Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Scarlet Jaeger    07/07/2020    2 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 27



Gli occhi glaciali di quel ragazzo dai capelli rossi mi avevano inchiodata sul posto e quell’occhiata penetrante, seppur fosse durata pochi secondi, bastò per farmi tremare le gambe. Quegli occhi di ghiaccio si erano spostati poi su Takao, che aveva iniziato ad imprecargli contro.
«Voi cosa volete?», gli chiese infatti il nostro capitano, suscitando nei nuovi arrivati un moto di stizza. 
Fu il ragazzo dai crini scarlatti a rispondergli, senza neanche scomporsi. Era rimasto eretto nella sua posizione, con le braccia conserte al petto e l’espressione impassibile. Da quei volti dal colorito latteo non trapelava la minima emozione.
«La domanda spetterebbe a noi, visto che vi siete introdotti in una proprietà privata!», gli rispose posato, ma la sua voce era tagliente quanto il suo sguardo. «Su andatevene, finché siete in tempo», continuò poi e le sue parole sembravano più una minaccia che un avvertimento.
«Sentito? E che non vi venga in mente di avvicinarvi, chiaro?», rincarò la dose il suo compagno, mantenendo anch’egli un’espressione impassibile, seppur avesse sulle labbra un sorrisetto strafottente.
Se ci fossi stata solo io probabilmente mi sarei fatta intimorire da quelle presenze così strane e posate, così tanto che mi sarei scusata e sarei corsa a gambe levate fino all’Hotel senza neanche guardarmi indietro. E lo avrei fatto davvero, ma Rei continuava a tenermi stretta a sé, quasi volesse proteggermi da quei tizi, ed inoltre i miei compagni non si erano mossi di un millimetro. Solo Kappa mi era sembrato del mio stesso avviso, ma anche lui non si mosse dalla sua posizione, e non seppi dire se fosse stato per colpa della paura che lo aveva inchiodato al suo posto o perché gli altri non avevano accennato a muoversi da lì.
«E se non volessimo ascoltarvi?»
Fu Takao a continuare a rispondere a tono ai due ragazzi, che stizziti fecero una smorfia contrariata.
«Come?!», sibilò il rosso ed io maledissi mentalmente il mio compagno. Perché non era rimasto in silenzio? E perché tutte le volte doveva fare il gradasso proprio nei momenti meno opportuni? Eravamo noi in torto, visto che ci eravamo introdotti, come da loro detto, in una proprietà privata. Se avessero voluto avrebbero potuto chiamare le forze dell’ordine e noi ci saremmo ritrovati in caserma in un nano secondo. E poi chi lo avrebbe sentito mio nonno? Ma, soprattutto, come avremmo fatto a ritrovare quello zuccone di Kai? Perché ovviamente, in quel momento, detti a lui tutta la colpa di quello che stava succedendo. Anche quando non era presente Hiwatari riusciva a farmi alterare e preoccupare alla stessa maniera. Era incredibile!
«Crediamo che un nostro amico si trovi all’interno del monastero», continuò a parlare Kinomiya, leggermente più calmo di quando aveva iniziato ed io potei tirare un sospiro di sollievo. Solo in quel momento mi ero accorta di essere talmente tesa da aver mancato di respirare e che stavo stringendo il braccio di Rei fino a fargli sicuramente male, ma a lui sembrava non importare. Anche il mio compagno era rimasto fisso a guardare i due ragazzi da dietro le spalle di Takao.
«E non ce ne andremo prima di averlo trovato!», sbruffò infine quest’ultimo, anch’egli minaccioso. Evidentemente aveva preso davvero sul serio la questione “Kai” e non potei che esserne felice. Hiwatari era circondato da persone che gli volevano bene, nel bene e nel male, e lui continuava invece a tenerle a distanza…
«Ma senti che pretese!», lo sbeffeggiò invece il piccoletto, che si aprì in un sorrisetto divertito, nonostante i suoi occhi mantenessero la stessa freddezza di quando era balzato giù dal cornicione. «Se vuoi cercare il tuo amico, prima dovrai sconfiggermi!», esordì infine, mostrando al nostro compagno un Beyblade violaceo con fare provocatorio.
