche se non era il suo turno e, attivato il suo quirk, scappò veloce come un fulmine.
-Che grande esempio di abnegazione, Midoriya, dovremmo prendere tutti esempio dal tuo spirito di responsabilità.- lo elogiò Iida, non capendo che l’amico aveva solo tirato fuori una scusa plausibile per svignarsela.
Pochi istanti dopo la bottiglia, e conseguentemente gli sguardi incuriositi di tutti, si puntarono su Setsuna Tokage.
Lei scrollò le spalle e sorrise divertita.
-La riscuoterò in un altro momento.-
Sarebbe stato divertente a dir poco.
-Ma dite che tornerà, mi sembrava parecchio sconvolto.- disse una perplessa Itsuka.
-Deku si emoziona facilmente, quando si sarà calmato farà ritorno.- assicurò Uraraka con un lieve sorriso, sollevata al pensiero di non doverlo sentire dichiararsi a Tokage, per quanto ovviamente sarebbe stata solo una finta.
-Beh, direi che nel mentre noi possiamo continuare.- annunciò una sempre pimpante Ashido, che non intendeva certo permettere ad un piccolo incidente di rovinare la serata.
-Iida, rompi un paio dei tuoi occhiali!-
-MAI!-
Come penitenza avrebbe scritto cento volte su un foglio “Studiare fa schifo!”, rischiò di non superare la serata.
 
 
Anche al dormitorio B non mancarono gli eventi folli, oltre a quelli già accaduti…
-Descrivi la giornata più brutta della tua vita.-
Tokoyami venne interrotto a metà del racconto e implorato di fermarsi, troppi dettagli scabrosi.
“Saggiate l’oscurità” lo avevano costretto lì, ora ne pagavano il prezzo.
-Wow, la tua poetica è così buffa.- eccetto Tsunotori, che gli fece scendere il comico gocciolone dalla testa.
… alcuni forse furono decisamente sopra le righe…
-Fingi di pubblicizzare un prodotto per il sesso.-
E Tetsutetsu che ammiccava e parlava ad un pubblico immaginario, esortandolo all’acquisto delle pillole Real Steel (lo disse sul serio) per avercelo sempre “duro come l’acciaio” (disse sul serio pure questo) per della vera “azione virile” fu uno spettacolo a metà tra l’orrido e l’assurdo che culminò con una sconvolta Shiozaki che affermò come questi avrebbe meritato la scomunica dal Regno dei Cieli per il suo volgare incitamento al peccato.
-Ma è Tsuburaba che mi ha sfidato.-
-Potevi rifiutare e pagare onorevolmente pegno, peccatore. Che il Buon Dio possa avere pietà di te.-
… e altre ancora fecero rimpiangere a certi il non aver filmato la scena.
-Imita la scena di un film che ti piace.-
Shishida attivò il suo quirk e, afferrata gentilmente Kodai con la richiesta di reggergli il gioco (nessuno capì mai se acconsentì o meno), scalò il dormitorio dall’esterno, mimando versi e movimenti scimmieschi.
Citazione colta.
Fu decisamente una serata particolare.
Toru si ritenne soddisfatta.
Lei e Mina ne avrebbero avute parecchie da raccontarsi.
 
 
 
