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Autore: The_Storyteller    06/07/2020    0 recensioni
Si sa, Varric Tethras ha una fervida immaginazione in fatto di soprannomi.
Cosa avrà inventato per l'Inquisitore?
In ognuno di questi capitoli, Varric spiegherà l'origine di ogni soprannome che ha affibbiato a ciascuno dei miei Inquisitori, lasciando un po' di spazio anche a loro, alle loro gioie e ai loro ricordi.
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Inquisitore, Varric Tethras
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Guarda che coda! Nemmeno fosse la prostituta più richiesta della Rosa Fiorita a Kirkwall…”
Dal suo tavolo vicino al camino, Varric osservava la fila di nobili in attesa di essere ricevuti dall’Inquisitore. Gli incontri stavano durando da ore, eppure Aaron Trevelyan era sempre pronto ad ascoltare l’interlocutore di turno, dal barone più vanesio al civile più bisognoso, sempre con educazione e pazienza.
Erano qualità che il nano apprezzava, e che tuttavia non impedivano all’Inquisitore di scendere in prima linea per affrontare qualsiasi nemico, durante le loro missioni tra l’Orlais e il Ferelden.
 
Ormai a sera inoltrata, Aaron aveva appena finito di parlare con un duca orlesiano e si stava massaggiando le tempie doloranti.
- Vuoi che chieda al medico di preparati un infuso?- domandò Varric avvicinandosi a lui.
Aaron sorrise e scosse la testa: – Grazie Varric, ma ho solo bisogno di un po’ di calma. E di non sentire più il Marchese De Miliet per almeno tre mesi. Mai incontrato un uomo così pedante…- rispose sospirando esausto.
Varric rise e invitò l’uomo a sedersi al suo tavolo.
- Sai Inquisitore? A volte mi chiedo come fai- disse il nano.
- Cosa?- chiese Aaron incuriosito.
- Ad essere sempre così garbato, anche se ti si legge in faccia che vorresti prendere a schiaffi chi ti sta davanti-
L’Inquisitore ridacchiò: - Niente di speciale. Forse dipende da tutte quelle lezioni di bon ton che mia madre mi costringeva a frequentare fin da quando ero bambino-
Varric fece un’espressione sorpresa, e Aaron continuò: - Sia io che i miei fratelli, sin da piccoli siamo stati educati da nostra madre alla buona educazione e queste robe simili; forse anche per “equilibrare” gli insegnamenti di nostro padre sul combattimento e la veemenza tipica dei Trevelyan.-
- I tuoi fratelli?- chiese il nano.
Aaron annuì: - Bertram è il maggiore. Ottimo gestore di finanze, sposato con figli, è l’erede designato. Poi c’è Ludmilla, l’unica femmina, anche lei maritata e tutto. E poi c’è Horace, l’unico che ha intrapreso la carriera ecclesiastica.-
- E tu, invece? Sei il Cavaliere coraggioso votato ad aiutare il prossimo?-
- Cavaliere? È perché ho scelto di diventare uno chevalier?- chiese Aaron.
- Anche per quello, lo ammetto. Ma anche per il tuo carattere. Voglio dire, sei sopravvissuto a demoni, agguati di nemici vari, e a ore di colloquio con la nobiltà orlesiana senza mai incavolarti o cose simili. Sembri uno di quei cavalieri delle fiabe senza macchia e senza paura- spiegò il nano.
Aaron sospirò: - Magari fossi senza paura…-
- Ehi, solo gli idioti non hanno paura. O demoni e prole oscura, ma per fortuna tu non appartieni né alla prima categoria né alla seconda. E poi…-
- Non è solo per quello. Se in passato avessi avuto coraggio, o forse adesso la chiamerei incoscienza… chissà, forse non sarei neanche qui- disse l’uomo malinconico.
 
Varric fece un cenno per spronarlo a continuare.
- Qui tutti sanno delle mie “preferenze”, no? Ecco, i miei genitori non prenderebbero bene il mio rapporto con Dorian…-
Varric si lasciò scappare un sospiro: - Non dirmelo, è perché è un uomo?-
- Oltre che essere un altus del Tevinter, ma il punto è quello che hai detto tu…-
- Spero che almeno non abbiano provato un rituale del sangue anche con te- disse Varric serio.
Aaron rimase in silenzio qualche secondo prima di rispondere: - No, per fortuna no. Voglio bene ai miei genitori, sono delle brave persone. È solo che…-
L’uomo venne interrotto da un oggetto caduto a pochi metri da loro.
Aaron si alzò e raccolse un biglietto piegato, lo lesse e sorrise guardando verso la balconata.
Il nano lo raggiunse e vide Dorian che salutava l’Inquisitore sorridendo sotto i baffi e poi andarsene lanciando un ultimo sguardo ammiccante all’uomo.
- Guarda un po’, Cavaliere, a quanto pare la tua “damigella” desidera la tua presenza- scherzò Varric.
- Ti ho sentito! Non osare chiamarmi così mai più!- gridò Dorian da oltre la porta.
I due risero divertiti, poi Varric si congedò: - Su, raggiungi il tuo mago preferito. Ci vediamo domani.-
Aaron salutò il nano, poi attraversò la rotonda e salì le scale per raggiungere l’uomo che amava, e godersi la notte insieme.
   
 
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