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Autore: Felpie    05/07/2020    2 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Quando indietro non si torna
Quando l'hai capito che
Che la vita non è giusta
Come la vorresti te
Quando farsi una ragione
Vorrà dire vivere
Te l'han detto tutti quanti
Che per loro è facile
(Ligabue - Il giorno di dolore che uno ha)



Se c’è una cosa che Merlino davvero non sopporta è l’orribile sensazione che prova quando si alza al mattino ogni volta che la sera beve troppo: ha un cattivo sapore in bocca, la testa gli pulsa da morire e sente lo stomaco sottosopra. Ma quando il giorno dopo si sveglia e fissa il soffitto con un braccio sopra la fronte, non sente niente del genere – com’è anche normale, visto che ieri non ha bevuto quasi nulla e che la nausea che aveva non c’entrava assolutamente nulla con l’alcool – ma solo un gran peso sul petto ed uno spiacevolissimo non-so-ché che lo ha accompagnato per tutta la notte.

Di una cosa però è sicuro: deve scusarsi con Artù. Dovrebbe scusarsi con tutti, a dire la verità, a partire da Lancillotto, per aver fatto tanto trambusto alla sua festa, continuando con Will per non essere il fidanzato che desidera e terminando con Artù per come lo ha trattato ieri. Sì, forse Artù è quello che merita delle scuse più di tutti: non solo l’ha portato ad una festa e non è stato con lui per niente, abbandonandolo nelle mani di Gwaine – non che a lui probabilmente sia dispiaciuto, ma il moro pensa non sia stata una cosa troppo carina – ma lo ha anche costretto ad assistere ad una discussione pietosa, seguita dal suo malumore. Lo ha fatto tornare a casa dicendo di non sentirsi bene – cosa vera, almeno quello – e quando aveva provato a mostrarsi gentile con lui lo aveva trattato malissimo e aveva detto che non erano nemmeno amici. Non è vero, loro sono amici. Non si conoscono molto, questo è vero, ma le amicizie da qualche parte dovranno pur incominciare.

Quindi la prima cosa da fare è scusarsi con lui.

Merlino sospira, prima di scostare le coperte e dare un’occhiata alla sveglia: le 11.47, è tardissimo. Aveva deciso che avrebbe studiato tutto il giorno ma a quanto pare gran parte del giorno è già bello che andato e lui non sa spiegarsi nemmeno il motivo visto che ha passato la notte a rigirarsi nel letto e non si è nemmeno accorto di essersi addormentato. Vede una lucina del telefono che lampeggia ad intermittenza, segno che gli sono arrivati dei messaggi, ma decide di ignorarli, almeno per il momento: si immagina già chi glieli ha mandati.

Si alza e va in bagno a sciacquarsi il viso, dove due occhiaie da manuale capeggiano ben in vista, prima di andare in cucina; sta per prepararsi un caffè, pensando che dovrà andare anche a fare la spesa o il pranzo sarebbe saltato, quando sente la chiave nella toppa e Artù appare con le braccia cariche di buste di plastica del supermercato. Merlino lo guardo stupito, con una mano ancora al barattolo di caffè, mentre il viso del coinquilino si apre in un sorriso.

“Buongiorno! Come ti senti?”

“’Giorno… sei andato a fare la spesa?” chiede sorpreso, dando un’occhiata ai sacchetti che Artù ha appoggiato sul tavolo.

“Se voglio mangiare, qualcuno deve andare a prendere le cose essenziali” dichiara lui, come se fosse ovvio.

“E da quando sai fare la spesa?”

“Sono uno che impara in fretta” risponde il biondo con un sorriso “Ho comprato il pane, il latte, le uova…”

“Mi dispiace per ieri sera” lo interrompe bruscamente Merlino e Artù si ferma a guardarlo; il moro, invece, si impegna per tenere lo sguardo fisso sul barattolo di caffè che tiene tra le mani “Tu hai provato ad essere gentile con me ed io ti ho risposto in maniera orribile. Ti ho detto che non siamo amici, ma non lo penso sul serio”

“Eri arrabbiato”

“Non si dovrebbero mai dire certe cose, nemmeno se si è arrabbiati” Merlino si siede sulla sedia – o meglio, si lascia cadere – e anche Artù lo imita, affiancandolo “Non è vero che non siamo amici”

“Lo so” commenta semplicemente Artù e a queste parole Merlino alza lo sguardo.