-Però, ci metti parecchio a sbollire l’imbarazzo, tu.- il sorriso divertito di Setsuna, accomodata sul divano, fu ciò che lo accolse al suo rientro.
Izuku si era veramente vergognato di se stesso, era scappato come un vigliacco per quello che era solo un gioco, non se la sentì di tornare e affrontare gli altri tutti in una volta, preferì quindi fare un po' di allenamento e rimandare il ritorno a quando sarebbe stato più o meno certo che fossero andati tutti a dormire.
Evidentemente Tokage non era tra chi si era concesso a Morfeo.
-Mi… mi dispiace, s-sono entrato nel panico. È… che certe cose… n-non sono a mio agio e…-
-Ehi, sta tranquillo, non ti sto giudicando. Sei timido, tutto qui.-
Ognuno aveva la propria personalità, coi propri pregi e difetti, Midoriya non faceva certo eccezione.
Setsuna aveva ormai capito di avere un atteggiamento molto diverso dal suo nel relazionarsi agli altri,  e dire che, durante il suo scontro con gli Yanagi si era mostrato così serio e controllato, come se fosse stato un’altra persona.
Forse era appunto questa sua “trasfromazione” che la incuriosiva tanto, finora doveva riconoscere che si stava confermando particolare come aveva supposto.
-Comunque, come mai sei ancora sveglia?-
-Ci sarò un motivo se mi alzo sempre tardi, no?- replicò lei con un sorrisetto.
In effetti, in quei giorni ci aveva fatto caso, in classe lei era sempre tra gli ultimi ad arrivare.
-Per la cronaca, mi devi una finta dichiarazione.- aggiunse poi, maliziosa.
Trattenne un sospiro di tenerezza nel vederlo nuovamente con le guance tinte di rosso.
Pensò fosse il caso di proporgli un patto, non voleva causare un infarto al poveretto, ci era già andata vicino il giorno prima a braccio di ferro.
-Facciamo così: tu ora mi fai compagnia finché non mi verrà sonno, mi offri un altro passaggio e considererò rispettato il tuo obbligo.-
Con un lieve sorriso, Izuku annuì e le si affiancò sul divano, quel compromesso era fattibile.
-A-ancora non capisco perché ci tieni tanto a conoscermi, però.- si grattò una guancia, sinceramente incuriosito.
Lei alzò le spalle.
-C’è per forza bisogno di un motivo per voler conoscere meglio qualcuno? Mi incuriosisci.- rispose lei, fissandolo di sottecchi.
-Vuoi dire che a te non è mai capitato?-
E il ragazzo cominciò a pensare.
Immediatamente nella sua testa vari flash del passato, tutte le volte che aveva seguito Kacchan, malgrado questi gli urlasse di stare lontano, malgrado lo picchiasse e insultasse, tutto per una curiosa ammirazione che alla fine lo aveva reso si tanto desideroso di essere il più forte degli eroi, ma che al tempo stesso lo portava a dubitare di tutto e tutti e non ritenersi meritevole di attenzioni.
Perché Tokage ci teneva tanto a fare amicizia con lui? Perché Uraraka, Iida, e gli altri lo consideravano un amico? Cosa c’era di speciale in lui da averli spinti a voler creare un legame con una persona così anonima?
Wow, un’amicizia sbagliata che non era più tale da dieci anni aveva influito davvero tanto sulla sua visione di sé stesso.
Sorrise tristemente.
-Una volta. Non è andata bene. Forse da allora… ho… ho paura di sbagliare.-
Setsuna fu sinceramente stupita del suo aprirsi con lei, quella frase nascondeva chissà quanti messaggi celati, e lei sentiva di non avere il diritto di indagare oltre.
Gli dedicò un piccolo sorriso, sincero e dolce, molto diverso da suoi soliti.
-Io non credo di star sbagliando in questo momento.-
Izuku sentì gli occhi inumidirsi, nessuno glielo aveva mai detto in modo così diretto.
Perché? Perché c’erano così tante persone che tentavano di avvicinarsi a lui? Meritava questo?
-Grazie.- e si passò con tenera goffaggine il braccio ad asciugare quel principio di lacrime.
Aveva giurato a All Might che avrebbe smesso, ma ancora bastava così poco per commuoverlo.
Setsuna gli rifilò un giocoso colpetto sulla spalla.
-Sii un po' più sciolto, Midoriya.-
Riuscì a strappargli di nuovo un sorriso.
-Immagino… che quindi un soprannome tu non me l’abbia ancora trovato.-
E l’aria di colpo si distese quando lei, con palese melodramma, si finse sconvolta.
-Oh, io cerco di inventarmi un soprannome originale per dimostrarti la mia amicizia e mi merito le prese in giro per questo?-
-Non sei obbligata, sai?-
-Non sia mai, riuscirò a trovartene uno che non sia scontato.- si batté una mano sul petto per enfatizzare il suo giuramento.
Risero di nuovo, quella serata si concluse decisamente bene.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Beh, io devo dire che mi sono divertito con questo capitolo, volevo farlo più lungo ma temevo di dilungarmi, magari alcune scene o idee che ho dovuto mettere da parte le raccoglierò in una side-story parallela o robe così, non lo escludo.
Dopo questa sfida ad obbligo o verità passeremo al sesto giorno, il Sabato, dove, beh, già nel capitolo è stato detto, le due squadre si affronteranno ad una partita di calcio… scusate ma ho questa fissa dall’inizio della storia e il pensiero mi intrigava troppo, quindi, per quanto così “Italiana” come cosa, non rinuncerò a quest’idea.
E nel prossimo capitolo arriverà anche una piccola ospite, probabilmente basta dire questo per lasciar intendere.
Per ora vi saluto, alla prossima.
Mi sono trattenuto poco al mio angolo stavolta, non so se sia un bene o un male.
Non ho neanche insultato Bakugo… rimedio subito: BAKUGO MERDA!


 
  
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