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Autore: Fredyck    14/08/2009    9 recensioni
E se Naruto e Shikamaru avessero fatto amicizia da bambini? E se grazie all’influenza reciproca uno fosse divenuto più razionale e l’altro più motivato? Chi avrebbe potuto immaginare conseguenze così devastanti?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Genio e Volpe
Il Genio e la Volpe


Può il battito d’ali di una farfalla generare un uragano dall’altra parte del mondo? Nessuno può dirlo. Quello che è certo però, è che un semplice atto di gentilezza può avere ripercussioni ancora più grandi…

Piuttosto che dedicarsi a simili riflessioni, il giovane Shikamaru Nara, erede di un rinomato clan di Konoha alla tenera età sette anni, era impegnato a rimuginare su quanto fosse faticosa la sua esistenza. Il regime tirannico di sua madre si era fatto sempre più intransigente nel corso degli anni, fino a raggiungere il suo culmine qualche settimana prima.

In quell’occasione egli, dopo essere stato brutalmente strappato alla tranquillità del suo pomeriggio meditativo, si era trovato per la prima volta costretto a recarsi nel rumoroso e affollato mercato del villaggio. Lo scopo di tale onerosa spedizione era l’acquisto degli ingredienti necessari alla preparazione del mangime dei cervi, che costituivano il simbolo e al tempo stesso la risorsa maggiore della sua famiglia ormai da generazioni.

Come se non bastasse, una volta compiuta questa estenuante impresa, una prova ancora peggiore lo attendeva: la dimora dei Nara era situata infatti ai confini della città, così da avere un facile accesso alla foresta contenente gli allevamenti. Se da un lato ciò la poneva al riparo dal caos cittadino, dall’altro significava una considerevole distanza da percorrere ogni qualvolta fosse necessario recarsi nel cuore del villaggio; distanza che sembrava aumentare esponenzialmente per ogni sacco che doveva trasportare sulla via del ritorno.

Ciò nonostante, le sue legittime lamentele erano state ignorate dalla perfida donna: la sua replica alle accuse era sempre la stessa, che doveva abituarsi al lavoro fisico e vincere la sua naturale pigrizia in vista dell’inizio, di lì a qualche mese, del suo primo anno all’Accademia. Dato che una disobbedienza aperta sarebbe risultata ancora più problematica, il ragazzo si accontentava di brontolare sottovoce, trascinandosi come un condannato a morte diretto al patibolo. Doveva assolvere a tale dovere ben due volte a settimana: due volte di troppo a suo parere!

Giunto finalmente al mercato sul finire di una gradevole mattinata tardo-primaverile, Shikamaru portò a termine i necessari acquisti ignorando stoicamente il ridacchiare della commessa per il suo “adorabile broncio”. Caricatosi le provviste in spalla, stava per avviarsi verso casa, quando un improvviso trambusto lo spinse a voltarsi per osservarne la causa.

Un uomo stava inveendo contro un ragazzino, accusandolo del tentato furto di un kunai fra quelli esposti nella sua bancarella d’armi, una delle più in vista e di successo del mercato. Il ragazzo si difendeva a gran voce, dichiarando di averlo preso in mano solamente per verificarne l’efficacia. Lo riconobbe quasi subito: si trattava di Naruto Uzumaki, l’orfano che con i suoi frequenti scherzi di cattivo gusto aveva attirato le antipatie dell’intero villaggio. Una folla di gente l’aveva circondato e il biondino fu spinto malamente ai margini della piazza, dopo essere stato ricoperto di insulti.

Shikamaru rimase sconcertato di fronte a un simile trattamento. A lui stesso, come alla maggior parte dei ragazzini di Konoha, era capitato di prendere in mano un kunai o uno shuriken osservandoli affascinato: la reazione del venditore era sempre stata quella di sorridere con indulgenza, ritenendo a ragione che molti di quei bambini costituissero dei potenziali futuri clienti.
Chissà cosa aveva causato una simile reazione da parte sua, per non parlare poi di quella della folla…nel loro comportamento gli era sembrato di cogliere un disprezzo che andava ben oltre all’avversione per un teppistello.
 
Il giovane Nara sospirò. Non erano affari suoi e non voleva certo immischiarsi in una situazione così problematica. Dopo aver sollevato i due sacchi che, senza nemmeno rendersene conto, aveva poggiato accanto a sé osservando la scena, imboccò una via attigua alla piazza del mercato e si diresse verso casa. Giunto all’incrocio successivo si fermò.

