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Autore: Corydona    04/07/2020    0 recensioni
Come in una partita a scacchi, due fazioni si ritrovano schierate l'una contro l'altra, pronte a dichiararsi una guerra che entrambe non vorrebbero. Da un lato gli Autunno, la cui potenza sembra inarrestabile, dall'altra i Primavera-Inverno, che possono contare su un'influenza senza eguali.
Una situazione di apparente stasi: apparente, perché nell'ombra i sovrani cadono e le successioni al trono sembrano più complicate del previsto. La guerra sarà dichiarata? Termineranno i regicidi? Quale delle due parti avrà la meglio?
Un'antica profezia annuncia la disfatta degli Autunno: si realizzerà? O rimarranno solo vaneggiamenti di un passato caduto nell'oblio?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Erik riflesse per la quinta volta la lettera che stringeva tra le mani, con profondi sospiri. La brezza marina spirò, scostando le tende leggere alle finestre, attirando verso il panorama che poteva ammirare affacciandosi.

Lasciò la missiva sulla scrivania di marmo chiaro e si accostò alla vetrata semiaperta: il mare giungeva ritmico a pochi metri da lui, con la sua incessante melodia.

Sospirò nuovamente, abbandonandosi a una contemplazione a cui, fino a quel momento, aveva sempre dedicato poco tempo. Non era mai stato una persona riflessiva: preferiva di gran lunga agire invece di tormentarsi la mente con elucubrazioni infinite, ma qualcosa nelle parole che aveva appena letto gli suggeriva di fermarsi, di ponderare con calma il modo giusto con cui affrontare quell'argomento con suo padre. Dal suo comportamento sarebbero dipesi diversi destini: quello di chi gli aveva domandato aiuto, prima di tutto.

Con uno sorriso accennato ripensò a quel duello con Franco sulla Millenaria, poi si soffermò su quello che era il compito del borghese di Nilerusa: condurre Chiara Delle Foglie sana e salva fino a Gaò. Le complicazioni sorte erano un imprevisto che certamente l'amante di sua sorella avrebbe preferito evitare, ma doveva aver posto il proprio dovere davanti alle questioni personali, se si era arrischiato a domandargli che Tancredi lo raggiungesse laggiù.

Tuttavia, Erik non si sentiva affatto sicuro nell'esporre al padre la situazione, poiché temeva domande scomode su Franco; ma se avesse temporeggiato avrebbe dovuto poi renderne conto proprio a quell'uomo che non gli aveva mai suscitato timore, fino a quel momento.

Il vento marino soffiava dolcemente, scompigliando i capelli dorati del principe di Defi, che si soffermò a guardare la luce aranciata dell'imminente tramonto.

Ripensò a come Tancredi aveva accolto la finta identità di Iris, a come avesse constatato che il ceto mercantile poteva essere un nuovo punto di riferimento per il regno di Ariel... Franco, che realmente apparteneva a quella classe sociale, poteva almeno contare su una considerazione simile da parte del re Inverno.

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da un bussare sommesso alla porta.

«Avanti!» disse ad alta voce. Non aspettava nessuno: suo padre stava istruendo Ariel su alcune strategie politiche ed Evandro montava la guardia insieme agli altri soldati, pur essendone il capitano; Iris, a quanto ne sapeva, avrebbe trascorso l'intera giornata alla sartoria dove lavorava a Ehoi.

Sentì la porta alle sue spalle aprirsi e ruotare sui cardini con delicatezza. Sorrise senza voltarsi e continuando a rimirare il mare: aveva riconosciuto l'ospite.

«Erik...» mormorò la voce di Iris. «Ti disturbo?»

«Non potresti» le rispose prontamente.

Lei lo raggiunse presso la vetrata, con passo leggero. «Ho provato a cercare qualcosa su quel ragazzo, sai...» iniziò a dire lei, esitando.

Lui sospirò. Trovare notizie sull'avvelenatore della corte Dal Mare non sarebbe stato affatto semplice e quando Iris gli aveva proposto che fosse lei a indagare si era opposto, anche se non glielo avrebbe impedito.

«Può essere pericoloso» disse soltanto. «Non voglio che tu corra alcun rischio.»

Erik si voltò a guardarla e la giovane abbassò lo sguardo colpevolmente. «Non volevo disubbidirti, ma...»

Lui scosse la testa. «Non ti ho ordinato niente, quindi non hai disobbedito. Non sei una mia suddita e non lo sarai mai. Non voglio che ti consideri come tale.»