«Va bene, ti sfido!», si fece avanti Takao, che come sempre non aveva paura di nulla e non si tirava indietro di fronte ad una sfida.
Il prof Kappa però non sembrò dello stesso avviso e nonostante fosse rimasto in silenzio per tutto il tempo, quella volta disse la sua balzando accanto allo sfidato.
«Ma Takao, no!», gli gridò contro, ma l’espressione del diretto interessato era la sua tipica espressione concentrata da pre-gara. Nessuno lo avrebbe fatto desistere dal battersi, glielo si leggeva negli occhi. E penso lo abbia capito anche lo sfidante, che se ne era rimasto baldanzoso in attesa del match.
«Ma lo hai sentito, se vinco ci lasceranno passare! Per me vale la pena di tentare, no? È, l’unica speranza di ritrovare Kai». E detto quello prese Dragoon dalla tasca del cappotto e lo inserì in un batter d’occhio allo shooter, mettendosi in posizione di lancio sotto il sospiro rassegnato del nostro Prof.
La sfida iniziò subito senza esclusione di colpi e ci tenne col fiato sospeso per tutto il tempo. 
Il piccolo blader, anche se non potevamo dire per certo se fosse davvero piccolo o fosse solo la statura minuta a renderlo tale, era davvero in gamba! Il suo Beyblade teneva testa a Dragoon quasi fosse una cosa normalissima e sul suo volto non trapelava la minima espressione, se non qualche sorrisetto male celato di superiorità ogni volta che i suoi colpi andavano a segno o quelli del nostro compagno a vuoto. Mi dette anche l’impressione che quella non fosse la sua vera forza, ma desistetti dal renderlo noto al professor Kappa, che si era messo a registrare l’incontro con il suo portatile e mi sembrava anche piuttosto agitato. Non lo dissi nemmeno a Rei, perché stava seguendo l’incontro con la mascella serrata. Forse aveva avuto la mia stessa intuizione.
Quindi non mi restò altro da fare che seguire con gli occhi i due Beyblade in campo, che si rincorrevano per tutto il piazzale del Monastero, divenuto il campo di gara.
Nessuno dei due comunque riusciva a sopraffare l’altro, ma il Russo continuava a non convincermi. Era troppo calmo per uno che si sta battendo per una certa causa, che probabilmente era quella di non farci curiosare a giro. Però il moto di inquietudine che mi aveva attanagliata dall’inizio non si era sciolto nemmeno per un attimo, nemmeno quando decisi di spostare la mia attenzione sull’altro ragazzo, che era rimasto a braccia incrociate a seguire impassibilmente la sfida.
Era lui ad incuriosirmi di più, perché quella freddezza e quell’impassibilità le avevo viste solamente in un’altra persona, che in quel momento era la causa per cui eravamo in quel posto. C’era un non so che di misterioso in lui, che mi affascinò e terrorizzò alla stessa maniera. Il suo sguardo di ghiaccio mi aveva congelata all’istante e se ci ripensavo sentivo ancora i brividi lungo la schiena. 
Non mostrava alcun tipo di emozione, nemmeno quando il Beyblade del suo compagno veniva colpito. I suoi grandi occhi azzurri seguivano Dragoon come un’ombra, ma non riuscivo a leggere nulla nel suo sguardo. Era preoccupato per il suo amico? Era incuriosito dal Beyblade bianco? Pensava mentalmente ad una strategia? 
Nulla, non riuscivo a scorgere nulla in quel ragazzo, benché continuassi a tenere gli occhi fissi sulla sua persona. Li spostai dai suoi occhi leggermente assottigliati alla linea sottile delle sue labbra, ma ciò che lessi era solo freddezza. Doveva essere un egregio calcolatore, e forse anch’egli un ottimo Blader, viste le prestazioni dell’altro. 