Alla sua destra, seminascosto all’interno di uno stretto vicolo ombroso, riconobbe la figura di Naruto; era seduto per terra, in posizione quasi fetale e gli dava le spalle. Era evidente che stesse piangendo, a giudicare dai silenziosi singhiozzi che lo scuotevano.

Shikamaru, indeciso sul da farsi, cercò di analizzare razionalmente la situazione, com’era sua abitudine. Non era certo bravo a consolare le persone…in verità non ci aveva mai provato. Inoltre, intromettersi in un contesto così delicato e imbarazzante sarebbe stato scortese: a lui non sarebbe piaciuto affatto se qualcuno lo avesse visto piangere, rifletté. Cosa che non sarebbe mai avvenuta, si affrettò a ribadire mentalmente.

Nel voltarsi avvertì, però, un certo senso di colpa: era consapevole che si trattava in fondo solo di scuse per evitare di scomodarsi troppo. Ignorando la sgradevole sensazione si diresse nuovamente per la sua strada.

Così sarebbero dovute andare le cose.

Per questo nel momento in cui, spinto da un’irrazionale impulso, cambiò nuovamente direzione e si sedette accanto al biondo, posando gli acquisti appena fatti, il più sorpreso fra i due era lui stesso.  

Naruto sobbalzò, tirò su col naso e si asciugò rapidamente gli occhi con la manica della sua tuta arancione. Quindi si girò verso Shikamaru, l’espressione un misto fra speranza e timore. Quest’ultimo distolse lo sguardo, innervosito dalla disarmante franchezza del suo volto.
Il vicolo puzzava di pesce, pensò distrattamente. Sua madre lo avrebbe sicuramente sgridato e costretto a fare il bagno.

Per un po’ vi fu un imbarazzato silenzio, rotto infine da un rinfrancato Naruto che con curiosità e con una certa rinnovata confidenza esclamò: “Ciao, chi sei?”

“…Shikamaru Nara” fu la laconica risposta.

Per nulla scoraggiato, il biondo si alzò in piedi e dichiarò a gran voce: “Io sono Naruto Uzumaki, futuro Hokage di Konoha! Scommetto che sei venuto in cerca di aiuto.”

Shikamaru era esterrefatto. Possibile che si trattasse dello stesso ragazzo che un attimo prima stava piangendo rannicchiato contro al muro? Nel frattempo la sua mente razionale processò l’offerta e la pigrizia rispose per lui.

“Devo portare questa roba fino a casa. Mi dai una mano?”

Naruto per tutta risposta si gettò sui sacchi di mangime e cercò di sollevarli entrambi in una volta sola. Il suo entusiasmo era tale che quasi ci riuscì…prima di cadere rovinosamente a terra.

Shikamaru sospirò, rassegnato. “Portiamone uno ciascuno” fu la sua pragmatica ma sofferta soluzione. Il biondo gli sorrise con gratitudine. Gratitudine per che cosa, si chiese il giovane Nara, se era lui che in primo luogo gli stava facendo un favore?

I due si misero così in cammino. Lungo il percorso Naruto parlò quasi ininterrottamente, fermandosi solo per riprendere fiato: espose in dettaglio i suoi piani per il futuro e i miglioramenti che intendeva apportare al villaggio una volta divenutone il capo. Abituato ad essere deriso per discorsi di tale genere, era deliziato dal silenzio accondiscendente di Shikamaru, il quale dal canto suo reputava troppo arduo contraddire l’energico ragazzo e si limitava ad emettere un occasionale grugnito di assenso. L’incidente della piazza non fu menzionato, per il sollievo di entrambi.

Una volta giunti ai cancelli della dimora dei Nara il pigro erede rivolse un sincero ringraziamento a Naruto per l’aiuto prestatogli; questo di rimando gli sorrise con un certo orgoglio. Osservando la sua espressione felice, Shikamaru decise che non avrebbe rimpianto la propria decisione impulsiva.


Il giorno seguente, Shikamaru rimpiangeva la propria decisione impulsiva.