Iris puntò lo sguardo verso l'orizzonte marino. Era splendida e la luce calda del tramonto le conferiva una bellezza che l'Inverno aveva intravisto raramente in altre donne. «Lo hanno visto a Punta Salina» sussurrò, come liberandosi da un macigno che le opprimeva il cuore.

«Lo hanno visto?» Il principe di Defi strabuzzò gli occhi sorpreso. Gli sembrava difficile credere che in un porto tanto trafficato qualcuno potesse ricordare il volto anonimo di quel giovane.

«Uno dei ragazzi che lavora alla locanda mi ha detto che... lui ha chiesto quale fosse la prossima nave in partenza per il continente. Aveva una gran fretta di partire, mentre di solito chi capita alla locanda è sempre dispiaciuto o se ne va con un pizzico di rammarico.»

«Sei proprio sicura che fosse lui?» le domandò Erik. Non riusciva a capacitarsi di come per Iris fosse stato così semplice, anche se doveva ammettere che lei non aveva sulle sue spalle il peso della notorietà con cui lui invece doveva convivere da quando era nato, e che quella sua libertà l'aveva di certo favorita.

«Credo di sì...» gli rispose la giovane.

«Sai quale nave ha preso?»

«Purtroppo no» sospirò lei.

«Quindi ora potrebbe essere ovunque... da Punta Salina si va in qualsiasi luogo. Se avessimo avuto la certezza che fosse andato nel Defi, saremmo ancora in tempo per inviare una lettera e chiedere di controllare i porti, ma così...» Si interruppe e tornò alla scrivania. Rilesse le prime parole della lettera di Franco, provando lo stesso turbamento delle altre cinque volte. Vide Iris con la coda dell'occhio appoggiarsi allo stipite della finestra aperta e scrutarlo confusa, pur senza domandargli nulla.

Lui prese la lettera tra le mani e controllò che l'innamorato di Flora non avesse tradito nulla del rapporto tra i due amanti; per fortuna il figlio di mercanti era stato attento nella formulazione della missiva.

«Questa mattina mi è arrivata una lettera importante» disse alla sua promessa sposa. «So che dovrei parlarne con mio padre, perché si tratta di una questione urgente in cui lui è coinvolto di persona, ma non sono sicuro che sia la cosa giusta da fare.»

«Perché non lo sarebbe?» gli domandò Iris. Gli occhi chiari brillarono in direzione di quelli del nobile.

«Sai di Flora... penso che ormai sia diventata una questione di dominio pubblico» asserì Erik, memore di quanto lei gli aveva detto la sera del ballo in maschera. «Chi mi scrive è l'amante di mia sorella.»

La sarta fu colpita da quella rivelazione. «Come... come fai a essere sicuro che sia lui? Lo hai scoperto?»

L'Inverno scosse la testa e le raccontò dell'incontro con Franco e della ragione per cui il borghese di Nilerusa si era messo in viaggio.

«Quindi ora temi che tuo padre possa scoprirlo?» domandò Iris alla fine.

Il principe annuì. «Non voglio metterlo in pericolo. Forse lui non è severo quanto mia madre, ma non vorrei che Franco corresse dei rischi...»

«C'è scritto qualcosa di lui, nella lettera?»

«No. Per questo sono molto tentato di parlarne con mio padre... Si tratta di una questione urgente e so che il suo aiuto è fondamentale per risolvere tutta la faccenda...»

Erik si interruppe, non riuscendo a dire ad alta voce quella che era la sua più intima preoccupazione: che se Tancredi si fosse ricreduto su Franco e avesse accettato l'idea che il matrimonio tra Flora e Nicola fosse saltato, non gli avrebbe mai permesso di sposare una donna che non avesse sangue nobile nelle vene. Capì l'egoismo del suo pensiero, ma non si permise di farne parola con Iris.

«Se è tanto importante, non dovresti perdere tempo» constatò invece lei, sedendosi sul letto rifatto. Gli sorrideva, splendida nell'abito color corallo che Ariel le aveva donato. Gli occhi chiari brillavano, incastonati in quel viso di porcellana. Neanche una bambola fabbricata dal miglior artigiano sarebbe mai stata tanto bella agli occhi del principe di Defi, che le sorrise.

«Mi chiederà perché glielo sto dicendo così tardi se la lettera mi è arrivata questa mattina» mormorò Erik.