Ero talmente assorta nei miei pensieri che quando spostò i suoi zaffiri nelle mie ametiste mi sentii gelare all’istante. Venni di nuovo colpita dai soliti brividi freddi e non potei fare altro che stringermi nelle spalle. Provai anche a spostare lo sguardo da lui, ma non ci riuscii. Mi sorrise, con un sorriso che ai miei occhi sembrò quasi maligno, ma forse era per il fatto che soltanto le sue labbra si erano mosse impercettibilmente all’insù. I suoi occhi ed i muscoli del suo viso erano rimasti impassibili. Sembrava quasi una bambola di porcellana, dalla pelle chiarissima ed i capelli color del sangue. 
La prima ad abbassare lo sguardo però fui io, e lo feci per riportare la mia attenzione sull’incontro, ancora più inquietata. Non riuscivo a sostenere la freddezza di quei cristalli di ghiaccio e nemmeno le profonde ametiste di Kai mi avevano mai fatto quell’effetto strano. Eppure fu altrettanto strano, perché le similitudini tra loro erano molto evidenti ai miei occhi. 
L’incanto, e l’incontro tra il misterioso Blader e Takao, fu spezzato dalla voce tagliente del rosso, che intimò al suo compagno di fermarsi. 
Quello, senza sentir ragioni, recuperò il suo Beybldade dal campo di gioco sotto le proteste dello sfidante, che tutto si sarebbe immaginato fuorché concludere lo scontro in quella maniera. E, sinceramente, era la cosa che pensammo tutti noi. 
«Che ti salta in mente, l’incontro non è ancora finito!»
Fu di nuovo Kinomiya ad essere la voce dei nostri pensieri, ma a rispondergli fu ancora il ragazzo che avevo contemplato.
«Hanno chiamato dal monastero, dalle nostre informazioni risulta che il ragazzo che state cercando si chiama Kai», iniziò, sotto lo sgomento di tutti. «Mi hanno detto che è stato trovato in un chiostro sul retro del monastero», assottigliò lo sguardo «pare che abbia la febbre alta. Probabilmente non è abituato a questo freddo»
Usò lo stesso tono impassibile che aveva tenuto per tutto il tempo, rimanendo spiccio e coinciso come aveva fatto da quando era arrivato e l’unico movimento che vidi fare al suo volto fu quello delle sue labbra e delle sue palpebre. 
«Noi vogliamo andare da lui!», s’incaponì il nostro campione e mi sentii d’accordo con lui. In fondo eravamo i suoi compagni di squadra ed amici, se di amicizia si poteva parlare con Kai, e sarebbe stato giusto che tornasse in albergo con noi!
«Mi dispiace ma purtroppo non potete entrare perché in questo momento lo stanno visitando i nostri medici. Il vostro amico verrà sottoposto ad un’adeguata terapia»
Di nuovo i miei pensieri vennero brutalmente interrotti dal ragazzo dagli occhi di ghiaccio e le sue parole suscitarono in me un accentuato moto di stizza. Inoltre lo aveva detto come se fosse la cosa più normale del mondo, portandosi le braccia dietro alla schiena e squadrandoci con tranquillità. 
Ma in Russia avevano dei sentimenti?! Ma forse doveva essere nel loro DNA…in fondo anche Kai era russo per metà, non ci sarebbe stato da stupirsi.
«Andate e non preoccupatevi. Vi prometto che non appena si sarà rimesso in forze potrete andare a visitarlo», sentenziò infine e di fronte a quelle parole non potemmo fare altro che sospirare, nonostante la preoccupazione.
Fu Rei a riprendere parola, chiedendo forse la domanda più ovvia, quella che invece nessuno di noi aveva fatto prima di quel momento.
«Si può sapere come vi chiamate?»
«Oh, scusate, io sono Yuri», disse con noncuranza il ragazzo dai capelli rossi.
«Molto piacere, mi chiamo Ivan», continuò il suo compagno, ma il suo tono di voce era freddo e distaccato, quasi quella fosse una formalità di poco conto.
E così non ci restò altro da fare che girare i tacchi e tornare verso l’Hotel, abbattuti, infreddoliti ed ancora più preoccupati di quando eravamo usciti.