Dopo aver dormito fino alle undici come suo solito ed essere stato buttato giù dal letto senza troppe cerimonie da sua madre dopo molti urli infruttuosi, aveva consumato la colazione in stato di parziale sonnambulismo per poi uscire a riposarsi un po’.
Una volta raggiunto il suo posto preferito per sonnecchiare e guardare il cielo, una collinetta poco distante da casa Nara, vi si era disteso con un certo sollievo. Le nuvole erano particolarmente soffici quel giorno, notò distrattamente il ragazzo. Nulla avrebbe potuto farlo desistere dalla sua contemplazione tardo primaverile…fino a che un rumore proveniente da un cespuglio alle sue spalle non lo riportò suo malgrado alla realtà.

Shikamaru inarcò un sopracciglio, irritato e al tempo stesso perplesso per l’interruzione. A giudicare dal suono, qualcuno stava tentando di avvicinarsi di soppiatto… senza troppo successo. Il ragazzino esaminò le sue opzioni. Per scoprire di chi si trattava era necessario alzarsi e girarsi, cosa che al momento si sentiva di escludere. Gridare di essere lasciato in pace era invece troppo fastidioso e con poche possibilità di successo… All’improvviso, stringendo la mano su un ciottolo che vi si trovava al di sotto, ebbe l’ispirazione: concentrandosi sulla direzione da cui provenivano i rumori sospetti fletté l’avambraccio, quel tanto necessario per lanciare il sasso alle sue spalle.

Il grido oltraggiato che risuonò per tutto il circondario, facendo trasalire un gruppo di cervi ad una notevole distanza, colse un po’ di sorpresa Shikamaru stesso, che non si aspettava un successo simile: ormai la sua pace era definitivamente andata, constatò fra se e sé con un sospiro. Del resto aveva riconosciuto il suo “assalitore” e sapeva che non vi era modo di sottrarsi alla sua presenza…non senza uno sforzo considerevole, che al momento non si sentiva certo in grado di applicare.

“Questa me la paghi, Shikamaru! Ti sembra il modo di trattare il tuo futuro Hokage?”
“…”
“Non ignorarmi! Ora smettila di dormire e alzati, che abbiamo un sacco di cose da fare.”

Per tutta risposta il pigro erede buttò indietro la testa, in modo da lanciargli un eloquente sguardo incredulo, quindi chiuse nuovamente gli occhi, sperando con tutte le sue forze che il biondino iperattivo cogliesse l’allusione e lo lasciasse riposare. Ma Naruto non aveva alcuna intenzione di darsi per vinto.

“Tu ora farai come dico io…” disse, sfoderando il suo ghigno più volpino. Qualcosa nel suo tono mise in allarme Shikamaru, che seppur controvoglia parlò per la prima volta.

“Uh? Perché dovrei?”

“Perché” rispose Naruto, enfatizzando le parole “Perché io…sono uno shinobi! E se non ti alzi subito ti farò assaggiare le mie super tecniche ninja!”

Il suo annuncio non ebbe però l’effetto sperato, in quanto Shikamaru si limitó a ridacchiare e la sua postura irrigidita tornò a rilassarsi.

“Ehi, guarda che non sto scherzando! Sono davvero uno shinobi e fra tre mesi e mezzo inizierò ad andare all’Accademia. E poi, scusa, se non lo fossi come farei a diventare Hokage? Non ci avevi pensato, eh?”

Shikamaru sorrise di fronte alla sua ingenuità e replicò con noncuranza: “Guarda che non lo metto in dubbio.”

“Allora se mi credi, perché continui a stare sdraiato ridendo come uno scemo?” esclamò Naruto, la confusione evidente dalla sua espressione.

“Perché non dovrei?” ribatté il giovane Nara con tono irrisorio.

“Come ti ho già detto, se non ti sbrighi ad alzarti scatenerò su di te tutte le mie arti ninja!”

“…Naruto. Se ancora non l’hai capito, io stesso faccio parte di un clan di shinobi…e nonostante si tratti di una gran seccatura, anch’io andrò all’Accademia quest’anno. Quindi siamo alla pari.” dichiarò Shikamaru con una certa soddisfazione, osservando la sorpresa sul suo volto. “Ora che ci siamo chiariti puoi anche andare…”

“Un ninja, tu? Ma non farmi ridere! Sei troppo pigro per esserlo, scommetto che non ti sei mai allenato in vita tua.” esclamò Naruto, squadrandolo con occhio critico “Dai, alzati che ti sfido! Ti faccio vedere io cosa vuol dire essere davvero uno shinobi.”

“Mi arrendo.” Si affrettò a dire Shikamaru…forse troppo in fretta, visto che il biondo lo squadrò con aria dubbiosa.