«Perché l'hai aperta adesso. Questo è più importante del contenuto della lettera?»

L'Inverno sospirò: poche cose erano più importanti del destino di un regno; era quello che suo padre gli aveva insegnato sin da quando era un bambino. Il soccorso a chi lo chiedeva era un dovere per chi era in grado di portarlo.... e quella lettera implorava aiuto nella maniera più gentile che lui avesse mai letto.

Franco si era rivolto a lui e non direttamente al re: non meritava l'onta di una fiducia mal riposta.
Erik annuì, non all'indirizzo della sarta, ma come rispondendo a sé stesso. «Aspettami qui» le disse.

Iris si alzò in piedi e si avvicinò a lui. «Non andrò da nessuna parte» mormorò al suo orecchio, con un tono sensuale che aveva un significato che il principe comprese all'istante.

Lui le afferrò la mano e ne baciò il dorso, sfiorandolo appena con le labbra. «Cercherò di fare presto.»

Dopo aver preso la lettera, l'Inverno lasciò la camera, reprimendo il desiderio di ritornarvi immediatamente, e si affrettò verso una delle sale secondarie, dove sapeva che avrebbe trovato il padre insieme ad Ariel.

Alcuni servitori lo salutarono con un cenno, usanza di quel regno a cui lui non si sarebbe mai abituato con facilità. Rispose con sorrisi di cortesia e proseguì tra i corridoi labirintici della reggia.

«Non capisco» sentì dire da Ariel. «Perché dovrei dare più spazio all'agricoltura? Già abbiamo molte risorse da quel settore...»

«Perché vi occupate soprattutto di beni di lusso, dovreste invece dare rilevanza alle colture di necessità» la interruppe Tancredi, proprio nel momento in cui il figlio si affacciò alla porta, attirando lo sguardo di entrambi.

I due sovrani erano seduti a un tavolo rettangolare ricoperto di scartoffie di ogni tipo. Da un lato dei tomi di storia di Selenia e da un altro voluminosi trattati sui vari aspetti di cui un regnante doveva tenere conto. Erik conosceva quei libri, poiché anche la sua famiglia ne possedeva delle copie rilegate nella biblioteca del castello nel Defi.

«Scusatemi se vi disturbo» esordì. «Ma, padre, devo parlarvi di una questione importante.

«Più importante del futuro di questo regno?» domandò lui.

Il principe colse la sottile ironia che impegnava quelle parole, ma quanto aveva da rivelare era altrettanto urgente e rilevante. Sostenne lo sguardo severo del re e disse: «Si tratta di Chiara Delle Foglie.»

L'espressione di Tancredi mutò rapidamente: da canzonatoria si fece seria e i suoi occhi chiari sfrecciarono verso quelli di Ariel, che sembrava ignorare la questione.

«Di cosa si tratta?»

Il figlio gli spiegò della lettera, dicendogli che si era dimenticato di aprirla non appena gli era arrivata, incolpandosi e chiedendo perdono per tale dimenticanza, e gliene espose il contenuto.

Il re di Defi ascoltò con attenzione, annuendo ogni tanto in direzione del principe.

«Come hai conosciuto Chiara Delle Foglie?» domandò quando il resoconto fu terminato.

«Era sulla nave che mi ha salvato quando c'è stato l'attacco del grunmit. Lì c'era anche il suo accompagnatore... si è trattato di una coincidenza.»

«Una fortunata coincidenza» commentò Tancredi. «A cui stento a credere del tutto. Non perché non mi fidi di te, Erik, ma devi ammettere che è strano che tu e Chiara Delle Foglie vi siate incontrati in una circostanza simile...»

E lui non sa neanche di Franco, pensò il giovane. Quello è ancora più assurdo da credere.

«Che ci sia stato qualcuno dietro quell'attacco?» rifletté invece Ariel. «Se il grunmit fosse stato portato lì da qualcuno perché attaccasse la nave di Erik...»

Tancredi si lasciò andare a un sospiro. «Le fonti ufficiali del Lancobe dicono che sono tutti rinchiusi nelle loro acque, in prigioni di ghiaccio da cui non possono uscire. Tuttavia...»

«Gli Autunno ne possiedono uno» disse la regina Dal Mare. «Ne sono certa.»

«Come fai a saperlo?» le domandò Erik.

La giovane sovrana si passò una mano tra quei capelli rosso corallo, titubante. Scambiò un'occhiata con Tancredi, che sembrava curioso addirittura più del figlio: Amintore non ne aveva fatto parola neanche con lui.