“Come fai a saperlo?”

“Perché sono un coinquilino fantastico ed un ragazzo meraviglioso, tutti vogliono essere miei amici”

Merlino, che si aspettava qualcosa di totalmente diverso, forse più serio e filosofico, scoppia a ridere all’istante – e pensa che forse è molto meglio così, senza troppa filosofia tra i piedi “Sei davvero un idiota”

“Perché stai con Will?”

Eccolo, il solito modo di fare di Artù, il passare da un argomento all’altro come se nulla fosse e il suo voler sapere le cose più scomode e fastidiose.

“Perché tengo a lui e con lui sto bene ti basta come spiegazione?”

“No” risponde il biondo, prima di sorridere “Sono un futuro avvocato, devo sapere ogni dettaglio del mio cliente”

“Io non sono il tuo cliente” gli fa notare Merlino, prima di aggiungere con un sospiro “Io e Will stiamo insieme da tre anni e siamo amici da una vita: non voglio perderlo. Lui ci è sempre stato per me”

Artù non aggiunge nulla, ma continua a guardare il coinquilino negli occhi che, al contrario, si ritrova nuovamente molto interessato al caffè nel barattolo.

“Quando ho fatto coming out ero l’unico gay dichiarato nella mia scuola” gli racconta Merlino “Speravo di… non lo so, cambiare il mondo partendo dal piccolo, diciamo. Mi sarebbe piaciuto che altri seguissero il mio gesto e non avessero paura di rivelarsi per ciò che sono davvero, ma non ho avuto granché successo, in realtà. In compenso ci ho guadagnato un bel po' di scherzi spiacevoli, dispetti e occhiatine: non so cosa sinceramente i ragazzi pensino dei gay, ma credo abbiano paura che siamo pronti a saltargli addosso appena abbassano la guardia. Mi sembrava di essere nel Medioevo!”

A quelle parole, il ragazzo rialza lo sguardo ed osserva gli occhi celesti del coinquilino, che domanda “Vi conoscete da tanto tu e Will?”

“Siamo cresciuti insieme, abitavamo nello stesso condominio in una piccola città un po' lontana da qui. Giocavamo sempre insieme e passavamo giornate intere a chiacchierare; siamo venuti a studiare qui, perché i nostri genitori volevano che avessimo una buona istruzione ma erano spaventati di mandarci in giro da soli. Insieme invece avevano detto che ci saremmo presi cura l’uno dell’altro. E Will non si è mai fatto problemi sul mio essere gay. Mi ha sempre difeso, non mi ha mai lasciato da solo. È sempre stato un vero amico per me, insomma. E quando mi ha baciato, tre anni fa, mi sembrava che ricambiare il suo amore fosse un po' come… ricambiare tutto ciò che lui aveva fatto per me, ecco”

“Non puoi vivere per accontentare gli altri” ribatte Artù e a Merlino torna in mente ciò che gli ha raccontato del suo rapporto con il padre, il primo giorno al pub insieme: sembra una vita fa, in quel momento.

“Non so perché ti sto raccontando certe cose, magari non ti interessano nemmeno…”

“Te l’ho chiesto io. Non l’avrei fatto se non mi fosse importato. Come hai detto tu siamo amici, no?”

“Io so che mi pentirò di questa cosa dell’amicizia” entrambi i ragazzi scoppiano a ridere, prima che Artù chieda di nuovo.

“Quando hai capito di essere gay?”

“Lo so da sempre credo, come tu sai che ti piacciono le ragazze” risponde il ragazzo “Ne ho avuto la conferma quando sono andato con Lancillotto a guardare una partita di calcio della scuola dove giocava Freya. Quando mi ha chiesto chi mi piaceva di più gli ho risposto l’arbitro”

Artù scoppia a ridere “L’arbitro?”