“Vuoi solo farmi andare via eh? Beh, sappi che non ti libererai di Naruto Uzumaki tanto facilmente!”
“…”
“Forza, alzati e combatti!”
“…”
“Sei una femminuccia.”

Shikamaru trasalì, e dimenticata per un attimo la pigrizia saltò agilmente in piedi, sorprendendo il suo avversario, che arretrò di qualche passo.

“Non chiamarmi così.”

Naruto senza saperlo aveva detto l’unica cosa in grado di scatenare una reazione, seppur moderata, di orgoglio in una persona di indole rilassata e menefreghista e ora Shikamaru lo fissava con aria offesa: nei suoi occhi, fra il fastidio e l’irritazione poteva addirittura cogliere qualche traccia di determinazione.

Il biondino sospirò, rammaricandosi delle sue parole: temeva di aver gettato via l’opportunità di trovare un amico, di cui era disperatamente alla ricerca. D’altro canto ormai non poteva più tirarsi indietro, quindi tanto valeva tentare di guadagnare qualcosa da quella situazione.

“Ti sei alzato finalmente…se davvero non sei una femminuccia, dimostralo e fatti sotto! Chi perde offre un piatto di ramen al vincitore, capito? “ incalzò, pregustando già un lauto pasto gratuito.

“Hmm. Come preferisci.” Replicò Shikamaru in tono apparentemente annoiato, eppure…a Naruto parve di intravedere un qualcosa di calcolatore nel suo sguardo.

Egli stava, in effetti, studiando la situazione: si trovava ancora in cima alla collinetta, mentre il suo avversario era distante qualche metro. Il dislivello era poco pronunciato, ma sufficiente a metterlo in una posizione privilegiata. Decise quindi di aspettare che fosse Naruto a fare la prima mossa e ad esporsi maggiormente.
 
Quest’ultimo non si fece certo pregare: rotto il silenzio annunciando “Pronti, via!” si gettò verso Shikamaru con tutta la foga che lo contraddistingueva, il quale d’altro canto, una volta resosi conto che non si trattava di un diversivo ma dell’attacco vero e proprio, si limitò a schivare l’assalto senza troppi problemi.

Naruto si voltò subito e ci riprovò: Shikamaru riuscì ad evitarlo di nuovo, ma stavolta di pochissimo. Il biondino sorrise, e gridando “La prossima non la schivi!” si lanciò ancora una volta contro l’erede Nara, il quale evidentemente era sotto pressione visto che gesticolava nervosamente con le mani, borbottando qualcosa sotto voce…eppure ancora una volta riuscì a scansarsi all’ultimo momento.

Nel passargli accanto Naruto quasi lo sfiorò…per poi inciampare rovinosamente, e dopo un notevole volo giù dalla collinetta rotolò per qualche metro, fino a fermarsi in modo doloroso contro al tronco di un melo. Come se non bastasse, in seguito all’impatto una mela gli cadde in testa.

Shikamaru osservò la scena con aria divertita e un po’ preoccupata: ancora una volta il suo piccolo piano aveva avuto successo oltre ogni aspettativa, anche perché l’impeto del biondino gli si era ritorto contro in modo spettacolare.

-Non avevo mai visto un aspirante shinobi così scarso…- pensò il piccolo genio -Io stesso non sono certo granché, ma non c’è stato confronto. Mi è venuto incontro alla cieca, senza un minimo di tattica e senza badare alle mosse del suo avversario, pur partendo da una posizione sfavorevole…-

Dopo qualche attimo di esitazione Shikamaru si avvicinò con riluttanza allo sconfitto, sospirando per la fatica di dover abbandonare la sua postazione privilegiata. Naruto era ancora accasciato contro l’albero.

“Sei ancora vivo?” chiese con apparente disinteresse.

“Ha ha…molto spiritoso…” borbottò il biondo, senza alzare lo sguardo, il viso arrossato per il dolore e per la vergogna.

“Guarda che è stata una tua idea, Naruto. E poi non è certo colpa mia se sei così debole e distratto.”

“Non sono debole! Sono solo inciampato, la tua vittoria è stata pura fortuna.”

“Lo pensi davvero?” replicò Shikamaru, sorridendo beffardamente e indicando alle sue spalle “Guarda bene…non c’è nessun ostacolo sulla collinetta, come hai fatto allora ad inciampare così?