Tornammo in Albergo che oramai era notte fonda ed in più eravamo tutti infreddoliti dalle ore passate fuori alla ricerca del nostro compagno.
Rimanemmo qualche minuto a fare congetture e scambiarci pareri sui due misteriosi Blader Russi, meravigliandoci di come tutti avessimo avuto la stessa impressione, e poi ognuno di noi si chiuse nelle proprie stanze in religioso silenzio. Il giorno dopo avremmo pensato al da farsi, ma in quel momento dovevamo solo pensare a riposarci, per quanto fosse stato possibile.
«Fatti una doccia calda Saya, così ti riscalderai!», mi disse Rei una volta entrati nella camera che dividevamo con Kai, ma lui in quel momento era chissà dove. Mi resi conto dopo che sarei rimasta sola con Rei per tutta la notte ed il pensiero mi fece un po’ arrossire. O forse era il freddo che ancora sentivo addosso. Mi ero stretta nel cappotto pesante e non me l’ero ancora tolto. Continuavo a tenermelo stretto quasi fosse stato una protezione e non solo dal gelo patito. Forse fu per quello che il mio compagno mi intimò di farmi una doccia calda, perché sicuramente l’acqua mi avrebbe aiutata non solo a scaldarmi ma anche a rilassarmi. 
«Si, forse hai ragione. Ma, non vuoi andare prima tu? Non hai freddo?», gli dissi, espandendo ancora di più il mio senso di abnegazione, così tanto che lo feci scoppiare a ridere.
«Maledizione Saya, ti preoccupi sempre per gli altri prima di pensare a te stessa. Guardati, non riesci neanche a parlare da quanto stai battendo i denti»
Colpita ed affondata da quell’affermazione abbassai colpevolmente gli occhi a terra. Purtroppo era un mio grande difetto, o forse un grande pregio quello di pensare prima agli altri e poi a me stessa. Lo avevo sempre fatto, anche con Kai nei giorni spensierati della nostra infanzia ed anche lui, come Rei, me lo aveva fatto notare.
Il ricordo di quei giorni mi fece ancora più male.
«D’accordo», pronunciai, dandogliela vinta ed alzando di nuovo i miei occhi nei suoi, storcendo un labbro con autorevolezza. «Ma dopo vai tu!», sentenziai, con un tono di voce che non avrebbe ammesso repliche. Lui alzò le braccia in segno di resa e con un sorrisetto furbastro si sedette sul letto, lasciandomi il tempo di prendere la biancheria pulita ed il pigiama.
Devo ammettere che rimasi sotto il getto della doccia per un tempo che mi sembrò infinito. In fondo Rei aveva ragione, quella doccia mi dette modo di scaldarmi e rilassarmi un po’. E lo stesso fece lui, che utilizzò il bagno nel frattempo che mi asciugavo i capelli seduta sul nostro letto, persa nei miei pensieri e con lo sguardo fisso su quello che aveva presidiato Kai la sera prima.
«Va meglio adesso?»
La sua voce mi fece sussultare. Ero talmente assorta nei miei pensieri da non averlo neanche sentito rientrare. Stavo pensando a Kai, al suo modo di sparire, alla strana storia che ci avevano raccontato al monastero ed a come avessero fatto a convincerlo a farsi curare lì dentro. Hiwatari era troppo orgoglioso per arrendersi passivamente alle cure di perfetti sconosciuti. Quel monastero lo aveva inquietato tanto quanto aveva inquietato me, e quanto mi avevano inquietata quei due ragazzi. Possibile che fosse rimasto lì di sua spontanea volontà?
No, quella storia non mi aveva convinta per nulla. Soprattutto detta da quei tizi ambigui.
In più ero veramente tanto preoccupata per le sue sorti, in fondo era pur sempre un nostro compagno e sì, nonostante mi avesse ferita, lo consideravo comunque un mio amico e gli volevo bene. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di rivederlo sdraiato sul letto che stavo fissando da circa quindici minuti, o di vederlo entrare in camera con la sua solita aria scocciata. Non ci avrebbe degnato della sua considerazione, certo, ma lo avremmo saputo al sicuro con noi.
