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Autore: Marti Lestrange    07/07/2020    3 recensioni
Dal testo:
❝ «Non ti ho detto una cosa», hai soffiato fermandomi sulla porta. Prima di tornare nel mondo, volevamo trattenere ancora un po’ di quel momento per noi.
«Dimmi.» Ti ho afferrato alcuni capelli e li ho trattenuti tra le mie dita, sottili come seta dorata.
«Ti amo.» ❞
[ Breve oneshot su Lucius Malfoy e Narcissa Black, ambientata prima del loro matrimonio; Lucius vede per la prima volta Narcissa, ma non letteralmente, la vede solo con occhi nuovi e diversi ]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'I'll see you on the dark side of the moon'
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Golden Hour.


 

Quando ti ho guardata per la prima volta, venivi su dal giardino, come una fata dai capelli inanellati di gladioli e il vestito bianco velato di sole e le mani sporche di bacche. 

Le tue sorelle erano un tripudio di diversità: Bellatrix era scura e ammantata di buio, un abito nero e i capelli ribelli e quella risata alta e sicura che aveva incantato Rodolphus; Andromeda era rosea e solare, una principessa fatta di luce e curve e neanche uno spigolo. 

Tu, invece, tu eri come la luna, pallida e perfetta, la pelle traslucida e quello scintillio in fondo allo sguardo che aveva finito per incatenarmi. 

 

 

Quando ti ho baciata per la prima volta, si era nel mezzo dell’inverno. Fuori cadeva la neve e i grandi brindavano al nuovo, glorioso anno in uno dei saloni di Malfoy Manor, mentre mio padre si comportava da padrone di casa e mia madre veleggiava qui e là come una falena. 

Eri vestita di luna, di un sottile tessuto impalpabile e argenteo - come i tuoi occhi - e avevo preso le tue labbra come si trattiene un segreto, con impazienza e cautela, ché avevo paura di vederti svanire, inconsistente e ariosa come un sogno.

Ti sei abbandonata e io ho scavato una trincea dentro la tua bocca, un posto sicuro dove arginare il mio tormento, una casa dove mi sarei sentito finalmente protetto e al caldo, un anfratto di denti bianchi e solidi come scogli - le nostre lingue si erano ritrovate poco al di là.

 

 

Quando ti ho spogliata per la prima volta, l’ho fatto senza pensarci. Tu l’hai fatto pensandoci bene.

Ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto perché eravamo giovani, e si sa, i giovani vogliono tutto e subito, io volevo tutto e subito, ma ti ho chiesto il permesso, quando il vestito che indossavi - lo stesso di quella volta in giardino, un’estate prima - è caduto a terra e ha formato una pozza di luce ai tuoi piedi e io ti ho guardata da sotto in su e tu mi hai guardato senza malizia e hai annuito, hai solo annuito. In gola mi si era formato un nodo e nello stomaco sentivo le viscere remare controcorrente, mentre all’altezza dei miei lombi era tutto un casino.

Anche tu hai voluto tutto e subito - hai voluto me, tutto e subito, prima di sposarci, prima di sancire “la nostra santa unione”, prima di prenderci per mano e giurarci eterna fedeltà. Mi hai preso per mano e ci siamo nascosti in una vecchia stanza piena di mobili coperti da lenzuola che non erano più bianche, e la luce del tardo pomeriggio filtrava tra le imposte e il pavimento in legno scricchiolava sotto i tuoi piccoli piedi scalzi. 

Nuda di fronte a me, mi hai nuovamente preso la mano e l’hai condotta al tuo seno sodo e perfetto e riuscivo a tenerlo tra le dita, e la tua pelle era come velluto mentre ne saggiavo la consistenza e i capezzoli turgidi diventavano maturi. Mi hai baciato e ti sei sdraiata su un divano e mi hai guardato senza paura, come se mi stessi affidando la tua stessa vita. 