“…Hai ragione! È davvero colpa tua allora, sei proprio un…traditore!”

“Naruto…non usare parole del cui significato non sei certo. ”

“E tu non cambiare discorso! Voglio sapere come sei riuscito a farmi cadere e ti starò attaccato finché non me lo dirai, capito?”

Shikamaru non lo diede a vedere, ma una simile minaccia gli aveva messo una certa ansia. Dopo aver sospirato per l’ennesima volta fece un tentativo per eludere la domanda, senza troppe speranze di riuscirci: “Ho usato una tecnica del mio clan. Non ne posso parlare, è segreta.”

“Non me ne frega niente se è segreta o no! Se non me lo dici subito mi arrabbio, capito?”

-L’ho appena battuto e cerca di intimidirmi?- pensò incredulo il giovane Nara -In ogni caso, prima lo accontento e prima me lo tolgo di dosso.-

“L’arte del clan Nara è la manipolazione delle ombre. È una gran seccatura, ma mio padre ha voluto a tutti i costi insegnarmi qualche trucco. Come vedi” spiegò Shikamaru, indicando il sole “è quasi mezzogiorno, quindi la mia ombra è molto ristretta e vicina al mio corpo” proseguì, indicando stavolta ai suoi piedi “per questo, allo scopo di poterla utilizzare, ho lasciato che ti avvicinassi sempre di più quando mi attaccavi. La terza volta eri abbastanza vicino da permettermi di usare la mia tecnica, per solidificare l’ombra per qualche istante: è stata proprio quella a farti inciampare.” concluse infine, pensando che probabilmente non gli era mai capitato di parlare tanto in una volta sola.

Naruto l’aveva fissato con gli occhi sbarrati nel corso della spiegazione, e al termine di questa esclamò, tornato di buonumore: “Wow! Sei davvero un grande, Shikamaru!”

Questo di rimando sorrise imbarazzato, essendo poco abituato ai complimenti. L’insulto di prima era ormai dimenticato; del resto, portare rancore era troppo faticoso per l’aspirante shinobi più pigro di Konoha.

“Diciamo che me la cavo. Tu invece, senza offesa ma sei davvero alle prime armi.”

Il suo interlocutore abbassò lo sguardo, rendendosi conto che aveva ragione.

“Ecco…nessuno mi ha mai insegnato come si fa. Non conosco nemmeno una tecnica.” ammise con tono insolitamente flebile.

Shikamaru non rispose: da un lato gli dispiaceva per l’orfano, ma dall’altro la piega che stava prendendo la conversazione lo metteva a disagio.

Ignaro di ciò Naruto proseguì, stavolta con voce forte e determinata: “Per questo voglio che tu mi insegni a combattere come un vero ninja! A partire da adesso, capito pigrone?” concluse con un sorriso malizioso.

Il giovane Nara stava ormai sudando freddo, non vedendo alcuna via d’uscita. Inconsciamente chiuse gli occhi e congiunse le mani in una curiosa posizione circolare, finché…d’un tratto gli balenò in mente un piccolo particolare, che avrebbe potuto rivelarsi la sua salvezza.

“Che fretta c’è, Naruto?” rispose, lentamente e sicuro di sè “Credo proprio che tu stia dimenticando qualcosa…”

“Ah sì? Di che si tratta?”

Shikamaru lo fissò con un sorrisetto di trionfo e si batté la mano sulla pancia.

“Sai, ora che ci penso è quasi ora di pranzo…tra l’altro, mi pare di ricordare che mi spetti qualcosa in qualità di vincitore…ah, ma certo, un piatto di ramen!”.

L’aspirante Hokage sbiancò, biascicò qualche scusa e si dileguò nel giro di pochi secondi.

Il pigro erede tornò al suo posto preferito e si sdraiò, di ottimo umore. Tra poco sua madre l’avrebbe chiamato per il pranzo e voleva godersi a pieno i pochi attimi di quiete contemplativa che gli restavano. Che personaggio singolare, Naruto Uzumaki…

Quel giorno, due destini si incrociarono in maniera indissolubile.




Allora, che ve ne pare? Dopo ben due anni ho deciso di iniziare la mia seconda storia. Spero di aver catturato il vostro interesse, sappiate però che sono più pigro di Shikamaru e l’unica cosa in grado di motivarmi ad aggiornare presto sono le recensioni  ; )
  
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