Spostai lo sguardo su Rei mentre spegnevo il Phon. Oramai i capelli erano del tutto asciutti e mi ricadevano in una massa ondulata ai lati del viso.
«Sì, grazie», gli risposi cordiale, alzando leggermente gli angoli della bocca in un sorriso per non farlo preoccupare, ma sembrò convincerlo. 
Almeno in un primo momento. 
Sicuramente si era accorto del mio tormento e del mio sguardo vacuo mentre osservavo mesta il cuscino di Kai.
«Sei ancora preoccupata, vero», mi chiese poi, sedendosi di punto in bianco vicino a me ed osservando il mio profilo con occhi curiosi. Sentivo il suo sguardo addosso, ma mi convinsi a non voltarmi. Se avessi osservato le sue iridi ambrate avrei ceduto alla disperazione, perché i suoi occhi avevano quel potere su di me. Inoltre, da quando eravamo partiti per la Russia, non ero nemmeno più sicura di essere riuscita a sopperire la cotta che avevo avuto per lui. Ero sicura che i sentimenti che provavo per questo ragazzo fossero solamente sentimenti benevoli dettati dall’amicizia, dal fatto che ci eravamo confidati e che lui mi aveva sostenuta nelle mie crisi, sempre dovute ai battibecchi con Kai, ma in quel momento non ne ero più così sicura. 
Sicuramente la disperazione di quel momento e la preoccupazione aggravavano il mio stato d’animo ed il mio modo di pensare, ma in quel momento avrei voluto solo che le sue braccia mi stringessero forte come sul treno, e che alleviassero tutto il dolore che provavo.
«Sì…», ammisi con un sospiro, afflosciando le spalle in avanti e finendo per prendermi la testa tra le mani, con i gomiti poggiati sulle cosce. 
«Ti capisco», disse lui, esaudendo il mio silenzioso desiderio. Portò un braccio a circondarmi le spalle e mi attirò a sé, in modo da farmi poggiare il viso sul suo petto come quel giorno in viaggio. Ma in quel momento non stavo piangendo, perché mi ero ripromessa di non versare più una lacrima per Hiwatari e stavo cercando di mantenere la parola data a me stessa. 
Il contatto con la maglia del suo pigiama mi provocò un brivido, che sopperii assaporando il profumo del bagnoschiuma che ancora aleggiava su di lui, trovando così la pace desiderata. Per la prima volta in quella giornata piena di emozioni ed avvenimenti ero riuscita a rilassarmi per un momento.
«Anche io sono preoccupato. È la prima volta che Kai sparisce senza lasciare tracce, o per lo meno senza riapparire…», sospirò anche lui, stringendomi di più a sé.
Non so dire quanto tempo rimanemmo in quella posizione però, con le sue braccia che mi avevano circondato le spalle per sorreggermi, ma fu di nuovo lui a rompere il silenzio. 
«Saya, se potessi fare qualsiasi cosa pur di riportarlo qui ed alleggerire il tuo tormento io la farei…», ammise con sincerità e quelle parole così dolci fecero perdere un colpo al mio cuore. Ero felice di quello che aveva appena detto, com’ero felice di essere protetta dalle sue braccia, che erano sempre state un sogno per me da quando mi ero presa una cotta per lui al torneo Nazionale, ma ancora non ero riuscita del tutto a rilassarmi. Nonostante fossi tra le braccia di Rei, la mia mente vagava ancora alla ricerca di Kai.
«Anche tu sei un po’ abnegante…», gli dissi, senza però spostarmi dalla mia posizione. Sorrisi, perché in fondo non eravamo poi così diversi noi due. Entrambi avremmo fatto qualunque cosa per le persone a cui volevamo bene e dopo quello che era successo, ero sicura di essere entrata tra le persone a cui Rei teneva di più.
Ma c’era sempre Mao nel suo cuore.
Fu il pensiero di quella ragazza che mi dette l’audacia di parlare di nuovo.