“Sì, era uno dell’ultimo anno, biondo e con un sorriso smagliante” racconta Merlino, lasciandosi andare ad un sorriso.

“Un po' tipo me, insomma” ridacchia il coinquilino.

“Non so, non ci ho mai parlato. Non so se fosse un idiota come te”

Merlino si sente leggero. Non sa come altro spiegare quella sensazione se non con la parola “leggero”: come se non avesse passato una nottata orrenda, come se non fosse in un litigio folle con il suo ragazzo, come se non avesse mille messaggi da parte dei suoi amici che gli chiedono come stia. Si sente come se fosse una semplice mattina in cui si sta preparando il caffè e in cui sta chiacchierando amabilmente con il suo coinquilino. E la cosa lo rende… felice.

“Merlino!” esclama allibito Artù, ma si lascia andare ad un sorriso, prima di aggiungere “È bello vederti sorridere”

Il moro non si era nemmeno accorto che sul suo viso si fosse disegnato un sorriso e la cosa gli fa abbassare lo sguardo.

“Allora, che ne pensi della spesa?”

Merlino sbatte un attimo gli occhi, prima di capire di cosa il coinquilino stia parlando, poi si alza, si avvicina alle buste e commenta “Direi che venti uova sono leggermente troppe e che mezzo litro di latte è troppo poco, ma ci possiamo lavorare”

Artù gli lancia contro una scatola di fazzoletti, prima che entrambi scoppino a ridere.

Scusami per ieri, ho esagerato. Vieni a prendere un caffè?

Merlino sospira, leggendo il messaggio di Will. Ha ignorato i messaggi preoccupati di Gwen, quelli curiosi di Freya e quelli da ubriaco di Gwaine, ma quello del fidanzato l’ha letto, anche se un po' in ritardo. Sa che dovrebbe andare da lui, nonostante il suo turno sia quasi finito. O forse, proprio perché il suo turno è quasi finito. Dovrebbe andare da lui e passare il resto della giornata insieme, ignorando il tomo di anatomia che continua ad essere un monito per l’esame sempre più vicino. Dopotutto, lo zio Gaius gli ripete sempre di vivere il presente e concentrarsi sulle cose che può controllare piuttosto che su cose che potrebbero avere mille variabili – tradotto l’esame su un libro da più di mille pagine.

Ho letto ora, stanotte non ho dormito molto. Invito ancora valido?

Ma sì, è la risposta giusta. Se lo continua a ripetere mentre va in bicicletta, mentre Will lo bacia e mentre si siedono al tavolino. È giusto essere lì con lui, il suo ragazzo, e non con Artù a guardare una stupida partita di rugby: a lui poi il rugby nemmeno piace.

“Com’è finita ieri la festa?”

Merlino scrolla le spalle “Sono andato via poco dopo, in realtà”

“Non volevo rovinare così la serata”

“Non ti preoccupare, Lancillotto non se l’è presa” il moro non ha più voglia di fare certi discorsi, vuole pensare a qualcos’altro, vuole essere leggero come si è sentito quella mattina con Artù “Tra un po' è Natale, comunque. Vuoi qualcosa di particolare per regalo?”

“Natale? Tu fai i regali un po' troppo in anticipo” ridacchia Will “Non lo sai che si fanno il giorno prima di solito?”

“Mi piace essere organizzato” si giustifica Merlino – e voglio anche disperatamente cambiare argomento, vorrebbe aggiungere “Quindi, vuoi qualcosa di specifico?”

“Sbizzarrisciti, i tuoi regali sono sempre azzeccati. Ma non dovresti concentrarti su anatomia?”

“Se oggi vedo un altro osso penso che potrei vomitare”

“Un medico dallo stomaco di ferro, insomma”

Merlino ride e non può fare a meno di chiedersi perché non sia più tutto così con Will, come quando erano agli inizi, una risata dopo l’altra e nessuna pressione.