«Qualche mese fa è arrivata una minaccia dagli Autunno» iniziò a raccontare lei. «A mio padre era stata scritta una lettera da Amelia Autunno, in cui diceva chiaramente che se ci fossimo dimostrati ostili nei loro confronti avrebbero inviato il grunmit per distruggere tutte le navi dei mercanti che avessero provato ad attraccare ai nostri porti. Per noi sarebbe stato un danno irreparabile... per questo mio padre gli ha risposto dicendo che lui non avrebbe mai fatto nulla contro di loro. Così alcuni giorni dopo Ruggero Autunno è stato qui in segreto, per firmare un accordo di reciproca neutralità. Ne aveva parlato con me e con Dante... per questo sono certa che gli Autunno ne hanno uno. Ma ora che mio padre non può più garantire per quell'accordo, non sono sicura che mi lasceranno governare senza crearmi problemi.»

«Ormai non ne hanno più nessuno» disse Erik. «Il mostro è stato ucciso dai marinai che mi hanno salvato.»

Raccontò brevemente come l'equipaggio della Millenaria avesse sconfitto il grunmit. Fece attenzione a non fare il nome di Virgilio, né della nave, poiché aveva immaginato che se il resto della traversata era stato tranquillo, lo doveva soprattutto al capitano e alla sua discrezione.

«Ci servirebbero uomini tanto capaci» commentò Tancredi. «Come si chiama la nave? Potremmo rintracciarla per ringraziare l'equipaggio del suo aiuto...»

Il principe Inverno esitò. Era una richiesta legittima e l'intento di suo padre era nobile; tuttavia non si sentiva certo di poter dare quell'informazione.

«Non me lo ricordo» mormorò, cercando di sembrare affranto per la seconda dimenticanza che il padre scopriva in pochi minuti. «Perdonatemi.»

Il re tamburellò con le dita sul tavolo, riflettendo. Non si accorse che tra i due giovani ci fu uno scambio di occhiate complici, con le quali cercarono di farsi supporto a vicenda, nonostante i segreti che si erano taciuti in passato e che presto avrebbero dovuto condividere.

«Erik, mostrami la lettera.»

Il tono dell'uomo era perentorio, tanto che il figlio non esitò un istante nel consegnare nelle sue mani il foglio ripiegato. Lesse quella grafia elegante ma frettolosa. La scrittura del mittente era decisa, anche se un tremore nello scrivente lasciava supporre al re che ci fosse qualcosa che nascondesse; o forse era solo la delicatezza della situazione a preoccupare lo sconosciuto che domandava il suo aiuto.

Il principe di Defi scrutava il padre con attenzione, sperando che quella lettera gentile e appassionata allo stesso tempo non tradisse il segreto di chi l'aveva stilata.

Quando il re terminò la lettura, sollevò lo sguardo verso Erik.

«Immagino che tu ti stia chiedendo se è vero che io posseggo la lettera di Cinzia Delle Foglie; sì, è così. Ero a conoscenza dell'arrivo della principessa nel Pecama, perciò la lettera è qui con me.» Guardò Ariel, che lo ascoltava con attenzione, nonostante un lieve, ma comprensibile spaesamento: la giovane regina non poteva conoscere quali fossero le condizioni che avrebbero permesso a Chiara Delle Foglie di ascendere al trono. «La situazione nel Pecama è più complicata di quanto credessi» continuò Tancredi. «Anche se ritengo che tu non sia ancora pronta per portare avanti il regno da sola, ora la mia precedenza diventano le Foglie Cadute. Non posso permettere che gli Autunno si immischino in questa faccenda. Dunque partirò domattina, ma prima del mio ritorno cerca di aver stabilito una linea politica per tutti gli aspetti che riguardano il Mare: ne riparleremo quando tutto questo sarà risolto.»

«Siete d'accordo sulla mia idea del muro difensivo al confine con l'Autunno?» gli domandò lei.

L'uomo annuì, con aria grave. «Sebbene Amintore abbia firmato quel trattato, la prudenza non è mai abbastanza: non possiamo fidarci degli Autunno.»

Il sole, fuori dalle vetrate spalancate, terminò repentino la sua discesa, finendo ingoiato dal mare. L'oscurità calò sul regno, decretando la fine della giornata e di quella conversazione.

 

*Angolino autrice*
Il titolo si rifà a un momento nel passato della storia. Vi ricordate quale?

   
 
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