«Rei?», lo richiama, e quando sentii di avere la sua attenzione parlai di nuovo, senza però guardarlo negli occhi. Non sarei riuscita a fargli quella domanda altrimenti, il suo sguardo penetrante me lo avrebbe impedito.
«Come hai fatto a capire di essere innamorato di Mao?», gli chiesi, con un’audacia che non pensavo di avere, ma era una domanda che volevo fargli da un po’, da quando mi aveva chiesto se fossi innamorata di Kai. Io non ero innamorata di Kai, o almeno era quello che credevo, perché io non sapevo nulla dell’amore. Conoscevo l’amicizia e l’affetto, ma l’amore per me era ancora un argomento troppo complesso da capire. Mi serviva il parere di una persona che lo aveva toccato con mano, così da poter finalmente quietare i miei dubbi e rispondere alla sua domanda.
Lo sentii sospirare, cosa molto strana per uno che ha chiaro un concetto. Era stato un sospiro talmente sofferto che mi convinse a staccarmi da lui e fissarlo in volto. 
Si era rabbuiato ed aveva abbassato leggermente gli occhi e quello mi sembrò molto strano.
«Rei?», lo incitai a parlare con espressione perplessa, spostando leggermente la testa di lato e lasciando che una ciocca di capelli mi cadesse lungo il petto. Lui la osservò nel lento cadere, quasi stesse prendendo tempo per rispondere. 
Inoltre il mio cuore aveva iniziato a battere ad un ritmo irregolare.
Lui alzò le sue pietre ambrate nelle mie ametiste e per qualche secondo ci guardammo intensamente negli occhi, ma nei suoi lessi una confusione che non gli era mai appartenuta.
«Io credo di non averlo ancora capito…», ammise, abbassando leggermente lo sguardo. Lo rialzò su di me subito dopo, facendomi perdere l’ennesimo colpo.
Sono sicura di aver aperto la bocca in un’espressione quasi sgomenta, meravigliata da quella confessione. Io avevo sempre pensato che lui ricambiasse i sentimenti di Mao, in fondo era per quello che mi ero decisa a sopperire quella strana attrazione che avevo per lui. Mi ero anche negata la finale della tappa Cinese pur di non vederli tubare… 
E per cosa?
«Co…come?», mi lasciai andare in quella domanda quasi sofferta. «Io pensavo che voi due…sì, insomma, dopo il vostro scontro…», continuai, infilando parole sconnesse tanto era il mio grande il mio sgomento, ma lo sentii sospirare di nuovo.
«Lo pensavo anche io…», ammise di nuovo, questa volta senza spostare i suoi occhi dai miei.
«E come mai hai cambiato idea?»
In un primo momento non rispose, tempo che impiegò per alzare gli angoli della bocca in un sorriso che trasportava un non so che di amarezza. E fui sicura che ancora una volta Rei stava  per confessarmi qualcosa di estremamente personale. 
Qualcosa che forse avrebbe cambiato il nostro rapporto.
Fine capitolo 27


°°°°°°

Colei che scrive:
Eccomi qua, come promesso l’inizio di qualcosa tra Saya e Rei, che spero abbia incuriosito qualcuno! XD siamo alle battute finali, e Saya nonostante abbia una mega cotta per Rei e per quanto il ragazzo sia meraviglioso, lei continua a pensare a Kai (ed un po’ la capisco povera anima xD) Hiwatari la manderà al manicomio! XD) 
Inoltre la storia sta entrando nella fase clou, perché ovviamente sappiamo tutti cosa succederà a Kai e chissà come la prenderà questa testarda! Che intanto è rimasta sola con Rei ehehhe 
Che dire, spero non ci siano troppi errori o frasi no sense, perché qualcosa quando correggo mi sfugge sempre e nella stanchezza dell’estate e del lavoro trovo una certa difficoltà. Ma non demordo ehehe 
Ringrazio come sempre i recensori, chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e tutti i lettori silenziosi giunti fino a qui! 
Alla prossima! 
































  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Scarlet Jaeger