“Un po' come con Artù” gli sussurra una vocina fastidiosa nella sua mente, che viene rapidamente messa a tacere.

Tutto sommato, l’uscita è piacevole e il ragazzo riesce ad accantonare la fastidiosa sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato, che qualcosa non sia esattamente come dovrebbe essere e che non dovrebbero andare così le cose. Almeno finché non saluta Will un po' di sfuggita, mentre il fidanzato risponde al telefono, e non riprende la bicicletta per tornare a casa. Perché subito gli torna in mente che non va tutto bene, che quelle semplici scuse non possono bastare per giustificare tutti quei periodi storti tra loro e perché riflette che non ha pensato alla cena per lui e per Artù.

Non sa perché ma questo pensiero è quello che gli mette più ansia di tutti in quel momento e il fatto che vuole vedere Artù sorridergli, dicendogli che ha cucinato malissimo, ma poi mangiando tutto comunque non c’entra assolutamente nulla, si ripete. Sì, non c’entra nulla. E per dimostrarlo si ferma a prendere due pizze da asporto, perché così non dovrà cucinare nulla.

Ma quando apre la porta di casa e si trova davanti Artù con solo un asciugamano intorno alla vita, mentre beve una birra comodamente seduto sul divano, non può far altro che lasciar cadere le pizze a terra e urlare “Cazzo”.






Spazio autrice mio ehilà questa volta c'è un'anticipazione
Ciao e ben arrivati alla fine di questo capitolo (ma qualcune le legge davvero queste note?).
Intanto grazie a chi sta leggendo la mia storia, a chi recensisce, a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/ ricordate/ seguite e a chi vuole questa Merthur (che arriverà, davvero, prima o poi).
In questo capitolo ho cercato di mostrare che Will non è un personaggio così orribile, perché mi sono resa conto di averlo proprio bastonato (e il prossimo capitolo sarà davvero tremendo) quindi voglio ripetervi che io non lo odio... semplicemente tra loro due non può funzionare (anche perchè Merlino deve stare con Artù, insomma). E sì, Merlino si sta davvero rendendo conto di che persona fantastica è Artù (amici? Ma dai, chi ci crede, Merlino?).
Inoltre Merlino ce lo vedo molto come ragazzo che vuole salvare il mondo partendo dal piccolo, anche su una causa come l'omofobia, quindi ho cercato di farlo un po' paladino della giustizia. E poi, dai, Merlino paladino e Artù supereroe sono una grande accoppiata.
Siccome mi sento un po' in colpa per questi capitoli così un po' spezzati e perché spero di farvi appassionare alla storia, questa volta vi lascio un'anticipazione del prossimo capitolo (ho deciso di farlo per i capitoli un po' meno... d'azione, insomma, giusto per farvi capire che prima o poi qualcosa succede, ecco).
Spero che il capitolo vi piaccia :)
A presto,
Felpie


“Macché! Oppure possiamo passarlo solo io e te” cambia di nuovo idea Artù “Ed invitare gli altri solo per un giorno nelle vacanze”

“Vedo che hai le idee chiare” ridacchia il moro.

“Mi verranno più chiare con l’avvicinarsi del giorno, non preoccuparti” esclama il coinquilino, prima di abbassare un po' la voce “Però sarebbe un… costruirci le nostre tradizioni natalizie, ecco”

Merlino lo guarda “Lo sai che una tradizione è tale solo se viene fatta più volte, vero?”

E quando il biondo scrolla le spalle e risponde semplicemente “vorrà dire che passeremo più Natali insieme”, il giovane medico sente un’altra morsa allo stomaco – l’ennesima, in compagnia di Artù – a cui questa volta non sa proprio dare un nome.



E l’unica cosa che riesce a fare in quel momento è girarsi di botto, correre fuori dal locale sotto lo sguardo confuso del proprietario e andare a slegare la bici dal palo in tutta fretta. Vuole solo andarsene da lì e mettere quanta più distanza possibile da quello stupido locale.


 
   
 
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