E io l’ho presa tutta - ti ho presa tutta, tremando e soccombendo e affondando. Mi sono spogliato in fretta ma ti ho baciata lentamente, mordendoti le labbra, tirandotele e succhiandole, mentre le mie mani - impazienti - vagavano sul tuo corpo con venerazione, ché il tuo corpo sarebbe diventato il mio tempio e tu, tu, una dea da adorare. 

Ti ho baciata dalla fronte alle caviglie, e poi su fino al seno, e giù nell’interno coscia, e poi ti ho baciata dentro, ho infilato la lingua dentro di te e ho mangiato il tuo odore, ho stretto le tue natiche come un naufrago si aggrappa alla sua ultima àncora di salvezza, e ti ho ascoltata sussurrare e ansimare e quasi gridare il mio nome, e quando ti ho baciata ho sentito il sapore del sangue, quello che era uscito dalla carne polposa delle tue labbra quando ti sei morsa. 

Sono entrato dentro di te con un gemito e tu mi sei venuta dietro con l’impazienza di chi non sa, mentre io cercavo di controllare un’impazienza che non mi apparteneva, ma era tutto nuovo, con te - era nuovo fare l’amore, era nuovo accarezzare, era nuovo far piano per non ferire, era nuovo amare

E questo è quello che ho compreso: non avevo mai amato, prima di te. Non sapevo neanche cosa fosse, l’amore, prima di te. 

Prima di te. 

 

 

Siamo rimasti abbracciati guardando calare il sole, mentre i raggi digradavano con grazia e una luce aranciata illuminava i nostri corpi. Ti ho tenuta stretta e al sicuro e mi sono ripromesso che avrei continuato a farlo per il resto dei miei giorni, dovunque questi mi avrebbero condotto. 

«È meglio andare, o ci verranno a cercare», hai detto muovendoti contro di me e guardandomi in viso. 

Ho annuito e ti ho baciato e avrei tanto voluto ricominciare tutto daccapo se solo tu non fossi stata così ferma. Avrei voluto entrare di nuovo dentro di te, in quella casa che non avrei mai voluto lasciare. 

Ti sei alzata e hai raccolto il tuo vestito e mi hai guardato da sopra una spalla e quasi ridevi di me, che invece cercavo di non fissare il tuo corpo nudo e di pensare a qualsiasi altra cosa ma non a quella, forse solo così sarei stato in grado di calmarmi e rialzarmi. 

Infine, hai appallottolato quel vecchio lenzuolo macchiato di ciò che avevamo fatto e lo hai nascosto sul fondo di un vecchio armadio e mi hai guardato con quella strana espressione che amo, un misto di furbizia e malizia e divertimento, e che riservi solo a me. 

«Non ti ho detto una cosa», hai soffiato fermandomi sulla porta. Prima di tornare nel mondo, volevamo trattenere ancora un po’ di quel momento per noi. 

«Dimmi.» Ti ho afferrato alcuni capelli e li ho trattenuti tra le mie dita, sottili come seta dorata. 

«Ti amo.»

Prima di te.

«Ti amo.»

«Hai amato qualcun’altra, prima di me?»

Prima di te.

Nessuno.

Ho scosso la testa. «Non prima di te.»


 



N.d.A.: non ho particolari note da fare su questa oneshot, se non che, come specificato nella presentazione, si tratta di un momento delle vicende in cui Lucius e Narcissa non sono ancora sposati, e lui la vede per la prima volta, ma la vede non in senso letterale, ovviamente, perché i due si conoscono già da anni, ma la vede in senso più ampio, e capisce di amarla e di desiderla; troviamo un Lucius molto diverso dal Lucius di cui siamo abituati a leggere nella saga originale della Rowling, è un Lucius innamorato, questo, e giovane, ha tutta la vita davanti e infinite possibilità. 

Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui e chi avrà voglia di lasciarmi un feedback ♥︎

Vi lascio il link alla mia long in corso d'opera: Death in the Night.

Marti ♥︎

 

   
 
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